TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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08.06.2013 Views

maggioritaria da verbi con valore telico e non durativo; quello degli imperativi PR, invece, è composto soprattutto da verbi atelici, anche se la tendenza non è così netta come nell’AO. Più rilevante è il dato che emerge dall’analisi secondo il tratto della duratività, che evidenzia una netta deviazione in senso durativo delle forme al PR. Nello svolgere l’esame del valore azionale degli imperativi è stato individuato, in relazione al valore telico, l’importante ruolo di alcuni fattori: i preverbi ejk-, ajpo- e para-; la presenza/assenza del complemento oggetto; i sintagmi direzionali. Le relazioni individuate tra certi valori azionali e i Tempi rappresentano (tranne nel caso della correlazione fra Imperativo AO e verbi telici) delle mere tendenze; la scelta tra il PR e l’AO appare dunque regolata in primo luogo dall’appropriato valore aspettuale. 442 Ciononostante, le tendenze emerse forniscono utili indicazioni che consentono di meglio inquadrare la situazione complessiva. Dall’esame del PR e dell’AO all’interno del contesto sono emersi degli elementi interessanti, legati ai valori aspettuali dei due Tempi. L’AO è caratterizzato da una maggiore definitezza in termini di quantificazione e numerabilità, infatti, nel caso sia presente un complemento oggetto con queste caratteristiche, sono più frequenti gli imperativi AO. Nel caso in cui il soggetto e il complemento oggetto siano caratterizzati in modo non quantificato e/o non numerabile, è più frequente il PR. La tendenza di alcuni Tempi a comparire più frequentemente in alcuni tipi di testi, o con certi valori pragmatico-illocutivi, rientra nel normale funzionamento aspettuale dei Tempi. La prevalenza dell’AO nel caso di preghiere e richieste è, infatti, in linea con i valori perfettivi di questo Tempo. Nel caso di imperativi con valore concessivo, di saluti o insulti, è invece il PR il tempo di solito selezionato, anche questa volta per via dei suoi valori aspettuali specifici. Come si è già accennato, il valore di alcuni imperativi PR è meno facilmente interpretabile come imperfettivo. Su questi casi sono state compiute ulteriori indagini, che hanno portato a individuare diversi gradi di incertezza e a ridurre notevolmente il numero delle forme di incerta interpretazione. Spesso infatti, anche se la determinazione aspettuale di queste forme non è evidente, non vi sono elementi che impongano di escluderla. L’analisi di questi imperativi ha evidenziato alcune caratteristiche particolari. Dal punto di vista dell’Azionalità è emerso che, tra gli 442 Questo aspetto è stato evidenziato anche da Grassi (1963). 224

imperativi PR, la maggioranza di quelli con valore telico non durativo si concentra nel gruppo degli incerti. Inoltre, considerando l’intero gruppo degli incerti, esso presenta una netta prevalenza di imperativi con valore telico e non durativo. Alcuni degli imperativi incerti sono usati in situazioni in cui l’ordine si riferisce ad un’azione da svolgersi immediatamente e, infatti, sono accompagnati da avverbi che ne sottolineano l’urgenza. In questi casi, l’accento è posto sull’inizio immediato dell’azione, come anche era stato notato dai grammatici antichi. 443 Ricordiamo, infatti, che Apollonio Discolo nella Sintassi aveva descritto l’Imperativo PR come un Tempo indicante un ordine da svolgersi immediatamente, in opposizione all’Imperativo Pf. Peraltro, accanto ai valori di imperfettività residualmente individuabili anche nel gruppo degli imperativi PR incerti, esistono anche casi che sembrerebbero indicare un fenomeno di neutralizzazione aspettuale. 444 In un numero molto limitato di casi si riscontra infatti una tendenza del PR ad avere valori aspettuali difficilmente distinguibili da quelli dell’AO. Poiché questo si osserva solo col PR e non con l’AO, si può ipotizzare che ciò dipenda dal fatto che il PR, in quanto elemento non marcato, si prestasse occasionalmente ad accogliere valori aspettuali non prototipici. Ciò può essere riscontrato nel comportamento di alcuni verbi molto frequenti, tra cui levgw e fevrw, che presentano forme imperative non interamente riconducibili ad una spiegazione aspettuale (di imperfettività). La particolare frequenza d’uso di questi verbi può aver indotto una semplificazione, rendendo superflua la scelta tra i due Tempi. Nel caso di fevrw, del resto, la frequenza con cui compare l’imperativo fevre con valore avverbiale potrebbe avere influenzato la scelta automatica del PR. Per concludere, si può constatare che all’interno dell’opposizione aspettuale i valori del PR si sono rivelati più complessi rispetto a quelli dell’AO. Tuttavia, anche volendo essere molto cauti nella valutazione dei casi incerti, e tenendo conto delle strette relazioni tra i Tempi e le caratteristiche azionali e sintattiche, rimane il fatto che il numero di questi casi non è tale da indebolire il meccanismo di scelta dei Tempi. L’interpretazione aspettuale adottata nell’analisi si è dunque dimostrata 443 A questo proposito ci si può riferire al valore “inceptive” individuato da Ruijgh (1985), il quale si basa sulle considerazioni degli antichi grammatici. 444 In linea con quanto è stato sostenuto da Adrados (1992). 225

