il gen. ca nino di paolo nuovo comandante in seconda della guardia ...

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nia mia moglie con i due bambini e la madre, con un aereo ad elica con un volo da Verona a Roma e da Roma a Catania: andai a prenderli con la mia macchina, perché se avessero preso il treno avrebbero impiegato almeno cinque ore, in quanto il treno raggiungeva prima Siracusa, poi Avola e Modica e, infine, Ragusa. Con la macchina, invece si impiegava poco più di un’ora, passando per Francofonte, Vizzini, Chiaromonte Gulfi, e percorrendo una strada provinciale a schiena d’asino. Durante il percorso fummo allietati dal profumo delle zagare e da una breve sosta in una pasticceria, dove gustammo un mega-arancino farcito, che non ho mai più trovato così buono. Vizzini ci apparve in tutta la sua bellezza con la sua particolare panoramica visione dall’alto. Arrivando a Ragusa, passando per Ragusa-Ibla, prendemmo alloggio nella abitazione, e attendendo l’arrivo del vagone ferroviario, che portò il suo carico con qualche immancabile rottura di vasellame e stoviglie, che era scontata. Intanto io avevo visitato tutti i miei comandi dipendenti alla sede ed anche lungo il litorale, iniziando dal distaccamento di Portulisse (ove giunsi inaspettato, per cui il giovane sottufficiale comandante mi aveva lasciato sotto la cartella il solito messaggio per i superiori di passaggio, in cui mi diceva: ”mare forza sette (per dirmi che non potevano avere luogo sbarchi di merce di contrabbando), io a Pachino”, che era la cittadina più vicina all’isolato distaccamento. Con un militare visitai il vecchio porto dove avevano attraccato anche navi romane e fenicie, a giudicare dalle capaci banchine e dalle bitte scavate nella roccia; passando poi a visitare la postazione dalla quale i nostri finanzieri tentarono di contrastare lo sbarco in Sicilia delle truppe alleate, sacrificando eroicamente la loro vita (come poi ha raccontato dettagliatamente in altro numero di questo Periodico il Generale Espedito Finizio con un ampio servizio). Risalendo la costa visitai poi la Tenenza di Pozzallo, con il suo importante porto per pescherecci, la brigata di Modica, la brigata di Marina di Ragusa (con la spiaggia per i ragusani), le brigate di Comiso (che aveva dato i natali al nostro Comandante Generale Raffaele Pelligra) e di Vittoria (città originaria del collega Silvio Contini), la brigata di Scoglitti sul mare e, infine, il distaccamento di Casa Serra, oltre la bella spiaggia dell’antica Santa Croce Camerina e al confine con Gela (nome che ricordava l’origine greca per la nota fertilità della terra). Quest’ultimo distaccamento mi colpì molto per le eccezionali coltivazioni, che lo circondavano: trovavasi, infatti, in mezzo ad una vasta coltivazione di primaticci (vidi per la prima volta in gennaio piante di pomodori di circa due metri, che si alimentavano con acqua sorgiva o prelevata da pozzi; piante ben allineate sotto coperture realizzate con una plastica grezza, prodotta dalla Società ragusana A.B.C.D. (Asfalti, Bitumi, Cementi e Derivati). Mi spiegarono che i pomodori e le altre primizie venivano portati quotidianamente ai più importanti mercati nazionali, anche usufruendo del vecchio aeroporto di Comiso, e normalmente con camion traghettati quotidianamente nello stretto di Messina. I nostri militari erano alloggiati in una parte di un grande fabbricato rurale, divisa in quattro parti per l’Ufficio, la cucina, il dormitorio e la mensa; mentre nella rimanente parte alloggiavano gli agricoltori. Essi erano considerati dai tanti coltivatori delle Serre anche come polizia di sicurezza a protezione delle loro persone e delle loro culture, oltre che per la loro funzione principale di contrasto al contrabbando perpetrato lungo la costa, con caffè crudo e raramente con sigarette di contrabbando. Con il Comandante Emilio Trari ci dividemmo i compiti operativi e amministrativi; Lui attendeva prevalentemente alla cura del personale (era un buono e, non avendo avuto figli, trattava tutti i finanzieri come se fossero suoi figli ed essi gli volevano molto bene e si comportavano bene); io curavo la parte operativa e fu proprio a Ragusa che, per caso, iniziai a produrre testi utili per l’esecuzione dei controlli da parte dei comandi dipendenti, che non disponevano degli strumenti e dei testi necessari e aggiornati per una corretta attività di verbalizzazione dei rilievi con le aliquote corrispondenti agli anni oggetto delle verifiche e alle attività commerciali controllate. Mi chiederete perché venne l’idea di una pubblicazione operativa: in sede di controllo dei processi verbali compilati dai comandi dipendenti – in attuazione del compito di revisione allora previsto per il primo Ufficiale Comandante prima di inoltrarli al competente Ufficio dell’Intendenza di Finanza - notai che veniva spesso considerata applicabile solo l’aliquota IGE normale e non quella corrispondente al prodotto (agricolo) oggetto dell’attività controllata, senza tener conto anche di eventuali variazioni di aliquote verificatesi nel quinquennio oggetto di controllo. Dai Comandanti delle Brigate mi fu risposto che non avevano mai avuto rilievi dalla Intendenza di finanza e che comunque