TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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08.06.2013 Views

Si ritiene necessario richiamare in sintesi le principali nozioni relative alle categorie di Tempo, Aspetto e Azionalità, che saranno utilizzate per la costruzione della banca-dati e l’indagine sul Modo Imperativo. Per quanto riguarda il tempo, esso può essere considerato come una linea orientata verso una certa direzione, sulla quale sono collocati gli eventi, secondo i seguenti punti di Riferimento Temporale: il momento in cui il locutore esprime il suo enunciato (Momento dell’Enunciazione); il tempo in cui si svolge l’evento espresso dal predicato (Momento dell’Avvenimento); la collocazione, mediante avverbiali temporali, dell’evento espresso dall’enunciato (Momento di Riferimento, diviso da Bertinetto (1986) in: Localizzatore Temporale, rappresentato dall’avverbiale temporale, e Momento di Riferimento in senso proprio, cioè il momento in cui l’evento risulta ancora avere rilevanza per il locutore). 320 Il Riferimento Temporale indica la collocazione degli eventi in rapporto al Momento dell’Enunciazione e ai Riferimenti Temporali. Questa distinzione comporta due tipi di localizzazione, quella deittica e quella anaforica. I Tempi verbali non sono i soli ad esprimere il Riferimento Temporale, dato che questo può essere espresso anche da avverbiali temporali. Come abbiamo già visto nel corso di questo studio, i Tempi verbali non esprimono soltanto valori temporali, ma possono anche veicolare valori aspettuali. Inoltre, un determinato Tempo non veicola sempre lo stesso valore, sia dal punto di vista temporale, che aspettuale. Attraverso la categoria dell’Aspetto, vengono individuate proprietà che riguardano le modalità di svolgimento dell’evento. Anche l’Aspetto è legato al tempo perché riguarda la struttura temporale interna dell’evento, ma non dà indicazioni sulla localizzazione temporale degli eventi e sui rapporti temporali tra di essi. 321 I valori principali veicolati da questa categoria sono quelli della perfettività e dell’imperfettività. 322 Secondo la definizione di Bertinetto: “L’Aspetto imperfettivo 320 Il modello a cui ci si riferisce è quello di Reichenbach (1947), criticato e modificato da Comrie (1981c, 1985), Dahl (1985), Bertinetto (1986). 321 Si vedano Comrie (1976: 5) e Bertinetto (1986: 76). 322 Si veda anche la definizione di Comrie: “[…] the perfective looks at the situation from outside, without necessarily distinguishing any of the internal structure of the situation, whereas the imperfective looks at the situation form inside, and as such is crucially concerned with the internal 150

va inteso, essenzialmente come la considerazione del processo verbale secondo un punto di vista interno al suo svolgimento. Per Aspetto perfettivo intenderemo invece una considerazione (per così dire) ‘globale’ del processo verbale medesimo”, i Tempi perfettivi si riferiscono “ad un intervallo chiuso […] nessun istante compreso in tale intervallo può essere focalizzato: l’attenzione si sposta semmai sull’istante terminale dello stesso (oppure, ma meno sovente, su quello iniziale)”, mentre due caratteristiche dei Tempi imperfettivi sono “l’indeterminatezza circa la conclusione del processo e l’esistenza di un punto di focalizzazione” (1986: 78-79). All’interno dell’Aspetto perfettivo si possono distinguere due tipi: quello aoristico (indicante un evento concluso, rispetto al Momento dell’Enunciazione) e quello compiuto (che indica il perdurare, rispetto al Momento di Riferimento, delle conseguenze di un evento già conclusosi). 323 Mentre, all’interno dell’Aspetto imperfettivo sono individuabili: l’Aspetto abituale (reiterazione di un processo in condizioni determinate e abituali); continuo (indeterminatezza rispetto allo svolgimento del processo, assenza di un preciso istante di focalizzazione in un quadro situazionale unico); progressivo (indica un’azione in corso, colta in un singolo momento, con indeterminatezza riguardo alla continuazione del processo). 324 Insieme all’Aspetto, l’altra categoria fondamentale per l’analisi verbale è quella dell’Azionalità, che riguarda le proprietà semantiche del predicato ed è tendenzialmente espressa a livello lessicale e non morfologico. Non tutti gli studiosi concordano sulle definizioni e sull’uso delle categorie di Aspetto e Azionalità. Alcuni di essi non operano una distinzione tra le due categorie o le utilizzano in maniera diversa. 325 Le classi azionali utilizzate nella presente ricerca sono sostanzialmente quelle elaborate da Bertinetto (1986), basate su quelle di Vendler (1967). I tratti structure of the situation, since it can both look backwards towards the start of the situation, and look forwards to the end of the situation, and indeed is equally appropriate if the situation is one that lasts through all time, without any beginning and without any end.” (1976: 4). 323 Si vedano Comrie (1976: 52 e ss.), Bertinetto (1986: 190 e ss., 405 e ss.). 324 Si vedano Comrie (1976: 26-32), Bertinetto (1986: 133 e ss., 152-162), Delfitto e Bertinetto (2000). 325 Il problema deriva soprattutto dal fatto che l’introduzione di questi concetti è legata allo studio delle lingue slave dove l’opposizione chiamata aspettuale è stata poi considerata azionale da molti studiosi (cfr. Bertinetto 1986), e la distinzione tra le due categorie, introdotta esplicitamente da Agrell nel 1908, non è stata adottata in maniera generale. 151

