C on V - Rivista IDEA

Volete un consiglio o soltanto sfogarvi?
“Ci vuol fegato ad aver cuore” è una rubrica
di colloquio con i lettori dedicata in particolare
ai problemi sentimentali, affrontati però con
un pizzico di ironia. Se volete raccontare le vostre
mirabolanti (o meno) escursioni nella galassia
dei sentimenti, nell’accezione più ampia del termine,
inviate un’e-mail a: allegro.chirurgo@rivistaidea.it.
Avrete una risposta adeguata!
Allegro chirurgo
Splendido amico
MA CAPO INSOPPORTABILE
Gentile lettore, a
volte occorre procedere
per modelli e
pro vare a inquadrare
i singoli casi (pur con inevitabili
forzature) in uno di essi.
Ri guardo allo “sdop piamento di
personalità” del suo amico, ra -
gionerei su quattro grandi categorie,
partendo dalle “bel le persone
ovunque”. Rien trano nel
no vero coloro i quali sono allo
stesso modo piacevoli seduti al
ta volo di un bar come alla scrivania
d’ufficio. Spesso, da un pun -
to di vista lavorativo, ottengono
meno di quanto meriterebbero,
per l’inganno della doppia nega-
Gentile allegro chirurgo, la mia è una situazione piuttosto spiacevole, sulla quale mi piacerebbe
avere un suo parere. A giugno del 2009 la ditta per la quale lavoravo mi ha
detto che potevo prolungare di molto le mie vacanze: in pratica, mi sono trovato senza un
impiego quasi da un giorno all’altro, a più di 40 anni e con una famiglia da mantenere (con
mia moglie che, per fortuna, non ha avuto questi problemi).
Nonostante ciò, non mi sono abbattuto: ho cercato da subito un’occupazione qualunque e
ho tirato avanti così, fino a che un mio caro amico, esponendosi in prima persona addirittura
con l’amministratore delegato della sua azienda, mi ha fatto avere un posto di lavoro.
Di questo non potrò che essergli grato sempre, anche perché quel che faccio mi piace, ci
metto il massimo impegno e riesco bene. Il problema è, però, proprio il mio amico (che è
anche il mio responsabile), il quale è tanto gentile e disponibile nella vita privata quanto
in disponente, pretenzioso e duro sul lavoro, dove noi, suoi sottoposti, siamo solo numeri
che devono raggiungere degli obiettivi. A volte ha reazioni tali che non mi capacito di come
possa trattarsi della stessa persona che conosco da anni. Ho cercato di capirne le ragioni,
chiedendone conto anche a lui, in maniera molto soft: mi ha detto che la vita è una cosa e
il lavoro un’altra e che non poteva, né voleva comportarsi diversamente da così...
Lettera firmata (Fossano)
zione: non avere “non amici” e
ben altra cosa che avere le giuste
amicizie, specie sul luogo di
lavoro. I “belli ovunque” sono
disponibili, ragionano con la lo -
ro testa, ma ascoltano le ragioni
altrui. Non sono arrivisti nel la -
vo ro, ma spesso si sentono “di -
versamente ar rivati” nel la vita.
All’estremo opposto stanno i
“brutti ovunque”, quelli il cui u -
nico grande merito consiste nel -
la coerenza della loro pochezza,
persone meschine che, a casa co -
me a lavoro, mettono le proprie
esigenze da vanti a tut to e tutti.
Gente che spesso va anche avanti
di promozione in promozione,
ma ha nessuno che abbia voglia
di festeggiarle con loro.
La terza è quella dei “belli fuo ri”:
si sentono chiusi in una vita privata
poco soddisfacente e dan no
il meglio al lavoro, dove magari
sono brillanti e propositivi, pur
trovando sempre un mo tivo per
lamentarsi e sen za evitare di sca -
ricare su colleghi e sottoposti
buona parte delle frustrazioni
do mestiche. Indivi dui che, po -
tendo, non an dreb bero in va -
canza, perché sen za la voro è la
loro esistenza a es sere vacante.
L’ultimo gruppo è dei “belli dentro”.
Di primo ac chito non è poi
così semplice distinguerli dai
“brut ti ovunque”, perché non è
sul lavoro che mo strano il me -
glio di sé. Sono individui spesso
mol to sensibili, che hanno ca -
pito a loro spese come questa
qualità pos sa trasformarsi in
una fragilità sul luogo di lavoro.
Per questo hanno scelto di in -
dos sare una corazza, pensando
di usarla per difendersi e senza
accorgersi che spesso non ripara
solo, ma offende pure. La differenza
con i “brutti ovunque”,
pe rò, è che questi ultimi non si
pro digherebbero mai per far ave -
re credito a un amico in difficoltà
pres so la propria azienda. Al
mas simo si limiterebbero a prestargli
un po’ di denaro.
Per farlo poi sentire perennemente
in debito.
ci vuol fegato ad aver cuore Ü 14 luglio 2011 Ü 59