n. 1 periodico quadrimestrale di cultura della montagna parco

A DAMELLO BRENT
A
ANNO 12 - N. 1
PARCO
PERIODICO QUADRIMESTRALE DI CULTURA DELLA MONTAGNA
Poste ItalIane sPa - tariffa Pagata - Pubblicità diretta non indirizzata sMa ne/tn0137/2007 del 08/03/2007
APRILE 2008

“...Scopo dei parchi è la tutela delle caratteristiche
naturali e ambientali, la promozione dello
studio scientifico e l’uso sociale dei beni ambientali...”
(art. 1 della legge Prov.le n° 18/1988,
istitutiva dei parchi naturali trentini)
1
3
9
11
16
16
18
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24
25
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AA AA
ANNO 12 - N. 1
PERIODICO QUADRIMESTRALE DI CULTURA DELLA MONTAGNA
Poste ItalIane sPa - tariffa Pagata - Pubblicità diretta non indirizzata sMa ne/tn0137/2007 del 08/03/2007
DAMELLO DAMELLO BRENT BRENT
PARCO
I vent’anni del Parco
di Claudio Ferrari
ADAMELLO BRENTA
PARCO
Sommario n. 1 - Aprile 2008
2007: Un anno di progetti e attività
di Claudio Ferrari
Un Parco fossil-free
di Massimo Corradi e Ilaria Rigatti
Parco Adamello Brenta
Sede dell’Ente - Via Nazionale, 24
38080 Strembo (TN)
tel. 0465.806666 - fax 0465.806699
Sito internet: www.pnab.it - Posta elettronica: info@pnab.it
Come ricevere
questa rivista
Il periodico è inviato gratuitamente
a tutte le famiglie dei Comuni del Parco,
agli enti, alle associazioni e ai collaboratori.
Sottoscrivendo un abbonamento
di Euro 8,00 da versare sul c.c. postale
n. 15351380 (specificando la causale
del versamento) intestato a:
Parco Naturale Adamello Brenta
via Nazionale, 24
38080 Strembo (Trento)
Ermanno Salvaterra: ambasciatore del Parco in Patagonia
di Alberta Voltolini
La “natura selvaggia” conquista lo schermo
di Roberto Bombarda
“QUALITÀ PARCO”: attestata la prima struttura tipica
di Catia Hvala
Il corvo imperiale, signore delle crode
di Gilbero Volcan
Dalla roccia la vita: il raponzolo di roccia
di Giuliana Pincelli
On line il nuovo sito web del Parco
di Flavio Periotto
Una ricchezza nascosta: l’humus
di Elisa Cattani
Cervo e capriolo: due specie da conoscere e conservare
di Roberta Chirichella e Stefano Liccioli
Parola di Parco
a cura di Alberta Voltolini
APRILE 2008
Adamello Brenta Parco
quadrimestrale
del Parco Adamello Brenta
Autorizzazione del Tribunale di Trento
n. 670 Aprile 1997
Redazione e Amministrazione:
via Nazionale, 24 - 38080 Strembo (TN)
tel. 0465.806666
Direttore responsabile
Sergio Franceschinelli
Comitato di Redazione
Roberto Bombarda
Matteo Ciaghi
Claudio Ferrari
Sergio Franceschinelli
Lorena Iob
Donata Sartori
Alberta Voltolini
Antonello Zulberti
Hanno collaborato a questo numero
Alessandro Beltrami, Elisa Cattani,
Roberta Chirichella, Massimo Corradi,
Catia Hvala, Stefano Liccioli, Mirko Masè,
Flavio Periotto, Giuliana Pincelli,
Ilaria Rigatti, Fabio Salvadei,
Ermanno Salvaterra, Gilberto Volcan
Fotografie di:
Arch. Parco Adamello Brenta
A. Toffaletti, pag. 1; Turcatti, pag. 32;
G. Volcan, pag. 21; E. Bollasina, pag. 23;
T. Martini, pag. 24; E. Cattani, pag. 28;
Campora-Carrara, pagg. 29, 30.
E. Salvaterra, pagg. 12, 13, 14, 15, 16, 23
R. Bombarda, pagg. 17, 18
M. Mendi, pagg. 20
Archivio Cea, pagg. 26, 27
La foto di copertina:
Il Monte Peller a primavera
(Foto T. Martini)
Progetto grafico
Studio Grassi&Associati
Alberto Marangoni
Impaginazione e stampa:
Litografia EFFE e ERRE
38100 Trento, Via Brennero 169/17
Tel. 0461 821356

Il 23, 24 e 25 maggio 2008 tre
giorni di festa all’insegna dell’incontro
tra il Parco e la sua
gente
Dalla promulgazione della legge
istitutiva nel 1988 agli anni
della difficile affermazione
e delle tensioni che esplodono
nel 1996, l’anno che le cronache
ricordano come quello della
contestazione. Poi la ricerca del
dialogo e la progressiva accettazione.
Infine, con l’approvazione
del “Piano del Parco” nel
1999, l’avvio di una nuova fase
che si traduce in un intenso programma
di iniziative e progetti
che portano il Parco a diventare
un soggetto autorevole, riconosciuto
come tutore dell’ambiente
e, in sinergia con il territorio
di riferimento, prim’attore di una
nuova idea di sviluppo del territorio
all’insegna della sostenibilità.
Quella del Parco Naturale
Adamello Brenta è, dal punto
di vista operativo, una storia recente
ma, da un punto di vista
ideale, affonda le sue radici in
un passato più lontano, all’inizio
del 1900, quando autorevoli
ambientalisti e personalità del
mondo della cultura compresero,
per primi, che le perle naturalistiche
della Val di Tovel e
della Val Genova, ma anche gli
ultimi esemplari di orso presenti
nelle valli del Gruppo di Brenta,
avevano bisogno, per conservare
le loro caratteristiche, di
ADAMELLO BRENTA
I vENT’ANNI DEL PARCO
di Claudio Ferrari – direttore Pnab
essere protetti e tutelati. L’indubbio
valore ambientale e la
varietà naturalistica del Brenta
e dell’Adamello, secondo i sostenitori
della nuova area protetta,
giustificavano l’istituzione di
un parco i cui confini, nel 1967,
vennero inseriti nel primo Piano
urbanistico del Trentino, eleggendo
il nostro Parco, insieme
a quello di Paneveggio, a primo
parco regionale italiano.
Questa storia, che si lega, a doppio
filo, con la storia dei 39 comuni
e delle valli del Parco (Val
Rendena, Giudicarie Centrali,
Giudicarie Esteriori, Valle del
1
Chiese, Andalo-Molveno, Val
di Non e Val di Sole), è storia
di un Ente giovane e dinamico,
non calato dall’alto, ma partecipato
dal territorio, è storia di una
nuova cultura ambientale, oggi
condivisa da un numero sempre
maggiore di persone. Una storia,
della quale i comuni sono stati
protagonisti. Una storia importante,
dunque, di cui andiamo orgogliosi
e che vogliamo celebrare
con tre giorni di festa, eventi,
iniziative e attività, che non intendono
essere auto-celebrativi,
ma all’insegna dell’incontro tra
il Parco e la sua gente.

ADAMELLO BRENTA
VERSO I VENT’aNNI:
PaRLa aL PaRCO!
Nel mese di maggio 2008 il Parco compirà vent’anni
dalla sua fondazione e, come ogni compleanno im-
portante, questa è l’occasione per ripensare alla
strada fatta e a quella che si deve ancora fare.
In quest’anniversario importante il Parco ha biso-
gno della tua voce: delle tue parole, dei tuoi pensieri e delle tue criti-
che. È importante che coloro che nel territorio del Parco vivono ormai
da vent’anni ci aiutino a capire, riordinare, riflettere, proporre.
Per questo il Parco ti chiede, se lo desideri, di partecipare a una o ad en-
trambe le iniziative che vengono proposte di seguito. Per te sarà un lavo-
ro di pochi minuti che ti darà la soddisfazione di dire ciò che pensi, per
noi un’opportunità importante per capire se la direzione presa è quella
giusta e per “aggiustare il tiro” delle nostre azioni; per te e per noi sarà
l’opportunità per conoscerci meglio e portare avanti un percorso di av-
vicinamento tra ente e popolazione.
INIZIaTIVa N 1: Il Parco in cinque parole.
Mandaci 5 parole che associ al Parco e al suo territorio, che descrivano la tua visione di esso. Puoi inviarle
tramite sms (335 5328136), e-mail (5parole@pnab.it) oppure per posta all’indirizzo: Parco Naturale
Adamello Brenta, via Nazionale 24, 38080 Strembo. Le parole ricevute saranno pubblicate sul
numero speciale della rivista che uscirà in occasione del ventennale, come un mare di significati che dipingeranno
il Parco.
INIZIaTIVa N 2: Un’idea per il Parco del futuro.
Inviaci un messaggio (massimo dieci righe - seicento battute) contenente la tua proposta per il Parco che
costruiremo assieme. Puoi inviarla tramite sms (335 5328136), e-mail (unidea@pnab.it) oppure per posta
all’indirizzo: Parco Naturale Adamello Brenta, via Nazionale 24, 38080 Strembo.
La proposta migliore sarà premiata nel corso dei festeggiamenti per il ventennale dell’area protetta.
2

Nel corso del 2007 il Parco Naturale
Adamello Brenta ha raggiunto
due importanti traguardi
per quanto riguarda la pianificazione.
Ci riferiamo alla conclusione
del percorso che ha portato
all’approvazione della revisione
del Piano faunistico e all’adozione,
da parte del Comitato di gestione
del Parco Naturale Adamello
Brenta, della seconda
Variante 2007 al Piano di Parco
approvato nel 1999. La Variante,
con le relative norme di attuazione,
prosegue ora il suo iter che
prevede l’esame e l’approvazione
da parte della Giunta provinciale.
Durante tutto l’anno sono
inoltre proseguiti i progetti e le
iniziative che vanno nella direzione
di attuare un Parco quale
Ente preposto alla salvaguardia
ambientale, ma anche quale soggetto
promotore di uno sviluppo
sostenibile del territorio. Del-
ADAMELLO BRENTA
2007: UN ANNO DI
PROGETTI E ATTIvITÀ
di Claudio Ferrari – direttore Pnab
l’operatività del Parco nel 2007
informiamo, in modo sintetico,
nelle pagine seguenti.
Carta Europea del Turismo
Sostenibile
Nel 2007 è
proseguito il
percorso di
attuazione
dei 65 progetti
contenuti nella Carta
Europea del Turismo Sostenibile
e ideati in concertazione
con i vari soggetti territoriali,
secondo il piano di lavoro che
si concluderà nel 2010. In particolare
il progetto “Dolomiti di
Brenta Bike” ha registrato un
importante passo in avanti con
il collaudo del percorso avvenuto
nel mese di agosto 2007.
La promozione dell’itinerario
per i bikers e i cicloturisti è iniziata
nel 2008.
3
INFORMAZIONE CONVALIDATA
N. Registro IT-000576
Registrazione Emas
Dopo l’ottenimento della registrazione
ambientale comunitaria
Emas (Eco management and audit
scheme), avvenuto a dicembre
2006 con validità fino al 2009, si è
proseguito, nel 2007, con l’attuazione
delle misure operative finalizzate
a raggiungere i traguardi
di miglioramento ambientale fissati.
All’inizio di ogni anno viene
divulgato l’aggiornamento delle
informazioni ambientali relativo
all’anno precedente. L’aggiornamento
è annualmente sottoposto
a verifica e convalida da parte
dell’Ente certificatore DNV.
Il Piano faunistico
Il nuovo Piano faunistico, la cui
redazione era iniziata nel 2004,
ha concluso il suo iter di approvazione
ed è stato ufficialmente
adottato dalla Giunta provinciale
il 16 novembre 2007. Il Piano
faunistico non si riferisce solamente
allo status delle popola-

