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ERCORSI 2 Numero - I<br />

Magazine di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie Anno<br />

Colombo<br />

Torna a scoprire l’America<br />

Padri e padrini a New York<br />

Don Ciotti e il Procuratore Grasso<br />

nella Grande Mela<br />

Dossier Caritas 2009<br />

Presentato il resoconto emigrazione<br />

Stile italiano d’autore<br />

Storia della moda italiana<br />

nel mondo<br />

Novembre 2009 - Febbrario 2010


DATE:<br />

2009-2010<br />

www.laga.es<br />

COLLECTION<br />

AUTUMN<br />

WINTER


DATE:<br />

2009-2010<br />

www.laga.es<br />

COLLECTION<br />

AUTUMN<br />

WINTER


PERCORSI<br />

WITZ<br />

Ad un uomo pio, dopo la morte, vengono aperte le porte<br />

del Paradiso. Dopo un po’ di tempo, l’uomo si interroga con<br />

curiosità sulla vita all’inferno e chiede il permesso di scendere<br />

giù a dare un’occhiatina.<br />

Gli viene concesso per due settimane e l’uomo va.<br />

Lì trova feste, bagordi, un ambiente vivace e stimolante.<br />

Entusiasta del suo soggiorno, chiede di potersi trasferire<br />

definitivamente e ancora una volta viene accontentato.<br />

Al suo ritorno, però, lo scenario è completamente cambiato:<br />

urla, lamenti in<strong>qui</strong>etanti, pentoloni fumanti, forconi minacciosi.<br />

Sbigottito, l’uomo domanda al diavolo: «Che ne è delle<br />

feste, dei bagordi, di tutto quello che ho visto nelle mie due<br />

settimane <strong>qui</strong>?».<br />

E il diavolo, sorridendo con malizia, risponde: «Eh, amico mio...<br />

una cosa è il turismo e un’altra l’emigrazione»...


Viale Regione Siciliana, 7277<br />

Via XX settembre, 27<br />

Palermo<br />

tel. 0916881903<br />

TUTTI I GIORNI<br />

ORARIO CONTINUATO<br />

10.00 - 20.00


www.soluzioni-srl.it


Quadrimestrale di cultura, turismo, lavoro e politiche migratorie<br />

Registrazione Tribunale di Palermo<br />

numero 1153 del 20/03/2009<br />

Edito da A.N.F.E.<br />

<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Famiglie</strong> <strong>Emigrati</strong><br />

Delegazione Regionale Sicilia<br />

Presidente nazionale<br />

Learco Saporito<br />

Vicepresidente nazionale e Delegato regionale Sicilia<br />

Paolo Genco<br />

Anno I - numero 2<br />

Novembre - Febbraio 2009<br />

Direttore responsabile<br />

Antonella Caradonna<br />

acaradonna@anfe.it<br />

Redazione<br />

Caporedattore: Alessia Franco<br />

Redazione di Palermo: Marco Scapagnini , Walter Viviano<br />

Da Buenos Aires: Dante Ruscica<br />

redazione.percorsi@anfe.it<br />

Hanno collaborato<br />

Gaia Ballo, Marina Cacioppo, Attilio Carapezza, Giuseppe Cassarà,<br />

Giovanna Cirino, Salvatore Ferlita, Simona Gazziano, Carla Incorvaia,<br />

Alessia Licata, Umberto Lucentini, Paola Pottino, Dante Ruscica<br />

Fotografie<br />

Vito Catalano, AAVV (foto di stock)<br />

Stampa<br />

Officine Grafiche Riunite Cosentino & Pezzino - Palermo<br />

Traduzioni<br />

Annick Lejan, Denis Gailor, Miguel Angel Marcos Martin<br />

Ufficio marketing e pubblicità<br />

Responsabile: Rossella Catalano<br />

rocatalano@anfe.it marketing.percorsi@anfe.it<br />

Coordinamento generale, direzione artistica<br />

e redazione grafica<br />

Direzione Comunicazione e Immagine<br />

A.N.F.E. Delegazione Regionale Sicilia<br />

Redazione e uffici<br />

Centro di Coordinamento Delegazione Regionale<br />

A.N.F.E. Sicilia - via della Ferrovia, 54 - 90146 Palermo<br />

Tel. +39.091.6710267 Fax +39.091.6716972<br />

www.sicilia.anfe.it<br />

In questo<br />

numero<br />

16<br />

E Colombo scoprì il nuovo<br />

mondo<br />

18<br />

Dalla parte dei buoni<br />

di Umberto Lucentini<br />

23<br />

Joe Petrosino<br />

da capo della “Squad”<br />

a eroe della narrativa<br />

popolare italoamericana<br />

di Marina Cacioppo<br />

26<br />

Resoconto noir<br />

di Carla Incorvaia<br />

30<br />

Thanksgiving day<br />

Un mito problematico<br />

di Attilio Carapezza<br />

34<br />

I numeri dell’emigrazione<br />

di Paola Pottino<br />

36<br />

Uomini in prima linea<br />

di Paola Pottino<br />

39<br />

I punti dell’intervento<br />

del Presidente della<br />

Camera Gianfranco Fini<br />

sulla questione<br />

dell’emigrazione in Italia


40<br />

Sospensione di giudizio<br />

di Paola Pottino<br />

42<br />

Ritorno in Italia<br />

di Carla Incorvaia<br />

45<br />

Le più belle del reame<br />

parlano italiano<br />

di Alessia Licata<br />

48<br />

Dietro le <strong>qui</strong>nte della moda<br />

più ammirata di tutti i tempi<br />

di Alessia Licata<br />

52<br />

Priorità strategica per il<br />

turismo mediterraneo:<br />

destagionalizzare<br />

di Giuseppe Cassarà<br />

56<br />

A Lampedusa in fuga<br />

verso la libertà<br />

58<br />

Cultura marinara: Uno dei<br />

più grandi tesori della Sicilia<br />

di Giovanna Cirino<br />

59<br />

L’istituzione entra in campo<br />

a tutela di una delle attività<br />

primarie della Sicilia<br />

65<br />

Il grande successo<br />

della dieta mediterranea<br />

di Gaia Ballo<br />

66<br />

L’industria ittica in Sicilia<br />

non fa il... pesce in barile<br />

68<br />

Palermo A/R<br />

Appuntamenti<br />

di Simona Gazziano<br />

72<br />

Palermo A/R<br />

Emigranti sull’altare della pace<br />

di Giovanna Cirino<br />

75<br />

Palermo A/R<br />

Arte italiana a Berlino<br />

di Simona Gazziano<br />

76<br />

Palermo A/R<br />

Si aprano le danze<br />

a tempo di vino<br />

di Simona Gazziano<br />

78<br />

Palermo A/R<br />

La Sicilia va incontro<br />

ai suoi figli della diaspora<br />

di Salvatore Ferlita<br />

85<br />

Racconto<br />

Primo Natale argentino<br />

Primera Nochebuena<br />

argentina<br />

di Dante Ruscica<br />

88<br />

Percorsi Worldwide


“Generalmente sono di piccola statura e di pelle<br />

scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano<br />

perché tengono lo stesso vestito per molte<br />

settimane.<br />

Si costruiscono baracche di legno ed alluminio<br />

nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni<br />

agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro<br />

affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si<br />

presentano di solito in due e cercano una stanza<br />

con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano<br />

quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi<br />

incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.<br />

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere<br />

l’elemosina, ma sovente, davanti alle chiese, donne<br />

vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani<br />

invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.<br />

PERCORSI<br />

Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono<br />

assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al<br />

furto e, se ostacolati, violenti.<br />

Le nostre donne li evitano non solo perché poco<br />

attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce<br />

di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade<br />

periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I<br />

nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi<br />

alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo<br />

selezionare tra coloro che entrano nel nostro<br />

Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di<br />

espedienti o, addirittura, di attività criminali (…). Vi<br />

invito a controllare i documenti di provenienza e a<br />

rimpatriare i più. La nostra sicurezza dev’essere la<br />

nostra prima preoccupazione”.<br />

Relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso Americano<br />

sugli italiani negli Stati Uniti, stilata nell’ottobre 1912.


NEW<br />

YORK<br />

PERCORSI 16<br />

Celebrazioni del Columbus Day<br />

Il Sindaco di New York, Bloomberg alla Parata del Columbus Day (Ph. Vito Catalano)<br />

E Colombo scoprì<br />

il nuovo mondo<br />

B<br />

andiere, musica, majorette, carri e<br />

una splendida atmosfera festosa si<br />

respira ogni anno per le strade di<br />

New York durante la commemorazione<br />

dello sbarco di Colombo nel<br />

Nuovo Mondo. Anche quest’anno, la tradizione e la<br />

passione tutta italo-americana non ha tradito le attese,<br />

riconfermandosi sempre come la più sentita delle<br />

feste italiane nel mondo.<br />

Le prime celebrazioni del Columbus Day si tennero nel<br />

lontano 12 ottobre 1929, quando Generoso Pope guidò<br />

la parata da East Harem fino a Columbus Circle.<br />

Da quel giorno i festeggiamenti si fecero sempre più<br />

imponenti tanto che il presidente Roosevelt, nel 1937,


Ph. Vito Catalano<br />

Celebrazioni del Columbus Day NEW<br />

YORK<br />

gli attribuì il valore di festa nazionale. La parata, oltre a<br />

rendere omaggio a Cristoforo Colombo, è soprattutto un<br />

modo per affermare l’orgoglio e il contributo degli italo-<br />

americani agli Stati Uniti d’America.<br />

L’edizione 2009 si è aperta, come ogni anno, di primo<br />

mattino con la celebrazione di una Santa Messa nella Cat-<br />

tedrale di St. Patrick ed è continuata con l’ormai celebre<br />

parata sulla Quinta Strada.<br />

Ad entrambi gli avvenimenti ha partecipato, insieme a mi-<br />

gliaia di rappresentanti di istituzioni e società civile, il mini-<br />

stro della Difesa Ignazio La Russa, il quale ha polemizzato<br />

con il Wall Street Journal, responsabile di aver pubblicato<br />

un lungo articolo in cui denunciava il progressivo declino<br />

della festività del Columbus Day. Secondo il ministro non<br />

sussiste il rischio che le celebrazioni possano scomparire<br />

ed ha espresso l’esigenza di qualcosa di nuovo, pur nel ri-<br />

spetto della tradizione. Al riguardo ha auspicato un rilancio<br />

dello studio della lingua italiana negli Stati Uniti, per far co-<br />

noscere meglio tradizioni e cultura del nostro Paese.<br />

Il 517° anniversario della scoperta dell’America, que-<br />

st’anno coincideva anche con il centenario della morte<br />

di Joe Petrosino, ucciso dalla mafia a Palermo nel marzo<br />

del 1909.<br />

A tal proposito l’<strong>ANFE</strong>, rappresentata dal presidente nazio-<br />

nale Learco Saporito e dal responsabile delle Politiche Mi-<br />

gratorie, Gaetano Calà, ha organizzato per il 15 ottobre un<br />

convegno dal titolo “Joe Petrosino: la nuova Sicilia a cento<br />

anni dalla sua morte”, alla presenza di illustri relatori del<br />

calibro del Procuratore Pietro Grasso, di Don Ciotti, che ha<br />

presentato l’<strong>Associazione</strong> “Libera” famosa per il riutilizzo<br />

nella società civile dei beni confiscati alla mafia, di Marcello<br />

Saija, professore dell’università di Messina e storico delle<br />

migrazioni. Inoltre, Roy Paci & Aretuska insieme ai Sun, si<br />

sono esibiti in due “Concerti per la legalità”, uno a Brooklyn<br />

e l’altro nel New Jersey ed è stato presentato – presso l’Isti-<br />

tuto Italiano di Cultura – il libro “Per Non morire di mafia”<br />

scritto da Pietro Grasso con Alberto La Volpe.<br />

17<br />

PERCORSI


NEW<br />

YORK<br />

PERCORSI 18<br />

Omaggio a Petrosino<br />

Dalla parte dei<br />

buoni<br />

Nell’ambito delle Celebrazioni Colombiane<br />

è stata ricordata la figura di Joe Petrosino,<br />

morto un secolo fa in nome della giustizia<br />

di Umberto Lucentini<br />

N<br />

ew York. Nella piazzetta del parco<br />

intestato a Joe Petrosino tre lingue<br />

si intrecciano tra di loro: c’è chi parla<br />

inglese, chi italiano, chi il tipico<br />

italo-americano che racconta le origini<br />

lontane di tanti emigrati approdati anni fa in Usa.<br />

A Manhattan, nel cuore di New York, ai confini di Little<br />

Italy c’è chi, come Joseph E. Petrosino, è nato e cresciuto<br />

da queste parti ma ha una parte di cuore che batte in<br />

Italia. Questo signore elegante, il ciuffo appena bianco,<br />

gli occhiali dorati, è uno dei tanti pro-nipoti di Joe Petrosino,<br />

il mitico luogotenente della polizia di New York<br />

ucciso dalla “mano nera” a Palermo nel 1909.<br />

Joseph E. Petrosino, è martedì 13 ottobre, racconta così<br />

una parte della sua vita davanti agli ospiti americani,<br />

italo-americani ed italiani arrivati nell’area verde tra<br />

Lafayette, Spring Streets e Cleveland Place per l’intitolazione<br />

del parco all’antenato illustre, il “Lieutenant<br />

Petrosino (1860-1909)”: «Sono orgoglioso di essere<br />

nipote di un grande poliziotto che è l’eredità migliore<br />

che l’Italia potesse lasciarci. Qui negli Usa ci sono investigatori,<br />

vigili del fuoco, medici e cittadini comuni che,<br />

da New York a Chicago, dalla Florida a San Francisco,


Omaggio a Petrosino NEW<br />

YORK<br />

onorano la migliore storia d’Italia». Francesco Maria<br />

Talò, console italiano a New York, non perde l’occasione<br />

per un importante gioco di parole: «Lunedì è stato celebrato<br />

il Columbus Day, ma posso dire che ogni giorno è<br />

un giorno in cui si ricorda il forte legame tra l’Italia e gli<br />

Usa. Oggi si celebrano tre P: Petrosino, Padula e Palermo.<br />

Petrosino è Joe, il poliziotto italo-americano nato a<br />

Padula e ucciso a Palermo, terra d’origine di investigatori<br />

e magistrati anti-mafia. Dietro la figura di Petrosino<br />

c’è la storia di tanti italiani, emigrati e non, che sono una<br />

risorsa per molti americani. Hanno lavorato con successo<br />

contro il crimine molti italiani come Piero Grasso,<br />

a capo della Procura nazionale antimafia, e il capo<br />

del Police Department di New York, George Grasso, un<br />

americano con radici italiane, oggi uno accanto all’altro.<br />

Così mi vengono in mente i tanti poliziotti, carabinieri,<br />

soldati delle forze armate italiane impegnate in Iraq e in<br />

altri luoghi dove c’è tanto lavoro da fare».<br />

Joseph E. Petrosino è un magistrato, e scandisce bene le<br />

parole quando dice: «Oggi nei posti chiave di uffici della<br />

giustizia e della polizia ci sono donne e uomini italoamericani.<br />

E tutti abbiamo la stessa volontà: fermare<br />

chi discredita e disonora la storia degli italiani, chi con<br />

il suo comportamento offende il simbolo per tutti gli<br />

italo-americani onesti, Joe Petrosino. Oggi combattere<br />

il crimine e il terrorismo è un dovere lasciato da uomini<br />

come Joe Petrosino». Ecco, forse è tutto <strong>qui</strong>, nelle parole<br />

del giudice Joseph E. Petrosino, il senso del nuovo<br />

legame tra le due sponde dell’oceano raccontato dalle<br />

manifestazioni per la settimana della legalità. Queste<br />

parole riassumono il concetto che l’<strong>ANFE</strong>, in collaborazione<br />

con il Consolato Generale d’Italia a New York, ha<br />

sviluppato nel convegno intitolato “Tributo a Joe Petrosino:<br />

la nuova Sicilia a 100 anni dalla sua morte”, svoltosi<br />

al prestigioso John Jay College di Manhattan, famoso in<br />

tutti gli Stati Uniti per i suoi studi in criminologia.<br />

Fra gli intervenuti, Piero Grasso, nato e cresciuto in Sicilia<br />

– dove ha lavorato e rischiato in prima persona per<br />

fermare altri criminali – oggi è a capo della Direzione<br />

nazionale antimafia e, a New York, ha già solidi rapporti<br />

con colleghi e con poliziotti in prima linea contro i clan.<br />

continua a pagina 20<br />

19<br />

PERCORSI


P«I<br />

l<br />

Gruppo Abele muove i primi passi<br />

nel 1965 a Torino e da lì si diffonde<br />

a livello nazionale facendo giungere<br />

a maturazione tutto ciò in cui “noi” avevamo<br />

sempre creduto. Il rapporto tra pubblico<br />

e privato, tra istituzioni e cittadini era cominciato già nei primi<br />

anni ‘80 con CNCA (un’associazione di comunità impegnate ad<br />

aiutare i tossicodipendenti), poi con LILA, quando arriva il momento<br />

di affrontare l’epidemia di AIDS, e infine con “Libera” a<br />

metà degli anni ‘90.<br />

Perché essere coinvolti? Perché è la libertà stessa che ci permette<br />

di chiedere perché. Non si può essere liberi da soli, si è<br />

liberi insieme agli altri in uno sforzo collettivo. Ovviamente,<br />

nella mia vita certi luoghi e certe persone hanno avuto un ruolo<br />

decisivo in questa scelta. Io sono stato abbastanza fortunato<br />

da avere genitori che si amavano moltissimo e che amavano<br />

moltissimo me e le mie sorelle, amici con cui ho condiviso molte<br />

esperienze di vita, le gioie ed i tempi difficili, e con cui ho<br />

imparato ad ascoltare ed apprezzare il valore dei rapporti.<br />

Chiaramente la fede è stata fondamentale nella mia vita, un<br />

dono prezioso derivante dall’incontro con persone quali il cardinale<br />

di Torino, Michele Pellegrino.<br />

Quando fui ordinato sacerdote nel 1972, Pellegrino, che si faceva<br />

chiamare semplicemente “Padre,” mi indicò “la strada”,<br />

la mia parrocchia, con un avvertimento: “Segui la strada per<br />

imparare, non per insegnare”. La strada, con le sue facce e le sue<br />

storie, le sue lotte e le sue vulnerabilità, le sue necessità e le sue<br />

speranze, è rimasta il mio punto di riferimento, una bussola di<br />

fede che cerca di unire i cieli e la terra, di riconoscere la figura di<br />

Gesù nelle molte facce della fragilità umana.<br />

Sono un prete, la mia vita è Cristo, il Vangelo, la proclamazione<br />

della sua Parola. Cercare Dio significa incontrare le persone,<br />

ma, allo stesso tempo, le mie esperienze mi permettono di<br />

affermare che si può cercare l’uomo per trovare Dio. Parlo di<br />

“cercare” perché Dio non è qualcosa che si possa ottenere automaticamente,<br />

Dio è la meta, l’obiettivo: mi mette alla prova<br />

ogni giorno nella scoperta dell’articolazione concreta della vita<br />

e nelle sue scelte.<br />

Temo chi ha capito tutto e sa tutto. Il capitolo 22 del Vangelo<br />

secondo Matteo racconta di certe persone che chiedono a<br />

Durante le Celebrazioni Colombiane, dello scorso ottobre<br />

a New York, il Calandra Institute, nella persona del professor Antony<br />

Julian Tamburri, ha organizzato presso la sede del suo House Organ<br />

I-Italy un incontro-dibattito sul tema della mafia, al quale hanno<br />

partecipato il Procuratore <strong>Nazionale</strong> Antimafia Pietro Grasso,<br />

Don Ciotti, fondatore di “Libera” e altre associazioni che combattono<br />

la mafia, Francesco Bertolino, il Direttore delle Politiche migratorie<br />

Anfe Gaetano Calà ed alcuni giornalisti. Riportiamo di seguito alcuni<br />

stralci delle testimonianze di Don Ciotti e del Procuratore Grasso.<br />

Gesù se sia lecito o no pagare le tasse a Cesare. In realtà loro<br />

non vogliono incontrarlo o parlargli, ma solo fargli una domanda<br />

trabocchetto.<br />

Gesù però non permette a nessuno di prendersi gioco di Lui e,<br />

riconosciuta la loro cattiveria, dice che l’immagine e l’iscrizione<br />

sulle monete siano restituite al giusto proprietario. Ma se è<br />

chiaro il detto, “Da’ a Cesare ciò che è di Cesare”, cosa vuol dire<br />

“Da’ a Dio ciò che è di Dio”? Qual è l’immagine di Dio? Come si<br />

legge nella Genesi l’uomo fu creato ad immagine e somiglianza<br />

di Dio, dunque come è nostro dovere restituire il denaro a<br />

Cesare, lo è restituire a Dio l’uomo, la Sua creazione.<br />

Ecco il problema: non possiamo restituire a Dio mezze persone,<br />

persone disperate, persone esaurite, asservite dalla povertà,<br />

dalla solitudine, dall’emarginazione. Dobbiamo restituire a<br />

Dio persone integre e libere. Questa è la grande sfida che sento<br />

come cristiano: creare le condizioni perché tutti siano liberi. E<br />

non sto pensando solamente alle persone che sono rifiutate,<br />

sfruttate, schiacciate, ma anche a quelle che sono povere dentro.<br />

Nella nostra società ci sono forme di povertà immateriale<br />

che stanno minando alla base il corpo sociale: l’indifferenza, la<br />

rassegnazione, la corsa al potere, il successo, il denaro. I poveri<br />

sono anche quelli che hanno perso il senso della vita sebbene<br />

abbiano la possibilità di vivere comodamente su questa terra.<br />

Qualsiasi cambiamento richiede uno sforzo, e porta con sé resistenza,<br />

pregiudizio ed egoismo.<br />

Una volta il giudice Caponnetto disse “la mafia teme soprattutto<br />

la scuola della giustizia, poichè l’istruzione taglia l’erba sotto i<br />

piedi della cultura mafiosa”.<br />

“Libera” è attiva nelle scuole in tutta l’Italia, promovendo l’educazione<br />

e formando i giovani.<br />

La sua missione però è anche quella di amministrare i beni che<br />

un tempo appartenevano alle cosche mafiose e gestire le cooperative<br />

riunite nel consorzio “Libera Terra”. La nostra associazione<br />

offre lavori veri e possibilità di vita a molti giovani, dimostrando<br />

così che è possibile cambiare e cercare di sradicare la<br />

rassegnazione ed il fatalismo che sono le basi su cui si fonda il<br />

potere della mafia.<br />

In Sicilia, ma anche in altre parti del Sud, ci sono situazioni e<br />

possibilità che fino a 15 o 20 anni fa erano inimmaginabili. Ci<br />

sono molte persone che, come Peppino Impastato, hanno rida-


NEW YORK<br />

to speranza e hanno trovato altre persone disposte a riunirsi e<br />

a continuare il suo cammino. Associare la mafia solamente alla<br />

Sicilia sarebbe però un grave errore, certamente da noi c’è un<br />

maggior numero di segni dell’oppressione mafiosa, ma le organizzazioni<br />

criminali non operano più a livello locale o nazionale<br />

ma piuttosto a livello internazionale, un ambito strettamente<br />

collegato alle dinamiche di globalizzazione economica e finanziaria,<br />

all’espansione ed alla deregolamentazione dei mercati.<br />

“Libera” è nata dalla nostra esperienza con FLARE (Libertà, Legalità,<br />

e Diritti in Europa), una rete di associazioni cui aderiscono<br />

attualmente oltre trenta Paesi. Nel documento preparato<br />

per la Conferenza dei Vescovi Italiani del 1991 su l’Educazione<br />

alla Legalità si legge: “Un cristiano non può contentarsi di dichiarare<br />

l’ideale e di affermare principi generici. Invece, deve entrare<br />

nella storia e trattarla nella sua complessità, promovendo i valori<br />

evangelici ed umani della libertà e della giustizia”. La condanna<br />

alla mafia da parte di Papa Giovanni Paolo II, che chiama la mafia<br />

“una civiltà di morte” rimane una pagina straordinaria della<br />

storia, che certamente ha scosso la coscienza del pubblico e<br />

segnato una svolta all’interno della Chiesa».<br />

Don Ciotti<br />

«I<br />

l libro “Per non morire di mafia” nasce<br />

da un’esigenza, che ho sentito<br />

imperiosa, di raccontare la mia vita<br />

professionale nella lotta contro la mafia. Nel<br />

libro si affronta non soltanto il fenomeno di<br />

Cosa nostra siciliana, che è la mafia in senso tradizionale, ma<br />

anche le altre organizzazioni di tipo mafioso come la Ndrangheta<br />

calabrese, la Camorra napoletana, fino alle nuove mafie,<br />

russa, colombiana, nigeriana, albanese, cinese, che vengono<br />

fuori dall’Osservatorio Globale, della Procura <strong>Nazionale</strong> Antimafia.<br />

Per descrivere questi fenomeni di organizzazione criminale<br />

non si possono usare degli stereotipi validi per tutti, tuttavia il<br />

denominatore comune è il fatto che tutte usano l’intimidazione,<br />

la violenza, le enormi quantità di danaro che accumulano<br />

per corrompere le istituzioni e infiltrarsi nella società al fine<br />

di ottenere il massimo dei profitti. Le organizzazioni mafiose<br />

tradizionali, come la Mafia la Ndrangheta, la Camorra, soprattutto<br />

quella che fa capo ai Casalesi, hanno la caratteristica di<br />

gestire il potere assieme alle Istituzioni Pubbliche, alle amministrazioni<br />

locali e attraverso esse stringere agganci a livello<br />

nazionale. Questo scambio di attività, soprattutto in periodo<br />

pre-elettorale, fra organizzazioni mafiose e candidati costituisce<br />

la base sulla quale si costruisce il rapporto di dare ed avere<br />

in un legame di reazioni che darà vita ad una nuova società che<br />

nel libro definisco “borghesia mafiosa”.<br />

In questa società, in cui la mafia è parte organica, ci sono<br />

commercialisti, tributaristi, professionisti, ingegneri, tecnici<br />

e <strong>qui</strong>ndi anche amministratori pubblici, politici, imprenditori,<br />

che organizzano tutta una serie di attività funzionali al rag-<br />

giungimento dei fini di un sistema di potere che è un sistema<br />

mafioso. Il pericolo delle società moderne è quello del contagio<br />

anche in posti ed in società dove non c’è la presenza fattiva<br />

della mafia. La mafia è un fenomeno strutturale, nel senso che<br />

entra nella struttura della società, dunque non si può pensare<br />

di combatterla solo come reazione ad un’emergenza, bisogna<br />

che ci sia l’impegno sistematico delle Istituzioni, della società<br />

civile, dei partiti, della magistratura, della polizia, per potere<br />

risolvere una volta per tutte questo problema. Ho detto tante<br />

volte che in una democrazia, la libertà si misura dalla capacità<br />

che hanno i magistrati di essere autonomi e indipendenti, e che<br />

ha la stampa di esprimere opinioni anche contrarie alla linea di<br />

governo vigente.<br />

Finchè non ci sarà una stampa libera e una magistratura autonoma<br />

non ci sarà libertà dalla mafia.<br />

In Italia sono state adottate delle strategie di contrasto alla<br />

mafia molto ampie che, alla repressione da parte della Polizia,<br />

hanno affiancato una serie di misure volte a riac<strong>qui</strong>stare<br />

il consenso della gente che la mafia in questi anni ha cercato<br />

di catturare. L’operazione che prevede l’assegnazione dei beni<br />

confiscati ai mafiosi alle associazioni che rimettono sul mercato<br />

produzione e lavoro, non fa che restituire alla società civile<br />

ciò che la mafia gli aveva sottratto. La guerra certo non è<br />

vinta, ma, confortati dai dati statistici, possiamo certamente<br />

affermare di aver vinto parecchie battaglie. L’aiuto delle Istituzioni<br />

resta fondamentale; non si può, ad esempio, pensare di<br />

diffondere la cultura dell’antimafia nei confronti di persone che<br />

hanno il problema della sopravvivenza, della sussistenza della<br />

propria famiglia.<br />

La mafia è inscindibilmente connessa a problemi di devianza<br />

sociale e <strong>qui</strong>ndi è indispensabile creare le precondizioni per riuscire<br />

a risolvere il problema. A mio avviso la repressione è un<br />

volano che fa partire una serie di reazioni a catena che evitano<br />

il male peggiore: l’indifferenza della gente, la rassegnazione, il<br />

fatto di calare la testa e privarsi della propria libertà nelle cose<br />

più elementari. Ogni tanto mi sento una Cassandra, perché<br />

prevedo chiaramente quello che succederà, ma, come Cassandra,<br />

sono spesso condannato a non essere creduto.<br />

Io però vorrei lanciare tanti messaggi di speranza e di ottimismo<br />

che trovano fondamento in tutte le associazioni contro la<br />

Mafia raccolte da Libera, dalla Fondazione Falcone, dalla Fondazione<br />

Caponnetto che coinvolgono una serie di soggetti che<br />

si attivano per una solidarietà nei confronti della Magistratura<br />

e della Polizia o anche semplicemente di coloro che hanno bisogno<br />

di assistenza. C’è un episodio che mi ha molto colpito.<br />

È la storia di una donna, arrestata col marito per reati mafiosi,<br />

che è stata convinta a collaborare dalle proprie figlie che studiavano<br />

cultura della legalità nella scuola di un piccolo paesino<br />

della Sicilia. Questa speranza che la scuola formi i giovani a<br />

diventare presto la nuova classe dirigente che finalmente cambierà<br />

la nostra terra è la pietra da cui ricominciare».<br />

Pietro Grasso


continua da<br />

pagina 17<br />

NEW<br />

YORK<br />

PERCORSI 22<br />

Omaggio a Petrosino<br />

Dice il “superprocuratore” antimafia Grasso: «In questi<br />

anni sono stati fatti tanti passi avanti nella speranza di<br />

cambiare le cose e sconfiggere Cosa nostra. E oggi che<br />

si parla di patti tra pezzi dello Stato e mafia dico che<br />

bisogna cercare a tutti i costi la verità. Se patti ci sono<br />

stati in passato, in particolare per delitti eccellenti come<br />

quello di Piersanti Mattarella e Pio La Torre o di Carlo<br />

Alberto Dalla Chiesa, fino a Giovanni Falcone e Paolo<br />

Borsellino, bisogna essere pronti ad accettare le nuove<br />

verità che dovessero emergere dalle indagini. E i fatti e<br />

le indagini dicono che la criminalità organizzata spesso<br />

è stata il braccio armato di altri interessi».<br />

Il passaggio del testimone, del filo del racconto che unisce<br />

il capo della Superprocura antimafia e il capo del<br />

NYPD, arriva con una battuta: “Due Grasso, una sola<br />

legge...”.<br />

Così George Grasso si racconta: «Ho cominciato a lavorare<br />

nel Dipartimento della polizia di New York a 30 anni,<br />

nel ’78 sono diventato detective e in tutti quegli anni ho<br />

seguito l’evoluzione della criminalità organizzata a New<br />

York. Oggi posso dire che l’esperienza del passato mi fa<br />

sperare: potremo vincere questa battaglia. Il congresso<br />

Usa ha approvato una legge per centrare questo obiettivo:<br />

prevede norme per smantellare il racket delle estorsioni<br />

e un programma di protezione per i collaboratori<br />

di giustizia. La legge, infatti, deve restare un faro anche<br />

davanti ai peggiori criminali. La criminalità organizzata<br />

negli Usa è sempre più un’impresa. Prima del 1970 era<br />

difficile provare la colpevolezza dei boss, dopo questa<br />

data, con le prime nuove leggi approvate, abbiamo<br />

usato le indagini sui traffici di droga, sullo sfruttamento<br />

della prostituzione, sul gioco d’azzardo, per colpire le<br />

aziende della mafia. John Gotti era a capo di un’impresa<br />

che fatturava milioni di dollari, e noi abbiamo trovato i<br />

rami della sua azienda: il risultato è che Gotti è morto di<br />

cancro in carcere. La polizia di New York ha creato dei<br />

gruppi di lavoro congiunti contro mafia e terrorismo.<br />

Oggi la criminalità organizzata italiana, russa e messicana<br />

è trattata come Al Qaeda: è chiaro che non si può<br />

proteggere New York fermandosi solo nei confini dei<br />

municipi, perché chi ha fatto crollare le Twin Towers ha<br />

cominciato la sua attività criminale fuori da New York.<br />

Ecco perché le nostre forze di polizia lavorano con i poliziotti<br />

di altri stati per fermare i clan. L’anno scorso una<br />

grossa inchiesta su un traffico di droga tra Messico, Italia<br />

e Usa è stata portata a termine grazie a questa partnership.<br />

Certo, ci sono differenze tra di noi: in Italia c’è<br />

una triste storia di persone oneste assassinate da Cosa<br />

nostra. Qui a New York, no: la criminalità organizzata capisce<br />

che se uccide un poliziotto o un magistrato firma il<br />

suo suicidio. E anche se la mafia <strong>qui</strong> continua ad esistere<br />

siamo sulla buona strada per sconfiggerla perché utilizziamo<br />

una task force che ha il contributo delle procure<br />

distrettuali e di quelle italiane».<br />

Fra i relatori del convegno c’è anche Don Ciotti che racconta<br />

il fenomeno “Libera”, le centinaia di associazioni<br />

antimafia che in Italia si sono collegate tra loro e organizzano<br />

dibattiti, gestiscono beni confiscati ai boss, assistono<br />

i tanti testimoni di giustizia spesso lasciati soli. E<br />

sintetizza: «Oggi c’è bisogno di una società responsabile,<br />

di tutti i cittadini che concretamente si occupino del problema<br />

con i fatti: tutti a parole si dicono contro la mafia,<br />

ma la prima mafia da combattere è diventata quella della<br />

parola. Sono tre le direttive su cui muoversi per non<br />

vanificare l’impegno di chi ha perso la vita per tutti noi.<br />

Primo: la formazione, nelle scuole e nelle università, la<br />

conoscenza del fenomeno. Secondo: impegnarsi di più<br />

tutti, fare il proprio dovere in prima persona. Terzo: dare<br />

lavoro ai disoccupati, anche attraverso la gestione dei<br />

beni confiscati».<br />

E una coppola in regalo, finita sulla testa dei due Grasso<br />

e di don Ciotti, è un segnale forte: un pezzo di tradizione<br />

scippata come simbolo da Cosa nostra può tornare alle<br />

sue origini. Anche partendo da New York.


Petrosino nella letteratura NEW<br />

YORK<br />

Joe Petrosino<br />

da capo della “Squad”<br />

a eroe della narrativa<br />

popolare italoamericana<br />

di Marina Cacioppo<br />

L<br />

ieutenant Joe Petrosino, comandante<br />

dell’Italian Squad della Polizia di New<br />

York, 700 arresti solo nel 1904, non era<br />

uno qualunque, altrimenti non sarebbe<br />

mai diventato un personaggio leggendario<br />

prima ancora di essere ucciso. Lo sapevano bene i<br />

lettori del Progresso Italoamericano e persino quelli del<br />

New York Times che leggevano nelle pagine di cronaca<br />

della sua indefessa lotta alla Mano Nera, ma lo sapevano<br />

soprattutto i lettori della Follia di New York e del Corriere<br />

d’America che se lo ritrovavano come personaggio nelle<br />

pagine dei romanzi dei celebri Bernardino Ciambelli e<br />

23<br />

PERCORSI


NEW<br />

YORK<br />

PERCORSI 24<br />

Petrosino nella letteratura<br />

Italo Stanco. L’eco delle imprese di Joe Petrosino, dalla<br />

cronoca nera, filtra presto nelle appendici dei giornali<br />

delle comunità italiane, dove si pubblicavano i lunghi<br />

e intricati feuilleton appartenenti al genere dei “misteri<br />

delle città”, nato in Francia a metà dell’Ottocento con I<br />

Misteri di Parigi di Eugene Sue. I misteri di Bleecker Street,<br />

Romanzo contemporaneo, Il delitto di Coney Island, e I<br />

misteri di Harlem di B. Ciambelli e Le Piovre di New York<br />

di Italo Stanco sono solo alcuni dei titoli in cui appare il<br />

personaggio di Joe Petrosino. Qui, accanto agli immancabili<br />

elementi romanzeschi, alle intricate trame, ai dettagli<br />

piccanti e sensazionali, ai ritratti di oscuri criminali<br />

e ai vizi dell’alta società, si trovano elementi nuovi, più<br />

realistici, legati alla vita della “Colonia italiana”.<br />

Una rappresentazione realistica degli ambienti delle comunità<br />

italiane densa di riferimenti topografici ai luoghi<br />

e ai fatti criminosi realmente accaduti. Queste pubblicazioni<br />

rispondevano all’esigenza di rettificare l’immagine<br />

degli italiani quale emergeva dalla stampa americana<br />

che spesso presentava i nostri connazionali come “i so-<br />

liti sospetti”, individui che, per natura, per razza e per<br />

cultura, si adattavano male alle leggi statunitensi e che<br />

facilmente diventavano pericolosi anarchici o mafiosi<br />

pronti a cospirare contro l’America e le sue istituzioni<br />

democratiche. Nel perseguire questo intento di riabilitazione,<br />

la figura di Joe Petrosino e più tardi quella di<br />

Michel Fiaschetti, che lo sostituì al comando dell’Italian<br />

Squad nel 1912, svolgeva nei romanzi popolari un ruolo<br />

importantissimo.<br />

La creazione del personaggio di un poliziotto tutto d’un<br />

pezzo, rappresentante della legalità, che agisce in nome<br />

della comunità per sradicare il crimine e portare giustizia,<br />

rassicura infatti i lettori italoamericani rispetto alle<br />

accuse mosse agli Italiani, ed in particolare ai Siciliani, di<br />

essere parte di una società segreta, un’organizzazione<br />

di assassini che aveva l’obiettivo di controllare le istituzioni<br />

della città.<br />

Petrosino era dunque il paladino della comunità italiana<br />

a New York, dall’alto della sua credibiltà di poliziotto e<br />

di membro della comunità, era la figura più adatta a


Petrosino nella letteratura NEW<br />

YORK<br />

spiegare che la comunità italiana non era complice,<br />

come si voleva far credere, ma vittima del crimine,<br />

trascurata com’era dalle autorità e dalla polizia”.<br />

Riportiamo <strong>qui</strong> a conclusione uno piccolo brano trat-<br />

to da Il Delitto di Coney Island poiché ci sembra che, a<br />

parte il suo valore letterario, esso contenga un mes-<br />

saggio di estrema attualità e lo consegnamo al pub-<br />

blico di tutto il mondo come monito valido per tutti i<br />

popoli. “Petrosino, seguendo le traccie di un assassi-<br />

no, assiste a un’esplosione nel cantiere in costruzione<br />

di Penn Station, nella quale perdono la vita quattordici<br />

operai di cui dieci italiani. Profondamente colpito dal-<br />

l’accaduto, Joe vorrebbe gridare a tutti: “Questi non<br />

appartengono alla Mano Nera, ma alla legione degli<br />

uomini dalle mani callose, alla squadra dei martiri<br />

del lavoro.” Ma il suo grido non sarebbe stato udito,<br />

perché si usa far clamore tutte le volte che un italiano<br />

commette un delitto, ma si tace quando centinaia e<br />

centinaia cadono vittime del dovere.”<br />

25<br />

PERCORSI


NEW<br />

YORK<br />

PERCORSI 26<br />

Resoconto noir<br />

noir<br />

Resoconto<br />

di Carla Incorvaia<br />

W<br />

yseguy e picciotti. Don, padrini<br />

e capi mandamento. Come<br />

arriva la malavita organizzata<br />

dei cosiddetti “contadini siciliani” oltreoceano?<br />

A spiegarlo è Antonio Ingroia, procuratore<br />

aggiunto di Palermo e titolare delle<br />

più importanti inchieste sui rapporti fra<br />

mafia e politica, su Cosa Nostra e calcio, sul<br />

tesoro di Vito Ciancimino, per citarne solo alcune. Nel<br />

2007 ordinò l’arresto del superlatitante Salvatore Lo<br />

Piccolo, l’unico boss che aveva continuato<br />

a mantenere i rapporti con gli «scappati»,<br />

i membri di Cosa Nostra costretti a fuggire<br />

in America durante la guerra di mafia,<br />

scoppiata negli anni ’80 tra corleonesi e<br />

palermitani per la supremazia e il controllo<br />

del territorio. Una guerra di sangue e cadaveri<br />

che contò 240 morti l’anno e che trasformò<br />

i rapporti di potere fra le “famiglie” in Sicilia<br />

come in America.


Il Tribunale<br />

di Palermo<br />

Resoconto noir NEW<br />

YORK<br />

“L’uomo chiave del ’900 è Lucky Luciano, al secolo Salvatore<br />

Lucani, primo boss ufficiale della moderna famiglia<br />

Genovese, considerato uno dei 20 uomini più influenti all’interno<br />

dell’organizzazione e padre del moderno crimine<br />

organizzato. Fu lui l’ideatore, nel dopoguerra, di quella<br />

massiccia espansione del commercio della droga. Grazie<br />

a questo traffico internazionale le famiglie americane dei<br />

Gambino, dei Bonanno, dei Lucchese, dei Genovese e dei<br />

Colombo hanno dato vita a una piattaforma che ha rafforzato<br />

e agevolato i rapporti economici e finanziari del<br />

malaffare. I loro anni d’oro furono tra il ’70 e la prima parte<br />

degli anni ’80, quando con la droga gli italo-americani alzavano<br />

montagne di denaro. La morfina, base importata<br />

dall’Oriente, veniva rivenduta nella Francia del Sud e in<br />

Italia, dove era raffinata e trasformata in eroina nei laboratori<br />

e nelle raffinerie siciliane della mafia. Qui i protagonisti<br />

sono i Gambino, gli Spatola, gli Inzerillo, che hanno<br />

come interlocutore il grande mercato americano.<br />

La lotta alla mafia però costringe l’organizzazione a guardare<br />

altrove.<br />

Quando nell’81 scoppia la guerra tra le famiglie, i corleonesi<br />

battono i palermitani e i rapporti con gli americani si<br />

affievoliscono. L’affare della droga passa a sud, ai colombiani,<br />

che con i loro “cartelli” sono i più sanguinari e organizzati.<br />

Venezuela e Argentina sono gli altri due Paesi del<br />

Sud America coinvolti negli affari di mafia.<br />

Fra gli “scappati” c’è anche Tommaso Buscetta, che insieme<br />

ad altri due collaboratori di giustizia, Francesco Marino<br />

Mannoia e Salvatore “Totuccio” Contorno, apriranno<br />

nuovi e utili panorami per le indagini. Il ’92 e il ’93, sono gli<br />

anni dello stragismo in cui la mafia lancia la sua sfida allo<br />

stato. Ma alcuni fra i corleonesi esagerano e si verifica una<br />

spaccatura interna.<br />

Ganci e Aglieri sono fra i più spietati membri del clan,<br />

mentre Bernardo Provenzano, il boss dei boss, la primula<br />

rossa della mafia, scivola su una posizione moderata. Più<br />

tardi sarà l’arresto di Totò Riina a infliggere un duro colpo<br />

a Cosa Nostra. In questi anni Salvatore Lo Piccolo è uno<br />

dei pochi che aveva mantenuto i rapporti con gli “scappati”.<br />

È lui che cerca di convincere Provenzano della assoluta<br />

necessità di un’alleanza, che bisogna promuovere quella<br />

pace messa al bando da Riina. I fedelissimi Cinà e Rotolo<br />

tentano di opporsi, ma solo al 2003 si ottiene una tregua.<br />

Quando nel 2006 Provenzano viene arrestato, Lo Piccolo<br />

diventa il capo indiscusso di Cosa nostra, Cinà e Rotolo<br />

vengono arrestati anche loro, e si torna a sparare. Il boss<br />

27<br />

PERCORSI


PERCORSI 28<br />

Resoconto noir<br />

di San Lorenzo ordina l’omicidio di<br />

Pietro Ingarao e gli” scappati” possono<br />

finalmente rientrare.<br />

Il 5 novembre del 2007, Salvatore Lo<br />

Piccolo, detto il Barone, viene arrestato<br />

a Giardinello dalla Catturandi,<br />

dopo una latitanza di 25 anni. Il suo<br />

territorio era probabilmente la parte<br />

nord-occidentale di Palermo, lo<br />

Zen e i comuni di Capaci, Isola delle<br />

Femmine, Carini, Villagrazia, Sferracavallo,<br />

Partanna Mondello e alcune zone della provincia<br />

di Trapani. Cocaina, imprese e pizzo, il racket delle estorsioni,<br />

costituiscono le sue maggiori entrate economiche.<br />

Nasce una nuova alleanza, una nuova strategia fra Cosa<br />

Nostra siciliana e quella americana. Il suo arresto crea un<br />

vuoto.<br />

Gli interessi della mafia diventano di altro tipo. È una<br />

mafia finanziaria, quella dei grossi investimenti, che ha<br />

bisogno di mercati ricchi e lontani, dove è più facile far<br />

perdere le tracce.<br />

Anche la mafia si adegua alla globalizzazione mettendo a<br />

punto nuove strategie criminali e nuove rotte del riciclaggio<br />

del denaro sporco, come dimostra il sequestro di 13<br />

milioni di euro dislocati a Nassau grazie alla complicità di<br />

un finanziere milanese e un banchiere svizzero.<br />

Fra gli uomini di spicco di Cosa Nostra americana c’è anche<br />

Frank Calì, l’ambasciatore, uno dei 90 arrestati nell’ambito<br />

dell’inchiesta Old Bridge, la più grande dopo il processo<br />

Pizza Connection.<br />

Frank Boy,“il signor nessuno”, ufficialmente imprenditore<br />

della Italian Food Distribution a New York, uomo di rispetto<br />

della famiglia Gambino – Inzerillo, era il punto cardine<br />

dei nuovi rapporti fra Sicilia e America.<br />

A lui si sono rivolti i giovani rampolli delle famiglie palermitane,<br />

da Mandalà e Notaro della Famiglia di Villabate,<br />

a Gianni Nicchi della Famiglia di Pagliarelli e Vincenzo<br />

Brusca della Famiglia di Torretta. Calì, 43 anni, insieme a<br />

Filippo Casamento, diventa il nuovo capo delle famiglie<br />

mafiose americane. Ritenuto uomo d’onore dei Gambino,<br />

gestisce decine di società per la distribuzione alimentare<br />

negli Stati Uniti ed è titolare di imprese edili che realizzano<br />

palazzi a New York e creano aziende per il riciclaggio di<br />

denaro in paesi offshore.


EMIGRAZIONE<br />

PERCORSI 30<br />

Thanksgiving day


Thanksgiving day EMIGRAZIONE<br />

Thanksgiving day<br />

Un mito<br />

problematico<br />

di Attilio Carapezza<br />

O<br />

gni anno negli Stati Uniti, il quarto<br />

giovedì di Novembre, le famiglie<br />

americane – almeno quelle che la<br />

crisi economica non ha sospinto<br />

nel girone infernale della neoindigenza<br />

– si riuniscono con amici e parenti a festeggiare<br />

il Thanksgiving day (“Giorno del ringraziamento”)<br />

attorno ad una tavola imbandita su cui troneggiano<br />

un dorato tacchino arrosto e un’invitante torta di<br />

zucca. Alla centralità del primo piatto si deve la denominazione<br />

alternativa di Turkey day (“Giorno del<br />

tacchino”).<br />

Quello del 2009 è il 388° Thanksgiving della storia,<br />

considerato che la prima celebrazione risale al novembre<br />

del 1621, indetta da William Bradford, governatore<br />

della colonia che i Padri Pellegrini avevano<br />

fondato a Plymouth, per ringraziare Dio del loro primo<br />

raccolto. Questo primato simbolico non è stato<br />

intaccato dalle numerose ricerche storiche che hanno<br />

rintracciato precedenti cerimonie di Ringraziamento<br />

religioso celebrate da coloni europei sul suolo americano<br />

prima del 1621, come quella tenuta l’8 settembre<br />

1565 in un insediamento spagnolo in Florida.


EMIGRAZIONE<br />

PERCORSI 32<br />

Thanksgiving day<br />

Per la colonia quel primo raccolto significò la prospettiva<br />

di un futuro ragionevolmente sereno e stabile.<br />

Dopo un primo tentativo di sfuggire alle persecuzioni<br />

subite in patria per la loro dissidenza dalla Chiesa<br />

anglicana rifugiandosi a Leida, nella laboriosa e tollerante<br />

Olanda, avevano deciso di affrontare l’ignoto<br />

dell’avventura, andando a fondare una colonia nel<br />

Nuovo Mondo, in Massachusetts. Si erano imbarcati<br />

sul Mayflower in 121, sfidando l’oceano alla ricerca dell’utopia<br />

messianica di una terra in cui realizzare senza<br />

condizionamenti le loro istanze di libertà religiosa ed<br />

economica (a quest’ultima viene attribuito un rilievo<br />

crescente nella recente riflessione storiografica). Le<br />

durezze del viaggio, ostacolato da spaventose tempeste,<br />

e le difficoltà del primo impatto con la terra americana<br />

ne avevano quasi dimezzato il numero. Erano<br />

riusciti a sopravvivere ai rigori dell’inverno in un ambiente<br />

ostile solo grazie alla iniziale solidarietà degli<br />

indiani Wampanoag, abitanti della zona, che avevano<br />

insegnato loro a sfruttare in modo rudimentale le risorse<br />

dell’ambiente naturale. La tradizione vuole che il<br />

festeggiamento – quasi ad anticipare profeticamente<br />

la politica del melting pot – avesse un carattere armonicamente<br />

multietnico; vi sarebbero stati invitati anche<br />

gli indigeni Wampanoag che, grandi cacciatori, sarebbero<br />

arrivati portando in dono ai coloni cervi, tacchini<br />

ed altra cacciagione della zona. Questo mito fondante<br />

della nazione americana, così impeccabilmene politically<br />

correct, è oggi messo radicalmente in discussione<br />

dalla storiografia di parte “pellerossa” che ne contesta<br />

la verosimiglianza, sottolineandone la assoluta mancanza<br />

di riscontri documentari e richiamando la natura<br />

quasi immediatamente conflittuale dei rapporti<br />

tra i due gruppi. Nel 1970 alcune movimenti di indiani<br />

d’America giunsero a dichiarare il Thanksgiving day<br />

giornata di lutto nazionale. I meno entusiasti di questa<br />

tradizione sono ovviamente i tacchini che, estranei<br />

sia alle tematiche della libertà economica e religiosa<br />

sia a quelle della pacifica coesistenza tra etnìe umane,<br />

forse si chiedono perché la memoria dell’affermazione<br />

di quei principi si debba celebrare proprio col sacrificio<br />

della loro carne.


