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Seminari di Ematologia Oncologica - Società Italiana di Ematologia

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Linfoma mantellare<br />

MARCO LADETTO, SIMONE FERRERO, SARA BARBIERO<br />

Divisione <strong>di</strong> <strong>Ematologia</strong>, Dipartimenti <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Oncologia Sperimentale,<br />

Università <strong>di</strong> Torino<br />

n INTRODUZIONE<br />

Il linfoma mantellare (MCL) rappresenta un’entità<br />

relativamente rara tra le neoplasie ematologiche,<br />

con un’incidenza che si aggira intorno al<br />

6% <strong>di</strong> tutti i linfomi non Hodgkin (1) e circa 300<br />

casi <strong>di</strong>agnosticati in Italia ogni anno (2).<br />

Nonostante ciò questo tipo <strong>di</strong> linfoma è stato<br />

estremamente ben caratterizzato dal punto <strong>di</strong><br />

vista biologico, genetico, istologico, immunofenotipico<br />

e clinico. Infatti la sua identificazione<br />

come entità clinica <strong>di</strong>stinta risale all’inizio degli<br />

anni 90 (fu inserito nella classificazione REAL nel<br />

1994 (3)).<br />

Contestualmente alla sua definizione istopatologica<br />

sono imme<strong>di</strong>atamente emerse le specifiche<br />

caratteristiche cliniche <strong>di</strong> questa patologia,<br />

in particolar modo la marcata chemioresistenza<br />

che giustificava la pessima prognosi dei<br />

pazienti affetti da questa patologia (4).<br />

Nel corso degli anni 90 e nella prima decade del<br />

millennio i progressi nel campo del MCL sono<br />

stati però molto rapi<strong>di</strong> e hanno investito il campo<br />

biologico, biotraslazionale e clinico. A tutt’oggi<br />

è forse il linfoma in cui si è raggiunta la mas-<br />

Parole chiave: linfoma mantellare, malattia minima residua,<br />

chemioterapia intensificata, nuove molecole<br />

In<strong>di</strong>rizzo per la corrispondenza<br />

Divisione <strong>di</strong> <strong>Ematologia</strong> 1 U.<br />

A.O.U. San Giovanni Battista <strong>di</strong> Torino<br />

Via Genova 3 - 10126 Torino<br />

E-mail: marco.ladetto@unito.it<br />

sima integrazione tra questi aspetti e proprio<br />

questa integrazione rappresenta la base dei<br />

significativi successi ottenuti in termini <strong>di</strong> risposta<br />

clinica e sopravvivenza (5).<br />

Per questi motivi il MCL è una neoplasia il cui<br />

trattamento adeguato richiede elevata accuratezza<br />

<strong>di</strong>agnostica, attento monitoraggio clinico<br />

e scelte terapeutiche mirate e spesso intensive<br />

ed è pertanto meritevole <strong>di</strong> trattamento in<br />

ambito specialistico assai più <strong>di</strong> altri istotipi <strong>di</strong><br />

linfoma <strong>di</strong> più comune riscontro.<br />

L’obiettivo principale <strong>di</strong> questa pubblicazione<br />

è dunque quello <strong>di</strong> illustrare gli importanti progressi<br />

sinora ottenuti grazie ad una efficace<br />

integrazione tra ricerca biologica, traslazionale<br />

e clinica.<br />

n CENNI DI PATOGENESI<br />

MOLECOLARE<br />

Marco Ladetto<br />

Fin verso la fine degli anni ’90 si pensava che il<br />

MCL originasse da linfociti B naïve non transitati<br />

attraverso il centro germinativo (6).<br />

Questa ipotesi era suffragata dalla caratteristica<br />

coespressione dell’antigene T-cellulare CD5<br />

insieme al tipico immunofenotipo B-cellulare:<br />

CD10 – , CD19 + , CD20 + , CD22 + , CD43 + , CD79a +<br />

(7), ma (a <strong>di</strong>fferenza della leucemia linfatica cronica)<br />

usualmente CD23 – e CD200 – (8). Diversi<br />

stu<strong>di</strong> sul recettore immunoglobulinico hanno in<br />

parte smentito questa ipotesi, evidenziando<br />

come almeno un’ampia porzione dei casi derivi<br />

da cellule B che hanno incontrato l’antigene.<br />

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