parafrasi e commento a a. onofri, marzo

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08.06.2013 Views

PARAFRASI Marzo, che mette le nuvole a soqquadro (prop. relativa) e le ammassa in montagne (ammontagna) [che sembrano] di broccato, per poi dissolverle (disfarle) in pioggia che fa nascere e crescere le mammole (in mammole) sui prati (prop. finale), [marzo] accende all’improvviso, come un ladro, un’occhiata di sole (prop. principale), che fa luccicare (abbaglia) l’acqua (acque) caduta con la pioggia e le roride viole che sono nate in virtù di essa (viole) (prop. relativa). Marzo è un fanciullo [che sta] in ozio, con in bocca un filo (fil) d’erba appena spuntato (primaticcio), a cavalcioni sul vento (prop. principale) che separa l’inverno dalla primavera (due stagioni) (prop. relativa); e, per suo divertimento (capriccio), mentre zufola (zufolando) (prop. temporale), provoca [per l’intermittente immissione di aria nello strumento musicale] (fa) il tempo (coord. della principale) che gli piace (prop. relativa). Stanotte, fra i suoi riccioli che ricadevano (spioventi) sul mio sonno come brevi ma violenti scrosci di pioggia e trilli di uccelli (a rovesci e trilli alati) (prop. relativa), il soffio sonoro ma silenzioso (il flauto di silenzio) dei respiri e dei profumi della natura (dei suoi fiati) riportava alla vita (svegliava), mentre lo [Marzo] sognavo ( nel mio sognarlo) (prop. temporale), immagini colorate della vegetazione primaverili (azzurri e argenti) (prop. principale), e fuori quasi per effetto della forza immaginifica del sogno sogno (ne) sono sbocciati i fiori (coord. della principale). ∗ Le parentesi tonde con il neretto riportano i lemmi contenuti nel testo poetico. Le parentesi quadre racchiudono ciò che nella poesia non c’è, e che ho inserito per sciogliere i nodi concettuali. 2

COMMENTO Questo componimento di Arturo Onofri, poeta vissuto fra il 1885 e il 1928, intitolato Marzo, che mette le nuvole a soqquadro, tratto dalla raccolta Vincere il drago. Esso, pur nella apparente, infantile semplicità dei toni, che sembra riconvocare, come spesso accade nella poesia, elementi della topica (luogo comune) popolare ( in questo caso diventata, nel tempo, addirittura una filastrocca che allude alle bizzarie climatiche di questo mese), racchiude e dà voce, al contrario, a temi cardine della sua poetica. In anni in cui il valore della poesia oscillava fra l’aspirazione ad una riaffermazione dell’assolutezza del soggetto poetante, nonché al ritorno ad una funzione gnoseologica di essa, e il desiderio di colmare quello iato che si era creato fra arte e vita, coscienza e realtà, l’esperienza lirica di Onofri trova nel simbolismo del linguaggio, unito ad una vena misticisticheggiante di matrice cristiana, la chiave per ricreare quell’armonia cosmica capace di trascendere la caducità del reale e delle sue infinita e mutevoli apparenze. Per Onofri l’uomo nella sua acquiescenza al disordine e alle lusinghe dell’esistenza nega alla coscienza di contemplare in sé l’immensità dell’universo e di ricongiungersi, in una mistica unione, con il principio immutabile ed eterno della natura e dei suoi cicli, e con l’assoluto che ne è motore e origine. Ma, e qui si sente tutta quell’ansia di sperimentalismo linguistico propria delle avanguardie poetiche primonovecentesche, una volta ricondotta la parola poetica alla sua primigenia proprietà disvelatrice, essa si farà strumento della ricomposizione fra mondo naturale e assoluto, fra natura e spirito. E la poesia non dovrà scoprire, né conquistare quest’armonia raggiunta, ma solo rivelarla perché la ha già in sé. La poesia, che tratteggia una natura fresca e felice, in una coincidenza armonica tra essa e l’uomo, comincia, come frequentemente accade nei componimenti lirici, con l’annunciare, in questo caso, attraverso la prima parola, Marzo, l’oggetto intorno a cui si snoderanno i suoi versi: Marzo, il fanciullo simbolo della giovinezza, della rinascita, e della vita che deve essere disvelata attraverso il sogno della mente poetica (l’ultima strofa ne confermerà l’assunto). Perché proprio il sogno della mente 3

PARAFRASI<br />

Marzo, che mette le nuvole a soqquadro (prop. relativa) e le ammassa in montagne<br />

(ammontagna) [che sembrano] di broccato, per poi dissolverle (disfarle) in pioggia<br />

che fa nascere e crescere le mammole (in mammole) sui prati (prop. finale), [<strong>marzo</strong>]<br />

accende all’improvviso, come un ladro, un’occhiata di sole (prop. principale), che fa<br />

luccicare (abbaglia) l’acqua (acque) caduta con la pioggia e le roride viole che sono<br />

nate in virtù di essa (viole) (prop. relativa).<br />

Marzo è un fanciullo [che sta] in ozio, con in bocca un filo (fil) d’erba appena<br />

spuntato (primaticcio), a cavalcioni sul vento (prop. principale) che separa l’inverno<br />

dalla primavera (due stagioni) (prop. relativa); e, per suo divertimento (capriccio),<br />

mentre zufola (zufolando) (prop. temporale), provoca [per l’intermittente immissione<br />

di aria nello strumento musicale] (fa) il tempo (coord. della principale) che gli piace<br />

(prop. relativa).<br />

Stanotte, fra i suoi riccioli che ricadevano (spioventi) sul mio sonno come brevi ma<br />

violenti scrosci di pioggia e trilli di uccelli (a rovesci e trilli alati) (prop. relativa), il<br />

soffio sonoro ma silenzioso (il flauto di silenzio) dei respiri e dei profumi della<br />

natura (dei suoi fiati) riportava alla vita (svegliava), mentre lo [Marzo] sognavo ( nel<br />

mio sognarlo) (prop. temporale), immagini colorate della vegetazione primaverili<br />

(azzurri e argenti) (prop. principale), e fuori quasi per effetto della forza<br />

immaginifica del sogno sogno (ne) sono sbocciati i fiori (coord. della principale).<br />

∗ Le parentesi tonde con il neretto riportano i lemmi contenuti nel testo poetico.<br />

Le parentesi quadre racchiudono ciò che nella poesia non c’è, e che ho inserito per<br />

sciogliere i nodi concettuali.<br />

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