La ricetta<br />

Ingredienti per quattro persone<br />

• Un tacchino da 5 kg<br />

• 1,5 kg di castagne<br />

• 800 gr di pane raffermo senza crosta<br />

• 150 gr di burro<br />

• Una cipolla<br />

• Un gambo di sedano<br />

• Un limone<br />

• Due bicchieri di vino bianco secco<br />

• Quattro rametti di rosmarino<br />

• Un ciuffo di prezzemolo<br />

• Un cucchiaino di maggiorana<br />

• Un cucchiaino di timo<br />

• Olio, sale, pepe<br />

Il tacchino ripieno<br />

Re del Thanksgiving day<br />

Come si prepara<br />

Fate bollire le castagne per circa 45 minuti, <strong>qui</strong>ndi pulite e lavate<br />

con cura il tacchino dentro e fuori, asciugatelo bene e strofinatelo<br />

con 1/2 limone. Quando le castagne saranno cotte, sbucciatele<br />

privandole anche della pellicola interna e spezzettatele.<br />

Fate sciogliere il burro in una padella, unite la cipolla ed il sedano<br />

che avrete precedentemente puliti e tritati, <strong>qui</strong>ndi lasciateli insaporire<br />

a fuoco medio. Quando saranno ammansiti, aggiungete<br />

un bicchiere di vino e lasciatelo evaporare.<br />

Tagliate il pane a dadini e poi versatelo nella padella, unendo<br />

anche le castagne spezzettate, il prezzemolo, la maggiorana, il<br />

timo, sale e pepe. Mescolate con cura, lasciando il composto sul<br />

fuoco per 5 minuti, poi fate raffreddare il tutto.<br />

Una volta raffreddato, il composto servirà per riempire il tacchino,<br />

che sarà poi ricucito con dello spago da cucina. Salate e pepate<br />

il tacchino all’esterno e legatelo con altro spago, frapponendo<br />

tra questo e la carne i rametti di rosmarino.<br />

Sistemate <strong>qui</strong>ndi il tacchino in una teglia, copritelo con una garza<br />

da cucina impregnata di olio ed infornate a 180°, lasciando<br />

cuocere per circa un’ora. Trascorso questo tempo, aggiungete il<br />

bicchiere di vino bianco e rimettete in forno ancora per due ore e<br />

mezza, bagnando di tanto in tanto con il li<strong>qui</strong>do di cottura. Infine,<br />

eliminate la garza e cuocete ancora per una ventina di minuti.<br />

Prima di portare in tavola, lasciate raffreddare per alcuni minuti.<br />

Il tempo di cottura totale è circa 4 ore.<br />

Paese che vai… varianti che trovi<br />

A dispetto del passare dei secoli, il tacchino ripieno resta il re incontrastato<br />

della tavola nel giorno del Ringraziamento: soltanto<br />

negli Usa vengono consumati circa 40 milioni di tacchini in questo<br />

periodo. E se questa pietanza è il cavallo di battaglia del Thanksgiving<br />

Day, una parte indispensabile gioca anche il sugo, segno<br />

ine<strong>qui</strong>vocabile della riuscita del piatto.<br />

Piatto i cui ingredienti non sono uguali per tutti, ma che variano a<br />

seconda dei prodotti locali. Nella East Coast, ad esempio, il ripieno<br />

tradizionale include le ostriche; nel Sud è invece più probabile<br />

trovare un composto di focaccia al granturco, mentre nel Nord degli<br />

Usa per la preparazione del tacchino è molto usata una spezia<br />

chiamata Wild Rice.<br />

Una tavola del Ringraziamento che rispetti la tradizione, inoltre,<br />

deve avere la salsa di mirtillo, preparata con bacche fresche<br />

o congelate, né possono mancare le patate dolci, con zucchero,<br />

spezie, burro e qualche volta malva. E poi, i piatti vegetariani: le<br />

insalate, ad esempio, seguite dalla tradizionale torta di zucca e<br />

panna montata.


EMIGRAZIONE Rapporto Caritas/Migrantes<br />

I numeri<br />

dell’emigrazione<br />

PERCORSI 34<br />

Q uando<br />

Tutto quello che c’è da sapere<br />

sul Dossier Caritas/Migrantes 2009<br />

ma non si ha il coraggio di leggere<br />

di Paola Pottino<br />

si enunciano dati statistici,<br />

spesso qualcuno storce il muso.<br />

Verissimo, c’è poco di fantasioso o<br />

divertente nello stilare un elenco<br />

statistico, eppure, per un esame attento<br />

della realtà nella quale viviamo, quei numeri un pò<br />

“antipatici” spesso diventano imprescindibili. Come potremmo<br />

infatti parlare di immigrazione se quei dati non<br />

facessero da supporto alle nostre analisi? 4 milioni e 339<br />

mila sono i cittadini stranieri presenti regolarmente sul<br />

nostro territorio, 2 milioni i lavoratori, 862 mila minori<br />

figli di genitori stranieri, 629 mila gli studenti nelle scuole,<br />

oltre 100 mila i ricongiungimenti familiari, 40 mila gli<br />

stranieri che ottengono la cittadinanza italiana, 24 mila<br />

i matrimoni misti tra italiani e immigrati, circa 6 mila gli<br />

studenti stranieri che si laureano annualmente in Italia.<br />

Questi, i dati emersi dal Dossier Statistico Immigrazione<br />

2009 Caritas/Migrantes curato da Franco Pittau secondo<br />

il quale: «...il Dossier è uno strumento per rovesciare<br />

questa falsa immagine che si ha dell’immigrazione, non<br />

tanto sulla base delle motivazioni pastorali di Caritas e<br />

Migrantes, bensì sulla base dei dati, che da due decenni,<br />

continuano a essere forniti con accuratezza e con<br />

completezza». Guardando questi dati, dunque, anche<br />

l’osservatore più distratto non potrebbe non rendersi


Rapporto Caritas/Migrantes EMIGRAZIONE<br />

conto che forse è giunto il momento di soffermarci a<br />

riflettere, liberi dai pregiudizi, considerando non solo<br />

gli atteggiamenti personali, ma anche gli aspetti politici<br />

e ideologici. «Inquadrare gli immigrati come regolari e<br />

non come clandestini; – continua Pittau, che insieme a<br />

don Luigi Di Liegro ha fondato la ricerca annuale della<br />

Caritas – inquadrarli come lavoratori e non come delinquenti;<br />

inquadrarli come cittadini e non come stranieri,<br />

sono dunque i punti che sintetizzano il Dossier Caritas/<br />

Migrantes 2009».<br />

Dunque, sotto questo cielo di occhi a mandorla, visi scuri<br />

e capelli dorati, in un Paese nel quale le religioni, i credi<br />

e le culture sono sempre più diversificati, il fenomeno<br />

dell’immigrazione non è distribuito in modo omogeneo<br />

in tutte le regioni italiane.<br />

La crescita dei cittadini romeni, ucraini e moldavi è in<br />

aumento e oltre il 60% degli immigrati risiede nelle regioni<br />

del Nord, il 25, 1% in quelle del Centro e il restante<br />

12,8% in quelle del Mezzogiorno. In questo quadro, influiscono<br />

in maniera superficiale le poche decine di migliaia<br />

di sbarchi.<br />

Secondo il Dossier Caritas/Migrantes 2009, infatti, nel<br />

2008 sono state 36.951 le persone sbarcate sulle coste<br />

italiane, 17.880 i rimpatri forzati, 10.539 gli stranieri<br />

transitati nei centri di identificazione ed espulsione e<br />

6.358 quelli respinti alle frontiere.<br />

«Nonostante gli sbarchi siano stati meno dell’1% della<br />

presenza regolare, – ha sostenuto Pittau – flussi irregolari,<br />

hanno finito col monopolizzare l’attenzione dell’opinione<br />

pubblica e le conseguenti decisioni politiche,<br />

provocando una crescente confusione tra immigrati<br />

clandestini, irregolari, richiedenti asili e persone aventi<br />

diritto alla protezione umanitaria».<br />

Il vecchio adagio “non fare di tutta l’erba un fascio” è<br />

diventato <strong>qui</strong>ndi un esempio da seguire per preparare<br />

la società di metà secolo ad affrontare le diversità<br />

nella globalizzazione e la globalità nelle specifiche differenze.<br />

La memoria corta, non paga mai: molti Paesi<br />

nel mondo, hanno incrementato il loro sviluppo con<br />

l’aiuto dei nostri connazionali. Perché, allora, l’Italia<br />

non dovrebbe costruire il suo futuro con l’aiuto degli<br />

immigrati?<br />

35<br />

PERCORSI


EMIGRAZIONE Eroismo quotidiano<br />

PERCORSI 36<br />

Uomini<br />

in prima linea


Il Generale Domenico Achille, Comandante<br />

Regionale “Sicilia” della Guardia di Finanza<br />

traccia un quadro sul fenomeno dell’immigrazione<br />

clandestina sulle nostre coste<br />

di Paola Pottino<br />

P<br />

ugliese di nascita, il Generale Domenico<br />

Achille, Comandante Regionale<br />

“Sicilia” della Guardia di Finanza,<br />

è nell’Isola da poco più di un<br />

anno e mezzo dopo aver prestato<br />

servizio in altri ambiti territoriali dell’italia. Qui in collaborazione<br />

con il Corpo delle Capitanerie di Porto,<br />

la Marina Militare, i Carabinieri, la Polizia di Stato,<br />

ognuna nelle loro diverse specificità, combatte il fenomeno<br />

criminale legato all’ immigrazione.<br />

Generale Achille, quali sono stati i flussi più significativi<br />

di immigrazione illegale verso la Sicilia?<br />

«I flussi più significativi provengono da Paesi del Bacino<br />

del Mediterraneo, del Corno d’Africa, dell’Africa<br />

occidentale ed, in minima parte, dal Medio e dall’estremo<br />

Oriente o dal Sub-continente indiano. Essi<br />

sono costituiti da una componente di emigranti per<br />

motivi economici, ma anche da persone in fuga dalla<br />

violenza ancorché, in taluni casi, tratte in inganno<br />

con la chimera di un lavoro onesto».<br />

Quanto costano questi “viaggi della speranza”<br />

per coloro che decidono di<br />

affidarsi alle organizzazioni<br />

criminali?<br />

«Le somme oscillano dai 1.000<br />

ai 3.000 euro».<br />

La maggior parte dei clandestini<br />

proviene dalla Libia e, in<br />

questo quadro, assume specifica<br />

rilevanza la decisione<br />

del giugno 2005, per l’avvio di<br />

Domenico Achille<br />

Eroismo quotidiano EMIGRAZIONE<br />

una più incisiva cooperazione euro-libica in materia<br />

di immigrazione...<br />

«Esattamente. Tale decisione è diventata operativa<br />

quest’anno con la stesura dei Protocolli di cooperazione<br />

tra la l’Italia e la Gran Giamahiria Araba Libica<br />

Popolare Socialista, stipulati il 29 dicembre 2007 e 4<br />

febbraio 2009. Nel contesto di tali accordi, a partire<br />

dal 25 maggio 2009, la Guardia di Finanza svolge<br />

una sistematica attività di pattugliamento del mare<br />

territoriale e delle acque internazionali prospicienti il<br />

porto libico di Zuwarah, principale snodo dei trasporti<br />

clandestini verso Lampedusa».<br />

Generale, allora, in base a tali accordi, quali sviluppi<br />

ci sono stati?<br />

«Gli sviluppi sono nei numeri. L’attività di contrasto<br />

posta in essere dai Reparti territoriali della Guardia di<br />

Finanza e da quelli della Componente Aeronavale che<br />

opera in Sicilia, può essere così sintetizzata distintamente<br />

per gli anni 2008 e 2009 con la precisazione<br />

che, relativamente all’anno 2009 il dato è riferito fino<br />

al mese di settembre. Nell’intero anno 2008, sono<br />

state condotte 262 missioni<br />

operative che hanno consentito<br />

di concorrere al fermo di<br />

10.028 migranti (8.247 uomini,<br />

1.118 donne e 663 minori) di cui<br />

122 arrestati perché ritenuti responsabili<br />

del fenomeno quali<br />

“scafisti”. Inoltre, sono stati<br />

sequestrati 91 natanti utilizzati<br />

per il trasporto dei migranti<br />

37<br />

PERCORSI


EMIGRAZIONE Eroismo quotidiano<br />

PERCORSI 38<br />

clandestini. Dal 1°<br />

gennaio al 30 settembre<br />

2009, sono<br />

stati operati 80 interventi<br />

nel corso<br />

dei quali i Reparti<br />

operanti hanno fermato n. 1.222 soggetti (987 uomini,<br />

175 donne e 60 minori) di cui 46 arrestati. Nel corso<br />

delle operazioni di contrasto al fenomeno, sono<br />

stati sequestrati 14 natanti».<br />

A seguito delle nuove strategie di contrasto all’immigrazione<br />

clandestina adottate dal nostro<br />

Governo, assistiamo ad una sensibile diminuzione<br />

del numero degli sbarchi lungo le coste del Canale<br />

di Sicilia, privilegiando altre rotte marittime. Può<br />

dirci quali sono?<br />

«Le risultanze operative sembrerebbero confermare<br />

una siffatta linea di tendenza atteso che, recentemente,<br />

sono stati individuati sbarchi nelle località di:<br />

Monasterace Marina (RC); Castro (LE); Africo (RC);<br />

Castrignano del Capo (LE); Capo Bruzzano (RC); Isola<br />

Capo Rizzuto (KR); Pozzallo (RG).<br />

Ne consegue che, in alternativa alla tradizionale direttrice<br />

meridionale che attraversa il Canale di Sicilia,<br />

i trafficanti di essere umani potrebbero privileggiare<br />

le rotte che attraversano il bacino del Mediterraneo<br />

orientale (sfruttando come Paesi di partenza la Turchia,<br />

la Grecia e l’Egitto) per raggiungere le coste ioniche<br />

della Calabria, quelle orientali della Sicilia ed il<br />

litorale pugliese, nonché lo stretto di Sardegna (per<br />

lo più per le partenze dai porti tunisini ed algerini)<br />

per attingere le coste meridionali di quella Regione<br />

e quelle occidentali della Sicilia».<br />

A livello europeo, dal maggio 2005, è nata l’Agenzia<br />

Europea delle frontiere esterne (Frontex). Qual<br />

è la funzione di tale struttura?<br />

«L’ Agenzia ha la missione di semplificare l’applicazione<br />

delle misure comunitarie in materia di gestione<br />

delle frontiere esterne dell’Unione Europea e di<br />

garantire il coordinamento delle azioni intraprese<br />

dagli Stati membri nell’attuare tali misure».<br />

Generale Achille, lei crede in una società multietnica?<br />

«Sicuramente si. Il mondo evolve in quella direzione,<br />

ce ne rendiamo conto tutti. Non possiamo pensare<br />

di andare contro corrente, bisogna avviare un doveroso,<br />

naturale e civile processo di integrazione e accettare<br />

le normali regole di convivenza da entrambe<br />

le parti. Del resto, non possiamo dimenticare il nostro<br />

passato di emigranti, dobbiamo <strong>qui</strong>ndi capire<br />

chi oggi si trova nelle condizioni vissute tanti anni fa<br />

dai nostri nonni».


I punti dell’intervento<br />

del Presidente della Camera<br />

Gianfranco Fini<br />

sulla questione<br />

dell’emigrazione in Italia<br />

Sulla xenofobia<br />

In Italia non esiste il razzismo, c’è però tanta xenofobia,<br />

ed è noto che la xenofobia è in qualche modo<br />

l’anticamera del razzismo, xenofobia che secondo<br />

l’etimo della parola è paura dello straniero.<br />

Malgrado la storia italiana, c’è questa strisciante, in<br />

alcuni casi manifesta, xenofobia per tutta una serie<br />

di pregiudizi, perché c’è molta ignoranza, perché non<br />

tutte le agenzie educative hanno rivolto, in particolar<br />

modo ai più giovani, l’invito a riflettere e giudicare in<br />

base alla conoscenza e non al pregiudizio. Il primo<br />

impegno che le istituzioni devono avvertire, è proprio<br />

quello di contrastare il pregiudizio e combatterlo<br />

partendo dall’osservazione onesta della realtà.<br />

Sul pacchetto sicurezza<br />

Io ne sono convinto, c’è stato il pacchetto sicurezza,<br />

serve il pacchetto integrazione. Sicurezza e integrazione<br />

sono due facce della stessa medaglia, guardare<br />

in modo esclusivo ad una sola faccia della medaglia,<br />

significa non avere completa comprensione del fenomeno.<br />

In TV, c’è un eccesso di propaganda e un deficit<br />

di politica, i temi dell’integrazione e dell’immigrazione<br />

degli stranieri sono questioni drammaticamente<br />

serie che non si possono affrontare con uno slogan<br />

per prendere lo 0,5% in più alle prossime elezioni.<br />

Sulla cittadinanza<br />

L’auspicio è che si possa trovare, almeno su un punto,<br />

un accordo tale da modificare la legislazione vigente.<br />

La cittadinanza è il punto di arrivo per una piena integrazione...<br />

Il Presidente della Camera EMIGRAZIONE<br />

Sui minori<br />

Non solo i bimbi che nascono in Italia, ma anche coloro<br />

che vivono in Italia da piccolissimi. C’è la necessità<br />

di uno jus soli temperato. Perché a quel bambino<br />

che ha frequentato un ciclo scolastico, e dunque si<br />

presuppone che abbia 10-11 anni, a quel bambino<br />

che fa il tifo per la Roma o per la Lazio, che parla il<br />

dialetto, che scherza con mio figlio, che pienamente<br />

si è ormai inserito nella scuola, perché dobbiamo<br />

dirgli: finché non hai diciotto anni, non sei cittadino<br />

italiano? Cominciamo a garantire che diventi italiano<br />

quel bambino che ininterrottamente frequenti un<br />

ciclo scolastico e che stia stabilmente in Italia con la<br />

sua famiglia. È importantissimo riconoscere la cittadinanza<br />

per evitare che ci possa essere il tentativo,<br />

che può essere anche distorto, quando questi bambini<br />

diventano più grandicelli, di trovare le pregresse<br />

identità, di essere risucchiati dall’integralismo che<br />

pesca nel mondo facendo leva sul fatto che l’identità<br />

viene in qualche modo negata o addirittura conculcata<br />

dalle società occidentali, che secondo l’integralismo<br />

sono quelle società che con il pensiero unico<br />

vogliono distruggere la tradizione culturale.<br />

Sul diritto di voto<br />

Se vuoi portare lo straniero a sentirsi a casa propria<br />

in Italia, non puoi negargli a priori il diritto di rappresentanza,<br />

allo straniero si dice che ha l’obbligo di<br />

pagare le tasse, ma gli si nega il diritto di rappresentanza.<br />

C’è qualcosa che non va: le due cose devono<br />

stare insieme, diritti e doveri insieme.<br />

39<br />

PERCORSI


EMIGRAZIONE Nessuno tocchi Caino<br />

Sospensione<br />

di giudizio<br />

PERCORSI 40<br />

Intervista con Elisabetta Zamparutti,<br />

esponente del Partito Radicale e tesoriere<br />

di “Nessuno tocchi Caino”<br />

di Paola Pottino<br />

E<br />

cco il punto di vista di una donna che<br />

da molto tempo si batte con forza e vigore<br />

per i diritti degli uomini, primo fra<br />

tutti il diritto alla vita. Elisabetta Zamparutti,<br />

oltre ad essere un esponente<br />

del Partito Radicale, è tesoriere di “Nessuno tocchi Caino”,<br />

la lega internazionale di cittadini e parlamentari<br />

per l’abolizione della pena di morte nel mondo.<br />

Dottoressa Zamparutti, come procede la battaglia<br />

contro la pena di morte?<br />

«Dopo l’approvazione della Risoluzione per la moratoria<br />

delle esecuzioni capitali da parte dell’Assemblea<br />

Generale delle Nazioni Unite, l’impegno è quello di attuare<br />

i contenuti della risoluzione nei Paesi che praticano<br />

la pena di morte, responsabili di oltre il 98% delle<br />

esecuzioni capitali. Il punto fondamentale che noi vogliamo<br />

rafforzare, è quello relativo al superamento del<br />

segreto di Stato delle esecuzioni, infatti, tale superamento<br />

servirebbe come deterrente rispetto all’opinione<br />

pubblica internazionale. Il 17 e il 18 dicembre, abbiamo<br />

deciso di parlare di questo e di molto altro ancora<br />

in un congresso organizzato nelle carceri di Padova. Le<br />

carceri, infatti, a nostro giudizio, ci sono sembrate un<br />

luogo simbolico per parlare del diritto alla vita».


Nessuno tocchi Caino EMIGRAZIONE<br />

Come giudica la politica immigratoria attuata dal<br />

nostro governo?<br />

«È un triste dato di cecità rispetto al futuro della nostra<br />

società. L’afflusso documentato di persone da altri<br />

continenti non può essere ignorato e le misure di<br />

respingimento sono soltanto demagogiche. Credo che<br />

sia una politica devastante i cui effetti si risentiranno<br />

nel prossimo futuro, perché non saremo pronti ad affrontare<br />

il problema neanche dal punto di vista culturale.<br />

Il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, ad esempio, è<br />

una misura in controtendenza che non risolve il problema.<br />

Il mondo reale e quello di chi ci governa sono due<br />

mondi totalmente sconnessi».<br />

Eppure, all’interno del Popolo delle Libertà, l’Onorevole<br />

Gianfranco Fini, ha dimostrato una certa apertura<br />

riguardo il fenomeno dell’immigrazione…<br />

«Penso che anche all’interno del Popolo delle Libertà,<br />

vi sia una componente liberale, e mi auguro che queste<br />

persone riescano ad esprimere le loro idee in proposito.<br />

Credo che alla base di tutto debba comunque cambiare<br />

il vigente sistema elettorale, gli eletti devono finalmente<br />

essere la vera espressione degli elettori!».<br />

Secondo lei come dovrebbe essere regolamentata la<br />

normativa sull’immigrazione?<br />

«Innanzi tutto, mi sembrerebbe giusto regolarizzare<br />

non solo le badanti, ma anche chi ne ha diritto, come<br />

ad esempio chi lavora nei campi e, in genere, la manovalanza.<br />

In Italia queste persone spesso sono costrette<br />

a vivere in un sistema illegale, lavorando in nero e<br />

non potendo esercitare i loro diritti e molto spesso, per<br />

questi motivi, cadono in un sistema deviante».<br />

Dottoressa Zamparutti, che futuro vede per la nostra<br />

società?<br />

«È una lotta molto dura, ma io ho fiducia nella gente.<br />

Bisogna rompere quel muro di silenzio che non<br />

permette di comunicare. Alla base è importantissimo<br />

considerare il problema dell’informazione, i cittadini<br />

vanno informati correttamente e per fare ciò occorre<br />

una riforma radicale».<br />

41<br />

PERCORSI


EMIGRAZIONE Calabria in film<br />

PERCORSI 42<br />

in Italia<br />

Ritorno Wenders sceglie<br />

ancora una volta<br />

la nostra nazione<br />

per raccontare<br />

una storia di tutti<br />

N<br />

el 1998 un’imbarcazione con a bordo<br />

circa trecento curdi provenienti dall’Iran,<br />

dall’Iraq e dalla Turchia sbarca<br />

sulla costa ionica della Calabria.<br />

Il paese è quello di Riace, lo stesso<br />

dei bronzi venuti dal mare ed è sempre dal mare che<br />

arrivano i due santi protettori del paese della Locride,<br />

Cosimo e Damiano.<br />

Gli immigrati chiedono asilo politico ed è così che nasce<br />

il primo esperimento di accoglienza di profughi<br />

in Italia. Soltanto tre anni più tardi il governo italiano<br />

crea il primo programma nazionale d’asilo. «Quello<br />

che nel 2002 – spiega Domenico Lucano, sindaco di<br />

Riace – viene commutato nella legge Bossi Fini, la<br />

numero 189, in sistema di protezione per i richiedenti<br />

asilo e per i rifugiati. Il Comune di Riace ha attivato<br />

questi progetti di accoglienza per una particolare tipologia<br />

di cittadini immigrati; sono quelli che arrivano<br />

di Carla Incorvaia<br />

dai paesi segnati dalla guerra o dove sono in atto persecuzioni<br />

etniche, politiche e che richiedono asilo. A<br />

Riace ce ne sono circa un centinaio, tutti rifugiati politici<br />

o con protezione umanitaria. Il giorno dello sbarco<br />

mi trovavo sulla statale ionica. Incontrare questi immigrati,<br />

per me che sono sempre stato impegnato in<br />

politica, è stata una rivoluzione. Tanto per me quanto<br />

per il popolo di Riace, con un centro storico praticamente<br />

svuotato dal fenomeno migratorio e pervaso<br />

da un senso di rassegnazione sociale, con uno sviluppo<br />

consumistico tutto proteso alla speculazione edilizia<br />

lungo il litorale e propenso alla politica della cementificazione.<br />

La nostra popolazione, 1800 abitanti divisi<br />

in due agglomerati, Riace Marina e la parte storica che<br />

conta 700 persone, ha un forte patrimonio agro pastorale<br />

che bene si sposa con il background culturale di<br />

curdi, eritrei, iraniani, afgani, serbi e di tutta la gente<br />

del mondo venuta dal mare e approdata a Riace.


Ho passato l’intera estate nel campo profughi». Nel<br />

2000 nasce “Cittàfutura”, un’associazione intitolata<br />

a padre Pino Puglisi fondata a Riace nell’estate dell’anno<br />

1999 da un gruppo di giovani, per la promozione,<br />

la ricerca e lo studio etnografico della storia e<br />

della cultura locale.<br />

«Nel 2001, come consigliere di minoranza – continua<br />

Lucano – propongo la partecipazione al programma<br />

di asilo. In questo modo Riace diventa uno dei primi<br />

75 Comuni d’Italia che aderiscono alla rete di protezione<br />

per i rifugiati politici. A Riace giungono persone<br />

da tutto il mondo o almeno da quella parte coinvolta<br />

dai conflitti. Serbia, Somalia, Etiopia, Palestina, Iran<br />

fanno parte della rete di cooperazione internazionale<br />

costituita dai Comuni che aderiscono al progetto di<br />

asilo. Aprendoci agli altri abbiamo dimostrato che il<br />

messaggio di solidarietà è davvero importante».<br />

Ed è Wim Wenders che decide di lavorare al primo cortometraggio<br />

italiano in 3D proprio sul tema dell’immigrazione<br />

nei paesi della Locride.<br />

Dietro le <strong>qui</strong>nte, cioè a scriverlo e a produrlo, c’è tanta<br />

Bologna: uno sceneggiatore, Eugenio Melloni, e ben<br />

due case di produzione, la Technos Videone di Mauro<br />

Baldanza e la Xilostudios di Giampiero Piazza, cui s’ag-<br />

giunge poi la Burgatti edizioni per la colonna sonora.<br />

L’interprete principale sarà Ben Gazzara, originario di<br />

Canicattì, con un direttore della fotografia come Bla-<br />

sco Giurato (“Nuovo cinema Paradiso”).<br />

«A ispirarmi – spiega Melloni – è stato un fatto di cro-<br />

naca. Qualche anno fa lessi che a Badolato, un paesino<br />

calabrese ormai deserto, perché gli abitanti erano tut-<br />

ti emigrati in Germania o in Francia, il sindaco inten-<br />

deva ripopolare il luogo accogliendo un gruppo di im-<br />

migrati con lo status di rifugiati politici. M’è sembrato<br />

valesse la pena raccontare una storia, con toni e modi<br />

quasi da favola per i tempi odierni, in quest’epoca in<br />

cui prevalgono chiusura e risentimento. Così ho scritto<br />

un soggetto in cui c’è un paese con un solo bambino<br />

che vuole fare una partita di pallone ma non trova<br />

nessuno. Qui, sbarca un gruppo di giovani immigrati<br />

africani. Una “favola” di semplicità classica, ma pure<br />

Una spiaggia della Calabria<br />

d’assoluta attualità». Che cosa c’ entrano però le favole<br />

con il 3D che di solito è impiegato nell’animazione in<br />

pellicole ad alto tasso di spettacolarità?<br />

È proprio questa la scommessa di Wenders, resa possibile<br />

da un produttore illuminato come Marco Baldanza:<br />

dimostrare che il cinema stereoscopico non è<br />

solo per gli horror e i cartoon, come ci sta abituando<br />

Hollywood, ma è una rivoluzione tecnologica della<br />

stessa portata dell’avvento del sonoro e del colore. E,<br />

dunque, adatta ad ogni genere di narrazione cinematografica.<br />

D’altronde, anche suono e colore alle origini<br />

incontrarono molte resistenze. Storia di speranza e<br />

immigrazione che ha entusiasmato il regista di “Paris<br />

Texas”, le riprese di “Il Volo” sono già iniziate a settembre<br />

in Calabria. Il film costerà 183.700 mila euro:<br />

la Regione non si limita a patrocinare il film, ma è coproduttrice<br />

con settantamila euro.<br />

Calabria in film EMIGRAZIONE<br />

43<br />

PERCORSI


ITALIAN STYLE<br />

Un concorso di bellezza tiene unita nel mondo la nostra amata Patria<br />

Le più belle<br />

del reame<br />

parlano italiano<br />

S<br />

e<br />

è spostata solo da est a ovest della Sicilia, da Comiso,<br />

la corona di Miss Italia nel Mondo<br />

quest’anno ha attraversato l’oceano,<br />

volando dal Paraguay alla Moldavia,<br />

e passando da Fiorella Migliore a<br />

Diana Curmei, l’origine delle miss si<br />

in provincia di Ragusa, a Campofelice di Roccella, in<br />

provincia di Palermo.<br />

di Alessia Licata<br />

È in questo volo immaginario, che racchiude tutta la<br />

L’Italia, pensata, spesso<br />

sospirata, oltrepassa gli<br />

oceani e arriva negli States,<br />

in Australia, in Argentina<br />

attraverso i suoi simboli:<br />

la <strong>Nazionale</strong> che gioca<br />

ai Mondiali di calcio, o<br />

l’elezione della più bella.<br />

bellezza dell’emigrazione, che si specchia il ricordo<br />

della nostra emigrazione, dagli anni difficili fino al<br />

riscatto e all’affermazione di tanti connazionali che<br />

hanno lasciato la loro terra per cercare quel lavoro<br />

che l’Italia negava. E perché no, anche un concorso<br />

di bellezza, con il suo essere effimero per definizione,<br />

può diventare il pretesto per avvicinare mondi lon-<br />

tani che hanno un humus comune. In tutti gli angoli<br />

del mondo le ragazze ambiscono a entrare nel fan-<br />

45<br />

PERCORSI


ITALIAN<br />

STYLE<br />

PERCORSI


Miss Italia nel Mondo<br />

è il segno dell’abbraccio tra un<br />

Paese e un gruppo di ragazze per<br />

cui la madrepatria è una favola, un<br />

luogo dell’anima raccontato da<br />

genitori e nonni<br />

Miss Italia nel mondo ITALIAN<br />

STYLE<br />

tomatico mondo dello spettacolo.<br />

Sia che nascano sotto<br />

il Pan de Azucar, nelle vie di<br />

Manhattan o sulle spiagge<br />

del Sud Africa, la voglia di<br />

sfilare, di fare cinema o televisione,<br />

le accomuna tutte.<br />

Per questo sogno, non esitano<br />

a compiere, questa volta<br />

al contrario, il viaggio intrapreso<br />

nel passato dai loro<br />

nonni o bisnonni sedotti a<br />

loro volta dal sogno di una<br />

vita migliore. Oggi le ragazze<br />

appartengono alla quarta generazione<br />

di emigrati italiani<br />

nel mondo e sono le regioni<br />

del centro-sud, oltre al Veneto, a dare il maggior numero<br />

di partecipanti.<br />

Diana, la mora bellezza dell’Est Europa, Miss Italia<br />

nel Mondo 2009, che ama Laura Pausini e Tiziano<br />

Ferro, spiega: «La mia bisnonna era di Campofelice<br />

ed è arrivata in Romania con un gruppo di scultori<br />

che lavoravano la pietra. Qui ha incontrato il mio bisnonno<br />

e si sono sposati. A quel tempo la Moldavia<br />

faceva parte della Romania, solo successivamente<br />

divenne uno stato indipendente». Convocate da<br />

quella grande chioccia che è il clan della Miren, arrivano<br />

nel paese degli avi, spesso per la prima volta,<br />

visitano un po’ Venezia e s’innamorano: dell’Italia o<br />

degli italiani, poco importa.<br />

«In realtà – ammette Diana – ho partecipato al concorso<br />

per promuovere all’estero l’immagine del mio<br />

Paese, la Moldavia». Sì, Diana si sente molto più moldava<br />

che italiana: «Per la mia famiglia è stato impossibile<br />

mantenere le tradizioni italiane perché la storia<br />

è stata spesso crudele con la Moldavia».<br />

Dopo aver sbaragliato la concorrenza lo scorso giugno<br />

a Jesolo, Diana è già al lavoro ma non ha abbandonato<br />

gli studi di giurisprudenza e recitazione e il<br />

lavoro di fotografa di moda per cataloghi, un impegno<br />

che non ha nulla a che vedere con il titolo di Miss<br />

Italia nel Mondo.<br />

47<br />

PERCORSI


ITALIAN<br />

STYLE<br />

PERCORSI 48<br />

Fashion<br />

Dietro le <strong>qui</strong>nte della<br />

moda<br />

più ammirata di tutti i tempi<br />

Q<br />

uando si dice Made in Italy il pensiero<br />

va al cibo, al vino, all’artigianato<br />

in ceramica e in vetro, agli<br />

occhiali da sole e alla pelletteria,<br />

ma soprattutto va alla moda. Ne<br />

sono conferma i recenti successi tributati ai couturiers<br />

italiani dalle ultime passerelle parigine. L’estro<br />

e la creatività italiana sono infatti il segreto del<br />

successo delle più grandi maison di tutto il mondo.<br />

Stefano Pilati ai vertici della Yves Saint Laurent, Riccardo<br />

Tisci stilista di Givenchy, Antonio Marras direttore<br />

artistico di Kenzo, fino alle recenti ac<strong>qui</strong>sizioni<br />

di Marco Zanini per Rochas e Rodolfo Paglialunga<br />

per Vionnet, non sono che alcuni fulgidi esempi.<br />

Già nel Medioevo l’Italia eccelleva per la produzione<br />

tessile di lusso e forniva i più importanti reali d’Europa.<br />

La seta di Como, il broccato di Venezia la lana di<br />

Firenze, che in passato rimandavano allo stile, al fascino<br />

e all’eleganza italiani, sono diventati nel tempo<br />

gli abiti di grandi stilisti come Valentino, Armani,<br />

Versace, Fendi.<br />

La tradizione dell’industria artigianale si è tramandata<br />

attraverso le generazioni, migliorando nel tempo<br />

capacità e qualità e incontrando le moderne innova-<br />

di Alessia Licata


zioni. Nel 1949 le sorelle Fontana<br />

realizzarono il vestito da sposa di<br />

Linda Christian per il matrimonio<br />

con Tyrone Power e sempre in<br />

quegli anni la rivista americana<br />

Harper’s Bazaar dedica ampio<br />

spazio agli abiti di Emilio Pucci.<br />

La prima sfilata italiana fu organizzata<br />

a Firenze nel 1951 dal Marchese<br />

Giovanni Battista Giorgini, il<br />

quale, avendo intuito le potenzialità<br />

delle sartorie italiane, decise<br />

di invitare all’evento compratori<br />

americani e rappresentanti della<br />

stampa internazionale.<br />

Sfilarono le creazioni delle sorelle<br />

Fontana, di Pucci, Simonetta,<br />

Jole Veneziani, Carosa, Schuberth,<br />

Germana Marucelli e Fagiani<br />

e fu un successo. La creatività, la<br />

raffinatezza dei materiali e i prezzi<br />

competitivi colpirono il pubblico,<br />

spostando definitivamente<br />

l’attenzione dalla moda francese<br />

a quella italiana.<br />

Da allora gli abiti made in Italy<br />

sono scelti dai personaggi famosi<br />

di tutto il mondo, che trovano<br />

nella moda italiana uno stile unico,<br />

elegante e raffinato.<br />

È il caso di Michelle Obama, che<br />

si riconosce nella cifra di Moschino<br />

o di Hillary Clinton che ama indossare<br />

dolcevita Cruciali.<br />

Anche il grande cinema non resiste<br />

alla moda italiana. Nel kolossal “Australia” Nicole<br />

Kidman veste abiti Prada e indossa scarpe Salvatore<br />

Ferragamo. Ma il fascino del marchio italiano contagia<br />

anche le pellicole che raccontano storie più vicine alla<br />

vita di ogni giorno. È il caso di (Ethic) che, dopo aver<br />

firmato gli abiti di Kelli Lang nella famosa soap Beautiful<br />

per il piccolo schermo, ha vestito i set di “Que-<br />

Fashion ITALIAN<br />

STYLE<br />

49<br />

PERCORSI


ITALIAN<br />

STYLE<br />

Piccolo grande amore<br />

PERCORSI 50<br />

Fashion<br />

Il mio miglior nemico<br />

sto Piccolo<br />

Grande Amore”<br />

di Riccardo<br />

Donna, “Il mio miglior nemico”<br />

di Carlo Verdone e “La finestra di<br />

fronte” di Ferzan Ozpetek, mentre<br />

sono ancora in lavorazione<br />

“Tutto l’amore del mondo”, ”Io<br />

loro e Lara” di Verdone, “Amore<br />

14” di Muccino, “Scusa ma ti<br />

voglio sposare” con Raul Bova,<br />

“Meno male che ci sei” con Claudia<br />

Gerini e “Angeli e diamanti”<br />

con Vittoria Belvedere.<br />

Anche Julia Roberts, in Italia per<br />

il suo ultimo film, ha scelto le famose<br />

parentesi tonde di (Ethic),<br />

ormai entrate nell’universo<br />

estetico di tante giovanissime<br />

fashion victim.<br />

Marchio di successo nello scenario<br />

internazionale della moda<br />

femminile, prima di essere<br />

un’etichetta (Ethic) è una scelta<br />

morale, quella del vestire rivolgendo<br />

l’attenzione al concetto<br />

di sviluppo sostenibile. Tessuti e<br />

coloranti naturali e l’uso dei pellami<br />

derivanti dal ciclo alimentare<br />

sono infatti la diretta conseguenza<br />

del sostegno che (Ethic)<br />

da sempre offre alle campagne<br />

ambientaliste.<br />

Da qualche anno il marchio ha presentato<br />

sul mercato anche la linea<br />

Emma, dedicata alle bambine il cui<br />

ricavato è stato parzialmente devoluto<br />

a favore di istituzioni preposte<br />

alla cura dei minori. Grazie al<br />

suo eclettismo il marchio è riuscito<br />

a penetrare in diversi mercati,<br />

esportando un modo di vestire “al-


l’italiana” riconoscibile in tutto il mondo e posizionandosi<br />

tra i brand che hanno fatto del low cost una vera e<br />

propria filosofia.<br />

Già presente in Italia con 45 punti vendita, ha ottenuto<br />

nel giro di pochi anni risultati davvero sorprendenti<br />

approdando ufficialmente anche all’estero dove è<br />

presente in Spagna, Francia, Germania, Russia, Cina e<br />

Canada.<br />

«Il prodotto italiano è immediatamente riconoscibile<br />

dalla cura delle rifiniture e dalla scelta dei materiali – dichiara<br />

Ivano Piccirilli, anima del marchio e presidente<br />

della società Ies, il quale, anticipando con orgoglio le<br />

Ivano Piccirilli<br />

Kelli Lang<br />

prossime aperture a Parigi, in Cina e in Giappone, sottolinea<br />

che – una così vincente espansione verso l’estero<br />

è la prova diretta che lo stile italiano è sempre apprezzato,<br />

nonostante crisi e concorrenze, poiché è il risultato<br />

di una cultura atavica del cucire che tutto il mondo<br />

ci invidia». Connotare un abito con marchio Made in<br />

Italy rappresenta dunque la capacità del nostro Paese<br />

di coniugare in un solo prodotto qualità della materia e<br />

alta dimensione estetica. Oggi la moda italiana copre<br />

tutti i segmenti di mercato, dall’haute couture al prêtà-porter,<br />

dal programmato al fast fashion, rendendo il<br />

proprio stile accessibile proprio a tutti.<br />

Fashion ITALIAN<br />

STYLE<br />

51<br />

PERCORSI


TURISMO Strategie di sviluppo nel mediterraneo<br />

Priorità strategica per il<br />

turismo mediterraneo:<br />

destagionalizzare<br />

PERCORSI 52<br />

di Giuseppe Cassarà<br />

C<br />

on la fine dell’estate e con l’avvento<br />

delle prime piogge sembra essersi conclusa<br />

la stagione turistica siciliana, quest’anno<br />

“accorciata” di un mese rispetto<br />

all’ormai consolidato arco stagionale<br />

aprile-ottobre. Ora, a parte ogni considerazione sulla<br />

limitatezza di questo periodo stagionale che interessa<br />

principalmente l’utilizzazione degli impianti e la conseguente<br />

validità occupazionale del settore, quest’anno<br />

sembra addirittura che si verifichi un “restringimento”<br />

del periodo vacanziero nella nostra Regione.<br />

In verità, poi, non è così in quanto, salvo alcuni giorni di<br />

inclemenza del tempo, abbiamo davanti delle ottobrate<br />

meravigliose che si estendono fino alla cosiddetta “estate<br />

di Sammartino”, con eventi e manifestazioni culturali<br />

che lambiscono le feste natalizie.<br />

E tuttavia è d’obbligo fare un minimo di bilancio della<br />

stagione appena trascorsa, in costanza di una crisi economica<br />

di portata mondiale che, certamente, ha influito<br />

pesantemente anche sull’industria dell’ospitalità in Sicilia.<br />

Forse può essere di un certo conforto sapere che, dai<br />

primi dati, si evince che in Sicilia si è verificata una minore<br />

influenza negativa della crisi, rispetto al resto dell’Italia,<br />

ma non possiamo disconoscere che la flessione<br />

c’è stata e che la modesta ripresa di agosto non è stata<br />

sufficiente per l’auspicato rie<strong>qui</strong>librio degli arrivi. A questo<br />

proposito dobbiamo fare almeno due osservazioni:<br />

la prima riguarda la necessità di un esame approfondito<br />

delle ragioni della flessione, senza indulgere nel “rifugio”<br />

generico della crisi, che pure ha una ricaduta reale e pesante,<br />

e poi occorre comprendere fino in fondo le ragioni<br />

che confinano una regione come la Sicilia ad una utilizzazione<br />

dell’industria turistica a 200 giorni e non all’intero<br />

arco dell’anno.<br />

Inoltre, e non da ultimo, occorre, con tutta urgenza intervenire<br />

concretamente affinché sia riconosciuta alla Sicilia<br />

la posizione di leadership nell’aerea mediterranea,<br />

come “hub” naturale e punto di riferimento e di incontro<br />

di un’attività di turismo coordinato che, certamente, nei<br />

prossimi anni dovrà competere con altre importanti aree<br />

del mondo.<br />

È certamente questo un’obiettivo ambizioso, ma non<br />

irrealizzabile: le basi sono già state identificate con la<br />

“Dichiarazione di Barcellona del 1995” sul partenariato<br />

euro mediterraneo, mentre, da questo punto di vista, le<br />

iniziative e la collaborazione <strong>ANFE</strong>-COPPEM, si muovono<br />

in una direzione progettuale molto interessante e<br />

sicuramente degna di attenzione.<br />

D’altra parte il Mediterraneo assomma in sé alcune caratteristiche<br />

che lo rendono peculiare e pure esemplificativo<br />

di tante aeree regionali turisticamente importanti<br />

nel Mondo.<br />

La principale caratteristica del Mediterraneo è quella di<br />

essere una grande destinazione turistica internazionale,<br />

la più importante del Mondo, ed ancora per molti anni<br />

destinata a rimanere tale. Gli ultimi dati disponibili dicono<br />

che i Paesi Mediterranei attirano ogni anno circa 250<br />

milioni di viaggiatori stranieri, con una quota di oltre il


30% sul totale mondiale. Anche se l’emergere di destinazioni<br />

sempre nuove, tende ad erodere i primati consolidati,<br />

è di tutta evidenza che una destinazione così grande<br />

ed affermata ha enormi potenzionalità di immagine e<br />

di prodotto per potersi rilanciare.<br />

Inoltre, il Mediterraneo è forse il bacino più importante<br />

di interscambio turistico. In altri termini, il Mediterraneo<br />

ha in sé un immenso “mercato interno” privilegiato, facilitato<br />

dalla comunanza culturale, da un sistema multimodale<br />

di trasporti, dai costi contenuti tipici del cortomedio<br />

raggio.<br />

Ma non solo: il Mediterraneo è realisticamente anche il<br />

luogo nel Mondo in cui più forte è l’interscambio di persone<br />

per motivi di lavoro.<br />

Infine, anche se non è facile ricostruire dati di questo genere,<br />

il Mediterraneo è anche un importantissimo bacino<br />

per quanto riguarda l’interscambio di investimenti anche<br />

e proprio nel turismo. Un interscambio che ormai da<br />

qualche tempo non segue più solo le tradizionali direttrici<br />

da Nord a sud, ma che ha sempre più assunto caratteri<br />

di variabilità e reciprocità. Peraltro, è ormai abbastanza<br />

Strategie di sviluppo nel mediterraneo TURISMO<br />

evidente che l’aerea mediterranea concorrerà presto<br />

con altre aree come i Carabi ed altri importanti comparti<br />

territoriali per cui diventa obbligatorio attrezzarsi ed assumere<br />

iniziative concrete con l’indispensabile aiuto dei<br />

governi siciliano e nazionale.<br />

Ma per partecipare al tavolo di elaborazione strategica<br />

della programmazione dello sviluppo, occorre, prima e<br />

subito, mettere ordine in casa nostra. E <strong>qui</strong> torniamo alle<br />

due osservazioni che facevamo prima e che possono essere<br />

sintetizzate in una domanda: cosa fare per aumentare<br />

la stagionalità in Sicilia?<br />

In verità a questa domanda, che in se stessa è elementare,<br />

più volte sono state date risposte, principalmente<br />

dagli operatori del settore, senza tuttavia alcun seguito<br />

concreto da parte delle Istituzioni.<br />

Una Regione come la Sicilia, se vuole (come merita) assumere<br />

un ruolo-guida nello sviluppo mediterraneo del<br />

turismo, può, senza alcuna forzatura, utilizzare le potenzionalità<br />

che possiede per allargare l’arco stagionale: basta<br />

incentivare e far funzionare i principali segmenti che<br />

costituiscono il complesso mondo del turismo.<br />

A questo riguardo, disponendo di un clima splendido e<br />

di un mare eccezionale, senza rinunciare al “prodotto”<br />

sole-mare, non possiamo non pensare ad una destagionalizzazione<br />

seria dei flussi verso la Sicilia potenziando il<br />

segmento convegnistico-congressuale, regolamentando<br />

ed incentivando il prodotto culturale, in considerazione<br />

dell’immenso patrimonio artistico-monumentale di cui<br />

disponiamo, che il resto del mondo ci invidia e la cui domanda<br />

è largamente consolidata ed interessante.<br />

Il turismo scolastico e quello della terza età, quello naturalistico-ambielntale<br />

e quello enogastronomico, unitamente<br />

ad altri prodotti di nicchia possono rappresentare<br />

un interessante complemento alle risorse regionali<br />

del settore.<br />

La nostra terra è una terra che contiene tutti gli elementi<br />

per accogliere e gestire uno sviluppo dell’attività del<br />

Comparto turistico al meglio e potrà, senza alcun dubbio,<br />

costituire guida sicura e centro di interesse reale nel<br />

Mediterraneo.<br />

Ma, per realizzare questa progettualità complessa, occorrono<br />

investimenti ed infrastrutture, è necessaria una<br />

seria presa di coscienza della nostra classe dirigente e<br />

serve un confronto permanente e serrato con gli operatori<br />

che lottano ogni giorno per la sopravvivenza delle<br />

loro imprese e per lo sviluppo strategico del settore.<br />

53<br />

PERCORSI


Lampedusa isola da sogno...<br />

Cala Croce<br />

Ristorante bar<br />

Beach Guitgia<br />

Spiaggia Guitgia<br />

Tel. 0922.970879 Fax 0922.970316<br />

beachguitgia@lampedusa.to<br />

Spiaggia della Guitgia<br />

Hotel<br />

Baia Turchese<br />

Spiaggia Guitgia<br />

Tel. 0922.970455 Fax 0922.970098<br />

Cellulare 320.4787639-335.1322309<br />

hotelbaiaturchese@lampedusa.to<br />

<br />

Tabaccara Monumento al pescatore


Tabaccara<br />

Hotel<br />

Guitgia Tommasino<br />

Spiaggia Guitgia<br />

Tel. 0922.970879 Fax 0922.970316<br />

Cellulare 338.4792802<br />

hotelguitgiatommasino@lampedusa.to<br />

<br />

Cala Creta<br />

Santuario della Madonna - Porto Salvo<br />

Residence<br />

Le Villette di Cala Creta<br />

Contrada Cala Creta<br />

Tel. 0922.970316<br />

Fax 0922.970879<br />

www.lampedusa.to<br />

Spiaggia dei Conigli<br />

Noleggio auto-scooter-barche<br />

Freccia Azzura<br />

Spiaggia Guitgia<br />

Tel. e Fax 0922.973595<br />

Cellulare 320.4787657/338.2564041


ISOLE<br />

PERCORSI 56<br />

Lampedusa, isola semplice<br />

A Lampedusa in fuga verso<br />

la libertà<br />

M<br />

ettete insieme fascino, talento, bellezza,<br />

cortesia, eleganza, simpatia e,<br />

se vogliamo, anche un pizzico di timidezza<br />

amalgamata ad una celata malinconia:<br />

verrà fuori un cocktail di componenti diverse,<br />

racchiuse in un’unica anima. Massimo Ciavarro appare<br />

così, con i capelli ricci, di un biondo dorato, che gli donano<br />

quell’aria angelica ma al contempo un po’ ribelle che<br />

ha fatto impazzire ragazze e donne di ogni età. Molti lo<br />

ricordano in “Sapore di mare” di Bruno Contini, ma da<br />

allora, molti sono stati i suoi film e molti i successi<br />

Come Baglioni e Modugno, anche lei affetto dal “mal<br />

di Lampedusa”…<br />

«Come potrei non esserlo? Amo la Sicilia, mia madre è<br />

di Ustica e, in parte, sono siciliano anch’io. Di Lampedusa<br />

amo il mare, la sua natura selvaggia, il suo stato<br />

di isola ancora incontaminata ma soprattutto amo la<br />

sua semplicità. Una semplicità che leggi negli occhi degli<br />

stessi abitanti. A Lampedusa si respira aria di libertà<br />

ed è l’unico luogo in cui riesco ad essere veramente me<br />

stesso. Ne sono talmente coinvolto che, quando sono<br />

lì, non riesco mai veramente a rilassarmi. Voglio far tutto<br />

e non voglio perdermi un solo attimo. Faccio le cose<br />

più semplici, come svegliarmi presto al mattino, andare<br />

a pesca, passo da una spiaggia e l’altra, prendo l’aperitivo<br />

nel pub del paese per poi cenare e tornare a casa<br />

distrutto, con la voglia di ricominciare un nuovo giorno<br />

in mezzo al mare. Tutto molto semplice, insomma, ma<br />

ai miei occhi straordinario».<br />

Prima attore, poi imprenditore oggi anche produttore<br />

cinematografico e domani?<br />

«Domani, non lo so, o meglio, non voglio pensarci. Vivo<br />

molto il presente e mi piace viverlo con serenità».


