imp MN 18 - Mare Nostrum

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07.06.2013 Views

Le a m b i e n t e peRlE sINiS Testo e foto di Giampiero Dore DEl Nonostante nell’area del Sinis si concentri un alto numero di imbarcazioni dedite alla pesca, il più alto in Sardegna, pesci, molluschi e crostacei sono ancora numerosi. Nell’immagine un polpo all’ingresso della sua tana.

I fondali antistanti la penisola del Sinis, oggi compresi nell’Area Marina Protetta del Sinis – Mal di Ventre, sono abbastanza vari con formazioni di coralligeno, blocchi granitici, pareti di rocce basaltiche ed una immensa prateria di Posidonia oceanica. Qui, su un tipico substrato coralligeno, una cicala di mare in uno stadio intermedio di accrescimento. 48 a m b i e n t e P iccolo mondo alla fine del mondo. Vaste piane intervallate da stagni e lagune, litorali dal silenzioso e primitivo splendore, un mare incontaminato, il segno antico dell’uomo. Mondo lento, quieto, fiero di una bellezza che conquista dolcemente, ti entra dentro e non ti abbandona più. Questo è il territorio di Cabras che come pochi sa offrire tanta ricchezza e diversità. La linea di costa è un alternarsi di spiagge e falesie che si fondono con l’entroterra in uno straordinario continuum di ecosistemi. Le zone umide, vere zone di transizione fra terra e mare, sono senza dubbio una delle caratteristiche dominanti e per la loro importanza sono state inserite nella convenzione di Ramsar. A stagni e lagune sono strettamente legate la vita e l’economia dell’area. Fin da tempi remoti l’uomo ha basato la propria esistenza su queste risorse, in perfetta integrazione con esse. Nel Sinis tutto ha un sapore marcatamente mediterraneo. Iniziamo questo breve viaggio dalla linea di costa. Circa 15 chilometri di arenili che avanzano, arretrano, cambiano estensione e conformazione, rispondendo elasticamente alla forza delle mareggiate di maestrale, ed altrettanti di coste rocciose, di imponenti falesie. Ciò che meraviglia è la bellezza senza ostentazione, il candore delle sabbie di minuscoli granuli quarziferi, il variare dei colori ad ogni ora del giorno. Percorrendo la costa partendo dal golfo di Oristano, dopo la foce del Tirso, si distende la bella spiaggia di Torregrande. Proseguendo, oltre gli sbocchi a mare dello stagno di Cabras e della laguna di Mistras, troviamo la spiaggia di Mare Morto. A ridosso dal ponente e dal maestrale, è strettamente legata agli importanti apporti fluviali del Tirso. Più avanti, verso Capo San Marco, la costa inizia a sollevarsi progressivamente fino ad un’altezza di 52 metri sul livello del mare. In fondo ad una cala riparata, la piccola spiaggia della Caletta dove un tempo attraccavano le barche dedite alla pesca dell’aragosta. Verso nord, oltre il capo sovrastato dal faro, le spiagge di San Giovanni, esposte ai venti dominanti di ponente e maestrale. Guardando dall’alto della torre di San Giovanni si potrà godere dell’alternanza dei colori che rivelano la natura sabbiosa o rocciosa dei fondali. Si giunge quindi alle dune di Funtana Meiga dove una vegetazione adattata a condizioni così difficili si spinge fin quasi alla riva del mare. Qua e là, gli affioramenti di calcari ed arenarie sono testimoni delle diverse fasi geologiche. I fondali antistanti sono bassi e favoriscono la creazione di un moto ondoso molto apprezzato dai surfisti che vi giungono da tutta la Sardegna. Durante le forti mareggiate di maestrale le loro evolu- zioni ed acrobazie sono uno spettacolo nello spettacolo. La costa torna rocciosa in corrispondenza del promontorio di Torr’e Seu, con altezze modeste, dai 5 ai 15 metri. Oltre Punta Maimoni si arriva alle spiagge di Maimoni, S’Archeddu ‘e sa canna, Su Crastu Biancu e Is Arutas. Quando il sole splende alto sono obbligatori gli occhiali scuri, tanto è accecante il biancore degli arenili quarzosi. Oltrepassato lo scoglio di Su Bardoni si distende l’ultimo tratto di costa bassa che va da Mari Elmi a Porto Suedda. I colori dell’acqua, dal verde smeraldo al blu oltremare, indicano i tratti di fondale sabbioso, roccioso o colonizzato dalle praterie di Posidonia oceanica. Capo Sa Sturaggia segna l’inizio delle scogliere calcaree di Su Tingiosu che si elevano fino a 25 metri sul livello del mare, ottimo punto di osservazione sull’isola di Mal di Ventre distante circa 5 miglia. Tutti gli oltre 30 chilometri di sviluppo costiero recano i segni evidenti degli effetti del mare e dei venti che nei millenni ne hanno disegnato il profilo. E dall’azione combinata del mare e dei fiumi che sfociano nel golfo di Oristano si è avuta la formazione di cordoni sabbiosi che hanno lentamente isolato vasti tratti di mare creando uno dei più importanti sistemi di zone umide d’Europa. Il grande stagno di Cabras, con i suoi 2.200 ettari di estensione, costituisce quasi il venti per cento dell’intero territorio comunale. Lo stagno è circondato da fitti canneti e tifeti, rifugio ideale per numerose specie di uccelli, alcune delle quali poco frequenti come il tarabusino e l’oca selvatica o addirittura rare come il fistione turco e il gobbo rugginoso. Fra la ricca vegetazione sono frequenti le folaghe, le gallinelle d’acqua ed il pollo sultano con la sua regale livrea blu. Fenicotteri rosa, garzette, aironi cinerini e aironi rossi sono ormai ospiti abituali. La fauna ittica comprende carpe, tinche e specie marine che ben sopportano variazioni di salinità dell’acqua come la spigola, il muggine, l’orata e la mormora. A sud ovest dello stagno di Cabras, l’antico Mar’e Pontis, si distende la laguna di Mistras con i suoi oltre 680 ettari. I fondali della laguna sono piuttosto bassi e la salinità può raggiungere alte concentrazioni. Il periodo migliore per osservare la ricchissima avifauna è l’inverno, quando la laguna viene popolata da specie sver- La Garzetta, assieme ad altre 40 specie di avifauna, è ospite abituale delle zone umide del Sinis. Stagni e lagune, vere zone di transizione fra terra e mare, sono senza dubbio una delle caratteristiche dominanti dell’area e per la loro importanza sono state inserite nella convenzione di Ramsar. 49

