Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 42.pdf - Bibliotheca ...
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U6 MAN nue per isfuggìre al tatto, era essa tuttavia risibile, e conservava lo idee, le maniere, i gusti e le affe« zioni che il defunto avea tenuto o provate nella sua vita. I nomi adunque d'onabra, di speltro, di simulacro e di fantasma, significano tutti immagine e rappresentazione dell'uomo. F. Immagine. Il voca- bolo di Dei mani degli antichi si- gnificava avanzi o residui, e indiava o esprimeva ciò che sopravviveva all'uomo , e ciò che rimaneva dopo la di lui morte. Tutte queste espressioni producono la medesima idea; sono gli Dei mani o l'ombre de' morti che s'incontrano nell* inferno da coloro che vi si dì- cono scesi ; alcuni credettero anco- ra di vedere errare le ombre in- torno a' sepolcri. Devesi tuttavia osservare, che tuU'allra cosa era il genio del defunto; esso secondo alcuni antichi scrittori custodiva il sepolcro, e mostra vasi talvolta sotto la forma di qualche animale, simbolo d'ordinario della qualità dominante del defunto. Enea facendo libazioni al defunto padre, vide u- scire dai mausoleo un serpente pa- cifico, emblema dell'alta sapi£nza del morto eroe Avvenne talvolta, secondo la credenza degli antichi, che un uomo vide il suo genio a- vanti di morire, caso rarissimo, e visione che toccò a Dione , a So* crate ed a Bruto. Gli Dei mani presso i gentili non furono propriamente deità adorate da essi, e venerate con sagrifizi, ma solamen- te le anime de' defunti, da loro per altro riguardate con venera- zione distinta e pietà naturale, al qual fine ergevano alle medesime are sepolcrali colla dedicazione D. M, S, cioè Diis Manibus Sacrum^ o semplicemente D.M,^ Diis Ma- MAN nibiiSj ed air articolo EriTirrio di tali dedicazioni ne riportainmo al- cuni esempi. Servivano questa ore per mantenere ne* posteri la memoria di esse, ed alle ossa e corpi loro fabbricavano sontuosi scpolai e mausolei, ma non già templi. Di pih sorte furono gli Dei mani, e si divisero in buoni e cattivi. Tra il numero de' buoni si aggregavano quelle anime o spiriti eh' erano piacevoli, i quali essendo ne' corpi loro vissuti bene e con moderazione, dopo essere passati da que- sta vita, comparivano a' viventi piacevolmente nel sonno, e con sembiante piacevole e gentile, secondo la superstiziosa credenza de' gentili, i quali stoltamente ritenevano che tali anime o spinti dei buoni e- rano destinale alla cura quieta e pacifica delle loro abitazioni, e no- minavansi Lemuri o Lari famiglia' ri, Laresfamìliares. Quelle poi ch'e- rano vissute malamente ne' loix) corpi, erano condannate e punite ad andare inquiete senza sede fissa vagabonde, e coll'apparire a' viventi o nel sonno o in altra maniera recar loro disturbo e spavento, e queste appellarono Larve^ Larvac. De* Lari o Dei Penati ne parlnra- rao all'articolo Idolatria ed altro- ve, così delle Larve o Lemuri, ed all'articolo Giuochi dicemmo delle feste che i pagani celebravano sì ai primi che ai secondi. Le anime poi di coloro, de' quali cosa incerta ella fosse che uno de' due men- zionati stati avessero conseguito, le chiamarono col titolo Manes, pre- stando loro sommo rispetto e ve- nerazione; non le tenevano però in conto di deità, né alcun sagrifizio prestavano come a Dei, ma solamente per onorarle vi aggiunsero il titolo di Dei Mani, Di luttociò ,