Il suo ultimo film “L’ultima estate” è stato girato tra<br />

Roma e Lampedusa. E’ un caso?<br />

«Assolutamente no. L’idea nasce proprio a Lampedusa.<br />

Dopo tanti anni da turista, ho sentito forte il desiderio<br />

di fare qualcosa che promuovesse e valorizzasse una<br />

terra che è già straordinaria di suo. ll film è in uscita<br />

a dicembre e parla di amore, di amicizia e del difficile<br />

rapporto genitori-figli. In particolare parla dell’amore<br />

tra Paolo e Ilaria,due giovani diciottenni, in fuga dalla<br />

claustrofobia affettiva delle loro famiglie».<br />

Ma lei a cosa rinuncerebbe per amore?<br />

«Tutto quello che fai per amore non è mai una rinuncia.<br />

Quando si mossi dal sentimento e dal desiderio, tutto<br />

il resto perde valore ed è per questo che non parlerei di<br />

rinuncia. Certo, una cosa che non farei mai, anche per<br />

amore, è rinunciare a mio figlio».<br />

Ci parli di “Vento del Nord”<br />

«“Vento del Nord” è una rassegna cinematografica, organizzata<br />

lo scorso anno a Lampedusa, incentrata sulla<br />

Massimo Ciavarro<br />

emigrato d’elite sbarca<br />

nell’isola dei sogni<br />

per ritrovare energie<br />

creative e inconsueti<br />

spazi di espressione<br />

Lampedusa, isola semplice ISOLE<br />

cinematografia dell’estremo Nord del mondo proiettata<br />

nell’estremo Sud dell’Europa. Un altro modo, insomma,<br />

per promuovere il territorio siciliano e riportare il<br />

cinema a Lampedusa. Un progetto ambizioso in un<br />

territorio difficile. Per lanciare la rassegna è stato, infatti,<br />

necessario rimettere in funzione l’arena e curare<br />

la ristrutturazione della sala cinematografica. Importante<br />

è stata la collaborazione degli abitanti dell’isola,<br />

i quali hanno accolto l’iniziativa con passione ed entusiasmo».<br />

Se dico libertà, che cosa le viene in mente?<br />

«Mi viene in mente il mare, le mie giornate in barca da<br />

solo o con le persone che amo. Mi viene in mente la<br />

libertà incondizionata, quella che ti permette di potere<br />

decidere liberamente cosa fare della tua vita senza<br />

essere condizionato dal guadagno, dall’interesse, dalle<br />

cose materiali e dal pensiero di quello che sarà dopo.<br />

Insomma una libertà vera e forse, oggi, quella più irraggiungibile».<br />

57<br />

PERCORSI


Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI 58<br />

O<br />

mbelico del mondo sin dai<br />

tempi di Omero e Virgilio,<br />

luogo di miti, leggende e<br />

feroci conflitti il Mediterraneo<br />

conserva nella cultura<br />

marinara il suo più grande tesoro. Quel mare<br />

che bagna le coste della Sicilia, disegnando un<br />

panorama unico al mondo, rappresenta per gli<br />

SPECIALE PESCA<br />

Tonnare, borghi, musei<br />

Cultura marinara<br />

Uno dei più grandi tesori della Sicilia<br />

di Giovanna Cirino<br />

Scopello<br />

abitanti dell’isola una preziosa risorsa economica<br />

e al contempo un inestimabile patrimonio<br />

di tradizioni. Tonnare, torri d’avvistamento,<br />

approdi, imbarcazioni, arsenali, borghi e musei,<br />

testimoniano un importante passato da<br />

recuperare, tutelare e riproporre. Gli esempi di<br />

archeologia industriale, il prezioso know-how,<br />

e un vissuto fatto di consuetudini e saperi, non


sono solo memoria dell’identità siciliana, ma<br />

anche volàno per l’economia dell’isola, impulso<br />

per lo sviluppo e per il rilancio occupazionale.<br />

Lo skyline del litorale siculo è stato, almeno sino<br />

ai primi anni del secolo scorso, delineato dalle<br />

80 tonnare che costituivano un sistema produt-<br />

Favignana<br />

tivo di grande rilievo che contava strutture architettoniche<br />

imponenti a Favignana, Scopello,<br />

Trapani, Palermo, ma anche a Porto Palo, Marzamemi,<br />

Siracusa, Noto. Il tonno rosso ha avuto<br />

a lungo un importante ruolo nell’economia<br />

e nella vita dei popoli del Mediterraneo. Sono<br />

gli arabi, intorno all’anno mille, a perfezionare<br />

in Sicilia l’antica tradizione della sua pesca che<br />

SPECIALE PESCA<br />

Tonnare, borghi, musei<br />

ha origini antiche, testimoniate dalle incisioni e<br />

dalle pitture rupestri presenti in alcune grotte<br />

dell’isola.<br />

Come le arene di Spagna con i loro riti crudeli,<br />

anche le “camere della morte“ e le mattanze,<br />

rappresentano un aspetto antropologicamente<br />

interessante della nostra storia “sintesi tra<br />

economia marinara e produzione ittica, caratterizzata<br />

dall’insieme di servizi e impianti necessari<br />

alla lavorazione e distribuzione del pescato”.<br />

Sino all’Ottocento, la conservazione del tonno<br />

è esclusivamente manuale e sotto sale. Sarà<br />

Ignazio Florio, della grande famiglia di imprenditori<br />

palermitani, a introdurre nel suo stabilimento<br />

di Favignana, il nuovo procedimento<br />

di conservazione sott’olio in scatola, che dava<br />

lavoro a centinaia di addetti.<br />

Un apparato industriale restaurato di recente,<br />

che avrà una nuova destinazione d’uso proiettando<br />

l’intera provincia di Trapani nel futuro.<br />

Oggi purtroppo la pesca tradizionale del “re<br />

dei mari” è ormai giunta al capolinea, entrata<br />

nell’archivio della memoria collettiva, anche se<br />

il mercato giapponese continua a richiederne<br />

la carne per la preparazione del sushi. Il prezzo<br />

del tonno è sempre più elevato e la sua cattura,<br />

estesa agli esemplari più piccoli, mette in<br />

pericolo il futuro della specie, suscitando varie<br />

proteste a livello internazionale.<br />

Il mare può essere anche un grande museo,<br />

come dimostrano le varie realtà espositive sparse<br />

nell’isola: a Sciacca, a Siracusa, a Palermo all’Arsenale<br />

borbonico e nel Palazzo d’Aumale di<br />

Terrasini. Ben due raccolte a Castellammare e<br />

a Filicudi, nell’arcipelago delle Eolie, addirittura<br />

un “museo sottomarino”. Ma non solo. Nel piccolo<br />

villaggio di pescatori di Aspra, comune di<br />

Bagheria, esiste anche un museo dal sapore genuino:<br />

è quello dell’acciuga che racconta l’antica<br />

attività praticata dalle donne che salavano e<br />

conservavano la cosiddetta “carne dei poveri”.<br />

59<br />

Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI


Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

Raccoglie all’interno dell’Azienda Balistreri, reperti<br />

storici, strumenti di lavoro, vecchie foto e<br />

perfino un’antica bevanda “afrodisiaca” a base<br />

di alici. Con Mazara del Vallo e Sciacca, la frazione<br />

marinara di Aspra è uno dei tre maggiori<br />

poli produttivi siciliani dediti alla conservazione<br />

e alla lavorazione del pesce azzurro. Un vero<br />

paradiso per palati gourmet che amano il salato:<br />

vongole, acciughe e pasta d’acciughe, sughi<br />

a base di pesce di alta qualità esportati in tutto<br />

il pianeta, con un giro di affari complessivo di<br />

circa 75 milioni annui (secondo i dati 2004 dell’Uti,<br />

Unità tecnica per l’internazionalizzazione).<br />

Quattordici aziende, industriali e artigianali,<br />

una realtà produttiva che da lavoro a 300 per-<br />

“Q<br />

uesta grande isola del Mediterraneo<br />

– scriveva Leonardo Sciascia nel 1968<br />

– nel suo modo di essere, nella sua vita, sembra<br />

tutta rivolta all’interno, aggrappata agli altipiani<br />

e alle montagne, intenta a sottrarsi al mare e ad<br />

escluderlo dietro un sipario di alture o di mura,<br />

per darsi l’illusione quanto più possibile completa,<br />

che il mare non esista, se non come idea calata<br />

in metafora nelle messi di ogni anno, che la<br />

Sicilia non è un’isola. Che è come nascondere la<br />

testa nella sabbia: a non vedere il mare, e che così<br />

il mare non ci veda”.<br />

SPECIALE PESCA<br />

Tonnare, borghi, musei<br />

sone, coinvolgendone nell’indotto quasi 1.000.<br />

Un business importante, con la sola Flott S.p.a.,<br />

azienda leader del settore, citata dal Sole 24<br />

Ore e perfino dal New York Times, che fattura<br />

ogni anno circa 30 milioni di euro.<br />

La Sicilia è stata un’isola del tesoro colma di risorse<br />

e potenzialità.<br />

Con un territorio, un paesaggio, un patrimonio<br />

culturale da restituire alle comunità attraverso<br />

un turismo sempre più responsabile e delle<br />

politiche più attente all’ambiente ed al sistema<br />

marino e costiero.<br />

La Sicilia è stata un mare, dunque, a 360 gradi.<br />

Profondo, circostante, caldo, nostrum, più o<br />

meno blu e sempre salato.<br />

Forte la provocazione in una terra di paradossi: il<br />

mare c’è, il pesce pure e non mancano le ricchezze.<br />

Come quelle tutelate dalla Soprintendenza del<br />

Mare, prima e unica al momento in Italia, che dal<br />

2003, si occupa del patrimonio archeologico sommerso<br />

dei mari siciliani, da cui emergono onda dopo<br />

onda, antiche bellezze del calibro del Satiro danzante,<br />

a Mazara del Vallo, degli elmi corinzi esposti nel<br />

Museo di Camarina e, più recentemente, come gli<br />

importanti relitti scoperti nelle acque di Gela e Messina<br />

che dimostrano i grandi traffici commerciali<br />

che attraversavano le coste siciliane.


SPECIALE PESCA<br />

Azoni di tutela<br />

L’istituzione entra in campo<br />

a tutela di una delle attività<br />

primarie della Sicilia<br />

Intervista all’assessore regionale Bufardeci<br />

in merito al comparto della pesca, fonte<br />

storica di sostentamento per gli abitanti<br />

dell’isola sin dai suoi primi insediamenti umani<br />

O<br />

norevole Bufardeci, quali sono<br />

a suo avviso gli elementi favorevoli<br />

e le potenzialità dalle quali è<br />

possibile partire per ridare slancio<br />

a un settore strategico come quello della<br />

pesca in Sicilia?<br />

«Io credo che dobbiamo lavorare per fare in<br />

modo che la Sicilia riesca a rinnovare quel suo patrimonio,<br />

non solo economico ma anche sociale<br />

e culturale, che deriva dal rapporto col mare. La<br />

pesca può tornare a essere un settore trainante,<br />

ma non sarà semplice perché bisogna affrontare<br />

e sciogliere dei nodi strutturali».<br />

Quali sono le strategie e le misure che la Regione<br />

svilupperà nell’ immediato futuro per ridare<br />

competitività al comparto?<br />

«Al primo posto c’è sempre il rispetto del<br />

mare e del suo ecosistema. Forse può<br />

sembrare impossibile conciliare questo<br />

imperativo categorico con il<br />

rilancio della pesca come attività<br />

economica; ma una pesca<br />

sostenibile tutela le specie<br />

marine, eleva la redditività<br />

per gli operatori del setto-<br />

re e crea le premesse per consolidare il settore.<br />

Inoltre, puntando sull’integrazione delle micro<br />

realtà territoriali è possibile realizzare iniziative<br />

ad altissimo valore aggiunto anche connesse<br />

all’enogastronomico e al turismo. Certo si tratta<br />

di una strategia a lungo termine, mentre oggi è<br />

necessario affrontare la stretta economica del<br />

quotidiano e per questo seguiremo le direttive<br />

dell’Unione Europea introducendo le misure di<br />

compensazione socio economiche, necessarie<br />

per tutelare i livelli occupazionali».<br />

Quanto è importante la collaborazione con gli<br />

altri Paesi del Mediterraneo?<br />

«Il mare è uno spazio geopolitico aperto per<br />

definizione. Dialogare con i Paesi<br />

del Mediterraneo è una politica<br />

necessaria sia per tutelare la nostra<br />

flotta, che per esportare<br />

il nostro know how e le nostre<br />

competenze, in modo<br />

che la pesca diventi una<br />

risorsa anche nei Paesi<br />

della fascia sud del<br />

Mediterreaneo. Non<br />

c’è dubbio che, per<br />

Titti Bufardeci<br />

61<br />

Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI


Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI 62<br />

SPECIALE PESCA<br />

Azioni di tutela<br />

garantire una pesca sostenibile, sia necessario<br />

un maggior coordinamento fra Stati costieri del<br />

Mediterraneo e tutti sappiamo che il nostro patrimonio<br />

ittico è sottoposto a pressioni crescenti,<br />

esercitate non solo dalle attività di pesca commerciale<br />

e ricreativa, ma anche da fattori esterni<br />

quali l’in<strong>qui</strong>namento e il cambiamento climatico.<br />

Tuttavia, anche il maggiore coordinamento<br />

internazionale può rivelarsi inefficace se non è<br />

accompagnato da un’autentica assunzione di responsabilità<br />

da parte di ciascuno Stato costiero.<br />

In assenza di una base scientifica su cui poggiare<br />

le scelte gestionali, ancorché coordinate a livello<br />

internazionale, si rischia di prendere iniziative di<br />

breve respiro, che non affrontano alla radice il<br />

problema del potenziamento dei controlli e della<br />

limitazione della capacità delle flottiglie di pesca,<br />

elementi che sono oramai necessari a garantire<br />

uno sfruttamento sostenibile».<br />

Queste sono sfide che la Sicilia ha ben presenti.<br />

In questi anni si è attivamente operato per<br />

migliorare il quadro conoscitivo delle attività di<br />

pesca e la loro gestione, oltre che per sostenere<br />

e rafforzare il quadro di cooperazione multilaterale.<br />

Tuttavia molto resta ancora da fare e la<br />

Commissione sta ora impegnandosi per conce-<br />

Una vita<br />

per il mare<br />

di Rossella Catalano<br />

L<br />

a Guardia Costiera si impegna in un lavoro<br />

continuo e costante a favore del mare attivo<br />

365 giorni l’anno.<br />

L’attività di ricerca e soccorso in mare costituisce una<br />

delle delicate funzioni cui il Corpo delle Capitanerie di<br />

porto Guardia Costiera assolve.<br />

Scendendo nel particolare, il porto di Lampedusa<br />

conta una unità classe 800 e una classe 300 che<br />

svolgono un servizio continuativo di guardia 24 ore<br />

al giorno per 365 giorni l’anno, cui si aggiungono un<br />

pattugliatore classe 200 e uno classe 400. Tutti strumenti<br />

che fanno parte della 7a squadriglia ed intervengono<br />

anche nei casi di soccorso alle imbarcazioni<br />

di migranti.<br />

«Le nostre unità navali sono pronte a uscire in mare<br />

in tempi brevissimi e vengono coordinate dalla sala<br />

operativa dell’Ufficio Circondariale Marittimo di<br />

Lampedusa» dice Antonio Morana, comandante del<br />

Circondario. «Nei casi operativi, con elevato numero<br />

di persone in pericolo di vita, il coordinamento è invece<br />

affidato alla Capitaneria di porto di Palermo o<br />

alla Centrale Operativa presso il Comando Generale<br />

del corpo delle Capitanerie di porto della Capitale.<br />

Nel corso del 2009 sono stati più di 100 gli interventi<br />

effettuati con circa 2.700 persone portate in salvo».<br />

La Guardia Costiera di Lampedusa opera non solo<br />

nel campo del soccorso in mare, ma anche in quello<br />

della pesca, dell’ambiente, della sicurezza della<br />

navigazione. Come si svolge la vostra ordinaria attività?<br />

«Il personale militare dipendente è impegnato quotidianamente<br />

sia nello svolgimento di attività di<br />

carattere amministrativo che in quelle più s<strong>qui</strong>sitamente<br />

operative e di controllo nei settori della pesca,<br />

dell’ambiente e della sicurezza della navigazione. In<br />

particolare, di rilevante importanza sono le mansioni<br />

svolte a servizio degli operatori del settore pesca.<br />

Basti pensare alla cura dei procedimenti istruttori per<br />

il rilascio o il rinnovo delle licenze di pesca e per l’ottenimento<br />

delle indennità previste per il fermo biologico<br />

o per quelle previste per l’arresto definitivo delle<br />

unità da pesca. Rientrano nel novero delle nostre<br />

attività anche le operazioni di controllo del rispetto<br />

della normativa regionale, nazionale e comunitaria


in materia, sia in ambito marittimo che a terra, che<br />

hanno lo scopo di prevenire e, nei casi più gravi, di<br />

sanzionare le condotte antigiuridiche. Anche nel<br />

campo della sicurezza della navigazione, l’operato<br />

degli uomini della Guardia Costiera di Lampedusa<br />

riguarda sia attività amministrative, quali il rilascio<br />

dei certificati di sicurezza delle unità da pesca entro<br />

un certo tonnellaggio e delle unità da diporto, sia attività<br />

di verifica e controllo dei re<strong>qui</strong>siti tecnici delle<br />

stesse unità. Nell’accezione ampia della tutela dell’ambiente<br />

marino rientrano sicuramente i controlli<br />

finalizzati ad accertare eventuali abusi a danno del<br />

pubblico demanio marittimo, che aumentano in maniera<br />

considerevole nella stagione estiva, il controllo<br />

degli scarichi abusivi in mare e di condotte lesive per<br />

le risorse marine tutelate dalla normativa vigente,<br />

tra cui l’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie».<br />

In Italia la pesca è regolata da diverse norme. Tuttavia,<br />

nelle zone in cui si registra la presenza di<br />

riserve naturali e di aree marine protette sono previste<br />

leggi più restrittive. Quali quelle che interessano<br />

l’Area Marina Protetta di Lampedusa?<br />

«L’Area delle Isole Pelagie è stata istituita con Decreto<br />

dell’allora Ministero dell’Ambiente e della Tutela<br />

del Territorio del 21.10.02, con lo scopo precipuo<br />

della tutela della flora e della fauna marina e della<br />

valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche<br />

della zona. Mediante la suddivisione dei tratti<br />

di mare interessati in tre zone (A, B, C) sono stati<br />

previsti divieti e limitazioni di tutte le attività antropiche<br />

differenti a seconda che ci si trovi in una zona<br />

piuttosto che in un’altra. Nella zona A, detta anche<br />

di riserva integrale, sono vietate ad esempio tutte le<br />

attività, dalla pesca professionale e sportiva alla navigazione<br />

e alla balneazione, con la sola eccezione per<br />

l’Isola dei Conigli. Nella zona B, la “riserva generale”,<br />

sono consentite molte delle attività vietate nella<br />

zona A ma a determinate condizioni. Ad esempio la<br />

pesca turismo e la pesca sportiva sono consentite<br />

solo ai residenti. Nella zona C, o di riserva parziale,<br />

infine, i divieti si riducono ulteriormente e aumenta il<br />

numero delle attività consentite».<br />

Un’attività a tutto tondo, quella dell’Ufficio Circondariale<br />

Marittimo di Lampedusa, che si intensifica però<br />

soprattutto in estate, quando la bellezza dell’ambiente<br />

è più esposta a condotte lesive, che potrebbero<br />

deturparla per sempre.<br />

SPECIALE PESCA<br />

Azioni di tutela<br />

pire una nuova proposta: per la riforma della<br />

politica comune della pesca, che vedrà la luce<br />

entro il 2012.<br />

Quale sarà il contributo della Sicilia in fatto di<br />

idee e proposte alla stesura del Libro Verde<br />

dell’Unione Europea, il documento che determinerà<br />

la politica comune della pesca per i<br />

prossimi dieci anni?<br />

«Più che di compito dobbiamo parlare di responsabilità.<br />

La Sicilia rappresenta una quota determinante<br />

del settore nazionale, quasi il 40 per cento<br />

del settore produttivo italiano. Abbiamo <strong>qui</strong>ndi<br />

il dovere di dirigere la posizione del governo nazionale<br />

forti delle nostre competenze e sereni<br />

nel non volere imporre ma condividere scelte che<br />

porteranno al rilancio del settore. Il Libro Verde<br />

sarà la Bibbia dei nostri comportamenti, imporrà<br />

dei sacrifici ma segnerà anche la possibilità di un<br />

new deal dell’industria ittica che non punti più alla<br />

massimizzazione del pescato, ma realizzi quelle<br />

scelte strategiche di tutela ambientali e rispetto<br />

della fauna ittica.<br />

La Sicilia e la sua marineria avranno un ruolo<br />

centrale nella stesura del Libro Verde dell’Unione<br />

Europea, un documento che determinerà la<br />

politica comune della pesca per i prossimi dieci<br />

63<br />

Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI


Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI 64<br />

anni e che sarà vincolante per la politica comune<br />

europea della Pesca».<br />

La Commissione Europea ha posto una serie di<br />

quesiti, chiedendo agli Stati membri di formulare<br />

le proprie riflessioni sui temi della tutela<br />

ambientale, della ricerca scientifica per il ripopolamento<br />

ittico, sull’introduzione di sistemi<br />

di navigazione a bassa emissione, sulla definizione<br />

di una politica industriale sostenibile<br />

da coniugare con le microrealtà territoriale a<br />

carattere familiare e artigianale, che dovranno<br />

orientarsi verso nicchie ad altissimo valore aggiunto.<br />

Di recente ha poi operato un giro di vite sui controlli<br />

a bordo delle imbarcazioni. Il documento<br />

approvato a Bruxelles, nel corso della riunione<br />

dei ministri Ue di agricoltura e pesca, prevede<br />

nuove e più rigide prescrizioni per il settore, per<br />

la sicurezza a bordo e per la tutela sanitaria del<br />

pescato.<br />

«Siamo soddisfatti per l’impegno del governo<br />

nazionale, che ha tentato di resistere a molte<br />

delle condizioni richieste ed è riuscito a ridurre<br />

l’impatto di alcune misure previste che sarebbero<br />

state eccessivamente penalizzanti per la realtà siciliana.<br />

L’impianto complessivo del regolamento<br />

sembra commisurato alle esigenze delle imprese<br />

medio grandi della filiera, mentre in realtà il nostro<br />

indotto si qualifica per realtà microimprenditoriali.<br />

Che vanno sostenute e tutelate. Una delle<br />

concessioni ottenute grazie alla mediazione della<br />

delegazione italiana riguarda i termini temporali<br />

per l’introduzione del nuovo regolamento, dunque<br />

il documento entra in vigore, ma la sua applicazione<br />

sarà graduale».<br />

Questa prassi pone le basi per un rilancio delle<br />

azioni di ammodernamento della flotta peschereccia<br />

siciliana.<br />

«La gradualità temporale delle misure consentirà<br />

di aprire una riflessione sulla programmazione<br />

comunitaria Fep, il Fondo europeo per la pesca.<br />

Siamo giunti a metà cammino del programma e<br />

SPECIALE PESCA<br />

Azioni di tutela<br />

stiamo utilizzando con ottimi risultati le risorse<br />

del primo triennio, dimostrando una forte capacità<br />

di spesa qualificata. A gennaio, anche valutando<br />

i dati dalla prima tranche di programmazione,<br />

potremo avviare la seconda fase e rifinanziare<br />

le misure destinate all’ammodernamento e alla<br />

sicurezza della nostra flotta, con una dotazione<br />

finanziaria che potrebbe attestarsi sui 10 milioni<br />

di euro.<br />

Il regolamento comunitario prevede il meccanismo<br />

della licenza a punti. Sulla falsariga di<br />

quanto accade per la patente di guida, le inosservanze<br />

al regolamento comunitario comporteranno<br />

la sottrazione di una quota di punti<br />

dalla licenza, sino all’ipotesi di sospensione della<br />

licenza stessa. Grazie alla mediazione del governo,<br />

la reale applicazione delle sanzioni viene<br />

rimandata alle decisione di ogni singolo Stato<br />

membro, che ha perciò l’obbligo di adeguarsi<br />

ma può decidere la gradualità delle sanzioni.<br />

«L’amministrazione regionale punta al rilancio<br />

del settore e sarà nostro compito accompagnare<br />

gli operatori della filiera nell’adeguarsi<br />

a questo regolamento, con la consapevolezza<br />

che il settore non solo rappresenta un asset<br />

strategico della nostra economia, ma è anche<br />

uno spaccato autorevole della nostra cultura e<br />

delle nostre tradizioni».


di Gaia Ballo<br />

L<br />

a battaglia contro molte delle<br />

malattie cronico-degenerative<br />

quali l’ipertensione, l’aterosclerosi,<br />

le coronaropatie, il diabete,<br />

le dislipidemie e persino<br />

il cancro, si può e si deve combattere anche a<br />

tavola.<br />

Ciò non significa costringersi ad una sorta di<br />

ascetismo alimentare. Gli alleati della salute<br />

possono infatti essere delle vere leccornie, tra<br />

le quali, il posto d’onore spetta sicuramente al<br />

pesce azzurro.<br />

Le tre specie più pescate sono l’alice, la sarda e<br />

lo sgombro, il cosiddetto “pesce povero” dei nostri<br />

mari, assai ricco però dal punto di vista nutrizionale.<br />

Il pesce azzurro ha grassi animali simili<br />

a quelli vegetali, caratterizzati prevalentemente<br />

da composti “insaturi”, in particolare quelli della<br />

serie omega-3, importanti per lo sviluppo cerebrale<br />

e protettori per cuore ed arterie.<br />

Di questa prerogativa sono privi i grassi degli<br />

animali di terra, più ricchi di composti “saturi”<br />

che, al contrario, se consumati in eccesso, possono<br />

facilitare l’insorgenza di alcune malattie.<br />

Gli omega-3 sono presenti in tutti i pesci in<br />

quantità variabile, ma il loro contenuto nel pesce<br />

azzurro è senza dubbi tra i più elevati. Una<br />

dieta salutare deve prevedere pesce ricco di<br />

omega-3 almeno due volte la settimana. Nei<br />

“Livelli di Assunzione Raccomandati di Energia<br />

e Nutrienti” per la popolazione italiana, la Società<br />

Italiana di Nutrizione Umana ha inserito<br />

un livello minimo di acidi grassi polinsaturi della<br />

serie omega-3 per l’adulto pari allo 0,5% delle<br />

calorie totali giornaliere.<br />

SPECIALE PESCA<br />

Un pesce al giorno<br />

Il grande successo della dieta mediterranea<br />

è racchiuso nei famosi omega - 3 del<br />

Marenostrum<br />

La percentuale raddoppia in un individuo che ha<br />

già “varcato il Rubicone” della patologia ed aumenta<br />

anche nei neonati e nei bambini in quanto<br />

diversi studi hanno dimostrato che, quelli nutriti<br />

con latte arricchito, mostrano un migliore<br />

sviluppo neurologico.<br />

È importante dunque, da parte dei medici nutrizionisti,<br />

promuovere il consumo del pesce quale<br />

alimento alternativo ad altri cibi proteici, come<br />

formaggio, uova e carni ed in particolare incentivare<br />

il consumo proprio del pesce azzurro che,<br />

cosa da non sottovalutare, per le sue caratteristiche<br />

organolettiche, è adatto a soddisfare<br />

l’esigenza di tutta la famiglia, dai più piccoli ai<br />

più anziani.<br />

Attenzione comunque a non cadere nel trabocchetto<br />

della frittura, delizia del palato, ma meno<br />

favorevole per la salute.<br />

Friggere il pesce infatti, comporta una marcata<br />

denaturazione degli omega-3, <strong>qui</strong>ndi per conservare<br />

intatto questo elisir è consigliabile ricorrere<br />

ad altri metodi di cottura.<br />

Un buon pesce ed una buona ricetta=buona<br />

salute!<br />

Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca


Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI 66<br />

L<br />

a Sicilia vanta una vocazione naturale<br />

per le attività legate al mare e la<br />

filiera ittica ricopre una grande importanza<br />

nel suo tessuto produttivo,<br />

sia economicamente che per il suo contributo in<br />

termini di occupazione. Dal punto di vista della<br />

localizzazione territoriale, nella Regione, sono<br />

presenti poli di forte concentrazione soprattutto<br />

nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani.<br />

L’industria ittico-conserviera siciliana è composta<br />

da realtà aziendali, con origini e tradizioni antiche,<br />

che per essere oggi competitive sul mercato,<br />

hanno cambiato il loro modo di concepire la<br />

propria attività produttiva diversificando i loro<br />

prodotti e utilizzando apparecchiature e tecniche<br />

all’avanguardia e più rispondenti alle necessità<br />

imprenditoriali attuali. La componente artigianale,<br />

comunque, ha ancora oggi un certo peso,<br />

infatti il 32,38% delle imprese siciliane opera in<br />

tale modo. Le attività esercitate dalle aziende<br />

siciliane sono, sostanzialmente, la lavorazione<br />

e conservazione di pesce e di prodotti a base di<br />

pesce e la conservazione di crostacei e molluschi<br />

(congelamento, surgelazione, inscatolamento).<br />

Le tipologie di prodotti realizzati sono molteplici,<br />

si va da quelli a base di tonno e di sgombro alle<br />

SPECIALE PESCA<br />

Industria ittica<br />

Dal mare alla tavola<br />

L’industria ittica in Sicilia<br />

non fa il... pesce in barile<br />

più svariate tipologie di creme e ragù a base di pesce.<br />

Particolare importanza riveste la lavorazione<br />

delle acciughe, tanto che viene considerata, l’attività<br />

di maggiore rilievo nell’ambito della trasformazione<br />

dei prodotti ittici siciliani. La struttura<br />

dell’industria di trasformazione dei prodotti della<br />

pesca, per quanto riguarda la forma giuridica delle<br />

aziende, è composta da società (56,19%), imprese<br />

individuali (36,19%) e società cooperative<br />

(7,62%). Le imprese di conservazione e trasformazione<br />

dei prodotti della pesca maggiormente<br />

significative sono riunite in tre grossi poli produttivi<br />

localizzati nei Comuni di Sciacca (AG), Mazara<br />

del Vallo (TP) e Aspra frazione di Bagheria (PA).<br />

SCIACCA<br />

Il polo produttivo che è localizzato a Sciacca è<br />

composto da 32 aziende. La loro forma giuridica<br />

è per la maggior parte quella della ditta individuale<br />

o società di persona. La produzione è in tutte<br />

le aziende di questo polo, di tipo artigianale/semindustriale<br />

senza alcun apporto di particolari<br />

tecnologie. La lavorazione prevalente del pescato<br />

viene effettuata attraverso la tecnica della “salagione”<br />

che non prevede altro che un impegno<br />

manuale degli addetti. La maggior parte del pe-


scato utilizzato nella lavorazione proviene dalla<br />

flotta di Sciacca, la restante parte dalle flotte di<br />

Marsala, Trapani, Pantelleria. La produzione per<br />

il 65-70% è destinata al mercato nazionale per la<br />

restante parte viene esportata. Per alcune realtà<br />

la percentuale di prodotto esportato arriva al<br />

50%. I mercati esteri più appetibili sono quelli statunitense,<br />

giapponese e britannico.<br />

ASPRA (BAGHERIA, PALERMO)<br />

Il raggruppamento delle imprese che è localizzato<br />

ad Aspra, a circa 15 chilometri da Palermo, è<br />

composto da 14 aziende. L’attività prevalente di<br />

queste aziende è la lavorazione e trasformazione<br />

di acciughe e alici commercializzate sott’olio e<br />

sotto sale. Negli ultimi anni le acciughe che vengono<br />

trasformate nelle aziende di Aspra hanno<br />

raggiunto i mercati del nord Italia (Lombardia e<br />

Piemonte su tutti) ma anche quelli prestigiosi di<br />

Germania, Svizzera, Inghilterra e Australia.<br />

La tradizione delle aziende per la trasformazione<br />

del pesce di Aspra risale a circa 80 anni fa e la sua<br />

nascita sembra essere legata al caso. Il pesce che<br />

i pescatori del luogo non riuscivano a vendere, infatti,<br />

per fare in modo che non andasse a male,<br />

veniva sistemato in apposite scatole sotto sale.<br />

Un artificio banale che nel volgere di poco tempo<br />

è diventato il fondamento economico dell’intera<br />

frazione.<br />

MAZARA DEL VALLO<br />

È sede del primo distretto produttivo della pesca<br />

in Italia. L’attività economica di questo distretto,<br />

che include tutta la provincia di Trapani, è concentrata<br />

in gran parte a Mazara del Vallo (60% del<br />

volume globale). Il distretto produttivo, istituito<br />

nel marzo 2004, è caratterizzato da un numero<br />

consistente di imprese: dalla cantieristica navale,<br />

alla trasformazione e commercializzazione del<br />

pescato oltre a vari Enti, Associazioni di categoria<br />

e Consorzi, Università, Centri di ricerca.<br />

A differenza dei poli produttivi di Sciacca ed<br />

Aspra che si sono specializzati nella lavorazione<br />

delle acciughe, il distretto di Mazara del Vallo<br />

comprende imprese che esercitano in diverse at-<br />

SPECIALE PESCA<br />

Industria ittica<br />

tività produttive, quali: conservazione attraverso<br />

la refrigerazione, congelazione e surgelazione;<br />

trasformazione del pescato e confezionamento<br />

del prodotto finale; lavorazione di prodotti derivati<br />

e scarti.<br />

Da ciò deriva che, queste imprese realizzano una<br />

moltitudine di prodotti, tra i quali: pesci, crostacei<br />

e molluschi surgelati; frutti di mare surgelati;<br />

filetti di tonno e di sgombro all’olio di oliva; patè e<br />

ragù a base di pesce spada.<br />

Un’altra importante caratteristica del distretto<br />

di Mazara del Vallo è rappresentata dal fatto che<br />

una parte delle imprese cura l’intero ciclo produttivo,<br />

dall’esercizio della pesca, con i propri natanti<br />

o con gestione di natanti di proprietà altrui, sino<br />

al confezionamento del prodotto finale.<br />

Mazara quest’anno, dopo la partecipazione di<br />

aprile a Slow Fish 2009, la manifestazione internazionale<br />

di Genova dedicata al mondo ittico, si<br />

propone nuovamente come esponente principale<br />

di dieci comuni che rappresentano la Sicilia e i tre<br />

mari che bagnano l’Isola: Marsala, Menfi, Sciacca,<br />

Licata, Portopalo di Capopassero, Giardini Naxos,<br />

Milazzo, Brolo e Cefalù. Anche questa volta, protagonista<br />

assoluto è stato il gambero rosa, il crostaceo<br />

più tipico del Mediterraneo di Sicilia, per il<br />

quale il distretto della pesca di Mazara attende il<br />

riconoscimento del marchio DOP.<br />

67<br />

Assessorato<br />

Cooperazione,<br />

Commercio,<br />

Artigianato<br />

e Pesca<br />

PERCORSI


Gaeta<br />

(Latina)<br />

A<br />

vent’anni dalla scomparsa di<br />

Hans Hartung, va in mostra<br />

a Gaeta “L’oeuvre Ultime”,<br />

l’ultima opera dell’artista franco-tedesco,<br />

gran premio internazionale della<br />

pittura della Biennale di Venezia nel<br />

1960. L’opera è esposta insieme a sedici<br />

grandi tele realizzate in uno slancio vitale<br />

negli ultimi giorni di vita dell’artista.<br />

Il gallerista Antonio Sapone, tra i primi<br />

a esporre le tele di Hans Hartung nella<br />

sua galleria di Nizza, e testimone della<br />

nascita “dell’ultima opera”, racconta<br />

che “Hartung dopo un lungo periodo<br />

di immobilità, chiese di scendere<br />

con la sua sedia a rotelle fino al suo<br />

studio, dove nebulizzò, con una pompa<br />

destinata al trattamento della vite, i<br />

suoi colori sui muri della casa di Antibes,<br />

oggi sede della Fondazione Hartung<br />

Bergman.” Oggi quei lavori si possono<br />

ammirare presso l’antica Caserma Cosenz,<br />

insieme a fotografie e documenti<br />

che conducono il visitatore nell’universo<br />

dell’artista.<br />

PERCORSI 68<br />

Milano<br />

Palermo<br />

A/R<br />

di Simona Gazziano<br />

Edward Hopper (1882-1967), il più<br />

popolare e noto artista del XX<br />

secolo, è considerato il maggiore<br />

esponente del Realismo statunitense,<br />

il pittore che più di ogni altro ha saputo<br />

rappresentare la vita quotidiana e la solitudine<br />

dell’uomo moderno. Quest’anno,<br />

per la prima volta, Milano rende<br />

omaggio all’intera carriera dell’artista,<br />

con una grande mostra antologica senza<br />

precedenti in Italia, che comprende<br />

più di 160 opere. Suddivisa in sette<br />

sezioni, seguendo un ordine tematico<br />

e cronologico, l’esposizione italiana ripercorre<br />

tutta la produzione di Hopper,<br />

dalla formazione accademica agli anni<br />

in cui studiava a Parigi, fino al cosiddetto<br />

periodo “classico” e più noto degli<br />

anni ’30, ’40, ’50, per concludere con le<br />

grandi intense immagini degli ultimi<br />

anni. La mostra è inoltre arricchita da<br />

un repertorio fotografico, biografico e<br />

storico, in cui viene ripercorsa la storia<br />

americana dagli anni ’20 agli anni ’60<br />

del XX secolo. La mostra è visitabile dal<br />

15 ottobre al 24 gennaio presso le sale<br />

espositive del Palazzo Reale.<br />

Venezia<br />

Nasce a Venezia il Palazzetto<br />

Bru Zane Centre de Musique<br />

Française. La nuova istituzione<br />

culturale presieduta da Madame<br />

Nicole Bru, ha come vocazione quella di<br />

restituire al repertorio musicale francese<br />

del XIX secolo la notorietà che non le<br />

viene ancora pienamente riconosciuta.<br />

La Fondazione ha scelto di stabilirsi a<br />

Venezia, luogo prediletto dagli artisti<br />

romantici durante il XIX secolo, selezionando<br />

un magnifico edificio storico<br />

della fine del Seicento, con affreschi<br />

firmati da Sebastiano Ricci, e che<br />

ritorna alla luce dopo due anni di restauro.<br />

Tre i Festival in programmazione,<br />

ospitati da Palazzo Bru: “Le origini del<br />

Romanticismo francese” (dal 3 ottobre<br />

al 7 novembre 2010) che comprende<br />

dieci concerti; “Le salon romantique”<br />

(dal 7 al 27 febbraio 2010), dedicato ai<br />

giovani talenti di promettente carriera,<br />

protagonisti di sei appuntamenti<br />

dedicati alla musica da camera sempre<br />

del repertorio romantico francese; “ Il<br />

pianoforte romantico” (dal 15 aprile<br />

al 19 maggio 2010) che chiude questa<br />

prima stagione con un calendario di<br />

dieci concerti e il convegno dal titolo: “<br />

Il concerto per pianoforte francese e la<br />

modernità”. Per maggiori informazioni:<br />

www.bru-zane.com


Londra<br />

Turner and the Masters è il titolo<br />

di una grande mostra che sarà<br />

in esposizione dal 23 settembre<br />

al 31 gennaio 2010, presso il museo<br />

Tate Britain di Londra. Questa grande<br />

esposizione raggruppa i più grandi capolavori<br />

di Canaletto, Rubens, Rembrand e<br />

Tiziano accanto ad alcuni dei più intensi<br />

e drammatici quadri di William Turner.<br />

Protagonista indiscussa delle tele<br />

esposte di Turner è senz’altro la luce,<br />

tenue e vibrante allo stesso tempo, colta<br />

nei suoi scorci più intimi e raccolti ma<br />

anche meno conosciuti al vasto pubblico<br />

del grande pittore romantico inglese.<br />

Un artista che seppe rivoluzionare l’arte<br />

di ritrarre il paesaggio, superando i<br />

limiti della raffigurazione prospettica e<br />

restituendo gli aspetti più segreti dello<br />

spettacolo della natura. “Turner and the<br />

Masters” è la prima mostra nel suo genere<br />

che esplora tutte le sfide di Turner<br />

verso il passato pittorico e la sua fiera<br />

rivalità con i suoi contemporanei primo<br />

fra tutti John Constable. Non mancano<br />

infine tele raffiguranti l’Italia, Paese che<br />

l’artista amò profondamente, e in tutti i<br />

suoi aspetti: dalle sue leggende alla sua<br />

storia, dalla letteratura all’arte.<br />

Palermo<br />

A/R<br />

Parigi Cambridge<br />

Cenare a Parigi diventa un’esperienza<br />

artistica. Almeno<br />

secondo gli ideatori di Art<br />

Home, un progetto a metà strada tra<br />

un’istallazione artistica e un ristorante<br />

alla moda. Nato dalla collaborazione<br />

tra l’artista Laurent Grasso e il gourmet<br />

Gilles Stassart, il locale si trova sul tetto<br />

del Palais de Tokyo, museo d’arte<br />

contemporanea a Parigi, dove è stato<br />

“appoggiato” da una gru e dove resterà<br />

solo per un anno.<br />

Caratterizzato da un design minimo,<br />

l’Art Home ha la forma di un monovolume<br />

in vetro e acciaio, con ampie vetrate<br />

affacciate sulla Tour Eiffel. All’interno<br />

un solo tavolo per dodici persone, che<br />

potranno gustare i piatti del giovane<br />

chef Stassart che si esibisce ogni giorno<br />

nell’arte di cucinare, davanti ai clienti<br />

ospiti del locale. Il menù è una sorpresa<br />

“artistica” quotidiana. Le prenotazioni si<br />

registrano sul sito art –home – electrolux.<br />

com.<br />

Iragazzi dell’agenzia creativa The<br />

District a Cambridge la sanno lunga<br />

quando si parla di creatività. Una<br />

stanza all’interno dei loro uffici, è stata<br />

destinata, infatti, a diventare uno spazio<br />

espositivo: si chiama Front Room, ed è<br />

stata da poco inaugurata con l’istallazione<br />

“Oh Eck” dell’artista Chris Gray.<br />

Qui, con cadenza bimestrale vengono<br />

ospitate mostre ed istallazioni di tutti<br />

i generi con lo scopo di far diventare<br />

Front Room uno spazio interattivo per<br />

tutti i creativi della cittadina inglese,<br />

con il team di The District, aperto a suggerimenti<br />

e collaborazioni. Il motto è:<br />

“varcare i confini tra street-art, design,<br />

istallazioni e performance”.<br />

Si è da poco tenuta la mostra di<br />

Matthew Walkerdine, il quale usa uno<br />

straordinario processo di fotocopiatura<br />

per produrre paesaggi elaborati e pieni<br />

di particolari che vengono poi ulteriormente<br />

arricchiti da linee, parole,<br />

riflessioni sull’arte. L’indirizzo è : The<br />

gatehouse, 23-25 Gwydir Street. E per<br />

maggiori informazioni ci si può collegare<br />

al sito thedistrict.co.uk.<br />

69<br />

PERCORSI


New York<br />

è il titolo della<br />

grande mostra che il<br />

“Kandinsky”<br />

Guggenheim di New York<br />

dedica al grande artista, in occasione<br />

del cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione<br />

del museo americano.<br />

Vassily Kandinsky è stata una figura<br />

centrale nella storia del museo Solomon<br />

R. Guggenheim: la sua opera non solo<br />

rappresenta una parte sostanziale della<br />

collezione permanente ma fu determinante<br />

per la creazione dell’edificio<br />

stesso. Nel 1929 infatti, Solomon R.<br />

Guggnheim iniziò a collezionare le<br />

tele di Kandinsky sotto suggerimento<br />

dell’amica e artista Hilla Rebay; dieci<br />

anni dopo, l’entusiasmo per lo stile<br />

astratto e “non oggettivo” dell’artista,<br />

crebbe a tal punto da spingerli ad aprire<br />

il Museum of Non Objective Painting a<br />

New York. Nel 1943, Frank Lloyd Wright<br />

fu scelto per progettare il capolavoro<br />

architettonico che è oggi il museo<br />

Guggenheim. Sebbene Kandinsky è<br />

conosciuto per quello stile astratto attraverso<br />

il quale espresse la sua natura<br />

più intima e Wright per il suo spirito<br />

innovativo nel fondere l’architettura<br />

organica con il mondo naturale, insieme<br />

i due auspicarono un’esperienza di vita<br />

spirituale ed estetica allo stesso tempo.<br />

E ad entrambi è dedicata questa mostra.<br />

Fino al 13 gennaio 2010.<br />

PERCORSI 70<br />

Palermo<br />

A/R<br />

di Simona Gazziano<br />

Buenos Aires<br />

Universale – L’Arte<br />

alla prova del tempo” è la<br />

“Esposizione<br />

mostra curata da Giacinto Di<br />

Pietrantonio – Direttore della GAMeC<br />

– Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea<br />

di Bergamo, ospitata nella sale<br />

del museo da aprile a luglio 2009, e successivamente<br />

trasferita alla Fundacìon<br />

PROA di Buenos Aires da settembre<br />

fino al 31 gennaio 2010.<br />

Il progetto espositivo tiene fede al concept<br />

ideato per il GAMeC: sei secoli di<br />

storia dell’arte si snodano in un percorso<br />

che accoglie circa 90 opere, suddivise<br />

in otto sezioni: “Esposizione Universale<br />

del Potere, Esposizione Universale del<br />

Quotidiano, Esposizione Universale<br />

della Vita e cosi via della Mente, del<br />

Corpo, dell’Amore e infine dell’Odio”.<br />

Si tratta di tematiche universali, messe<br />

a confronto nei secoli da artisti antichi,<br />

moderni e contemporanei.<br />

Le loro opere provengono da numerose<br />

collezioni pubbliche e private, e da uno<br />

fra i più importanti musei di arte antica<br />

in Italia, l’Accademia Carrara di Bergamo,<br />

il cui patrimonio sarà, ancora una<br />

volta, il punto di partenza del dedalo<br />

espositivo. Per maggiori informazioni:<br />

www.proa.org<br />

Philadelphia<br />

Duchamp: Etant<br />

donnès” è il titolo della<br />

“Marcel<br />

mostra che il Philadelphia<br />

Museum of Art dedica al grande artista,<br />

prendendo in prestito il titolo da una<br />

sua famosa installazione, considerata<br />

il suo capolavoro ultimo, presentato<br />

al pubblico nel 1966. Duchamp fu<br />

artista dotato di straordinaria fecondità<br />

intellettuale tanto da essere<br />

considerato, oggi, tra i rinnovatori più<br />

radicali dell’arte del ‘900. Abbandonò<br />

presto l’arte tradizionale, che vede<br />

nella rappresentazione della realtà<br />

oggettiva la sola parte dell’espressione<br />

e della ricerca artistica, per sviluppare<br />

una concezione fondata sempre più su<br />

una elaborazione mentale che lo portò<br />

progressivamente a spostarsi dall’arte<br />

retinica fino all’arte concettuale. “Etant<br />

donnès” in esposizione a Philadelphia,<br />

è stata descritta da Jasper Johns come<br />

“la più strana opera mai presentata in<br />

un museo”; ed effettivamente questo<br />

sofisticato assemblaggio offre un’esperienza<br />

indimenticabile a chi vuole<br />

spingersi a guardare attraverso i due<br />

piccoli fori che si trovano al centro di<br />

questa antica porta di legno spagnola.<br />

La mostra è visitabile per tutto il mese<br />

di novembre.