A
interamente dedicato al
alla Giunta Provinciale
ordare che in Trentino e
di straordinario valore,
ovunque.
solamente un “atto doimportante
“momento”
area e individuare delle
nsapevolezza che il Parte,
ma allo stesso tempo
roblematiche di conserocioeconomici
connessi
n “unico obiettivo”, per
rato. La pianifi cazione
uò prescindere dall’inni
che l’ambito sociale
ante tutelare in modo rimbientali
è sicuramente
e nel dare in mano a chi
se per approfondire tutti
ivi della conservazione,
ici e a quelli normativi,
damentali, senza i quali
mai in azione concreta.
nte dedicare un numero
ipali contenuti, affi nché
Piano Faunistico è stato
ni, a partire dalla fondaruire
e consolidare, fi no
Brenta
ate senza legno. Certifi cata ISO 14001,
rime e impiega prevalentemente cellulose
o prodotte in ambiente neutro senza acidi
A DAMELLO BRENT
A
PIANO FAUNISTICO
2007
Speciale
zioni presenti, ma contiene anche
le misure di conservazione per le
varie specie faunistiche presenti
nel Parco. Tali misure comprendono
azioni individuate da ordini
di priorità diverse, mirate alla
conservazione diretta ed indiretta
delle singole specie, allo studio e
monitoraggio delle popolazioni e
alle attività di comunicazione.
La variante al Piano di Parco
Il 19 dicembre 2007 il Comitato
di gestione del Parco Naturale
Adamello Brenta ha adottato
la seconda Variante 2007 al Piano
di Parco approvato nel 1999.
La Variante è principalmente finalizzata
alla semplificazione, alla
correzione degli errori materiali
e alla migliore formulazione giuridica
delle norme risultate di difficile
applicazione nel corso dei primi
anni di attuazione del Piano.
La Variante, con le relative norme
di attuazione, prosegue il suo
iter, passando ora alla valutazione
da parte della Giunta provinciale.
Piano di interpretazione ambientale
Lo scorso anno è stato predisposto
il Piano di Interpretazione Ambientale
(PIA), strumento piani-
ADAMELLO BRENTA
ficatorio che intende ordinare il
complesso delle attività di interpretazione
ambientale del Parco
in uno schema in cui siano definiti
chiaramente le finalità generali,
gli obbiettivi specifici e i metodi
scelti per conseguirli. Il PIA,
in concreto, definisce le strategie
di indirizzo da applicare nei prossimi
anni in merito alle attività di
interpretazione ambientale individuate
nelle tre macroaree: strutture,
attività didattico-culturali e
comunicazione.
Disciplina e tutela – Pareri
emessi
89: i pareri formulati dagli uffici
tecnico e ambientale del Parco
su progetti in corso e inoltrati
al Servizio urbanistica e tutela
del paesaggio.
11: i pareri espressi per il Servizio
Strade di importanza turistica, non forestali
4
conservazione della natura e valorizzazione
ambientale e l’Agenzia
provinciale per la protezione
dell’ambiente, in riferimento alla
valutazione di incidenza di progetti
che ricadono nei siti di importanza
comunitaria, ovvero in
tutta l’area del Parco.
Interventi di valorizzazione del
territorio e delle strutture
Il Parco ha curato la manutenzione
ordinaria (pulizia canalette,
sistemazioni puntuali della
pavimentazione, sfalcio delle
banchine e delle scarpate nonché
taglio delle ramaglie nei tratti
ove ritenuto necessario, ecc...)
delle strade e parcheggi elencate
sotto.
Sentieri
90 km: i sentieri complessivamente
manutentati nel 2007.
Strada di accesso al parcheggio Bissina in Val di Daone
Strada della Val Genova
Strada della Val Nambrone
dal ponte della Canavaccia fino al bivio per i laghi di Cornisello
Strada di Vallesinella
Strada di Val Brenta – Valagola
Strada della Val Algone
Strada per Malga Arza
Strade forestali di collegamento a rifugi alpini ed escursionistici
Strada della Val di Breguzzo dal parcheggio Pianone al rifugio Trivena
Strada della Val Ambiez fino al rifugio Cacciatore
Strada della Val delle Seghe fino al rifugio Croz dell’Altissimo
Km di sentieri oggetto di manutenzione
Km sentieri manutentati
120
100
80
60
40
20
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Per il secondo anno consecutivo
si è proceduto alla manutenzione
dei sentieri inseriti nelle convenzioni
stipulate con i comuni,
gli enti proprietari e la SAT. La
convenzione prevede la compartecipazione
finanziaria degli enti
proprietari, nell’ordine del 50%,
al fine di potenziare le squadre
degli operai del Parco impegnate
nella manutenzione della rete
sentieristica sulla base di un
programma di interventi triennale.
Fino ad oggi la convenzione
è stata sottoscritta da 15 enti, ma
sono previste altre adesioni nel
corso del 2008. In tre anni si prevede
di aumentare le manutenzioni,
arrivando a circa 180 km
di sentieri sistemati.
Aree di sosta ed altri manufatti
Nel 2007 sono stati eseguiti, in
diretta amministrazione, i seguenti
interventi:
Sfalcio pertinenze di Malga Acquaforte
e costruzione fontanella esterna
Parziale rifacimento dei punti fuoco e
delle staccionate delimitanti la strada
della Val Algone
Recupero opera di presa e realizzazione
nuova fontana per abbeverare
pecore in loc. Fontanelle in C.C. San
Lorenzo in Banale. Nel 2006 è stato
elaborato il progetto esecutivo che
ora è in fase di ottenimento delle varie
autorizzazioni. Sfalcio dintorni di
Malga Asbelz
Manutenzione area circostante il parcheggio
Vallesinella con sfalcio e
nuova alberatura per mascherare il
parcheggio
Fornitura e posa di gruppi arredo da
collocare nell’area del bivacco Termoncello
di proprietà dell’Asuc di
Quetta
Realizzazione di un punto fuoco nei
pressi del rifugio Fontana nel Comune
di Cunevo
Completamento dei gruppi arredo
e delle panche presso l’Area Natura
Rio Bianco a Stenico
Sostituzione dei gruppi arredo fatiscenti
presenti presso il parcheggio
a Bissina
ADAMELLO BRENTA
Interventi straordinari sui sentieri
Gli interventi straordinari sono
stati rivolti principalmente a quei
sentieri inseriti nel programma
triennale maggiormente danneggiati
ed al rifacimento delle passerelle
in legno.
Tra gli interventi straordinari
più significativi di manutenzione
e conservazione del territorio
si rammentano:
5
π Partenza da Stenico
√ L’arrivo dei “collaudatori” a Madonna
di Campiglio

Interventi sulle strutture del
Parco e di recupero ambientale
Sono proseguiti anche nel
2007 gli interventi sulle strutture
del Parco e di recupero
ambientale.
ADAMELLO BRENTA
MANUTENZIONI STRAORDINARIE ESEGUITE NEL 2007
Completameto lavori di manutenzione e conservazione del sentiero Amolacqua
in località Amola, in Val Nambrone, C.C. Giustino II, per renderlo accessibile ai
disabili motori
Completamento lavori di sistemazione del sentiero che dall’abitato di S.Antonio
di Mavignola conduce in Val Nambrone in C.C. Pinzolo
Ripristino sentiero Jon danneggiato a causa di una frana, in C.C. Dorsino
Ripristino opera di presa e realizzazione abbeveratoio per ovini in loc. Fontanelle,
C.C. San Lorenzo in Banale
Recupero del sentiero alternativo alla strada della Val Breguzzo, nel tratto parcheggio
Pianone – Malga Acquaforte
Manutenzione straordinaria e messa in sicurezza del sentiero “traccia romana”
in Val di Non, in coordinamento con il progetto della pista ciclabile elaborato
dal Consorzio “Pro Tovel”
Rifacimento di una passerella in legno in località Germenega sul territorio di
proprietà dell’ASUC di Mortaso
Realizzazione di un tratto del percorso Dolomiti Brenta Bike in C.C. Bocenago
LAVORI ESEGUITI NEL 2007
Demolizione incongrui
Nel 2007 sono stati demoliti,
in accordo con gli enti pubblici
proprietari, 10 manufatti edilizi
classificati come incongrui
dal Piano di Parco. Si tratta di
Completamento dell’allestimento della parte didattico – divulgativa presso il
Centro ittiogenico dedicato al salmerino alpino nell’abitato di Molveno
Allestimento ed inaugurazione della Casa del Parco “C’era una volta” nel Comune
di San Lorenzo in Banale
Appalto lavori di ampliamento della sede del Parco e di posa in opera di pannelli
fotovoltaici
Continuazione dei lavori di ristrutturazione dell’edificio Villa Santi in C.C. Montagne
destinato a Centro di educazione ambientale
Appaltati e iniziati i lavori di ristrutturazione dell’edificio Casa Grandi in C.C.
Tuenno destinato a Casa del Parco “Uomo & Ambiente”
Prosecuzione lavori recupero dei prati abbandonati sul Monte Prada in collaborazione
con il Comune di San Lorenzo
Recupero e miglioramento del pascolo di Malga Val di Fumo in collaborazione
con il Comune di Daone
Recupero e miglioramento del pascolo di Malga Stablo Marc in collaborazione
con il Comune di Tione di Trento
6
strutture fatiscenti che si trovavano:
in località Geridol (1 wc),
in Comune catastale di Dorsino
(2 manufatti ex Enel e 1 postazione
per la caccia), in Val Nambrone
(2 basamenti ex Enel), in
Val Brenta (1 baracca), in località
Nembia (1 baracca), in Val
Ambiez (1 baracca) e in Val Algone
(1 punto fuoco).

Ricerca scientifica
Nel corso del 2007 sono state
concluse diverse ricerche scientifiche.
ADAMELLO BRENTA
Educazione ambientale per i
visitatori e i residenti
6.960: le persone che hanno partecipato,
nell’estate 2007, alle
TITOLO AUTORE
Progetto stambecco 2005-2007 Ufficio fauna del Parco
Progetto cervo-capriolo 2007: studio sui rapporti inter-
Ufficio fauna del Parco
specifici invernali
Monitoraggio floristico: realizzate attività annuali di Museo civico
censimento delle specie più significative del Parco di Rovereto
Carta degli Habitat Natura 2000: realizzazione cartogra-
Studio PAN
fica degli habitat posti a quota inferiore a 2000 m. s.l.m.
“Progetto CRENODAT: biodiversità e valutazione dell’integrità
delle sorgenti del Trentino e ricerche ecologiche
a lungo termine” coordinato dal Museo tridentino Autori vari
di Scienze naturali. Completato il sentiero didattico-naturalistico
dedicato alle sorgenti di Vallesinella
“Progetto INHUMUSnat2000 – Forme di humus indicatori
di funzionalità per i siti di Natura 2000” coordinato
dal Centro di ecologia alpina del Monte Bondone. Autori vari
Completato il programma di divulgazione della ricerca
a fini didattico-educativi
Studio di bilancio di massa di lungo periodo sul ghiac- Comitato glaciologico
ciaio d’Agola: realizzate attività annuali di monitoraggio trentino della SAT
Studio sulla predisposizione di schede gestionali integrative
dei piani di assestamento forestale (Comune di dott. T. Sitzia
Denno)
Il Parco e la scuola
6.000: gli alunni coinvolti, durante
l’anno scolastico 2006/2007
nelle attività didattiche promosse
dal Parco che ha proposto alle
scuole dell’infanzia, primarie e
secondarie dei comuni dell’area
protetta e limitrofi 21 unità didattiche.
Alunni coinvolti nelle attività di educazione ambientale
N.
7.000
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
1999/2000
2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07
7
iniziative didattico-divulgative
proposte dal Parco ai visitatori e
ai residenti.
Numero partecipanti
alle attività estive
2004
2005
2006
2007
4.826
5.585
5.826
6.960

Qualità Parco
31: le strutture ricettive certificate
“Qualità Parco” alla fine
del 2007. Si tratta di 23 alberghi,
5 garnì e 3 campeggi.
1: la struttura tipica attestata.
Si tratta della prima struttura
“pilota” che ha ottenuto il
marchio nel 2007.
4: i produttori di miele che hanno
ottenuto il marchio per il
settore alimentare-prodotto
miele.
6: le scuole certificate.
Mobilità sostenibile nelle valli
del Parco
Per limitare il carico antropico
esercitato dai frequentatori del
Strutture certificate Qualità Parco
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
agroalimentare
scuole
campeggi
albergi e garnì
ADAMELLO BRENTA
Persone trasportate dai bus navetta
40.000
35.000
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
2003 2004 2005 2006 2007
0
36.094
32.570
2004 2005 2006 2007
8
Val Genova
Val di Tovel
Vallesinella
29.057
30.885
Parco e delle aree ad esso limitrofe
(circa 5 milioni di turisti ogni
anno), il Parco gestisce, da diversi
anni, alcuni innovativi progetti
di mobilità sostenibile che promuovono
l’utilizzo della mobilità
31.135
32.236
29.470
30.187
36.126
31.634
pubblica e di bus navetta, disincentivando
l’utilizzo dell’auto.
Comunicazione
55: i comunicati stampa diffusi.
164: gli articoli pubblicati sulla
stampa locale in riferimento al
Parco e ai suoi progetti.
10: i convegni ai quali il personale
del Parco ha partecipato.
13: le partecipazioni a fiere specifiche
e di settore.
144.898: gli utenti del sito web
del Parco. Da fine 2007 è on-line
il nuovo portale.
Entrate
Il 2007 ha confermato l’andamento
degli ultimi anni con una
contrazione dei trasferimenti
provinciali, che sono passati
da 4.684.802 a 4.174.977 euro
(-509.825 euro).
Le entrate che il Parco riesce
autonomamente a recuperare
in aggiunta ai trasferimenti ordinari
della Pat raggiungono il
25,69%.

