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TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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dialoghi presenterebbero delle caratteristiche diverse. 316 Nel descrivere gli imperativi<br />

inoltre parla di presente ‘immediativo’ che insisterebbe sulla realizzazione<br />

immediata dell’azione, dice che questo si ritrova anche nell’uso di w{fra con Infinito<br />

Presente e mevllw con Infinito Presente, per esprimere un’azione imminente. Un altro<br />

studio riguardante l’Imperativo è quello di Vassilaki (2000), che analizza i valori<br />

degli imperativi skovpei e skevyai.<br />

1.3 Le altre proposte interpretative<br />

1.3.1 L’interpretazione temporale<br />

Come abbiamo già accennato, non tutti gli studiosi hanno interamente accolto la<br />

teoria aspettuale, alcuni hanno accentuato il ruolo che la prospettiva temporale può<br />

avere nell’interpretazione dei Tempi verbali.<br />

Ruijgh (1985, 1991), nei suoi studi sul verbo greco privilegia i rapporti temporali<br />

tra le azioni, ritenendo che gli antichi grammatici greci avessero ragione nel dire che<br />

i Tempi verbali veicolano soprattutto nozioni temporali. L’Aoristo, dunque,<br />

esprimerebbe un’azione completata in relazione ad un dato momento, il Presente<br />

un’azione in corso di sviluppo in un dato momento (il riferimento temporale può<br />

essere stabilito esplicitamente dal contesto, o dedotto dalla situazione ecc.): “Le TPr<br />

[Thème du Présent] exprime qu’à un moment donné par la situation ou le contexte,<br />

l’action exprimée par le thème verbal est encore en cours. Le TAo exprime qu’avant<br />

un MD [Moment Donné], l’action a déjà été achevée (ou finie).” (1985: 9). Ruijgh è<br />

particolarmente contrario all’idea di una concezione soggettiva dell’azione e ritiene<br />

che alla base dei Tempi ci sia una caratterizzazione temporale, solo in alcune<br />

situazioni concrete il parlante opera una scelta arbitraria dei Tempi. Lo studioso<br />

interpreta in maniera personale la dottrina degli Stoici, per cui il Presente “exprime<br />

paravtasi", c’est à dire que l’action s’étend (teivnetai) dans le temps et passe<br />

(para-) un certain moment, ou ajtevleia, c’est à dire qu’à ce moment, l’action est<br />

316 Secondo Rijksbaron (2000) nel Gorgia e nel Filebo l’imperativo levge si usa in maniera diversa a<br />

seconda del il ruolo giocato da chi parla; nel Gorgia è per lo più usato da Socrate e ha soprattutto un<br />

valore ‘immediato’, o ‘iterativo-protocollare’; nel Filebo levge è usato soprattutto dagli interlocutori di<br />

Socrate, valore ‘di immediatezza’’ o valore continuativo, o combinazione di questi valori. Mentre<br />

eijpev ha lo stesso uso di invitare l’interlocutore a stabilire un punto specifico, marca cioè un passaggio<br />

nell’interrogazione (valore di compimento). Nel Menesseno, che non è un dialogo, eijpev vuol dire<br />

“pronunciare un’orazione funebre”, levge non compare ma ci sono le forme di leg- che indicano<br />

l’esecuzione concreta dell’orazione.<br />

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