Si ritiene necessario richiamare in sintesi le principali nozioni relative alle<br />

categorie di Tempo, Aspetto e Azionalità, che saranno utilizzate per la costruzione<br />

della banca-dati e l’indagine sul Modo Imperativo.<br />

Per quanto riguarda il tempo, esso può essere considerato come una linea orientata<br />

verso una certa direzione, sulla quale sono collocati gli eventi, secondo i seguenti<br />

punti di Riferimento Temporale: il momento in cui il locutore esprime il suo<br />

enunciato (Momento dell’Enunciazione); il tempo in cui si svolge l’evento espresso<br />

dal predicato (Momento dell’Avvenimento); la collocazione, mediante avverbiali<br />

temporali, dell’evento espresso dall’enunciato (Momento di Riferimento, diviso da<br />

Bertinetto (1986) in: Localizzatore Temporale, rappresentato dall’avverbiale<br />

temporale, e Momento di Riferimento in senso proprio, cioè il momento in cui<br />

l’evento risulta ancora avere rilevanza per il locutore). 320 Il Riferimento Temporale<br />

indica la collocazione degli eventi in rapporto al Momento dell’Enunciazione e ai<br />

Riferimenti Temporali. Questa distinzione comporta due tipi di localizzazione, quella<br />

deittica e quella anaforica. I Tempi verbali non sono i soli ad esprimere il<br />

Riferimento Temporale, dato che questo può essere espresso anche da avverbiali<br />

temporali. Come abbiamo già visto nel corso di questo studio, i Tempi verbali non<br />

esprimono soltanto valori temporali, ma possono anche veicolare valori aspettuali.<br />

Inoltre, un determinato Tempo non veicola sempre lo stesso valore, sia dal punto di<br />

vista temporale, che aspettuale.<br />

Attraverso la categoria dell’Aspetto, vengono individuate proprietà che<br />

riguardano le modalità di svolgimento dell’evento. Anche l’Aspetto è legato al tempo<br />

perché riguarda la struttura temporale interna dell’evento, ma non dà indicazioni<br />

sulla localizzazione temporale degli eventi e sui rapporti temporali tra di essi. 321 I<br />

valori principali veicolati da questa categoria sono quelli della perfettività e<br />

dell’imperfettività. 322 Secondo la definizione di Bertinetto: “L’Aspetto imperfettivo<br />

320<br />

Il modello a cui ci si riferisce è quello di Reichenbach (1947), criticato e modificato da Comrie<br />

(1981c, 1985), Dahl (1985), Bertinetto (1986).<br />

321<br />

Si vedano Comrie (1976: 5) e Bertinetto (1986: 76).<br />

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Si veda anche la definizione di Comrie: “[…] the perfective looks at the situation from outside,<br />

without necessarily distinguishing any of the internal structure of the situation, whereas the<br />

imperfective looks at the situation form inside, and as such is crucially concerned with the internal<br />

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