I fondali antistanti la<br />

penisola del Sinis,<br />

oggi compresi<br />

nell’Area Marina<br />

Protetta del Sinis – Mal<br />

di Ventre, sono abbastanza<br />

vari con formazioni<br />

di coralligeno,<br />

blocchi granitici, pareti<br />

di rocce basaltiche ed<br />

una immensa prateria<br />

di Posidonia oceanica.<br />

Qui, su un tipico substrato<br />

coralligeno, una<br />

cicala di mare in uno<br />

stadio intermedio di<br />

accrescimento.<br />

48<br />

a m b i e n t e<br />

P<br />

iccolo mondo alla fine del mondo. Vaste piane intervallate da stagni e lagune, litorali<br />

dal silenzioso e primitivo splendore, un mare incontaminato, il segno antico dell’uomo.<br />

Mondo lento, quieto, fiero di una bellezza che conquista dolcemente, ti entra<br />

dentro e non ti abbandona più. Questo è il territorio di Cabras che come pochi sa offrire<br />

tanta ricchezza e diversità.<br />

La linea di costa è un alternarsi di spiagge e falesie che si fondono con l’entroterra in uno straordinario continuum<br />

di ecosistemi. Le zone umide, vere zone di transizione fra terra e mare, sono senza dubbio una delle<br />

caratteristiche dominanti e per la loro <strong>imp</strong>ortanza sono state inserite nella convenzione di Ramsar.<br />

A stagni e lagune sono strettamente legate la vita e l’economia dell’area. Fin da tempi remoti l’uomo ha basato<br />

la propria esistenza su queste risorse, in perfetta integrazione con esse.<br />

Nel Sinis tutto ha un sapore marcatamente mediterraneo.<br />

Iniziamo questo breve viaggio dalla linea di costa. Circa 15 chilometri di arenili che avanzano, arretrano, cambiano<br />

estensione e conformazione, rispondendo elasticamente alla forza delle mareggiate di maestrale, ed<br />

altrettanti di coste rocciose, di <strong>imp</strong>onenti falesie. Ciò che meraviglia è la bellezza senza ostentazione, il candore<br />

delle sabbie di minuscoli granuli quarziferi, il variare dei colori ad ogni ora del giorno.<br />

Percorrendo la costa partendo dal golfo di Oristano, dopo la foce del Tirso, si distende la bella spiaggia di<br />