Milwaukee<br />

Il Milwaukee Art Museum organizza<br />

la prima mostra museale negli<br />

Stati Uniti interamente dedicata alle<br />

ultime opere di Andy Warhol. La mostra<br />

dal titolo: “Andy Warhol: The Last<br />

Decade” è stata organizzata da John<br />

Mckinnon, curatore per l’arte moderna<br />

e contemporanea del museo, il quale<br />

commenta: “questa mostra, unica nel<br />

suo genere, mette in risalto gli ultimi dieci<br />

anni di lavoro del grande artista della Pop<br />

Art, la sua grande abilità come pittore<br />

ma anche la sua inesauribile energia, il<br />

suo spirito sempre in evoluzione verso la<br />

sperimentazione di nuove tecniche”.<br />

La mostra include circa 50 opere, prese<br />

in prestito da collezioni private e da<br />

istituzioni museali, ed è divisa in diverse<br />

sezioni, tra le quali: Astrattismo; Collaborazioni<br />

(come per esempio quelle<br />

con Jean-Michel Bas<strong>qui</strong>at e Francesco<br />

Clemente); Bianco e Nero; Autoritratti.<br />

La sezione conclusiva è quella della<br />

famosa serie di “Last Supper”, la più<br />

grande serie di tele mai prodotta durante<br />

la sua intera carriera. Inaugurata il 26<br />

settembre scorso, la mostra sarà aperta<br />

fino al 3 gennaio 2010.<br />

Palermo<br />

A/R<br />

Ottawa Chicago<br />

Il Canadian Museum of Contemporary<br />

Photography celebra, fino al<br />

10 gennaio prossimo, la personale<br />

del fotografo Gabor Szilasi. Nato a<br />

Budapest nel 1928 Szilasi è considerato<br />

il pioniere della fotografia artistica del<br />

Quebec (Stato dove vive e lavora ormai<br />

da 40 anni) tanto da avere influenzato<br />

con la sua tecnica e i suoi temi, tutta<br />

una generazione di fotografi canadesi.<br />

Szilasi ha fotografato la città di Montreal<br />

e il Quebec rurale, privilegiando<br />

l’approccio sociale del soggetto, al fine<br />

di renderlo contemporaneo. Ma l’artista<br />

non ha mai rinnegato, al contempo,<br />

l’importanza della figura umana che<br />

viene inserita attraverso una serie<br />

di dettagli, nell’ambito del contesto<br />

urbano che resta comunque l’elemento<br />

principale della fotografia. Il rapporto<br />

tra l’architettura e l’individuo e il posto<br />

che essa occupa nella memoria di una<br />

collettività e di una città spesso addormentata<br />

o addirittura morente sono<br />

ancora oggi i suoi soggetti preferiti<br />

oltre che fonte di continue riflessioni. In<br />

esposizione al Museo di Ottawa, alcune<br />

delle sue opere più famose come: “Le<br />

Restaurant Texan” della serie Sainte-<br />

Catherine (1977-1989), “Dunn’s Famous<br />

Delicatessen” (1977), e “Angle Marie-<br />

Anne et Rivard” della serie Panoramas<br />

de Montreal (1977).<br />

Olivo Barbieri, Mathieu Borysevicz,<br />

David Cotterrel, Shi<br />

Guori, Xu Zhen, Yang Fudong,<br />

sono alcuni degli artisti partecipanti alla<br />

grande collettiva fotografica dal titolo<br />

“Reversed Images: Representations<br />

of Shanghai and its Contemporary<br />

Material Culture” che si terrà, fino al<br />

23 dicembre, al Museum of Contemporary<br />

Photography di Chicago. La<br />

mostra vuole essere una riflessione sulla<br />

città di Shanghai e sul suo sviluppo che,<br />

negli ultimi anni, l’ha resa la città più<br />

produttiva nell’ambito dell’economia<br />

globale del nuovo millennio. Shangai è<br />

ripresa dall’obiettivo degli artisti, nelle<br />

sue caratteristiche principali: l’impressionante<br />

crescita demografica, le<br />

rapidissime trasformazioni culturali, ma<br />

soprattutto la tensione forte tra i valori<br />

occidentali e quelli orientali che investe<br />

il modo di vivere, di pensare, le abitudini<br />

dei cittadini di questa metropoli. In<br />

questa realtà il ruolo dell’arte diventa<br />

determinante e l’artista è chiamato a<br />

interpretare l’esperienza del proprio<br />

vissuto in una città, oggi stritolata tra<br />

le contraddizioni che emergono dal<br />

proprio passato, così diverso dall’attuale<br />

presente e dalle prospettive future.<br />

Gli artisti coinvolti nella mostra usano<br />

diverse tecniche per riuscire a cogliere<br />

quell’istante così rapido nel trasformarsi,<br />

da non essere neppure colto dal<br />

nostro sguardo.<br />

71<br />

PERCORSI


Emigranti<br />

sull’altare della pace<br />

PERCORSI 72<br />

Palermo<br />

A/R<br />

di Giovanna Cirino<br />

Al Vittoriano<br />

si inaugura<br />

il Museo<br />

<strong>Nazionale</strong><br />

dell’Emigrazione<br />

Italiana<br />

N ella<br />

prestigiosa e simbolica<br />

sede del Vittoriano,<br />

a Roma, l’apertura del<br />

MEI, Museo nazionale<br />

Emigrazione Italiana - alla vigilia della<br />

commemorazione del 150° anniversario<br />

della proclamazione dell’Unità<br />

d’Italia - è un’importante operazione<br />

di recupero della memoria, fondamentale<br />

tappa nella comprensione<br />

delle vicende che hanno segnato la<br />

nostra storia nazionale.<br />

Il MEI, nato sotto l’egida del Ministero<br />

degli Affari Esteri, esprime il desiderio<br />

di non dimenticare la dolorosa<br />

esperienza migratoria transoceanica<br />

di chi è partito alla fine dell’Ottocento,<br />

dai porti d’imbarco di Genova,<br />

Napoli, Palermo e Trieste. Milioni di<br />

uomini, donne e bambini che hanno<br />

contribuito alle trasformazioni di numerose<br />

società in diversi continenti.<br />

Contadini, operai, intellettuali, piccoli<br />

imprenditori, esuli politici, provenienti<br />

dal sud e dal nord della penisola,<br />

hanno saputo creare una forza<br />

economica e produttiva riconosciuta<br />

nel mondo.<br />

L’incisiva esposizione nelle diverse<br />

sezioni regionali racconta, soprattutto<br />

per immagini, come eravamo<br />

e come siamo diventati: un Paese<br />

povero da cui si fuggiva in cerca<br />

di fortuna e nuove prospettive; un<br />

Paese prospero, diventato luogo di


approdo dell’altrui disperazione. I<br />

frammenti e i ricordi degli emigranti,<br />

raccolti nelle bacheche, calamitano<br />

l’attenzione per la loro forza evocativa:<br />

fotografie di donne che sembrano<br />

bagagli viventi, ingoffate negli abiti<br />

indossati a strati per timore che venissero<br />

rubati nella stiva; documenti,<br />

guide e opuscoli; passaporti di colore<br />

rosso che segnalavano lo status di<br />

emigrante. Ma non solo: biglietti<br />

d’imbarco di terza classe, i giochi di<br />

bordo, i volantini per i comizi in difesa<br />

di Sacco e Vanzetti e moltissimo altro<br />

ancora. Come il ricco corredo di lettere<br />

e cartoline che testimoniano la fitta<br />

corrispondenza, il legame mai interrotto,<br />

tra chi parte e chi resta a casa.<br />

Si lasciava la miseria delle campagne<br />

per raggiungere la “Merica”, anche<br />

se poi si chiamava Brasile, Argentina,<br />

Canada, Venezuela...<br />

Nelle luminose sale il percorso museale<br />

si snoda in modo cronologico,<br />

dagli anni immediatamente precedenti<br />

l’Unità, passando ai flussi migratori<br />

interni del secondo dopoguerra,<br />

per arrivare sino ai nostri giorni,<br />

alle storie di altri migranti. Analizza<br />

in maniera puntuale le differenze<br />

regionali che in modi e tempi diversi,<br />

hanno dato vita ai flussi migratori.<br />

Importantissimo è il ruolo svolto dalle<br />

società del “mutuo soccorso”, cioè<br />

tra gli appartenenti ad una stessa<br />

comunità di origine, fortemente<br />

radicate ancora oggi, che, prima<br />

dello Stato, hanno offerto ai nostri<br />

connazionali, sostegno, strumenti e<br />

risorse per facilitarne l’integrazione.<br />

Il museo, raccontando l’emigrazione<br />

evidenzia l’italianità: attraverso<br />

Palermo<br />

A/R<br />

testimonianze provenienti dalle aree<br />

più povere del nostro Paese, gente<br />

diversa per dialetto, retroterra culturale<br />

e sociale, unita solo dalla difficoltà<br />

degli ostacoli, diventa protagonista<br />

del nostro significativo “contributo”. È<br />

una storia che ci rende orgogliosi, da<br />

far comprendere alle giovani generazioni<br />

testimoni di nuove migrazioni, di<br />

nuovi sogni, in un mondo in continuo<br />

movimento e mutamento.<br />

Alessandro Nicosia, direttore del<br />

museo sottolinea un dato: «Questa<br />

esposizione sfata un luogo comune:<br />

osservando i dati notiamo<br />

infatti come dal 1876, sino alla<br />

fine del XIX secolo, l’emigrazione<br />

italiana non è stata un<br />

fenomeno circoscritto alla<br />

parte meridionale del Paese:<br />

Veneto, Friuli, Piemonte,<br />

Lombardia, sono le regioni<br />

che hanno registrato il più<br />

alto numero di partenze,<br />

regioni di montagna,<br />

con esclusione della<br />

Campania. Solo nei<br />

primi <strong>qui</strong>ndici anni<br />

del Novecento, sarà<br />

invece la Sicilia a detenere<br />

il primo posto,<br />

con più di otto milioni<br />

di espatri. Nel periodo<br />

del boom economico,<br />

seguito alla fine<br />

della seconda guerra<br />

mondiale – continua<br />

Nicosia – l’emigrazione<br />

seguirà un flusso<br />

interno, spostandosi<br />

dal Meridione al Settentrione, per<br />

cui, ad esempio, nell’uso comune, i<br />

termini “emigrante” e “meridionale”,<br />

diventeranno e<strong>qui</strong>valenti».<br />

In questo fenomeno assai complesso<br />

e proteiforme, va ricordato un<br />

aspetto tutto femminile. La storia di<br />

quelle donne, dei loro sacrifici e delle<br />

lunghe attese. Vedove, analfabete,<br />

giovani spose e madri, che con fatica<br />

e tenacia hanno contribuito a tenere<br />

insieme i legami familiari in patria<br />

e all’estero, lavorando come e più<br />

degli uomini. Il MEI è dedicato anche<br />

a loro, artefici della formazione di<br />

un’identità tricolore ben definita.<br />

73<br />

PERCORSI


LO STILE E LO CHARME NEL CUORE DI PALERMO.<br />

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Arte italiana<br />

a Berlino<br />

GGendarmenmarkt, l’elegante<br />

centro di Berlino,<br />

ospita un’isola d’arte italianaInfantellina-Contemporary,<br />

unica galleria, tra le oltre 750 della<br />

capitale tedesca, a presentare esclusivamente<br />

arte contemporanea italiana.<br />

Inaugurata il 18 ottobre del 2008, la<br />

galleria nasce con l’obiettivo di portare<br />

sulla scena artistica berlinese un caldo<br />

raggio di sole sud-europeo. L’intento è<br />

andato sicuramente a buon fine, tanto<br />

che in soli dodici mesi di attività, la I-C è<br />

diventata polo di attrazione per tutti gli<br />

amanti dell’arte italiana residenti nella<br />

capitale tedesca.<br />

«La galleria – spiega la fondatrice, Charlotte<br />

Stein Infantellina – vuole essere<br />

una vetrina prestigiosa per gli artisti<br />

italiani ed un punto di riferimento per i<br />

collezionisti internazionali, che frequentano<br />

con assiduità Berlino, considerata<br />

ormai da anni città-simbolo dell’arte<br />

contemporanea».<br />

La galleria ha già all’attivo svariate mostre,<br />

sia di giovani artisti affermati che di<br />

nuovi talenti emergenti che si muovono<br />

tra le tecniche artistiche con uno spiccato<br />

interesse per la sperimentazione.<br />

La galleria offre agli artisti l’occasione di<br />

stimolare spunti di riflessione su tema-<br />

tiche d’attualità con l’obiettivo finale di<br />

fondere la tradizione artistica del nostro<br />

Paese con l’audacia espressiva della<br />

contemporaneità culturale tedesca.<br />

Il calendario fissato per il 2010 della<br />

Infantellina Contemporary è già in<br />

overbooking. Ma per questo scorcio del<br />

2009 vogliamo segnalare due mostre<br />

collettive che ci sembrano di grande interesse<br />

e attualità. Stairway To Heaven,<br />

in esposizione fino al 23 di ottobre, trae<br />

spunto dalla strage delle Twin Towers e<br />

vuole essere una riflessione sulle barbarie,<br />

le divisioni, le ingiustizie, le guerre<br />

e le faide, spesso giustificate da false<br />

F. Zammatteo - Victims<br />

Palermo<br />

A/R<br />

di Simona Gazziano<br />

www.infantellina-contemporary.com<br />

La galleria Infantellina Contemporary<br />

ospita con successo le opere di<br />

giovani talenti al fianco di artisti di<br />

indiscussa fama<br />

ideologie, che ancora oggi, si verificano<br />

nel nostro pianeta negando a tutti noi<br />

la pacifica convivenza e il reciproco<br />

rispetto. In esposizione le opere di 13<br />

talenti emergenti: Antonella Boscarini,<br />

Marco Castagnetto, Francesco Dea,<br />

Andrea Giorgi, Giampaolo Cono, Mauro<br />

Maffina, Mauro Martin, Mattia Moro,<br />

Riccardo Prosperi, Martino Sella, Lucas<br />

Tesoriero, Fabrizia Zammatteo, Franco<br />

Zulian. Affiancati da due special guest:<br />

Paul Kostabi e Willi Bambach.<br />

One word, dal 24 ottobre al 3 dicembre<br />

è invece ispirata alla caduta del muro<br />

di Berlino, di cui ricorre quest’anno<br />

il ventennale. Gli artisti partecipanti<br />

esprimono, attraverso le proprie opere,<br />

la visione personale di tale evento con<br />

considerazioni che abbracciano quanto<br />

accaduto prima, durante e dopo la<br />

tragedia dei cittadini berlinesi. Il tema<br />

viene espanso e dilatato fino a diventare<br />

un incitamento all’unione e alla pace<br />

universale e non mancano forti riferimenti<br />

ad altri tipi di “muri” di natura<br />

sociale, politica e religiosa.<br />

La I-C lavora nella convinzione che l’arte<br />

possa ricoprire un ruolo fondamentale<br />

nel lento ma progressivo cambiamento<br />

della natura umana e della realtà è per<br />

questo che predilige temi di natura<br />

sociale, ideologica e ambientale.<br />

75<br />

PERCORSI


PERCORSI 76<br />

Grandi ospiti internazionali<br />

per la presentazione<br />

ufficiale dell’ottava<br />

edizione del Calendario<br />

Di Meo che si è tenuta il 27 novembre<br />

scorso a Palermo. Si tratta di uno<br />

straordinario connubio tra arte e vino<br />

realizzato da un’idea di Generoso<br />

Di Meo, veramente creativa, che<br />

gestisce l’omonima azienda vitinicola<br />

irpina insieme ai fratelli Erminia e<br />

Roberto. Oltre ottocento gli invitati<br />

che hanno presenziato al Gran Gala,<br />

tra cui numerosi artisti e volti noti<br />

dello spettacolo, rappresentanti<br />

dell’alta nobiltà europea e della più<br />

elegante e raffinata società italiana.<br />

La location prescelta, quest’anno, per<br />

Palermo<br />

A/R<br />

Si aprano le danze<br />

a tempo di vino<br />

Dopo New York,<br />

Madrid, Parigi,<br />

quest’anno Palermo ha<br />

ospitato il Gran Gala<br />

Di Meo che ha<br />

promosso l’uscita del<br />

famoso calendario<br />

dell’omonima azienda<br />

vinicola<br />

di Simona Gazziano<br />

la presentazione del calendario 2010,<br />

è stata il Teatro Politeama Garibaldi.<br />

La scelta non è casuale: i soggetti<br />

del calendario riprendono, infatti, le<br />

decorazioni di due splendidi sipari,<br />

quello del Teatro Politeama e quello<br />

del Teatro San Carlo di Napoli, che<br />

vennero allora affidati, rispettivamente<br />

al pittore Gustavo Mancinelli<br />

e a suo padre Giuseppe. Gli scatti<br />

dei particolari di entrambi i sipari,<br />

portano la firma di Luciano Romano<br />

ed Ettore Magno.<br />

Di altrettanto valore è la prefazione<br />

che si avvale delle autorevoli firme,<br />

di Fernando Mazzocca e di Vittorio<br />

Sgarbi. Due grandi scenografi, infine,<br />

come art director del progetto: il<br />

napoletano Nicola Rubertelli e il<br />

palermitano Francesco Zito.<br />

Il calendario che porta il titolo<br />

“Due teatri per due Sicilie, i Mancinelli<br />

e i loro sipari” è in vendita, da<br />

fine novembre, nelle librerie Feltrinelli<br />

di Palermo e di Napoli.<br />

Le precedenti edizioni del calendario<br />

sono state festeggiate con lo<br />

stesso tipo di evento un po’ in tutto<br />

il mondo, da New York a Parigi, da<br />

Napoli a Madrid. Quest’anno è toccato<br />

a Palermo che si è attrezzata<br />

per i numerosi ospiti internazionali<br />

in arrivo: parecchi sono stati gli al-<br />

berghi coinvolti e folto il programma<br />

che Generoso ha previsto per i suoi<br />

invitati: dalla visita dei più importanti<br />

palazzi aristocratici palermitani ad<br />

una gita, l’indomani della festa, a<br />

Salemi, città ubicata al centro di un<br />

territorio noto per la produzione<br />

vinicola.<br />

L’Azienda Agricola Di Meo si estende,<br />

invece, sulle colline di Salza<br />

Irpina, dove sorge lo splendido<br />

casale settecentesco, antico casino<br />

di caccia dei Caracciolo, Principi di<br />

Avellino, e cuore dell’attività aziendale.<br />

La produzione vinicola è senza<br />

dubbio dominante sul complesso<br />

delle attività aziendali Di Meo.<br />

Sia la cura dei vigneti che la raccolta<br />

delle uve, sono eseguite ancora oggi<br />

scrupolosamente a mano e l’uva proviene<br />

esclusivamente dalle aziende<br />

agricole di famiglia dislocate nelle<br />

più tipiche aree di produzione Docg,<br />

Doc e Igt della provincia di Avellino.<br />

Cultura e vino è un sodalizio che,<br />

ormai da tempo, si è dimostrato<br />

vincente e questo appuntamento<br />

annuale di Generoso Di Meo è una<br />

riuscitissima operazione di promozione<br />

del patrimonio campano nel<br />

mondo.<br />

Il servizio di accoglienza per la<br />

serata è stato gentilmente offerto


dall’Azienda NABI, che da vent’anni<br />

organizza eventi, conventions e<br />

meetings per diversi clienti nazionali,<br />

specialmente nel Sud Italia; anche<br />

se è presente, con una sede operativa,<br />

anche a Milano. Per l’evento<br />

palermitano Francesca Buccafusca,<br />

General Manager della NABI, si è<br />

rivolta all’associazione Fuori Orario<br />

Production, che ha suggerito di<br />

inserire nella serata un tocco etnico<br />

d’autore con la famosa contraddanza<br />

siciliana, ballata con grande sorpresa<br />

e curiosità dai tanti invitati stranieri.<br />

La contraddanza è un ballo figurato,<br />

diretto da un corifeo che servendosi<br />

di caratteristiche rime, spesso<br />

improvvisate, commenta ed illustra<br />

(chiama, cumanna) le varie figure,<br />

eseguite dalle coppie di ballerini<br />

partecipanti. I comandi del ballo<br />

sono dati in lingua francese, o meglio<br />

in un bizzarro linguaggio che di<br />

francese ha soltanto gli accenti finali<br />

e le storpiature vernacolari. Le figure<br />

del ballo, invece, affondano le radici<br />

nelle tradizioni più lontane di molti<br />

popoli provenienti da culture diverse.<br />

È stato l’attore teatrale palermitano<br />

Paolo La Bruna a “cumannare” la<br />

contraddanza per Generoso, tra i<br />

pochissimi siciliani ancora in grado<br />

di farlo, grazie all’eredità orale che si<br />

tramanda nella sua famiglia ormai da<br />

generazioni.<br />

A dare una mano alla grande macchina<br />

organizzativa messa in moto da<br />

Generoso Di Meo, sono state ben<br />

dieci hostess, in occasione dell’elegante<br />

party vestite di color rosso<br />

vinaccia. I loro abiti da sera sono stati<br />

appositamente disegnati e cuciti su<br />

misura dall’atelier Via Del Teatro.<br />

L’atelier che ha sede a Prato, nasce<br />

ventidue anni fa, producendo soprat-<br />

Palermo<br />

A/R<br />

tutto costumi di scena per il Teatro<br />

Metastasio. Oggi, l’atelier produce<br />

abiti d’alta moda e prèt-à-porter,<br />

studiati su misura per ogni esigenza<br />

e taglia. Ma è soprattutto la continua<br />

ricerca di tessuti, e forme astratte<br />

da schemi tradizionali, che rendono<br />

questi capi particolarmente raffinati<br />

ed esclusivi.<br />

Tra i tanti doni che Generoso ha già<br />

ricevuto ce n’è uno in particolare che<br />

si addice perfettamente alla cornice<br />

spettacolare del Teatro Politeama<br />

ed è un brano di Valzer composto<br />

per l’occasione, dall’amico/compositore,<br />

genovese di adozione, Lauro<br />

Ferrarini. Il brano, dal titolo “Waltz<br />

Generoso”, ha aperto le danze della<br />

serata.<br />

Inutile dire che i vini che sono stati<br />

offerti durante la serata portano<br />

l’etichetta Di Meo. Non ci resta allora<br />

che fare un brindisi Generoso!<br />

Azienda Agricola Di Meo<br />

Contrada Coccovoni, 1<br />

Salza Irpina (Av)<br />

Ph.: +39 0825 981419<br />

Fax: +39 0825 986333<br />

NABI<br />

Corso V. Emanuele, 121<br />

Napoli<br />

Ph: +39 081 668046<br />

Fax: +39 081 7614704<br />

Fuori Orario Production<br />

Via Lincoln, 36 - Palermo<br />

Tel: 3201169455 – 3470347403<br />

Fax: + 39 091 6173098<br />

Via Del Teatro<br />

Via Benedetto Cairoli, 44 - Prato<br />

Ph: +39 057 423724<br />

Fax: +39 057 423724<br />

Di Meo e Caterina Morino<br />

Il party di New York<br />

Generoso Di Meo con Giuseppe Cipriani<br />

77<br />

PERCORSI


PERCORSI 78<br />

partito per<br />

la Germania / nel<br />

millenovecento-<br />

“Sono<br />

cinquantotto / da<br />

clandestino / ché non sapevo come<br />

fare / per campare la famiglia…”.<br />

È questo l’incipit di uno dei racconti<br />

in versi di Stefano Vilardo che danno<br />

corpo al poema Tutti dicono Germania<br />

Germania, dedicato a una delle<br />

più travolgenti epopee del popolo<br />

italiano, l’emigrazione. Quando la<br />

nostra penisola era terra di bastimenti<br />

e non approdo di immigrati<br />

stranieri, come lo è oggi.<br />

Una vera e propria “deportazione<br />

dalla terra”, per dirla con Antonio<br />

Castelli, lo scrittore di Castelbuono<br />

autore di Entromondo, raccolta di<br />

lettere di un emigrante, che costrinse<br />

soprattutto giovani affamati in<br />

Palermo<br />

A/R<br />

di Salvatore Ferlita<br />

La Sicilia va incontro<br />

ai suoi figli della diaspora<br />

Dal 18 al 21 dicembre,<br />

a Kaufbeuren, Karlsfeld<br />

e Monaco arte musica<br />

e teatro nella lingua<br />

della memoria di quanti<br />

hanno lasciato la terra,<br />

ma non le loro radici<br />

cerca di pane e lavoro a inserirsi in<br />

una società del tutto diversa rispetto<br />

a quella d’origine.<br />

Di conseguenza, per non troncare<br />

del tutto il cordone ombelicale, l’Isola<br />

è stata da essi chiamata a paragone<br />

di ogni odore e sapore, di ogni<br />

dolcezza di vita e di ogni intensità di<br />

sentimento; un luogo insuperabile di<br />

verità e di bellezza, che si è a un certo<br />

punto cristallizzata, nella lingua,<br />

nella memoria.<br />

Ma a volte può anche accadere<br />

l’impossibile: se infatti Maometto<br />

non va alla montagna, è la montagna<br />

che va da Maometto. Si vuole dire<br />

cioè che per una volta, sarà la Sicilia<br />

a spostarsi, in forza di un paradossale<br />

straniamento geografico: ad andare<br />

incontro ai figli della diaspora, ad<br />

annullare i guasti di una lunga e<br />

spesso dolorosa odissea. Ecco cosa<br />

vuole essere il progetto “Il nuovo<br />

volto dei siciliani all’estero: l’identità<br />

siciliana nelle nuove generazioni, tra<br />

tradizione, modernità e innovazione,<br />

cultura, arte, musica e teatro”, che<br />

quest’anno, dal 18 al 21 dicembre,<br />

avrà come protagonista proprio la<br />

Germania, nella fattispecie Kaufbeuren,<br />

Karlsfeld e Monaco.<br />

Promosso dall’Assessorato al lavoro<br />

della Previdenza sociale, della For-<br />

mazione professionale e dell’Emigrazione<br />

della Regione siciliana e<br />

dall’<strong>Associazione</strong> Acli provinciale<br />

di Palermo, in collaborazione con<br />

le Acli tedesche, il progetto verrà<br />

realizzato dalla cooperativa culturale<br />

Agricantus di Palermo, che da anni<br />

è il catalizzatore di iniziative del<br />

genere, lavorando con sapienza sul<br />

bagaglio di tradizioni, sulla memoria,<br />

sull’identità, senza però mai lambire<br />

le secche del più bieco folklore.<br />

Alla luce di tutto ciò, la Sicilia che<br />

nelle contrade tedesche si materializzerà<br />

non avrà nulla a che vedere<br />

con nostalgie scioviniste e bieche<br />

malinconie. Anche perché la nostra<br />

Isola avrà la faccia di Sergio Vespertino,<br />

Paride Benassai ed Ernesto Maria<br />

Ponte: tre protagonisti del rinascimento<br />

del teatro palermitano, in<br />

grado di smontare e poi riassemblare<br />

repertori tradizionali e popolareschi,<br />

seguendo sempre una falsariga diversa,<br />

a volte stralunata e patafisica,<br />

in una miscela esplosiva di battute,<br />

apologhi, intermezzi musicali.<br />

Le performance dunque di questi<br />

due attori faranno da incunabolo alla<br />

proiezione del film di Emanuele Crialese<br />

“Nuovo Mondo”, che racconta<br />

la saga disperata di migliaia di poveri<br />

diavoli che attraversano l’Oceano per


mettere piede a New York. Il tutto,<br />

recuperando un dialetto viscerale,<br />

biologico, che fa venire in mente<br />

quanto scrive Mario Soldati in “America<br />

primo amore”: “Troviamo così<br />

a New York, conservata quasi sotto<br />

campana di vetro, la mentalità di<br />

un barbiere di Catania verso il 1890.<br />

[…] Uno storico serio dell’epoca<br />

umbertina, dovrebbe vivere un anno<br />

a Brooklyn o a Bronx. Come certi<br />

glottologi, per studiare il francese<br />

parlato del ’600, vanno al Canada<br />

dove i francesi emigrarono appunto<br />

in quel secolo. Naturalmente questa<br />

cristallizzazione si osserva tale e quale<br />

nelle colonie tedesco-americane,<br />

ispano-americane, polacco-americane”.<br />

E poi ci sarà spazio per dibattiti,<br />

interventi musicali (tra cui quello del<br />

gruppo Folk-Acli di Kaufbeuren).<br />

Attenzione, però: non si tratterà<br />

di un semplice viaggio a ritroso nel<br />

tempo e nella memoria, di una sorta<br />

di salto cronologico nelle brume<br />

di un passato oramai divaricato. Il<br />

recupero memoriale, il tentativo<br />

sciamanico di far rivivere emozioni e<br />

sentimenti, si accompagnerà infatti<br />

alla cognizione che la Sicilia serbata<br />

nel cuore non è più quella da cui si<br />

son mossi gli emigrati isolani. Che<br />

nel mezzo ci sta la storia, grande e<br />

piccola, fatta di cancellazioni, spesso<br />

di rimozioni. Con l’aggravante che<br />

le nuove generazioni si trovano in<br />

una sorta di limbo pencolante: da<br />

una parte, la zavorra dell’identità<br />

dei genitori; dall’altra, la volontà di<br />

sottrarsi agli stereotipi, di abbandonare<br />

cliché e consuetudini, per un<br />

fisiologico inserimento nel tessuto<br />

identitario del Paese cui appartengono<br />

ormai a tutti gli effetti.<br />

Una scommessa dunque, con una<br />

Palermo<br />

A/R<br />

posta in palio esaltante: restituire le<br />

tessere di un mosaico incompleto,<br />

fornire a volti sconosciuti uno specchio<br />

che possa restituire un’immagine<br />

riconoscibile e dignitosa.<br />

Sergio Vespertino<br />

Paride Bnassai<br />

Ernesto Maria Ponte<br />

Folk-Acli Kaufbeuren<br />

Vito Meccio<br />

Antonio Costumati<br />

79<br />

PERCORSI


Kemeco<br />

I.P.<br />

Pietro Murania,<br />

fondatore di un’azienda<br />

leader nei prodotti<br />

per la pulizia della casa<br />

e di una filosofia aziendale<br />

precisa: investire<br />

nella comunicazione<br />

e fare affidamento<br />

sulle proprie risorse<br />

Successo<br />

controcorrente<br />

a dispetto della crisi<br />

L a<br />

crisi economica<br />

mondiale si sta indebolendo,sostengono<br />

gli economisti,<br />

ma gli effetti<br />

positivi tardano a ricomparire.<br />

Per contro, un’azienda siciliana<br />

avanza proprio durante la recessione:<br />

si chiama Kemeko ed è guidata<br />

dall’imprenditore Pietro Murania.<br />

La sua ricetta per il successo anche<br />

in tempi di crisi? Fare affidamento<br />

sulle proprie risorse più che su aiuti<br />

da parte del settore pubblico e investire<br />

nella comunicazione, perché<br />

senza questa è difficile far conoscere<br />

un prodotto, per buono che sia.<br />

I dati dimostrano che Pietro Murania<br />

ha ragione. La sua azienda è una<br />

realtà che oltrepassa i confini regionali,<br />

inserendosi con successo nel<br />

settore dei detergenti per la casa su<br />

vasta scala. Quest’anno il fatturato<br />

è cresciuto a 24,5 milioni di euro,


aumentando del circa 30% rispetto<br />

allo scorso anno.<br />

«Difficile è stato cominciare da zero<br />

– afferma l’imprenditore – ma non<br />

mi è mai venuto in mente di lasciare<br />

la Sicilia, sono fiero di avere creato<br />

una realtà importante per l’isola.<br />

Attraverso la legge 488 abbiamo<br />

usufruito delle agevolazioni in materia<br />

di sgravi fiscali e quei soldi li<br />

abbiamo reinvestiti per l’azienda<br />

per andare avanti».<br />

Pubblicità e investimenti, certo, ma<br />

anche grande attenzione a fornire<br />

un prodotto dal prezzo contenuto e<br />

allo stesso tempo di qualità, efficace<br />

e dalle profumazioni delicate.<br />

Il primo nato in casa Kemeko porta<br />

un nome che aggrega chimica<br />

ed ecologia Rio Azzurro, seguito<br />

da Rio Melaceto, Rio Bolleblu<br />

fino alla neonata linea Rio Bum<br />

Bum, subito accolta con grande<br />

favore dal mercato.<br />

«I nostri interlocutori sono le massaie,<br />

anche da un punto di vista<br />

della comunicazione – sorride<br />

l’imprenditore – non sono certo<br />

persone che si lasciano prendere<br />

in giro! Per il resto, credo che, oltre<br />

la comunicazione, i punti su cui<br />

un’azienda dovrebbe puntare sono<br />

l’individuazione dei mercati e un<br />

marketing adeguato, che varia da<br />

realtà a realtà».<br />

Pietro Murania non è uno che se ne<br />

sta chiuso in azienda. Viaggia spesso,<br />

per lavoro e per cultura; le sue<br />

mete preferite sono Parigi, Marrakech,<br />

l’amatissima Austria e la<br />

Bulgaria, dove l’imprenditore dirige<br />

la Casa Sicilia, prestigiosa vetrina di<br />

promozione di attività e prodotti<br />

dell’Isola.<br />

www.kemeco.it


Noi immigrati pesci fuor d’acqua<br />

Un giorno una scimmietta, tanto desiderosa di<br />

fare del bene, si mise in cammino attraverso<br />

la giungla, alla ricerca di qualcuno in difficoltà da<br />

poter aiutare.<br />

Dopo giorni di cammino, giunse nei pressi di un fiume<br />

in piena, dove fra le onde che si accavallavano<br />

nella discesa delle acque, intravide un pesciolino<br />

che si dimenava.<br />

Pensò che l’animaletto si trovasse in difficoltà e che<br />

potesse buscarsi un malanno, immerso nel freddo<br />

e nell’umido. Senza perdere un attimo decise allora<br />

di tirarlo fuori da quella situazione pericolosa: sfidando<br />

la corrente impetuosa saltò sopra un ramo<br />

che galleggiava e, acchiappato il pesce con un movimento<br />

veloce, lo tirò fuori dall’acqua.<br />

“Adesso lo asciugherò per bene e lo terrò al caldo<br />

<strong>qui</strong>, sotto la mia ascella pelosa”... Detto questo, lo<br />

portò in alto sulla cima di un albero. Passò la notte e<br />

poi venne il giorno, la scimmietta guardò<br />

il pesciolino soddisfatta di averlo tenuto<br />

al riparo, ma purtroppo il piccolo animale<br />

era morto.<br />

“Certo!” – esclamò afflitta – “con tutto<br />

quell’umido e quel freddo che ha preso<br />

in acqua, sarà morto<br />

di polmonite!”.<br />

È proprio vero che a<br />

volte, magari anche<br />

in buona fede, non si<br />

tiene conto delle vere<br />

esigenze dell’altro, delle<br />

sue reali necessità, e<br />

ci si ritrova a discutere<br />

sui metodi da<br />

applicare per<br />

migliorare una<br />

s i t u a z i o n e ,<br />

senza pensare<br />

che forse non è<br />

la strada giusta<br />

da seguire . È il<br />

Plettere<br />

caso di alcune proposte al vaglio in questo momento<br />

per cercare di risolvere l’annosa questione degli<br />

stranieri in Italia. Applicare il permesso di soggiorno<br />

a punti (come la patente), la classe differenziata<br />

a scuola, registrare le impronte dei bimbi Rom sono<br />

metodi che inevitabilmente ridurranno gli immigrati<br />

nelle condizioni del pesce della favola.<br />

Non saranno surrogati di legge a risolvere i problemi<br />

di una nazione multietnica all’alba del terzo<br />

millennio, né le elemosine o i regali natalizi fatti per<br />

pietismo, piuttosto un autentico sentimento di fratellanza,<br />

che renda tutti cittadini integrati, uguali di<br />

fronte a Dio. Si dice che il popolo Italiano abbia una<br />

tradizione di ospitalità ed accoglienza. Bene, forse<br />

è arrivato il momento di dimostrarlo seriamente e<br />

con azioni concrete.<br />

Iryna Chumakova<br />

Lombardi nel mondo attraverso il tempo<br />

La mia recentissima nomina a Presidente<br />

A.N.F.E. Lombardia – incarico che mi onora,<br />

anche quale figlio di famiglia lombarda che,<br />

costretta dalle necessità, ha dovuto negli anni ‘50<br />

emigrare per vivere e operare in terra straniera<br />

da dove, nel tempo, ha visto accrescere esponenzialmente<br />

il nucleo originario attraverso le nuove<br />

generazioni che, pur vestite dalla cittadinanza del<br />

paese ospitante, sentono sempre più forte il richiamo<br />

e il contatto con la terra di origine – trova, in occasione<br />

della pubblicazione del secondo numero di<br />

Percorsi, una splendida opportunità per dare, attraverso<br />

dei cenni storiografici, un contributo per una<br />

rappresentazione, attraverso il tempo di un quadro<br />

storiografico dell’emigrazione lombarda.<br />

In questa ricostruzione, grazie anche al mio passato<br />

impegno nella veste di vicepresidente IReR (Istituto<br />

di Ricerca della Lombardia) trarrò riferimento anche<br />

da specifiche ricerche sull’argomento che, con<br />

spiccata sensibilità, la Presidenza della Regione<br />

Lombardia ha voluto realizzare per la creazione di<br />

una prima raccolta sistematica delle informazioni


di base sul fenomeno migratorio lombardo. La selezione<br />

e i criteri che hanno influenzato la compilazione delle biografie<br />

dei lombardi nel mondo attraverso il tempo, sono<br />

legati alla mancanza di una vera e propria analisi morfica<br />

dell’emigrazione; per questa ragione l’identificazione delle<br />

aree mondiali con una presenza più o meno consistente<br />

di lombardi è stata individuata tracciando a grandi linee il<br />

percorso esistenziale di diverse persone che hanno avuto<br />

un’esperienza interessante. Alcune di queste sono note,<br />

altre meno conosciute, ma sono nel complesso rappresentative<br />

della regione di provenienza. Gli studi e le ricerche,<br />

hanno fatto emergere una quantità enorme di<br />

lombardi che hanno percorso le strade del mondo interno<br />

italico e del mondo grande durante i secoli. È chiaro<br />

il progetto commerciale generalizzato, a volte sommerso<br />

dalle migrazioni causate da eventi bellici specifici come le<br />

guerre napoleoniche e quelle di indipendenza, non ultime<br />

le Cinque giornate di Milano.<br />

In alcuni casi, e in alcune aree della regione Lombardia –<br />

particolarmente legate alla grande migrazione di fine Ottocento<br />

– hanno dato luogo ad un allontanamento forzoso<br />

ed indotto non sempre collegato alla migrazione normale<br />

dei lombardi, portatori soprattutto di commercio, arti e<br />

mestieri e non soltanto di manovalanza generica.<br />

I migranti di rilievo sono stati così sostituiti dai tanti senza<br />

storia della grande migrazione di fine Ottocento. Ai migranti<br />

di rilievo, di cui si è perso il ricordo, sono subentrati<br />

altri, molti altri senza storia, o che non hanno avuto il tempo<br />

e la possibilità di raccontarla. Migranti tutti che la memoria<br />

collettiva lombarda ha allontanato, un disinteresse<br />

verso la storia delle migrazioni lombarde che ha influenzato<br />

negativamente lo studio delle trasformazioni avvenute<br />

nei protagonisti nei nuovi Paesi di residenza.<br />

Ciascun lettore avrà certamente un proprio nome da aggiungere,<br />

sommessamente ed estrapolando dalla ricerca<br />

effettuata dall’IReR cito brevemente qualche personaggio,<br />

degno di uno studio più analitico, che ho incontrato<br />

nella lettura della ricerca:<br />

- Juan Pablo da Brescia (1505-1560) introdusse il processo<br />

di stampa in Messico.<br />

- Pietro Martire d’Anghiera fu tra i primi cronisti d’America<br />

e consigliere della Regina Isabella di Spagna.<br />

- Girolamo Benzoni, milanese: partì nel 1541 per il Nuovo<br />

Plettere<br />

Mondo di cui raccontò in seguito la cronaca e le peripezie<br />

di 15 anni di viaggi.<br />

- Gaetano Osculati (Monza 1808-Milano 1884) è stato il<br />

primo esploratore europeo ad attraversare completamente<br />

l’Amazzonia.<br />

- Luigi Castiglioni, milanese: visitò e descrisse i 13 stati originari<br />

degli Stati Uniti.<br />

- Paolo Mantegazza ( Monza 1831 - San Terenzo 1910) medico<br />

e non solo, operò in Argentina, che descrisse nel suo<br />

volume “Viaggio nei paesi del Rio de la Plata”.<br />

- Luigi Lucioni (Malnate 1900 - Greenwich Village 1988) fu<br />

pittore realista, ritrattista e paesaggista.<br />

- Giacomo Quarenghi ( Rota d’Imagna 1744- San Pietroburgo<br />

1817) fu architetto e pittore neoclassico ispirato dalle<br />

opere di Andrea Palladio.<br />

- Daniele Comboni ( Limone sul Garda 1831 – Khartum,<br />

1881) è stato un missionario e vescovo italiano. Fondò i<br />

Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e le Pie Madri<br />

della Nigrizia.<br />

- Giovanni Battista Scalabrini (Fino Mornasco 1839- Piacenza<br />

1905) fu il vescovo fondatore delle congregazioni<br />

dei missionari e delle suore di San Carlo Borromeo.<br />

- Giuseppe Ratti ( Rogeno 1845 – Rogeno 1906) fu uno dei<br />

più importanti industriali della seta negli Stati Uniti, tuttora<br />

ricordato per il suo filantropismo sia in USA sia in Italia.<br />

La lista è lunga, include i minatori, soprattutto quelli morti<br />

in miniera, i coloni dei campi di cotone del Mississippi e della<br />

Louisiana, i combattenti della Guerra civile americana, i<br />

contadini delle fazendas brasiliane, i frontalieri, i banchieri<br />

di Parigi, Londra ed Amsterdam, gli agugliai al seguito di<br />

Napoleone, i muratori stagionali in Francia e Svizzera, i<br />

selciatori di Cuggiono in giro per l’Europa, gli artigiani, gli<br />

attori di teatro, i baromèta e i venditori di specchi e quelli<br />

con un lavoro semplice, spesso appreso al tempo dell’emigrazione.<br />

La Lombardia arriva con un certo ritardo all’appuntamento<br />

con la sua storia migratoria. Tuttavia, sarà proprio questo<br />

avvio a dare l’impulso necessario per ridarle la sua leadership<br />

sia in campo nazionale, che internazionale.<br />

Storia di vita passata per un presente cosciente ed un futuro<br />

consapevole.<br />

Gianfranco Ragazzoli<br />

Presidente <strong>ANFE</strong> Regione Lombardia


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Como muchos otros italianos, también mi padre, en aquella<br />

época, pensó en la Argentina como opción insoslayable,<br />

después de las penas y las penurias de la guerra y de la<br />

Primera Nochebuena argentina RACCONTO<br />

DI NATALE<br />

Primo Natale argentino<br />

Primera Nochebuena argentina<br />

Por Dante Ruscica<br />

posguerra. Por eso, aquel mes de diciembre estábamos prepa-<br />

rando la Nochebuena en un patio que recuerdo nítido y lleno de<br />

plantas en un barrio de Buenos Aires.<br />

Habíamos llegado tres meses antes y yo, fresco de mis estu-<br />

dios de latín y de griego, luchaba con la gramática española,<br />

tratando ingenuamente de descubrir si había más raíces del<br />

viejo latín en el italiano o en esta nueva lengua...<br />

Todo era distinto, comenzando por el clima. Una Navidad sin<br />

nieve y sin frío me llamaba la atención y la comparación resul-<br />

taba más estridente aún en muchas otras cosas, porque, en<br />

definitiva, veníamos de la guerra y, por más que tratáramos<br />

de disimular, para nosotros, grandes y chicos, los recuerdos<br />

que renovaba la Navidad tenían sabor amargo, aunque se<br />

hacía prepotente también la curiosidad obvia por ver “cómo<br />

era aquí”.<br />

Con sorpresa descubríamos -y nos impresionaba- la serenidad<br />

general con que la gente, las familias hablaban de las fiestas.<br />

Actitud que nosotros habíamos perdido hacía tiempo. Cinco,<br />

seis años sin alegría, sin fuegos artificiales, sin música, sin lu-<br />

ces, sin tambores -con las madres todas vestidas de negro que<br />

rezaban y lloraban por sus hijos en guerra, con tantos ausentes,<br />

con tantas tragedias- habían borrado casi en nuestra memoria<br />

las felices fiestas de antes...<br />

Ahora, ahora ya habíamos cruzado el mar, estábamos en la<br />

Argentina, nos habían pasado tantas cosas, que hablábamos<br />

como viejos, decíamos “cuando éramos jóvenes” y todavía<br />

no teníamos dieciocho años: tan lejos se habían esfumado los<br />

buenos recuerdos!...<br />

Alguna vez, antes de la guerra, había existido la Navidad rica<br />

de cosas simples, dominada por el clima casi irreal y la poesía<br />

doméstica de la preparación del pesebre, por los cánticos de la<br />

liturgia religiosa de aquellos tiempos -todavía en latín- que ha-<br />

blaban de la tierra germinando al Salvador y de los cielos que<br />

se abrían para llover al Justo ( “Roráte coeli désuper Et nubes<br />

pluant Justum!” ): cosas bellas y arcanas, difíciles de entender,<br />

pero capaces de llenar el alma.<br />

En el nuevo país, la Navidad era llena de sol, de serenidad, nos<br />

acompañaba el afecto de gente que nunca habíamos conoci-<br />

do, los parientes argentinos, los primos, los tíos, cuya alegría<br />

85<br />

PERCORSI


RACCONTO<br />

DI NATALE<br />

PERCORSI 86<br />

Primera Nochebuena argentina<br />

y entusiasmo nos remitían a tiempos olvidados, obligándonos<br />

casi a escarbar en la memoria hasta la infancia tan reciente y<br />

tan lejana, sepultada por lo que había venido después... Parecía<br />

que nunca habíamos estado felices. Y sin embargo, las fiestas<br />

en el pueblito del monte calabrés donde habíamos crecido ha-<br />

bían sido en un tiempo normales, alegres. Entre fuegos artifi-<br />

ciales, castañas asadas, pasteles, pan dulce, morcillas, turrones<br />

y -para los mayores- brindis, cantos, bailes.<br />

Los chicos nos escapábamos fuera del pueblo para esperar<br />

al “fueguista”, toda un aventura. Llegaba con un carro que a<br />

nuestros ojos aparecía enorme, historiado con dramáticos di-<br />

bujos de mitos y cuchilladas, de dramas y de leyendas, tirado<br />

por un gran caballo, escoltado por dos perros y supercargado<br />

de instrumentos, materiales y misteriosas mezclas de pólvoras<br />

y de colores. Se instalaba lejos de las casas y hacía su trabajo<br />

desde días antes, aislado y circunspecto, alimentando nuestra<br />

fantasía. La comisión de fiestas lo contrataba especialmente y<br />

sin ahorro: debía preparar cosas extraordinarias, luces y juegos<br />

que hicieran morir de envidia a los del pueblo de enfrente. Y no-<br />

sotros no resistíamos a la curiosidad de saber como serian los<br />

botti , las explosiones: más fuertes que el año anterior, con lu-<br />

minarias más intensas, con colores y estrellitas más brillantes.<br />

Nuestra fantasía de pibes volaba...<br />

Llegaban los de la feria, los vendedores, los gitanos, mirados<br />

con mil prejuicios campesinos, con sus coloridas vestimentas,<br />

con sus ruidos y sus enseres tintineantes de cobre: de adultos<br />

volveríamos a ver todo esto sólo en alguna película de Fellini.<br />

Y mientras se cerraba la escuela por la pausa del largo feriado<br />

navideño, vivíamos paso a paso en la plaza el armado del gran<br />

evento, con niños y mujeres acarreando pastores de cerámica,<br />

pasto amarillento y flores de invierno para el pesebre grande<br />

que el párroco aprontaba en la iglesia desde el comienzo de la<br />

novena, el período preparatorio de la celebración.<br />

Todos encerrados en los trajes azules domingueros, con nue-<br />

stros sobretodos, con gorra y bufanda, atormentábamos a<br />

padres y hermanos mayores pidiendo de todo.El encanto in-<br />

genuo de cruzar el pueblo en la oscuridad para la misteriosa<br />

misa de medianoche era irresistible. Hacíamos proezas para<br />

no dormirnos antes, las tías chismeaban con tono pueblerino<br />

sobre fallidos noviazgos, niños traviesos, historias de nueras y<br />

suegras, mientras nosotros luchábamos con el sueño para po-<br />

der llegar desafiantes a ver la iglesia toda iluminada, el angelito<br />

que, por el invisible piolín de siempre, bajaba en el momento<br />

culminante del Gloria in Excelsis, trayendo la paz a los hombres<br />

de buena voluntad...<br />

Toda la magia de aquellas fiestas inocentes la borró después la<br />

guerra. El pueblo fue tomado por una tristeza más difusa que la<br />

neblina que opacaba los campos en las madrugadas otoñales.<br />

Los padres jóvenes y los hermanos mayores no estaban más.<br />

Quedaban chicos, mujeres, ancianos. No más fuegos artificia-<br />

les, no más payasos, bandas musicales, gitanos y vendedores<br />

de castañas calientes, tambores y campanadas alegres. La pla-<br />

za antes de la misa no se llenó más de gente vestida de domin-<br />

go y los semblantes de los adultos se cargaron de dramas y de<br />

escondidos temores. Diariamente el cielo se cubría de escua-<br />

drillas de aviones cuyo siniestro estruendo hacía persignar a<br />

las viejitas y asustaba a todos. Iban y venían. En alguna parte<br />

cargaban bombas y en otras las descargaban incesantemente.<br />

De tanto en tanto, aparecían en el pueblo dos altos carabine-<br />

ros de gran uniforme oscuro, como de gala, para traer “la mala<br />

noticia” que todos temían. Caminaban adustos y solemnes,<br />

extraños en el pueblo, buscaban una dirección, llamaban a una<br />

puerta y entregaban una comunicación escrita: un hijo, un ma-<br />

rido, un hermano había caído lejos, había sido destrozado por<br />

una bomba, había desaparecido en mar...y el Estado presen-<br />

taba, con la comunicación oficial, sus condolencias. Con este<br />

clima ya ninguna Navidad había sido posible. No había fiestas<br />

en diciembre. Solo imperaba el miedo, se vivían privaciones, y<br />

cada uno rezaba silencioso para que los carabineros altos, ele-<br />

gantes, vestidos de negro no llamaran a su puerta...<br />

Ahora, en el patio de la casa argentina, en esta Navidad solea-<br />

da, nos encontrabamos todos vivos y unidos, devueltos a la<br />

serenidad de la familia. No lo podíamos creer, porque los re-<br />

cuerdos volvían y porque nuestros parientes argentinos, ávidos<br />

de cuentos de guerra, <strong>qui</strong>sieron torturarse toda la noche, en<br />

aquella mi primera Navidad en Buenos Aires, solicitándonos a<br />

contar nuestras peripecias, preguntando y repreguntando so-<br />

bre nuestras Nochebuenas de guerra...


