TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore
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particolare di quelle di Apollonio Discolo, e ha costituito il tramite nella trasmissione delle dottrine grammaticali greche nelle epoche successive. 24 Le indicazioni contenute nel suo commento ai Canones di Teodosio d’Alessandria 25 , Prolegomena et scholia in Theodosii Alexandrini (GG IV 2), sono di grande interesse per la questione del verbo. Inoltre, viene considerato riconducibile ad un opera di Cherobosco anche il commento alla Téchnē, tramandato sotto il nome di Eliodoro. 26 Un altro commento ai Canones di Teodosio, trasmesso in estratti da Sofronio (IX sec.), è quello di Giovanni Charax, vissuto tra il VI-VIII sec. 27 Grande rilievo ha l’opera di Prisciano di Cesarea, grammatico latino che operò a Costantinopoli tra il V e il VI sec. d. C.. Esiste un rapporto molto stretto tra la sua opera e quelle di Apollonio, al quale Prisciano si ispira esplicitamente, nell’adattare alla lingua latina le concezioni grammaticali elaborate in ambito greco. La sua opera fondamentale, Institutiones grammaticae, monumentale grammatica della lingua latina, ha costituito il fondamento delle grammatiche medievali. 28 Anche Macrobio, vissuto intorno al V secolo, si rifà ad Apollonio e alle fonti grammaticali greche per la composizione della sua opera in latino, dal titolo De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus, nella quale tratta del verbo greco e latino, e di cui sono rimasti degli estratti. 29 Abbiamo finora elencato gli autori e i testi grammaticali che saranno oggetto di analisi in questa prima parte, e che rappresentano quanto resta della produzione grammaticale greca in merito alla questione del verbo e dei Tempi verbali. Sebbene esuli dal tema specifico di questo studio, non si può non ricordare che, all’origine degli studi grammaticali greci, esiste una lunga tradizione di indagini sul linguaggio, 24 L’influenza di Cherobosco è riscontrabile, per esempio, in Eustazio e nell’autore dell’Etymologicum genuinum (Dickey 2007: 80). Si veda anche la descrizione di Cherobosco in Lallot (1989: 33). 25 I Canones di Teodosio d’Alessandria, vissuto probabilmente tra il IV e il V sec. d.C., sono un esempio di strumento per l’insegnamento della lingua greca, contenendo le regole e i paradigmi per le coniugazione e la declinazione (viene dato il paradigma completo di tuvptw). L’edizione dei Canones è in GG IV 1. 26 Il commento di Eliodoro (GG I 3: 67-106) alla Téchnē, collocato da Uhlig all’incirca nel VII sec. d. C., viene considerato dipendente da un commento di Cherobosco. La datazione di Cherobosco però è stata ultimamente rivista da alcuni e posticipata all’VIII-IX d. C., il che apre dei dubbi sul rapporto che intercorre tra i due autori e sulle relative datazioni (Dickey 2007: 80). 27 Il testo del commento è contenuto in GG IV 2. 28 L’edizione di riferimento delle Institutiones è quella di Keil (1855-1880, GL 2-3). 29 Parti della sua opera sono conservate in un manoscritto bobbiese del VII-VIII secolo (GL 5: 631- 633), e tramandate da Giovanni Scoto Eriugena (IX sec.) (GL 5: 599-629). 12
che si erano sviluppate all’interno delle più generali riflessioni filosofiche. E’ utile, ai fini di una trattazione sul verbo, richiamare le prime considerazioni dei filosofi, da quelle di Platone, il quale per primo operò la distinzione tra o[noma e rjh'ma (nome e verbo), 30 alle fondamentali analisi di Aristotele, che orientarono la prospettiva degli studi linguistici successivi e ne fissarono la basilare terminologia. Un posto di rilievo occupano in questo percorso gli Stoici, ai quali viene attribuita l’elaborazione di un completo sistema verbale, che tuttavia non è possibile ricostruire con certezza, a causa della scarsità delle testimonianze e della difficoltà di discernere con chiarezza a quali autori e teorie alludessero i commentatori tardi, quando si riferivano gli Stoici. In questo studio si prenderanno in considerazione le fonti in cui compaiono riferimenti espliciti agli Stoici: lo scolio di Stefano e i testi di Prisciano, nei quali si accenna alle definizioni stoiche sui tempi. 