imperativi PR, la maggioranza di quelli con valore telico non durativo si concentra<br />

nel gruppo degli incerti. Inoltre, considerando l’intero gruppo degli incerti, esso<br />

presenta una netta prevalenza di imperativi con valore telico e non durativo. Alcuni<br />

degli imperativi incerti sono usati in situazioni in cui l’ordine si riferisce ad<br />

un’azione da svolgersi immediatamente e, infatti, sono accompagnati da avverbi che<br />

ne sottolineano l’urgenza. In questi casi, l’accento è posto sull’inizio immediato<br />

dell’azione, come anche era stato notato dai grammatici antichi. 443 Ricordiamo,<br />

infatti, che Apollonio Discolo nella Sintassi aveva descritto l’Imperativo PR come un<br />

Tempo indicante un ordine da svolgersi immediatamente, in opposizione<br />

all’Imperativo Pf. Peraltro, accanto ai valori di imperfettività residualmente<br />

individuabili anche nel gruppo degli imperativi PR incerti, esistono anche casi che<br />

sembrerebbero indicare un fenomeno di neutralizzazione aspettuale. 444 In un numero<br />

molto limitato di casi si riscontra infatti una tendenza del PR ad avere valori<br />

aspettuali difficilmente distinguibili da quelli dell’AO. Poiché questo si osserva solo<br />

col PR e non con l’AO, si può ipotizzare che ciò dipenda dal fatto che il PR, in<br />

quanto elemento non marcato, si prestasse occasionalmente ad accogliere valori<br />

aspettuali non prototipici. Ciò può essere riscontrato nel comportamento di alcuni<br />

verbi molto frequenti, tra cui levgw e fevrw, che presentano forme imperative non<br />

interamente riconducibili ad una spiegazione aspettuale (di imperfettività). La<br />

particolare frequenza d’uso di questi verbi può aver indotto una semplificazione,<br />

rendendo superflua la scelta tra i due Tempi. Nel caso di fevrw, del resto, la<br />

frequenza con cui compare l’imperativo fevre con valore avverbiale potrebbe avere<br />

influenzato la scelta automatica del PR.<br />

Per concludere, si può constatare che all’interno dell’opposizione aspettuale i<br />

valori del PR si sono rivelati più complessi rispetto a quelli dell’AO. Tuttavia, anche<br />

volendo essere molto cauti nella valutazione dei casi incerti, e tenendo conto delle<br />

strette relazioni tra i Tempi e le caratteristiche azionali e sintattiche, rimane il fatto<br />

che il numero di questi casi non è tale da indebolire il meccanismo di scelta dei<br />

Tempi. L’interpretazione aspettuale adottata nell’analisi si è dunque dimostrata<br />

443 A questo proposito ci si può riferire al valore “inceptive” individuato da Ruijgh (1985), il quale si<br />

basa sulle considerazioni degli antichi grammatici.<br />

444 In linea con quanto è stato sostenuto da Adrados (1992).<br />

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