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SANTA TERESA GALLURA Anteprima Anteprima Cala Spinosa. Grandi massi di granito. Capo Testa Capo Testa, collegato alla terraferma da un breve istmo sabbioso, è uno dei luoghi paesisticamente più affascinanti della Sardegna per la grandiosità della formazioni rocciose e la presenza continua del mare. Il suo singolare nome è dovuto probabilmente alla forma del promontorio, molto simile al cranio di un uomo anche se, secondo alcuni, il nome deriverebbe da “caput viarum”, il punto cioè dal quale si dipartivano anticamente le molte vie che attraversavano l’Isola dalle coste del nord a quelle del sud. L’istmo che la unisce alla Sardegna presenta ad ovest la Rena di Ponente o spiaggia della Taltana (dal nome di una piccola nave che vi naufragò nel secolo scorso) circondata da acque di un colore verdissimo; ad est invece troviamo la Baia di Santa Reparata. Capo Testa è un luogo in cui si può ammirare un paesaggio naturale unico nel suo genere a comin- ciare dai meravigliosi fondali e dalle calette sabbiose circondate qua e là dalle fioriture di narcisi marini, iris nani ed erba cristallina fino ad arrivare alle rocce di granito rosso che, grazie all’erosione esercitata dal vento, ha assunto nel tempo le forme più fantastiche e curiose. Il granito oltre a rappresentare un vero e proprio monumento naturale, ha costituito per questo territorio un importantissima risorsa economica; Capo Testa, infatti, conserva una serie di testimonianze dell’attività d’estrazione e lavorazione della pietra con le sue numerose cave, oggi abbandonate, raggiungibili lungo gli impervi camminamenti che si insinuano nelle rocce fratturate. Prevalentemente sfruttate in epoca romana (da qui provengono fra l’altro due colonne del Pantheon), le cave furono utilizzate successivamente anche dai Pisani dalle quali ricavarono una parte dei colonnati del loro Duomo e del Battistero. Nello specchio d’acqua che circonda il promontorio e all’interno delle numerose insenature, sono ben visibili una serie di materiali semilavorati che documentano una diffusa e raffinata tecnica di lavorazione della pietra. Fra le tante cave si segnala nel versante Est/Nord- Est la cava di Capicciolu e di Li Petri Taddati; nel versante Ovest la cava dell’Ea e sotto un dirupo a m 127 troviamo la spettacolare cava della Torre sulla quale sorgeva una torre d’epoca pisana. Non appena oltrepassiamo l’istmo svoltiamo verso sinistra per una carrareccia e raggiunto uno spiazzo, lasceremo l’auto per affrontare una breve camminata fino ad arrivare alla famosa Valle della Luna. Scendere nella valle è un’esperienza unica sia per l’aspetto quasi lunare sia per il senso di grandiosità del paesaggio, costituito da enormi massi tafonati e accatastati disordinatamente. Non a caso, negli anni settanta/ottanta, la Valle della Luna ospitò importanti colonie di Hippies ed eremiti che, grazie a questi anfratti naturali, sceglievano di vivere a contatto della natura per quasi tutto l’anno. Proseguendo verso Nord, si arriva ad un piazzale antistante il faro, con il recinto che ne delimita la zona e da cui si domina Cala Spinosa racchiusa tra imponenti rocce granitiche a picco sul mare. Il colore dell’acqua e della roccia donano a questa località un fascino indescrivibile. Oltrepassato un cancelletto, solitamente aperto, troviamo due fari uno dei quali costruito nel 1845. Il faro funzionava inizialmente ad olio vegetale; nella grande lanterna si trova un ottica fissa che emette tre lampi bianchi ogni 12 secondi, visibili ad una distanza di 17 miglia. Lasciando il faro sulla sinistra, s’imbocca un sentiero (con vista panoramica verso Punta Contessa) che dopo poco giunge a capo di un roccione dal quale si può ammirare il più bello e caotico ammasso di graniti. Proseguendo verso sinistra, dopo circa dieci minuti, si giunge ai resti di una torretta pisana, alla quale si può accedere, con estrema cautela, tramite alcuni gradini. In cima si gode un fantastico panorama di rocce erose, il faro con i resti delle case abbandonate, la costa di La Colba e di La Contessa verso Santa Teresa di Gallura e le bianche scogliere corse di Bonifacio a picco sul mare. L’azione del vento è stata indispensabile per rendere questo tratto di costa un vero museo a cielo aperto di indescrivibile suggestione. Pasquale Capone 42 43 Il maestrale domina le Bocche di Bonifaccio. Il faro di Capo Testa. SANTA TERESA GALLURA
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