PERCORSI<br />

PERCORSI 88<br />

Worldwide<br />

ON THE SIDE OF THE GOOD PEOPLE<br />

By Umberto Lucentini<br />

In the little square in the park named after Joe Petrosino three<br />

languages interweave: some people speak English, some Ital-<br />

ian, some the typical Italo-American which bespeaks the dis-<br />

tant origins of so many emigrants who came years ago to the<br />

USA. In Manhattan, in the heart of New York, at the edge of<br />

Little Italy, there are those who like Joseph E. Petrosino were<br />

born and grew up in these parts but have a part of their heart<br />

that beats in Italy.<br />

This elegant gentleman, with a tuft of hair that has just tuned<br />

white and gilded glasses, is one of the many great-grandsons<br />

of Joe Petrosino, the mythical police lieutenant from New York<br />

killed by the “black hand” in Palermo in 1909. on Tuesday 13<br />

October, Joseph E. Petrosino thus recounts a part of his life<br />

in front of the American guests, Italo-Americans and Italians<br />

who have come to the green area between Lafayette, Spring<br />

Streets and Cleveland Place for the naming of the park after<br />

their illustrious ancestor, “Lieutenant Petrosino (1860-1909)”:<br />

“I am proud to be a grandson of a great police officer that is<br />

the best inheritance that Italy could leave us. Here in the USA<br />

there are investigators, firemen, physicians and ordinary peo-<br />

ple that from New York to Chicago, from Florida to San Fran-<br />

cisco, honour the best history of Italy.”<br />

There, perhaps it is all in the words of judge Joseph E. Petro-<br />

sino, the meaning of the new bond between the two shores<br />

of the ocean recounted by the events for the week of legality<br />

entitled “Joe Petrosino: the new Sicily one hundred years after<br />

his death”.<br />

Francesco Maria Talo, the Italian consul in New York, does not<br />

miss the chance of an important play on words: “On Monday<br />

Columbus Day was celebrated, but I can say that every day is<br />

a day when the strong bond between Italy and the USA is re-<br />

membered. Today three P’s are celebrated: Petrosino, Padula<br />

and Palermo. Petrosino is Joe, the Italo-American police offi-<br />

cer born at Padula and killed in Palermo, the birthplace of anti-<br />

mafia investigators and judges. Behind Petrosino there is the<br />

history of so many Italians, emigrants and others, who are a<br />

resource for many Americans. A successful fight against crime<br />

has been waged by many Italians like the head of the national<br />

anti-mafia office, Piero Grasso, and the head of the New York<br />

Police Department, George Grasso, an American with Italian<br />

roots, today alongside one another. So I think of the many po-<br />

lice officers, policemen, and soldiers of the Italian armed forc-<br />

es fighting in Iraq and in other places where there is so much<br />

work to do.” Joseph E. Petrosino is a judge, and he articulates<br />

his words clearly when he says: “Today in the key posts in of-<br />

fices of justice and the police there are Italo-American women<br />

and men. And we all have the same determination: to put a<br />

stop to those who discredit and dishonour the history of Ital-<br />

ians, and with their behaviour offend the symbol of all honest<br />

Italo-Americans that Joe Petrosino is. Today fighting crime<br />

and terrorism is a duty we inherit from men like Joe Petrosino.”<br />

Piero Grasso, who was born and grew up in Sicily – where he<br />

has worked and laid his life on the line to stop other criminals<br />

– today is the head of the national anti-mafia commission, and<br />

in New York he already has solid relationships with colleagues<br />

and police officers in the front line against the clans. The<br />

anti-mafia “super-attorney” Grasso says: “In the past several<br />

years so many steps forward have been made in the hope of<br />

changing things and defeating the mafia. And today, when<br />

people are speaking of pacts between pieces of the state and<br />

the mafia, I say it is necessary to seek the truth at all costs. If<br />

there have been pacts in the past, particularly regarding killing<br />

of very important people like Piersanti Mattarella and Pio La<br />

Torre or Carlo Alberto Dalla Chiesa, or Giovanni Falcone and<br />

Paolo Borsellino, we have to be ready to accept any new truths<br />

that should emerge from the investigations. And the facts and<br />

the investigations say that organized crime has often been the<br />

armed expression of other interests.”<br />

The head of the NYPD strikes up a link with the head of the<br />

national anti-mafia office by making a wisecrack: “Two Gras-<br />

sos, a single law....” George Grasso says: “I started to work in<br />

the New York Police Department at 30. In 1978 I became a de-<br />

tective and in all these years I have followed the evolution of<br />

organized crime in New York. Today I can say that the experi-<br />

ence of the past makes me hopeful: we can win this battle. The<br />

US congress has approved a law to reach this objective: it con-<br />

tains norms to dismantle the extortion racket and a protection<br />

program for those who collaborate with the law. The law must<br />

continue to be a beacon even faced with the worse criminals.<br />

Organized crime in the USA is more and more an enterprise.<br />

Before 1970 it was difficult to prove the guilt of bosses, but<br />

since 1970, with the first new laws approved, we have used the<br />

investigations of drug trafficking, exploitation of prostitution<br />

and gambling to strike at mafia firms. John Gotti headed an<br />

enterprise that had a turnover of millions of dollars, and we


found the branches of his firm: the result is that Gotti died<br />

of cancer in jail. The New York police has created some joint<br />

groups working against mafia and terrorism. Today Italian,<br />

Russian and Mexican organized crime is treated like Al Qaeda:<br />

it is clear that New York cannot be protected stopping inside<br />

the confines of the town hall, because the person that made<br />

the Twin Towers collapse started their criminal activity outside<br />

New York. That’s why our police forces work with the police of-<br />

ficers of other states to stop the clans. Last year a big investi-<br />

gation on drug traffic between Mexico, Italy and the USA was<br />

completed thanks to this partnership. There are certainly dif-<br />

ferences between us: in Italy there is a sad history of honest<br />

people murdered by the mafia. Here in New York, this is not<br />

the case: organized crime understands that if it kills a police<br />

officer or a judge it signs its own death warrant. And even if the<br />

mafia continues to exist here, we are on the way to defeating<br />

it because we use a task force that has the contribution of the<br />

district attorneys and Italian ones.”<br />

In the tour of New York there is also Don Ciotti, who talks<br />

about the Libera phenomenon, the hundreds of anti-mafia as-<br />

sociations in Italy that are connected to one another and orga-<br />

nize debates, manage property confiscated from the bosses<br />

and assist the many witnesses that are often left alone. And he<br />

sums up: “Today we need a society responsible for all citizens<br />

that concretely deal with the problem: everyone says they are<br />

against the mafia, but the first mafia has become the mafia of<br />

the word. We have to move in three directions in order not to<br />

betray the commitment of those that have lost their lives for<br />

all of us. First: formation, in schools and universities, knowl-<br />

edge of the phenomenon. Second: commit ourselves more, all<br />

of us, to doing our duty in the first person. Third: giving work<br />

to the unemployed, also through management of confiscated<br />

property.” And a Sicilian cloth cap as a gift, ending up on the<br />

heads of the two Grassos and Don Ciotti, is a strong signal: a<br />

piece of tradition snatched by the mafia as a symbol can return<br />

to its origins. Even starting from New York.<br />

JOE PETROSINO, THE HEAD OF THE ITALIAN<br />

SQUAD AND A HERO OF ITALO-AMERICAN<br />

POPULAR FICTION<br />

By Marina Cacioppo<br />

Lieutenant Joe Petrosino, the commander of the Italian Police<br />

Squad in New York, made 700 arrests in 1904 alone. He was<br />

not just anyone – otherwise he would never have become a<br />

legendary character even before being killed. The readers of<br />

Progress Italoamericano knew it well, as did those of the New<br />

York Times, who in the crime pages read of his tireless fight<br />

against the Black Hand, but the readers of La Follia di New<br />

York and Corriere d’America knew above all that he was pres-<br />

ent as a character in the pages of the famous novels by Ber-<br />

nardino Ciambelli and Italo Stanco.<br />

The echo of the exploits of Joe Petrosino soon filtered from<br />

crime news into supplements of the newspapers of the Italian<br />

communities with the long and intricate feuilletons belong-<br />

ing to the genre of “city mysteries”, which came into being<br />

in France in the middle of the nineteenth century with The<br />

Mysteries of Paris by Eugène Sue. The mysteries of Bleecker<br />

Street, Contemporary Novel, The Coney Island Crime and The<br />

Mysteries of Harlem by B. Ciambelli and The New York Octo-<br />

puses by Italo Stanco are just some of the titles in which the<br />

character of Joe Petrosino appears. Here, alongside the inevi-<br />

table romantic elements, the intricate plots, the spicy and sen-<br />

sational details, the portraits of dark criminals and the vices<br />

of high society, new elements are found, more realistic ones,<br />

linked to the life of the “Italian Colony.” Here there is a realis-<br />

tic depiction of the milieu of the Italian communities, dense<br />

in topographical references to places and to crimes that really<br />

took place.<br />

These publications responded to the need to correct the im-<br />

age of the Italians that emerged from the American press,<br />

which often presented our fellow-countrymen as “the usual<br />

suspects”, individuals that by nature, race and culture did<br />

not fit in well with the American laws and that easily became<br />

dangerous anarchists or mafiosos ready to conspire against<br />

America and its democratic institutions. In the pursuit of this<br />

intention of rehabilitation, the introduction of Joe Petrosino<br />

and later that of Michel Fiaschetti, who replaced him at the<br />

head of the Italian Squad in 1912, played an important role in<br />

popular novels.<br />

The creation of the character of a sterling police officer, repre-<br />

senting legality, who acts on behalf of the community to root<br />

out crime and bring justice, reassured Italo-American readers,<br />

upset as they were by the accusations made against Italians,<br />

and particularly Sicilians, of belonging to a secret society,<br />

an organization of killers whose objective was to control the<br />

city’s institutions. Hence Petrosino was the paladin of the Ital-<br />

ian community in New York; from the height of his credibility<br />

Worldwide PERCORSI<br />

89<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 90<br />

Worldwide<br />

as a police officer and a member of the community he was<br />

the figure best suited to demonstrating that the Italian com-<br />

munity was not complicit in crime, as some wanted to make<br />

people believe, but a victim of crime, neglected as it was by<br />

the authorities and by the police. We can conclude with a short<br />

extract from The Coney Island Crime, since apart from its lit-<br />

erary value it contains an extremely topical message and it is<br />

offered to the public all over the world as a valid admonition<br />

for everyone. “Petrosino, following the traces of a killer, as-<br />

sists at an explosion in a building site in Penn Station, in which<br />

fourteen workers lose their lives, ten of them Italians. Deeply<br />

struck by what has happened, Joe would like to shout to every-<br />

body: ‘These people don’t belong to the Black Hand, but to the<br />

legion of men with callused hands, to the squad of work mar-<br />

tyrs.’ But his cry was not to be heard, because people make a<br />

din every time an Italian commits a crime but keep silent when<br />

hundreds and hundreds fall victims to duty.”<br />

NOIR ACCOUNT<br />

By Carla Incorvaia<br />

Wise guys and picciotti. Dons, godfathers and district heads.<br />

How did the organized crime of the so-called “Sicilian peas-<br />

ants” get overseas? It is explained by Antonio Ingroia, the<br />

assistant prosecutor in Palermo, responsible for the most<br />

important investigations on the relations between mafia and<br />

politics, on mafia and football, on the treasure of Vito Cian-<br />

cimino, to mention just a few. In 2007 he ordered the arrest<br />

of the super-wanted man Salvatore Lo Piccolo, the only boss<br />

that had gone on maintaining relation with the “runaways”,<br />

members of the mafia forced to run away to America during<br />

the mafia war that broke out in the 1980s between Corleone<br />

and Palermo mafiosos for supremacy and control of the ter-<br />

ritory. It was a war made up of blood and corpses, with 240<br />

dead in a year, and one that transformed the power relations<br />

between the “families” in Sicily and in America.<br />

The key man of the twentieth century is Lucky Luciano, whose<br />

real name was Salvatore Lucani, the first official boss of the<br />

modern Genovese family, considered one of the 20 most in-<br />

fluential men inside the organization and the father of mod-<br />

ern organized crime. He was the inventor, in the post-war<br />

period, of the massive expansion of the drugs trade. Thanks<br />

to this international traffic the American Gambino, Bonanno,<br />

Lucchese, Genovese and Colombo families set up a base that<br />

strengthened and facilitated the economic and financial re-<br />

lationships of organised crime. Their golden years were the<br />

seventies and early eighties, when the Italo-Americans made<br />

heaps of money with drugs. Morphine, the base imported from<br />

the east, was sold on in southern France and Italy, where it was<br />

refined and turned into heroin in the Sicilian laboratories and<br />

refineries of the mafia. Here the protagonists were the Gambi-<br />

nos, the Spatulas, the Inzerillos, who dealt with the big Ameri-<br />

can market. However, the fight against the mafia forced the<br />

organization to look elsewhere. When the war broke out be-<br />

tween the families in 1981, the Corleone mafia got the better<br />

of the Palermo mafia, and relations with the Americans were<br />

weakened. The drug business went south, to the Colombians,<br />

who with their “cartels” were the most bloodthirsty and best<br />

organized people. Venezuela and Argentina were the other<br />

two countries in South America involved in the mafia business.<br />

Among the “runaways” there was also Tommaso Buscetta,<br />

who together with two other people cooperating with the po-<br />

lice, Francesco Marino Mannoia and Salvatore “Totuccio” Con-<br />

torno, were to open up new and useful panoramas for investi-<br />

gations. 1992 and 1993 were the years of massacres, in which<br />

the mafia threw out its challenge to the state. But some of the<br />

Corleone men went too far and there was an internal rupture.<br />

Ganci and Aglieri were among the most merciless members<br />

of the clan, while Bernardo Provenzano, the “boss of bosses”,<br />

the Scarlet Pimpernel of the mafia, took up a moderate posi-<br />

tion. Later the arrest of Totò Riina was to strike a major blow at<br />

the mafia. In these years Salvatore Lo Piccolo was one of the<br />

few that maintained relations with the “runaways.” He tried<br />

to convince Provenzano of the absolute need for an alliance<br />

and also to convince him that it was necessary to promote the<br />

peace outlawed by Riina. The very faithful Cinàs and Rotolos<br />

try to oppose this, but in 2003 a truce was made.<br />

When Provenzano was arrested in 2006, Lo Piccolo became<br />

the undisputed head of the mafia. Cinà and Rotolo were also<br />

arrested, and the shooting started again. The boss of San<br />

Lorenzo ordered the murder of Pietro Ingrao and the “run-<br />

aways” were at last able to return home.<br />

On 5 November 2007 Salvatore Lo Piccolo, called the Baron,<br />

was arrested at Giardinello, after being on the run for 25<br />

years. His territory was probably the north-western part<br />

of Palermo, Zen and the communes of Capaci, Isola delle<br />

Femmine, Carini, Villagrazia, Sferracavallo, Partanna Mon-<br />

dello and some areas of Trapani province. Cocaine, enterpris-


es and protection money, the extortion racket constituted<br />

his biggest sources of income. A new alliance was created,<br />

a new strategy between the Sicilian and American mafia. Lo<br />

Piccolo’s arrest created a void. The interests of the mafia be-<br />

gan to be of another type. It was a financial mafia, a mafia of<br />

big investments, which needed rich and distant markets, in<br />

which it was easier for its traces to disappear. The mafia too<br />

adjusted to globalization, setting up new criminal strategies<br />

and new routes for laundering dirty money, as is shown by<br />

the confiscation of 13 million euros sent out to Nassau thanks<br />

to the complicity of a Milanese financier and a Swiss banker.<br />

Among the important men in the American mafia there is<br />

also Frank Calì, the ambassador, one of the 90 arrested in the<br />

Old Bridge investigation, the biggest after the Pizza Connec-<br />

tion trial.<br />

Frank Boy, “Mr. Nobody”, officially an entrepreneur in Ital-<br />

ian food distribution in New York, a “man of respect” of the<br />

Gambino-Inzerillo family, was the cornerstone of the new re-<br />

lations between Sicily and America. The young descendants<br />

of the Palermo families turned to him – from Mandalà and<br />

Notaro of the Villabate family to Gianni Nicchi of the Pagli-<br />

arelli family and Vincenzo Brusca of the Torretta family. Calì,<br />

43, together with Filippo Casamento, became the new head<br />

of the American mafioso families. Considered a man of hon-<br />

our of the Gambinos, he manages about ten companies for<br />

food distribution in the United States and is the boss of build-<br />

ing firms that put up buildings in New York and create firms<br />

for laundering money in offshore countries.<br />

THANkSGIVING DAy:<br />

A PROBLEMATIC MyTH<br />

By Attilio Carapezza<br />

Every year in the United States, on the fourth Thursday in<br />

November, American families – at least those that the eco-<br />

nomic crisis has not driven into the infernal circle of new pov-<br />

erty – gather together with friends and relatives to celebrate<br />

Thanksgiving Day around a laid table on which a gilded roast<br />

turkey and an inviting pumpkin pie tower up. The centrality<br />

of the first course also accounts for the alternative name Tur-<br />

key Day. 2009 is the year of the three-hundred-and-eightieth<br />

Thanksgiving in history, since the first celebration dates back<br />

to November 1621. It was held at the behest of William Brad-<br />

ford, the governor of the colony that the Pilgrim Fathers had<br />

founded at Plymouth, to thank God for their first harvest.<br />

This symbolic record has not been invalidated by the numer-<br />

ous historical researches that have tracked down previous<br />

ceremonies of religious thanksgiving celebrated by Europe-<br />

an farmers on American soil before 1621, like the one held on<br />

8 September 1565 in a Spanish settlement in Florida.<br />

For the colony, that first crop meant the prospect of a rea-<br />

sonably serene and stable future. After a first attempt to<br />

escape the persecutions suffered at home because of their<br />

dissent from the Anglican Church by taking refuge in Leyden,<br />

in hard-working and tolerant Holland, they had decided to<br />

face the unknown, an adventure, by going to found a colony<br />

in the New World, in Massachusetts. They embarked on the<br />

Mayflower in 1621, challenging the ocean in search of the<br />

Messianic utopia of a land in which to fulfil their desire for<br />

religious and economic freedom without conditionings (in-<br />

creasing importance is attributed in recent historiographic<br />

reflection to the economic aspect). The hardships of the voy-<br />

age, hindered by dreadful storms and the difficulties of the<br />

first impact with American soil, almost halved their number.<br />

They had only succeeded in surviving the rigors of winter in<br />

a hostile environment thanks to the initial solidarity of the<br />

Wampanoag Indians, the original inhabitants of the area,<br />

who taught them to exploit the resources of the natural envi-<br />

ronment in a rudimentary way.<br />

The tradition has it that the celebration – almost propheti-<br />

cally preluding the melting pot policy – had a harmonically<br />

multiethnic character; the Wampanoag natives would also<br />

be invited to it. They were great hunters, and would come<br />

bringing gifts to the farmers like deer, turkeys and other lo-<br />

cal game. This founding myth of the American nation, which<br />

shows impeccable political correctness, today is radically<br />

challenged by ‘redskin’ historiography, which questions its<br />

likelihood, stressing the absolute lack of documentary evi-<br />

dence and the almost immediately conflictive nature of rela-<br />

tions between the two groups. In 1970 some American Indian<br />

movements went so far as to declare Thanksgiving Day a day<br />

of national mourning.<br />

Least enthusiastic of all about this tradition are obviously the<br />

turkeys that, extraneous both to the themes of economic<br />

and religious freedom and to those of pacific coexistence be-<br />

tween human races, wonder why the memory of affirmation<br />

of those principles should be celebrated precisely with the<br />

sacrifice of their flesh.<br />

Worldwide PERCORSI<br />

91<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 92<br />

Worldwide<br />

THE FIGURES ON EMIGRATION<br />

By Paola Pottino<br />

When statistical data are given, often someone turns their<br />

nose up. True, there is little that is fanciful or amusing in draw-<br />

ing up a statistic list, yet, for a careful examination of the real-<br />

ity in which we live, those slightly “unpleasant” numbers often<br />

become essential. How could we speak of immigration if those<br />

data did not support our analyses? There are four million three<br />

hundred and thirty-nine thousand foreign citizens regularly<br />

present in our territory, two million workers, eight hundred<br />

and sixty-two thousand minors born of foreign parents, six<br />

hundred and twenty-nine thousand students in schools, over<br />

one hundred thousand families reunited, forty thousand for-<br />

eigners obtaining Italian citizenship, twenty-four thousand<br />

marriages between Italians and immigrants, about six thou-<br />

sand foreign students that annually graduate in Italy. These<br />

are the data that emerge from the 2009 Caritas/Migrantes<br />

Statistical Dossier on Immigration edited by Franco Pittau,<br />

who says: “the Dossier is an instrument to overturn this false<br />

image that people have of immigration, not so much on the<br />

basis of the pastoral motivations of Caritas and Migrantes,<br />

but on the basis of the data, which for two decades have been<br />

provided with accuracy and completeness.” Hence, looking<br />

at these data, even the most distracted observer could not<br />

fail to realise that the moment has perhaps come when it<br />

would be worthwhile to stop and reflect, free of prejudices,<br />

not only considering personal attitudes, but also political and<br />

ideological ones.<br />

“Accepting immigrants as regular people and not as clan-<br />

destine ones,” continues Pittau, who founded the annual<br />

research by Caritas together with Don Luigi Di Liegro, “see-<br />

ing them as workers and not as criminals; seeing them as<br />

citizens and not as foreigners, are thus the points that sum<br />

up the 2009 Caritas/Migrantes Dossier.” Under this sky of al-<br />

mond eyes, dark faces and gilded hair, in a country in which<br />

religions, creeds and cultures are more and more diversified,<br />

the phenomenon of immigration is not distributed homo-<br />

geneously in all Italian regions. The increase in the number<br />

of Romanian, Ukrainian and Moldavian citizens goes on and<br />

over 60% of immigrants reside in the regions of the north,<br />

25.1% in those of the centre and the remaining 12.8% in those<br />

of the south. In this framework, the few tens of thousands of<br />

landings only have a superficial influence. In this connection,<br />

according to the 2009 Caritas/Migrantes Dossier, “in 2008,<br />

36,951 people landed on the Italian coasts, there were 17,880<br />

forced repatriations, 10,539 foreigners transited through the<br />

identification and expulsion centres and 6,358 were rejected<br />

at the frontiers.”<br />

“Thus although the landings were less than 1% of the regular<br />

presences,” says Pittau, “irregular flows have ended up mo-<br />

nopolizing the attention of public opinion and consequent<br />

political decisions, provoking increasing confusion between<br />

clandestine immigrants, irregular ones, asylum seekers and<br />

people entitled to humanitarian protection.” The old adage<br />

about “not tarring everyone with the same brush” has thus<br />

become an example to be followed for preparing mid-centu-<br />

ry society to face the differences in globalization and global-<br />

ism in the specific differences. Short-term memory is never<br />

rewarding: many countries in the world increased their de-<br />

velopment with the help of our fellow-countrymen, so why<br />

shouldn’t Italy build its future with the help of immigrants?<br />

MEN IN THE FRONT LINE<br />

By Paola Pottino<br />

Born in Puglia, General Domenico Achille, the Regional<br />

Commander for Sicily of the Guardia di Finanza (respon-<br />

sible for tax and excise and tax crime), has been in Sicily<br />

for a little over a year and a half and here, in collaboration<br />

with the Corps of Harbourmasters, the Military Navy, the<br />

Carabinieri, the State Police, each with their different speci-<br />

ficities, fights the criminal phenomenon linked to immigra-<br />

tion.<br />

General Achille, what have been the most significant<br />

flows of illegal immigration towards Sicily?<br />

«The most significant flows are those coming from coun-<br />

tries in the Mediterranean Basin, the Horn of Africa and<br />

western Africa and, to a very small extent, from the Middle<br />

East and Far East or from the Indian sub-continent. They<br />

include a certain number of emigrants who come for finan-<br />

cial reasons, but also people fleeing violence and, in some<br />

cases, deceived by the chimera of an honest job».<br />

How much do these “journeys of hope” cost for those<br />

people who decide to entrust themselves to criminal or-<br />

ganizations?<br />

«The sums oscillate between 1.000 and 3.000 euros».<br />

Most of the clandestine immigrants come from Libya,


and in this framework, of specific importance is the deci-<br />

sion of June 2005 to set going more incisive European-<br />

Libyan cooperation on the subject of immigration….<br />

«Exactly. This decision became operational this year with<br />

the drafting of the protocols of cooperation between Italy<br />

and the Great Socialist People’s Libyan Arab Jamahiriya,<br />

stipulated on 29 December 2007 and 4 February 2009. In<br />

the context of these agreements, starting from 25 May<br />

2009, the Guardia di Finanza carries out systematic patrol<br />

activity in the territorial sea and the international waters off<br />

the Libyan port of Zuwarah, the main port used by clandes-<br />

tine transports towards Lampedusa».<br />

General, on the basis of these agreements, what devel-<br />

opments have there been?<br />

«The developments are in the numbers. The patrolling activ-<br />

ity by the territorial Guardia di Finanza and the air force op-<br />

erating in Sicily can be summed up as follows for the years<br />

2008 and 2009 with the specification that, regarding the<br />

year 2009 the datum refers to the month of September. In<br />

the whole year 2008, 262 operational missions were carried<br />

out that made it possible to contribute to stopping 10,028<br />

migrant (8,247 men, 1,118 women and 663 young minors)<br />

122 of whom were arrested because they were considered<br />

responsible for the phenomenon as “boaters.” Further, 91<br />

crafts used for the transport of clandestine migrants were<br />

confiscated. From 1 January to 30 September 2009, 80 ac-<br />

tions were carried out during which the units stopped 1,222<br />

people (987 men, 175 women and 60 minors) 46 of whom<br />

were arrested. During the operations to halt the phenom-<br />

enon, 14 crafts were seized».<br />

Following the new strategies for preventing clandes-<br />

tine immigration adopted by our Government, we see<br />

a marked decline in the number of landings along the<br />

coasts of the Straits of Sicily, other maritime routes be-<br />

ing privileged. Can you tell us which ones they are?<br />

«The operational results would seem to confirm this trend,<br />

seeing that recently landings have been detected at Mon-<br />

asterace Marina (Reggio Calabria province); Castro (Lecce<br />

province); Africo (Reggio Calabria province); Castrignano<br />

del Capo (Lecce province); Capo Bruzzano (Reggio Calabria<br />

province); Isola Capo Rizzuto (Calabria) and Pozzallo (Ra-<br />

gusa province). It follows that, as an alternative to the tra-<br />

ditional southern route that crosses the Straits of Sicily, the<br />

traffickers in human beings are more and more using the<br />

routes that cross the basin of the eastern Mediterranean<br />

(exploiting as their countries of departure Turkey, Greece<br />

and Egypt) to reach the Ionian coasts of Calabria, the east-<br />

ern ones of Sicily and the Puglia coast, as well as the Straits<br />

of Sardinia (mostly for departures from Tunisian and Alge-<br />

rian harbours) to reach the southern coasts of that region<br />

and the western ones of Sicily».<br />

At a European level, in May 2005 the European agency<br />

for external frontiers was created (Frontex). What is the<br />

function of this structure?<br />

«The agency has a mission to simplify the application of the<br />

EC measures on the subject of management of the external<br />

frontiers of the European Union and to guarantee the coor-<br />

dination of actions undertaken by member states in enact-<br />

ing these measures».<br />

General Achille, do you believe in a multiethnic society?<br />

«Certainly. The world is evolving in that direction, we all re-<br />

alize it. We cannot think about going against the current.<br />

We need to start a rightful, natural and civil process of in-<br />

tegration and to accept the normal rules of cohabitation on<br />

both sides. Besides, we cannot forget our emigrant past, so<br />

we have to understand those that today find themselves in<br />

the conditions our grandparents experienced many years<br />

ago».<br />

THE MAIN POINTS IN WHAT<br />

THE PRESIDENT OF THE CHAMBER,<br />

GIANFRANCO FINI, HAS TO SAy<br />

ON THE SUBJECT OF EMIGRATION<br />

IN ITALy<br />

On xenophobia: In Italy racism does not exist, but there is a<br />

lot of xenophobia, and it is known that xenophobia is possibly<br />

the antechamber of racism. According to the etymology of<br />

the word, xenophobia is fear of the foreigner. Despite Italy’s<br />

history, there is this creeping, or in some cases manifest, xe-<br />

nophobia due to a whole series of prejudices, because there<br />

is a lot of ignorance, and because not all educational bodies<br />

have prompted people, in particular younger people, to reflect<br />

and judge on the basis of knowledge rather than of prejudice.<br />

The first commitment that institutions must feel is precisely to<br />

oppose prejudice and to fight starting from honest observa-<br />

tion of reality. On the security package: I am convinced of it,<br />

there has been a security package, and we need an integration<br />

Worldwide PERCORSI<br />

93<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 94<br />

Worldwide<br />

package. Security and integration are two sides of the same<br />

coin. Looking exclusively at a single side of the coin means not<br />

having a full understanding of the phenomenon. On TV, there<br />

is an excess of propaganda and a deficit of politics; the themes<br />

of integration and immigration of foreigners are dramatically<br />

serious issues that cannot be addressed with a slogan so as to<br />

get 0.5% more votes at the next elections. On citizenship: The<br />

hope is that an accord can be found on at least one point so as<br />

to modify the legislation in force; the citizen is the arrival point<br />

for full integration... On minors: not only babies that are born<br />

in Italy, but also those people that have lived in Italy starting<br />

from a very young age. There is a need for a moderate jus soli,<br />

because why should we say to that child that has attended a<br />

school cycle, implying that he or she is 10-11 years old, to that<br />

child that supports the Rome or Lazio team, that speaks dialect,<br />

that jokes with my child, that by now is fully inserted in school,<br />

why should we say: until you are eighteen years old you are not<br />

an Italian citizen? We should start to guarantee that that child<br />

that uninterruptedly attends a school cycle and is firmly in Italy<br />

with his or her family can become Italian. It is very important to<br />

recognize citizenship so as to avoid the risk that there may be<br />

an attempt – which can also be distorted – when these young<br />

people grow a little older, to recover their past identity, to be<br />

sucked in by integralism, which fishes around in the world rely-<br />

ing on the fact that identity is in some way denied or even trod-<br />

den on by western societies, which according to integralism are<br />

those societies that with an exclusive point of view want to de-<br />

stroy the cultural tradition. On the right to vote: If you want to<br />

make the foreigner feel at home in Italy, you cannot pre-emp-<br />

tively deny him or her the right to representation. The foreigner<br />

is told that he or she has an obligation to pay taxes, but he or<br />

she is denied the right to representation. There is something<br />

wrong here: the two things have to go together, rights and du-<br />

ties together.<br />

SUSPENSION OF JUDGMENT<br />

by Paola Pottino<br />

Here is the point of view of a woman that for a long time has<br />

been fighting forcefully and vigorously for people’s rights, first<br />

of all the right to life. Elisabetta Zamparutti, a member of the<br />

Radical Party, is also the treasurer of “Don’t touch Cain”, the<br />

international league of citizens and parliamentarians for the<br />

abolition of the death penalty in the world.<br />

How is the fight against the death penalty going?<br />

«After the approval of the Resolution for the moratorium on<br />

executions by the General Assembly of the United Nations, the<br />

commitment is to enact the contents of the resolution in coun-<br />

tries that have the death penalty, responsible for over 98% of<br />

executions. The fundamental point that we want to strengthen<br />

is the one relating to overcoming the state secret on execu-<br />

tions. This would serve as a deterrent in relation to international<br />

public opinion. On 17 and 18 December we have decided to talk<br />

about this and many other things in a congress organized in the<br />

Padua prison. In our opinion the prison is a symbolic place for<br />

talking about the right to life».<br />

How do you judge the immigration policy of our govern-<br />

ment?<br />

«It is a sad sign of blindness with respect to the future of our so-<br />

ciety. The documented influx of people from other continents<br />

cannot be ignored and the send-back-home measures are only<br />

demagogic. I believe that it is a devastating policy whose ef-<br />

fects will be felt in the near future, because we will not even<br />

be ready to face the problem from the cultural point of view.<br />

The so-called “security package”, for instance, is a measure<br />

going against current trends that does not solve the problem.<br />

The real world and that of those who govern us are two totally<br />

disconnected worlds».<br />

yet, inside the People of Liberty party, Hon. Gianfranco Fini<br />

has shown some “open-mindedness” with regard to the<br />

phenomenon of immigration…<br />

«I think that inside the People of Freedom party too there is<br />

a liberal element, and I hope that these people succeed in expressing<br />

their ideas on the subject. I believe, however, that at<br />

bottom the voting system in force has to change: the people<br />

elected must at last be the true expression of what the electors<br />

want!».<br />

In your opinion, how should the legislation on immigration<br />

be regulated?<br />

«First of all, I think it would be right to regularize not only immigrant<br />

carers, but also others who are entitled, like for instance<br />

people who work in the fields and labourers in general. In Italy<br />

these people are often forced to live in an illegal system, working<br />

clandestinely and unable to exercise their rights and very<br />

often, for these reasons, they fall into a deviant system».<br />

What future do you see in our society?<br />

«It is a very hard struggle, but I have trust in people. It is necessary<br />

to break that wall of silence that makes it impossible to<br />

communicate. At bottom it is very important to consider the


problem of information. Citizens must be informed correctly<br />

and to do this a radical reform is needed».<br />

BACk TO ITALy<br />

In 1998 a boat with about three hundred Kurds on board com-<br />

ing from Iran, Iraq and Turkey lands on the Ionian coast of Ca-<br />

labria. The village is Riace, the place of the bronzes that came<br />

from the sea, and it is also from the sea that the two protector<br />

saints of the Locride village, Cosmo and Damian, come. The<br />

immigrants ask for political asylum and so there begins the first<br />

experiment in acceptance of fugitives in Italy. Just three years<br />

later the Italian government creates the first national asylum<br />

programme. “In 2002,” explains Domenico Lucano, mayor of<br />

Riace, “this was changed into the Fini-Bossi law, number 189,<br />

into a system of protection for asylum seekers and refugees.<br />

The Commune of Riace has activated these reception projects<br />

for a particular type of immigrant citizens; they are those that<br />

arrive from countries marked by war or ones where there are<br />

ongoing ethnic and political persecutions and that ask for asy-<br />

lum. At Riace there are about a hundred of them, all political<br />

refugees or ones with humanitarian protection. On the day of<br />

the landing I was on the Ionian state highway. I have always<br />

been engaged in politics and meeting these immigrants was a<br />

revolution for me and the people of Riace, with a historic area<br />

practically emptied by the migratory phenomenon and per-<br />

vaded by a sense of social resignation, with a consumer devel-<br />

opment all tending to the building racket along the shore and<br />

inclined to the harsh law of cement and a policy of cementi-<br />

fication. Our population, about 1800 inhabitants divided in<br />

two agglomerations, Riace Marina and the historical part with<br />

about 700 people, has a major agricultural and sheep-raising<br />

patrimony that blends well with the cultural background of the<br />

Kurds, the Eritreans, the Iranians, the Afghans, the Serbs and<br />

all people of the world that come to Riace by sea or by land.<br />

I spent the whole summer in the refugee camp.” In 2000 Cit-<br />

tàfutura came into being, an association named after Father<br />

Pino Puglisi and founded at Riace in the summer of 1999 by<br />

a group of young people, for promotion of, research on and<br />

ethnographic study of local history and culture. In 2001, “As<br />

a counsellor in the minority party,” continues Lucano, “I pro-<br />

posed participation in the asylum programme. In this way Ri-<br />

ace became one of the first 75 communes in Italy adhering to<br />

the protection network for political refugees. People come to<br />

Riace from all over the world or at least from the part affected<br />

by conflicts. Serbia, Somalia, Ethiopia, Palestine and Iran are<br />

part of the international cooperation network constituted by<br />

the communes adhering to the asylum project. Opening up to<br />

others we have shown that the message of solidarity is truly<br />

important.” And it is Wim Wenders that decided to work on the<br />

first Italian short film in 3D precisely on the theme of immigra-<br />

tion in towns and villages in Locride. Behind the scenes, that is<br />

to say to write it and to produce it there is a lot of Bologna: a<br />

scriptwriter, Eugene Melloni, and no fewer than two production<br />

companies, Mauro Baldanza’s Technos Videone and Giampiero<br />

Piazza’s Xilostudios, and then there is Burgatti editions for the<br />

soundtrack. The main actor will be Ben Gazzara, originally from<br />

Canicattì, with Blasco Giurato (“New Cinema Paradiso”) as the<br />

director of photography. “I was inspired,” explains Melloni “by<br />

a real event. Some years ago I read that at Badolato, a village<br />

in Calabria that had become deserted, the inhabitants all hav-<br />

ing emigrated to Germany or France, the mayor intended to<br />

repopulate the place by welcoming a group of immigrants with<br />

the status of political refugees. It seemed to me it was worth<br />

telling the story, with tones and ways almost fable-like for to-<br />

day, in this age in which closure and resentment prevail. So I<br />

wrote a script in which there is a village with only one child that<br />

wants to play ball but finds nobody. A group of young African<br />

immigrants lands here. A ‘fable’ with classical simplicity, but<br />

also absolute topicality.” But what have fables got to do with<br />

3D, which is usually used in very spectacular animation films?<br />

“Precisely this is Wenders’ wager, made possible by an enlight-<br />

ened producer like Marco Baldanza: to show that stereoscopic<br />

cinema is not only for horror and cartoons, as Hollywood is ac-<br />

customing us to think, but is a technological revolution as im-<br />

portant as the advent of sound and colour – and hence suited<br />

to every kind of cinematographic narration. Besides, sound<br />

and colour too at first met with a lot of resistances.” A story of<br />

hope and immigration that has thrilled the director of “Paris<br />

Texas”, the filming of “The Flight” already began in September<br />

in Calabria. The film will cost 183,700 thousand euros: the Sicil-<br />

ian Region is not just sponsoring the film, but is co-producing it<br />

with seventy thousand euros.<br />

THE FAIREST OF THEM ALL SPEAk ITALIAN<br />

Italy, thought of, often yearned for, goes over the oceans and<br />

reaches the States, Australia and Argentina through its sym-<br />

bols: the national football team playing in the World Cup or the<br />

election of the most beautiful girl. Miss Italy in the World is the<br />

Worldwide PERCORSI<br />

95<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 96<br />

Worldwide<br />

sign of the embrace between a country and a group of girls for<br />

whom the homeland is a fable, a place of the soul told of by<br />

parents and grandparent,<br />

If the crown of Miss Italy in the World this year has crossed the<br />

ocean, flying from Paraguay to Moldova, and passing through<br />

Fiorella Migliore to Diana Curmei, the origin of the girls has<br />

simply moved from the west to the east of Sicily, from Comiso,<br />

in the province of Ragusa, to Campofelice di Roccella, in the<br />

province of Palermo. It is in this imaginary flight, which con-<br />

tains all the beauty of emigration, that the memory of our em-<br />

igration is mirrored, from the difficult years down to recovery<br />

and the success of so many fellow-countrymen that have left<br />

their land to look for the work that Italy denied. And – why not?<br />

– also a beauty contest, with its being ephemeral by definition,<br />

can become the pretext to set side by side distant worlds that<br />

have a common humus. In all corners of the world girls aspire<br />

to enter the imaginary world of show business. Whether they<br />

are born under the Sugar Loaf Mountain, in the streets of Man-<br />

hattan or on the beaches of South Africa, the desire to parade,<br />

to work in cinema or television, links them all. For this dream,<br />

they do not hesitate to undertake, this time going in the oppo-<br />

site direction, the trip made in the past by their grandparents<br />

or great-grandparents, also allured by the dream of a better<br />

life. Today the girls belong to the fourth generation of Italian<br />

emigrants in the world and it is the central-southern regions,<br />

in addition to Veneto, that supply the biggest number of par-<br />

ticipants. Diana, the dark-skinned beauty from east Europe,<br />

Miss Italy in the World 2009, who loves Laura Pausini and Tiz-<br />

iano Ferro, explains: “My great-grandmother was from Cam-<br />

pofelice and went to Romania with a group of sculptors that<br />

worked with stone. Here she met my great-grandfather and<br />

they got married. At that time Moldova belonged to Roma-<br />

nia, though subsequently it became an independent country.”<br />

Lured by that great mother hen that is the Miren clan, they<br />

arrive in the country of their ancestors, often for the first time,<br />

they visit a bit of Venice and they fall in love: with Italy or the<br />

Italians, it doesn’t matter much. “Actually,” admits Diana, “I<br />

took part in the contest to promote the image of my country,<br />

Moldova, in foreign countries.” Yes, Diana feels much more<br />

Moldovan than Italian: “For my family it was impossible to<br />

maintain the Italian traditions because history has often been<br />

cruel to Moldova”. After defeating all competitors last June at<br />

Jesolo, Diana is already at work but she has not given up her<br />

studies on law and acting and her work as a fashion photogra-<br />

pher for catalogues which have nothing to do with the title of<br />

“Miss Italy in the World.”<br />

Do you feel a bit like the Miss of emigrants, even though in<br />

your story there is no trace of emigration out of necessity?<br />

«Yes, of course, just like the other Miss Italy in the World win-<br />

ners that have preceded me, though my situation is a little<br />

untypical: my great-grandmother did not leave Sicily to move<br />

abroad once and for all, it just happened by chance, during an<br />

‘artistic’ tour: she liked the place, she met the man of her life<br />

and stopped there. I had never been in Italy before last sum-<br />

mer, and at the beginning I didn’t feel very much at my ease.<br />

Here everything is different – society, the mentality – but<br />

gradually I am getting used to it, also thanks to the people I<br />

work with, who are helping me a lot. At home with my family I<br />

didn’t speak Italian, I only started to study it after the contest.<br />

I sometimes eat Italian food; my father is a great cook special-<br />

izing in pizza, while my mother is good at cooking spaghetti.<br />

Recently I have also begun to read Italian books to improve my<br />

vocabulary and to learn the language faster».<br />

However, she has a big desire to return to her roots: «I have<br />

not had the opportunity to visit Campofelice yet but sooner or<br />

later I will, it’s very important for me. Unfortunately we have<br />

lost all contact with our relatives because of political problems<br />

in the past».<br />

What contribution to the maintenance of your roots can<br />

come from a contest centring on beauty?<br />

«Miss Italy in the World is much more than a parade of beauti-<br />

ful girls and the idea that Enzo and Patrizia Mirigliani had of<br />

opening up their historic contest to people who, though liv-<br />

ing far away, have some Italian blood in their veins is truly<br />

admirable. It is an extra chance to be known in your country<br />

of origin». At the Curmei home they are all happy about this<br />

Italo-Moldavian person, happy like the Italian mothers and fa-<br />

thers that at Salso called Enzo Mirigliani patron, recognizing<br />

his miraculous gifts.<br />

One last curiosity: is it Italian fascination or your objective<br />

beauty that determines your success with boys?<br />

«But who told you I am successful with boys?».<br />

ITALIAN STyLE<br />

by Alessia Licata<br />

When anyone says Made in Italy, people think of food, wine,<br />

handicraft in ceramics and glass, the sunglasses and leather


goods, but above all fashion. This is confirmed by the re-<br />

cent successes of Italian couturiers at the latest Parisian<br />

fashion parades. In this connection, Italian fantasy and<br />

creativeness are the secret of the success of the greatest<br />

maisons in the whole world. Stefano Pilati at the head of<br />

the Yves Saint Laurent firm, Riccardo Tisci, the stylist of<br />

Givenchy, Antonio Marras, the artistic manager of Kenzo,<br />

down to the recent ac<strong>qui</strong>sitions of Marco Zanini for Rochas<br />

and Rodolfo Paglialunga for Vionnet, are just a few radiant<br />

examples of this.<br />

As long ago as the Middle Ages, Italy excelled for luxury tex-<br />

tile production and supplied the most important royals in Eu-<br />

rope. Como silk, Venice brocade and Florence wool, which in<br />

the past alluded to Italian style, charm and elegance, in the<br />

course of time have become the clothes designed by great<br />

stylists like Valentino, Armani, Versace and Fendi.<br />

The tradition of the craft industry has been handed down<br />

through the generations, in the course of time improving<br />

its skill and quality and encountering modern innovations.<br />

In 1949 the Fontana sisters did the wedding gown of Linda<br />

Christian for her marriage to Tyrone Power and in the same<br />

years the American magazine Harper’s Bazaar dedicated<br />

ample space to clothes designed by Emilio Pucci.<br />

The first Italian fashion parade was organized in Florence<br />

in 1951 by Mar<strong>qui</strong>s Giovanni Battista Giorgini, who, having<br />

realized the potentialities of Italian tailors, decided to invite<br />

American buyers and representatives of the international<br />

press to the event. There was a parade of the creations of<br />

the Fontana sisters, Pucci, Simonetta, Jole Veneziani, Caro-<br />

sa, Schuberth, Germana Marucelli and Fagiani, and it was a<br />

big success. The creativeness and refinement of the materi-<br />

als and the competitive prices struck the public, shifting at-<br />

tention once and for all from French to Italian fashion. Since<br />

then Italian clothes have been chosen by world-famous<br />

characters, who in Italian fashion find a unique, elegant and<br />

refined style. It is the case of Michelle Obama, who identifies<br />

with Moschino clothes, or Hillary Clinton, who loves to wear<br />

Cruciali polo neck sweaters.<br />

Even “The Devil Wears Prada” and also great cinema can-<br />

not resist the charm of Italian fashion. In the colossal film<br />

“Australia” Nicole Kidman wears Prada clothes and Salva-<br />

tore Ferragamo shoes. But the charm of Italian fashion has<br />

also infected films telling stories closer to everyday life. It is<br />

the case of (Ethic), which, after doing the clothes of Kather-<br />

ine Kelly Lang in the famous soap opera “Beautiful” for the<br />

small screen, did those for “This Great Little Love” by Ric-<br />

cardo Donna, “My Best Enemy” by Carlo Verdone and “The<br />

window opposite” by Ferzan Ozpetek, while other films are<br />

still being made: “All the Love in the World”, “Lara and I” by<br />

Verdone, “Love 14” by Muccino, “Excuse me but I Want to<br />

Marry you” with Raul Bova, “Lucky you are Here” with Clau-<br />

dia Gerini and “Angels and Diamonds” with Vittoria Belve-<br />

dere in it.<br />

Julia Roberts too, in Italy for her latest film, has chosen the fa-<br />

mous round brackets of (Ethic), which have now entered the<br />

aesthetic universe of so many young fashion victims.<br />

A successful brand in the international scenario of female<br />

fashion, before being a label (Ethic) is a moral choice, that<br />

of dressing with attention to the concept of sustainable de-<br />

velopment. Fabrics and natural dyes and the use of hides<br />

deriving from food cycle are indeed the direct consequence<br />

of the support that (Ethic) has long given to environmental<br />

campaigns. In the past years this brand has also introduced<br />

the Emma line on the market, dedicated to young girls, with<br />

profits partially devolved to institutions looking after minors.<br />

Thanks to its eclecticism the brand has succeeded in pene-<br />

trating different markets, exporting an “Italian-style” way of<br />

dressing recognizable all over the world and positioning itself<br />

among brands that have made “low cost” a real philosophy.<br />

Already present in Italy with 45 sale points, in the space of a<br />

few years it has obtained truly amazing result, also officially<br />

going abroad – it is present in Spain, France, Germany, Russia,<br />

China and Canada.<br />

“The Italian product is immediately recognizable from the<br />

care taken over the finishing touches and from the choice of<br />

materials,” declares Ivano Piccirilli, the soul of the brand and<br />

the president of the Ies company which, proudly looking for-<br />

ward to the forthcoming openings in Paris, in China and in Ja-<br />

pan, stresses that “this successful expansion towards foreign<br />

countries is the direct proof that the Italian product is always<br />

appreciated, despite crises and competitions, since it is the<br />

result of an atavistic culture of sewing that the whole world<br />

envies us.” Connoting a garment with the Made in Italy brand<br />

thus represents the ability of our country to blend in a single<br />

product quality of material and a major aesthetical dimension.<br />

Today Italian fashion covers all market segments, from haute<br />

couture to prêt-à-porter, from programmed to fast fashion,<br />

making its style accessible to absolutely everybody.<br />

Worldwide PERCORSI<br />

97<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 98<br />

Worldwide<br />

THE INSTITUTION GETS TO WORk<br />

TO PROTECT ONE OF THE PRIMARy<br />

ACTIVITIES IN SICILy<br />

An interview with Regional Minister Bufardeci regarding the<br />

fishing sector, a historical source of income for the inhabitants of<br />

the island since the first human settlements<br />

Hon. Bufardeci, in your opinion, what are the favourable el-<br />

ements and potentialities from which it is possible to start<br />

in order to give a new impetus to a strategic sector like that<br />

of fishing in Sicily?<br />

«I believe that we have to work to make Sicily succeed in re-<br />

newing the heritage, not only economic but also social and<br />

cultural, that derives from the relationship with the sea. Fish-<br />

ing can again become a leading sector, but it will not be simple<br />

because we need to face and untie some structural knots».<br />

What are the strategies and measures that the Region will<br />

develop in the immediate future to give competitiveness<br />

back to the sector?<br />

«In the first place there is always respect for the sea and its<br />

ecosystem. It may perhaps seem impossible to reconcile this<br />

categorical imperative with the relaunching of fishing as an<br />

economic activity, but sustainable fishing protects sea species,<br />

increases profits for operators in the sector and creates the<br />

premises for consolidating the sector. Furthermore, by aiming<br />

at integration of the territorial micro-realities it is possible to<br />

create initiatives with very big added value also connected to<br />

oenology and gastronomy and tourism. Certainly we are talk-<br />

ing about a long-term strategy, while today it is necessary to<br />

face the economic difficulties of daily life and for this we rea-<br />

son we will follow the directives of the European Union, intro-<br />

ducing measures for socioeconomic compensation, necessary<br />

for protecting employment levels».<br />

How important is collaboration with the other countries in<br />

the Mediterranean?<br />

«The sea is an open geopolitical space by definition. To hold a<br />

dialogue with the other Mediterranean countries is a neces-<br />

sary policy both for protecting our fleet and for exporting our<br />

know-how and our competences, so that fishing can also be-<br />

come a resource in the countries of the southern area of the<br />

Mediterranean. There is no doubt that in order to guarantee<br />

sustainable fishing, greater coordination is necessary between<br />

the coastal Mediterranean states, and we all know that our<br />

fish patrimony is submitted to increasing pressures, exerted<br />

not only by activities of commercial and recreational fishing,<br />

but also by external factors like pollution and climate change.<br />

However, even the biggest international coordination can<br />

prove ineffective if it is not accompanied by authentic accep-<br />

tance of responsibility by each coastal state. In the absence of<br />

a scientific basis on which to found the managerial choices,<br />

though there is international coordination we risk creating<br />

short-term initiatives that do not get to the root of the prob-<br />

lem of boosting checks and limiting the fishing ability of fleets,<br />

elements that are now necessary to guaranteeing sustainable<br />

exploitation».<br />

These are challenges that Sicily is well aware of. In the past<br />

few years we have actively worked to improve the cogni-<br />

tive picture of fishing activities and their management, as<br />

well as to support and reinforce the picture of multilateral<br />

cooperation. Nevertheless, much still remains to be done<br />

and the Commission is now working to conceive of a new<br />

proposal: a proposal for a reform of the common policy on<br />

fishing, which will see the light within 2012. What will the<br />

contribution of Sicily be, in terms of ideas and proposals, to<br />

the drafting of the Green Book of the European Union, the<br />

document that will determine the common policy on fish-<br />

ing for the next ten years?<br />

«Rather than of a task we have to speak of a responsibility.<br />

Sicily has a decisive share in the national sector, almost 40<br />

percent of the Italian productive sector. We therefore have the<br />

duty to direct the position of the national government on the<br />

basis of our competences, serenely desiring not to impose but<br />

to share choices that will lead to the relaunching of the sec-<br />

tor. The Green Book will be the Bible of our behaviours, it will<br />

impose some sacrifices but will also involve the possibility of a<br />

new deal for the fishing industry that will not aim anymore at<br />

the maximisation of fishing, but will also make environmental<br />

strategic choices for protection and respect for fish fauna. Sic-<br />

ily and its fleet will have a central role in the drafting of the<br />

Green Book of the European Union, a document that will de-<br />

termine the common policy on fishing for the next ten years<br />

and will be binding for the European common policy on fish-<br />

ing».<br />

The European Commission has raised a series of questions,<br />

asking member states to formulate their own reflections on<br />

the themes of environmental protection, scientific research


for fish repopulation, the introduction of low-emission navi-<br />

gation systems and the definition of a sustainable industrial<br />

policy that can be blended with territorial micro-realities of<br />

a family and non-industrial character, which will have to be<br />

oriented towards niches with high added value. Moreover,<br />

recently it has tightened up checks on board craft. The doc-<br />

ument approved in Brussels during the meeting of the EU<br />

ministers for agriculture and fishing contemplates new and<br />

more rigid prescriptions for the sector, for safety on board<br />

and for health checks on the fish caught.<br />

«We are satisfied with the commitment of the national gov-<br />

ernment, which has tried to hold out against many of the<br />

conditions re<strong>qui</strong>red and has succeeded in reducing the impact<br />

of some planned measures that would have excessively pe-<br />

nalized the Sicilian situation. The overall layout of the regula-<br />

tion seems appropriate to the needs of the medium and large<br />

firms in the sector, while actually our induced economy really<br />

mainly involves small firms. These need to be supported and<br />

protected. One of the concessions obtained thanks to the<br />

mediation of the Italian delegation concerns the time frame<br />

for the introduction of the new regulation: the document will<br />

come into force, but its application will be gradual».<br />

This practice sets the bases for a relaunching of the actions<br />

for modernization of the Sicilian fishing fleet.<br />

«The gradual application of the measures will make it pos-<br />

sible to open up reflection on the community planning by<br />

EFF, the European Fishing Fund. We are halfway through the<br />

programme and we are getting very good results in using the<br />

resources of the first three years, showing a strong capacity<br />

for qualified expense. In January, also appraising the data from<br />

the first part of the planning, we can start the second phase<br />

of planning and refinance the measures for the modernization<br />

and the safety of our fleet, with financing that could be about<br />

10 million euros».<br />

The community regulation contemplates the mechanism<br />

of the license with points. In line with what happens for the<br />

driver’s licence, viotation of the community regulation will<br />

involve subtraction of a quota of points from the licence,<br />

down to the hypothesis of suspension of the licence. Thanks<br />

to the mediation of the government, the real application of<br />

the sanctions is deputed to a decision by every single mem-<br />

ber state, which therefore has an obligation to conform but<br />

can decide the gradualness of the sanctions.<br />

«The regional administration aims at the relaunching of the<br />

sector and it will be our task to accompany operators in the<br />

sector in getting into line with this regulation, in the aware-<br />

ness that the sector not only represents a strategic asset of our<br />

economy, but it is also an authoritative section of our culture<br />

and our traditions».<br />

A LIFE FOR THE SEA<br />

By Rossella Catalano<br />

The coastguard is involved in continual and constant work for<br />

the sea, 365 days a year. Search and rescue activity at sea con-<br />

stitutes one of the delicate tasks performed. Going into details,<br />

the port of Lampedusa has a class 800 unit and a class 300 one<br />

that maintain a continuous watch service 24 hours a day 365<br />

days a year, and in addition there is a class 200 patrol boat and<br />

a class 400 one. These are all instruments that are part of the<br />

7th Squadron and also intervene to aid migrants’ boats.<br />

«Our naval units are ready to go out to sea in a very short time<br />

and they are coordinated by the operational room of the Dis-<br />

trict Maritime Office on Lampedusa», says Antonio Morana,<br />

the district commander.<br />

«In operational cases, with a big number of people with their<br />

lives in danger, coordination is instead entrusted to the Port<br />

Authority of the port of Palermo or to the Operational Head-<br />

quarters at the General Command of the body of Port Authori-<br />

ties in the Capital. In 2009 there were more than 100 interven-<br />

tions with around 2,700 people brought to safety».<br />

The Lampedusa Coastguard operates not only in the field<br />

of sea rescue, but also in fishing, the environment and ship-<br />

ping safety. How does your ordinary activity take place?<br />

«The military personnel is involved daily both in activity of an<br />

administrative character and in more strictly operational activ-<br />

ity and in checks in the sectors of fishing, the environment and<br />

shipping safety. In particular, of major importance are the du-<br />

ties carried out in the service of operators in the fishing sector.<br />

One need only think about handling preliminary procedures<br />

for the issue or renewal of fishing licenses and for obtaining<br />

the indemnities for periods of interruption or for the definitive<br />

cessation of fishing activities. Our activities also include checks<br />

on respect for the regional, national and community legisla-<br />

tion on the subject, both by sea and on land, which serve to<br />

prevent and in the most serious cases to sanction illegal be-<br />

Worldwide PERCORSI<br />

99<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 100<br />

Worldwide<br />

haviours. In the field of shipping safety too the work of the<br />

men of the Lampedusa Coastguard concerns both administra-<br />

tive activity, like the issue of safety certificates for fishing units<br />

within a certain tonnage and for recreational boats, and activ-<br />

ity concerned with checking the technical re<strong>qui</strong>sites of craft.<br />

In the broadest sense, protection of the sea environment also<br />

includes checks serving to verify possible abuses against the<br />

public maritime demesne, which considerably increase in the<br />

summer season, checks on unauthorized dumping at sea and<br />

on behaviours that are harmful for the sea resources protected<br />

by the legislation in force, including the Marine Protected Area<br />

of the Pelagie Islands».<br />

In Italy fishing is regulated by various norms. Nevertheless,<br />

in the area where there are nature reserves and protected<br />

sea areas there are more restrictive laws. Which ones affect<br />

the Lampedusa Marine Protected Area?<br />

«The area of the Pelagie Islands was created with a decree by<br />

what at that time was the Ministry of the Environment and<br />

Protection of the Territory of 21.10.02, mainly for protection of<br />

the marine flora and fauna and the valorisation of the biologi-<br />

cal and geomorphological resources of the area. Through the<br />

subdivision of the sea stretches affected into three zones (A, B<br />

and C) prohibitions and limitations were introduced regarding<br />

all the different human activities on one zone or another. In<br />

zone A, also called integral reserve area, for instance, all ac-<br />

tivities, from professional fishing and angling to navigation<br />

and bathing, are forbidden, except on the Island of Rabbits.<br />

In zone B, the “general reserve”, many of the activities forbid-<br />

den in zone A are allowed, but on particular conditions. For<br />

instance, tourism fishing and sporting fishing are only allowed<br />

for residents. Lastly, in zone C, or partial reserve, the prohibi-<br />

tions are further reduced and the number of activities allowed<br />

increases. That of the Lampedusa District Maritime Office is all<br />

round activity, which intensifies in summer, when the beauty<br />

of the environment is more exposed to harmful behaviours<br />

that could deface it forever».<br />

A FISH A DAy…<br />

by Gaia Ballo<br />

The battle against many chronic-degenerative illnesses like<br />

hypertension, atherosclerosis, coronary thrombosis, diabetes,<br />

dyslipidemia and even cancer, can and must be fought at table<br />

too. This does not mean imposing on oneself a sort of alimen-<br />

tary asceticism. The fact is that the allies of health can be true<br />

alimentary delicacies, among which the place of honour surely<br />

goes to anchovies, sardines and mackerel, which are caught in<br />

big quantities in Italy and are the so-called “poor fish” of our<br />

seas, but are very rich from the nutritional point of view.<br />

These fish have animal fats similar to vegetable ones, primarily<br />

characterized by “unsaturated” compounds, particularly those<br />

of the omega-3 series, which are important for cerebral devel-<br />

opment and protecting the heart and arteries.<br />

The fats of land animals do not have these prerogatives, being<br />

richer in “saturated” compounds, which instead, if consumed in<br />

excess, can facilitate the onset of some illnesses.<br />

Omega-3s are present in all fish in varying quantities but their<br />

content is without doubt among the highest in anchovies,<br />

sardines and mackerels. A healthy diet must contemplate fish<br />

rich in omega-3 at least twice a week. In the Recommended<br />

Levels of Assumption of Energy and Nutrients for the Italian<br />

population, the Italian Society of Human Nutrition has inserted<br />

a minimum level of poly-saturate fatty acids of the omega-3<br />

series for an adult equal to 0.5% of the daily total calories. The<br />

percentage doubles in an individual that has already “crossed<br />

the Rubicon” of pathology and it also increases in neonates<br />

and in children, since various studies have demonstrated that<br />

those fed with enriched milk show better neurological devel-<br />

opment. It is therefore important for us medical nutritionists<br />

to promote consumption of fish as an alternative food to other<br />

protein foods like cheese, eggs and meat and particularly to<br />

promote consumption of anchovies, sardines and mackerels,<br />

which – and this is not to be underestimated – because of their<br />

organoleptic characteristics are suited to satisfying the need of<br />

the whole family, from the youngest to the most elderly.<br />

Be careful, however, not to fall into the trap of fried food, a de-<br />

light for the palate, but less favourable for the health. The fact<br />

is that frying fish involves marked denaturation of the omega-<br />

3s, and so to preserve this elixir intact it is advisable to use other<br />

cooking methods.<br />

Good fish and a good recipe=good health!


