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TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore

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indicata da Apollonio, consiste nel fatto che, trattandosi di forme all’Indicativo, l’uso<br />

di ejavn non è consentito e al suo posto dovrebbe esserci la congiunzione eij. La stessa<br />

tesi, che ejavn e i{na, per il loro valore, non possono costruirsi con i Tempi passati,<br />

viene ripetuta con degli esempi all’Indicativo AO, ai quali Apollonio contrappone il<br />

Congiuntivo AO, per dimostrare che con questo Modo la costruzione risulta<br />

grammaticale, perché esso non indica il tempo passato (alla prima persona). È molto<br />

interessante che Apollonio opponga chiaramente l’Indicativo AO al Congiuntivo<br />

AO, in termini di valore temporale; il primo, infatti, rappresenta un passato, mentre il<br />

secondo, come vedremo meglio tra poco, non solo non è un passato, ma non veicola<br />

alcun valore temporale ed esprime l’azione in termini aspettuali. Apollonio afferma<br />

esplicitamente che la desinenza del Congiuntivo AO non esprime il passato, anche se<br />

nel passo ciò è riferito esplicitamente solo alla prima persona (kata; prw`ton<br />

provswpon).<br />

Riguardo però alla costruzione di i{na finale con Indicativo AO, Schneider (GG II<br />

1: 34 e 250) sottolinea che quest’uso era in realtà comune nella lingua classica. 250<br />

Della congiunzione i{na causale che ha adottato il comportamento di i{na finale,<br />

mentre normalmente le congiunzioni causali si costruiscono con i Tempi passati,<br />

parleremo più avanti.<br />

All’inizio del §140 si dice che le costruzioni con le congiunzioni e il Congiuntivo<br />

derivano dai tempi presenti o passati (ejx ejnestwvtwn eijsi;n kai; parw/chmevnwn), ma<br />

questa affermazione contrasta, secondo alcuni, con quello che aveva detto poco<br />

prima del Congiuntivo AO come non-passato, e anche con la spiegazione che viene<br />

data subito dopo dell’opposizione Congiuntivo AO/PR. 251 In realtà, anche in questo<br />

caso, come in III §102, sembra che, quando Apollonio parla di Tempi passati e<br />

presenti, utilizzi la forma comunemente in uso senza riferirsi al valore effettivo di<br />

250 Si veda Kühner-Gerth 2, 388 ss. Esistono altri due passi di Apollonio in cui si parla di questa<br />

costruzione: Pron. 16, 21 e Cong. 249, 5 (i{na diestavlh e i{na ejgivnonto).<br />

251 Si veda il commento di Uhlig (GG II 2: 389). Più in generale, su ciò che emerge da questi<br />

paragrafi, Lallot afferma: “Il est particulièrement net ici que l’aspect perfectif du subjonctif aoriste est,<br />

si l’on peut dire, ce qui reste du prétérit (tems de l’aoriste indicatif) quand une conjonction<br />

subjonctivante a arraché au passé, pour la projeter dans le futur, la forme verbale qu’elle s’associe<br />

dans le syntagme subjonctif. Cet arrachement au passé (manifesté dans la morphologie par<br />

l’apparition d’une forme d’aoriste non-passé: cf. §138 et n. 331) est implicitement invoqué comme<br />

preuve que les conjonctions subjonctivantes ont bien par elles-mêmes une valeur de futur; la<br />

conclusion qui en est tirée à la fin du § dénonce le caractère accidentel, et comme instrumental, des<br />

considérations aspectuelles brièvement présentées ici.” (1997 II: 239 n. 335).<br />

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