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CHI SPEGNE LA LUCE? - Il Resto

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Cultura e spettacoli<br />

Un’opera che va oltre la realizzazione monografica<br />

Pentasuglia<br />

il garibaldino materano<br />

ritratto da Caserta<br />

68 | iL RESTO settimanale | 23 aprile 2011<br />

[di Rocco Zagaria]<br />

► MATERA - Valendosi degli<br />

scritti di Enzo Contillo,<br />

Francesco Nitti, Mauro Padula,<br />

padre Marcello Morelli<br />

e di ulteriori proprie ricerche,<br />

Giovanni Caserta ha fornito<br />

una vivida e completa rappresentazione<br />

del garibaldino<br />

materano Giambattista<br />

Pentasuglia (nella foto) col<br />

volume intitolato “Giambattista<br />

Pentasuglia-l’uomo, il<br />

soldato, le idee”. Ma l’opera<br />

presentata il giorno della festa<br />

del 150° dell’Unità d’Italia<br />

a Matera va oltre la realizzazione<br />

monografica. L’autore<br />

offre una nitida esposizione<br />

del clima politico-culturale<br />

che caratterizzò Matera<br />

nella seconda metà del secolo<br />

XVIII e nella prima metà del<br />

secolo successivo. Alla luce<br />

dei fatti narrati emerge che<br />

Matera “partecipò poco o<br />

nulla al Risorgimento”, ma<br />

forse l’autore esagera un po’<br />

quando osserva che la cultura<br />

era del tutto trascurata,<br />

anche dalla nobiltà, definita<br />

“rapace e infingarda”. Invero,<br />

ciò non spiegherebbe<br />

né la<br />

ricca e aggiornata<br />

biblioteca<br />

della quale, ad<br />

esempio, si pregiò<br />

la famiglia<br />

Gattini, né l’alquantonumerosa<br />

gioventù<br />

colta e nutrita<br />

di ideali liberali<br />

formatasi nel<br />

seminario “Lanfranchi”.Onofrio<br />

Tataranni,<br />

di cui Caserta<br />

stesso, ha ricordato<br />

la commemorazione<br />

una<br />

Copertina Caserta<br />

decina d’anni fa (dimenticando<br />

assai spiacevolmente<br />

il convegno della sezione lucana<br />

della Società Filosofica<br />

Italiana), ne è uno splendido<br />

esempio. Lo stesso Pentasuglia,<br />

peraltro, dalla formazione<br />

conseguita nel “Lanfranchi”<br />

ricevette gli stimoli<br />

atti a proseguire gli studi a<br />

Napoli, allora la sede più fiorente<br />

dell’illuminismo italiano.<br />

Spretatosi quando<br />

partecipò alla I guerra<br />

d’indipendenza,visse a lungo<br />

a Ivrea e a Torino, conseguendo<br />

la laurea in Scienze e<br />

intessendo rapporti di stima<br />

ed amicizia con esponenti<br />

di rilievo della cultura lombarda.<br />

Le vicende dell’eroe<br />

sono narrate puntualmente<br />

da Caserta: Pentasuglia non<br />

solo fu un garibaldino prezioso<br />

(basti ricordare il suo<br />

risoluto intervento nell’ufficio<br />

telegrafico di Marsala)<br />

e di comportamento sempre<br />

corretto (al contrario di<br />

una certa parte di garibaldini<br />

violenti e rapaci, come<br />

ha rilevato Luciano Salera<br />

ne “La storia manipolata”),<br />

ma anche un eroico combattente<br />

delle tre guerre d’indipendenza<br />

con compiti anche<br />

importanti e uno scienziato<br />

eccellente dell’allora pionieristica<br />

organizzazione della<br />

rete telegrafica. Quanto alle<br />

idee, Caserta riferisce che<br />

Pentasuglia assimilò il meglio<br />

dell’illuminismo misto<br />

alle concezioni neoguelfe,<br />

senza però pervenire ad una<br />

dottrina filosofica organica<br />

e coerente; sotto l’influenza<br />

dell’amico Camillo De Meis,<br />

medico eccellente ma filosofo<br />

pretenzioso, Pentasuglia<br />

espresse tesi tra ide-<br />

Pentasuglia<br />

alistiche e positivistiche,<br />

invero difficilmente conciliabili.<br />

Anzitutto, sia negli<br />

scritti in prosa sia in quelli<br />

in versi, predicò un ardente<br />

amore per la nostra patria,<br />

propugnandone la libertà e<br />

l’indipendenza; poi sostenne<br />

ideali umanitari universalistici:<br />

ebbe orrore per le rivoluzioni<br />

sanguinose (dopo<br />

l’esperienza della “Comune”<br />

di Parigi), auspicò appassionatamente<br />

il progresso per<br />

tutti i popoli da conseguire<br />

anche col sacrificio dei martiri.<br />

Purtroppo però non risulta<br />

che Pentasuglia avesse<br />

prestato attenzione alle<br />

condizioni dei poveri brulicanti<br />

nei Sassi e Caserta<br />

non manca di farne cenno,<br />

ma assolve l’eroe facendone<br />

presente l’appartenenza al<br />

ceto borghese, allora indifferente<br />

alle sofferenze delle<br />

“plebei”. Pentasuglia resta<br />

comunque tra i più splendidi<br />

campioni italiani del<br />

patriottismo puro. Peccato<br />

che tanti altri artefici del<br />

Risorgimento abbiano lasciato<br />

di sé memorie tutt’altro<br />

che ammirevoli. Non si<br />

può tacere che i capi politici<br />

e militari piemontesi, ignorando<br />

la raccomandazione<br />

sul letto di morte di Cavour<br />

di non affidare alle armi la<br />

dolentissima delusione, seguita<br />

da rabbiosa reazione<br />

della gente meridionale, non<br />

solo tradirono la promessa<br />

della riforma fondiaria, ma<br />

imposero tassazioni esose,<br />

soppressero fiorenti centri di<br />

attività economiche e lavorative,<br />

ordinarono rappresaglie<br />

feroci. Così fu provocata la<br />

questione meridionale, non<br />

risolta dopo 150 anni. ■

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