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Relazione Geologica Dolca.pdf - Provincia di Biella

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PROVINCIA DI BIELLA REGIONE PIEMONTE<br />

CENTRALINA IDROELETTRICA IN VALSESSERA, SUL TORRENTE DOLCA,<br />

NUOVA CONCESSIONE DI DERIVAZIONE<br />

Proponente:<br />

“Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli S.p.a.”<br />

Via Roma n.99/100, 13835 Trivero (<strong>Biella</strong>).<br />

VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE<br />

(L.R. n. 40/98, Art. 12 )<br />

RELAZIONE GEOLOGICA<br />

OTTOBRE 2012


SOMMARIO<br />

2<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

1 PREMESSA 4<br />

1.1. ANALISI DEGLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLE OPERE 4<br />

2 METODO D’ANALISI 6<br />

3 QUADRO DEI VINCOLI 7<br />

3.1. VINCOLO IDROGEOLOGICO 7<br />

3.2. PIANO REGOLATORE COMUNALE 8<br />

4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 10<br />

4.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO REGIONALE 10<br />

4.2. GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DELL’AREA DI INTERVENTO 18<br />

4.2.1. ANALISI DI DETTAGLIO DELLE AREE IN DISSESTO 30<br />

4.2.2. SINTESI E RILIEVO GEOMORFOLOGICO DI DETTAGLIO 36<br />

4.3. ANALISI GEOIDROLOGICA 42<br />

4.4. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA DEI MATERIALI 43<br />

4.4.1. DEPOSITI ALLUVIONALI E DI CONOIDE TORRENTIZIA 43<br />

4.4.2. DEPOSITI DETRITICI 44<br />

4.4.3. DEPOSITI GLACIALI S.S. 44<br />

4.4.4. DEPOSITI RIMANEGGIATI 44<br />

4.4.5. AMMASSO ROCCIOSO 45<br />

4.4.5.1. Classificazione dell’ammasso roccioso (Bieniawski) 46<br />

4.4.5.2. Analisi dei possibili cinematismi (test <strong>di</strong> Markland) 48<br />

4.5. RISCHIO DI VALANGHE 52<br />

4.6. RISCHIO SISMICO 54<br />

5 CALCOLO DEI COEFFICIENTI SISMICI 56<br />

5.1. STATI LIMITE E PROBABILITA’ DI SUPERAMENTO 56<br />

5.2. AMPLIFICAZIONE STRATIGRAFICA 58<br />

5.3. AMPLIFICAZIONE TOPOGRAFICA 59<br />

5.4. PERIODO DI RIFERIMENTO PER L’AZIONE SISMICA 59<br />

5.5. CALCOLO DEI COEFFICIENTI SISMICI 61<br />

6 GESTIONE DELLE TERRE E ROCCE DA SCAVO 64<br />

7 ANALISI DEGLI IMPATTI POTENZIALI 65<br />

7.1. IDENTIFICAZIONE DEI FATTORI DI PRESSIONE SU SUOLO E SOTTOSUOLO 67<br />

8 STRATEGIE DI MITIGAZIONE 77


3<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

9 ANALISI DEGLI IMPATTI ATTESI 78<br />

9.1. MATRICE RIASSUNTIVA DEGLI IMPATTI 83<br />

ALLEGATI<br />

GEO 01 : Carta <strong>Geologica</strong> e Geomorfologica – Scala 1: 5.000<br />

GEO 02 : Carta geologica e geomorfologica <strong>di</strong> dettaglio – Scala 1: 2.000<br />

GEO 03 : Sezioni Geologiche Interpretative – Scala 1: 250


1 PREMESSA<br />

1.1. Analisi degli elementi costitutivi delle opere<br />

4<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Il presente progetto, commissionato dal Lanificio Ermenegildo Zegna <strong>di</strong> Trivero, prevede la<br />

realizzazione in alta Val Sessera <strong>di</strong> un nuovo impianto idroelettrico ad acqua fluente sul torrente<br />

