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TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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“Ci sono tre tempi, presente, passato, futuro. Di questi, il passato ha quattro differenti<br />

tipi, imperfetto, perfetto, piuccheperfetto, aoristo, e ci sono tre relazioni 99 tra loro, il<br />

presente con l’imperfetto, il perfetto con il piuccheperfetto, l’aoristo con il futuro.”<br />

Da questo passo emerge che l’elemento temporale è centrale nella descrizione del<br />

verbo. Riguardo all’ordine con cui sono enunciati i tre tempi (presente-passato-<br />

futuro), esso trarrebbe origine dalla visione aristotelica della centralità del tempo<br />

presente 100 , Aristotele infatti considerava gli altri tempi ptwvsei~, “casi” del verbo.<br />

Nel suo commento alla Téchnē, Pecorella mette in rilievo tale derivazione facendo<br />

riferimento alla dottrina del verbo e della frase, che si costruisce attorno<br />

all’enunciato al presente, contenuta nel De interpretatione. 101 Il primato del presente<br />

è sottolineato da tutte le fonti grammaticali, in uno degli scoli (GG I 3: 404, 25), per<br />

esempio, alla domanda sul perché il presente sia il primo tempo si risponde: qevma<br />

ejsti; tou' rJhvmato~ (“è la base del verbo”). Come evidenziato da Charax, da un<br />

punto di vista morfologico al Presente viene riservata la prima posizione, perché è<br />

dal Presente che si ricavano gli altri tempi del paradigma. 102<br />

Lo stesso ordine dei tre tempi si ritrova nella trattazione degli avverbi temporali<br />

del papiro Yale 1.25 (ll. 47-48): nu'n “ora”, ejcqev~ “ieri”, au[rion “domani”. 103 Nella<br />

99 Questo termine suggevneiai indica più precisamente delle relazioni di parentela.<br />

100 A questo proposito Lallot dice: “le fait, il s’agit là d’une proposition philosophique, transportée<br />

telle quelle dans un traité de grammaire” (Lallot 1989: 169). Si veda anche Berrettoni (1989a), che<br />

analizza l’ordine di questi tre tempi nell’ambito delle definizioni stoiche dei tempi. In Giovanni<br />

Charax (GG IV 2: 413, 33-414, 14) vengono riportate anche posizioni diverse, con le relative<br />

spiegazioni. Secondo alcune il futuro dovrebbe essere al primo posto, secondo altre il passato.<br />

101 “Fulcro è l’enunciato al presente, di cui si avvalgono le affermazioni universali: nessuna delle altre<br />

voci verbali si sottrae a un riferimento al tempo presente, ma tutte enunciano un ricordo o una<br />

previsione. Questo canone logico domina nella formazione della lingua, ma ad Aristotele si deve la<br />

sua prima enunciazione, che va posta accanto a quella già esaminata riguardante l’o[noma come<br />

opposto alle ptwvsei~ ojnomavtwn, e che ha un duplice valore, come mostra di aver inteso Prisciano<br />

(Inst. GL 2: 422) in una definizione che è assai probabile risalga ad Apollonio Discolo: Praesens<br />

tempus ideo aliis preponitur temporibus et primum obtinet locum, quia in ipso sumus dum loquimur<br />

de praeterito et futuro, et quia ad praesens praeterita et futura intelliguntur. Le due causali<br />

sviluppano il breve enunciato aristotelico. La prima riconduce il fenomeno al pensiero di chi sta<br />

parlando; all’attimo in cui questi pensa si fa relativo (nella contemporaneità) un giudizio qualsiasi<br />

enunciato al presente anche con altro soggetto; la seconda allude proprio alle relatività secondarie nel<br />

corpo della frase.” (Pecorella 1962: 143-44).<br />

102 GG IV 2: 410, 28-36.<br />

103 Nel P. Lit. Lond. 182 (= 2 Wouters 1979) degli avverbi di tempo si dice (ll. 88-89): a} de; crovnou,<br />

h[dh, nu'n : au\ti~ : pavlin ˘ ejcqev~ ˘ t≥hnivka. Nel papiro Heid. Siegmann 197, (= 6 Wouters, circa 50-<br />

100 d.C.), tra gli avverbi di tempo ci sono (ll. 56): nu'n, ejcqev~, au[rion.<br />

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