Torregrande. Proseguendo, oltre gli sbocchi a mare dello stagno di Cabras e della laguna di Mistras, troviamo<br />

la spiaggia di <strong>Mare</strong> Morto. A ridosso dal ponente e dal maestrale, è strettamente legata agli <strong>imp</strong>ortanti apporti<br />

fluviali del Tirso. Più avanti, verso Capo San Marco, la costa inizia a sollevarsi progressivamente fino ad<br />

un’altezza di 52 metri sul livello del mare. In fondo ad una cala riparata, la piccola spiaggia della Caletta dove<br />

un tempo attraccavano le barche dedite alla pesca dell’aragosta. Verso nord, oltre il capo sovrastato dal faro,<br />

le spiagge di San Giovanni, esposte ai venti dominanti di ponente e maestrale. Guardando dall’alto della torre<br />

di San Giovanni si potrà godere dell’alternanza dei colori che rivelano la natura sabbiosa o rocciosa dei fondali.<br />

Si giunge quindi alle dune di Funtana Meiga dove una vegetazione adattata a condizioni così difficili si<br />

spinge fin quasi alla riva del mare. Qua e là, gli affioramenti di calcari ed arenarie sono testimoni delle diverse<br />

fasi geologiche. I fondali antistanti sono bassi e favoriscono la creazione di un moto ondoso molto apprezzato<br />

dai surfisti che vi giungono da tutta la Sardegna. Durante le forti mareggiate di maestrale le loro evolu-<br />

zioni ed acrobazie sono uno spettacolo nello spettacolo. La costa torna rocciosa<br />

in corrispondenza del promontorio di Torr’e Seu, con altezze modeste, dai 5 ai 15<br />

metri. Oltre Punta Maimoni si arriva alle spiagge di Maimoni, S’Archeddu ‘e sa<br />

canna, Su Crastu Biancu e Is Arutas. Quando il sole splende alto sono obbligatori<br />

gli occhiali scuri, tanto è accecante il biancore degli arenili quarzosi.<br />

Oltrepassato lo scoglio di Su Bardoni si distende l’ultimo tratto di costa bassa che<br />

va da Mari Elmi a Porto Suedda. I colori dell’acqua, dal verde smeraldo al blu<br />

oltremare, indicano i tratti di fondale sabbioso, roccioso o colonizzato dalle praterie<br />

di Posidonia oceanica. Capo Sa Sturaggia segna l’inizio delle scogliere calcaree<br />

di Su Tingiosu che si elevano fino a 25 metri sul livello del mare, ottimo<br />

punto di osservazione sull’isola di Mal di Ventre distante circa 5 miglia. Tutti gli<br />

oltre 30 chilometri di sviluppo costiero recano i segni evidenti degli effetti del<br />

mare e dei venti che nei millenni ne hanno disegnato il profilo.<br />

E dall’azione combinata del mare e dei fiumi che sfociano nel golfo di Oristano si<br />

è avuta la formazione di cordoni sabbiosi che hanno lentamente isolato vasti tratti<br />

di mare creando uno dei più <strong>imp</strong>ortanti sistemi di zone umide d’Europa.<br />

Il grande stagno di Cabras, con i suoi 2.200 ettari di estensione, costituisce quasi<br />

il venti per cento dell’intero territorio comunale. Lo stagno è circondato da fitti<br />

canneti e tifeti, rifugio ideale per numerose specie di uccelli, alcune delle quali<br />

poco frequenti come il tarabusino e l’oca selvatica o addirittura rare come il fistione<br />

turco e il gobbo rugginoso. Fra la ricca vegetazione sono frequenti le folaghe,<br />

le gallinelle d’acqua ed il pollo sultano con la sua regale livrea blu. Fenicotteri<br />

rosa, garzette, aironi cinerini e aironi rossi sono ormai ospiti abituali. La fauna ittica<br />

comprende carpe, tinche e specie marine che ben sopportano variazioni di<br />

salinità dell’acqua come la spigola, il muggine, l’orata e la mormora.<br />

A sud ovest dello stagno di Cabras, l’antico Mar’e Pontis, si distende la laguna di<br />

Mistras con i suoi oltre 680 ettari. I fondali della laguna sono piuttosto bassi e la<br />

salinità può raggiungere alte concentrazioni. Il periodo migliore per osservare la<br />

ricchissima avifauna è l’inverno, quando la laguna viene popolata da specie sver-<br />

La Garzetta, assieme<br />

ad altre 40 specie di<br />

avifauna, è ospite abituale<br />

delle zone umide<br />

del Sinis. Stagni e<br />

lagune, vere zone di<br />

transizione fra terra e<br />

mare, sono senza dubbio<br />

una delle caratteristiche<br />

dominanti dell’area<br />

e per la loro <strong>imp</strong>ortanza<br />

sono state inserite<br />

nella convenzione di<br />

Ramsar.<br />

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