<strong>Dolca</strong>, su terreni <strong>di</strong> proprietà esclusiva della Regione Piemonte, e collocato completamente in<br />

Comune <strong>di</strong> Valle San Nicolao, fatto salvo che per parte dell’opera <strong>di</strong> presa (Comune <strong>di</strong> Pettinengo)<br />

e per l'elettrodotto a me<strong>di</strong>a tensione <strong>di</strong> allacciamento che raggiunge quelli già esistenti, dei<br />

precedenti due impianti, attraversando i comuni <strong>di</strong> Camandona e <strong>di</strong> Bioglio.<br />

L’impianto è costituito da:<br />

− Traversa con griglia a trappola sul Torrente <strong>Dolca</strong>, circa 60m a monte del ponte stradale sul<br />

<strong>Dolca</strong>, vicino alla località “Piana dei lavaggi”, con ciglio <strong>di</strong> a quota 1106.64<br />

m.s.l.m., con quota <strong>di</strong> massimo carico idrostatico a 1106.50m.s.l.m., e<br />

convogliamento delle acque derivate, tramite canale interrato, all’opera<br />

<strong>di</strong>ssabbiatrice,<br />

− Vasca <strong>di</strong>ssabbiatrice e <strong>di</strong> modulazione, realizzata subito a valle della traversa sul <strong>Dolca</strong> , in<br />

sponda destra;<br />

− Condotta forzata realizzata con tubazione in acciaio del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 1000 mm, che partendo<br />

dalla vasca <strong>di</strong>ssabbiatrice arriva all'e<strong>di</strong>ficio centrale, lunghezza in pianta <strong>di</strong><br />

2411,00m, <strong>di</strong>slivello utile 148.50m.;<br />

− E<strong>di</strong>ficio centrale seminterrato <strong>di</strong> nuova realizzazione (quota 958,00 m.s.l.m. – asse turbine)<br />

posto appena a monte della confluenza de Canale Tench con il torrente <strong>Dolca</strong>.<br />

− Condotta <strong>di</strong> scarico interrata, con restituzione nel torrente <strong>Dolca</strong> a quota 955,00 m.s.l.m.<br />

Per la connessione dell’impianto alla rete elettrica si prevede il collegamento alla linea <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a<br />

tensione dell’impianto idroelettrico esistente sul torrente Sessera ed allacciato – punto <strong>di</strong> allaccio<br />

alla rete ENEL presso il piazzale del Bocchetto Sessera.<br />

Da una parte quin<strong>di</strong> un nuovo tratto <strong>di</strong> cavidotto interrato posto all'interno <strong>di</strong> corrugato ø150 mm,<br />

con lunghezza complessiva <strong>di</strong> circa 7962 metri, con un tracciato che ripercorre un primo tratto <strong>di</strong><br />

condotta forzata <strong>di</strong> circa 454 metri , per cui non necessitano scavi aggiuntivi, e la restante parte<br />

sotto strada esistente.<br />

Presso la cabina Enel del Bocchetto Sessera ove l’Ente Gestore della rete ha richiesto il<br />

potenziamento della linea aerea esistente che porta alla cabina elettrica vicino al piazzale sciistico<br />

principale, me<strong>di</strong>ante realizzazione <strong>di</strong> una nuova linea aerea parallela alla prima.<br />

La modalità <strong>di</strong> allacciamento proposta da Enel è stata fatta oggetto <strong>di</strong> valutazione all’interno del<br />

presente Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Impatto Ambientale. Le valutazioni eseguite nelle pagine che seguono hanno<br />

portato alla valutazione che l’opera, così come proposta dall’Enel avrebbe avuto un forte impatto<br />

ambientale e paesaggistico per cui si è optato per la soluzione interrata sotto la strada provinciale<br />

(panoramica Zegna) asfaltata.