Il Parco Naturale Adamello Brenta
è, quale “tutore” di un territorio
straordinario per valori naturalistici,
un importante strumento
di salvaguardia ambientale. Tra i
numerosi progetti attuati dal Parco
e finalizzati alla tutela dell’ambiente
e allo sviluppo sostenibile,
in attuazione degli obiettivi fissati
dalla legge in materia di aree
protette e dagli strumenti di pianificazione,
alcuni mirano, specificatamente,
a sperimentare un
nuovo modo di gestire le risorse
ambientali, di risparmiare energia,
di ridurre l’inquinamento e,
di conseguenza, l’emissione in
atmosfera di gas effetto serra. Attualmente
vanno in questa direzione
i seguenti progetti:
- Un Parco fossil-free
- Il menù salva-clima
- L’utilizzo di auto alimentate a
metano
- La mobilità sostenibile nelle
valli del Parco
- Il “Dolomiti di Brenta Bike” e il
“Dolomiti di Brenta Horse”
- Il progetto “Qualità Parco” per
le strutture ricettive e le scuole
- La dichiarazione ambientale
e la certificazione Emas
In particolare a partire dalla fine
del 2007 ha preso avvio il progetto
per la realizzazione di un
Parco fossil-free concretizzatosi,
alcuni giorni fa, con la realizzazione
di un impianto fotovoltaico
presso la sede del Parco a Strembo.
Un altro progetto al quale si
sta lavorando è il menù salva-clima,
finalizzato, in collaborazio-
ADAMELLO BRENTA
UN PARCO FOSSIL-FREE
di Massimo Corradi – Ufficio tecnico Pnab e
Ilaria Rigatti – Ufficio comunicazione Pnab
ne con i ristoratori, a promuovere
tra i consumatori una maggiore
attenzione nel prediligere piatti a
basso chilometraggio e quindi a
basso contenuto di CO 2 .
Un Parco fossil-free
L’idea ispiratrice del progetto
fossil-free è quella di un’area
protetta che oltre ad adempiere
alle sue primarie funzioni di conservazione
naturalistica, ricerca
scientifica ed educazione ambientale
si proponga anche come
un “laboratorio di sviluppo
sostenibile”, realizzando applicazioni-pilota
nell’ambito della
produzione e dell’utilizzo
di energia elettrica alternativa.
Il Parco intende proporsi, nei
confronti del suo territorio di riferimento,
come esempio di un
nuovo modo di gestire le risorse
naturali. Il progetto fossil-free
prevede l’installazione di pannelli
fotovoltaici per la produzione
di energia elettrica presso
9
PANNELLI AD INSEGUIMENTO
SOLARE
Potenza installata: 2,58 kWp
Superficie: 17 mq circa
Produzione annua media: 3.100 kWh
Prezzo chiavi in mano: 16.775 euro.
Costo fondazione e opere edili:
2.000 euro
PANNELLI FISSI SU TETTOIA
Potenza installata: 3,00 kWp
Superficie: 22 mq circa
Produzione annua media: 2.850 kWh
Prezzo chiavi in mano: 18.480 euro
Il progetto e l’installazione dei pannelli
fotovoltaici sono stati realizzati in collaborazione
con il CEIS di Stenico.
le strutture dell’Ente, a partire
dalla sede di Strembo, dalla Casa
del Parco “Flora” a Stenico, dalla
Casa del Parco “Orso” a Spormaggiore
e dalla foresteria a S.
Antonio di Mavignola, per poi
estendere l’iniziativa a tutte le
altre strutture. L’iniziativa, inoltre,
prevede che il Parco possa

fornire collaborazione, dal punto
di vista progettuale, alle scuole
attestate “Qualità Parco” che
decidano di dotarsi di impianti
fotovoltaici.
Un’altra applicazione fossil-free
riguarda la val d’Algone, una tra
le più ricche per aspetti naturalistici
valli del Parco, ma anche tra
le più fragili dove, in collaborazione
con il Consorzio Elettrico Industriale
di Stenico, si prevede di
produrre energia attraverso un sistema
centralizzato e integrato
di pannelli fotovoltaici e di
una piccola centrale idroelettrica.
Si tratta di un’iniziativa pilota
per contesti territoriali periferici di
grande valenza territoriale. È questo
un concreto contributo a favore
della produzione di energia elettrica
alternativa e della riduzione
delle emissioni di anidride carbonica
in atmosfera.
Esempio di edificio eco-compatibile,
a basso consumo energetico
e caratterizzato da un accorto
impiego delle risorse, sarà, poi,
il Centro di educazione ambientale
Villa Santi, in corso di realizzazione
nel Comune di Montagne.
In questo progetto fattori decisivi
sono l’utilizzo di risorse energetiche
rinnovabili e l’ottimizzazione
del loro utilizzo, nonché l’impiego
di materiali da costruzione che
nei processi di fabbricazione, uso
e smaltimento producano il minor
danno possibile all’ambiente.
Il progetto prevede che la termoregolazione
sia realizzata mediante
pannelli radianti a pavimento
alimentati da una caldaia a legna
integrata con una batteria di collettori
solari e da un impianto di
trattamento dell’aria dotato di recuperatori
di calore. Con finalità
didattiche e dimostrative si prevede,
inoltre, l’installazione di alcuni
pannelli fotovoltaici e la realiz-
ADAMELLO BRENTA
zazione di una piccola centralina
idroelettrica che sfrutterà una piccola
sorgente posizionata poco a
monte dell’edificio. Il progetto
include anche un impianto di recupero
dell’acqua piovana per il
funzionamento dei servizi igienici.
È previsto l’inserimento di materiali
bioedili in varie e specifiche
situazioni.
L’iniziativa attua una nuova
cultura del costruire basata su
un’architettura sostenibile.
Il menù salva-clima
Il percorso che il Parco Naturale
Adamello Brenta ha intrapreso,
già da alcuni anni, per ridurre,
con i progetti “mobilità sostenibile”
e “fossil-free”, le emissioni
di CO 2 sul proprio territorio,
si è recentemente arricchito di un
nuovo progetto: il “Menù salvaclima”.
Oggi la discussione sui
cambiamenti climatici si declina
non solo nelle tematiche “classiche”
dell’energia e della mobilità,
ma rivolge la sua attenzione
ad altri aspetti del ciclo di produzione,
in particolare all’agricoltura
e all’alimentazione che
incide per circa il 10% sul totale
delle emissioni di CO 2 . Un pasto
completo può incidere in positivo
o in negativo sulle emissio-
10
ni di anidride carbonica in base
a diverse variabili, quali il tipo di
agricoltura dalla quale provengono
le materie prime, le materie
prime utilizzate (un piatto di
carne ha mediamente un impatto
superiore di uno a base di verdure),
le modalità di trasporto, la
distanza tra produttore, fornitore
e acquirente finale. Il progetto
ha dunque l’obiettivo di proporre,
nei ristoranti che si trovano nei
comuni del Parco, alcuni “menù
salva-clima”, che tengano conto
dei criteri di sostenibilità. Il
menù a bassa emissione di CO 2
intende proporsi sia come strumento
per una riduzione concreta
delle emissioni sia come veicolo
informativo e didattico sulla
tematica degli interventi che si
possono adottare per contrastare
i cambiamenti climatici.
Coerentemente a queste tematiche
il Parco ha avviato una collaborazione
con l’Ökoinstitut di Bolzano
per realizzare il progetto “Menù
salva-clima” che, attualmente,
vede il coinvolgimento dei primi 6
ristoranti/pizzerie con i quali, nel
mese di novembre 2007, è stata
verificata la fattibilità della proposta.
In tempi brevi saranno disponibili
i primi menù a basso chilometraggio
e contenuto di CO 2 .

“Il tramonto
è un’altra di quelle cose che
qui sono indescrivibili.
Lo sguardo spazia
fino all’orizzonte
su uno scenario incredibile.
La luna è piena
e sembra di vivere
in un mondo irreale”.
(Ermanno Salvaterra,
22 novembre 2007)
Ad occidente del massiccio del
Fitzroy, al confine dell’Argentina
con il Cile, le guglie del Cerro
Torre sono avvolte dalle nubi che
di rado si disperdono lasciando
vedere la cima rivestita di ghiaccio,
di brina e di neve incollata
alle pareti. Le creste crollano
sotto enormi funghi di ghiaccio e
il vento di nord-ovest, che supera
spesso i 100 km/h, rende impossibile
qualsiasi ascesa. “Signore
delle Ande”, quasi sempre immerso
nelle nubi, a tal punto che
i primi esploratori lo scambiarono
per un vulcano, il massiccio
del Fitzroy, come una cattedrale
di granito, si innalza in uno
dei più aspri paesaggi delle Ande
patagoniche e raggruppa alcune
delle cime più difficili della Terra.
Assediato dai ghiacciai, irto
di torri verticali, di guglie e di
picchi gelati, battuto dalla piog-
ADAMELLO BRENTA
ERMANNO SALvATERRA:
ambasciatore del Parco in Patagonia
di Alberta voltolini – Ufficio comunicazione Pnab
Alessandro Beltrami poco sotto la vetta della Torre Egger.Sullo sfondo il Fitz Roy con riflessa
l’ombra del Cerro Torre
gia e dai venti dell’ovest, innalza
il candore irreale dei suoi rilievi
fantastici sulla bordura orientale
della cordigliera al di sopra
delle pampas argentine, tra il Lago
Viedma e il Lago San Martin.
Le sue pareti infernali, ventose
e ghiacciate, sono rimaste
inviolate fino all’estate del 1952
quando Guido Magnone e Lionel
Terray ne conquistarono la
vetta. Il Fitzroy non appartiene
tuttavia alle altissime vette della
cordigliera delle Ande che si
impongono per la loro altitudine.
La cima del Fitzroy raggiunge
i 3.440 metri di altitudine, il
picco della Cima Torre i 3.128.
Le altre cime che compongono il
massiccio oscillano tra i 2.200 e
i 2.800m. L’imperiosa maestà di
11
questa montagna è dovuta in realtà
ai suoi caratteri geografici,
geomorfologici e climatici.
Lo scorso autunno, in questo paesaggio
di guglie ribelli e di torrioni
ghiacciati, Ermanno Salvaterra
e i suoi compagni di spedizione
Alessandro Beltrami, Mirko
Masè e Fabio Salvadei hanno
tentato una grande impresa: la
traversata del Cerro Standhardt,
della Punta Herron, della Torre
Egger e del Cerro Torre, portando
a compimento un progetto da
molti definito “il più grande progetto
patagonico”. Quasi un mese
di tentativi, aspettando il cielo
giusto per salire, affrontando momenti
di drammatica difficoltà alternati
ad altri di entusiasmo per
le mète raggiunte, si è concluso