VITTI ‘NA CROZZA<br />

(I have seen a skull)<br />

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PERCORSI<br />

PERCORSI 102<br />

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DU CôTé DES BONS<br />

de Umberto Lucentini<br />

Sur la petite place du parc intitulée à Joe Petrosino trois<br />

langues se mélangent: l’anglais, l’italien et l’italo-américain<br />

typique <strong>qui</strong> raconte les origines lointaines de tant d’émi-<br />

grés débarqués aux USA il y a longtemps. Á Manhattan, au<br />

coeur de New York, à la limite de Little Italy, il y a ceux <strong>qui</strong><br />

comme Joseph E. Petrosino sont nés et ont grandi là mais<br />

ont une part du coeur <strong>qui</strong> bat en Italie. Ce Monsieur élégant,<br />

la mèche tout juste blanche, les lunettes dorées, est un des<br />

nombreux arrières petits-fils de Joe Petrosino, le mythique<br />

lieutenant de la police de New York tué par la Mano Nera à<br />

Palerme en 1909. Joseph E. Petrosino, mardi 13 octobre, ra-<br />

conte ainsi une partie de sa vie devant les hôtes américains,<br />

italo-américains et italiens arrivés dans la zone verte entre<br />

Lafayette, Spring Streets et Cleveland Place pour donner<br />

le non de l’illustre ancêtre au parc, le Lieutenant Petrosino<br />

(1860-1909): « Je suis orgueilleux d’être le petit fils d’un<br />

grand policier <strong>qui</strong> est le meilleur héritage que l’Italie puisse<br />

nous laisser. Ici aux USA il y a des investigateurs, pompiers,<br />

médecins, et citoyens communs <strong>qui</strong> de New York à Chicago,<br />

de la Floride à San Fancisco, honorent la meilleure histoire<br />

d’Italie ». Voilà, peut-être que tout est là, dans les mots du<br />

juge Joseph E. Petrosino, le sens du nouveau lien entre les<br />

deux rives de l’océan raconté par les évènements pour la<br />

semaine de la légalité intitulée « Joe Petrosino: la nouvelle<br />

Sicile à cent ans de sa mort » à l’intérieur de laquelle ont été<br />

présentés la conférence organisée par l’Anfe et l’exposition<br />

de la Province de Palerme. Francesco Maria Talo, consul italien<br />

à New York, ne perd pas l’occasion d’un important jeu de<br />

mots: « Lundi nous avons célébré le Colombus Day, mis je<br />

peux dire que tous les jours sont des jours pour se souvenir du<br />

lien très fort entre l’Italie et les USA. Aujourd’hui on célèbre<br />

les trois P: Petrosino, Padula et Palerme. Petrosino c’est Joe,<br />

le policier italo-américain né à Padula et tué à Palerme, terre<br />

d’origine d’investigateurs et magistrats anti-mafia. Derrière<br />

le personnage de Petrosino, il y a l’histoire de nombre d’italiens,<br />

émigrés ou non, <strong>qui</strong> sont une ressource pour beaucoup<br />

d’américains. Beaucoup d’italiens ont travaillé avec succès<br />

contre la criminalité, comme Piero Grasso, chef du Parquet<br />

national anti-mafia, et le chef du Police Department de New<br />

York, George Grasso, un américain aux racines italiennes,<br />

l’un à coté de l’autre. Ainsi je pense aux nombreux policiers,<br />

gendarmes, soldats des forces armées italiennes occupés<br />

en Iraq et ailleurs où il y a tant à faire ». Joseph E. Petrosino<br />

est un magistrat, et il articule bien ses mots quand il<br />

dit: « Aujourd’hui aux postes clés de la justice et de la police<br />

il y a des femmes et des hommes italo-américains. Et nous<br />

avons tous la même volonté: arrêter ceux <strong>qui</strong> discréditent et<br />

déshonorent l’histoire des italiens, ceux <strong>qui</strong> avec leurs comportements<br />

offensent le symbole pour tous les italo-américains<br />

honnêtes qu’est Joe Petrosino. Aujourd’hui combattre<br />

le crime et le terrorisme est un devoir laissé par des hommes<br />

comme Joe Petrosino »: Piero Grasso né et ayant grandi en<br />

Sicile – où il a travaillé et risqué sa vie pour arrêter d’autres<br />

crimes – est aujourd’hui à la tête de la Direction nationale<br />

anti-mafia, et à New York il a déjà de solides contacts avec<br />

ses collègues et policiers en première ligne contre les clans.<br />

Le procureur en chef de l’anti-mafia Grasso nous dit: « durant<br />

ces dernières années il y a eu de nombreux pas de faits<br />

vers l’espoir de changer les choses et vaincre Cosa Nostra.<br />

Et maintenant que l’on parle de pactes entre des membres<br />

de l’Etat et la mafia je dis qu’il faut chercher à tout prix la<br />

vérité. S’il y a eu des pactes par le passé, en particulier pour<br />

des délits importants comme ceux de Piersanti Mattarella et<br />

Pio La Torre, ou Carlo Alberto Dalla Chiesa, jusqu’à Giovanni<br />

Falcone et Paolo Borsellino, il faut être prêts à accepter les<br />

nouvelles vérités <strong>qui</strong> émergeront des enquêtes. Et les faits<br />

et les enquêtes disent que la criminalité organisée souvent à<br />

été le bras armé d’autres intérêts ».<br />

Le passage du témoin, du fil du récit <strong>qui</strong> unit le Procureur<br />

antimafia et le chef du NYPD, arrive avec une boutade:<br />

« Deux Grasso, une seule loi... » George Grasso nous raconte<br />

donc: « J’ai commencé à travailler dans le Département de<br />

Police de New York à 30 ans, en 78 je suis devenu détective<br />

et pendant toutes ces dernières années j’ai suivi l’évolution<br />

de la criminalité organisée à New York. Aujourd’hui je peux<br />

déduire que l’expérience du passé me fait espérer: nous<br />

pourrions gagner cette bataille. Le congrès USA a approuvé<br />

une loi pour centrer cet objectif: elle prévoit des normes<br />

pour démanteler le racket des extorsions et un programme<br />

de protection pour les collaborateurs de justice. La loi, en<br />

fait, doit rester un phare même devant les pires criminels. La<br />

criminalité organisée aux USA est de plus en plus une entreprise.<br />

Avant 1970 il était difficile de prouver la culpabilité des


oss, après 1970 avec les nouvelles premières lois approu-<br />

vées nous avons utilisé les enquêtes sur les trafics de drogue,<br />

l’exploitation de la prostitution, le jeu de hasard, pour tou-<br />

cher les affaires de la mafia. John Gotti était à la tête d’une<br />

entreprise <strong>qui</strong> facturait des millions de dollars, et nous avons<br />

trouver les branches de son entreprise: le résultat est que<br />

Gotti est mort d’un cancer en prison. La police de New York<br />

a créé des groupes de travail conjoints contre mafia et ter-<br />

rorisme. Aujourd’hui la criminalité organisée italienne, russe<br />

et mexicaine sont traitées comme Al Qaeda: il est clair que<br />

l’on ne peut pas protéger New York en s’arrêtant aux limites<br />

des quartiers, parce que ceux <strong>qui</strong> ont fait s’écrouler les Twin<br />

Towers ont commencé leur activité criminelle hors de New<br />

York. Voilà pourquoi nos forces de police travaillent avec les<br />

policiers d’autres états pour arrêter les clans. L’année dernière<br />

une grosse enquête sur un trafic de drogue entre le Mexique,<br />

l’Italie et les USA a été conclu grâce à ce partenariat. Bien<br />

sur, il y a des différences entre nous: en Italie il y a une triste<br />

histoire de personnes honnêtes assassinées par Cosa Nostra.<br />

Ici à New York, non: la criminalité organisée comprend que<br />

s’il elle tue un policier ou un magistrat elle signe son suicide.<br />

Et même si la mafia continue d’exister nous sommes sur la<br />

bonne voie pour la battre parce que nous utilisons une task<br />

force <strong>qui</strong> a l’appui des parquets de districts et italiens ».<br />

Dans le tour à New York il y a aussi don Ciotti <strong>qui</strong> raconte le<br />

phénomène Libera, les centaines d’associations anti-mafia<br />

<strong>qui</strong> en Italie se sont unies et organisent des débats, gèrent<br />

les biens confisqués aux boss, assistent les nombreux témoins<br />

de justice souvent laissés seuls. Et il synthétise ainsi:<br />

« Aujourd’hui nous avons besoin d’une société responsable,<br />

que tous les citoyens s’occupent concrètement du problème<br />

par des faits: tous se disent contre la mafia, mais la première<br />

mafia à combattre est celle de la parole. Les directions à<br />

prendre pour ne pas annuler ce <strong>qui</strong> a été accompli par les personnes<br />

<strong>qui</strong> ont perdu la vie pour nous sont trois. En premier:<br />

la formation, dans les écoles et les universités la connaissance<br />

du phénomène. Deuxièmement: Etre tous plus actifs, accomplir<br />

son propre devoir. Troisièmement: donner du travail<br />

aux chômeurs, à travers la gestion des biens confisqués par<br />

exemple ». Et un béret en cadeau, sur la tête des deux Grasso<br />

et de don Ciotti, c’est un signal fort: un morceau de tradition<br />

volé comme symbole de Cosa Nostra peut retourner à ses<br />

origines. Partant de New York.<br />

JOE PETROSINO DE CHEF DE LA SQUAD<br />

à HéROS DE LA NARRATION POPULAIRE<br />

ITALO-AMéRICAINE<br />

de Marina Caccioppo<br />

Worldwide PERCORSI<br />

Lieutenant Joe Petosino, commandant de l’’Italian Squad de<br />

la Police de New York, 700 arrestations en 1904, ce n’était pas<br />

n’importe <strong>qui</strong>, sinon il ne serait pas devenu un personnage légendaire<br />

avant d’être tué. Ils le savaient parfaitement bien les<br />

lecteurs du Progresso italoamericano et meme ceux du New<br />

York Times <strong>qui</strong> lisaient les pages de faits divers de sa lutte assidue<br />

contre la ManoNera, mais c’est surtout les lecteurs de La<br />

Follia di New York et du Corriere d’America <strong>qui</strong> le savaient, ils<br />

le retrouvaient comme personnage dans les pages des romans<br />

du célèbre Bernardino Ciambelli et de Italo Stanco.<br />

L’écho des actions de Joe Petrosino, des faits divers, filtre rapidement<br />

dans les appendices des journaux des communautés<br />

italiennes où on publiait de longs feuilletons compliqués <strong>qui</strong><br />

appartenaient au genre des « mystères dans les villes » né en<br />

France à la moitié du XIXème siècle avec Les Mystères de Paris<br />

de Eugène Sue. Les mystères de Bleecker Street, Roman<br />

contemporain, Le meurtre de Coney Island, et Les mystères<br />

de Harlem de B. Ciambelli et Les Pieuvres de New York de Italo<br />

Stanco font partie de quelques titres où apparaît le personnage<br />

de Joe Petrosino. En plus des immanquables éléments<br />

romanesques des trames compliquées, aux détails cuisants<br />

et sensationnels, aux portraits de sombres criminels et aux<br />

vices de la haute société, on trouve des éléments nouveaux,<br />

plus réalistiques, liés à la vie de la « Colonie italienne ». Une représentation<br />

réaliste des milieux des communautés italiennes<br />

dense de références topographiques aux lieux et faits criminels<br />

ayant réellement eu lieu.<br />

Ces publications répondaient aux exigences de rectifier l’image<br />

des italiens <strong>qui</strong> émergeaient de la presse américaine et <strong>qui</strong><br />

souvent représentait nos compatriotes comme « les habituels<br />

suspects », des individus <strong>qui</strong> par nature, race et culture, s’adaptaient<br />

mal aux lois américaines et <strong>qui</strong> facilement devenaient<br />

de dangereux anarchistes ou mafieux prêts à conspirer contre<br />

l’Amérique et les institutions démocratiques. En tentant de<br />

suivre ce rétablissement, l’introduction de la figure de Joe Petrosino<br />

et plus tard celle de Michel Fiaschetti <strong>qui</strong> le remplaça<br />

à la tête de l’Italian Squad en 1912, opérait un rôle très important<br />

dans les romans populaires. La création du personnage<br />

103<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 104<br />

Worldwide<br />

d’un policier entier, représentant la légalité, <strong>qui</strong> agit au nom de<br />

la communauté pour déraciner le crime et ramener la justice,<br />

rassure les lecteurs italo-américains par rapport aux accusa-<br />

tions faites aux italiens, et en particulier aux siciliens, de faire<br />

partie d’une société secrète, une organisation d’assassins <strong>qui</strong><br />

avait pour objectif de contrôler les institutions de la ville.<br />

Petrosino était donc le paladin de la communauté italienne à<br />

New York, du haut de sa crédibilité de policier et de membre<br />

de la communauté il était la figure parfaite pour expliquer que<br />

la communauté italienne n’était pas complice, comme on vou-<br />

lait le faire croire, mais victime du crime, mise de côté comme<br />

elle l’était par les autorités et la police ».<br />

Reprenons ici comme conclusion un petit passage de Le<br />

meurtre de Coney Island parce qu’il nous semble qu’en plus<br />

de sa valeur littéraire, il contient un message tout à fait actuel<br />

et nous le proposons au public du monde entier comme<br />

avertissement valable pour tous les peuples. « Petrosino, en<br />

suivant les traces d’un assassin, assiste à une explosion dans<br />

le chantier en construction de Penn Station, où perdent la vie<br />

quatorze ouvriers dont dix italiens. Profondément touché par<br />

ce <strong>qui</strong> s’est passé, Joe voudrait crier à tous: « Ceux-ci n’appartiennent<br />

pas à la Mano Nera, mais à la légion des hommes aux<br />

mains calleuses, à l’é<strong>qui</strong>pe des martyrs du travail »: Mais son<br />

cri ne serait pas entendu, parce qu’on a l’habitude de faire du<br />

bruit toutes les fois qu’un italien commet un délit, mais on se<br />

tait quand des centaines et des centaines tombent victimes du<br />

devoir ».<br />

RéSUMé NOIR<br />

De Carla Incorvaia<br />

Wyseguy et picciotti. Don, parrains et chefs de clans. Comment<br />

arrive la pègre organisée des « paysans siciliens » de<br />

l’autre coté de l’océan? C’est Antonio Ingroia, procureur adjoint<br />

de Palerme et à la tête des plus importantes enquêtes judiciaires<br />

sur les rapports entre mafia et politique, sur Cosa Nostra et<br />

football, sur le trésor de Vito Ciancimino, pour n’en citer que<br />

quelques-unes, <strong>qui</strong> nous l’explique. En 2007 vous avez ordonné<br />

l’arrestation de Salvatore Lo Piccolo, en cavale depuis longtemps,<br />

le seul boss <strong>qui</strong> avait continué à maintenir des rapports<br />

avec les « fugitifs », les membres de Cosa Nostra contraints de<br />

fuir en Amérique durant la guerre de mafia, explosée dans les<br />

années 80 entre les corléonais et les palermitains pour la suprématie<br />

et le contrôle du territoire. Une guerre de sang et ca-<br />

davres <strong>qui</strong> compte 240 morts par an et transforme les rapports<br />

de pouvoir entre les « familles » en Sicile et en Amérique.<br />

L’homme clé du XXème siècle est Lucky Luciano, Salvatore<br />

Lucani, premier boss officiel de la moderne famille Genovese,<br />

considéré l’un des 20 hommes les plus influents à l’intérieur<br />

de l’organisation et père du crime organisé moderne. Ce fut<br />

lui l’idéalisateur, après guerre, de la grosse expansion du commerce<br />

de la drogue. Grâce à ce trafic international les familles<br />

américaines des Gambino, Bonanno, Lucchese, Genovese, et<br />

Colombo ont créé une plateforme <strong>qui</strong> a renforcé et facilité les<br />

rapports économiques et financiers de la pègre. Leurs années<br />

d’or furent entre 70 et le début des années 80, quand avec la<br />

drogue les italo-américains levaient des montagnes d’argent.<br />

La morphine, base importée d’Orient, était revendue dans le<br />

Sud de la France et en Italie, où elle était raffinée et transformée<br />

en héroïne dans les laboratoires et raffineries siciliennes<br />

de la mafia. Ici les protagonistes sont les Gambino, Spatola,<br />

Inzerillo, <strong>qui</strong> ont comme interlocuteur le grand marché américain.<br />

Mais la lutte à la mafia oblige l’organisation à se tourner<br />

ailleurs. Quand en 81 la guerre entre familles éclate, les<br />

corléonais battent les palermitains et les rapports avec les<br />

américains diminuent. L’affaire de la drogue passe au sud, aux<br />

colombiens <strong>qui</strong> avec leurs « cartels » sont plus sanguinaires et<br />

organisés. Vénézuela et Argentine sont les deux autres pays<br />

d’Amérique du Sud mêlés aux affaires de mafia. Parmi les fugitifs<br />

il y a Tommaso Buscetta, <strong>qui</strong> avec deux autres collaborateurs<br />

de justice, Francesco Marino Mannoia et Salvatore « Totuccio<br />

» Contorno, ouvriront de nouvelles portes utiles pour les<br />

enquêtes. Les années 92 et 93 sont les années des massacres<br />

où la mafia lance son défi à l’Etat. Mais certains des corléonais<br />

exagèrent et il en résulte une cassure interne. Ganci et Aglieri<br />

sont les membres du clan les plus impitoyables, tandis que<br />

Bernardo Provenzano, le boss des boss, la tête de la mafia,<br />

glisse sur une position modérée. Plus tard c’est l’arrestation<br />

de Totò Riina <strong>qui</strong> infligera un coup dur à Cosa Nostra. Durant<br />

ces années Salvatore Lo Piccolo est le seul à avoir maintenu<br />

des rapports avec les fugitifs. C’est lui <strong>qui</strong> tente de convaincre<br />

Provenzano d’une alliance absolument nécessaire, qu’il faut<br />

promouvoir cette paix mise de coté par Riina. Les très fidèles<br />

Cinà et Rotolo tentent de s’opposer, mais jusqu’en 2003 il y a<br />

une trêve. Quand en 2006 Provenzano est arrêté Lo Piccolo<br />

devient le chef incontesté de Cosa Nostra, Cinà et Rotolo sont<br />

arrêtés eux aussi, et on recommence à fusiller. Le boss de San


Lorenzo ordonne l’homicide de Pietro Ingarao et les fugitifs<br />

peuvent finalement rentrés.<br />

Le 5 novembre 2007 Salvatore Lo Piccolo, appelé le Baron<br />

est arrêté à Giardinello dalla Catturandi, après une cavale <strong>qui</strong><br />

a duré 25 ans. Son territoire est probablement la zone nord-<br />

ouest de Palerme, le Zen et les communes de Capaci, Iola delle<br />

Femmine, Carini, Villagrazia, Sferracavallo, Partanna Mon-<br />

dello et certaines zones de la province de Trapani. Cocaïne,<br />

entreprises et racket, le racket des extorsions, constituent<br />

les plus grosses recettes économiques. Une nouvelle alliance<br />

nait, une nouvelle stratégie entre Cosa Nostra sicilienne et<br />

américaine. Son arrestation crée un vide. Les intérêts de la<br />

mafia changent. C’est une mafia de la finance, celle des gros<br />

investissements, <strong>qui</strong> a besoin de marchés riches et éloignés,<br />

où il est plus facile de semer les traces. La mafia aussi s’adapte<br />

à la globalisation en mettant sur pied de nouvelles stratégies<br />

criminelles et de nouvelles voies pour le recyclage de l’argent<br />

sale, comme le démontre la saisie de 13 millions d’euros placés<br />

à Nissau grâce à la complicité d’un financier milanais et d’un<br />

ban<strong>qui</strong>er suisse. Parmi les hommes importants de Cosa Nos-<br />

tra américaine il y a aussi Frank Calì, l’ambassadeur, l’un des<br />

90 arrêtés après l’enquête Old Bridge, la plus grande après le<br />

procès Pizza Connection.<br />

Frank Boy, « Monsieur personne », officiellement à la tête de<br />

la Italian Food Distribution à New York, homme de respect de<br />

la famille Gambino-Inzerillo, était le pivot des nouveaux rapports<br />

entre Sicile et Amérique. C’est à lui que se sont adressés<br />

les jeunes descendants des familles palermitaines. De<br />

Mandalà et Notaro des familles de Villabate, à Gianni Nicchi<br />

de la Famille de Pagliarelli et Vincenzo Brusca de la famille de<br />

Torretta. Calì, 43 ans, avec Filippo Casamento, devient le nouveau<br />

chef des familles mafieuses américaines. Retenu homme<br />

d’honneur des Gambino, il gère une dizaine de sociétés pour la<br />

distribution alimentaire aux Etats-Unis et est à la tête d’entreprises<br />

de construction <strong>qui</strong> réalisent des buildings à New York et<br />

créent des entreprises pour le recyclage de l’argent dans des<br />

pays offshore.<br />

THANkSGIVING DAy:<br />

UN MyTHE PROBLéMATIQUE<br />

de Attilio Carapezza<br />

Tous les ans aux Etats-Unis, le quatrième jeudi de Novembre,<br />

les familles américaines – du moins celles que la crise écono-<br />

Worldwide PERCORSI<br />

mique n’a pas poussé dans le tour infernal de la néo-indigence<br />

– se réunissent avec des amis et des parents pour fêter le<br />

thanksgiving day (Jour du remerciement) autour d’une table<br />

dressée où trônent une dinde rôtie dorée et un invitant gâteau<br />

à la citrouille. Á l’importance du premier plat on doit l’autre appellation,<br />

celle Turkey day (Jour de la dinde).<br />

Celui de 2009 est le trois cent quatre-vingt-huitième Thankgsgiving<br />

de l’histoire, considérant que la première célébration<br />

remonte à novembre 1621, décidée par William Bradford, gouverneur<br />

de la colonie que les Pères Pellegrini avaient fondés à<br />

Plymouth, pour remercier Dieu de leur première récolte. Cette<br />

première symbolique n’a pas été touchée par les nombreuses<br />

recherches historiques <strong>qui</strong> ont retrouvé de précédentes cérémonies<br />

de Remerciement religieux célébrées par des colons<br />

européens sur le sol américain avant 1621, comme celle <strong>qui</strong><br />

eut lieu le 8 septembre 1565 dans un groupe d’espagnols en<br />

Floride.<br />

Pour la colonie cette première récolte signifiait la perspective<br />

d’un futur raisonnablement serein et stable. Après une première<br />

tentative de fuir aux persécutions subies dans la patrie pour<br />

leur dissidence envers l’Eglise anglicane, se réfugiant à Leida,<br />

dans la prospère et tolérante Hollande, ils avaient décidé d’affronter<br />

l’inconnu de l’aventure, en allant fonder une colonie<br />

dans le Nouveau Monde, au Massachusetts. Ils avaient embarqué<br />

sur le Mayflower à 121, défiant l’océan à la recherche d’une<br />

utopie messianique d’une terre où réaliser sans conditionnements<br />

leurs besoins de liberté religieuse et économique (on<br />

attribue à celle-ci une importance croissante dans la récente<br />

réflexion historiographique). La dureté du voyage, entravé par<br />

des tempêtes épouvantables, et les difficultés du premier impact<br />

avec la terre américaine avaient pratiquement réduit de<br />

moitié le nombre des colons. Ils avaient réussi à survivre aux<br />

rigueur de l’hiver dans un environnement hostile grâce seulement<br />

à l’initiale solidarité des indiens Wanpanoag, habitants<br />

de la zone, <strong>qui</strong> leur avaient enseignés à exploiter de façon rudimentaire<br />

les ressources de l’environnement naturel.<br />

La tradition veut que la fête – <strong>qui</strong> anticipera presque prophétiquement<br />

la politique du melting pot – ait un caractère harmonieusement<br />

multi-ethnique; les indigènes Wanpanoag y<br />

furent invités, grands chasseurs, ils seraient arrivés en portant<br />

comme dons aux colons des cerfs, dindes et autre gibier<br />

de la zone. Ce mythe de base de la nation américaine,<br />

si impeccablement politically correct, est aujourd’hui mis ra-<br />

105<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 106<br />

Worldwide<br />

dicalement en discussion par l’historiographie de la part des<br />

« peau-rouge » <strong>qui</strong> en conteste la vraisemblance, soulignant<br />

le manque absolu de sources documentaires et rappelant la<br />

nature presque immédiatement conflictuelle des rapports<br />

entre les deux groupes. En 1970 quelques mouvements d’indiens<br />

d’Amérique arrivèrent à déclarer le Thanksgiving day<br />

journée de deuil national.<br />

Les moins enthousiastes de cette tradition sont évidemment<br />

les dindes <strong>qui</strong>, étrangères aux thèmes de liberté économique<br />

et religieuse et à ceux de la cohabitation pacifique entre les<br />

ethnies humaines, se demandent pourquoi la mémoire de l’affirmation<br />

de ces principes doit être célébrée justement avec le<br />

sacrifice de leur chair.<br />

LES CHIFFRES DE L’éMIGRATION<br />

de Paola Pottino<br />

Quand on énonce les données statistiques, il y en a <strong>qui</strong> font la<br />

grimace. Très vrai, il y a peu de fantaisie ou de divertissement<br />

dans la réalisation d’une liste statistique, mais pour un examen<br />

précis de la réalité dans laquelle on vit, ces chiffres un peu « antipathiques<br />

» deviennent souvent incontournables. Comment<br />

pourrions-nous en effet parler d’immigration si ces données<br />

ne servaient pas de support à nos analyses? 4 millions et 339<br />

mille c’est le nombre de citoyens étrangers présents régulièrement<br />

sur notre territoire, 2 millions les travailleurs, 862 mille<br />

mineurs enfants de parents étrangers, 629 mille les jeunes<br />

scolarisés, plus de 100 mille les familles reconstituées, 40<br />

mille les étrangers <strong>qui</strong> obtiennent la nationalité italienne, 24<br />

mille les mariages mixtes entre italiens et immigrés, environ<br />

6 mille les étudiants étrangers <strong>qui</strong> prennent une maitrise en<br />

Italie. Ce sont, les chiffres <strong>qui</strong> sortent du Dossier Satistique<br />

Immigration 2009 Caritas/Migrantes suivi par Franco Pittau<br />

selon lequel: « le Dossier est un instrument pour renverser<br />

cette fausse image que nous avons de l’immigration, non pas<br />

sur la base des motivations pastorales de Caritas et Migrantes,<br />

mais sur la base des données, <strong>qui</strong> depuis deux décennies<br />

continuent à être fournies avec soin et de façon complète ».<br />

En regardant de plus près donc, même l’observateur le plus<br />

distrait ne pourrait pas se rendre compte que peut-être le<br />

moment nécessaire à la réflexion est arrivé, en se libérant<br />

des préjugés, et en considérant les attitudes personnelles<br />

mais aussi celles politiques et idéologiques. Voir les immigrés<br />

comme des personnes en règle et non pas comme des<br />

clandestins; - continue Pittau, <strong>qui</strong> avec don Luigi Di Liegro a<br />

créé la recherche annuelle de la Caritas – les voir comme des<br />

travailleurs et non pas comme des délinquants; les voir comme<br />

des citoyens et non pas comme des étrangers, ce sont les<br />

points synthétisés dans le Dossier Caritas/Migrantes 2009.<br />

Donc, sous ce ciel de visages aux yeux en amande, basanés<br />

et cheveux dorés, dans un Pays où les religions, les croyances<br />

et les cultures sont toujours très diversifiées, le phénomène<br />

de l’immigration n’est pas distribué de façon homogène dans<br />

toutes les régions italiennes. La croissance des citoyens roumains,<br />

ukrainiens et moldaves est en augmentation et plus<br />

de 60% des immigrés résident dans les régions du Nord,<br />

25,1% dans celles du Centre et le reste, 12,8%, au Sud. Dans<br />

ce cadre, les quelques dizaines de milliers d’immigrés débarqués<br />

influent de façon superficielle. Selon le Dossier Caritas/<br />

Migrantes 2009, en fait: en 2008 il y a eu 36.952 personnes à<br />

débarquer sur les cotes italiennes, 17.880 les rapatriements<br />

forcés, 10.539 les étrangers passés dans les centres d’identification<br />

et d’expulsion et 6.358 ceux ramenés aux frontières.<br />

Malgré donc que les débarquements ont été moins de 1% de<br />

la présence régulières, - a soutenu Pittau – les flux irréguliers<br />

ont continué de monopoliser l’attention de l’opinion publique<br />

et par conséquent les opinions politiques, provoquant ainsi<br />

une confusion croissante entre les immigrés clandestins, irréguliers,<br />

les demandeurs d’asile politique et les personnes<br />

ayant le droit à la protection humanitaire. Le vieux diction<br />

« ne pas tout mettre dans le même sac » est donc devenu un<br />

exemple à suivre pour préparer la société de ce demi-siècle à<br />

affronter les différences dans la globalisation et la globalité<br />

dans les différences particulières. La mémoire courte ne paie<br />

jamais: beaucoup de pays dans le monde, ont fait croitre leur<br />

développement avec l’aide de nos compatriotes, pourquoi,<br />

alors, l’Italie ne devrait pas construire son futur avec l’aide<br />

des immigrés?<br />

DES HOMMES EN PREMIèRE EN LIGNE<br />

de Paola Pottino<br />

Né dans les Pouilles et citoyen sicilien d’adoption, le Général<br />

Domenico Achille, Commandant Régional « Sicile » de la<br />

Police fiscale, est en Sicile depuis environ un an et demi et<br />

collabore avec le Corps de la Capitainerie de Port, la Marine<br />

Militaire, la Gendarmerie, la Police, chacune selon sa spécificité,<br />

combat le phénomène criminel lié à l’immigration.<br />

Général Achille, quels ont été les flux les plus significatifs<br />

d’immigration illégale vers la Sicile?<br />

«Les flux les plus significatifs sont ceux provenant des pays<br />

du bassin méditerranéen, de la Corne d’Afrique et de l’Afri-


que occidentale et, de façon mineure, du Moyen et de l’extrême<br />

Orient et du sud-continent indien. Il s’agit d’émigrants<br />

<strong>qui</strong> migrent pour des raisons économiques, mais aussi de<br />

personnes <strong>qui</strong> fuient la violence, bien que, certaines fois, induites<br />

en erreur par la chimère d’un honnête travail».<br />

Combien coutent ces « voyages de l’espérance » pour ceux<br />

<strong>qui</strong> décident de s’en remettre aux organisations criminelles?<br />

«Les sommes varient de 1000 à 3000 euros».<br />

La plus grande partie des clandestins provient de la Libye,<br />

et dans ce cadre, la décision de juin 2005, pour la mise en<br />

place d’une coopération euro-libyenne plus efficace en<br />

matière d’immigration, assume une importance considérable...<br />

«Exactement. Cette décision est devenue opérative cette<br />

année avec la rédaction des protocoles de coopération entre<br />

l’Italie et la Grande Giamahiria Arabe Libyenne Populaire Socialiste,<br />

stipulée en date du 29 décembre 2007 et 04 février<br />

2009. Suivant ces accords, à partir du 25 mai 2009, la Police<br />

fiscale pratique une activité systématique de patrouilles de<br />

la mer territoriale et des eaux internationales se trouvant devant<br />

le port libyen de Zuwarah, principal passage des transports<br />

clandestins vers Lampedusa».<br />

Général, alors, sur la base de ces accords, quels développements<br />

y a t-il eu?<br />

«Les développements sont dans les chiffres. L’activité de<br />

contraste exercée par les services territoriaux de la Police<br />

fiscale et par ceux de l’Aéronavale <strong>qui</strong> opère en Sicile, peut<br />

être synthétiser ainsi distinctement pour 2008 et 2009 précisant<br />

que, pour l’année 2009, la donnée est valable jusqu’en<br />

septembre. Pour toute l’année 2008, 262 missions opératives<br />

ont été conduites <strong>qui</strong> ont permis de bloquer 10.028 migrants<br />

(8.247 hommes, 1.118 femmes et 663 mineurs) dont 122 arrêtés<br />

parce que retenus responsables du phénomène comme<br />

conducteurs de bateaux. De plus, 91 nouveaux-nés ont été séquestrés,<br />

utilisés pour le transport des migrants clandestins.<br />

Du 1er janvier au 30 septembre 2009, 80 interventions ont<br />

eu lieu au cours desquelles 1.222 personnes ont été bloquées<br />

(987 hommes, 175 femmes et 60 mineurs) dont 48 arrêtées».<br />

Suite aux nouvelles stratégies de contraste à l’immigration<br />

clandestine adoptée par notre gouvernement, nous<br />

assistons à une diminution sensible du nombre des débarquement<br />

le long des cotes du Canal de Sicile vers d’autres<br />

voies maritimes. Vous pouvez nous dire lesquelles?<br />

«Le résultat des opérations semblerait confirmer une ligne<br />

de tendance vu que, récemment, des débarquements ont<br />

Worldwide PERCORSI<br />

été découverts dans les localités suivantes: Monasterace<br />

Marina (RC); Castro (LE), Africo (RC), Castrignano del Capo<br />

(LE), Capo Bruzzano (RC), Isola Capo Rizzuto (KR), Pozzallo<br />

(RG). Il en résulte que, à la place de la traditionnelle voie méridionale<br />

<strong>qui</strong> traverse le Canal de Sicile, les trafiquants d’êtres<br />

humains utilisent de plus en plus les voies <strong>qui</strong> traversent le<br />

bassin méditerranéen oriental (en exploitant comme pays de<br />

départ la Tur<strong>qui</strong>e, la Grèce et l’Egypte) pour rejoindre les côtes<br />

ioniennes de la Calabre, celles orientales de la Sicile et le<br />

littoral des Pouilles, et aussi le détroit de Sardaigne (surtout<br />

au départ des ports tunisiens et algériens) pour atteindre les<br />

côtes méridionales de cette région et celles occidentales de<br />

la Sicile».<br />

Au niveau européen, depuis mai 2005, est née l’Agence<br />

Européenne des frontières externes (Fontex). Quelle est<br />

la fonction de cette structure?<br />

«L’Agence a pour mission de simplifier l’application des mesures<br />

communautaires en matière de gestion des frontières<br />

externes de l’Union Européennes et de garantir la coordination<br />

des actions entreprises par les Etats membres pour réaliser<br />

ces mesures».<br />

Général Achille vous croyez en une société multi-ethnique?<br />

«Oui surement. Le monde évolue dans cette direction, nous<br />

nous en rendons tous compte. On ne peut pas penser aller<br />

contre courant, il faut mettre en place un processus d’intégration<br />

juste, naturel et civilisé et accepter les règles normales<br />

de cohabitation. Du reste nous ne pouvons pas oublier<br />

notre passé d’émigrant, nous devons donc comprendre ceux<br />

<strong>qui</strong> aujourd’hui se trouvent dans les conditions vécues il y a<br />

plusieurs années par nos grands-parents».<br />

LES POINTS DE LA RELATION DU<br />

PRéSIDENT DE LA CHAMBRE DES DéPUTéS<br />

GIANFRANCO FINI SUR LA QUESTION DE<br />

L’éMIGRATION EN ITALIE<br />

Sur la xénophobie: En Italie le racisme n’existe pas, mais il y<br />

a beaucoup de xénophobie, et nous savons très bien que la<br />

xénophobie est l’antichambre du racisme, xénophobie <strong>qui</strong> selon<br />

l’étymologie veut dire peur de l’étranger. Malgré l’histoire<br />

italienne, il existe latente ou manifestée, cette xénophobie<br />

pour toute une séries de préjugés, parce qu’il y a beaucoup<br />

d’ignorance, parce que le système éducatif n’a pas adressé, et<br />

surtout aux plus jeunes, l’invitation à réfléchir et juger sur la<br />

107<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 108<br />

Worldwide<br />

base de la connaissance et non pas du préjugé. Le premier<br />

devoir que les institutions doivent sentir, c’est de combattre<br />

le préjugé en partant de l’observation honnête de la réalité.<br />

Sur les mesures de sécurité (pacchetto sicurezza): J’en suis<br />

convaincu, il y a eu les mesures de sécurité, il faut mainte-<br />

nant les mesures d’intégration. Sécurité et intégration sont<br />

les deux faces de la même médaille, regarder une seule face<br />

seulement, signifie ne pas avoir une complète compréhen-<br />

sion du phénomène. Á la télévision, il y a un excès de propa-<br />

gande et un déficit de politique, les thèmes de l’intégration<br />

et de l’immigration des étrangers sont des questions drama-<br />

tiquement sérieuses que l’on ne peut pas affronter avec un<br />

slogan pour prendre 0,5% en plus au prochaines élections.<br />

Sur la nationalité: Le vœu est qu’on puisse trouver au moins<br />

sur un point un accord pour modifier la législation en vigueur,<br />

la nationalité est le point d’arrivée pour une intégration<br />

complète... Sur les mineurs: Pas seulement les enfants <strong>qui</strong><br />

naissent en Italie, mais aussi ceux <strong>qui</strong> y vivent depuis qu’ils<br />

sont tout petits. Il faut une solution tempérée, parce que cet<br />

enfant <strong>qui</strong> a suivi un cycle scolaire, et <strong>qui</strong> a donc environ 10-<br />

11 ans, <strong>qui</strong> est supporter de l’é<strong>qui</strong>pe de Rome ou du Lazio,<br />

<strong>qui</strong> parle le dialecte, <strong>qui</strong> plaisante avec mon fils, <strong>qui</strong> est tout<br />

à fait intégré à l’école, pourquoi doit-on lui dire: jusqu’à tes<br />

dix-huit ans, tu n’es pas un citoyen italien? Commençons par<br />

garantir à cet enfant la nationalité italienne, lui <strong>qui</strong> fréquente<br />

l’école et <strong>qui</strong> vit en Italie de façon stable avec sa famille. Il<br />

est très important de reconnaître la nationalité pour éviter<br />

qu’il puisse y avoir la tentation, quand ces enfants seront plus<br />

grands, de trouver les identités précédentes, d’être, avalés<br />

par l’extrémisme <strong>qui</strong> pêche dans le monde en se faisant fort<br />

du fait que l’identité est d’une certaine façon niée ou même<br />

condamnée par les sociétés occidentales, <strong>qui</strong> selon l’extré-<br />

misme sont les sociétés <strong>qui</strong> avec la pensée unique veulent<br />

détruire la tradition culturelle. Sur le droit au vote: Si tu veux<br />

que l’étranger se sente chez lui en Italie, tu ne peux pas lui<br />

nier a priori le droit d’être représenté, on lui dit qu’il est obligé<br />

de payer les taxes, mais on lui nie le droit de représentation. Il<br />

y a quelque chose <strong>qui</strong> ne va pas: les deux choses doivent aller<br />

ensemble, droits et devoirs ensemble.<br />

JUGEMENT SUSPENDU<br />

de Paola Pottino<br />

Voici le point de vue d’une femme <strong>qui</strong> depuis longtemps se bat<br />

avec force et vigueur pour les droits de l’homme, et avant tout<br />

pour le droit à la vie. Elisabetta Zamparutti, en plus de son ap-<br />

partenance au Parti radical, est trésorière de « Nessuno tocchi<br />

Caino », la ligue internationale des citoyens et parlementaires<br />

pour l’abolition de la peine de mort dans le monde.<br />

Madame Zamparutti, comment avance la bataille contre la<br />

peine de mort?<br />

Après l’approbation de la résolution par moratoire des exé-<br />

cutions capitales de la part des l’Assemblée Générale des Na-<br />

tion-Unies, l’engagement est d’actualiser les contenus de la<br />

résolution dans les pays <strong>qui</strong> pratiquent la peine de mort, res-<br />

ponsables de plus de 98% des exécutions capitales. Le point<br />

que nous voulons atteindre, est dépasser le secret d’Etat des<br />

exécutions, cela servirait comme force de dissuasion par rap-<br />

port à l’opinion publique internationale. Le 17 et 18 décembre,<br />

nous avons décider d’en parler, de cela et d’autres points, dans<br />

un congrès organisé dans les prisons de Padoue. Les prisons,<br />

selon nous, représentent un lieu symbolique pour parler du<br />

droit à la vie.<br />

Comment juger-vous la politique de l’immigration mise en<br />

œuvre par notre gouvernement?<br />

C’est un triste point noir par rapport au futur de notre société.<br />

L’afflux documenté de personnes provenant d’autres conti-<br />

nents ne peut pas être ignoré et les repousser est seulement<br />

une mesure démagogique. Je crois que c’est une politique<br />

dévastatrice dont les effets se ressentiront dans un futur pro-<br />

che, parce que nous ne serons même pas prêts à affronter le<br />

problème du point de vue culturel. Ce <strong>qui</strong> est dénommé « pacchetto<br />

sicurezza », par exemple, est une mesure en contre tendance<br />

<strong>qui</strong> ne résout pas le problème. Le monde réel et celui de<br />

ceux <strong>qui</strong> nous gouvernent sont deux mondes complètement<br />

déconnectés.<br />

Même si, à l’intérieur du Popolo delle Libertà, le Député<br />

Gianfranco Fini, a démontré une certaine « ouverture »<br />

pour le phénomène de l’immigration...<br />

Je pense que même à l’intérieur du Popolo delle Libertà, il y a<br />

une partie libérale, et j’espère que ces personnes réussiront à<br />

exprimer leurs idées. Je crois qu’à la base de tout, ce <strong>qui</strong> doit<br />

changer c’est le système électoral actuel, les élus doivent finalement<br />

devenir la vraie expression des électeurs!<br />

Selon vous quelle devrait être la réglementation en matière<br />

d’immigration?<br />

Premièrement, il me semblerait nécessaire de régulariser non<br />

seulement les aides-ménagères, mais aussi ceux <strong>qui</strong> en ont le


droit, comme par exemple les personnes travaillant dans les<br />

champs, et en général, tous les manoeuvres. En Italie bien<br />

souvent ces personnes sont obligées de vivre dans l’illégalité,<br />

travaillant au noir et ne pouvant exercer leurs droits et très<br />

souvent, à cause de cela, victimes d’un système de déviation.<br />

Madame Zamparutti, quel futur voyez-vous dans notre so-<br />

ciété?<br />

C’est une lutte très dure, mais j’ai foi dans les gens. Il faut rom-<br />

pre ce mur de silence <strong>qui</strong> ne permet pas de communiquer. Tout<br />

d’abord il faut considérer le problème de l’information, les ci-<br />

toyens doivent être informés correctement et pour cela il faut<br />

une réforme radicale.<br />

RETOUR EN ITALIE<br />

En 1998 une embarcation avec à bord environ trente kurdes<br />

provenant de l’Iran, de l’Iraq et de la Tur<strong>qui</strong>e débarque sur la<br />

côte ionienne de la Calabre. Il s’agit du village de Riace, celui<br />

des bronzes venus de la mer et c’est encore de la mer qu’arri-<br />

vent les deux saints protecteurs du village de Locride, Cosimo<br />

et Damiano. Les immigrés demandent l’asile politique et c’est<br />

ainsi que nait la première expérience d’accueil de réfugiés en<br />

Italie. C’est seulement trois ans plus tard que le gouvernement<br />

italien crée le premier programme national d’asile politique.<br />

« Ce <strong>qui</strong> en 2002 – explique Domenico Lucano, maire de Riace<br />

– est commué en loi Bossi Fini, la numéro 189, en système de<br />

protection pour les demandeurs d’asile et pour les réfugiés.<br />

La Commune de Riace a activé ces projets d’accueil pour une<br />

typologie particulière de citoyens immigrés; ceux <strong>qui</strong> arrivent<br />

des pays marqués par la guerre et où ont lieu des persécutions<br />

ethniques, politiques et <strong>qui</strong> demandent l’asile politique. Á Riace<br />

il y en a environ une centaine, tous réfugiés politiques ou<br />

avec protection humanitaire. Le jour du débarquement je me<br />

trouvais sur la nationale ionienne. Rencontrer ces immigrés<br />

moi <strong>qui</strong> ait toujours été engagé politiquement a été une révolution,<br />

pour moi et pour les habitants de Riace, avec un centre<br />

historique pratiquement vide à cause du phénomène migratoire<br />

et envahi d’un sens de résignation sociale, avec un développement<br />

à la consommation entièrement axé vers la spéculation<br />

immobilière le long du littoral et enclin à la dure loi du<br />

ciment et à la politique du béton. Notre population, 1800 habitants<br />

divisée en deux agglomérations, Riace Marina et la partie<br />

historique <strong>qui</strong> compte 700 personnes, a un fort patrimoine<br />

Worldwide PERCORSI<br />

agro-pastoral <strong>qui</strong> va très bien avec le background culturel des<br />

kurdes, érythréens, iraniens, afghans, serbes et tous les gens<br />

du monde venus de la mer et débarqués à Riace. J’ai passé tout<br />

l’été dans le camp de réfugiés ». En 2000 nait Cittàfutura, une<br />

association intitulée au père Pino Puglisi fondée à Riace l’été<br />

1999 par un groupe de jeunes, pour la promotion, la recherche<br />

et l’étude ethnographique de l’histoire et de la culture locale.<br />

En 2001 « Comme conseiller de minorité – continue Lucano<br />

– je propose la participation au programme d’asile. Ainsi Riace<br />

devient une des 75 premières communes d’Italie <strong>qui</strong> adhèrent<br />

au réseau de protection pour les réfugiés politiques. Á Riace<br />

arrivent des personnes du monde entier ou du moins de cette<br />

partie impliquée par les conflits. Serbie, Somalie, Ethiopie, Palestine,<br />

Iran font partie du réseau de coopération internationale<br />

constituée par les Communes <strong>qui</strong> adhèrent au projet d’asile.<br />

En nous ouvrant aux autres nous avons démontré que le message<br />

de solidarité est vraiment important ». Et c’est Wim Wenders<br />

<strong>qui</strong> décide de travailler au premier court métrage italien<br />

en 3D justement sur le thème de l’immigration dans les villages<br />

de Locride. Derrière les coulisses, c’est à dire pour l’écriture<br />

et la production, il y a Bologne: un scénariste, Eugenio Melloni,<br />

et deux maisons de productions, la Technos Videone de Mauro<br />

Baldanza et la Xilostudios de Giampiero Piazza, auxquelles<br />

s’ajoute les éditions Burgatti pour la coonne sonore. L’interprète<br />

principal sera Ben Gazzara, originaire de Canicattì, avec<br />

un directeur de la photographie comme Blasco Giurato (Nuovo<br />

cinema Paradiso). « Ce <strong>qui</strong> m’a inspiré – explique Melloni c’est<br />

un fait divers. Il y a quelques années j’avais lu qu’à Badolato, un<br />

petit village de Calabre, désormais abandonné, parce que tous<br />

les habitants avaient émigrés en Allemagne ou en France, le<br />

maire voulait repeupler le lieu en accueillant un groupe d’immigrés<br />

avec le statut de réfugiés politiques. Il m’a semblé qu’il<br />

valait la peine de raconter une histoire avec des semblants de<br />

conte par les temps <strong>qui</strong> courent, en cette époque où l’emportent<br />