5<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Il cavidotto, quin<strong>di</strong>, partendo dalla cabina del Bocchetto Sessera, giungerà alla cabina situata in<br />

fregio alla strada poco prima del piazzale principale vicino agli impianti sciistici, con una lunghezza<br />

<strong>di</strong> circa 1990, al <strong>di</strong> sotto della strada provinciale, attraversando i territori comunale <strong>di</strong> Callabiana,<br />

Piatto e Vallanzengo (frazioni montane).<br />

L'impianto idroelettrico dalla presa all'e<strong>di</strong>ficio centrale è situato tutto in Comune <strong>di</strong> Valle San<br />

Nicolao, in sponda orografica destra del torrente <strong>Dolca</strong>, su terreni tutti <strong>di</strong> proprietà della Regione<br />

Piemonte – fatto salvo per l’ammarro in riva sinistra della presa in Comune <strong>di</strong> Pettinengo su terreno<br />

<strong>di</strong> proprietà della Regione Piemonte – il cavidotto <strong>di</strong> allacciamento, posto sotto strada, percorre i<br />

comuni <strong>di</strong> Camandona e Bioglio.<br />

L’accesso ai luoghi è assicurato dal sistema <strong>di</strong> piste forestali esistenti, mentre per l’accesso alla<br />

vasca <strong>di</strong> carico ed alla centrale si renderà necessaria la realizzazione <strong>di</strong> piccole strade <strong>di</strong> accesso<br />

della lunghezza rispettivamente <strong>di</strong> circa 58 e 454 metri.


2 METODO D’ANALISI<br />

6<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

L’indagine svolta ha permesso <strong>di</strong> definire tutti gli elementi <strong>di</strong> carattere geologico, geomorfologico,<br />

geotecnico, sismico e <strong>di</strong> tutto quanto possa essere utile per una valutazione dell’area <strong>di</strong> intervento e<br />

<strong>di</strong> un intorno significativo al fine <strong>di</strong> ricostruire un quadro <strong>di</strong> riferimento per la caratterizzazione<br />

della componente.<br />

Secondo quanto previsto dal D.P.C.M. 27.12.1988 (All. II) gli obiettivi della caratterizzazione del<br />

suolo e del sottosuolo sono l’in<strong>di</strong>viduazione delle mo<strong>di</strong>fiche che l’intervento in progetto può<br />

causare sull’evoluzione dei processi geo<strong>di</strong>namici esogeni ed endogeni e la determinazione della<br />

compatibilità delle azioni progettuali con l’equilibrata utilizzazione delle risorse naturali.<br />

Le analisi concernenti questa componente ambientale sono pertanto effettuate, in ambiti territoriali<br />

e temporali adeguati al tipo <strong>di</strong> intervento, attraverso:<br />

caratterizzazione geolitologica, geostrutturale e sismica del territorio<br />

caratterizzazione idrogeologica dell’area<br />

caratterizzazione geomorfologica e in<strong>di</strong>viduazione dei processi <strong>di</strong> modellamento in atto<br />

determinazione delle caratteristiche geotecniche dei terreni e delle rocce, con riferimento ai<br />

problemi <strong>di</strong> instabilità dei pen<strong>di</strong>i<br />

Per comporre tale quadro e descriverne le caratteristiche si è scelta un'impostazione metodologica<br />

che ha privilegiato la visione e l'analisi delle normative <strong>di</strong> cui: Circ. 7LAP/1996, L.R. 56/1977, L.R.<br />

45/1989, R.D. 523/1904, D.G.R. n. 61 - 11017 del 17/11/2003, Piano stralcio per l’Assetto<br />

Idrogeologico (PAI); nonché della bibliografia geologica, geomorfologia, geotecnica esistente, della<br />

cartografia legata agli stu<strong>di</strong> geologici, redatti ai sensi dalla Circ. P.G.R. n. 7/LAP - “Specifiche<br />

tecniche per l’elaborazione degli strumenti geologici a supporto degli strumenti urbanistici”.<br />

Alla base <strong>di</strong> tutto il processo <strong>di</strong> analisi del territorio si colloca il rilevamento geologico <strong>di</strong> dettaglio<br />

sul terreno i cui risultati sono riassunti nella cartografia geologica e geomorfologica allegata.<br />