con il concatenamento del Cerro
Standhardt, della Punta Herron e
della Torre Egger. La spedizione,
il 23 novembre, si è arresa solamente
al cospetto del Cerro Torre,
la “montagna impossibile”,
quella che per fattori tecnici e climatici
è considerata una delle più
difficili al mondo. Le alte temperature
nel momento di affrontare
l’ultima ascesa, e il conseguente
pericolo di scariche di neve e
ghiaccio, hanno fatto desistere gli
alpinisti. “La famosa traversata –
racconta Ermanno Salvaterra –
è sicuramente una cosa molto…
come dire, tosta. L’ho provata
per la prima volta nel 1988 con
Giarolli e Orlandi. Successivamente
sempre con Giarolli, Orlandi
e Sarchi. I tentativi si fermarono
al Cerro Standhardt. Poi
nel 1990 con Cavallaro e Vidi abbiamo
raggiunto la Punta Herron
prima di dover rinunciare. Una
gran bella storia. Negli ultimi anni
i fortissimi Siegrist e Huber
per ben due volte hanno raggiunto
la Torre Egger. Lo scorso anno
ci abbiamo provato di nuovo
ADAMELLO BRENTA
e abbiamo raggiunto solo il Cerro
Standhardt. Un mese e mezzo
di maltempo non ci ha permesso
altri tentativi”.
La spedizione 2007, con Salvaterra,
Beltrami Masè e Salvadei,
dopo una fase iniziale di estrema
difficoltà quando, il 10 novembre,
una scarica di ghiaccio
ha colpito Ermanno Salvaterra
mentre la cordata stava affrontando
la roulotte di Exocet (Cerro
Standhardt), si è in un primo
tempo fermata, ma ha poi proseguito
raggiungendo tre delle
quattro vette patagoniche necessarie
a compiere l’impresa. “Solo
al rientro in Italia – ha commentato
Salvaterra dopo essere tornato
a casa – ci siamo veramente resi
conto di quanto siamo riusciti
a fare. Il tempo infernale scatenatosi
il giorno dopo la rinuncia
(quella all’ultima tappa del Cerro
Torre) ci ha rincuorati se un piccolo
dubbio era ancora dentro di
noi”. Già, il tempo, il principale
avversario degli alpinisti, quello
che costringe a giorni di lunga
attesa prima che il Torre si mostri
libero dalle nuvole e permetta
agli alpinisti di tentare la salita.
12
Grande alpinista, Ermanno Salvaterra
è anche profondo conoscitore
della storia della Patagonia
e attento osservatore del
paesaggio che comprende attraverso
il legame che si instaura
tra lo scalatore, l’ascesa e la vetta
da raggiungere. “Ormai qui è
tutto diverso da vent’anni fa – ha
scritto Salvaterra da El Chalten,
partenza di tutte le salite al Torre
– quando si lasciava Calafate, si
acquistavano viveri per due mesi,
si andava al campo base e ci si
doveva arrangiare con ciò che si
π † Scalata alla Punta Herron
√ Alessandro Beltrami in vetta alla Punta
Herron
® Alessandro sul primo tiro impegnativo
della parete ovest della Standhardt (sulla
via Otra Vez)

aveva. Era un’altra cosa e la Patagonia
aveva un suo fascino particolare.
Ora invece c’è il paese,
ci sono le macchine, i ristoranti,
i negozi, i piccoli supermercati, i
posti da dove si può telefonare,
gli internet point. È tutto diverso.
Per fortuna, però, quando si abbandona
il campo base e si mette
il primo piede sul ghiacciaio è
tutto come prima. Se poi pensiamo
a come doveva essere quando
arrivarono qua i primi pionieri,
i primi esploratori come Padre
de Agostini o, nel ’36, gli alpinisti
Bonacossa e Castilglioni, si
può solo cercare di immaginare
e la nostra mente, ormai, a tanto
non può arrivare. O ripensare
al ’58, al primo tentativo al Torre
dei trentini con Bruno Detassis,
capo spedizione, il fratello Catullo,
Maestri, Stenico, Eccher e Fava.
Il lungo viaggio con la nave
fu già un’avventura e poi le tante
giornate per arrivare fin qua, attraverso
la pampa sconfinata. E
qualche anno prima la spedizione
francese che conquistò il Fitz
Roy, con a capo il fortissimo
Lionel Terray. Le sue parole nel
ADAMELLO BRENTA
π Alessandro Beltrami e Fabio Salvadei
descrivere la montagna di fronte sui funghi della Punta Herron
a lui furono: “Una montagna im-
13
possibile”. Il medico della spedizione
francese, dottor Azema,
scrisse del Torre: “Il solo fatto di
pensare di salirlo è cosa vana e
ridicola”. Ed ecco allora che inizia
la lotta per la conquista della
montagna impossibile. I trentini
su un versante e dall’altra parte
Bonatti e Mauri”.
Dal diario patagonico 2007
“Dopo ore di cammino, non senza
qualche consueta imprecazione,
siamo arrivati alla base della
Standhardt dove già lo scorso anno
avevamo la truna. Altre quattro
ore di lavoro per costruire la
nostra nuova casetta bianca e

poi, finalmente, qualcosa da mettere
sotto i denti. Intanto il cielo
si è coperto e questo fa presagire
qualcosa di non buono. Vedendo
una giornata così c’eravamo illusi.
Siamo in ogni modo ottimisti
e vedremo domattina”.
(Ermanno Salvaterra, 3 novembre
2007)
“L’ultima volta che lasciai questo
posto le condizioni erano veramente
pessime e un mese di
tentativi non ci permise di concludere
alcunché. Ero in compagnia
di tre miei amici ed il nostro
obiettivo era la via del compressore
al Torre. Riuscimmo a stento
a recuperare il materiale che
avevamo lasciato precedentemente
al colle di attacco della
via nel nostro primo tentativo.
Pensavo che sarebbe passato un
po’ ti tempo prima di tornare in
questo posto ed invece eccomi di
nuovo qui a lottare col vento in
compagnia di altri tre fantastici
amici, di nuovo a scavare la
truna, di nuovo a trasportare pesanti
zaini e queste, forse, sono
alcune delle cose per cui la Patagonia
mi affascina”.
(Mirko Masè, 4 novembre 2007)
“Per me è la prima esperienza
in Patagonia e sono rimasto affascinato
da questo luogo ancora
prima di poter vedere il Torre.
L’altro ieri siamo andati per
la prima volta fin sotto il Torre e
sono rimasto impressionato dalla
sua bellezza e dall’ambiente che
lo circonda. Mi sono sentito una
formichina in mezzo a due colossi
come il Torre e il Fitz Roy”.
(Fabio Salvadei, 5 novembre
2007)
“Il canalino di ghiaccio (alla base
della famosa roulotte di Exo-
ADAMELLO BRENTA
cet) è verticale ed Ale sale bene.
Solo pochi pezzi di ghiaccio cadono
ogni tanto. Ho solo il suo
zainetto sopra di me e cerco di
starci sotto per proteggermi. Ale
è a circa trenta metri sopra di
me e mi dice si stare attento. Poi
mi urla: “Ocio”. Nel piantare
la picca si è formata una grossa
rosa di ghiaccio rotta in due.
I due grossi pezzi cadono. Cerco
di infilarmi il più possibile sotto
lo zainetto ma la schiena non
è protetta ed in sequenza, in una
frazione di secondo, mi colpiscono
il primo ed il secondo pezzo di
ghiaccio. La sosta era scomoda,
ma riuscivo a non stare completamente
di peso in quanto appoggiavo
un rampone su una piccola
sporgenza di roccia. Ora mi trovo
appeso come un salame. Sento
un gran male e mi sembra che
il cuore scoppi”.
(Ermanno Salvaterra, 10 novembre
2007)
“Le ultime otto doppie sotto il
seracco della Egger. Poi, finalmente,
il ghiacciaio e l’adorata
truna. Quando si scende da una
14
parete qui in Patagonia, e si raggiunge
la truna, sembra di arrivare
ad un hotel “cinque stelle”.
Beviamo e mangiamo a oltranza
e poi ci infiliamo nei sacchi e cadiamo
in un sonno profondo”.
(Ermanno Salvaterra, 11 novembre
2007)
“Oggi il vecchio sta decisamente
meglio ed un’idea comincia a
balenare nella sua testa: ritentare
il nostro progetto”.
(Ermanno Salvaterra, 14 novembre
2007)
“Cerro Standhardt. Siamo molto
stanchi, ma soddisfatti. Ancora
un bel po’ di lavoro per
crearci un ripiano nella neve dei
funghi terminali e poterci mettere
seduti a dormire. Sono le due
passate quando ci infiliamo nei
nostri sacchi a velo. Non è un
errore ortografico, li chiamiamo
così perché sono molto leggeri
e di sacco a pelo hanno solo
il nome. Poi, per modo di dire,
ci diamo la buona notte”.
(Ermanno Salvaterra, 21 novembre
2007)

ADAMELLO BRENTA
Si concretizza il gemellaggio tra i parchi
Adamello Brenta e Los Glaciares
In Patagonia Ermanno Salvaterra
è andato come alpinista, ma
anche come “ambasciatore” del
Parco Naturale Adamello Brenta,
incontrando i dirigenti del Parco
Nazionale Los Glaciares, da alcuni
anni gemellato con il Parco
trentino. Salvaterra ha effettuato
un sopralluogo nella zona dove il
Parco Naturale Adamello Brenta,
nel corso del 2008, finanzierà la
realizzazione e l’allestimento del
sentiero naturalistico che conduce
al campo base del Cerro Torre,
dando concretezza al gemellaggio
esistente tra i due parchi.
15
PARCO NAzIONALE
LOS GLACIARES
È un Parco nazionale che si
trova nella provincia di Santa
Cruz, nella Patagonia argentina.
Si estende su un’area di
4.459 kmq. Nel 1981 è stato inserito
nell’elenco dei patrimoni
dell’umanità dell’UNESCO.
Il Parco nazionale, istituito nel
1937, è il secondo per dimensioni
in Argentina. Il suo nome si
riferisce alla gigantesca calotta
glaciale (una delle maggiori del
mondo) della Cordigliera delle
Ande, da cui si originano 47
grandi ghiacciai vallivi (di cui
solo 13 scorrono verso l’Oceano
Atlantico). In altre parti del
mondo i ghiacciai si originano
a partire dai 2500m di altitudine
ma, a causa della particolare
conformazione geografica, in
questa regione essi si originano
a partire da soli 1500m, e da lì
scorrono fino a 200m sul livello
del mare, erodendo le montagne
che li supportano.
Il 30% della superficie di Los
Glaciares è ricoperta di ghiaccio.
L’intera regione può essere
divisa in due parti, ognuna delle
quali corrisponde ad uno dei
due grandi laghi contenuti nel
Parco: il Lago Argentino a sud
e il Lago Viedma a nord. Le acque
di entrambi i laghi finiscono
nel fiume Santa Cruz, che
scorre fino a Puerto Santa Cruz
sulle rive dell’Oceano Atlantico.
La parte settentrionale consiste
di una parte del lago Viedma,
del ghiacciaio Viedma e
di alcuni ghiacciai minori, oltre
che di montagne molto popolari
fra i cultori di alpinismo
e trekking, fra le quali il Cerro
Chaltén e il Cerro Torre.

“Nella natura selvaggia è la conservazione
del mondo”, scriveva
nell’‘800 uno dei padri dell’ambientalismo
mondiale, Henry
David Thoreau. E la natura selvaggia,
cuore delle aree protette
e dei parchi in tutto il mondo, torna
prepotentemente all’attenzione
del grande pubblico grazie ad
un nuovo film in testa alle classifiche.
Si tratta di “Into the wild
– Nelle terre selvagge”, trasposizione
sullo schermo ad opera
del regista e premio Oscar Sean
Penn dell’omonimo romanzo di
John Krakauer, alpinista e scrittore
famoso anche per il reportage
sull’Everest “Aria sottile”.
Non è questa la sede per una recensionecinematografico/letteraria,
quanto piuttosto per riaffermare
– come fa egregiamente
il nuovo film – il fascino esercitato
dalle terre del Grande Nord,
distese infinite caratterizzate da
una natura ancora in gran parte
indomita e che nel corso dei decenni
è stata sottoposta a diversi
vincoli di tutela.
ADAMELLO BRENTA
LA “NATURA SELvAGGIA”
CONQUISTA LO SCHERMO
di Roberto Bombarda – Comitato di redazione
Il film citato è girato in Alaska,
area statunitense che con le confinanti
regioni canadesi dello
Yukon (ricordate il Klondike,
la terra dell’oro di Jack London
e Zanna Bianca?) e dei Territori
di Nordovest costituisce una delle
zone attualmente più protette,
ma al tempo stesso più minacciate
del pianeta, sia per gli effetti dirompenti
– qui più che altrove –
dei cambiamenti climatici, sia per
gli interessi e gli appetiti generati
dalle enormi ricchezze minerarie.
Alaska e Nordovest del Canada
occupano uno spazio enormemente
superiore all’Italia (insieme
almeno dieci volte la superficie
del Bel Paese), centinaia di migliaia
di chilometri quadrati con
una densità abitativa bassissima,
montagne grandiose, ghiacciai e
fiumi impetuosi, distanze enormi
16
coperte da rade foreste e praterie
tra i minuscoli centri abitati. Si
tratta di paesaggi con i quali gli
europei non hanno dimestichezza.
Tanto, a volte troppo, antropizzati
i nostri, tanto selvaggi i
loro: dimensioni spaziali da perdere
il fiato, ma che incantano oltre
misura, così come può accadere
di fronte ad altre grandi aree
selvagge in climi freddi quali la
Siberia o la Patagonia.
Per quanto riguarda i parchi, questa
parte del pianeta si caratterizza
per la presenza di numerosi e
grandi parchi nazionali. Tra questi
meritano senz’altro di essere
citati (e visitati) il Denali National
Park, che ospita la più alta
vetta del continente nordamericano,
il Mount Mc Kinley, che nella
lingua degli indiani locali si chiama
appunto “Denali”, con i suoi

