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TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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forme, cerca di dare anche una conferma di tipo morfologico, mostrando la<br />

differenza tra i Tempi in questione. 280<br />

In ognuna delle descrizioni di questi Modi, pur connotata temporalmente dal<br />

valore futuro, Apollonio presenta comunque una spiegazione che riguarda la maniera<br />

in cui può essere rappresentata l’azione. 281 Esiste dunque, come nell’Indicativo, un<br />

secondo livello di analisi aspettuale. 282 In questo caso però, nei punti in cui<br />

Apollonio assegna esplicitamente all’Ottativo, Imperativo e Congiuntivo un valore<br />

futuro, il valore aspettuale della (sun)teleivwsi~ non potrà che essere rappresentato<br />

in senso prospettico, a differenza dell’Indicativo in cui può indicare il compimento<br />

passato, essendo i valori aspettuali ancorati a quelli temporali. 283<br />

La terminologia usata è più ricca di quella dell’Indicativo, per il quale,<br />

ricordiamo, Apollonio non aveva dato molte indicazioni aspettuali. I termini usati<br />

sono paravtasi~, e nelle parafrasi degli esempi il verbo ejmmevnw, in opposizione a<br />

(sun)teleivwsi~, a[nusi~ e al verbo ajnuvw. L’unico valore caratteristico del PR è<br />

dunque la paravtasi~, mentre non compaiono termini come ajplhvrwto~, che erano<br />

280 Apollonio, infatti, per confutare le tesi di chi propone un Imperativo e un Congiuntivo del Futuro<br />

(Sint. I §§114-115; III §§140-145 e Cong. 244, 23-245) per prima cosa propone l’argomentazione<br />

della sua opinione (o la confutazione della tesi altrui) in termini di sunteleivwsi~/paravtasi~ e poi<br />

aggiunge una verifica morfologica, portando degli esempi che mostrano la differenza tra i Tempi.<br />

281 Secondo Martínez Vázquez (1989), Apollonio non parla esplicitamente di valore aspettuale e per<br />

l’Aoristo attribuisce a tutti i Modi i valori che ha definito per l’Indicativo, cioè quelli di passato e di<br />

conclusione. Mentre l’Indicativo avrebbe in più il valore di indefinitezza che è espresso dal termine<br />

“aoristo”. Quindi, valori aspettuali e temporali sarebbero presenti entrambi anche negli altri modi<br />

rispetto all’Indicativo. Nel caso dell’Ottativo, per esempio, si parla esplicitamente di passato e di<br />

conclusione e Martínez dice che “esta afirmación, no obstante, únicamente da sentido si se entiende<br />

que el gramático no contempla ya esta forma desde la prospectiva del momento presente real, en que<br />

el deseo es formulado, sino que la considera desde la perspectiva del momento en que el deseo ha de<br />

verse cumplido: Agamenón desea que llegue el momento en que el sitio haya concluido y forme parte<br />

del pasado.” (1989: 237). Così Apollonio spiegherebbe anche l’Imperativo. Con la trattazione del<br />

Congiuntivo e del problema delle desinenze dell’AO, che non compaiono con le preposizioni ejavn e<br />

i{na, Apollonio si avvicinerebbe molto ad una interpretazione realmente aspettuale perché arriva a dire<br />

che le desinenze di AO non indicano il tempo passato. Però Martínez sostiene che anche in questo<br />

caso Apollonio, invece di arrivare alla separazione delle nozioni temporali e aspettuali, torna a parlare<br />

di Congiuntivo AO come di un passato.<br />

282 Secondo Schöpsdau (1978) ci sarebbe un’evoluzione nella teoria dei Tempi di Apollonio dalle<br />

Congiunzioni alla Sintassi, e l’interpretazione aspettuale per le forme modali sarebbe più forte nella<br />

Sintassi.<br />

283 Secondo Lallot, anche nel caso di questi Modi, la dimensione temporale è sempre quella<br />

predominante, egli infatti dice “...l’analyse des formes modales par Apollonius, tout en faisant place à<br />

des notions à nos yeux nettement aspectuelles (pour le «présent» et pour l’aoriste), trahit une<br />

représentation dans laquelle le temporel (seul invoqué pour le parfait) garde une grande place et qui se<br />

traduit par une sorte d’«adhérence» de l’extensif au présent et du perfectif au passé.” (1985: 62).<br />

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