Le cartografie, restituite su base C.T.R., dalla presente analisi sono riportate nell’elenco che segue:<br />

• Carta geologica e geomorfologica – GEO 01- Scala 1: 5.000<br />

• Carta geologica e geonorfologica <strong>di</strong> dettaglio GEO 02– Scala 1: 2.000<br />

• Sezioni geologiche interpretative – GEO 03 - Scala 1: 200


3 QUADRO DEI VINCOLI<br />

3.1. VINCOLO IDROGEOLOGICO<br />

7<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

L’area oggetto <strong>di</strong> intervento è soggetta a vincolo per scopi idrogeologici ai sensi del R.D.L. 30<br />

<strong>di</strong>cembre 1923, n. 3267, normato dalla L.R. 45/89 “Nuove norme per gli interventi da eseguire in<br />

terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici - Abrogazione L.R. 27/81”.<br />

LEGENDA<br />

Area in vincolo idrogeologico<br />

Per l’esecuzione dell’intervento l'entità complessiva degli scavi è pari a circa 17.400 m 3 mentre la<br />

superficie oggetto <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazione e/o trasformazione è complessivamente pari a circa 35.132 m 2 .<br />

Le aree trasformate in modo permanente, già computate nel valore sopra in<strong>di</strong>cato, corrispondono<br />

complessivamente a circa 2.087 m 2 e si riferiscono ai settori interessati dalla presenza delle opere<br />

definitive (opera <strong>di</strong> presa e manufatti accessori, piste definitive, e<strong>di</strong>ficio centrale).<br />

Ai sensi della Circolare del Presidente della Giunta regionale 3 aprile 2012, n. 4/AMD “Legge<br />

regionale 9 agosto 1989, n. 45 (Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a<br />

vincolo per scopi idrogeologici). Note interpretative e in<strong>di</strong>cazioni procedurali.” l’autorizzazione<br />

per interventi che interessano superfici superiori a 30.000 metri quadri o volumi <strong>di</strong> scavo superiori a<br />

15.000 metri cubi risulta in capo alla Regione.


8<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

La suddetta circolare, ai fini della corretta definizione dei limiti <strong>di</strong>mensionali degli interventi con<br />

riferimento a quanto riguarda i volumi <strong>di</strong> scavo, chiarisce che per “volumi <strong>di</strong> scavo” si intende il<br />

volume complessivo espresso in metri cubi del materiale oggetto sia <strong>di</strong> scavo sia <strong>di</strong> eventuale<br />

riporto nell’ambito dell’area <strong>di</strong> intervento. Scavi e riporti vanno quin<strong>di</strong> sommati nel caso <strong>di</strong><br />

riutilizzo del materiale <strong>di</strong> scavo a riporto<br />

Nel caso in oggetto, essendo previsto il completo riutilizzo in sito dei materiali <strong>di</strong> scavo ai fini della<br />

ritombatura delle trincee e della sistemazione finale dell’area, il volume complessivo da<br />

in<strong>di</strong>viduarsi come “volume <strong>di</strong> scavo” risulta pari a 34.800 m 3 .<br />

Per quanto attiene alla posa del cavidotto, tutte le aree interessate dall’intervento appartengono alla<br />

viabilità forestale esistente oppure, a partire da Bocchetta Sessera, alla viabilità provinciale, si tratta<br />

pertanto <strong>di</strong> aree già trasformate che non vengono computate ai fini dell’autorizzazione ex L.R.<br />

45/1989.<br />

3.2. PIANO REGOLATORE COMUNALE<br />

Si riporta <strong>di</strong> seguito lo stralcio dell’Elaborato G8 “STUDI GEOLOGICI – Verifica <strong>di</strong> compatibilità<br />

idrogeologica – Frazione Val <strong>Dolca</strong>” dello Stu<strong>di</strong>o Geologico a supporto dello strumento<br />

urbanistico del Comune <strong>di</strong> Valle San Nicolao redatto dal Dott. Geol. Stefano Maffeo e dal Dott.<br />

