TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore
TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore
Ou|to~, tiv kuvptei~… Dh'son aujto;n eijsavgwn, w\ toxovtΔ∆, ejn th'/ sanivdi, ka[peitΔ∆ ejnqadi; sthvsa~ fuvlatte kai; prosievnai mhdevna e[a pro;~ aujtovn, ajlla; th;n mavstigΔ∆ e[cwn pai'Δ∆, h]n prosivh/ ti~. Pritano: “È questo il delinquente che diceva Clistene? Ehi tu, perché chini la testa? Arciere, prendilo e legalo al palo, poi resta qui e sorveglia, e non lasciare che nessuno gli si avvicini e se qualcuno si avvicina, colpiscilo con la frusta.” (Ar. Tesm. 929-934) In questo caso osserviamo due imperativi PR di carattere imperfettivo, uno, fuvlatte, con valore continuativo e l’altro, pai'e, iterativo. Nel caso di fuvlatte il Pritano deve rimanere accanto al palo, dove è stato legato Mnesiloco, e sorvegliare in maniera continua, per un tempo non definito. Il verbo paivw, che di base ha un valore azionale puntuale, nella forma all’Imperativo PR assume una connotazione di ripetizione, per cui il gesto di colpire viene visualizzato come ripetuto più volte. 360 Vediamo ora gli imperativi all’AO e al PR di uno stesso verbo, per mettere a confronto l’uso dei due Tempi. Il verbo ejrwtavw all’AO e al PR si trova in due testi, (5a-c). Nell’orazione Sulla corona (5a), Demostene invita Eschine a domandare agli Ateniesi quale sia la sorte migliore tra la sua e quella di Eschine: (5a) Δ∆Exevtason toivnun parΔ∆ a[llhla ta; soi; kajmoi; bebiwmevna, pravw~, mh; pikrw'~, Aijscivnh: ei\tΔ∆ ejrwvthson toutousi; th;n potevrou tuvchn a]n e{loiqΔ∆ e{kasto~ aujtw'n. “Eschine, esamina dunque senza rabbia e pacatamente la mia e la tua vita in parallelo; e domanda a questi qui quale di queste due sorti ciascuno di loro sceglierebbe.” (Dem. 18, 265) In questo caso l’esortazione, espressa con l’imperativo AO ejrwvthson, riguarda una domanda precisa e delimitata, e l’imperativo ha un carattere perfettivo. Inoltre, in questo passo, viene usato un altro imperativo AO ejxevtason, con il quale 360 Lo stesso valore imperfettivo di fuvlatte viene veicolato dall’imperativo PR e[a, il quale indica un’azione continuativa. Oltre agli imperativi già esaminati, nel passo troviamo l’imperativo AO dh'son, con il quale viene dato l’ordine di legare Mnesiloco al palo, che presenta un carattere chiaramente perfettivo. 166
Demostene invita Eschine ad esaminare le loro due vite in parallelo e a fare una valutazione globale e completa. La stessa forma all’AO ejrwvthson, con valore perfettivo, si trova anche all’inizio dell’orazione (18, 52), quando Demostene insiste che Eschine formuli la sua domanda agli Ateniesi: (5b) ajlla; misqwto;n ejgwv se Filivppou provteron kai; nu'n Δ∆Alexavndrou kalw', kai; ou|toi pavnte~. eij dΔ∆ ajpistei'~, ejrwvthson aujtouv~, ma'llon dΔ∆ ejgw; tou'qΔ∆ uJpe;r sou' poihvsw. povteron uJmi'n, w\ a[ndre~ Δ∆Aqhnai'oi, dokei' misqwto;~ Aijscivnh~ h] xevno~ ei\nai Δ∆Alexavndrou… ajkouvei~ a} levgousin. “Ma io ti chiamo servitore prima di Filippo e adesso di Alessandro, e così fanno tutti questi. Se non ci credi, chiedi loro, ma piuttosto lo farò io per te. Uomini ateniesi, vi sembra che Eschine sia un servitore o un ospite di Alessandro? Ascolta quello che dicono.” (Dem. 18, 52) Consideriamo ancora un esempio del verbo ejrwtavw al PR (ejrwvta). Nel Simposio, Socrate chiede a Fedro il permesso di