oltre 6100 metri di altidutine; il
Kenai Fiords, nell’omonima penisola,
con le maggiori popolazioni
mondiali di orso grizzly (un
orso un po’ più “robusto”, diciamo
così, rispetto a quello che vive
nelle nostre valli); la stupefacente
Glacier Bay, con decine di
ghiacciai che scendono nel mare
dalle montagne circostanti: qui,
dalla cittadina portuale di Skagway
partirono migliaia di avventurieri
nella corsa all’oro che caratterizzò
una parte importante
della storia (e della letteratura)
americana.
Lungo l’itinerario da Skagway a
Whitehorse, capitale dello Yukon,
si trova il Klondike Gold Rush
National Historic Park, che testimonia
questa epopea. Altro grande
parco nazionale, questa volta
in territorio canadese, è il Kluane
National Park, con la cima del St.
Elias – montagna di quasi 6 mila
metri salita per la prima volta dal
Duca degli Abruzzi – ed una serie
di ghiacciai che hanno pochi
uguali al mondo: il Saskawulsh,
ad esempio, scorre per oltre 30
chilometri dal proprio bacino di
accumulo con una lingua enorme
che trasporta nelle morene di superficie
migliaia di tonnellate di
materiale roccioso.
ADAMELLO BRENTA
Nel film di Penn il protagonista
decide di lasciare la vita agiata
per abbandonarsi alle forze
ed agli eventi che solo la natura
selvaggia può ancora riservare
all’uomo moderno. Aldilà dei
giudizi e della storia del film con
il suo finale, si tratta di un grande
atto d’amore verso le forze
della Natura di fronte alle quali
l’uomo scompare e può ritrovare
una nuova dimensione.
Parlando di cinema americano
ed ambiente non possiamo infine
mancare di menzionare “Una
scomoda verità”, anche in questo
caso una trasposizione cinematografica
di un fortunato libro
dal titolo omonimo, scritto da
Al Gore, ex vicepresidente degli
Stati Uniti e Premio Nobel per
17
la Pace per l’impegno pluriennale
nella divulgazione dei temi relativi
ai cambiamenti climatici.
Nell’ambito di un ragionamento
sull’evoluzione dei ghiacciai
continentali nel corso dell’ultimo
secolo, nel film appare anche
una doppia diapositiva relativa al
Ghiacciaio Adamello-Mandron,
scattata negli anni 1880 e 2003.
Il Mandron è come noto la fronte
“trentina” del ghiacciaio di tipo
scandinavo dell’Adamello, il
più grande d’Italia, la cui vista è
particolarmente bella dal rifugio
“Città di Trento” posto alla testata
della Val Genova. Indirettamente
si tratta quindi di una informazione
e di una promozione
dei valori del territorio del Parco
naturale Adamello Brenta.

Dallo scorso gennaio la famiglia
“Qualità Parco” si è allargata alle
strutture tipiche, quel vasto settore
che comprende affittacamere,
agritur, bed & breakfast e rifugi
escursionistici. “L’ex locanda” di
Daone, di Elisabetta Ghetti e Vittorio
Marchetta, è infatti il primo
“B&B” ad aver ricevuto il marchio
“Qualità Parco” per le strutture
tipiche. Il bed & breakfast
ha superato tutte le verifiche e
dimostrato di rispettare i requisiti
ambientali stabiliti dal protocollo
per le strutture tipiche. Documento,
quest’ultimo, messo a
punto dal Parco Naturale Adamello
Brenta in concertazione
con l’Asat, il Dipartimento turismo
e commercio della Provincia
autonoma di Trento e l’Associazione
Agritur del Trentino.
Attualmente le strutture ricettive
attestate “Qualità Parco” sono
30, quelle che fanno parte del
Club “Qualità Parco” 15.
Alla successiva scadenza del 28
febbraio, da parte delle strutture
tipiche sono state presentate alcune
nuove candidature, attualmente
in fase di verifica, per l’assegnazione
del marchio nel 2008.
Insieme all’“Ex locanda” di
Daone, a gennaio hanno ricevuto
il marchio “Qualità Parco” anche
l’“Alpen Suite” di Madonna
di Campiglio, hotel quattro stelle
superior della famiglia Masè,
e il “Bellavista” di Giustino della
famiglia Valduga.
Alla consegna dei marchi “Qualità
Parco”, hanno partecipato il presi-
ADAMELLO BRENTA
“QUALITÀ PARCO”: ATTESTATA
LA PRIMA STRUTTURA TIPICA
di Catia Hvala – Ufficio comunicazione Pnab
dente del Parco Antonello Zulberti,
il vice-presidente Paolo Ciardi,
l’assessore dell’area Val Rendena
Antonio Caola, il direttore Claudio
Ferrari, le coordinatrici del
progetto Catia Hvala e Valentina
Cunaccia, la presidente del Club
di prodotto “Qualità Parco” Barbara
Maffei e i titolari delle tre
aziende ricettivo-turistiche.
“In questo importante progetto
– ha spiegato il presidente del
Parco Naturale Adamello Brenta
Antonello Zulberti – entrano per
la prima volta le strutture tipiche,
un grande contenitore che comprende
affittacamere, agritur, bed
& breakfast e rifugi escursionistici.
Si tratta di strutture importanti
perché esprimono una tipicità
non solo per quanto riguarda
l’architettura dell’edificio, ma
anche in riferimento ai vari aspetti
che interessano la gestione generale.
La strada della qualità,
che questo progetto vuole esprimere,
è un percorso da persegui-
18
re nel tempo, attraverso un miglioramento
continuo, stabilendo
sempre nuovi obiettivi di qualità
e innescando un percorso virtuoso
che non si esaurisca mai.
Con questo progetto di marketing
territoriale il Parco vuole favorire
la crescita di un turismo di
qualità”. Il direttore Claudio Ferrari
ha invece sottolineato come
il “Qualità Parco” sia riconosciuto
da Trentino SpA come club di
prodotto e sperimentazione di un
nuovo modo di fare vacanza in
sintonia con l’ambiente. Infine
l’assessore Antonio Caola ha osservato
che “la maggior concentrazione
in Val Rendena di alberghi
e strutture ricettive certificate
“Qualità Parco” dimostra come
la Rendena, in passato considerata
valle anti-Parco, abbia capito
cosa sia il Parco e cosa abbia
da offrire al territorio”.
L’ente certificatore che supporta
il Parco nell’assegnazione dei
marchi, è DNV.

Marzo, le cime sono ancora innevate
e il paesaggio di crode ardite
e valli profonde che mi circonda
è di una bellezza mozzafiato.
Nonostante il sole splendente e la
giornata tersa, il freddo è pungente.
Solo giù in basso, nel fondovalle,
la primavera si sta lentamente
spargendo portando fiori variopinti
e tepore. Un nuovo ciclo della
vita si prepara e tutto sembra
fermo nell’attesa… ma non tutti
aspettano.
Sto osservando un branco di camosci
intenti a pascolare in un
tratto di prateria libero dalla neve.
Il nero mantello dell’inverno
appare ora sbiadito e sfilacciato,
gli animali sono tranquilli.
Cinque femmine adulte riposano
e ruminano mentre alcuni giovani
nati lo scorso anno giocano su
di un pendio innevato lasciandosi
scivolare sulla neve. Continuamente
lo risalgono e giunti
in cima si buttano verso il basso
stando su di un fianco. Sembrano
impazziti: saltano e piroettano
per poi lanciarsi sulla soffice
coltre. Uno spettacolo, un’esplosione
di vitalità che contrastano
con l’immobilità della montagna
ed il silenzio dominante.
Poi… crok-crock, crok-crok…
Un suono, prima sommesso e lontano,
via via più intenso: un gracchiare
metallico, roco e selvaggio,
intercalato a suoni brevi ed
acuti, inconfondibile. È una del-
ADAMELLO BRENTA
IL CORvO IMPERIALE
SIGNORE DELLE CRODE
di Gilberto volcan – Guardaparco Pnab
Corvo imperiale posato. Foto M. Mendi
le voci della montagna, tra le più
caratteristiche ed affascinanti.
So bene a chi appartiene: è
l’“imperiale”.
Come dal nulla, la sagoma nera
e lucente del grosso corvide
si materializza nel blu intenso
del cielo, per poi scivolare via,
veloce e leggera, passando oltre.
La seguo con il binocolo sino
a quando raggiunge una vicina
parete rocciosa, bassa ed
assolata, dove inizia a volteggiare.
Ai suoi richiami ora ne corrispondono
altri che giungono
dalla parete: è la femmina, impegnata
nella cova. Il corvo, per
comodità lo chiameremo così,
si posa, raccoglie un rametto nel
19
becco e volando lo porta in un
anfratto della roccia ove ben celato
si trova il nido: un cesto di
rami secchi ben protetto da una
sporgenza rocciosa.
Subito riparte e si allontana.
Il corvo imperiale è tra i pochi
che non possono aspettare e, al
pari del gipeto, del gufo reale e
di non numerosi altri, inizia a riprodursi
in pieno inverno; in tal
modo i suoi piccoli schiuderanno
quando massima sarà la disponibilità
di cibo.
Territori da difendere
Improvvisamente il gracchiare
del corvo si fa intenso e disperato,
il volo veloce e deciso.

È il suo verso d’allarme. Istintivamente
stacco gli occhi dal
binocolo per cercare la minaccia.
Eccola! Una giovane aquila
reale sta sorvolando la parete
ed è entrata nel territorio della
coppia. Ora è battaglia: il corvo,
come impazzito, la raggiunge e
poi, con veloci picchiate, cerca
di allontanarla. L’aquila, a dire
il vero, sembra non farci molto
caso e continua a salire schivando
appena le feroci picchiate del
corvo poi, forse innervosita, lo
insegue per un attimo, ma subito
desiste, riprende a volteggiare
e infine si allontana. Torna la
quiete, il corvo si posa in cima
alla parete, di vedetta, mentre
l’aquila scompare lontano, oltre
la valle.
Come riconoscerlo
Il corvo imperiale è di gran lunga
il più grande delle tre specie di
Corvidi “neri” presenti nel Parco
Naturale Adamello Brenta. La
sua taglia è paragonabile a quella
di una poiana, e questo consen-
ADAMELLO BRENTA
te di distinguerlo facilmente dalla
cornacchia nera, l’unica specie
con cui viene facilmente confuso,
e ancor più dal “minuscolo”
gracchio alpino, dal becco giallo
e dalle zampe rosso corallo.
Quando è posato il becco, enorme,
nero e decisamente arcuato,
è molto evidente, mentre in volo
spiccano le ali, strette e “sfrangiate”,
e soprattutto la coda a forma
di cuneo, molto particolare,
comune solo al gipeto.
20
√ ß Corvi imperiali in volo
In questa specie, particolarmente
vocifera, elemento importante
per il riconoscimento è il richiamo,
assolutamente inconfondibile.
Superbo volatore, il corvo imperiale
viene spesso osservato mentre
volteggia sfruttando le termiche
(correnti ascensionali di aria
calda). A volte, soprattutto durante
le parate nuziali, capita addirittura
di vederlo mentre si rigira
in aria, volando per qualche
secondo sul dorso, l’unico uccello
in grado di farlo.
vita
Il corvo imperiale vive generalmente
in coppie, fedeli per la
vita, all’interno di territori attivamente
difesi soprattutto durante
la riproduzione. Nel corso
dell’autunno e dell’inverno
diviene moderatamente gregario
ed erra alla ricerca di cibo
spostandosi anche di molti chilometri.
È estremamente adattabile e nel
suo grande areale di distribuzione
vive in ambienti molto diversi:
dalle scogliere marine alle
pianure, dalle montagne ai de-