MAN ne abbiomo la testimonianza eia Apuleio scritloi'e gentile, nel libiH): Ve Dto Socralìs, riferito da Giuseppe Tomassino nel trattato De Donariis vetenim, l. XII, cap. XVI, delle antichità romane del Grevio. JNon molto diversa è Ja definizione cbe ne dà Plotino presso s. A- goslino, Dti ch'ìlate Dei^ lib. IX, cap. XI, con queste parole. Anìmas liorninum daemones esse, et ex ho- minibus fieri Lares, si meriti boni sinl; Leniures, seu larvas^ si mali,* Manes aiilern, cum incertum est honorum eos , seu malorum esse meritorum. Laonde apparisce, che per Dei mani i gentili non inlesero ahro che le auime de' defunti , le quali non sapevano se appartenes- sero allo stalo dei lari o a quello di larve, non tenendole per deità adorabili, come gli Dei celesti, ter- restri ed infernali. Un tale titolo meramente onorario diede alle anime de' suoi defunti la morale de' gentili , giudicando eh' elle fos- sero una cosa sacra, perchè spiri- tuali e spogliate dal corpo loro ter- reno, e perciò tulle le cerimonie che prestavano alle loro ceneri o ossa rimaste ne' sepolcri, alle medesime anime riferivano, con ono- re dovulo alla loro memoria, e tutte sacre le dichiararono ; onde i romani decretarono , che come Dei si trattassero, lo che abbiamo espresso nella legge duodecima delle XII tavole con quesla formola. Deorutìi Manium jura sanata sun- to, rios laelo datos Divos hahento. Sopra la qual legge il Morestellio nel suo libro De pompa ferali, lib. \1II, cap. IV, presso il Grevio t. XII, riferisce, che abbruciati ch'erano i corpi de' defunti e scelte che avcvaiK) dalle ceneri le ossa limaste, si cong^'a tuiavano e salu- WAN 117 tarano il defunto come conseguito avesse queironorifico titolo di Diis Manihus. Quindi tutte le ceremo- nie e dimostrazioni religiose che i gentili facevano ai sepolcri de' loro maggiori, le quali erano le lavande o lustrazioni, l'infonder vino o lat- te, l'apporvi lagrimatori con lagrime chiuse, l'accendervi lucerne, il destinarvi custodi, lo spargervi so- pra rose e fiori diversi, il celebrar- vi le cene e vari giuochi d'intor- no, erano tutte cereraonie civili e protestazioni di affetto, e non già sagriflzi che ai soli Dei si offriva- no. F. Lucerna, Fiori, Funerali. Tuttavolta se i gentili, massime romani, non resero gli onori divini a'ioro morti, i secondi accordarono gli onori dell' apoteosi agli irapei-a- tori, e ad essi soltanto innalzax'ono templi e resero pubblico culto: cia- scuno poi in particolare avea diritto di onorare in sua casa tutti quei defunti che gli erano stati cari. Ci- cerone nel suo libro De consolatiO" ne, narra di aver fatto innalzare una cappella ai Mani di sua figlia Tullia. Sei vestibolo di tutte le ca- se de' romani ragguardevoli vi e« la un altare consacrato agli Dei la- ri, che credevano essere gli avi di famiglia. Per scusare questa con- dotta, alcuni de' nostri filosofi dis- sero, che i pagani dando alle anime de' morti la denominazione di Dei^ intendevano soltanto che esse erano in uno stato di beatitudine; che colla ìnorte del corpo esse a« veano acquistato un potere e cognizioni superiori a quelle dei mor- tali; che esse potevano per conseguenza istruirle ed aiutarle; perciò rendevano» loro una specie di culto e le invocavano presso a poco come noi facciamo a riguardo dei santi. Talvolta i pagani scolpirò-
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nue per isfuggìre al tatto, era essa<br />
tuttavia risibile, e conservava lo<br />
idee, le maniere, i gusti e le affe«<br />
zioni che il defunto avea tenuto<br />
o provate nella sua vita. I nomi<br />
adunque d'onabra, <strong>di</strong> speltro, <strong>di</strong> simulacro<br />
e <strong>di</strong> fantasma, significano<br />
tutti immagine e rappresentazione<br />
dell'uomo. F. Immagine. Il voca-<br />
bolo <strong>di</strong> Dei mani degli antichi si-<br />
gnificava avanzi o residui, e in<strong>di</strong>ava<br />