Geol. Brunello Maffeo:


9<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

L’intervento in progetto si sviluppa in parte all’interno della Classe III non <strong>di</strong>fferenziata e in parte<br />

in Classe IIIa che riguarda aree, ine<strong>di</strong>ficate, in cui siano stati evidenziati elementi <strong>di</strong> pericolosità<br />

geomorfologica tali da renderle inidonee all’utilizzazione urbanistica; in tali zone è comunque<br />

ammessa la realizzazione <strong>di</strong>:<br />

opere infrastrutturali <strong>di</strong> interesse pubblico non altrimenti localizzabili, secondo quanto previsto<br />

dall'art. 31 della L.R. 56/77 (opere previste dal Piano Territoriale, opere <strong>di</strong>chiarate <strong>di</strong> pubblica<br />

utilità, opere attinenti il regime idraulico, le derivazioni d'acqua, gli impianti <strong>di</strong> depurazione, gli<br />

elettrodotti, gli impianti <strong>di</strong> telecomunicazione ed altre attrezzature per l'erogazione <strong>di</strong> pubblici<br />

servizi);


4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE<br />

10<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

4.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO<br />

REGIONALE<br />

L’area dell’Alta Val Sessera all’interno della quale è compreso il sottobacino del torrente <strong>Dolca</strong> si<br />

trova in un contesto geologico e strutturale costituito da un importante lineamento tettonico,<br />

rappresentato dalla “Linea del Canavese” e da due gran<strong>di</strong> complessi litologici: la “Zona Ivrea-<br />

Verbano” e la “Zona Sesia-Lanzo”.<br />

La Linea del Canavese, orientata SW-NE, costituisce un segmento occidentale del più ampio<br />

sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità detto “Lineamento Insubrico” e separa i due complessi rocciosi suddetti.<br />

All’interno <strong>di</strong> queste rocce, durante le fasi conclusive della formazione della catena alpina (circa 30<br />

M.a.), si sono intrusi alcuni corpi magmatici che hanno dato origine al plutone della Valle del Cervo<br />

e ad una serie <strong>di</strong> rocce vulcaniche che affiorano lungo la <strong>di</strong>scontinuità del Canavese.<br />

La storia geologica più recente è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> ghiacciai che hanno occupato la<br />

parte superiore della valle e <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> deglaciazione con conseguente formazione dei corsi<br />

d’acqua che hanno inciso profondamente il tratto inferiore della valle stessa.<br />

Estratto Piano Territoriale <strong>Provincia</strong>le – Tav. MA1 – Litologia


LEGENDA<br />

Gneiss minuti e micascisti eclogitici – Zona Sesia-Lanzo<br />

Sieniti e monzoniti – Plutone della Valle del Cervo<br />

Gabbro<strong>di</strong>oriti e gabbri pirossenico-anfibolici – Serie Ivrea-Verbano<br />

Porfiriti pirossenico-anfiboliche – Copertura vulcanica<br />

Depositi glaciali<br />

11<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Zona Ivrea-Verbano<br />

La Zona Ivrea-Verbano è delimitata a NNW dalla Linea Insubrica, grande <strong>di</strong>slocazione <strong>di</strong> età<br />

alpina, che la separa dalla Zona Sesia-Lanzo, mentre a SSE è delimitata dalla Linea Cossato<br />

Mergozzo Brissago che la separa dalla Zona Strona-Ceneri.<br />

Strutturalmente consiste in una potente sequenza che ha come motivo fondamentale una <strong>di</strong>rezione<br />