serti. Sulle Alpi frequenta aree
boscate e soprattutto ambienti
aperti come praterie e macereti.
È specie onnivora, con un elevata
predilezione per gli alimenti
di origine animale e, soprattutto
in montagna, si comporta da necrofago
cercando e consumando
carcasse di ungulati ed altri animali
selvatici. Talvolta si comporta
anche da predatore e può
cacciare piccoli mammiferi, uccelletti,
rettili ed anfibi mentre
una gran massa d’invertebrati e
di vegetali rientra abitualmente
nella sua dieta.
La “solita” triste storia
In passato il corvo imperiale
è stato cacciato con ogni mezzo
in quanto, al pari di tanti altri,
ritenuto “nocivo”. Fin dal
1500 venivano organizzate vere
e proprie campagne di sterminio.
A seguito di tale spietata
persecuzione, ancor oggi attiva
in pochissimi Stati europei, la
specie ha subito un drammatico
declino culminato nella prima
metà del XIX secolo. Successivamente,
a seguito della protezione
accordatagli, la specie
si è ripresa e sta ricolonizzando
ampi territori.
ADAMELLO BRENTA
SCHEDA
Classe: Uccelli
Ordine: Passeriformi
Famiglia: Corvidae
Genere: Corvus
Specie: Corvus corax (Linneo, 1758)
Sottospecie: Corvus corax corax (Linneo, 1758)
Lunghezza totale: 52 - 64 cm
Apertura alare: 1170 - 1350 cm
Peso: 900 - 1.380 gr
Corologia: oloartica
Fenologia in Italia: sedentaria - erratica
Periodo riproduttivo: febbraio - maggio
Numero uova: 4 - 6 (3 - 7)
Covate: 1
Durata della cova: 20 - 21 giorni
Permanenza nel nido: 35 - 42 giorni (56)
Età massima in natura: 15 anni e 11 mesi
Nel Parco
Il “crok crok” del corvo imperiale
risuona in tutte le valli del
Parco: è infatti specie comune,
presente tutto l’anno con singole
coppie molto legate ai loro territori.
Solo in Val Manez e nelle
zone circostanti come pure nella
bassa Val Meledrio le cose cam-
21
biano. In queste aree la specie
tende a divenire gregaria e coloniale
con molte coppie nidificanti
e la presenza costante di decine
d’esemplari. Il motivo di questa
diversità è presto detto. Nel fondovalle,
vicino ad entrambe le
aree, sono presenti grandi discariche
attive ed il corvo, da buon
opportunista, ne ha prontamente
approfittato adattando il suo
comportamento.
Conservazione
In Italia il corvo imperiale è specie
protetta. Il suo status a livello
europeo e globale è ritenuto
sicuro e stabile o in lieve incremento,
con una popolazione europea
costituita da più di 450.000
coppie mentre in Italia è stimata
la presenza di 3.000-5.000 coppie.
Non si evidenziano particolari
forme di disturbo.

Vivere in poco spazio, con poca
terra, pochissima acqua, tra fortissimi
sbalzi di temperatura…
come possono sopravvivere le
piante nelle fessure delle rocce?
Viene da chiederselo, quando
ci si imbatte in un raponzolo
di roccia (Physoplexis comosa)
che spunta, meraviglioso
e inaspettato, tra le rocce chiare
nelle quali sono incisi i sentieri
del Brenta. In effetti è un habitat
estremo, senza un vero suolo,
povero d’acqua e di elementi
nutritivi: ma a ben guardare, muschi,
licheni e alghe microscopiche
hanno già colonizzato questi
spazi, contribuendo al deposi-
Le foglie hanno forma variabile e margine profondamente inciso
ADAMELLO BRENTA
DALLA ROCCIA LA vITA:
IL RAPONzOLO DI ROCCIA
di Giuliana Pincelli – Guardaparco Pnab
Una piccola fenditura rocciosa basta per ospitare il raponzolo di roccia
22
to di piccole quantità di humus
nelle fessure e creando le condizioni
per l’insediamento delle
“piante superiori”, quelle con
fiori e semi.
In particolare, le piante che vivono
sulle pareti rocciose verticali
sono dette “casmofite” e
sono dotate di un apparato radicale
molto sviluppato che in alcuni
casi raggiunge la lunghezza
di un metro. Le radici sono in
grado di conformarsi alle spaccature
e di penetrarvi alla ricerca
dell’acqua necessaria, anche
se spesso in queste crepe si mantiene
un’umidità costante e sufficiente.
Una parete liscia, senza
asperità, non offrirebbe comunque
habitat possibili alle piante:
l’azione dell’acqua e degli altri
agenti meteorici che attaccano

Dal lungo tubo violetto sporge lo stilo arricciato
all’estremità
e disgregano inesorabilmente le
rocce è determinante per forgiare
appigli o sporgenze utili. Una
volta stabilitasi la pianta è al sicuro
dai concorrenti e dal brucamento
degli erbivori, e può
continuare a crescere, seppur
lentamente e faticosamente, per
parecchi anni.
A causa della difficile accessibilità,
rupi e ghiaioni sono ambienti
ricchissimi di specie rare
ed endemiche, alle quote più alte
come a quelle più basse.
In questo ambiente severo fiorisce
tra luglio e agosto il raponzolo
di roccia, esclusivamente
nelle fenditure delle rocce carbonatiche
preferibilmente esposte a
Nord, a quote variabili da 800 a
2000m (ma può spingersi fino ai
2700m o scendere ai 100m, come
nell’Alto Garda).
Della flora rupicola è senz’al-
ADAMELLO BRENTA
tro il più ammirato e fotografato:
la caratteristica forma arricciata
dei suoi fiori lo ha reso noto
come “artiglio del diavolo”. Anche
il nome scientifico si riferisce
all’insolito aspetto del fiore,
che in realtà è un’infiorescenza
nella quale si raggruppano fino
a una trentina di singoli fiori
rosei con una curiosa forma
a fiasco, rigonfi alla base e poi
assottigliati in un lungo tubo violetto.
Il filamento arricciato che
sporge biforcandosi è l’estremità
femminile dell’apparato riproduttivo
1. L’insieme dei fiori può
ricordare anche una chioma spettinata,
da cui il nome latino della
specie (comosa=chiomata). Il
nome comune di “raponzolo” si
rifà invece alla forma della radice,
simile ad una piccola rapa.
Dal fusto gracile e perlopiù pendente
nascono le foglie di un
brillante verde scuro: quelle alla
base tondeggianti e grossolanamente
dentate, portate da un
picciolo lungo e flessuoso; quelle
superiori dentate più finemente
e di forma più affusolata mano
a mano che si avvicinano all’infiorescenza.
1 Lo stilo con due stimmi ricurvi.
23
Unico rappresentante del genere
Physoplexis, è un endemismo
di origine molto antica 2,
che arriva ai giorni nostri dopo
essere sopravvissuto alle ere
glaciali rifugiandosi sulle isole
rocciose emergenti dal mare
ghiacciato.
Il suo areale è limitato alle Alpi
sud orientali, nella zona che
va grosso modo dal Lago di Como
alla Carinzia. Nel Parco è localmente
diffuso, ma mai abbondante,
nel Gruppo di Brenta. Il
fattore che può minacciare questa
specie preziosa ed esclusiva è
la raccolta, anche se ultimamente
sembra una moda più contenuta
che in passato.
Il raponzolo di roccia rientra
nell’elenco delle specie delle
quali è proibita la raccolta in provincia
di Trento (L.P.17/ 1973),
e in quelle a rischio di estinzione
in Italia 3.
2 Un paleoendemismo, ovvero una delle
specie relitte del periodo terziario (preglaciale)
distribuitosi esclusivamente in
un dato territorio.
3 Nella Lista rossa delle specie italiane è
indicato come LR = a basso rischio.
SCHEDA
Nome scientifico: Physoplexis comosa (L.) Schur
Nomi volgari: raponzolo chiomoso
raponzolo di roccia
artiglio del diavolo
Nomi dialettali: zàtele d’ors, grife del diàol
Famiglia: campanulacee
Etimologia: il genere deriva
dal greco physa = bolla, vescica, e
dal latino plexis = intrecciato
la specie dal latino comosum = chiomato

Il Parco Naturale Adamello Brenta
ha un nuovo sito internet, on-line
dalla fine di dicembre. Il portale,
che si trova all’indirizzo www.
pnab.it, è il risultato finale di un
percorso che ha visto lo staff del
Parco impegnato nella progettazione
e nella realizzazione dell’importante
strumento di comunicazione,
studiato quale componente
integrata del sistema informativo
dell’Ente. Partner nella realizzazione
del sito web sono stati “Etour”
di Rovereto, per quanto riguarda
la progettazione generale e
dei contenuti, ed “Editel” di Pieve
di Bono per la parte tecnologica.
L’iniziativa è prevista nel Piano di
interpretazione ambientale, lo strumento
programmatico che il Parco
ha predisposto per sistematizzare
le attività connesse alla promozione
del territorio dal punto di vista
turistico-ricreativo e didattico, alla
gestione e accoglienza del pubblico,
all’informazione e all’educazione
ambientale.
“Chi siamo”, “Cosa facciamo”,
“Natura e territorio”, “Cultura”,
“Educazione & Formazione”,
“Parco informa”, “Vivere il Parco”,
sono le sezioni principali del
sito che, con facilità e rispettando
i criteri di accessibilità stabiliti
dalle più recenti normative nazionali,
conduce il “navigatore” alla
scoperta di tutto quanto c’è da sapere
sul Parco Naturale Adamello
Brenta. Ricco di informazioni e
notizie, il sito web è una finestra
virtuale sulle ricchezze ambientali
del Parco e sui progetti attuati per
salvaguardare e valorizzare il territorio.
Per il turista appassionato di mon-
ADAMELLO BRENTA
ON LINE IL NUOvO
SITO WEB DEL PARCO
di Flavio Periotto – Ufficio comunicazione Pnab
tagna alla ricerca di
nuovi itinerari nel
verde, per lo studioso
che vuole approfondire
le proprie conoscenze
naturalistiche,
per gli insegnanti che
cercano nuove motivazioni
educative, per
i residenti che vogliono
sapere qualcosa di
più sul loro Parco, il
sito web offre una vetrina
completa di contenuti:
dalle proposte
per le scuole alle attività
di divulgazione,
dagli approfondimenti
scientifici alla pianificazione,
dalle normative
in tema di protezione
ambientale alla
tutela dell’orso bruno
e molto altro ancora.
Il nuovo sistema informativo
è il risultato di
un processo di progettazione partecipata
che ha coinvolto attivamente
l’Ente Parco Naturale Adamello
Brenta nelle fasi di programmazione
e predisposizione della nuova
piattaforma web. Lo staff che
ha seguito il progetto è coinvolto
tuttora nella gestione e nell’aggiornamento
dei contenuti. Particolare
attenzione, poi, è stata rivolta agli
utenti destinati ad utilizzare il sito,
che hanno giocato un ruolo cruciale
nella fase di studio. Per il Parco,
ancora, il progetto “sito-web” è
stato un input verso lo sviluppo organizzativo
e la crescita delle competenze
dei dipendenti e dei collaboratori,
che hanno imparato ad
utilizzare nuovi strumenti tecnolo-
24
gici come il content management
system (C.M.S.). Infine, l’iniziativa
è stata un’occasione per potenziare
il proprio sistema informativo
e fare il punto sui processi di
gestione delle informazioni e quindi
delle conoscenze veicolate dentro
e fuori l’organizzazione.
“Editel”, con le indicazioni ricevute,
ha elaborato una struttura di
visualizzazione e navigazione dei
contenuti in grado di agevolare al
massimo il reperimento delle informazioni
e facilitare l’interazione
tra sito internet ed utente. Nello
stesso tempo si è cercato di proporre
un’immagine fresca ed accattivante
capace di distinguersi nel vasto
mondo del web.

