parafrasi e commento a a. onofri, marzo
parafrasi e commento a a. onofri, marzo
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poetica? perché il sogno è il momento che sfugge alle manipolazioni del reale, è il<br />
momento che sfugge ai condizionamenti razionali, è il momento che sfugge alla<br />
contaminazione e alla corruzione delle ‘apparenze’, cioè della prigionia nella vita<br />
sociale e civile. Il sogno è l’irrazionale che riesce ,in quanto tale, ad avvertire le<br />
vibrazione panica della natura e il suo assoluto (Dio) e a coniugarli in un univoco<br />
afflato mistico; e il sogno affida alla mente poetica, l’unica in grado di creare parole e<br />
quindi immagini, il compito di rivelare l’ordine invisibile del mondo.<br />
La poesia continua con una proposizione relativa, che mette nuvole a soqquadro/ e le<br />
ammontagna in alpi di broccati,/ in cui la descrizione delle bizzarrie climatiche di<br />
questo mese vengono affidate a scelte lessicali che rimandano a immagini e suoni in<br />
cui uomini e natura coincidono: soqquadro, voce onomatopeica che, riferendosi ai<br />
giochi che Marzo compie con le nuvole, allude al disordine dinamico e rumoroso<br />
prodotto dai bambini, di cui il mese è la personificazione; ammontagna, lemma<br />
registrato in questa sola occorrenza nel Grande Dizionario della Lingua Italiana<br />
diretto da Salvatore Battaglia (UTET), e coniato da Onofri proprio per riprodurre<br />
anche foneticamente l’immagine delle nuvole che si ammassano in cumuli alti come<br />
montagne. Immagine che viene ripresa subito dopo, in alpi di broccati,/ in cui alpi,<br />
una ripresa del latino alpes indicante genericamente alture, diventato in seguito il<br />
nome della catena montuosa che delimita l’Italia, è il risultato del movimento<br />
minaccioso delle nuvole che sovrapponendosi sembrano riprodurre la particolare<br />
tessitura del broccato, preziosa stoffa in seta. Il gioco incalzante di Marzo continua<br />
nella proposizione finale implicita che segue, per poi disfarle in mammole sui prati,<br />
in cui il verbo disfarle, nell’implicito riferimento alla pioggia, evoca il topos<br />
dell’acqua intesa come principio primo della vita naturale e della nascita. Esso è<br />
seguito dalla metonimia, mammole, (figura retorica che si fonda su una relazione di<br />
dipendenza tra due concetti: in questo caso viene costruita sul rapporto che intercorre<br />
fra il simbolo, mammole, il fiore della primavera, e la generale esplosione vegetale di<br />
questa stagione) creata non solo per restituire l’immagine dello splendore della natura<br />
con un’unica parola, ma soprattutto per formare un’unione concettuale con<br />
ammontagna tramite un’allitterazione. Il sintagma, disfarle in mammole, compone<br />
un’immagine di metamorfosi a testimonianza di quel ciclo vitale in cui la natura<br />
perpetuamente si rigenera in una dimensione temporale mitica e assoluta che intreccia<br />
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