NE-SW e un'inclinazione prossima alla verticale, nella quale si possono notare pieghe<br />

macroscopiche, minori ed a me<strong>di</strong>o raggio accompagnate da micropieghettature locali in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

notevole plasticità.<br />

La Zona Ivrea-Verbano è una sequenza vulcano-se<strong>di</strong>mentaria che può essere sud<strong>di</strong>visa in due unità<br />

principali: la Serie Kinzigitica e la Formazione Basica.<br />

La Formazione Basica è un complesso basico stratificato costituito da unità cicliche basali <strong>di</strong><br />

peridotiti, pirosseniti, gabbri e noriti e da un corpo principale gabbro-noritico; la Serie Kinzigitica è<br />

una sequenza <strong>di</strong> metapeliti e metabasiti con intercalazioni <strong>di</strong> marmi, anfiboliti e scisti.<br />

L’impronta metamorfica del basamento è <strong>di</strong> alto grado e cresce da SE a NW, passando dalla facies<br />

delle anfiboliti a quella delle granuliti.<br />

In Alta Valsessera si trovano esclusivamente le rocce del complesso basico-ultrabasico; il litotipo<br />

prevalente è una gabbro<strong>di</strong>orite a grana me<strong>di</strong>o-grossa, costituita da plagioclasio basico e da<br />

pirosseni.<br />

Zona Sesia-Lanzo<br />

La Zona Sesia-Lanzo è sud<strong>di</strong>visa in tre complessi litologici: il Complesso dei Micascisti Eclogitici,<br />

caratterizzato da ortogneiss e paragneiss con impronta metamorfica eclogitica eoalpina, il<br />

Complesso degli Gneiss Minuti, composto principalmente da ortogneiss in facies scisti ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> età<br />

mesoalpina impressa sull’impronta precedente ed infine la seconda Zona Dioritico-Kinzigitica,<br />

molto simile alla serie <strong>di</strong>oritico-kinzigitica della Zona Ivrea-Verbano (considerata come prima Zona<br />

Dioritico-Kinzigitica) e sovrascorsa al <strong>di</strong> sopra dei due complessi precedenti.<br />

Si tratta <strong>di</strong> litotipi <strong>di</strong> origine crostale <strong>di</strong> pertinenza paleoafricana e paleoeuropea precocemente<br />

<strong>di</strong>sgiunti dai rispettivi margini passivi e coinvolti in epoca eoalpina in processi <strong>di</strong> subduzione che<br />

hanno prodotto un metamorfismo <strong>di</strong> alta pressione e bassa temperatura.<br />

Nell’Alta Valsessera affiorano principalmente le rocce appartenenti al Complesso dei Micascisti<br />

Eclogitici, costituiti da litotipi <strong>di</strong>versi che si possono sud<strong>di</strong>videre in due gruppi principali:<br />

micascisti più o meno gneissici e metagranitoi<strong>di</strong>. I primi hanno una paragenesi <strong>di</strong> alta pressione: si<br />

tratta <strong>di</strong> rocce scistose a grana me<strong>di</strong>a costituite essenzialmente da mica chiara e quarzo,


12<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

subor<strong>di</strong>natamente da granato, omfacite ed anfibolo. I secon<strong>di</strong> sono costituiti da gneiss fini<br />

prevalentemente quarzoso-feldspatici con, subor<strong>di</strong>natamente, mica chiara, granato ed epidoti. I<br />

metagranitoi<strong>di</strong> derivano da antiche rocce intrusive a composizione da granitica a grano<strong>di</strong>oritica.<br />

Lungo la Linea del Canavese si hanno porzioni rocciose <strong>di</strong> litologia <strong>di</strong>fferente: si tratta <strong>di</strong> uno<br />

gneiss occhia<strong>di</strong>no metagranitico leucocratico e quarziti feldspatiche, entrambe nei pressi del<br />

torrente <strong>Dolca</strong>, e da una dolomia affiorante in <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong>stribuiti omogeneamente nell’area in<br />

questione.<br />

Plutone della Valle del Cervo<br />

Il plutone della Valle del Cervo si è intruso nel Complesso dei Micascisti Eclogitici della Zona<br />