Si è concluso a dicembre 2007
il progetto “INHUMUSnat2000:
Forme di humus - indicatori di
funzionalità per i siti di Natura
2000”, un importante studio sugli
humus di foresta iniziato nel
giugno del 2004. Tale ricerca si
è posta come obiettivo generale
lo “studio dell’humus come uno
dei più significativi indicatori di
stato e di funzionalità degli ecosistemi.
[…] La conoscenza approfondita
di questi processi è
infatti fondamentale nell’ottica
di una gestione naturalistica
e sostenibile del territorio. […]
Si ritiene inoltre che la definizione
di una tipologia di forme
di humus possa diventare indicatrice
significativa della naturalità
dell’ecosistema considerato”.
(Maggio 2007. Relazione scientifica
del progetto di ricerca).
Il 3 settembre 2002, in seguito al
decreto del Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio,
sono state emanate le linee
guida per la gestione dei Siti d’Interesse
Comunitario (SIC) e delle
Zone di Protezione Speciale (ZPS)
che hanno, come obiettivo ultimo,
quello di attuare a livello nazionale
e comunitario la salvaguardia
della natura e della biodiversità.
Al fine di verificare gli effetti
delle azioni intraprese per la tutela
di queste ultime è stato quindi
introdotto l’utilizzo di indicatori
che forniscano informazioni sulle
condizioni di conservazione delle
risorse di interesse. Ecco pertanto
ADAMELLO BRENTA
UNA RICCHEzzA NASCOSTA:
L’HUMUS
di Elisa Cattani – Ufficio didattica Pnab
utilizzate le forme
di humus quali indicatori
in grado di
descrivere in modo
scientifico e rigoroso
le realtà ambientali
oggetto di analisi.
Interessante e
ricco di risvolti nel
campo della gestione
forestale risulta
essere l’indagine
del ruolo del suolo
come indicatore
ecologico per definire
il grado di naturalità,
dinamismo,
resistenza e/o fragilità di un determinato
territorio e/o bosco.
Lo studio, inserito nella ricerca
sugli humus di foresta già in atto
presso il Centro di Ecologia
Alpina della Provincia Autonoma
di Trento, è stato finanziato
dal Fondo per i progetti di ricerca
della Pat.
Gli Enti che hanno preso parte alle
diverse fasi del progetto sono:
il Centro di Ecologia Alpina, il
Dipartimento Territorio e Sistemi
agro-forestali ed il Dipartimento
di Biotenologie Agrarie dell’Università
degli studi di Padova (Facoltà
di Agraria), il Dipartimento
di Scienze dell’Ambiente e del
Territorio dell’Università degli
Studi di Milano-Bicocca (Facoltà
di Scienze Matematiche, fisiche
e naturali), il Parco Naturale
Adamello Brenta, l’École Nationale
du Genie Rural des Eaux et
25
Profilo di suolo con segnalazione grafica dei diversi orizzonti
de Forêts (Engref) - Laboratoire
Écosystème Forestier et Paysage
Dynamique, la Provincia Autonoma
di Trento, il Dipartimento
Foreste e Montagna - Servizio
Parchi e Conservazione della natura
- Servizio Foreste e Fauna,
nonché la Lega Italiana Protezione
Uccelli.
I siti di studio sono stati individuati
all’interno del territorio del Parco
Naturale Adamello Brenta ed
in particolare nei boschi di Spormaggiore,
Dercolo, Cunevo, Flavon,
Cles e della valle di Tovel.
Sul versante settentrionale del
massiccio dolomitico del Brenta,
come riportato nell’immagine
sottostante, sono pertanto
state individuate 18 coppie di
siti (aree di saggio) collocate in
quattro diversi tipi forestali: faggeta
dei suoli mesici, faggeta dei

Identificazione delle aree di saggio su particellare, disponibile
in scala 1:50.000
suoli xerici, abieti-piceo-faggeta
e pecceta. Le aree di saggio sono
state scelte in base a due criteri:
l’appartenenza ad una delle
quattro formazioni sopra citate
e l’anno dell’ultimo intervento
selvicolturale in esse avvenuto.
Vi saranno pertanto siti “giovani”,
in cui i trattamenti sono recenti,
ed altri in cui non si interviene
da più di sessant’anni. Ciò
per poter osservare, tra il resto,
anche l’evoluzione del suolo e
la sua maturazione in diverse situazioni
di copertura arborea e di
ADAMELLO BRENTA
trattamento.
Le analisi sulle aree di
saggio, svolte spesso
in parallelo dai diversi
Enti di ricerca ed
Università coinvolti,
riguardano due livelli
di indagine: studi
e rilievi su scala di
tipologia forestale ed
altri su scala di dettaglio.
Nel primo caso,
dopo la georeferenziazione
dei vari siti
e l’implementazione
dei dati ad essi afferenti,
si è proceduto
con una descrizione
stazionale e vegetazionale
dei siti e con
una successiva identificazione
e classificazione
delle forme
di humus sul campo.
A scala di dettaglio si
26
sono poi portate avanti l’identificazione,
la classificazione e
lo studio della micromorfologia
delle forme di humus in laboratorio,
la valutazione degli aspetti
qualitativi e quantitativi delle
componenti della lettiera e delle
sostanze umiche presenti nel
suolo, il censimento delle specie
della pedofauna e lo studio dei
simbionti ectomicorrizici.
Un supporto ai diversi studi condotti,
in termini di rilievo di dati,
è stato dato dalla misurazione
in continuo, nello spazio e nel
tempo, di parametri radiativi che
rappresentano l’input energetico
che arriva a terra, della temperatura
al suolo, del mesoclima
nonché la realizzazione di fotografie
emisferiche sotto copertura
nei diversi periodi dell’anno.
Da tali dati è emerso che le differenze
di temperatura del suolo e
la radiazione sotto copertura so-
Immagine circolare emisferica (360°) sotto copertura, ottenuta con obiettivo fisheye (a fianco)

no significative tra i diversi tipi
forestali (faggeta mesofila e faggeta
termofila) e meno marcate
tra le diverse gestioni (gestione
recente e gestione non recente).
Si è pertanto ricavato che gli interventi
di trattamento influenzano
in modo limitato il microclima
stazionale e che tipi diversi
di faggeta hanno semplicemente
microclima diverso.
Per quanto riguarda le analisi
descrittive delle forme di humus
del territorio del Parco
Naturale Adamello Brenta preso
in considerazione ne risulta
che la maggior parte di esse
appartengono agli Anphimull
Faggeta dei suoli mesici. Area di saggio 6P1-5
ADAMELLO BRENTA
e solo in minima parte ai Dysmull,
Oligomull e Dysmoder.
Il differente trattamento delle
aree di saggio in termini selvicolturali
provoca invece variazioni
quantitative di modesta
entità. Le sostanze umiche delle
faggete dei suoli xerici sono
più influenzate dalla diversa
gestione rispetto alle sostanze
umiche delle faggete di ambienti
mesici. A livello di analisi
qualitative i risultati confermano
che il turn-over della
sostanza organica nei due ecosistemi
viene modificato in maniera
diversa dalla diversa gestione.
27
Prelievo di suolo di faggeta mesofila, particolare
dell’orizzonte OH
Come si può notare dalla vastità
dell’argomento trattato, i
fattori e gli elementi che insistono
sulle diverse caratteristiche
dell’humus e pertanto del
suolo sono molteplici e complesse.
La descrizione di interazioni
e relazioni esistenti tra
vegetazione, humus e suolo non
si può esaurire in un breve articolo.
Si tenga presente tuttavia
l’enorme importanza rivestita
dal suolo e dalle sue caratteristiche,
in quanto punto di partenza
per tutto ciò che su di esso
vive. Studiare e conoscere il
suolo e gli humus forestali significa
comprendere le dinamiche
evolutive della componente
epigea (piante, animali, muschi,
licheni, funghi…) e di conseguenza
sapere come meglio gestire
e intervenire sul suolo e
sulla vegetazione.
Molteplici e complesse sono
dunque le forme di humus…
molti e diversi tra loro sono anche
gli ambienti, i popolamenti
arborei, le popolazioni animali
che di volta in volta vanno sviluppandosi
ed evolvendo su suoli
con proprietà differenti.
Tutto quello che vediamo ha luogo
ed esiste grazie al suolo ed alle
sue complesse caratteristiche.

Introduzione
Il cervo (Cervus elaphus) e il
capriolo (Capreolus capreolus)
rappresentano, nell’ambito
della fauna italiana, degli
elementi di sicuro interesse
naturalistico. Essi fanno parte
di quel gruppo di specie caratterizzate
da un notevole valore
faunistico, sia per le loro caratteristiche
ecologiche sia per
l’importanza sociale che rivestono:
l’elevata percettibilità,
Esemplare di cervo
ADAMELLO BRENTA
CERvO E CAPRIOLO:
due specie da conoscere e conservare
di Roberta Chirichella – Gruppo ricerca e conservazione dell’orso bruno Pnab
e Stefano Liccioli – Università di Sassari, dip. di zoologia e genetica evoluzionistica
gli interessi conservazionistici
e quelli legati allo sfruttamento
venatorio ne fanno elementi
di primario interesse per numerose
e differenti categorie sociali.
Tale valore richiede adeguate
e aggiornate conoscenze
sullo status, sulle condizioni
e sull’evoluzione delle popolazioni,
al fine di orientare le
scelte e gli obiettivi per la conservazione
e la gestione delle
due specie.
28
Per queste ragioni, affiancandosi
alle attività di censimento
condotte a livello provinciale
sulle specie oggetto di prelievo
venatorio, il Parco ha attivato
una ricerca mirata ad ottenere
informazioni circa la distribuzione
e soprattutto la dinamica
delle popolazioni di cervo e capriolo
all’interno del territorio,
fornendo anche, dove possibile,
indicazioni sulle loro relazioni
interspecifiche.

Esemplare di capriolo
In questo contesto si è scelto di
operare preliminarmente in due
zone campione. La prima (estensione:
2152 ha) racchiude i versanti
del Doss del Sabion ed è
delimitata dal rio di Flaginech a
sud, dal solco vallivo della Val
Rendena a ovest e dalla sponda
in destra orografica della Valagola
a est.
La seconda (estensione: 1620
ha) comprende il Sarca di Nambrone
e il Sarca di Campiglio ed
è delimitata ad ovest dalla Val
Ghilors, a sud e a sud-est dalla
Valle del Sarca di Campiglio
e a nord dalle cime che digradano
verso Madonna di Campiglio
(Doss del Fo, Monte Ritort,
Pancugolo). La prima area
campione è stata oggetto di ricerca
negli anni 1992, 1996 e
2006, mentre la seconda è stata
ADAMELLO BRENTA
la zona di rilevamento per l’anno
2007.
La ricerca si è avvalsa del metodo
del Pellet Group Count,
o Conta dei Gruppi di Fatte (o
escrementi), che prevede la suddivisione
dell’area di studio in
un determinato numero di superifici
campione, dette plot, all’interno
delle quali viene contato il
numero di escrementi della specie
presa in esame: questo metodo
può essere utilizzato, nel
caso degli ungulati, sia per stime
della densità di popolazione
che, come nell’indagine qui
descritta, per studi dell’uso dell’habitat.
Nella ricerca condotta i plot sono
stati sostituiti da transetti lineari
distribuiti uniformemente
ogni 100 m di dislivello, a
partire dai 900m s.l.m. fino ai
29
2000m s.l.m.. Grazie alla possibilità
di distinguere, sulla base
di dimensione e forma, le fatte
di capriolo, cervo femmina e
cervo maschio, ad ogni particella
forestale è stato possibile associare
un Indice di Uso dello
Spazio (IUS), identificativo della
frequentazione di tale porzione
di territorio da parte di ciascuna
categoria di animali.
L’indagine ha preso in considerazione
unicamente il periodo
invernale che, date le rigide
condizioni meteo-climatiche
e la minore disponibilità di cibo,
in ambiente alpino rappresenta
la stagione maggiormente
limitante per lo sviluppo delle
popolazioni degli ungulati selvatici.
Grazie all’utilizzo dei Sistemi
Informativi Territoriali (SIT) so-

Pellet di cervo
no state realizzate delle carte di
distribuzione di capriolo, cervo
femmina e cervo maschio, in cui
i valori di IUS sono stati divisi
in 5 classi di valore crescente,
che hanno permesso di procedere
ad un confronto tra le distribuzioni
spaziali di cervo e capriolo
nelle due aree campione tra loro
adiacenti (bassa Val Nambrone e
Doss del Sabion).
Questa metodologia, pur non
consentendo una valutazione
ADAMELLO BRENTA
assoluta della consistenza delle
popolazioni, permette di individuare
le zone maggiormente frequentate
dal cervo e dal capriolo
e, qualora replicata in anni
successivi, dei trend (andamento
numerico nel tempo) delle popolazioni
indagate.
Risultati
Nell’area della bassa val Nambrone
(territorio di indagine nel
2007) per il cervo si sono riscon-
30
trate alcune differenze nelle modalità
di occupazione dello spazio
relative ai due sessi. L’areale
occupato dalle femmine è risultato
essere molto più ampio di quello
occupato dai maschi (601,5 ha
contro 27,5 ha).
Questa difformità appare significativa,
soprattutto considerando
che il metodo del Pellet
Group Count, pur con dei
limiti, consente anche ipotesi
di tipo quantitativo: in questo
senso è ipotizzabile un utilizzo
dell’area campione da parte
di numerosi gruppi femminili,
mentre i maschi sembrano
utilizzare tale area solo parzialmente
e con pochi esemplari.
Considerando le caratteristiche
ecologiche del cervo, che
lo portano solitamente ad occupare
diversi quartieri nelle due
stagioni principali, tale distribuzione
potrebbe riflettere una
diversa scelta operata dai due
sessi per affrontare i rigori invernali.
Passando al capriolo, questa
specie è presente in gran parte
(858 ha) dell’area di studio, anche
se con diversa frequenza di
Evoluzione distributiva invernale cervo femmina dal 1992 (sinistra) al 2006 (destra)