non avevano la possibilità di acquistare ogni anno i Manuali dell’IGE del Giorgis o del Mandò, che riportavano la evoluzione delle aliquote per diversità di prodotti. Predisposi prima una serie di schede per prodotti soggetti ad aliquote diverse, indicando le eventuali variazioni nel periodo di cinque anni; distribuii le schede a tutti i Comandi dipendenti, che accolsero di buon grado l’iniziativa e mi suggerirono l’idea di farne una pubblicazione. Fu così che nacque la mia prima pubblicazione sulle “Aliquote IGE nell’ultimo quinquennio “, edita dalla Casa Editrice Pirola di Milano. A dire la verità mandai le bozze a Milano al collega Angelo Faraò per una eventuale pubblicazione su Riviste specializzate -per ottenere estratti da distribuire gratuitamente ai miei dipendenti - ed invece l’allora Colonnello Felice Vita, superiore di Faraò, appena vide le bozze mi suggerì alcune integrazioni per una edizione speciale a cura della suddetta Casa editrice, che l’anno successivo pubblicò - sempre per interessamento del Colonnello Vita - un’altra pubblicazione sulle Imprese artigiane, che ebbe molte edizioni successive. Scusatemi questa divagazione,ma intendevo anche richiamare alla memoria dei tanti soci, che l’hanno conosciuto, il Generale Felice Vita, nobile figura di Ufficiale a suo tempo conosciuto anche attraverso le sue varie pubblicazioni pratiche per facili- 16 Fiamme Gialle 9 / 2008
tare la compilazione delle varie informative di polizia tributaria. Quanti hanno avuto la fortuna di conoscerLo in servizio ricorderanno la sua preparazione e la sua cordialità nell’istruire i dipendenti ad eseguire correttamente i servizi di istituto. Ritornando all’attività anticontrabbando lungo il litorale ragusano, in quel periodo l’azione di contrasto riguardava prevalentemente lo sbarco di caffè crudo (destinato prevalentemente a torrefazioni siciliane), che alcuni pescherecci contrabbandieri rilevavano a Malta di giorno, e trasportavano a notte inoltrata nascondendosi fra i tanti pescherecci che curavano la pesca fra Malta e le coste meridionali della Sicilia; appena avevano notizia via radio che i nostri scarsi mezzi navali vigilavano la costa siracusana, i pescherecci sbarcavano il carico sulla costa ragusana e viceversa se i mezzi navali risultavano lungo la costa ragusana. Pertanto era necessaria una vigilanza notturna lungo le coste di competenza per bloccare l’illecito traffico di caffè, che peraltro allora non costituiva illecito penale. In uno dei tanti risultati di servizio lungo la costa di Scoglitti, fu sequestrato tuttavia un notevole numero di sacchi; nella circostanza fu attivata una ricognizione e risultò che in una caletta vicina era ormeggiato un piccolo peschereccio, che aveva sul pianale di prua un numero considerevole di chicchi di caffè crudo; il peschereccio era custodito da un anziano e minuto pescatore che si qualificò col nome di “Vincenzino”. Interrogato al riguardo dei suddetti chicchi, rispose con semplicità e sicurezza che ”un altro peschereccio aveva scaricato i sacchi di caffè e che andandosene al largo - per dispetto - aveva lanciato una manciata di chicchi di caffè sul suo peschereccio, per cui lui era innocente. Peraltro non poteva dare indicazioni per identificare quel peschereccio, perché tutto era avvenuto in tempo di notte” Ma quanto tempo sono rimasto a Ragusa? Dal 1963 al 1965, perchè alla fine del 1964 ebbi il piacere e l’onore di frequentare il primo corso di polizia tributaria attivato dalla Scuola di polizia tributaria nella Caserma di Viale XXI Aprile, partecipando anche alla cerimonia inaugurale della Scuola nel Salone d’onore attualmente intestato al Colonnello Granata; e subito dopo fui trasferito al Comando della Compagnia di Tarvisio, per sostituire l’allora capitano Carlo Valentino, assegnato a Predazzo per assumere il Comando della Scuola Alpina. Lasciai, quindi, la Sicilia prima della prevista più lunga permanenza, soddisfatto per quello che avevo prodotto e per le esperienze acquisite, ma anche con qualche rimpianto, anche per non aver avuto la possibilità di visitarla compiutamente, tranne Messina, Catania, Randazzo e Taormina, Canicattì e Piazza Armerina, ed anche Agrigento fermandomi anche a Licata, dove risultavano in elenco tanti omonimi Santamaria: chissà,forse nel passato i miei progenitori raggiunsero la Puglia, provenienti dalla Sicilia! Solo successivamente visitai la bella Palermo: una prima volta quando accompagnai il Comandante in Seconda, il Generale Angelo Dus, per una cerimonia triste riguardante un incidente automobilistico capitato a due giovani alfisti nella zona di Mondello; ed una seconda volta quando accompagnai un Corso superiore di Polizia tributaria, in qualità di Comandante della Scuola, in visita a Catanzaro, a Reggio Calabria per visitare i Bronzi di Riace, a Catania e a Palermo per una diretta attenzione ai servizi antimafia. L’amico Antonino Rametta, però, ancora mi aspetta a Palermo per un giro dell’Isola, e chissà che non gli faccia una sorpresa, anche per ricordare i bei tempi passati assieme nella bella Napoli. Tommaso Santamaria 2008, Chiesa barocca di S. Giorgio a Ragusa Ibla. Fiamme Gialle 9 / 2008 17
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