Sesia-Lanzo ai margini della Linea del Canavese, durante l’Eocene Superiore. Tale plutone è<br />

costituito da un nucleo <strong>di</strong> granito porfirico ed ha una struttura concentrica con <strong>di</strong>fferenziazioni via<br />

via più basiche dal centro verso la periferia. In questo senso si <strong>di</strong>fferenziano: granito biancastro e<br />

grigio a grana me<strong>di</strong>o-fine, granito porfirico alcalino con gran<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> ortoclasio rosa, sienite<br />

normale violacea e anfibolica a grana me<strong>di</strong>a, ed infine monzonite.<br />

Attorno al plutone vi è un’ aureola <strong>di</strong> contatto <strong>di</strong> circa 0.5-1 km in cui le rocce incassanti hanno<br />

subito metamorfismo <strong>di</strong> contatto indotto del corpo magmatico. Legate al plutone vi sono inoltre<br />

mineralizzazioni filoniane caratterizzate da solfuri <strong>di</strong> ferro, rame, piombo con argento ed oro (pirite,<br />

calcopirite, galena).<br />

Copertura vulcanica della Zona Sesia-Lanzo<br />

Nella Zona Sesia–Lanzo, vicino alla Linea del Canavese, vi sono i resti della copertura terziaria del<br />

Complesso dei Micascisti Eclogitici. Si tratta <strong>di</strong> terreni vulcanico-detritici formanti un corpo<br />

roccioso esteso ad ovest della Linea del Canavese ed allungato parallelamente ad essa. In<br />

particolare si <strong>di</strong>stinguono due litotipi principali: il primo è dato da andesiti <strong>di</strong> colore grigio violaceo<br />

mentre il secondo è dato da un conglomerato <strong>di</strong> ciottoli più o meno arrotondati <strong>di</strong> porfiriti e <strong>di</strong> rocce<br />

del complesso dei micascisti eclogitici, con cemento tufitico <strong>di</strong> colore rossastro a grana da me<strong>di</strong>a a<br />

grossolana.<br />

Depositi superficiali<br />

Per quanto riguarda le coperture detritiche dell’area in questione esse comprendono i depositi<br />

alluvionali, i depositi glaciali, i depositi detritico-eluviali e gli accumuli <strong>di</strong> frana.<br />

Nell’area <strong>di</strong> interesse i depositi alluvionali comprendono piccole conoi<strong>di</strong> torrentizie per lo più<br />

attive, localizzate su entrambe le sponde del torrente <strong>Dolca</strong>, e depositi <strong>di</strong> materiale incoerente<br />

costituito da grossi blocchi arrotondati <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione da decimetrica a metrica, ghiaie e sabbie<br />

<strong>di</strong>sposti lungo l’asse del torrente <strong>Dolca</strong> stesso.<br />

La presenza <strong>di</strong> coltri <strong>di</strong> copertura piuttosto <strong>di</strong>ffuse lungo i versanti mette infatti a <strong>di</strong>sposizione dei<br />

processi erosivi prima e <strong>di</strong> trasporto e deposizione poi ingenti volumi <strong>di</strong> materiale detritico che<br />

tende a generare forme <strong>di</strong> accumulo lungo le principali linee <strong>di</strong> deflusso dove le pendenze non sono<br />

elevate (p.es. t. <strong>Dolca</strong>, zona Valle dei Lavaggi) oppure in corrispondenza dell’immissione dei<br />

tributari nel corso d’acqua principale (p.es. rio Casogna, rio garei in destra idrografica).<br />

Gli apparati conoidali sono comunque <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni sempre piuttosto ridotte e non facilmente<br />

identificabili dal punto <strong>di</strong> vista morfologico.<br />

I depositi glaciali definiscono buona parte del me<strong>di</strong>o bacino del torrente <strong>Dolca</strong>, si tratta <strong>di</strong> depositi<br />

costituiti da ghiaie, ciottoli e trovanti eterometrici e spigolosi <strong>di</strong> natura e origine varia immersi in