ADAMELLO BRENTA
Evoluzione distributiva capriolo dal 1992 (sinistra) al 2006 (destra)
utilizzo fra le varie zone.
I risultati ottenuti nell’area del
Doss del Sabion nel 2006, confrontati
con quanto emerso negli
anni precedenti (1996 e 1992),
hanno permesso di supporre
l’esistenza di dinamiche competitive
a sfavore del capriolo. Per
l’area della bassa Val Nambrone
non è possibile, invece, trarre
conclusioni su eventuali competizioni
in atto tra i due ungulati,
in quanto non sono state ancora
condotte indagini tali da permettere
un’analisi delle dinamiche
dei rapporti tra le due specie. È
inoltre da sottolineare come la
presenza del cervo in quest’ultima
area sia decisamente recente
soprattutto se confrontata con
quanto accade per la zona della
Valagola, dove gli animali sono
presenti sin dagli anni ‘70 del
secolo scorso.
Per entrambe le aree campione
emerge ad oggi una certa sovrapposizione
spaziale tra capriolo
e cervo femmina a fronte
di una netta separazione spaziale
tra capriolo e cervo maschio.
Un elemento di sicuro interesse,
e che può parzialmente
spiegare l’elevata segregazione
spaziale tra cervo maschio e capriolo
nell’area del Doss del Sabion,
è costituito dalla presenza,
fino agli anni ‘90 del secolo
scorso, di numerose mangiatoie.
Per contro, per quanto concerne
l’area della Val Nambrone, i rilievi
di campo hanno permesso
di individuare solo sei siti di alimentazione
artificiale che, sulla
base della loro dislocazione,
sembrano non influire sulle modalità
di utilizzo dello spazio,
messe in atto dalle due specie.
Per quanto riguarda le porzioni
di territorio non utilizzate da
entrambe le specie, nell’area
del Doss del Sabion cervo e capriolo
risultano assenti in una
piccola porzione sul versante
che dalla cima del Doss del
Sabion scende sino alla Malga
Grual, in corrispondenza degli
impianti sciistici. Proprio
in questa zona si è riscontrata
la presenza, seppur limitata,
del camoscio che, sulle Coste
del Grual, trova una buona zona
di svernamento. L’area della
Val Nambrone, invece, presenta
una fascia di territorio compresa
tra 1400-2000m in sini-
31
stra orografica del fiume Sarca
di Nambrone che non appare
utilizzata da nessuna delle tre
categorie di animali. La causa
principale potrebbe essere attribuita
alla presenza, in quella
porzione di territorio, del muflone
e di alte densità di camoscio:
si può ipotizzare, infatti,
che tra questi bovidi e i due cervidi
si sia instaurata una qualche
interazione tale da influenzare
l’utilizzo dello spazio da
parte delle singole specie.
In questo senso, solo la ripetizione
nel tempo delle indagini svolte,
affiancate da approfondite
analisi della dinamica e dell’utilizzo
dell’habitat, potrebbe portare
elementi utili a definire i
fattori responsabili della distribuzione
e sovrapposizione tra le
specie presenti. La metodologia
applicata, infatti, si è dimostrata
estremamente valida nel restituire
un’immagine di dettaglio
della situazione analizzata,
risultando di potenziale utilità
nell’ambito della conservazione
e della gestione degli ungulati
all’interno della provincia di
Trento.

Piano faunistico. È un documento
previsto dalla Legge di
ordinamento dei parchi naturali
trentini (n. 18 del 1988) e ha lo
scopo di “realizzare nel territorio
a Parco l’equilibrio tra fauna
selvatica ed ambiente”. Il Piano
faunistico è impostato sulla base
dei seguenti obiettivi generali:
tutela della zoocenosi nella sua
complessità; mantenimento degli
equilibri “sistemici” in senso sia
ecologico sia socio-economico;
approfondimento delle conoscenze
sulle popolazioni animali presenti;
definizione di strategie ed
azioni mirate a consentire un uso
sociale sostenibile della fauna,
sia all’interno del Parco sia, più
in generale, su scala provinciale.
Finalità del Piano faunistico è, ancora,
quella di orientare l’attività
delle aree protette nell’ambito
della conservazione della fauna,
fornendo suggerimenti e individuando
priorità operative. Costituisce,
infine, un importante tas-
ADAMELLO BRENTA
PAROLA DI PARCO
a cura di Alberta voltolini
sello capace di tutelare la fauna e
allo stesso tempo eleggere l’area
protetta a “zona privilegiata” per
lo studio e la valorizzazione delle
popolazioni animali presenti.
La revisione del Piano faunistico
del Parco Naturale Adamello
Brenta è stata approvata dalla
Giunta della Provincia Autonoma
di Trento il 16 novembre 2007.
Piano di interpretazione ambientale.
È uno strumento programmatico
ampiamente in uso
nei parchi americani ed europei,
soprattutto in quelli dei Paesi anglosassoni.
In Italia la sua appli-
cazione è limitata sostanzialmente
al Piano predisposto dall’Istituto
Pangea-Onlus per il Parco Nazionale
dei Monti Sibillini (2001). Il
Piano di interpretazione ambientale
si basa sull’omonima disciplina
(introdotta negli anni ’20
del secolo scorso dall’Agenzia
Nazionale americana per i Parchi),
che si occupa di tutte quelle
attività connesse alla: promozione
del territorio dal punto di
vista turistico-ricreativo e didattico;
gestione e accoglienza del
pubblico; informazione ed educazione
ambientale.
32
CO2. È la formula molecolare
dell’anidride carbonica, o, più
correttamente, del biossido di carbonio
formato da un atomo di carbonio
legato a due atomi di ossigeno.
Sostanza fondamentale nei
processi vitali delle piante e degli
animali, è il principale gas serra
presente nell’atmosfera. Il biossido
di carbonio ha la funzione di
intrappolare la radiazione infrarossa
della luce solare riflettendola
nuovamente verso la superficie
terrestre (questo è l’effetto serra),
impedendo alla Terra di raffreddarsi
e creando un clima favorevole
allo sviluppo della vita.
L’aumento della quantità di anidride
carbonica in atmosfera, a partire
dal XX secolo, ha incrementato
l’effetto serra, contribuendo ad
un rapido riscaldamento del pianeta.
Sul fenomeno la discussione
è aperta, ma la diffusa convinzione
che stiamo attraversando una
fase di riscaldamento generalizzato
del clima terrestre ha portato
molti Paesi del mondo a siglare
il protocollo di Kyoto, un accordo
in cui gli Stati si impegnano a
limitare e ridurre le emissioni di
biossido di carbonio.
Si stima che la concentrazione
atmosferica di biossido di carbonio
sia aumentata del 35% dai
tempi della rivoluzione industriale
e del 20% dal 1958. La combustione
dei combustibili fossili
(carbone, petrolio) è accusata di
essere la principale causa di questo
aumento, la deforestazione la
seconda.

Una foto al mese, naturalmente Parco Continua il concorso
La partecipazione è gratuita e aperta a tutti.
Sul sito internet il regolamento e le modalità di partecipazione.
LE FOTO PIÙ BELLE
Luigino Sartori – Il Brenta da Bocca di Conca – (1° class. - ottobre 2007) Mauro Carta – Alba sul Brenta da Malga Flavona – (1° class. - gennaio 2008)
Guido Moncalvi – Nuvole sul lago di Valagola
(1° class. novembre 2007, assoluto 2007)
Thomas Martini – Cima Roma con in basso a sinistra un mare di nuvole
(1° class. dicembre 2007)
Sara Cesconi – Cascate del Nardis
(1° class. febbraio 2008)
Luigino Sartori – Bissina dal Forcel Rosso verso il rifugio Val di Fumo
(1° class. marzo 2008)

INVOLUCRO RICICLABILE
ADAMELLO BRENT A
Editoriale
Il 23, 24 e 25 maggio 2008 il Parco festeggerà i suoi pri-
A DAMELLO BRENT
A
mi vent’anni. Era infatti il maggio 1988 quando venne pro-
ANNO 11 - N. 2
LUGLIO 2007
mulgata la Legge provinciale n. 18 “Ordinamento dei parchi
naturali” che istituì il Parco Naturale Adamello Brenta
e il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. La legge
definì le finalità dei parchi naturali trentini come “la tutela
delle caratteristiche naturali e ambientali, la promozione
dello studio scientifico e l’uso sociale dei beni ambientali”
e stabilì, inoltre, l’organizzazione amministrativa e le linee
generali di gestione dell’area protetta. Da allora si sono succedute
diverse fasi: i primi anni della difficile affermazione
e gli anni della contestazione, quindi l’accettazione at-
PERIODICO QUADRIMESTRALE DI CULTURA DELLA MONTAGNA
Poste ItalIane sPa - tariffa Pagata - Pubblicità diretta non indirizzata sMa ne/tn0137/2007 del 08/03/2007
traverso la partecipazione delle componenti territoriali alla
costituzione e alla gestione dell’Ente.
Infine, a partire dalla fine degli anni ’90, il radicarsi delle condizioni affinché il Parco potesse
iniziare una nuova fase, quella dell’operatività. Con la definizione di una politica ambientale
capace di perseguire gli obiettivi fissati dalla legge istitutiva e l’avvio di numerosi progetti
strategici, il Parco Naturale Adamello Brenta è riuscito ad affermarsi e ad essere riconosciuto
non solo come Ente preposto alla tutela della natura e alla salvaguardia ambientale, ma anche
come soggetto in grado di indicare una nuova strada di sviluppo sostenibile per il territorio.
Alla luce della progressiva, ma sempre più forte integrazione tra il Parco e le dinamiche di
sviluppo culturale e socio-economico del proprio territorio di riferimento, l’anniversario di
maggio si presenta come una ricorrenza importante, che sollecita bilanci, che offre lo spunto
per riflessioni proiettate verso il futuro. Crediamo che questi vent’anni meritino di essere
festeggiati e raccontati come una storia importante e significativa.
Ripercorrere la storia del recente passato può essere anche un’occasione per soffermare lo
sguardo sul presente e comprendere che oggi la grande sfida del Parco è quella di far crescere
nelle nostre comunità una cultura ambientale improntata all’uso consapevole delle risorse,
una cultura che riconosca nel limite ad un certo tipo di sviluppo non un freno all’economia,
ma un’esortazione a compiere scelte innovative.
I vent’anni sono, nello stesso tempo, la linea di traguardo del “Parco di oggi” e la linea
di partenza per il “Parco del futuro”, che non può prescindere dalla scelta del territorio
di restare ancorato a modelli di sviluppo ormai al tramonto oppure di investire nell’innovazione.
Accettando la seconda opzione il Parco potrà essere considerato come possibilità
di un rapporto più consapevole, rispettoso ed equilibrato con l’ambiente e le “scelte
da Parco” potranno essere vissute non più come costrizioni, ma come opportunità, consapevoli
e concertate, di crescita equilibrata.
La festa dei vent’anni sarà all’insegna dell’incontro tra il Parco Naturale Adamello Brenta
e la gente che abita il territorio dell’area protetta, per ripercorrere insieme la strada compiuta
fino ad oggi e iniziare, insieme, ad intraprendere il cammino verso un futuro nel quale la
cultura ambientale diventi una “filosofia di vita” condivisa da tutti e il Parco sia considerato
come autentico valore aggiunto per il territorio.
Antonello Zulberti
presidente Parco Naturale Adamello Brenta
PARCO
Stampato su carta fornita da Cartiere del Garda Spa, azienda specializzata nella produzione di carte patinate senza legno. Certificata ISO 14001,
Registrazione EMAS (30 giugno 2005). Cartiere del Garda pone molta attenzione alla scelta delle materie prime e impiega prevalentemente cellulose
selezionate provenienti da fornitori che attuano una buona gestione delle risorse forestali. Tutte le carte sono prodotte in ambiente neutro senza acidi (acidfree).
Interno: GardaPat 13 KIARA 115 g/m² - Copertina: GardaPat 13 KIARA 150 g/m² - Allegato: GardaPat 13 KIARA 150 g/m² OBA-free.