étroitesse et ressentiment. J’ai donc écrit un sujet avec<br />

un village où il y a un seul enfant <strong>qui</strong> veut faire une partie de<br />

ballon mais ne trouve personne. Ici, débarque un groupe de<br />

jeunes immigrés africains.. Un conte de simplicité classique,<br />

mais pourtant d’actualité absolue ». Que viennent faire ici les<br />

contes et le 3D <strong>qui</strong> habituellement est employé dans l’animation<br />

de pellicules <strong>qui</strong> mise sur le spectaculaire? « C’est ici qu’est<br />

le pari de Wenders, rendu possible par un producteur illuminé<br />

comme Marco Baldanza: démontrer que le cinéma stéréosco-<br />

109<br />

PERCORSI


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PERCORSI 110<br />

Worldwide<br />

pique n’est pas seulement destiné à l’horreur et aux dessins<br />

animés, comme nous a habitué Hollywood, mais c’est une ré-<br />

volution technologique de la même portée que la naissance du<br />

sonore et de la couleur. Et, donc, adaptée à tous les types de<br />

narration cinématographique. D’autre part, le son et la couleur<br />

aux origines rencontrèrent aussi de nombreuses résistances ».<br />

Histoire d’espérance et d’immigration <strong>qui</strong> a enthousiasmé le<br />

metteur en scène de Paris Texas , le tournage de Il Volo a déjà<br />

commencé en septembre en Calabre. Le film coutera 183.700<br />

mille euros: la région ne se limite pas à subventionner le film,<br />

mais est coproductrice avec soixante-dix mille euros.<br />

LES PLUS BELLES DU ROyAUME<br />

PARLENT ITALIEN<br />

Si la couronne de Miss Italie dans le Monde cette année a traversé<br />

l’océan, en volant du Paraguay à la Moldavie, et passant<br />

de Fiorella Migliore à Diana Curmei, l’origine des miss s’est déplacée<br />

seulement de l’est à l’ouest de la Sicile, de Comiso, département<br />

de Raguse, à Campofelice di Roccella, département<br />

de Palerme. C’est à travers ce vol imaginaire, que se renferme<br />

toute la beauté de l’émigration, que se reflète le souvenir de<br />

notre émigration, des années difficiles jusqu’à la délivrance et<br />

l’affirmation de tant de compatriotes <strong>qui</strong> ont laissé leur terre<br />

pour chercher ce travail que l’Italie leur niait. Et pourquoi pas,<br />

un concours de beauté, avec son coté éphémère par définition,<br />

il peut devenir le prétexte pour rapprocher des mondes<br />

lointains <strong>qui</strong> ont un humus commun. Dans tout les coins du<br />

monde les filles désirent rentrer dans ce mystérieux monde du<br />

spectacle. Nées sous le Pain de Sucre, dans les rues de Manhattan<br />

ou sur les plages de l’Afrique du Sud, l’envie de défiler,<br />

de faire du cinéma ou de la télévision, les rapproche toutes.<br />

Pour ce rêve elles n’hésitent pas à entreprendre, cette fois en<br />

sens inverse, le voyage entrepris par le passé par leurs grandsparents<br />

ou arrières grands-parents séduits à leur tour par le<br />

rêve d’une vie meilleure. Aujourd’hui les filles appartiennent à<br />

la quatrième génération d’émigrés italiens dans le monde et ce<br />

sont les régions du centre-sud, avec la Vénétie, à donner le plus<br />

grand nombre de participantes. Diana, la beauté brune de l’Europe<br />

de l’Est, Miss Italie dans le Monde 2009, <strong>qui</strong> écoute Laura<br />

Pausini et Tiziano Ferro, explique: « Mon arrière grand-mère<br />

était de Campofelice et elle est arrivée en Roumanie avec un<br />

groupe de sculpteurs <strong>qui</strong> travaillaient la pierre. C’est ici qu’elle<br />

a rencontré mon arrière-grand-père et ils se sont mariés. Alors<br />

la Modavie faisait partie de la Roumanie, seulement par la suite<br />

elle est devenue état indépendant ». Convoquées par cette<br />

mère poule qu’est le clan de la Miren, elles arrivent dans le pays<br />

des ancêtres, souvent pour la première fois, elles visitent un<br />

peu Venise et tombent amoureuses: de l’Italie ou des italiens,<br />

peu importe. « En réalité – admet Diana – j’ai participé au<br />

concours pour promouvoir à l’étranger l’image de mon pays, la<br />

Moldavie ». Oui, Diana se sent beaucoup plus moldave qu’italienne:<br />

« Pour ma famille, cela a été impossible de conserver les<br />

traditions italiennes parce que l’histoire a souvent été cruelle<br />

avec la Moldavie ». Après avoir dépassé la concurrence en juin<br />

dernier, Diana est déjà au travail mais elle n’a pas abandonné<br />

les études de droit et d’actrice et son travail de photographe de<br />

mode pour les catalogues, un travail <strong>qui</strong> n’a rien à voir avec son<br />

titre de Miss Italie dans le Monde.<br />

Vous vous sentez un peu la miss des émigrés, même si dans<br />

votre histoire il n’y a pas de traces d’émigration par nécessité?<br />

«Miss Italie dans le Monde est beaucoup plus qu’un défilé de<br />

belles filles et l’idée est vraiment admirable de la part de Enzo<br />

et Patrizia Mirigliani d’ouvrir leur concours historique à celles<br />

<strong>qui</strong>, même habitant loin, ont un peu de sang italien dans les<br />

veines. C’est une chance en plus pour se faire connaître dans le<br />

pays d’origine » Chez les Curmei ils sont tous heureux de cette<br />

italo-moldave, heureux comme les mamans et papas italiens<br />

<strong>qui</strong>, à Salso,appelaient patron Enzo Mirigliani, lui reconnaissant<br />

des dons miraculeux.<br />

Une dernière curiosité, c’est le charme italien ou ta véritable<br />

beauté à déterminer ton succès auprès des garçons?<br />

«Mais <strong>qui</strong> a dit que j’ai du succès auprès des garçons? »<br />

ITALIAN STyLE<br />

De Alessia Licata<br />

Quand on dit Made in Italy on pense à la nourriture, au vin, à<br />

l’artisanat de céramique ou du verre, aux lunettes de soleil<br />

et aux produits en cuir, mais surtout on pense à la mode. Les<br />

récents succès des couturiers italiens aux derniers défilés parisiens<br />

viennent le confirmer. La fantaisie et la créativité italiennes<br />

sont en effet le secret du succès des plus grandes maisons<br />

du monde entier. Stefano Pilati à la tête de chez Yves saint<br />

Laurent, Riccardo Tisci styliste chez Givenchy, Antonio Marras<br />

directeur artistique de Kenzo, jusqu’aux dernières ac<strong>qui</strong>sitions


tel que Marco Zanini chez Rochas et Rodolfo Paglialunga chez<br />

Vionnet, et ce ne sont que quelques exemples rapides. Déjà au<br />

Moyen-Age l’Italie excellait dans la production textile de luxe et<br />

fournissait les plus importants souverains d’Europe. La soie de<br />

Côme, le brocart de Venise, la laine de Florence, <strong>qui</strong> dans le pas-<br />

sé ramenaient au style, au charme et à l’élégance italiens, sont<br />

devenus avec le temps les habits des grands stylistes comme<br />

Valentino, Armani, Versace, Fendi.<br />

La tradition de l’industrie de l’artisanat s’est transmise de géné-<br />

rations en générations, en améliorant petit à petit capacité et<br />

qualité et en rencontrant les innovations modernes. En 1949 les<br />

soeurs Fontana réalisèrent la robe de mariée de Linda Christian<br />

pour son mariage avec Tyrone Power et toujours à la même épo-<br />

que la revue américaine Harper’s Bazaar dédie de nombreuses<br />

pages aux vêtements de Emilio Pucci. Le premier défilé italien<br />

fut organisé à Florence en 1951 par le mar<strong>qui</strong>s Giovanni Battista<br />

Giorgini, <strong>qui</strong>, ayant eut l’intuition de la puissance des ateliers<br />

de couture italiens, décide d’inviter des acheteurs américains<br />

et des représentants de la presse internationale. Défileront les<br />

créations des soeurs Fontana, Pucci, Simonetta, Jole Veneziani,<br />

Carosa, Schuberth, Germana Marucelli et Fagiani et ce fut un<br />

grand succès. La créativité, le raffinement des matériaux et les<br />

prix compétitifs touchèrent le public, déviant ainsi l’attention<br />

de la mode française vers la mode italienne. Depuis lors les vê-<br />

tements italiens sont choisis par les célébrités du monde entier,<br />

<strong>qui</strong> trouvent dans la mode italienne un style unique, élégant et<br />

raffiné. C’est le cas de Michelle Obama, <strong>qui</strong> se reconnaît dans<br />

les coupes de Moschino ou de Hilary Clinton <strong>qui</strong> aime porter<br />

des pulls col roulé Cruciali. Même Le diable s’habille en Prada<br />

et le grand cinéma ne résiste pas à la mode italienne. Dans le<br />

Colossal Australie Nicole Kidman porte des vêtements Prada<br />

et des chaussures Salvatore Ferragamo. Mais le charme des<br />

marques italiennes contamine aussi les films <strong>qui</strong> racontent<br />

des histoires de la vie de tous les jours. Par exemple (Ethic) <strong>qui</strong><br />

après avoir signé les habits de Kelli Lang dans la célèbre série<br />

Beautiful pour la télévision, habille le set de Questo Piccolo<br />

Grande Amore de Riccardo Donna, Il mio miglior nemico de<br />

Carlo Versone et La finestra di fronte de Ferzan Ozpetek, et<br />

encore en phase d’élaboration Tutto l’amore del mondo, Io loro<br />

e Lara de Verdone, Amore 14 de Muccino, Scusa ma ti voglio<br />

sposare avec Raul Bova, Meno male che ci sei avec Claudia Ge-<br />

rini et Angeli e diamanti avec Vittoria Belvedere. Julia Roberts,<br />

en Italie pour son dernier film, a choisi les célèbres parenthèses<br />

rondes de (Ethic), désormais entrées dans l’univers esthétique<br />

de tant de jeunes fashion victim. Marque de succès sur la scène<br />

internationale de la mode féminine, avant d’être une étiquette<br />

(Ethic) est un choix moral, celui de vêtir en faisant attention au<br />

concept de développement durable. Des tissus et colorants na-<br />

turels et l’usage de cuirs provenant du cycle alimentaire sont en<br />

effet la directe conséquence du soutient que (Ethic) offre aux<br />

campagnes écologiques. Depuis quelques années la marque a<br />

présenté sur le marché la ligne Emma, dédiée aux petites filles<br />

dont les recettes ont été en partie données aux institutions<br />

s’occupant de mineurs. Grâce à son éclectisme la marque a pé-<br />

nétré divers marchés exportant ainsi une façon de s’habiller «à<br />

l’italienne », reconnaissable partout et se positionnant parmi<br />

ceux <strong>qui</strong> ont fait du low cost une véritable philosophie.<br />

Déjà présente en Italie avec 45 points de vente, elle a obtenu<br />

en quelques années des résultats vraiment surprenants en se<br />

tournant officiellement vers l’étranger où on la retrouve en Espagne,<br />

France, Allemagne, Russie, Chine et Canada.<br />

« Le produit italien est reconnaissable tout de suite à cause des<br />

finitions soignées et du choix des matériaux », déclare Ivano<br />

Piccirilli, âme de la marque et président de la société Ies, <strong>qui</strong>,<br />

annonçant avec orgueil les prochaines ouvertures à Paris, en<br />

Chine et au Japon, souligne que – une expansion gagnante<br />

vers l’étranger prouve directement que le produit italien est<br />

toujours apprécié, malgré la crise et la concurrence, parce qu’il<br />

s’agit du résultat d’une culture atavique de la couture que tout<br />

le monde nous envie ».<br />

Connoter un vêtement avec la marque Made in Italy représente<br />

donc la capacité de notre pays de conjuguer en un seul<br />

produit qualité de la matière et haute dimension esthétique.<br />

Aujourd’hui la mode italienne couvre tous les secteurs de marché,<br />

de la haute couture au prêt-à-porter, du programmé au<br />

fast fashion, rendant ainsi son style accessible vraiment à tout<br />

le monde.<br />

L’INSTITUTION FAIT SON ENTRéE<br />

POUR PROTéGER L’UNE DES ACTIVITéS<br />

PRIMAIRES DE LA SICILE<br />

Interview à l’Assesseur Régional Bufardeci à propos de la pêche,<br />

source historique de subsistance pour les habitants de l’ile depuis<br />

les premières sédentarisations d’humains<br />

Monsieur Bufardeci, quels sont selon vous les éléments fa-<br />

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Worldwide<br />

vorables et les potentialités d’où il est possible de partir<br />

pour redonner un élan à un secteur stratégique comme<br />

celui de la pêche en Sicile?<br />

«Je crois que nous devons travailler pour faire en sorte que<br />

la Sicile réussisse à rétablir son patrimoine, pas seulement<br />

économique mais aussi social et culturel, <strong>qui</strong> dérive de son<br />

rapport avec la mer. La pêche peut redevenir un secteur de<br />

pointe, ça ne sera pas simple parce qu’il faut affronter et dé-<br />

faire des noeuds structurels».<br />

Quelles sont les stratégies et les mesures que la Région<br />

développera dans le futur immédiat pour relancer la com-<br />

pétitivité du secteur?<br />

«Avant tout il y a toujours le respect pour la mer et son éco-<br />

système. Peut-être que cela semble impossible de concilier<br />

cet impératif catégorique avec la relance de la pêche comme<br />

activité économique, mais une pêche <strong>qui</strong> puisse sauvegarder<br />

les espèces marines, élève la rentabilité pour les travailleurs<br />

du secteur et crée les prémisses pour consolider le secteur.<br />

De plus, en misant sur l’intégration des micros réalités terri-<br />

toriales il est possible de réaliser des initiatives de très haute<br />

valeur ajoutée liées aux secteurs oenologique, gastronomi-<br />

que et touristique. Bien sur il s’agit d’une stratégie à long<br />

terme, tandis qu’aujourd’hui il est nécessaire d’affronter<br />

l’économie du quotidien et pour cela nous suivrons les direc-<br />

tives de l’Union Européenne en introduisant les mesures de<br />

compensation socio-économiques, nécessaires pour garan-<br />

tir les emplois».<br />

Quelle est l’importance de la collaboration avec les autres<br />

pays du bassin Méditerranéen?<br />

«La mer est un espace géopolitique ouvert par définition.<br />

Dialoguer avec les pays de la Méditerranée est une politique<br />

nécessaire pour sauvegarder notre flotte mais aussi pour im-<br />

porter notre savoir faire et nos compétences, de façon à ce<br />

que la pêche devienne aussi une ressource dans les pays de<br />

la zone sud de la Méditerranée. Il n’y a pas de doute que pour<br />

garantir une pêche soutenable une plus grande coordination<br />

entre les états côtiers de la Méditerranée est nécessaire et<br />

nous savons tous que les richesses en poisson subissent des<br />

pressions croissantes, dues aux activités de la pêche com-<br />

merciale et récréative, mais aussi aux facteurs externes tel<br />

que la pollution et le changement climatique, cependant,<br />

même la coordination internationale la plus importante peut<br />

être inefficace si elle n’est pas accompagnée d’une authenti-<br />

que prise de responsabilité de la part de tous les états côtiers.<br />

En l’absence d’une base scientifique sur laquelle appuyer les<br />

choix de gestion, même si coordonnés au niveau internatio-<br />

nal, on risque de prendre des initiatives de courte durée, <strong>qui</strong><br />

n’affrontent pas à la base le problème de l’augmentation des<br />

contrôles et de la limitation de capacité des flottilles de pê-<br />

che, éléments désormais nécessaires pour garantir une ex-<br />

ploitation soutenable».<br />

Ce sont des défis que la Sicile connait. Ces dernières an-<br />

nées du travail a été fait pour améliorer la connaissance<br />

des activités de pêche et leur gestion, et pour soutenir<br />

et renforcer le cadre de coopération multilatéral. Mais il<br />

reste encore beaucoup à faire et la Commission s’est en-<br />

gagée pour concevoir une nouvelle proposition: une pro-<br />

position pour une réforme de la politique commune de la<br />

pêche, <strong>qui</strong> naitra avant 2012. Quel sera l’apport de la Sicile<br />

au niveau des idées et des propositions pour la rédaction<br />

du Livre Vert de l’Union Européenne, le document <strong>qui</strong> dé-<br />

terminera la politique commune de la pêche pour les dix<br />

prochaines années?<br />

«Plus que de devoir nous devons parler de responsabilité.<br />

La Sicile représente une part déterminante dans le secteur<br />

national, presque 40 pour cent du secteur productif italien.<br />

Nous avons donc le devoir de diriger la position du gouverne-<br />

ment national forts de nos compétences et sereins, ne vou-<br />

lant pas imposer mais diviser des choix <strong>qui</strong> pourront relancer<br />

le secteur. Le Livre Vert sera la Bible de nos actions, il impo-<br />

sera des sacrifices mais marque aussi la possibilité d’un new<br />

deal de l’industrie poissonnière <strong>qui</strong> ne tend pas vers la pêche<br />

massive, mais <strong>qui</strong> réalise des choix stratégiques de protec-<br />

tion de l’environnement et du respect de la faune marine. La<br />

Sicile et le milieu de la pêche auront un rôle central dans la<br />

rédaction du Livre Vert de l’Union Européenne, un document<br />

<strong>qui</strong> déterminera la politique commune européenne de la Pê-<br />

che».<br />

La Commission Européenne a posé un certain nombre de<br />

questions, demandant aux états membres de formuler<br />

leurs propres réflexions sur les thèmes de la protection<br />

environnementale, de la recherche scientifique pour la<br />

réintégration du poisson, sur l’introduction de systèmes<br />

de navigation à basse émission, sur la définition d’une po-


litique industrielle soutenable à conjuguer avec les micros<br />

réalités territoriales de type familial et artisanal, <strong>qui</strong> de-<br />

vront s’orienter vers des créneaux à haute valeur ajoutée.<br />

Récemment des contrôles plus sévères ont été effectués à<br />

bord des embarcations. Le document approuvé à Bruxel-<br />

les, au cours de la réunion des ministres Ue de l’agriculture<br />

et de la pêche, prévoit de nouvelles prescriptions pour le<br />

secteur, plus rigides, pour la sécurité à bord et pour la pro-<br />

tection de l’hygiène du poisson.<br />

«Nous sommes satisfaits de ce que le gouvernement national<br />

a accompli, il a tenté de résister à beaucoup des conditions<br />

demandées et réussit à réduire l’impacte que certaines me-<br />

sures prévues <strong>qui</strong> auraient été excessivement pénalisantes<br />

pour la réalité sicilienne. L’ensemble du règlement semble<br />

adapté aux exigences des entreprises, moyennes et grandes,<br />

de la filière, tandis que notre pêche concerne une réalité de<br />

micros entreprises, <strong>qui</strong> doivent être soutenues et protégées.<br />

Une des concessions obtenues grâce à la médiation de la dé-<br />

légation italienne concerne le moment pour l’introduction<br />

du nouveau règlement, le document entrera en vigueur mais<br />

son application sera graduelle».<br />

Cette pratique pose les bases pour la relance des actions<br />

de modernisation de la flotte de pêche sicilienne.<br />

«L’application graduelle des mesures consentira d’ouvrir<br />

une réflexion sur la programmation communautaire Fep, le<br />

fond européen pour la pêche. Nous sommes à mi chemin du<br />

programme et nous sommes en train d’utiliser avec de très<br />

bons résultats les ressources des trois premières années, dé-<br />

montrant ainsi une grande capacité de dépense qualifiée. En<br />

janvier, en évaluant les données de la première tranche du<br />

programme, nous pourrons démarrer la seconde phase du<br />

programme et financer les mesures destinées à la moderni-<br />

sation et à la sécurité de notre flotte, avec un apport financier<br />

<strong>qui</strong> pourrait être de 10 millions d’euros. Le règlement com-<br />

munautaire prévoit le mécanisme de la licence à points. Un<br />

peu comme pour le permis de conduire, les manques au rè-<br />

glement communautaire comporteront la soustraction d’un<br />

nombre de points à la licence, jusqu’à l’éventuelle suspension<br />

de celle-ci. Grâce à la médiation du gouvernement, l’applica-<br />

tion réelle des sanctions est ramenée à la décision de chaque<br />

état membre, <strong>qui</strong> est obligé de s’adapter mais peut décider<br />

le niveau des sanctions. L’administration régionale vise à la<br />

relance du secteur et notre travail sera d’aider les travailleurs<br />

de la filière à suivre ce règlement, étant conscients que le sec-<br />

teur représente un axe stratégique de notre économie, mais<br />

est aussi une autorité en matière de culture et traditions».<br />

UNE VIE DéDIéE à LA MER<br />

De Rossella Catalano<br />

Les gardes-côtes s’engagent à un travail continue et constant<br />

pour la mer vive 365 jours par an. L’activité de recherche et<br />

secours en mer constitue une des délicates fonctions dont le<br />

Corps de la Capitainerie du port Garde-côte assume. En détail,<br />

le port de Lampedusa compte une unité catégorie 800 et une<br />

catégorie 300 <strong>qui</strong> effectue un service continu 24 heures par jour<br />

365 jours par an, auquel s’ajoute un patrouilleur catégorie 200<br />

et un 400. Des véhicules <strong>qui</strong> font tous partie de la 7ème esca-<br />

drille et interviennent aussi pour le secours aux embarcations<br />

de migrants. Nos unités navales sont prêtes à sortir en mer<br />

très rapidement et sont en relation avec la salle opérative du<br />

Bureau Départemental Maritime de Lampedusa – nous dit<br />

Antonio Morana, commandant du département – Dans les cas<br />

comportant un nombre élevé de personne en danger, la coor-<br />

dination est confiée à la Capitainerie du port de Palerme ou à<br />

la Centrale Opérative du Commandement Général du corps<br />

de Capitainerie du port de la capitale. En 2009 il y a eu plus de<br />

1000 interventions effectuées avec environ 2700 personnes de<br />

sauvées.<br />

Les gardes-côtes de Lampedusa s’occupent de la sécurité<br />

en mer mais aussi de la pêche, de l’environnement, de la<br />

sécurité de la navigation. Comment s’effectue votre activité<br />

ordinaire?<br />

«Le personnel militaire travaille quotidiennement pour tout ce<br />

<strong>qui</strong> concerne l’administration mais aussi pour les opérations sur<br />

le terrain comme les contrôles dans les secteurs de la pêche, de<br />

l’environnement et la sécurité de la navigation. En particulier,<br />

les mansions au service des travailleurs de la pêche sont impor-<br />

tantes. Il suffit de penser aux instructions pour délivrer et re-<br />

nouveler les licences de pêche et pour l’obtention d’indemnité<br />

prévues pour l’arrêt biologique ou pour l’arrêt définitif d’une<br />

unité de pêche – poursuit le commandant – Font partie de nos<br />

activités les opérations de contrôles des normes régionales,<br />

nationales et communautaires, maritimes mais aussi à terre,<br />

<strong>qui</strong> ont pour but de prévenir et dans les cas les plus graves de<br />

sanctionner les conduites anti-juridiques. Dans le cadre de la<br />

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113<br />

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Worldwide<br />

sécurité de la navigation, le travail des gardes-côtes de Lam-<br />

pedusa concerne les activités administratives et la remise<br />

des certificats de sécurité des unités de pêche entre un cer-<br />

tain tonnage et des unités de plaisance, activités de vérifica-<br />

tion et de contrôle des qualités techniques des bateaux. Pour<br />

ce <strong>qui</strong> concerne la protection de l’environnement marin nous<br />

pouvons citer les contrôles servant à confirmer certains abus<br />

sur le domaine maritime de l’Etat, <strong>qui</strong> augmente considéra-<br />

blement durant l’été, les contrôles des décharges abusives<br />

en mer et les conduites <strong>qui</strong> portent atteintes aux ressources<br />

marines sous tutelle de la norme en vigueur, dont fait partie<br />

la Zone Marine Protégée des Iles Pelagie».<br />

En Italie la pêche est règlementée par diverses normes.<br />

Cependant, dans les zones où se trouvent des réserves na-<br />

turelles et zones marines protégées des lois plus sévères<br />

sont prévues. Quelles sont celles <strong>qui</strong> concernent la Zone<br />

Marine Protégée de Lampedusa?<br />

«La Zone des Iles Pelagie a été instituée par Décret du Minis-<br />

tère de l’Environnement et de la Protection du Territoire du<br />

21.10.02 dans le but principal de protéger la flore et la faune<br />

marine et de valoriser les ressources biologiques et la géo-<br />

morphologie de la zone. Á travers la subdivision des secteurs<br />

de mer intéressés en trois zones (A, B, C) des interdictions<br />

et limitations de toutes les activités anthropiques différentes<br />

selon la zone dans laquelle on se trouve ont été prévues. Dans<br />

la zone A, appelée aussi réserve intégrale, toutes les activités<br />

sont interdites, de la pêche professionnelle et sportive à la<br />

navigation et la balnéation, avec une seule exception, l’Isola<br />

dei Conigli. Dans la zone B, la réserve générale, nombre des<br />

activités interdites dans la zone A sont permises, mais sui-<br />

vant certaines conditions. Par exemple la pêche de tourisme<br />

et sportive est réservée exclusivement aux habitants. Dans la<br />

zone C, ou réserve partielle, enfin, les interdits se réduisent<br />

ultérieurement et le nombre des activités consenties aug-<br />

mente». Une activité importante que celle du Bureau Dépar-<br />

temental Maritime de Lampedusa, <strong>qui</strong> s’intensifie surtout en<br />

été, quand la beauté de l’environnement est plus exposée à<br />

des conduites nocives, <strong>qui</strong> pourrait la dégrader à jamais.<br />

UN POISSON PAR JOUR...<br />

De Gaia Ballo<br />

La bataille contre de nombreuses maladies chroniques et dé-<br />

génératives comme l’hypertension, l’artériosclérose, les coro-<br />

naropathies, le diabète, les hyperlipidémies et même le cancer,<br />

peut et doit être combattue à table. Cela ne signifie pas se<br />

contraindre à une sorte d’ascétisme alimentaire. Les alliés de la<br />

santé peuvent être en fait de véritables gourmandises alimen-<br />

taires, et parmi celles ci, la première place revient surement<br />

au poisson. Les trois espèces les plus pêchées sont l’anchois,<br />

la sardine et le maquereau, ce qu’on appelle le poisson pauvre<br />

de nos mers, mais très riche du point de vue nutritionnel. Ce<br />

poisson contient des graisses similaires aux graisses végétales,<br />

composées surtout de graisses insaturées, en particulier celles<br />

des omégas-3, importants pour le développement cérébral et<br />

comme protecteurs pour le coeur et les artères. De ces avan-<br />

tages les graisses des animaux de terre manquent, plus riches<br />

en composants saturés <strong>qui</strong>, par contre, si consommés en ex-<br />

cès, peuvent faire apparaître certaines maladies. Les omégas-3<br />

sont présents dans tous les poissons en quantité variable, mais<br />

leur contenu dans le poisson dit pauvre est sans aucun doute<br />

plus élevé. Une diète é<strong>qui</strong>librée doit prévoir du poisson riche<br />

en omégas-3 au moins 2 fois par semaine. Parmi les niveaux<br />

d’assomption recommandés d’énergie et nutrition pour la po-<br />

pulation italienne, la Société Italienne de Nutrition Humaine<br />

a inséré un niveau minimum d’acides gras poli saturés de la<br />

série omégas-3 pour l’adulte égal à 0,5% des calories quoti-<br />

diennes totales. Le pourcentage double chez un individu <strong>qui</strong><br />

a déjà contracté une pathologie et augmente aussi chez les<br />

nouveaux nés et les enfants, diverses études ont démontré que<br />

ceux nourris avec un lait enrichi ont un meilleur développement<br />

neurologique. Il est donc important, de notre part médecins<br />

nutritionnistes, de promouvoir la consommation du poisson<br />

comme aliment à substituer à d’autres riches en protéines,<br />

comme le fromage, les oeufs et les viandes et surtout promou-<br />

voir la consommation du poisson dit pauvre, <strong>qui</strong> est, à ne pas<br />

sous-évaluer, pour ses caractéristiques organoleptiques adapté<br />

à toute la famille, des plus jeunes aux plus anciens. Attention<br />

toutefois à ne pas tomber dans le piège des fritures, délicieuses<br />

pour le palais, mains moins favorables à la santé. Frire le pois-<br />

son, comporte une forte dénaturation des omégas-3, donc,<br />

pour conserver intact cet élixir il est conseillé de faire recours<br />

à d’autres méthodes de cuisson. Un bon poisson et une bonne<br />

recette=une bonne santé!


PERCORSI<br />

PERCORSI 116<br />

Worldwide<br />

CON LOS BUENOS<br />

De Humberto Lucentini<br />

En la placita del parque dedicado a Joe Petrosino se cruzan<br />

entre ellas tres lenguas: hay <strong>qui</strong>en habla inglés, <strong>qui</strong>en italia-<br />

no, <strong>qui</strong>en el típico ítalo-americano que revela los orígenes<br />

lejanos de tantos emigrantes llegados hace años a EE.UU. En<br />

Manhattan, en el corazón de Nueva York, limitando con Little<br />

Italy, hay <strong>qui</strong>en como Joseph E. Petrosino ha nacido y crecido<br />

por aquí pero tiene una parte de corazón que late por Italia.<br />

Este señor elegante, un mechón ligeramente canos, las gafas<br />

doradas, es uno de los muchos bisnietos de Joe Petrosino. El<br />

mítico lugarteniente de la policía de Nueva York, asesinado<br />

por la “mano negra” en Palermo en 1909. Joseph E. Petrosi-<br />

no, es martes 13 de octubre, cuenta así uma parte de su vida<br />

delante de los invitados americanos, ítalo-americanos e ita-<br />

lianos que han llegado al área verde entre Lafayette, Spring<br />

Streets e Cleveland Place para dedicar el parque al ilustre an-<br />

tepasado, el “Lieutenant Petrosino (1860-1909)”: «Estoy or-<br />

gulloso de ser nieto de un gran policía que es la herencia me-<br />

jor que Italia podía dejarnos. Aquí, en los Estados Unidos hay<br />

investigadores, bomberos, médicos y ciudadanos comunes<br />

que de Nueva York a Chicago, desde Florida a San Francisco,<br />

honran la mejor historia de Italia». Tal vez se encuentra todo<br />

aquí, en las palabras del juez Joseph E. Petrosino, el sentido<br />

del nuevo vínculo entre las dos orillas del océano narrado por<br />

las manifestaciones para la semana de la legalidad titulada<br />

“Joe Petrosino: nueva Sicilia a los cien años de su muerte”,<br />

durante la cual se han presentado el congreso organizado<br />

por Anfe.<br />

Francesco Maria Talo, cónsul italiano en Nueva York, no pier-<br />

de la ocasión para un importante juego de palabras: “El lunes<br />

se celebró el Columbus Day, pero puedo decir que cada día<br />

es un día en el que se recuerda el fuerte vínculo entre Italia<br />

y EE.UU. hoy se celebran tres: Petrosino, Padula y Palermo.<br />

Petrosino es Joe, el policía ítalo-americano nacido en Padula<br />

y asesinado en Palermo, tierra de origen de investigadores y<br />

magistrados anti-mafia. Detrás de la figura de Petrosino está<br />

la historia de muchos italianos, emgrantes y no, que ahora<br />

representan un recurso para muchos americanos. Han traba-<br />

jado con éxito contra el crimen muchos italianos como Piero<br />

Grasso, jefe de la Fiscalía nacional antimafia, y el jefe del Po-<br />

lice Department de New York, George Grasso, un americano<br />

con raíces italianas, hoy uno cerca del otro. Así me acuerdo<br />

de todos los policías, carabineros, soldados de las fuerzas ar-<br />

madas italianas destinadas en Irak o en otros lugares donde<br />

hay mucho que hacer”.<br />

Joseph E. Petrosino è un magistrato, y pronuncia bien las<br />

palabras cuando dice: “Hoy en los lugares más importantes<br />

de la justicia y de la policía hay sólo mujeres y hombres íta-<br />

lo-americanos. Y todos tenemos la misma voluntad: parar a<br />

<strong>qui</strong>en desacredita y deshonra la historia de los italianos, a<br />

<strong>qui</strong>en con su comportamiento ofende el símbolo de todos los<br />

ítalo-americanos honestos representado por Joe Petrosino.<br />

Hoy luchar contra el crimen y el terrorismo es un deber que<br />

nos han dejado hombres como Joe Petrosino”.<br />

Piero Grasso, nacido y crecido en Sicilia – donde ha trabajado<br />

y ha arriesgado su vida en primera persona para parar a otros<br />

criminales – hoy es jefe de la Dirección nacional antimafia, y<br />

en Nueva York ya tiene sólidas relaciones con colegas y poli-<br />

cías en primera línea contra los clanes. Dice el “superfiscal”<br />

antimafia Grasso: “Durante estos años se ha progresado mu-<br />

cho en la esperanza de cambiar las cosas y derrotar la Cosa<br />

Nuestra. Y hoy, que se habla de pactos entre secciones del<br />

Estado y mafia, digo que hay que buscar a toda costa la ver-<br />

dad. Si hubo pactos en el pasado, especialmente para delitos<br />

excelentes como el de Piersanti Mattarella y Pio La Torre o de<br />

Carlo Alberto Dalla Chiesa, hasta Giovanni Falcone y Paolo<br />

Borsellino, hay que estar preparados para aceptar las nuevas<br />

verdades que pudieran emerger de las indagaciones. Y los<br />

hechos y las indagaciones dicen que la criminalidad organi-<br />

zada a menudo es el brazo armado de otros intereses”.<br />

El paso del testigo, del hilo de la narración que vincula al jefe<br />

de la Superfiscalía antimafia y el jefe del NYPD, llega con una<br />

agudeza: “Dos Grasso, una sola ley…”. Así George Grasso se<br />

relata: “Empecé a trabajar en el Departamento de la policía<br />

de Nueva York a los 30 años, en el ’78 me nombraron detec-<br />

tive y durante todos esos años seguí la evolución de la cri-<br />

minalidad organizada de Nueva York. Hoy puedo afirmar que<br />

la experiencia del pasado me hace esperar: podremos ganar<br />

esta batalla. El congreso de EE.UU ha aprobado una ley para<br />

alcanzar este objetivo: prevé normas para desmantelar el<br />

racket de las extorsiones y un programa de protección para<br />

los colaboradores de la justicia. La ley, de hecho, debe se-


guir siendo un faro también ante los peores criminales. La<br />

criminalidad organizada en los EE.UU. es, cada vez más, una<br />

empresa. Antes de 1970 era difícil probar la culpabilidad de<br />

los boss, después de 1970. con las primeras nuevas leyes<br />

aprobadas, empleamos las investigaciones sobre el tráfico<br />

de drogas, sobre la explotación de la prostitución, sobre el<br />

juego de azar para perjudicar a las empresas de la mafia.<br />

John Gotti era el jefe de una empresa que facturaba millones<br />

de dólares, y nosotros hemos encontrado las ramificaciones<br />

de su empresa: el resultado es que Gotti se ha muerto de cán-<br />

cer en la cárcel. La policía de Nueva York ha creado unos gru-<br />

pos que trabajo juntos contra la mafia y el terrorismo. Hoy la<br />

criminalidad organizada italiana, rusa y mejicana es tratada<br />

como Al Qaeda: está claro que no se puede proteger Nueva<br />

York parándose en los confines municipales, porque <strong>qui</strong>en<br />

ha derrumbado las Torres Gemelas empezó su actividad cri-<br />

minal fuera de Nueva York. Es por eso que nuestras fuerzas<br />

de policía trabajan con policías de otros estados para parar a<br />

los clanes. El año pasado una importante investigación sobre<br />

un tráfico de droga entre Méjico, Italia y EE.UU. se realizó<br />

gracias a esta colaboración. Naturalmente, hay diferencias<br />

entre nosotros: en Italia hay una triste historia de personas<br />

honestas asesinadas por la Cosa Nuestra. Aquí, en Nueva<br />

York, no: la criminalidad organizada sabe que si asesina a un<br />

policía o a un magistrado firma su suicidio. Y aunque aquí la<br />

mafia sigue existiendo estamos en el buen camino para de-<br />

rrotarla porque empleamos una task force con la que colabo-<br />

ran las fiscalías de los distritos y las italianas”.<br />

En la gira a Nueva York participa también Don Ciotti que<br />

cuenta el fenómeno Libera, los centenares de asociaciones<br />

antimafia que en Italia se han unido y organizan debates,<br />

gestionan bienes confiscados a los mafiosos, ayudan a los<br />

testigos a menudo dejados solos. Y sintetiza: “Hoy hace fal-<br />

ta una sociedad responsable, de todos los ciudadanos, que<br />

concretamente se ocupen del problema con los hechos: todo<br />

el mundo con las palabras se declara en contra de la mafia,<br />

pero la primera mafia a combatir es la de la palabra. Son tres<br />

las directrices a seguir para no malograr el empeño de <strong>qui</strong>en<br />

ha perdido la vida por todos nosotros. Primero: la formación,<br />

en las escuelas y en las universidades, conocer el fenómeno.<br />

Segundo: empeñarse un poco todos, actuar en primera per-<br />

sona. Tercero: dar trabajo a los desempleados, también a tra-<br />

vés de la gestión de los bienes confiscados”. Y una “coppola”<br />

de regalo, terminada en la cabeza de los dos Grasso y de don<br />

Ciotti, es una señal fuerte: un trozo de tradición arrancada<br />

como símbolo de Cosa nuestra puede volver a sus orígenes.<br />

También partiendo de Nueva York.<br />

JOE PETROSINO DE JEFE DE LA SQUAD A<br />

HEROE DE LA NARRATIVA POPULAR íTALO-<br />

AMERICANA<br />

De Marina Cacioppo<br />

Lieutenant Joe Petrosino, comandante de la Italian Squad de<br />

la Policía de Nueva York, 700 arrestos sólo en 1904, no era<br />

uno cual<strong>qui</strong>era, si no nunca se habría convertido en un perso-<br />

naje legendario incluso antes de que lo asesinaran. Lo sabían<br />

bien los lectores del Prograso Ítalo-americano e incluso los<br />

del New York Times que leían en las páginas de sucesos de su<br />

incansable lucha contra la Mano Negra, pero lo sabían sobre<br />

todo los lectores de la Locura de Nueva York y del Correo de<br />

América que lo encontraban como personaje en las páginas<br />

de las novelas del célebre Bernardino Ciambelli y de Italo<br />

Stanco.<br />

El eco de las empresas de Joe Petrosino, de la sección de su-<br />

cesos pasa a los apéndices de los periódicos de las comuni-<br />

dades italianas sonde se publicaban los largos y enredados<br />

folletones pertenecientes al géneros de los “misterios de las<br />

ciudades”, nacido en Francia a mediados del siglo XIX con Los<br />

Misterios de París de Eugene Sue. Los Misterios de Bleecker<br />

Street, Novela contemporánea, El delito de Coney Island,<br />

Los misterios de Harlem de B. Ciambelli y Las mafias de<br />

Nueva York de Italo Stanco son sólo algunos de los títulos en<br />

los que aparece el personajes de Joe Petrosino. Aquí, junto<br />

a los imprescindibles elementos novelescos, a las intricadas<br />

tramas, a los detalles picantes y sensacionales, a los retratos<br />

oscuros de criminales y a los vicios de la alta sociedad, se en-<br />

cuentran elementos nuevos, más realistas, ligados a la vida<br />

de la “Colonia italiana”.<br />

Una representación realista de los ambientes de las comuni-<br />

dades italianas, repleta de referencias topográficas a lugares<br />

y a hechos criminosos realmente sucedidos.<br />

Estas publicaciones respondían a la exigencia de rectificar<br />

la imagen de los italianos que emergía de la prensa ameri-<br />

cana que, a menudo, representaba a nuestros compatriotas<br />

Worldwide PERCORSI<br />

117<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 118<br />

Worldwide<br />

como “ los sospechosos de siempre”, individuos que por na-<br />

turaleza, por raza y por cultura se adaptaban mal a las leyes<br />

americanas y que fácilmente se convertían en peligrosos<br />

anar<strong>qui</strong>stas o mafiosos listos para conspirar contra América<br />

y sus instituciones democráticas. Persiguiendo este intento<br />

de rehabilitación, la introducción de la figura de Joe Petrosi-<br />

no y más tarde la de Michel Fiaschetti que lo sustituyó en la<br />

jefatura del Italian Squad en 1912, desempeñaba en las nove-<br />

las un papel importantísimo. La creación del personaje de un<br />

policía íntegro, representante de la legalidad, que actúa en<br />

nombre de la comunidad para erradicar el crimen y restable-<br />

cer la justicia, tran<strong>qui</strong>liza de hecho a los lectores ítalo-ame-<br />

ricanos frente a las acusaciones vertidas contra los Italianos,<br />

y en particular contra los Sicilianos, de formar parte de una<br />

sociedad secreta, una organización de asesinos que tenía el<br />

objetivo de controlar las instituciones de la sociedad.<br />

Petrosino era, pues, el paladín de la comunidad italiana en<br />

Nueva York, desde su credibilidad de policía y de miembro de<br />

la comunidad era la figura más adecuada para explicar que<br />

la comunidad italiana no era cómplice, como se quería hacer<br />

creer, pero víctima del crimen, por ser desprotegida por las<br />

autoridades y por la policía.”<br />

Concluismos con un pequeño fragmento de El Delito de Co-<br />

ney Island, porque nos parece que, además de su valor lite-<br />

rario, contiene un mensaje de extrema actualidad y se lo en-<br />

tregamos al público de todo el mundo como amonestación<br />

válida para todos los pueblos.<br />

“Petrosino, siguiendo las huellas de un asesino, asiste a una<br />

explosión en la obra de Penn Station, en la que mueren cator-<br />

ce obreros de los cuales diez eran italianos. Profundamente<br />

impresionado por lo sucedido, Joe <strong>qui</strong>siera gritar a todo el<br />

mundo: “Éstos no pertenecen a la Mano Negra, sino a la le-<br />

gión de los hombres de las manos callosas, al e<strong>qui</strong>po de los<br />

mártires del trabajo.” Pero su grito no lo oiría nadie, porque<br />

se suele clamar todas las veces que un italiano comete un<br />

delito, pero se calla cuando centenares y centenares caen<br />

víctimas del deber.”<br />

INFORME NOIR<br />

De Carla Incorvaia<br />

Wysegu y picciotti. Don, padrinos y jefes de distrito. ¿cómo<br />

cruza el océano la delincuencia organizada de los llamados<br />

“campesinos sicilianos”? Lo explica Antonio Ingroia, fiscal de<br />

Palermo y titular de las más importantes investigaciones so-<br />

bre las relaciones entre mafia y política, sobre la Cosa Nues-<br />

tra y el fútbol, sobre el tesoro di Vito Ciancimino, solo para<br />

citar algunas. En 2007 ordenó el arresto del “superbuscado”<br />

Salvatore Lo Piccolo, el único jefe que había seguido mante-<br />

niendo relaciones con los «huidos», los miembros de la Cosa<br />

Nuestra obligados a huir a América durante la guerra de ma-<br />

fia, estallada en los años ’80 entre corleoneses y palermita-<br />

nos por la supremacía y el control del territorio. Una guerra<br />

sangrienta y de cadáveres que contó 240 muertos al año y<br />

que se transformó las relaciones de poder entre las “familias”<br />

tanto en Sicilia como en América.<br />

El hombre clave del siglo XX, Lucky Luciano, es decir, Salva-<br />

tore Lucani,primer jefe oficial de la moderna familia Genove-<br />

se, considerado uno de los 20 hombres más influyentes de la<br />

organización y padre del moderno crimen organizado. Fue él<br />

<strong>qui</strong>en ideó en la posguerra la masiva expansión del comercio<br />

de la droga. Gracias a ese tráfico internacional, las familias<br />

americanas de los Gambino, de los Bonanno, de los Lúchese,<br />

de los Genovese y de los Colombo han creado una platafor-<br />

ma que ha reforzado y facilitado las relaciones económicas y<br />

financieras de los negocios ilegales. Sus años dorados fueron<br />

del ’70 a la primera parte de los ’80, cuando con la droga los<br />

ítalo-americanos levantaban montañas de dinero. La mor-<br />

fina importada de Oriente, se vendía en Francia meridional<br />

y en Italia, donde se refinaba y transformaba en heroína en<br />

los laboratorios y en las refinerías sicilianas de la mafia. Aquí<br />

los protagonistas son los Gambino, los Spatola, los Inzerillo,<br />

que tienen como interlocutor el gran mercado americano. La<br />

lucha a la mafia, sin embargo, obliga a la organización a cam-<br />

biar de rumbo. Cuando en el ’81 extalla la guerra entre lasfa-<br />

milias, los Corleoneses derrotan a los palermitanos y las rela-<br />

ciones con los americanos se atenúan. El negocio de la droga<br />

pasa al sur, a los colombianos que con sus “carteles”cárteles”<br />

son los más sanguinarios y organizados. Venezuela y Argen-<br />

tina son los otros dos países de Sudamérica involucrados en<br />

los negocios mafiosos. Entre los “huidos” se encuentra tam-<br />

bién Tommaso Buseta que, junto a otros dos colaboradores<br />

de la justicia, Francesco Marino Mannoia e Salvatore “Totuc-<br />

cio” Contorno, abrirán nuevos y útiles panoramas para las in-<br />

vestigaciones. El ’92 y el ‘93 son los años de las masacres que


lanzan un reto al estado. Pero algunos corleoneses exageran<br />

y se verifica una fractura interna. Ganci y Aglieri son entre los<br />

más despiadados del clan, mientras Bernardo Provenzano,<br />

el jefe de los jefes, el inencontrable de la mafia, se ad<strong>qui</strong>ere<br />

una actitud más moderada. Más tarde será el arresto de Totó<br />

Riina que infligirá un duro golpe a la Cosa Nuestra. Durante<br />

estos años, Salvatore Lo Piccolo es uno de los pocos que se<br />

había seguido manteniendo en contacto con los “huidos”. Es<br />

él <strong>qui</strong>en intenta convencer a Provenzano de la absoluta nece-<br />

sidad de una alianza, que es necesario promocionar aquella<br />

paz rechazada por Riina. Los lealísimos Cinà y Rotolo inten-<br />

tan oponerse, pero en 2003 se obtiene una tregua.<br />

Cuando en 2006 Provenzano es detenido, Lo Piccolo se con-<br />

vierte en el jefe absoluto de la cosa nuestra y Ciná y Rolo son<br />

detenidos también, se vuelve a disparar. El jefe de San Loren-<br />

zo ordena el asesinato de Pietro Ingarao y los “huidos” por fin<br />

pueden volver.<br />

El 5 de noviembre de 2007 Salvatore Lo Piccolo, llamado el Ba-<br />

rón, es arrestado en Giardinello dalla Catturandi, después de<br />

25 años una clandestinidad. Su territorio era probablemente<br />

la parte nordoccidental de Palermo, el Zen y los municipios<br />

de Capaci, Isola delle Femmine, Carini, Villagrazia, Sferraca-<br />

vallo, Partanna Mondello y algunas zonas de la provincia de<br />

Trapano. Cocaína, empresas y “pizzo”, el racket de las ex-<br />

torsiones, constituyen sus mayores entradas económicas.<br />

Nace una nueva alianza, una nueva estrategia entre la Cosa<br />

Nuestra siciliana y la americana. Su arresto crea un vacío. Los<br />

intereses de la mafia cambian. Es una mafia financiera, de<br />

grandes inversiones, que necesita mercados ricos y lejanos,<br />

donde es más fácil ocultarse. También la mafia se adecua a la<br />

globalización perfeccionando nuevas estrategias criminales<br />

y nuevas rutas del reciclaje del dinero sucio, como demuestra<br />

la confisca de 13 millones de euros llevados a Nassau gracias<br />

la complicidad de un financiero milanés y un banquero suizo.<br />

Entre los hobres de relieve de la Cosa Nuestra americana se<br />

encuentra también Frank Calì, el embajador, uno de los 90<br />

arrestados en el ámbito dela investigación Old Bridge, la ma-<br />

yor después del juicio Pizza Connection. Frank Boy,“el señor<br />

nadie”, oficialmente empresario de la Italian Food Distribu-<br />

tion en Nueva York, hombre de respeto de la familia Gam-<br />

bino - Inzerillo, era la bisagra de las nuevas relaciones entre<br />

Sicilia y América. A él se han dirigido los jóvenes vástagos de<br />

las familias palermitanas. Desde Mandalà y Notaro de la Fa-<br />

milia de Villabate, a Gianni Nicchi de la Familia de Pagliarelli<br />

y Vincenzo Brusca de la Familia de Torretta. Calì, 43 años,<br />

con Filippo Casamento, se converte en el nuevo jefe de las<br />

familias mafiosas americanas. Considerado hombre de ho-<br />

nor de los Gambino, administra decenas de sociedades para<br />

la distribución alimentaria en los Estados Unidos y es titular<br />

de empresas de construcción que realizan edificios en Nueva<br />

York y crean empresas para el reciclaje de dinero en países<br />

offshore.<br />

DíA DE ACCIóN DE GRACIAS:<br />

UN MITO PROBLEMáTICO<br />

De Attilio Carapezza<br />

Todos los años en Estados Unidos, el cuarto jueves de no-<br />

viembre, las familias americanas – por lo menos aquellas que<br />

la crisis económica no ha empujado al infierno de la neo-in-<br />

digencia - se reúnen con amigos y familia para celebrar el<br />

Thanksgiving day (“Día de acción de gracias”), alrededor de<br />

una mesa bien puesta sobre la que reinan un dorado pavo<br />

asado y una invitante tarta de calabaza. A la importancia del<br />

primer plato se debe la denominación alternativa Turkey day<br />

(“Día del pavo”).<br />

El de 2009 es el 388 Thankgsgiving de la istoria, si pensa-<br />

mos que la primera celebración se remonta a 1621, gracias<br />

a William Bradford, gobernador de la colonia que los Padres<br />

Peregrinos habían fundado en Plymouth, para dar las gracias<br />

a Dios por su primera cosecha. Este primacía simbólica no ha<br />

sido contrastada por las numerosas investigaciones históri-<br />

cas que han encontrado ceremonias religiosas anteriores de<br />

Acción de gracias celebradas por colonos europeo en territo-<br />

rio americano antes de 1621, como la del 8 de septiembre de<br />

i565 en un asentamiento español en Florida.<br />

Para la colonia aquella primera cosecha significó la perspec-<br />

tiva de un futuro razonablemente sereno y estable. Después<br />

de un primer intento de huir de las persecuciones sufridas en<br />

patria por su desacuerdo con la Iglesia anglicana, refugián-<br />

dose en Leida, en la trabajadora y tolerante Holanda, deci-<br />

dieron afrontar lo desconocido de la aventura, fundando una<br />

colonia en el Nuevo Mundo, en Massachusetts. 121 se habían<br />

embarcado en el Mayflower, retando el océano en busca de<br />

la utopía mesiánica de una tierra en la que realizar sin condi-<br />

Worldwide PERCORSI<br />

119<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 120<br />

Worldwide<br />

cionamientos sus exigencias de libertas religiosa y econó-<br />

mica (a esta última se atribuye cada vez más relieve en los<br />

estudios historiográficos). La dureza del viaje, obstaculiza-<br />

do por espantosas tempestades y las dificultades del primer<br />

impacto con la tierra americana habían reducido el número<br />

casi a la mitad. Habían conseguido sobrevivir al rigor del in-<br />

vierno en un ambiente hostil sólo gracias a la inicial solida-<br />

ridad de los indios Wampanoag, habitantes de la zona, que<br />

les habían enseñado a explotar de manera rudimentaria los<br />

recursos del ambiente natural.<br />

La tradición <strong>qui</strong>ere que la celebración – como si <strong>qui</strong>siera<br />

