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relazione - Consiglio Ordine Avvocati di Salerno

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a norma della stessa <strong>di</strong>sposizione, solo allorquando "siano acquisiti elementi dai quali<br />

risulti che non sussistono esigenze cautelari".<br />

Nel caso <strong>di</strong> specie, dunque, il G.I.P., accogliendo in larga parte l'impianto accusatorio, e<br />

motivando per relationem l'or<strong>di</strong>nanza impositiva della misura cautelare, ricostruiva lo<br />

specifico ruolo svolto dai singoli componenti all'interno del sodalizio criminoso de<strong>di</strong>to alle<br />

attività estorsive, attribuendo allo S. A. quello <strong>di</strong> fornitore <strong>di</strong> armi ed espolsivi ai capi<br />

dell'organizzazione, oltre che <strong>di</strong> concorrente in alcuni specifici episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> estorsione<br />

tentata e consumata ai danni <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori locali. I gravi in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> colpevolezza raccolti<br />

dagli organi dell'investigazione nei confronti dello S. A. ed emergenti dall'or<strong>di</strong>nanza del<br />

G.I.P. erano costituiti principalmente dalle <strong>di</strong>chiarazioni accusatorie rese da un<br />

collaboratore <strong>di</strong> giustizia, coindagato nel medesimo proce<strong>di</strong>mento.<br />

Con la stessa or<strong>di</strong>nanza applicativa della custo<strong>di</strong>a cautelare in carcere, il G.I.P. presso il<br />

Tribunale <strong>di</strong> Nocera si <strong>di</strong>chiarava incompetente per territorio; pertanto, in data 24 marzo<br />

2009 il provve<strong>di</strong>mento de quo veniva riemesso, a norma dell'art. 27 c.p.p., dal G.I.P. presso<br />

il Tribunale <strong>di</strong> <strong>Salerno</strong>.<br />

Avverso la suddetta or<strong>di</strong>nanza proponeva istanza <strong>di</strong> riesame la <strong>di</strong>fesa dello S. A.:<br />

l'u<strong>di</strong>enza ex art. 309 c.p.p. veniva fissata per il giorno 08/04/2009: in tale sede, presente la<br />

scrivente, dopo la <strong>relazione</strong> svolta dal consigliere delegato, il <strong>di</strong>fensore dell' indagato<br />

avanzava richiesta <strong>di</strong> revoca del provve<strong>di</strong>mento cautelare impugnato o, quanto meno, l'<br />

esclusione del reato <strong>di</strong> cui all’art. 416 bis e l'esclusione dell’aggravante dell’art. 7 L. 203/91;<br />

in subor<strong>di</strong>ne, chiedeva sostituirsi la misura imposta con quella degli arresti domiciliari o<br />

con altra meno gravosa.<br />

-5^ QUESTIONE GIURIDICA-<br />

Il vaglio <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità dei collaboratori <strong>di</strong> giustizia in fase cautelare<br />

La <strong>di</strong>fesa sottolineava infatti che la misura custo<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> massimo rigore intanto può essere<br />

legittimamente eseguita laddove, qualora si <strong>di</strong>squisisca <strong>di</strong> elementi in<strong>di</strong>ziari provenienti<br />

da collaboratori <strong>di</strong> giustizia, quest’ultimi siano assentiti da riscontri esterni aventi<br />

caratteristiche in<strong>di</strong>vidualizzanti. La giurisprudenza <strong>di</strong> legittimità e quella <strong>di</strong> merito (si<br />

vedano, ex multis: Cass., SS.UU., sent. 31 ottobre 2006, n. 36267; Cass.Pen., sez. VI, sent. 19<br />

marzo 2007, n. 11599; Trib. Pen. Palermo, sent. 30 marzo 2007, n. 343;) sono infatti

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