31 Prima di iniziare l’analisi dei testi grammaticali, si ritiene utile riportare le fondamentali definizioni del verbo e del nome elaborate da Aristotele, perché sono state un punto di riferimento imprescindibile, in modo diretto o indiretto, per gli autori che noi considereremo. Riguardo al nome, Aristotele dice, nel De interpretatione (II, 16a 20): “Onoma me;n ou\n ejsti; fwnh; shmantikh; kata; sunqhvkhn a[neu crovnou, h|~ mhde;n mevro~ ejsti; shmantiko;n kecwrismevnon: “Il nome è così suono della voce, significativo per convenzione, il quale prescinde dal tempo ed in cui nessuna parte è significativa, se considerata separatamente.” 32 Del verbo come dotato di tempo, Aristotele dice (De interpret. III, 16b 6): ÔRh'ma dev ejsti to; prosshmai'non crovnon, ou| mevro~ oujde;n shmaivnei cwriv~: e[sti de; tw'n kaqΔ∆ eJtevrou legomevnwn shmei'on. levgw dΔ∆ o{ti prosshmaivnei crovnon, 30 Si vedano i passi del Sofista 261d-262d e del Cratilo 424e-425a. 31 Non potendo occuparci in questa sede del complesso tema, che riguarda anche il rapporto tra teorie linguistiche e filosofiche stoiche, rimandiamo ad alcuni dei maggiori studi sull’argomento: Steinthal (1890-91 2 ); Pohlenz (1939); Traglia (1956); Barwick (1957); Lloyd (1971); Long (1971); Pinborg (1975); Egli (1987); Frede (1987a, 1987b); Schenkeveld (1990); Baratin (1991); Hülser (1992); Ildefonse (1997); Sluiter (2000); Blank & Atherton (2003). In particolare per la questione verbale: Lohmann (1953), Versteegh (1980); Caujolle-Zaslawsky (1985); Lallot (1989, 1997); Berrettoni (1988, 1989a, 1989b, 1997); Ildefonse (2000). 32 Traduzione di Colli (1955: 58). 13
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che si erano sviluppate all’interno delle più generali riflessioni filosofiche. E’ utile, ai<br />
fini di una trattazione sul verbo, richiamare le prime considerazioni dei filosofi, da<br />
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verbo), 30 alle fondamentali analisi di Aristotele, che orientarono la prospettiva degli<br />
studi linguistici successivi e ne fissarono la basilare terminologia. Un posto di rilievo<br />
occupano in questo percorso gli Stoici, ai quali viene attribuita l’elaborazione di un<br />
completo sistema verbale, che tuttavia non è possibile ricostruire con certezza, a<br />
causa della scarsità delle testimonianze e della difficoltà di discernere con chiarezza<br />
a quali autori e teorie alludessero i commentatori tardi, quando si riferivano gli<br />
Stoici. In questo studio si prenderanno in considerazione le fonti in cui compaiono<br />
riferimenti espliciti agli Stoici: lo scolio di Stefano e i testi di Prisciano, nei quali si<br />
accenna alle definizioni stoiche sui tempi. 31<br />
Prima di iniziare l’analisi dei testi grammaticali, si ritiene utile riportare le<br />
fondamentali definizioni del verbo e del nome elaborate da Aristotele, perché sono<br />
state un punto di riferimento imprescindibile, in modo diretto o indiretto, per gli<br />
autori che noi considereremo. Riguardo al nome, Aristotele dice, nel De<br />
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“Onoma me;n ou\n ejsti; fwnh; shmantikh; kata; sunqhvkhn a[neu crovnou, h|~ mhde;n<br />
mevro~ ejsti; shmantiko;n kecwrismevnon:<br />
“Il nome è così suono della voce, significativo per convenzione, il quale prescinde dal<br />
tempo ed in cui nessuna parte è significativa, se considerata separatamente.” 32<br />
Del verbo come dotato di tempo, Aristotele dice (De interpret. III, 16b 6):<br />
ÔRh'ma dev ejsti to; prosshmai'non crovnon, ou| mevro~ oujde;n shmaivnei cwriv~: e[sti<br />
de; tw'n kaqΔ∆ eJtevrou legomevnwn shmei'on. levgw dΔ∆ o{ti prosshmaivnei crovnon,<br />
30 Si vedano i passi del Sofista 261d-262d e del Cratilo 424e-425a.<br />
31 Non potendo occuparci in questa sede del complesso tema, che riguarda anche il rapporto tra teorie<br />
linguistiche e filosofiche stoiche, rimandiamo ad alcuni dei maggiori studi sull’argomento: Steinthal<br />
(1890-91 2 ); Pohlenz (1939); Traglia (1956); Barwick (1957); Lloyd (1971); Long (1971); Pinborg<br />
(1975); Egli (1987); Frede (1987a, 1987b); Schenkeveld (1990); Baratin (1991); Hülser (1992);<br />
Ildefonse (1997); Sluiter (2000); Blank & Atherton (2003). In particolare per la questione verbale:<br />
Lohmann (1953), Versteegh (1980); Caujolle-Zaslawsky (1985); Lallot (1989, 1997); Berrettoni<br />
(1988, 1989a, 1989b, 1997); Ildefonse (2000).<br />
32 Traduzione di Colli (1955: 58).<br />
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