interrogare Agatone: (5c) “Eti toivnun, favnai, w\ Fai'dre, pavre~ moi Δ∆Agavqwna smivkrΔ∆ a[tta ejrevsqai, i{na ajnomologhsavmeno~ parΔ∆ aujtou' ou{tw~ h[dh levgw. Δ∆Alla; parivhmi, favnai to;n Fai'dron, ajllΔ∆ ejrwvta. “Allora Fedro, riprese Socrate, permettimi di chiedere alcune cose ad Agatone, affinché, ottenuto il suo consenso, io parli. Ma certo che lo permetto, disse Fedro, domanda pure.” (Pl. Simp. 199b8-c) Questa volta l’azione del domandare viene intesa come ripetuta più volte, senza che sia posto un limite alla serie di domande. 361 L’imperativo PR ha dunque un valore tipicamente imperfettivo. Inoltre si può notare che, a differenza delle forme all’AO viste in (5a e b), in questo caso il verbo viene usato in maniera assoluta, senza complemento oggetto. Dall’analisi di tutte le forme imperative del campione, è emerso che quelle all’AO, nella quasi totalità dei casi, possono essere ricondotte al valore aspettuale 361 L’imperativo PR ejrwvta di questo passo corrisponde all’uso protocollare individuato da Lallot (2000b). 167
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Demostene invita Eschine ad esaminare le loro due vite in parallelo e a fare una<br />
valutazione globale e completa.<br />
La stessa forma all’AO ejrwvthson, con valore perfettivo, si trova anche all’inizio<br />
dell’orazione (18, 52), quando Demostene insiste che Eschine formuli la sua<br />
domanda agli Ateniesi:<br />
(5b) ajlla; misqwto;n ejgwv se Filivppou provteron kai; nu'n Δ∆Alexavndrou kalw',<br />
kai; ou|toi pavnte~. eij dΔ∆ ajpistei'~, ejrwvthson aujtouv~, ma'llon dΔ∆ ejgw;<br />
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misqwto;~ Aijscivnh~ h] xevno~ ei\nai Δ∆Alexavndrou… ajkouvei~ a} levgousin.<br />
“Ma io ti chiamo servitore prima di Filippo e adesso di Alessandro, e così<br />
fanno tutti questi. Se non ci credi, chiedi loro, ma piuttosto lo farò io per te.<br />
Uomini ateniesi, vi sembra che Eschine sia un servitore o un ospite di<br />
Alessandro? Ascolta quello che dicono.” (Dem. 18, 52)<br />
Consideriamo ancora un esempio del verbo ejrwtavw al PR (ejrwvta). Nel Simposio,<br />
Socrate chiede a Fedro il permesso di interrogare Agatone:<br />
(5c) “Eti toivnun, favnai, w\ Fai'dre, pavre~ moi Δ∆Agavqwna smivkrΔ∆ a[tta<br />
ejrevsqai, i{na ajnomologhsavmeno~ parΔ∆ aujtou' ou{tw~ h[dh levgw.<br />
Δ∆Alla; parivhmi, favnai to;n Fai'dron, ajllΔ∆ ejrwvta.<br />
“Allora Fedro, riprese Socrate, permettimi di chiedere alcune cose ad<br />
Agatone, affinché, ottenuto il suo consenso, io parli.<br />
Ma certo che lo permetto, disse Fedro, domanda pure.” (Pl. Simp. 199b8-c)<br />
Questa volta l’azione del domandare viene intesa come ripetuta più volte, senza<br />
che sia posto un limite alla serie di domande. 361 L’imperativo PR ha dunque un<br />
valore tipicamente imperfettivo. Inoltre si può notare che, a differenza delle forme<br />
all’AO viste in (5a e b), in questo caso il verbo viene usato in maniera assoluta, senza<br />
complemento oggetto.<br />
Dall’analisi di tutte le forme imperative del campione, è emerso che quelle<br />
all’AO, nella quasi totalità dei casi, possono essere ricondotte al valore aspettuale<br />
361 L’imperativo PR ejrwvta di questo passo corrisponde all’uso protocollare individuato da Lallot<br />
(2000b).<br />
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