o esprimeva ciò che sopravviveva<br />
all'uomo , e ciò che rimaneva<br />
dopo la <strong>di</strong> lui morte. Tutte<br />
queste espressioni producono la medesima<br />
idea; sono gli Dei mani o<br />
l'ombre de' morti che s'incontrano<br />
nell* inferno da coloro che vi si dì-<br />
cono scesi ; alcuni credettero anco-<br />
ra <strong>di</strong> vedere errare le ombre in-<br />
torno a' sepolcri. Devesi tuttavia<br />
osservare, che tuU'allra cosa era il<br />
genio del defunto; esso secondo<br />
alcuni antichi scrittori custo<strong>di</strong>va il<br />
sepolcro, e mostra vasi talvolta sotto<br />
la forma <strong>di</strong> qualche animale, simbolo<br />
d'or<strong>di</strong>nario della qualità dominante<br />
del defunto. Enea facendo<br />
libazioni al defunto padre, vide u-<br />
scire dai mausoleo un serpente pa-<br />
cifico, emblema dell'alta sapi£nza<br />
del morto eroe Avvenne talvolta,<br />
secondo la credenza degli antichi,<br />
che un uomo vide il suo genio a-<br />
vanti <strong>di</strong> morire, caso rarissimo, e<br />
visione che toccò a Dione , a So*<br />
crate ed a Bruto. Gli Dei mani<br />
presso i gentili non furono propriamente<br />
deità adorate da essi, e<br />
venerate con sagrifizi, ma solamen-<br />
te le anime de' defunti, da loro<br />
per altro riguardate con venera-<br />
zione <strong>di</strong>stinta e pietà naturale, al<br />
qual fine ergevano alle medesime<br />
are sepolcrali colla de<strong>di</strong>cazione D.<br />
M, S, cioè Diis Manibus Sacrum^<br />
o semplicemente D.M,^ Diis Ma-<br />
MAN<br />
nibiiSj ed air articolo EriTirrio <strong>di</strong><br />
tali de<strong>di</strong>cazioni ne riportainmo al-<br />
cuni esempi. Servivano questa ore<br />
per mantenere ne* posteri la memoria<br />
<strong>di</strong> esse, ed alle ossa e corpi<br />
loro fabbricavano sontuosi scpolai<br />
e mausolei, ma non già templi.<br />
Di pih sorte furono gli Dei mani,<br />
e si <strong>di</strong>visero in buoni e cattivi. Tra<br />
il numero de' buoni si aggregavano<br />
quelle anime o spiriti eh' erano<br />
piacevoli, i quali essendo ne' corpi<br />
loro vissuti bene e con moderazione,<br />
dopo essere passati da que-<br />
sta vita, comparivano a' viventi piacevolmente<br />
nel sonno, e con sembiante<br />
piacevole e gentile, secondo<br />
la superstiziosa credenza de' gentili,<br />
i quali stoltamente ritenevano che<br />
tali anime o spinti dei buoni e-<br />
rano destinale alla cura quieta e<br />
pacifica delle loro abitazioni, e no-<br />
minavansi Lemuri o Lari famiglia'<br />
ri, Laresfamìliares. Quelle poi ch'e-<br />
rano vissute malamente ne' loix)<br />
corpi, erano condannate e punite<br />
ad andare inquiete senza sede fissa<br />
vagabonde, e coll'apparire a' viventi<br />
o nel sonno o in altra maniera<br />
recar loro <strong>di</strong>sturbo e spavento, e<br />
queste appellarono Larve^ Larvac.<br />
De* Lari o Dei Penati ne parlnra-<br />
rao all'articolo Idolatria ed altro-<br />
ve, così delle Larve o Lemuri, ed<br />
all'articolo Giuochi <strong>di</strong>cemmo delle<br />
feste che i pagani celebravano sì<br />
ai primi che ai secon<strong>di</strong>. Le anime<br />
poi <strong>di</strong> coloro, de' quali cosa incerta<br />
ella fosse che uno de' due men-<br />
zionati stati avessero conseguito, le<br />
chiamarono col titolo Manes, pre-<br />
stando loro sommo rispetto e ve-<br />
nerazione; non le tenevano però in<br />
conto <strong>di</strong> deità, né alcun sagrifizio<br />
prestavano come a Dei, ma solamente<br />
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