C on V - Rivista IDEA

FABIO DI STEFANO,
CONSIGLIERE
PROVINCIALE DELL’IDV:
«I COSTI VANNO
TAGLIATI, E NON
SOLO A PAROLE.
PER ESEMPIO,
DIMEZZIAMO
GLI STIPENDI
DEI CONSIGLIERI
REGIONALI»
L’editoriale
«LA POLITICA DEVE CAMBIARE»
Claudio Puppione
Stavolta, e molto volentieri, diamo “in appalto” lo spazio dell’editoriale
al consigliere provinciale cuneese, eletto come indipendente nella lista
dell’Italia dei valori, Fabio Di stefano che i lettori di “IDEA” conoscono
già per il suo forte e disinteressato impegno sociale.
«Ho letto un intervento di un consigliere regionale del Pd e sono d’accordo con
lui: ha ragione, bisogna tagliare. Come lui, neppure io mi stupisco più di nulla
rispetto a quanto accade in politica. Non capisco, però, perché l’altra settimana
proprio il Pd, in Parlamento, abbia votato contro una proposta dell’Idv per l’abolizione
delle Province, il cui apparato costa 13 miliardi di euro all’anno (soldi sottratti
ai più deboli). Né capisco perché, senza andare tanto lontano, non si pensi
di ridurre almeno della metà gli stipendi dei consiglieri regionali, dando un segnale
forte. Gli stipendi dei consiglieri regionali variano, con gettoni e rimborsi, da 8
mila a 13 mila euro al mese. Resto basito quando apprendo che l’intervento di un
consigliere regionale a una manifestazione è compensato con un gettone di 250
euro, la stessa cifra mensile versata a un invalido. Vi prego, non dite, come al solito,
“Questo Di Stefano fa so lo demagogia”, ricorrendo alla classica parolina magica
usata da chi non sa come controbattere e ti liquida come fa un insetticida nei
confronti di un insetto fastidioso. Bisogna tornare a comprendere che è molto più
importante fare gli interessi dei cittadini che non quelli dei partiti. Antonio Di
Pietro, leader del partito che rappresento in Provincia, pur avendo a volte atteggiamenti
che non condivido, in Parlamento ha presentato una proposta utilissima
per il Paese e bisognerebbe ringraziarlo, così come per le firme raccolte con grandi
sforzi dalla base dell’Idv, le quali hanno permesso ai cittadini di votare per i referendum.
Si parla dei politici “professionisti”, ma spesso ci si dimentica che i partiti,
di qualsiasi colore siano, sono tenuti in piedi dalla base, dalle persone comuni,
cittadini volenterosi che spesso trascurano la famiglia perché hanno voglia di
cambiare questo Paese malato. Perché ci credono, e questo vale dall’Idv alla Lega
nord, dal Pdl al Pd. Ma la politica “che conta” deve dare risposte concrete e urgenti.
I privilegi dei consiglieri regionali sono “benefit” criticabili comunque, ma in
momento di drammatica crisi come l’attuale sono intollerabili. In Pro vin cia io e
il consigliere della Lega Piermario Giordano (è “etica trasversale”, la no stra!) ab -
biamo presentato un ordine del giorno per chiedere di ridurre gli stipendi dei consiglieri
regionali, passato quasi all’unanimità. In sintesi, la politica deve essere
passione, lavorare per il bene comune, non privilegio. E basta con le parole, passiamo
ai fatti: lavoriamo insieme per un vero cambiamento, portando avanti una
politica del cuore e non dell’ego!». “IDEA” attende commenti e repliche.
n FRA RAPINE GIUDIZIARIE E FURBERIE DI INFIMO ORDINE TENTATE SENZA VERGOGNA, QUI NON SE NE ESCE PIÙ
Il caso Fininvest-De Benedetti è l’esempio tipico di situazione in cui sembra impossibile essere un Paese normale
Premesso ciò che ritenevo fosse chiaro, ma che sfugge ad alcuni lettori abituati ai giornali-partito e quindi a rischio di portare
il cervello all’ammasso, e cioè che queste note vengono scritte non per dettare la linea a cui uniformarsi, bensì per esprimere
opinioni personali, mi soffermo rapidamente sulla sentenza che ha salassato Berlusconi. Che sia una decisione soprattutto politica,
l’ennesimo tentativo di abbattere il Cavaliere, a me pare fuor di dubbio. Ma è altrettanto incontestabile che sia stato un atto
di infimo ordine l’inserimento nella manovra del codicillo salva-Mediaset, sia per il contenuto, sia per la forma. E sostenere,
a giochetto scoperto, che sarebbe una regola di civiltà perché così non si tutelano le aziende ingiustamente condannate è ridicolo,
perché dà per scontato che tutte le sentenze siano ingiuste e si dimentica come, ritardando i pagamenti, si uccida chi ha ragione
e non può avere quanto gli spetta. Il caso Mondadori è perverso e credo sia ormai impossibile trovare una soluzione giusta.
6 á 14 luglio 2011