adelantar la política del melting pot – tuviera armónica-<br />

mente un carácter multiétnico; invitaría también a los<br />

indígenas Wampanoag que, grandes cazadores, llegaría,<br />

llevando a los colonos ciervos, pavos y otras piezas de la<br />

zona. Este mito fundador de la nación americana, tan im-<br />

pecablemente politically correct hoy ha sido puesto seria-<br />

mente en duda por la historiografía de parte “piel roja” que<br />

contesta su verosimilitud, subrayando la falta absoluta de<br />

documentos y remitiendo a la conflictualidad casi inmedia-<br />

ta de las relaciones entre los dos grupos. En 1970, algunos<br />

movimientos de pie rojas llegaron a llamar el Thanksgiving<br />

day día de luto nacional.<br />

Los menos entusiasmados de esta tradición obviamente<br />

son los pavos que, ajenos tanto al tema de la libertad eco-<br />

nómica y religiosa como al de la pacífica convivencia de et-<br />

nias humanas, se preguntan por qué en la memoria de la<br />

afirmación de aquellos principios hay que celebrar con el<br />

sacrificio de su carne.<br />

LOS NúMEROS DE LA EMIGRACIóN<br />

De Paola Pottino<br />

Cuando de enuncian datos estadísticos, a menudo alguien<br />

tuerce el hocico.<br />

Verdad, es poco fantasioso o divertido escribir un elenco<br />

estadístico, sin embargo, para un examen atento de la rea-<br />

lidad en la que vivimos, esos números un poco “antipáticos”<br />

a menudo se vuelven imprescindibles. De hecho, ¿cómo po-<br />

dríamos hablar de emigración si esos datos no suportaran<br />

nuestros análisis? 4 millones y 339mil son los ciudadanos<br />

extranjeros regularmente presentes en nuestro territorio, 2<br />

millones los trabajadores, 862mil menores hijos de padres<br />

extranjeros, 629mil los estudiantes en las escuelas, más de<br />

100mil las reunificaciones familiares, 40mil los extranjeros<br />

que obtienen la ciudadanía italiana, 24mil los matrimonios<br />

mixtos entre italianos y extranjeros, unos 6mil los estudian-<br />

tes extranjeros que se licencian anualmente en Italia.<br />

Éstos los datos contenidos en el Informe Estadístico Inmi-<br />

gración 2009 Carita/Migrantes realizado por Franco Pittau,<br />

según el cual: “el Informe es un instrumento para invertir<br />

esta falsa imagen que tenemos de la inmigración, basado<br />

no tanto en las razones pastorales de Caritas y Migrantes,<br />

sino en los datos, que desde hace dos decenios vienen ofre-<br />

ciendo con cuidado y exhaustividad.” Mirando estos datos,<br />

pues, también el observador más distraído no podría no<br />

darse cuenta que tal vez haya llegado el momento en el que<br />

convendría pararse para reflexionar, liberándonos de pre-<br />

juicios, considerando no sólo las actitudes personales, sino<br />

también políticas e ideológicas. “Considerar a los extran-<br />

jeros regulares y no clandestinos; - continúa Pittau, que<br />

junto con don Luigi Di Ligero, ha fundado le investigación<br />

anual de la Caritas - considerarlos trabajadores y no delin-<br />

cuentes; considerarlos ciudadanos y no extranjeros, son los<br />

puntos que sintetizan el Informe Caritas/Migrantes 2009.”<br />

En síntesis, bajo este cielo de ojos almendrados, rostros os-<br />

curos y cabellos dorados, en un País donde las religiones,<br />

los credos y las culturas se diversifican cada vez más, el<br />

fenómeno de la inmigración no está repartido de manera<br />

homogénea en todas las regiones italianas. La presencia de<br />

ciudadanos rumanos, ucranianos y moldavos sigue crecien-<br />

do y más del 60% de los inmigrantes reside en las regiones<br />

del Norte, el 25,1% en las del Centro y el restante 12,8% en<br />

las del Sur. Sobre estos números influyen de manera super-<br />

ficial las pocas decenas de desembarques. Según el Informe<br />

Caritas/Migrantes 2009, en efecto “en 2008 fueron 36.951<br />

las personas que desembarcaron en las costas italianas,<br />

17.880 las repatriaciones forzosas, 10.539 los extranjeros<br />

que transitaron por los centros de identificación y expulsión<br />

y 6.358 los rechazados en las fronteras”. “Por tanto, a pesar<br />

de que los desembarques hayan sido menos del 1% de las<br />

presencias regulares, - afirma Pittau – flujos irregulares, han<br />

acabado por monopolizar la atención de la opinión pública<br />

y las consiguientes decisiones políticas, provocando una<br />

confusión creciente entre inmigrantes clandestinos, irre-


gulares, que solicitan asilo y personas que tienen derecho<br />

a la protección humanitarios”. El viejo dicho “no medir por<br />

el mismo rasero” se ha convertido por tanto en un ejemplo<br />

a seguir para preparar a la sociedad de la mitad de siglo a<br />

que afronte la diversidad en la globalización y la globalidad<br />

en las diferencias específicas. La memoria corta, no ayuda:<br />

muchos Países del mundo han incrementado su desarrollo<br />

con la ayuda de nuestros compatriotas, ¿por qué, entonces,<br />

Italia no tendría que construir su futuro con la ayuda de los<br />

inmigrantes?<br />

HOMBRES EN PRIMERA LíNEA<br />

De Paola Pottino<br />

Original de Puglia y ciudadano italiano de adopción, el Ge-<br />

neral Domenico Achille, Comandante Regional “Sicilia” lle-<br />

va en Sicilia poco más de un año y medio y aquí en colabo-<br />

ración con el Cuerpo de las Capitanías de Puerto, la Marina<br />

Militar, los Carabinieri, la Policía Nacional, cada una en sus<br />

diferentes especificidades, lucha contra el fenómeno crimi-<br />

nal ligado a la inmigración.<br />

General Achille, ¿Cuáles han sido los flujos más significa-<br />

tivos de inmigración ilegal hacia Sicilia?<br />

«Los flujos más significativos son los que proceden de los<br />

Países de la Cuenca del Mediterráneo, del Cuerno de África,<br />

del Medio y Extremo Oriente o del Sub-continente Indio. Se<br />

componen de emigrantes por fines económicos, pero tam-<br />

bién de personas que huyen de la violencia o, en algunos<br />

casos, engañadas por el espejismo de un trabajo honesto».<br />

¿Cuánto cuestan estos “viajes de la esperanza” para los<br />

que deciden confiarse a organizaciones criminales?<br />

«Las cantidades oscilan entre 1.000 y 3.000 euros».<br />

La mayoría de clandestinos proceden de Libia, y en este<br />

sentido, asume una especial importancia la decisión de<br />

junio de 2005 de poner en marcha una cooperación más<br />

incisiva euro-líbica en materia de emigración...<br />

«Exacto. Esta decisión se ha hecho operativa esta año con<br />

la redacción de los Protocolos de cooperación entre Italia<br />

y Gran Giamahiria Árabe Líbica Popular Socialista, estipu-<br />

lados el 29 de diciembre 2007 y el 4 de febrero 2009. En el<br />

contexto de estos acuerdos, desde el 25 de mayo de 2009,<br />

la Guardia di Finanza lleva a cabo una sistemática actividad<br />

de patrullaje en el mar territorial y en las aguas territoriales<br />

en frente del puerto líbico de Zuwarah, principal nudo de<br />

transportes clandestinos hacia Lampedusa».<br />

General, entonces, gracias a estos acuerdos ¿qué nove-<br />

dades ha habido?<br />

«Se nota en los números. La actividad de contraste realiza-<br />

da por las Secciones territoriales de la Guardia di Finanza y<br />

del cuerpo Aeronaval que actúa en Sicilia, se puede sinteti-<br />

zar de forma diferente para los años 2008 y 2009, precisan-<br />

do que, por lo que se refiere a 2009, el dato se refiere hasta<br />

el mes de septiembre. Durante todo 2008, se han realizado<br />

262 misiones operativas que han permitido participar en<br />

la detención de 10.028 emigrantes ((8.247 hombres, 1.118<br />

mujeres y 663 menores), de los cuales 122 han sido arresta-<br />

dos porque reconocidos responsables del fenómeno como<br />

patrones. Además, se han re<strong>qui</strong>sado 91 embarcaciones uti-<br />

lizadas para el transporte de los clandestinos. Desde el 1 de<br />

enero hasta el 30 de septiembre de 2009, se han realizado<br />

80 intervenciones durante las cuales las Secciones implica-<br />

das han detenido a 1222 individuos (987 hombres, 175 muje-<br />

res y 60 menores), de los cuales 46 arrestados. Durante las<br />

operaciones de contraste al fenómeno, se han embargado<br />

14 embarcaciones».<br />

A causa de las nuevas estrategias de contraste a la in-<br />

migración clandestina adoptadas por nuestro Gobierno,<br />

asistimos a una sensible disminución del número de des-<br />

embarcos a lo largo de las costa del Canal de Sicilia, privi-<br />

legiando otras rutas. ¿Puedes decirnos cuáles son?<br />

«Los resultados de las operaciones parecerían confirmar<br />

esta tendencia, dado que hace poco se han identificado<br />

desembarcos en Monasterace Marina (RC); Castro (LE);<br />

Africo (RC); Castrignano del Capo (LE); Capo Bruzzano<br />

(RC); Isola Capo Rizzuto (KR); Pozzallo (RG). Esto significa<br />

que, como alternativa a la tradicional directriz meridonal<br />

que atraviesa el Canal de Sicilia, los traficantes de seres<br />

humanos emplean cada vez más a menudo las rutas que<br />

atraviesan la cuenca del Mediterráneo oriental (partiendo<br />

de Países como Turquía, Grecia y Egipto) para alcanzar las<br />

costas jónicas de Calabria, las orientales de Sicilia y la costa<br />

de Puglia, además del estrecho de Cerdeña (sobre todo si<br />

parten de los puertos tunecinos y argelinos) para desem-<br />

barcar en las costas meridionales de esta región y las occi-<br />

dentales de Sicilia».<br />

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LOS PUNTOS DE LA INTERVENCIóN<br />

DEL PRESIDENTE DE LA CáMARA<br />

GIANFRANCO FINI SOBRE LA CUESTIóN<br />

DE LA INMIGRACIóN EN ITALIA<br />

Sobre la xenofobia: en Italia no existe el racismo, sin embar-<br />

go hay mucha xenofobia y es sabido que la xenofobia es de<br />

alguna manera la antesala del racismo, xenofobia que según<br />

la etimología de la palabra es miedo al extranjero. A pesar<br />

de la historia italiana, existe esta latente, en algunos casos<br />

manifiesta, xenofobia por una serie de prejuicios, porque hay<br />

mucha ignorancia, porque no todas las instituciones educati-<br />

vas han invitado, de manera especial, a los jóvenes a que re-<br />

flexionen y juzguen en base al conocimiento y no al prejuicio.<br />

El primer compromiso que las instituciones deben advertir es<br />

justo el de contrastar el prejuicio y combatirlo partiendo de la<br />

observación de la realidad.<br />

Sobre las medidas de seguridad: estoy convencido, hemos<br />

tomado medidas de seguridad, ahora necesitamos medidas<br />

de integración. Seguridad e integración son las dos caras de<br />

la misma moneda, mirar exclusivamente una sola cara de la<br />

moneda significa no tener completa comprensión del fenó-<br />

meno. En TV hay un exceso de propaganda y un déficit de<br />

política, el tema de la integración y de la inmigración de los<br />

extranjeros son cuestiones dramáticamente serias que no se<br />

pueden afrontar como un eslogan para sacar un 0,5% más en<br />

las próximas elecciones.<br />

Sobre la ciudadanía: la esperanza es que se pueda encon-<br />

trar, por lo menos sobre un punto, un acuerdo tal que se mo-<br />

difique la legislación vigente, la ciudadanía es una meta para<br />

una plena integración...<br />

Sobre los menores: no sólo los niños que nacen en Italia,<br />

sino también los que viven en Italia desde muy pequeños.<br />

Hace falta un jus soli temperato, porque a este niño que ha<br />

realizado un ciclo escolar, y que por lo tanto se supone que<br />

tiene 10-11 años, a este niño que es un hincha de la Roma o<br />

de la Lazio, que habla el dialecto, que bromea con mi hijo,<br />

que ya se ha integrado plenamente en la escuela, ¿por qué<br />

tenemos que decirle: hasta que no tengas dieciocho años no<br />

eres ciudadano italiano? Empecemos con garantizarle que<br />

sea italiano aquel niño que frecuente un ciclo escolar y que<br />

viva establemente en Italia con su familia. Es importantísi-<br />

mo reconocer la ciudadanía para evitar que pueda haber un<br />

intento, que puede ser también distorsionado, cuando estos<br />

niños crecen un poco, de encontrar las identidades previas,<br />

de ser tragados por el integralismo que pesca en el mundo<br />

aprovechando que la identidad de alguna manera es negada<br />

o incluso conculcada por las sociedades occidentales, que se-<br />

gún el integralismo son aquellas sociedades que con el pen-<br />

samiento único <strong>qui</strong>eren destruir la tradición cultural.<br />

Sobre el derecho de voto: Si <strong>qui</strong>eres que el extranjero se<br />

sienta en su casa en Italia, no puedes negarle a priori el de-<br />

recho de representación, al extranjero le decimos que tiene<br />

que pagar los impuestos, pero se le niega el derecho de re-<br />

presentado. Hay algo que no funciona: las dos cosas tienen<br />

que ir juntas, derechos y deberes juntos.<br />

SUSPENSIóN DE JUICIO<br />

De Paola Pottino<br />

He aquí el punto de vista de una mujer que desde hace mu-<br />

cho tiempo lucha con fuerza y vigor por los derechos de los<br />

hombres, el primero de todos el derecho a la vida. Elisabetta<br />

Zamparutti, además de ser un exponente del Partido Radi-<br />

cal, es tesorera de “NESSUNO TOCCHI CAINO”, la liga inter-<br />

nacional de ciudadanos y parlamentarios para la abolición de<br />

la pena de muerte en el mundo.<br />

Doctora Zamparutti, ¿Cómo procede la batalla contra la<br />

pena de muerte?<br />

Después de la aprobación de la resolución para la moratoria<br />

de las ejecuciones capitales por parte de la Asamblea General<br />

de las Naciones Unidas, el trabajo es el de aplicar los conte-<br />

nidos de la resolución en los países que practican la pena de<br />

muerte, responsables de más del 98% de las ejecuciones ca-<br />

pitales. El punto fundamental que nosotros queremos refor-<br />

zar, es el relativo a la superación del secreto de Estado de las<br />

ejecuciones, de hecho tal superación serviría como disuasión<br />

respecto a la opinión pública internacional. El 17 y el 18 de<br />

diciembre, hemos decidido hablar de esto y de mucho más<br />

en un congreso organizado en las cárceles de Pádua. Las cár-<br />

celes, de hecho, a nuestro juicio, nos han parecido un lugar<br />

simbólico para hablar del derecho a la vida.<br />

¿Cómo juzga la política inmigratoria aplicada por nuestro<br />

gobierno?<br />

Es un triste dato de ceguera respecto al futuro de nuestra


sociedad. El aflujo documentado de personas de otros con-<br />

tinentes no puede ser ignorado y las medidas de rechazo son<br />

sólo demagógicas. Creo que es una política destructiva cu-<br />

yos efectos los resentiremos en el próximo futuro, porque no<br />

estaremos preparados para afrontar el problema ni desde el<br />

punto de vista cultural. El llamado “paquete seguridad”, por<br />

ejemplo, es una medida contra corriente que no resuelve el<br />

problema. El mundo real y el de <strong>qui</strong>en nos gobierna son dos<br />

mundos totalmente desconectados.<br />

Sin embargo, dentro del Pueblo de la Libertad, el Diputa-<br />

do Gianfranco Fini, ha demostrado una cierta “apertura”<br />

respecto al fenómeno de la inmigración...<br />

Pienso que también en el interior de el Pueblo de la Libertad,<br />

haya una componente liberal, y espero que estas personas<br />

puedan expresar sus ideas al respecto. Creo que en la base de<br />

todo se debe, por lo tanto, cambiar el vigente sistema electo-<br />

ral, los elegidos deben finalmente ser la verdadera expresión<br />

de los electores.<br />

Según usted ¿cómo debería ser regulada la normativa so-<br />

bre la inmigración?<br />

En primer lugar, me parecería justo regularizar no sólo a las<br />

cuidadoras, sino también a los que tienen derecho, como<br />

por ejemplo a <strong>qui</strong>enes trabajan en el campo y, en general, la<br />

mano de obra. En Italia estas personas a menudo están obli-<br />

gadas a vivir en un sistema ilegal, trabajando en negro y no<br />

pudiendo ejercer sus derechos y muy frecuentemente, por<br />

este motivo, caen en un sistema desviado.<br />

Doctora, Zamparutti, ¿qué futuro ve en nuestra socie-<br />

dad?<br />

Es una lucha muy dura, pero yo tengo confianza en la gente.<br />

Hay que romper el muro de silencio que no permite comuni-<br />

car. En la base es importantísimo considerar el problema de<br />

la información, a los ciudadanos se les debe informar correc-<br />

tamente y para ello se necesita una reforma radical.<br />

RETORNO A ITALIA<br />

En 1998 una embarcación con a bordo unos trescientos cur-<br />

dos procedentes de Irán, de Iraq y de Turquía desembarca en<br />

la costa jónica de Calabria. El pueblo es el de Riace, el mis-<br />

mos de los bronces venidos del mar y es siempre del mar de<br />

donde llegan dos santos protectores del pueblo de la Locride,<br />

Cosimo y Damiano. Los hombres piden asilo político y es así<br />

como nace el primer experimento de acogida de prófugos en<br />

Italia. Solamente tres años después, el gobierno italiano crea<br />

el primer programa nacional de asilo. “El que en 2002 – expli-<br />

ca Domenico Luciano, alcalde de Riace – se convierte en la<br />

ley Bossi Fini, la número 189, en sistema de protección para<br />

los que piden asilo y para los refugiados. El ayuntamiento de<br />

Riace ha activado estos proyectos de acogida para una espe-<br />

cial tipología de ciudadanos extranjeros; son los que llegan de<br />

los países en guerra o donde se realizan persecuciones étni-<br />

cas, políticas y que piden asilo. En Riace son unos cien, todos<br />

refugiados políticos o con protección humanitaria. El día del<br />

desembarco me encontraba en la nacional jónica. Encontrar-<br />

me con estos inmigrantes, para mí, que siempre he estado<br />

comprometido políticamente, ha sido una revolución, para<br />

mí y para la gente de Riace, con un centro histórico prácti-<br />

camente vacío por el fenómeno de la emigración y marcado<br />

por un sentimiento de resignación social, con un desarrollo<br />

consumista totalmente dedicado a la especulación inmobi-<br />

liaria a lo largo de la costa y a la dura ley del cemento y a la<br />

política del ladrillo. Nuestra población, 1800 habitantes re-<br />

partidos entre dos localidades, Riace Marina y la parte histó-<br />

rica que cuenta con 700 personas, tiene un fuerte patrimonio<br />

agro pastoril que se conjuga bien con el background cultural<br />

de los curdos, los eritreo, los iraníes, los afganos, los serbios<br />

y toda la gente del mundo venida del mar y desembarcada en<br />

Riace. He pasado todo el verano en el campo prófugos.” En el<br />

2000 nace Cittàfutura, una asociación dedicada a padre Pino<br />

Puglisi fundada en Riace en el verano de 1999 por un grupo<br />

de jóvenes, para la promoción, la investigación y el estudio<br />

etnográfico de la historia y la cultura local. En 2001 “Como<br />

concejal de la oposición – continúa Lucano – propongo la<br />

participar en el programa de asilo. De esta manera Riace<br />

se convierte en uno de los primeros 75 Ayuntamientos que<br />

se une a la red de protección para los refugiados políticos.<br />

A Riace llegan personas de todo el mundo o por lo menos<br />

de aquella parte de mundo involucrada en conflictos. Serbia,<br />

Somalia, Etiopía, Palestina e Irán forman parte de la red de<br />

cooperación internacional constituida por los Ayuntamien-<br />

tos que participan en el proyecto de asilo. Abriéndonos a los<br />

otros hemos demostrado que el mensaje de solidaridad es<br />

verdaderamente importante”. Y es Wim Wenders <strong>qui</strong>en deci-<br />

de realizar el primer cortometraje italiano en 3D justo sobre<br />

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Worldwide<br />

el tema de la inmigración en los pueblos de la Locride. Entre<br />

bastidores, es decir, entre los que lo escriben y lo producen,<br />

hay mucha Bolonia: un guionista, Eugenio Melloni, y hasta<br />

dos productoras, la Technos Videone de Mauro Baldanza y la<br />

Xilostudios de Giampiero Piazza, a las que se añade la Bu-<br />

gatti ediciones para la banda sonora. El intérprete principal<br />

será Ben Gazzara, original de Canicattì, con un director de la<br />

fotografía como Blasco Giurato («Nuovo cinema Paradiso»).<br />

Lo que me ha inspirado – explica Melloni – ha sido un suceso<br />

real. Hace algunos años leí que en Badolato, un pueblecito<br />

calabrés ya desierto, porque sus habitantes habían emigrado<br />

todos a Alemania o a Francia, el alcalde pretendía repoblar el<br />

lugar acogiendo a un grupo de inmigrantes con el estatus de<br />

refugiados políticos. Me ha parecido que valía la pena contar<br />

una historia, con tonos y modos casi de cuento para nuestro<br />

tiempos, en esta época en la que prevalecen clausura y re-<br />

sentimiento. Así escribí una historia en la que hay un pueblo<br />

con un solo niño que <strong>qui</strong>ere jugar un partido de fútbol, pero<br />

no encuentra a nadie. Aquí, desembarca un grupo de jóvenes<br />

inmigrantes africanos. Un ‘cuento’ de una simpleza clásica,<br />

pero también de absoluta actualidad”. Pero, ¿qué tienen que<br />

ver los cuentos con el 3D que normalmente se emplea en la<br />

animación en películas muy espectaculares? “Es justo esta la<br />

apuesta de Wenders, hecha realidad por un productor ilus-<br />

trado como Marco Baldanza: demostrar que el cine estereos-<br />

cópico no es sólo para las películas de terror o los dibujos ani-<br />

mados, como nos está acostumbrando Hollywood, sino que<br />

es una revolución tecnológica de las mismas dimensiones<br />

del sonido y del color. Y, por tanto, adecuada a todo género<br />

de narración cinematográfica. Además, también el sonido y<br />

el color en sus orígenes encontraron muchas resistencias”.<br />

Historia de esperanza e inmigración que ha entusiasmado al<br />

director de «Paris Texas», el rodaje de «Il Volo» ha empezado<br />

en septiembre en Calabria. El filme costará 183.700 mil euros:<br />

la Región no se limita a patrocinar la película, sino que es co-<br />

productora con setenta mil euros.<br />

LAS MáS HERMOSAS DEL REINO<br />

HABLAN ITALIANO<br />

Si la corona de Miss Italia en el Mundo este año ha cruzado<br />

el océano, volandi desde Paraguay a Moldavia, y pasando de<br />

Fiorella Migliore a Diana Curmei, el origen de las miss se ha<br />

desplazado sólo desde el este al oeste de Sicilia, desde Comi-<br />

so, en la provincia de Ragusa, a Campofelice de Roccella, en<br />

la provincia de Palermo.<br />

Es en este vuelo imaginario, que encierra toda la belleza de la<br />

emigración, donde se refleja el recuerdo de nuestra emigra-<br />

ción, desde los años difíciles hasta el rescate y la afirmación<br />

de muchos conciudadanos que han dejado su tierra para bus-<br />

car ese trabajo que Italia len negaba. Y, por qué no, también<br />

un concurso de belleza, con su ser efímero por definición,<br />

se puede convertir en el pretexto para acercar mundos leja-<br />

nos que tienen un humus común. En todos los rincones del<br />

mundo las chicas aspiran entrar en el inaferrable mundo del<br />

espectáculo. Tanto si nacen debajo del Pan de Azúcar, como<br />

en las calles de Manhattan o en las playas de Sudáfrica, las<br />

ganas de desfilar, de hacer cine o televisión, las aúna a todas.<br />

Por este sueño, no dudan en emprender, esta vez al revés,<br />

el viaje que sus abuelos o bisabuelos hicieron seducidos a su<br />

vez por el sueño de una vida mejor. Hoy en día, la chicas per-<br />

tenecen a la cuarta generación de emigrantes italianos en el<br />

mundo y son las regiones del centro-sur, además de Veneto,<br />

las que dan el mayor número de participantes.<br />

Diana, la belleza morena de Europa del Este, Mss Italia en el<br />

Mundo 2009, a la que le gustan Laura Pausini y Tziano Ferro,<br />

explica. “Mi bisabuela era de Campofelice y llegó a Rumanía<br />

con un grupo de escultores que trabajaban la piedra. Aquí<br />

conoció a mi bisabuelo y se casaron. En esa época Moldavia<br />

pertenecía a Rumanía, sólo después se convirtió en un país<br />

independiente”. Convocada por esa gran madraza que es el<br />

clan de la Miren, llegan al país de sus antepasados, a menudo<br />

por primera vez, visitan un poco Venecia y se enamoran: de<br />

Italia o de los italianos, no es importante. “En realidad – reco-<br />

noce Diana – he participado en el concurso para promocionar<br />

en el extranjero la imagen de mi país, Moldavia”. Sí, Diana se<br />

siente mucho más moldava que italiana: “Para mi familia ha<br />

sido imposible mantener las tradiciones italianas porque la<br />

historia a menudo ha sido muy cruel con Moldavia.” Después<br />

de avasallar a la competencia el pasado mes de junio en Jeso-<br />

lo, Diana ya ha vuelto al trabajo pero no ha abandonado los<br />

estudios de derecho y arte dramático y su trabajo de fotó-<br />

grafa de moda para catálogos, un compromiso que no tiene<br />

nada que ver con el título de Miss Italia en el Mundo.<br />

¿Se siente un poco una miss de los emigrantes, aunque


en su historia no haya huella de emigración como nece-<br />

sidad?<br />

“Sí, desde luego, justo como las demás Miss Italia en el<br />

Mundo que me han precedido, aunque mi situación es algo<br />

atípica: mi bisabuela no dejó Sicilia para desplazarse definiti-<br />

vamente al extranjero, fue una casualidad, durante una gira<br />

“artística”. Le gustó el lugar, encontró al hombre de su vida y<br />

se quedó. Antes del verano pasado no había estado en Italia<br />

y, al principio, no me sentía cómoda. Aquí todo es diferente:<br />

la sociedad, la mentalidad, pero lentamente me estoy acos-<br />

tumbrando gracias también a las personas con las que traba-<br />

jo que me están ayudando mucho. En mi casa con mi familia<br />

no hablaba italiano, empecé a estudiarlo sólo después del<br />

concurso. De vez en cuando como italiano, mi padre es un<br />

gran cocinero especialista en pizza, mientras mi madre sabe<br />

cocinar muy bien los espaguetis. Desde hace algún tiempo<br />

leo libros italianos para mejorar mi vocabulario y aprender<br />

más rápido la lengua.” Las ganas de raíces, sin embargo, se<br />

siente: “Todavía no he tenido la oportunidad de visitar Cam-<br />

pofelice, pero antes o después lo haré, <strong>qui</strong>ero hacerlo. Des-<br />

graciadamente hemos perdido todo contacto con la familia<br />

a causa de los problemas políticos del pasado”.<br />

¿Cómo puede contribuir un concurso de belleza a mante-<br />

ner las raíces?<br />

“Miss Italia en el Mundo es mucho más que un desfile de chi-<br />

cas guapas y es realmente admirable la idea de Enzo y Patri-<br />

cia Mirigliani de abrir su histórico concurso también a <strong>qui</strong>en,<br />

aun viviendo lejos, tiene un poco de sangre italiana en las<br />

venas. Es una oportunidad más para que te conozcan en el<br />

país de origen”. En casa Curmei están todos contentos por su<br />

ítalo-moldava, felices como las mamás y papás italianos que,<br />

en Salso, llamaban patrono a Enzo Mirigliani, reconociéndo-<br />

les poderes milagrosos.<br />

Una última curiosidad: ¿es el atractivo italiano o tu objeti-<br />

va belleza lo que determina tu éxito con los hombre?<br />

“Pero...¿Quién dice que tengo éxito con los hombres?”<br />

ITALIAN SyLE<br />

De Alessia Licata<br />

Cuando se dice Made in Italy se piensa en la comida, en el<br />

vino, en la artesanía de cerámica o vidrio, en las gafas de sol<br />

y en la marro<strong>qui</strong>nería, pero, sobre todo, en la moda. Lo con-<br />

firman los éxitos recientes de los couturieres italianos en las<br />

última pasarelas parisinas. De hecho, el estro y la creatividad<br />

italiana son el segreto del éxito de las más importantes mai-<br />

son de todo el mundo. Stefano Pilati en las vértices de la Yves<br />

Saint Laurent, Riccardo Tisci estilista de Givenchy, Antonio<br />

Marras director artístico de Kenzo, hasta las recientes ad<strong>qui</strong>-<br />

siciones de Marco Zanini para Rochas y Rodolfo Paglialunga<br />

para Vionnet, no son sino los ejemplo más brillantes.<br />

Ya en la Edad Media Italia destacaba por la producción textil<br />

de lujo y abastecía a los más importantes reales de Europa.<br />

La seda de Como, el brocado de Venecia, la lana de Florencia,<br />

que en el pasado remitían al estilo, al encanto y a la elegancia<br />

italiana con el tiempo se han convertido en las creaciones de<br />

los grandes estilistas como Valentino, Armani, Versace, Fen-<br />

di. La tradición de la industria artesanal se ha transmitido a<br />

través de las generaciones, mejorando en el tiempo capaci-<br />

dades y calidades y encontrando las modernas innovaciones.<br />

En 1949 las hermanas Fontana realizaron el traje de novia de<br />

Linda Christian para su boda con Tyrone Power y siempre en<br />

esos años la revista estadounidense Harper’s Bazzar dedicó<br />

amplio espacio a los trajes de Emilio Pucci.<br />

El primer desfile italiano fue organizado en Florencia en 1951<br />

por el marqués Giovanni Battista Giorgini, que, habiendo in-<br />

tuido las potencialidades de las sastrerías italianas, decidió<br />

invitar al evento a compradores americanos y a representan-<br />

tes de la prensa internacional. Desfilaron las creaciones de<br />

las hermanas Fontana, Pucci, Simonetta, Jole Veneziani, Ca-<br />

rosa, Schuberth, Germana Marucelli y Fagiani y fue un éxito.<br />

La creatividad, la fineza de los materiales y los precios com-<br />

petitivos impresionaron al público, desplazando la atención<br />

de la moda francesa a la moda italiana.<br />

Desde entonces, los trajes italianos son elegidos por perso-<br />

najes famosos de todo el mundo, que encuentran en la moda<br />

italiana un estilo único, elegante y refinado. Es el caso de Mi-<br />

chelle Obama, que se reconoce en la firma de Moschino o de<br />

Hillary Clintosn que ama vestir jerséis Cruciali.<br />

Tampoco “El diablo viste de Prada” y el gran cine se han re-<br />

sistido a la moda italiana. En la superproducción “Australia”,<br />

Nicole Kidman lleva vestidos de Prada y zapatos de Salvato-<br />

re Ferragamo. Pero el atractivo de la marca italiana contagia<br />

también a las películas que cuentan historias más cercanas<br />

a la vida de cada día. Es el caso de (Ethic) que, después de<br />

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firmar los vestidos de Kelli Lang en el famoso culebrón<br />

Beautifull para la pequeña pantalla, ha vestido el plató de<br />

“Questo Piccolo Grande Amore” de Riccardo Donna, “Il mio<br />

miglior nemico” de Carlo Verdone y “La finestra di fronte”<br />

di Ferzan Ozpetek, mientras se están rodando todavía “Tu-<br />

tto l’amore del mondo”,”Io loro e Lara” de Verdone, “Amo-<br />

re 14” de Muccino, “Scusa ma ti voglio sposare” con Raul<br />

Bova, “Meno male che ci sei” con Claudia Gerini y “ Angeli e<br />

diamanti “ con Vittoria Belvedere.<br />

También Julia Roberts, en Italia para rodar su última pelícu-<br />

la, ha elegido los famosos paréntesis de (Ethic), ya entrados<br />

en el universo de muchas jovencísimas fashion victim.<br />

Marca de éxito en el escenario internacional de la moda fe-<br />

menina, antes de ser una etiqueta, (Ethis) es una elección<br />

moral, la de vestir dirigiendo la atención al concepto de de-<br />

sarrollo sostenible. Tejidos y colorantes naturales y empleo<br />

de pieles derivadas del ciclo alimenticio son, de hecho, la<br />

directa consecuencia del apoyo que (Ethic) ofrece desde<br />

siempre a las campañas ambientalistas.<br />

Desde hace unos años, la marca representa en el mercado<br />

también a la línea Emma, dedicada a las niñas y cuyas ga-<br />

nancias se han destinado parcialmente a instituciones dedi-<br />

cadas al cuidado de los menores.<br />

Gracias a su eclectismo, la marca ha conseguido entrar en<br />

diversos mercados, exportando una manera de vestir “a la<br />

italiana” reconocible en todo el mundo, colocándose entre<br />

los brand que han hecho del “bajo coste” una auténtica fi-<br />

losofía.<br />

Ya presente en Italia con 45 tiendas, ha obtenido en pocos<br />

años resultados realmente sorprendentes llegando oficial-<br />

mente también al extranjero, donde se encuentra en Espa-<br />

ña, Francia, Alemania, Rusia, China y Canadá.<br />

“El producto italiano se reconoce inmediatamente por el<br />

cuidado de los remates y por la elección de los materiales.<br />

– declara Ivano Piccirilli, alma de la marca y presidente de<br />

la soiedad Ies, <strong>qui</strong>en, adelantando con orgullo las próximas<br />

aperturas en París, en China y en Japón, subraya que – una<br />

expansión hacia el extranjero tan triunfadora es la prueba<br />

fehaciente de que el producto italiano sigue siendo apre-<br />

ciado, a pesar de la crisis y la competencia, porque es el<br />

resultado de una cultura atávica de la costura que todo el<br />

mundo nos envidia”.<br />

Connotar un traje con el sello Made in Italy representa,<br />

pues, la capacidad de nuestro país de conjugar en un dolo<br />

producto calidad de la materia y dimensión estética. Hoy<br />

en día la moda italiana cubre todos los segmentos del mer-<br />

cado, desde la haute couture al prêt-à-porter, desde lo pro-<br />

gramado al fast fashion, haciendo ase<strong>qui</strong>ble su estilo real-<br />

mente a todo el mundo.<br />

LAS INSTITUCIONES ENTRAN EN JUEGO<br />

PARA TUTELAR UNA DE LAS ACTIVIDADES<br />

PRIMARIAS DE SICILIA.<br />

Entrevista al Consejero Regional Bufardeci sobre el sector de<br />

la pesca, fuente histórica de alimentación para los habitantes<br />

de la isla desde los primeros asentamientos humanos<br />

Consejero Bufardeci, ¿cuáles son en su opinión los ele-<br />

mentos favorables y las potencialidades de las cuales es<br />

posible partir para darle relevancia a un sector estratégi-<br />

co como el de la pesca en Sicilia?<br />

«Yo creo que tenemos que trabajar de tal manera que Sici-<br />

lia consiga renovar su patrimonio, no sólo económico sino<br />

también social y cultural, que deriva de la relación con el<br />

mar. La pesca puede volver a ser un sector impulsor, pero<br />

no será simple porque se necesita afrontar y deshacer nu-<br />

dos estructurales».<br />

¿Cuáles son las estrategias y las medidas que la Región<br />

desarrollará en un futuro inmediato para dar competiti-<br />

vidad al sector?<br />

«En primer lugar está siempre el respeto del mar y de su<br />

ecosistema. Tal vez puede parecer imposible armonizar<br />

este imperativo categórico con el impulso de la pesca como<br />

actividad económica, pero una pesca sostenible protege<br />

las especies marinas, eleva la rentabilidad de los operado-<br />

res del sector y crea las premisas para consolidar el sector.<br />

Además, enfocando sobre la integración de las micro reali-<br />

dades territoriales es posible realizar iniciativas de altísimo<br />

valor añadido también ligadas al enogastronómico y al tu-<br />

rismo. Es cierto que se trata de una estrategia a largo pla-<br />

zo, mientras hoy es necesario atajar la estrecha economía<br />

del día a día y por ello seguiremos las directivas de la Unión<br />

Europea introduciendo las medidas de compensación socio<br />

económicas, necesarias para proteger los niveles ocupacio-<br />

nales».


¿En qué medida es importante la colaboración con los<br />

demás Países del Mediterráneo?<br />

«El mar es un espacio geopolítico abierto por definición.<br />

Dialogar con los países del Mediterráneo es una política ne-<br />

cesaria tanto para proteger nuestra flota como para expor-<br />

tar nuestro know how y nuestras competencias, de modo<br />

que la pesca sea ventajosa también en los países de la fran-<br />

ja sur del Mediterráneo. No hay duda que para garantizar<br />

una pesca sostenible es necesaria una mayor coordinación<br />

entre estados costeros del Mediterráneo y todos sabemos<br />

que nuestro patrimonio pesquero está expuesto a presio-<br />

nes crecientes, ejercidas no sólo por la actividad de pesca<br />

comercial y deportiva, sino también por factores externos<br />

como la contaminación y el cambio climático, sin embar-<br />

go, también la mayor coordinación internacional puede ser<br />

ineficaz si no está acompañada de una auténtica acepta-<br />

ción de responsabilidad por parte de cada estado costero.<br />

En ausencia de una base científica sobre la cual apoyar las<br />

decisiones de gestión, aunque coordinadas a nivel interna-<br />

cional, se corre el riesgo de tomar iniciativas de corto al-<br />

cance, que no abordan de raíz el problema de potenciar los<br />

controles y las limitaciones de la capacidad de las flotillas<br />

de pesca, elementos que son ya necesarios para garantizar<br />

una explotación sostenible».<br />

Estos son retos que Sicilia tiene bien presentes. En estos<br />

años se ha operado activamente para mejorar el cuadro<br />

de conocimiento de la actividad de pesca y su gestión, y<br />

para sostener y reforzar el cuadro de cooperación multi-<br />

lateral. Sin embargo queda mucho todavía por hacer y la<br />

comisión está ahora trabajando para concebir una nueva<br />

propuesta: una propuesta para una reforma de la Política<br />

común de la pesca, que verá la luz antes de finalizar 2012.<br />

¿Cuál será la aportación de Sicilia en ideas y propuestas<br />

a la redacción del Libro Verde de la Unión Europea, el do-<br />

cumento que determinará la política común de la pesca<br />

para los próximos diez años?<br />

«Más que de deber tenemos que hablar de responsabili-<br />

dad. Sicilia representa una cuota determinante del sector<br />

nacional, casi el 40 por ciento del sector productivo italia-<br />

no. Tenemos por lo tanto el deber de dirigir la postura del<br />

gobierno nacional gracias a nuestras competencias y sin<br />

querer imponer, pero compartiendo decisiones que lleva-<br />

rán al relanzamiento del sector. El Libro Verde será la Biblia<br />

de nuestros comportamientos, impondrá sacrificios pero<br />

señala también la posibilidad de un new deal de la industria<br />

pesquera que no se siga enfocando hacia la maximización<br />

del pescado, sino que realice una elección estratégica de<br />

protección ambiental y respeto de la fauna pesquera.Sicilia<br />

y su marina tendrán un papel relevante en la redacción del<br />

Libro Verde de la Unión Europea, un documento que deter-<br />

minará la política común de la pesca para los próximos diez<br />

años y que será vinculante para la política común europea<br />

de la pesca».<br />

La Comisión Europea ha puesto una serie de preguntas,<br />

pidiendo a los estados miembros que formulen sus pro-<br />

pias reflexiones sobre temas de protección ambiental, de<br />

la investigación científica para la repoblación pesquera,<br />

sobre la introducción de sistemas de navegación de bajas<br />

emisiones, sobre la definición de una política industrial<br />

sostenible conjugada con la microrealidad territorial de<br />

carácter familiar y artesanal, que deberán orientarse ha-<br />

cia nichos de altísimo valores añadidos. Recientemente<br />

ha dado una vuelta de tuerca sobre los controles a bordo<br />

de las embarcaciones. El documento aprobado en Bru-<br />

selas, durante la reunión de los ministros de agricultura y<br />

pesca de la Ue, prevé nuevas y más rígidas prescripciones<br />

para el sector, para la seguridad a bordo y para la protec-<br />

ción sanitaria del pescado.<br />

«Estamos satisfechos del trabajo del gobierno nacional,<br />

que ha intentado resistir a muchas de las condiciones pedi-<br />

das y ha conseguido reducir el impacto de algunas medidas<br />

previstas que habrían penalizado excesivamente la realidad<br />

siciliana. La estructura del reglamento en su conjunto pa-<br />

rece adecuada a las exigencias de las medianas empresas<br />

de la cadena agroalimentaria, mientras nuestras industrias<br />

derivadas se cualifican para realidades microempresariales.<br />

Que hay que reservar y proteger. Una de la concesiones<br />

obtenidas gracias a la mediación de la delegación italiana<br />

tiene que ver con los términos temporales para la introduc-<br />

ción del nuevo reglamento, así pues el documento entra en<br />

vigor, pero su aplicación será gradual».<br />

Esta práctica pone las bases para un relanzamiento de las<br />

acciones de modernización de la flota pesquera siciliana.<br />

«La gradación temporal de las medidas consentirá abrir<br />

Worldwide PERCORSI<br />

127<br />

PERCORSI


PERCORSI<br />

PERCORSI 128<br />

Worldwide<br />

una reflexión sobre la programación comunitaria Fep, el<br />

Fondo europeo para la pesca. Hemos llegado a la mitad del<br />

programa y estamos utilizando con óptimos resultados los<br />

recursos del primer trienio, demostrando una gran capaci-<br />

dad de gasto cualificado. En Enero, una vez evaluados los<br />

datos de la primera etapa de programación y financiando<br />

las medidas a la modernización y a la seguridad de nuestra<br />

flota, con una financiación que podría aproximarse a los 10<br />

millones de euros».<br />

El reglamento comunitario prevé el mecanismo de la li-<br />

cencia por puntos. Sobre el modelo de lo que sucede para<br />

el carné de conducir, las inobservancias del reglamento<br />

comunitario comportarán la sustracción de una cuota de<br />

puntos de la licencia, hasta la hipótesis de suspender la<br />

propia licencia. Gracias a la mediación del gobierno, la<br />

aplicación real de las sanciones se suspende a la decisión<br />

de cada Estado individualmente, que tiene por lo tanto la<br />

obligación de adecuarse pero puede decidir la gradación<br />

de las sanciones.<br />

«La administración regional apuesta por relanzar el sector<br />

y será nuestro deber acompañar a los operadores de la ca-<br />

dena a adecuarse a esta reglamentación, a sabiendas de<br />

que el sector no sólo representa un e<strong>qui</strong>librio estratégico<br />

de nuestra economía, sino también una descripción autori-<br />

zada de nuestra cultura y de nuestras tradiciones».<br />

UNA VIDA PARA EL MAR<br />

De Rossella Catalano<br />

La Guardia Costera está empeñada en un trabajo continuo y<br />

constante a favor del mar, activo durante 365 días al año. La<br />

actividad de búsqueda y socorro en mar constituye una de<br />

las delicadas funciones que realiza el Cuerpo de la Guarda<br />

Costera de las Capitanía de puerto. Entrando en detalle, el<br />

puerto de Lampedusa cuenta con una unidad clase 800 y<br />

una unidad clase 300 que realizan un servicio continuo de<br />

guardia 24 horas al día durante 365 días al año, a los que<br />

se añaden un patrullero clase 200 y uno clase 400. todos<br />

instrumentos que pertenecen a la 7ª escuadrilla e intervie-<br />

nen también en los casos de socorro a las embarcaciones<br />

de emigrantes.<br />

«Nuestras unidades navales están preparadas para salir en<br />

tiempos brevísimos y están coordinadas por la sala operati-<br />

va del Ufficio Circondariale Marittimo de Lampedusa.- dice<br />

Antonio Morana, comandante del Circondario - en los casos<br />

operativos, con elevado número de personas en peligro de<br />

vida, el coordinamiento lo lleva la Capitanía de puerto de<br />

Palermo o la Central Operativa de Mando General del cuer-<br />

po de las capitanías de puerto de la Capital. Durante 2009<br />

han sido más de 100 las intervenciones realizadas con unas<br />

2.700 personas salvadas».<br />

La Guardia Costera de Lampedusa actúa no sólo en el<br />

campo del socorro en el mar, sino también en el de la<br />

pesca, del medioambiente y de la seguridad de la nave-<br />

gación. ¿Cómo se desarrolla su actividad?<br />

«El personal militar está empeñado cotidianamente tanto<br />

en la realización de actividades de carácter administrati-<br />

vo com en las propiamente operativas y de control en los<br />

sectores de la pesca, del medioambiente y de la seguridad<br />

de la navegación. En particular, especialmente importan-<br />

tes son las funciones desempeñadas para los trabajadores<br />

del sector de la pesca. Es suficiente pensar en el cuidado<br />

de los procedimientos sumariales para la expedición o la<br />

renovación de permisos de pesca y para la obtención de la<br />

indemnizaciones previstas por el paro definitivo de las uni-<br />

dades de pesca – continúa el comandante. Forman parte<br />

de nuestras actividades también las operaciones de control<br />

de la normativa regional, nacional y comunitaria, tanto en<br />

ámbito marítimo, como de tierra, que tienen la finalidad de<br />

prevenir y en los casos más graves de sancionar las conduc-<br />

tas antijurídicas. También en el campo de la seguridad de<br />

la navegación, la actuación de los hombres de la Guardia<br />

Costera de Lampedusa concierne tanto a actividades admi-<br />

nistrativas, como la expedición de certificados de seguridad<br />

de las unidades de pesca hasta cierto tonelaje y de las em-<br />

barcaciones de recreo, como actividades de control de los<br />

re<strong>qui</strong>sitos técnicos de las misma unidades. De la acepción<br />

amplia de la tutela del ambiente marino forman parte segu-<br />

ramente los controles para averiguar posibles abusos con-<br />

tra el público demanio marítimo, que aumentan de forma<br />

considerable en verano, el control de los desagües ilegales<br />

en el mar y de conductas perjudiciales para los recursos ma-<br />

rinos tutelados por la normativa vigente, entre las cuales se<br />

encuentra el Área Marina de las Islas Pelagie».<br />

En Italia la pesca está reglamentada por diversas nor-


mas. Sin embargo, en las zonas en las que se registra la<br />

presencia de reservas naturales y de áreas marina pro-<br />

tegidas se prevén leyes más rígidas. ¿Cuáles son las que<br />

conciernen al área Protegida de Lampedusa?<br />

«El Área de las Islas Pelagie ha sido instituida con Decreto<br />

del Ministerio del Medioambiente de entonces y de la Tutela<br />

del Territorio del 21.10.02 con el fin de tutelar la flora y la<br />

fauna marina y de la valorización de los recursos biológicos<br />

y geomorfológicos de la zona. Mediante la subdivisión de<br />

las zonas de mar interesadas en tres zonas (A, B, C) se han<br />

previsto vetos y limitaciones de todas las actividades humanas<br />

diferentes, según si nos encontramos en una zona<br />

más bien que en otra. En la zona A, llamada también Reserva<br />

integral, se prohíben, por ejemplo, todas las actividades,<br />

desde la pesca profesional y deportiva, hasta la navegación<br />

y bañarse, con la única excepción para la Isla de los Conejos.<br />

En la zona B, la “reserva general”, se permiten muchas de<br />

las actividades prohibidas en la zona A, pero con determinadas<br />

condiciones. Por ejemplo, la pesca turística y la pesca<br />

deportiva se permiten sólo a los residentes. En la zona C, o<br />

de reserva parcial, finalmente, las prohibiciones se reducen<br />

ulteriormente y aumenta el número de actividades permitidas.<br />

Una actividad total, la del Ufficio Circondariale Marittimo<br />

de Lampedusa, que, sin embargo, se intensifica sobre<br />

todo en verano, cuando la belleza del medioambiente está<br />

más expuesta a conductas lesivas, que podrían dañarla para<br />

siempre».<br />

UN PESCADO AL DíA...<br />

De Gaia Ballo<br />

La batalla contra muchas de las enfermedades crónicodegenerativas<br />

como la hipertensión, la arterosclerosis, las<br />

enfermedades coronarias, el diabetes y hasta el cáncer, se<br />

puede y se debe combatir también en la mesa.<br />

Eso no significa obligarse a una suerte de ascetismo alimenticio.<br />

De hecho, los aliados de la salud pueden ser verdaderas<br />

delicias para el paladar. Entre éstas, el puesto de honor lo<br />

ocupa sin duda el pescado azul.<br />

Las tres especies más pescadas son los boquerones, las<br />

sardinas y la caballa, el llamado “pescado pobre” de nuestros<br />

mares, sin embargo muy rico desde el punto de vista<br />

nutricional. El pescado azul contiene grasas animales parecidas<br />

a las vegetales, caracterizadas fundamentalmente<br />

por compuestos “insaturados”, en particular los de la serie<br />

omega-3, importantes para el desarrollo cerebral y protectores<br />

de corazón y arterias.<br />

No tienen esta prerrogativa las grasas de los animales terrestres,<br />

más ricos de compuestos “saturados” que, por<br />

el contrario, si se consumen en exceso, pueden facilitar la<br />

aparición de algunas enfermedades.<br />

Los omega-3 se encuentran en todos los pescados en cantidades<br />

variables, pero su contenido en el pescado azul es<br />

uno de los más elevados.<br />

Una dieta sana debe prever pescado rico de omega-3 por lo<br />

menos 2 veces a la semana.<br />

En los Niveles de Asunción Recomendados de Energía y<br />

Nutrientes para la población italiana, la Sociedad Italiana<br />

de Nutrición ha incluido un nivel mínimo de ácido grasos<br />

poliinsaturados de la serie omega-3 para el adulto, e<strong>qui</strong>valente<br />

al 0.5% de las calorías totales diarias.<br />

El porcentaje se dobla en un individuo que ya sufre una patología<br />

y aumenta en los neonatos y en los niños, puesto<br />

que diversos estudios han demostrado que los que se nutren<br />

de leche enriquecida muestran un desarrollo neurológico<br />

mejor.<br />

Es importante, por lo tanto, por parte de nosotros, los médicos<br />

nutricionistas, promocionar el consumo del pescado<br />

como alimento alternativo a otros alimentos proteicos,<br />

como queso, huevos y carne y, en particular, promocionar<br />

el consumo de pescado azul que -algo que no hay que subestimar-<br />

por sus características organolépticas es adecuado<br />

para satisfacer las exigencias de toda la familia, desde los<br />

más pequeños a los más ancianos.<br />

Cuidado, de todas formas, con no caer en la trampa de la<br />

fritura, delicia para el paladar, pero menos favorable para<br />

la salud.<br />

Freír el pescado, de hecho, comporta una marcada desnaturación<br />

de los omega-3, por lo tanto, para mantener<br />

intacto este elixir se aconseja recurrir a otros métodos de<br />

preparación.<br />

Un buen pescado y una buena receta: ¡buena salud!


P<br />

PERCORSI<br />

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“Chi guarda l’oro non pensa mai che c’è gente che muore in miniera”


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2009-2010<br />

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