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relazione di screening - Valutazioneambientale.Regione.Basilicata…

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Stratigrafia<br />

Istanza <strong>di</strong> permesso <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> idrocarburi denominata “La Capriola” Delta Energy ltd.<br />

La stratigrafia dell’Avanfossa Bradanica varia sia in termini <strong>di</strong> età sia in litologia spostandoci da NO a SE lungo<br />

gli assi principali della fossa. La base dell’Avanfossa poggia con <strong>di</strong>scordanza stratigrafica che frequentemente<br />

assume i caratteri <strong>di</strong> angular unconformity, sui calcari della piattaforma Apula. Questa superficie <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scordanza registra l’intensa erosione dei se<strong>di</strong>menti d’età cenomaniana e probabilmente turoniana,<br />

avvenuta prima della fine del Turoniano. Le unità erose sono state rise<strong>di</strong>mentate sotto forma <strong>di</strong> brecce<br />

carbonatiche nelle aree depresse a<strong>di</strong>acenti.<br />

Dati stratigrafici iniziano a partire dal Pliocene inferiore con unità caratterizzate dalla presenza della<br />

Globorotalia punticulata. Le successioni poggiano sopra una <strong>di</strong>scordanza <strong>di</strong> tipo stratigrafico che interessa la<br />

Piattaforma Apula. Lo spessore <strong>di</strong> questi se<strong>di</strong>menti decresce spostandosi dalla parte nord-occidentale del<br />

bacino verso quella sud-orientale. Il Pliocene inferiore è caratterizzato da se<strong>di</strong>menti fini intercalati da<br />

torbi<strong>di</strong>ti arenacee, mentre nella zona centrale e sud-orientale sono presenti se<strong>di</strong>menti marnosi con<br />

intercalazioni <strong>di</strong> calcareniti <strong>di</strong> ambiente poco profondo.<br />

Questi se<strong>di</strong>menti sono stati rinvenuti in alcuni pozzi perforati nella zona Bradanica e rappresentano<br />

l’intervallo stratigrafico più giovane delle rocce appartenenti al settore più esterno del thrust degli<br />

Appennini Meri<strong>di</strong>onali. Il ritrovamento dei suddetti se<strong>di</strong>menti in taluni pozzi, è stato <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza per delineare i rapporti tra i <strong>di</strong>versi domini tettonici degli Appennini Meri<strong>di</strong>onali. I dati<br />

provenienti dalle perforazioni, infatti, hanno messo in evidenza che i se<strong>di</strong>menti del Pliocene inferiore si<br />

trovano impilati al tetto della piattaforma Apula e ambedue sono stati interpretati come sovrascorse al <strong>di</strong><br />

sopra delle sequenze alloctone del Miocene.<br />

Nell’area Tempa Rossa-Val d’Agri, a più <strong>di</strong> 40 km dall’attuale posizione centrale dell’Avanfossa, l’intervallo<br />

pliocenico inferiore è definito da uno spesso deposito <strong>di</strong> marne e argille che costituiscono la copertura<br />

principale delle rocce serbatoio.<br />

La sequenza del Pliocene inferiore si è deposta durante le prime fasi dell’orogenesi degli Appennini<br />

Meri<strong>di</strong>onali. Nell’Avampaese degli Appennini Centrali, il Pliocene inferiore è testimoniato dalla presenza <strong>di</strong><br />

spessi depositi torbi<strong>di</strong>tici alternati a depositi emipelagici fini. L’Avanfossa Bradanica, in particolare nell’area<br />

nord-occidentale, è costituita da marne e argille emipelagiche con poca presenza <strong>di</strong> torbi<strong>di</strong>ti, probabilmente<br />

a causa della <strong>di</strong>stanza dalla fonte principale <strong>di</strong> apporto se<strong>di</strong>mentario torbi<strong>di</strong>tico.<br />

I se<strong>di</strong>menti del Pliocene me<strong>di</strong>o-superiore sono stati osservati in molti pozzi dell’area Bradanica in posizione<br />

autoctona. In alcuni pozzi nella parte occidentale, appaiono me<strong>di</strong>amente deformati dall’orogenesi<br />

Appenninica generando blande anticlinali il cui asse è orientato NO-SE. In generale, questi depositi sono<br />

rappresentati da marne e argilliti, deposte in ambiente emipelagico, con intervalli <strong>di</strong>scontinui <strong>di</strong> torbi<strong>di</strong>ti.<br />

L’evoluzione <strong>di</strong> questo sistema <strong>di</strong> torbi<strong>di</strong>ti può essere spiegato attraverso la variazione <strong>di</strong> apporto<br />

se<strong>di</strong>mentario in funzione del <strong>di</strong>verso tasso <strong>di</strong> subsidenza.<br />

AI <strong>di</strong> sopra delle unità plioceniche non si registrano variazioni nell’ambiente deposizionale e i depositi<br />

pleistocenici sono caratterizzati nuovamente da alternanze <strong>di</strong> emipelagiti e torbi<strong>di</strong>ti. Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> terreno<br />

suggeriscono una migrazione del depocentro dell’Avanfossa verso est e un massimo tasso <strong>di</strong> subsidenza in<br />

corrispondenza nella parte centrale e meri<strong>di</strong>onale della depressione. Nella parte nord-occidentale della<br />

fossa, la sequenza pleistocenica, può raggiungere i 600 m ed è costituita da marne e argilliti, mentre nella<br />

parte meri<strong>di</strong>onale si raggiungono spesso i 1000 m <strong>di</strong> spessore. In quest’area si osserva lo sviluppo <strong>di</strong> spesse<br />

sequenze <strong>di</strong> corpi torbi<strong>di</strong>tici; gli intervalli sabbiosi mostrano una limitata estensione e possono essere<br />

correlati solo su piccole <strong>di</strong>stanze.<br />

L’attuale situazione deposizionale è frutto del veloce tasso <strong>di</strong> risalita della catena in quest’area, la quale<br />

risulta essere anche la sorgente principale dell’apporto se<strong>di</strong>mentario nel bacino. Le deformazioni che hanno<br />

interessato la fossa non hanno permesso la <strong>di</strong>spersione delle correnti <strong>di</strong> torbida e l’elevato accumulo <strong>di</strong><br />

se<strong>di</strong>menti conferma l’alto tasso <strong>di</strong> subsidenza dell’area e anche l’abbondante apporto se<strong>di</strong>mentario.<br />

Allontanandoci dall’area depocentrale la deposizione è caratterizzata da emipelagiti fini e da torbi<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>stali.<br />

Nel complesso la sequenza tipica mostra nella parte inferiore la presenza <strong>di</strong> sequenze torbi<strong>di</strong>tiche<br />

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