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Seminari di Ematologia Oncologica - Società Italiana di Ematologia

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12 <strong>Seminari</strong> <strong>di</strong> <strong>Ematologia</strong> <strong>Oncologica</strong><br />

ca il 50% dei casi si parla <strong>di</strong> PTCL non specificato<br />

(unspecified PTCL, PTCL-U), mentre gli altri casi sono<br />

sud<strong>di</strong>visi in linfoma T a gran<strong>di</strong> cellule anaplastiche<br />

(Anaplastic Large Cell Lymphoma, ALCL), linfoma T<br />

angio-immunoblastico (Angioimmunoblastic T-cell<br />

Lymphoma, AILT), linfoma e leucemia T dell’adulto<br />

(Adult T-Cell Leukemia and Lymphoma, ATLL) (1).<br />

Nei pazienti ALCL è tipica la traslocazione t(2;5) che<br />

determina la formazione <strong>di</strong> una proteina <strong>di</strong> fusione<br />

co<strong>di</strong>ficata dai geni NPM e ALK (64).<br />

NPM co<strong>di</strong>fica per una proteina nucleolare, mentre<br />

ALK co<strong>di</strong>fica per una tirosino kinasi normalmente<br />

espressa nelle cellule T.<br />

Vi sono poi altre anomalie citogenetiche ricorrenti,<br />

quali la trisomia del cromosoma 3, 5, 8 e X, le delezioni<br />

del 6q, i riarrangiamenti del 7q, la monosomia<br />

13 o la delezione <strong>di</strong> 13q14.<br />

Me<strong>di</strong>ante analisi GEP sono stati identificati due<br />

sottogruppi <strong>di</strong> PTCL: un gruppo a prognosi favorevole,<br />

associato alla espressione dei geni della<br />

via <strong>di</strong> NF-κB, e un secondo gruppo a prognosi<br />

sfavorevole, associato ad una alta espressione <strong>di</strong><br />

geni coinvolti in pathways correlati alla proliferazione<br />

cellulare (65).<br />

Da analisi <strong>di</strong> GEP è stato anche identificato<br />

PDGFRA come gene potenzialmente coinvolto<br />

nella patogenesi dei PTCL (66). Inoltre sono stati<br />

caratterizzati tre sottogruppi prognostici <strong>di</strong> PTCL<br />

in base al profilo <strong>di</strong> espressione citochinica: prognosi<br />

sfavorevole in associazione all’espressione<br />

<strong>di</strong> CCR4, interme<strong>di</strong>a per l’espressione <strong>di</strong> CXCR3,<br />

e favorevole in associazione ad espressione <strong>di</strong><br />

CCR3 (67).<br />

Me<strong>di</strong>ante analisi GEP è stato osservato che AILT<br />

si associa tipicamente ad un fenotipo Th1 caratterizzato<br />

dalla espressione <strong>di</strong> citochine quali<br />

CXCR3, TNF receptor OX40, e CXCL13. In particolare,<br />

quest’ultimo marcatore è uno tra i geni<br />

maggiormente espressi da parte delle cellule T<br />

regolatorie del centro germinativo; da qui l’ipotesi<br />

che l’istogenesi del AILT sia riconducibile a questo<br />

tipo cellulare. Gli ALCL sono invece associati<br />

ad un fenotipo Th2 caratterizzato dall’espressione<br />

delle citochine CCR3 e CCR4, e dei geni<br />

IL13R, FOS e JUNB (65).<br />

Ad oggi però, l’analisi GEP nei linfomi T ha fornito<br />

solo risultati preliminari poiché effettuata su<br />

casistiche ridotte, e si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> modelli che<br />

necessitano <strong>di</strong> ulteriore validazione.<br />

n PATOGENESI DEI LINFOMI<br />

AGGRESSIVI DELL’OSPITE<br />

IMMUNODEFICIENTE<br />

In base alla classificazione WHO, i linfomi associati<br />

a infezione da HIV sono entità clinico-patologiche<br />

<strong>di</strong>stinte rispetto alle malattie linfoproliferative<br />

dell’ospite immunocompetente (1).<br />

I linfomi HIV-correlati sono generalmente linfomi<br />

non-Hodgkin (HIV-NHL) <strong>di</strong> origine B e presentano<br />

istologia ad alto grado <strong>di</strong> malignità, <strong>di</strong>sseminazione<br />

extranodale e comportamento clinico<br />

aggressivo (1). In termini patologici, i linfomi HIVcorrelati<br />

sono <strong>di</strong>stinti in: DLBCL, linfoma <strong>di</strong><br />

Burkitt/Burkitt-like (BL/BLL), linfoma primitivo del<br />

sistema nervoso centrale (PCNSL), linfoma plasmablastico<br />

del cavo orale (PBL), linfoma primitivo<br />

delle cavità sierose (PEL) e linfoma <strong>di</strong><br />

Hodgkin (HL) (1).<br />

Nell’ambito dei HIV-NHL a cellule B, le informazioni<br />

riguardanti l’istogenesi derivano dall’applicazione<br />

<strong>di</strong> un modello basato su marcatori genetici<br />

e immunofenotipici in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere i<br />

linfociti B maturi in:<br />

1. cellule B vergini,<br />

2. cellule B del centro germinativo (CG),<br />

3. cellule B post-CG.<br />

Le mutazioni dei geni variabili delle immunoglobuline<br />

(IGV) si accumulano fisiologicamente<br />

durante il transito dei linfociti B attraverso il CG<br />

(mutazioni ongoing), per quin<strong>di</strong> rimanere stabili nelle<br />

fasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione post-CG (68). Pertanto,<br />

le mutazioni dei geni IGV rappresentano il più affidabile<br />

marcatore genotipico <strong>di</strong> istogenesi: la positività<br />

per mutazioni dei geni IGV ongoing identifica<br />

l’origine del clone neoplastico dai linfociti B<br />

del CG, mentre la positività per mutazioni stabili<br />

identifica l’origine del clone neoplastico dai linfociti<br />

B post-CG (68).<br />

L’applicazione <strong>di</strong> tale modello istogenetico ai HIV-<br />

NHL ha rivelato che, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avviene<br />

nei soggetti immunocompetenti, solo una frazione<br />

<strong>di</strong> HIV-BL e HIV-DLBCL riflettono i linfociti B<br />

del CG in base alla presenza <strong>di</strong> mutazioni ongoing<br />

dei geni IGV e al fenotipo BCL6+/MUM1-/CD138.<br />

La maggior parte <strong>di</strong> HIV-NHL originano invece dai<br />

linfociti B post-CG, portano mutazioni stabili dei<br />

geni IGV ed esprimono il fenotipo BCL6-<br />

/MUM1+/CD38+ (69). Infine, una parte <strong>di</strong> HIV-PBL,

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