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relazione di screening - Valutazioneambientale.Regione.Basilicata…

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Istanza <strong>di</strong> permesso <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> idrocarburi denominata “La Capriola” Delta Energy ltd.<br />

intervallate da livelli marnoso-argillosi. Questi depositi caratterizzano anche l’intervallo datato Pliocene<br />

me<strong>di</strong>o-superiore tanto che talvolta risulta <strong>di</strong>fficile demarcare il Pliocene dal Pleistocene.<br />

Il resto della sequenza Pleistocenica è caratterizzata da marne e argilliti con rari livelli <strong>di</strong> sabbie fini. Parte <strong>di</strong><br />

questa sequenza affiora nel settore meri<strong>di</strong>onale della Puglia. Le unità Plio-Pleistocenici deposte<br />

nell’Avanfossa Bradanica poggiano in <strong>di</strong>scordanza sui carbonati della Piattaforma Apula <strong>di</strong> spessore variabile<br />

dai 5000 m ai 7000 m. Si tratta <strong>di</strong> carbonati, stratigraficamente ricoperti dai depositi terrigeni messiniani e<br />

pliocenici.<br />

I carbonati della Piattaforma Apula poggiano sui depositi vulcanoclastici del Permiano, e talvolta ricoprono<br />

le unità del Carnico-La<strong>di</strong>nico. Questi carbonati affiorano verso est nella zona del Gargano e del Salento,<br />

mentre la piattaforma Apula può essere seguita verso ovest attraverso la cor<strong>relazione</strong> delle <strong>di</strong>agrafie <strong>di</strong><br />

pozzo, al <strong>di</strong> sotto dei depositi Plio-Pleistocenici.<br />

Il contatto tra Piattaforma Apula e depositi <strong>di</strong> Avanfossa varia localmente in base all’assetto geologico. I<br />

se<strong>di</strong>menti più giovani appartenenti alla piattaforma Apula sono rappresentati da carbonati <strong>di</strong> acqua bassa <strong>di</strong><br />

età miocenica inferiore-me<strong>di</strong>o con intercalazioni <strong>di</strong> depositi clastici. I depositi più vecchi che sono a contatto<br />

i se<strong>di</strong>menti dell’Avanfossa Bradanica sono carbonati <strong>di</strong> acqua bassa <strong>di</strong> età Cretacica. In alcuni pozzi al tetto<br />

della piattaforma Apula sono presenti dei livelli <strong>di</strong> brecce che testimoniano dei locali eventi <strong>di</strong> emersione<br />

della piattaforma o un sollevamento regionale e <strong>di</strong> emersione della piattaforma durante il tardo Eocene-<br />

Oligocene.<br />

4.3.1.4 La piattaforma Apula<br />

La Piattaforma Apula, affiorante ad est della zona d’interesse, rappresenta la zona d'avampaese della catena<br />

Appenninica e nel contempo la più orientale delle piattaforme delineatesi a partire dal Triassico. In un<br />

contesto regionale, può essere considerata, una zona <strong>di</strong> avampaese intra-orogenico al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> due zone<br />

<strong>di</strong> subduzione: una immergente verso ovest, sotto gli Appennini, l’altra verso est al <strong>di</strong>sotto delle Dinari<strong>di</strong>.<br />

La storia tettonica della piattaforma è stata caratterizzata da <strong>di</strong>fferenti episo<strong>di</strong> a partire dal Triassico fino al<br />

Pliocene. Lungo il suo margine occidentale si sono accavallati, durante il Cenozoico, i domini tettonici <strong>di</strong><br />

avanfossa e catena precedentemente descritti. Litologicamente l’Avampaese Apulo risulta, in prevalenza,<br />

composto da una sequenza <strong>di</strong> carbonati in facies <strong>di</strong> piattaforma <strong>di</strong> età Mesozoica.<br />

Parte delle unità appartenenti alla Piattaforma Apula (Formazione <strong>di</strong> Altamura–Cretaceo superiore)<br />

affiorano nelle Murge pugliesi (Figura 4.15) pressoché indeformate e rappresentano l’avampaese della<br />

catena Appenninica. In queste aree le unità calcaree della piattaforma Apula possono ritrovarsi anche nel<br />

sottosuolo a profon<strong>di</strong>tà perfino elevate, raggiungendo gli oltre 6000 m. L’evoluzione stratigraficodeposizionale<br />

del dominio Apulo, dal Mesozoico al Miocene, può altresì essere sinteticamente sud<strong>di</strong>visa<br />

secondo due fasi principali: fase Mesozoica e Cenozoica.<br />

La fase Mesozoica è testimoniata a partire dalla porzione basale della piattaforma mai affiorante, ma nota<br />

solo grazie a dati <strong>di</strong> pozzo. Essa è costituita da anidriti e dolomie triassiche, su cui poggia una spessa<br />

successione, prevalentemente dolomitica (Giurassico-Cretaceo), tipica <strong>di</strong> facies <strong>di</strong> piattaforma carbonatica<br />

poco profonda. La scarsa variabilità verticale degli ambienti va attribuita ad un tasso <strong>di</strong> subsidenza<br />

relativamente costante e compensato dal tasso <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mentazione. Alla sommità della successione<br />

dolomitica si osserva la presenza <strong>di</strong> calcari <strong>di</strong> scogliera e <strong>di</strong> scarpata (limite Giurassico-Cretaceo), che<br />

registrano un generale approfon<strong>di</strong>mento della piattaforma.<br />

Si passa quin<strong>di</strong>, verso l’alto, a facies carbonatiche intertidali con livelli dolomitizzati e al cui interno sono<br />

presenti episo<strong>di</strong>che intercalazioni <strong>di</strong> calcari a Ru<strong>di</strong>ste, che si estendono fino alla parte alta del<br />

Cenomaniano. Queste facies, che possono essere osservate in affioramento nell’area delle Murge, in<strong>di</strong>cano<br />

una se<strong>di</strong>mentazione <strong>di</strong> piattaforma protetta, perio<strong>di</strong>camente invasa, con conseguente sviluppo <strong>di</strong> facies <strong>di</strong><br />

ambiente più aperto, costituite da biocostruzioni a Ru<strong>di</strong>ste.<br />

Al tetto della successione cenomaniana si rinviene un'estesa superficie <strong>di</strong> <strong>di</strong>scordanza stratigrafica che<br />

assume frequentemente caratteri <strong>di</strong> <strong>di</strong>scordanza angolare. La stessa superficie, oltre ad essere localmente<br />

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