parafrasi e commento a a. onofri, marzo
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quanto lo zufolo nelle mani di questo fanciullo in ozio diviene strumento del suo<br />
incostante gioco che consiste nell’immettere aria in esso: nella metafora poetica il<br />
suono prodotto dall’immissione del fiato non è altro che il vento che a tratti percuote<br />
la natura generando sibili, fruscii e vibrazioni che risuonano o ammutoliscono per<br />
suo capriccio.<br />
Nel verso successivo troviamo la presenza di una parola che sembra fuori registro<br />
rispetto al timbro stilistico adottato dal poeta finora, strafottenti. Per tentarne una<br />
giustificazione stilistica possiamo provare ad applicare una modalità di lettura basata<br />
sulla teoria del simbolismo fonico, secondo la formulazione di Roman Jakobson,<br />
fondatore dell’analisi strutturalista del testo poetico, il quale attribuiva alla<br />
strumentazione fonica della parola poetica una gamma molteplice di sensazioni ed<br />
evocazioni intese a suscitare la “emozione sinestesica” del lettore (R. Jakobson,<br />
Poetica e poesia, Einaudi, Torino 1985, pp. 126 sgg.). Volendo applicare a questa<br />
parola il metodo del simbolismo fonico, potremmo ipotizzare che la ‘s’ richiama il<br />
sibilo del vento, la ‘r’ il rombo del tuono, la ‘f’ il fruscio delle foglie attraversate dal<br />
vento e nelle tre ‘t’ la durezza senza raziocinio dei bambini capricciosi. E nel caso<br />
volessimo estendere questa ottica interpretativa, sarebbe possibile vedere racchiuso in<br />
quella parola, in ragione anche della sua posizione centrale all’interno dell’intero<br />
componimento, tutti gli elementi naturali evocati da Onofri; così come, tra i molti<br />
altri esempi possibili, andrebbe segnalata nella prima strofa un insistente presenza<br />
della vocale ‘a’ nei vv. 4-5-6 (“accende all’improvviso, come un ladro,/ un’occhiata<br />
di sole,/ che abbaglia acque e viole.), che, in nesso con le consonanti ‘c’ e ‘b’,<br />
riproduce l’accendersi repentino e prorompente dei colori della rinascita primaverile.<br />
La terza strofa si apre con il riferimento alla notte, Stanotte, che prelude alla<br />
dimensione del sogno dei versi successivi, fra i suoi riccioli spioventi/ sul mio sonno<br />
a rovesci e a trilli alati,. Il 1° e il 2° verso, legati dall’enjambement (frattura tra<br />
l’unità del verso e l’unità sintattica) racchiudono l’inizio dell’epilogo del<br />
componimento in cui si prospetta la corrispondenza fra l’interiorità onirica e il mondo<br />
reale, fra la rinascita della natura e quella dell’uomo attraverso il sogno della mente<br />
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