13<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

matrice sabbioso-limosa e localmente argillosa sovente caratterizzati da un elevato grado <strong>di</strong><br />

addensamento e da locali fenomeni <strong>di</strong> cementazione.<br />

In corrispondenza dei fianchi dei versanti che raccordano le aree morfologicamente elevate con gli<br />

alvei dei torrenti principali, l’elevata pendenza ha determinato la rielaborazione ad opera della<br />

gravità della coltre <strong>di</strong> depositi glaciali; nella cartografia geologica allegata non è stata operata una<br />

<strong>di</strong>stinzione tra i glaciali in<strong>di</strong>sturbati e quelli rimaneggiati.<br />

Sono stati invece cartografati gli accumuli <strong>di</strong> materiale detritico in senso stretto derivanti dalla<br />

rimobilizzazione della coltre eluviale e dal <strong>di</strong>sfacimento dei versanti rocciosi; la <strong>di</strong>stinzione<br />

cartografica è stata operata in base a un criterio morfologico e in base all’osservazione <strong>di</strong> terreno,<br />

quando è stata rilevata lungo i versanti la presenza <strong>di</strong> materiale detritico costituito da elementi<br />

lapidei spigolosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni da decimetriche a metriche.<br />

Si tratta <strong>di</strong> depositi in genere colonizzati da vegetazione anche <strong>di</strong> alto fusto, in corrispondenza dei<br />

quali sono tuttavia evidenti fenomeni <strong>di</strong> reptazione e frequenti piccoli scoscen<strong>di</strong>menti della coltre<br />

superficiale che testimoniano una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> versante sovente lenta, ma comunque attiva.<br />

Quadro geomorfologico<br />

La geomorfologia dell’Alta Valsessera è strettamente legata all’azione <strong>di</strong> modellamento dei<br />

ghiacciai. Essi durante l’ultima glaciazione, detta Wurmiana e conclusasi circa 10000 anni fa, hanno<br />

occupato parte della valli Sessera e <strong>Dolca</strong>.<br />

I successivi eventi <strong>di</strong> deglaciazione hanno prodotto erosione e incisione dei depositi preesistenti<br />

comportando la configurazione attuale delle valli, dei corsi d’acqua principali nonché delle attuali<br />

morfologie dei depositi.<br />

Il basamento roccioso affiora <strong>di</strong>ffusamente al <strong>di</strong> sopra dei 1800 metri e lungo le incisioni torrentizie<br />

principali, dove l’azione <strong>di</strong> ablazione dei ghiacciai e l’erosione esercitata dai corsi d’acqua ha<br />

asportato le coperture detritiche moreniche e alluvionali.<br />

L’ assestamento dei versanti e delle rotture <strong>di</strong> pendenza, dovuto per lo più a <strong>di</strong>namica gravitativa, ha<br />

portato, successivamente alla deglaciazione, allo sviluppo <strong>di</strong> eventi franosi e relativo trasporto del<br />

materiale prodotto, determinando zone <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> frana (falde e coni <strong>di</strong> detrito) nonché<br />

accumuli <strong>di</strong> detrito misto <strong>di</strong> versante.<br />

Il bacino del torrente <strong>Dolca</strong> è caratterizzato dalla presenza in corrispondenza della testata della<br />

valle, nella zona <strong>di</strong> circo, ai pie<strong>di</strong> delle vette più elevate che lo delimitano (Cima <strong>di</strong> Bo, Punta del<br />

Mauro), <strong>di</strong> estese fasce <strong>di</strong> detrito <strong>di</strong> falda alimentate dal <strong>di</strong>sfacimento meccanico dei versanti<br />

rocciosi.<br />

Questo aspetto è apprezzabile in modo evidente dall’estratto dell’ortofotocarta del 2006 sotto<br />

riportato.


Bacino del torrente <strong>Dolca</strong> – Settore <strong>di</strong> testa – Ortofotocarta 2006<br />

14<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

La zona nel suo complesso è invece caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> estese coperture <strong>di</strong> tipo glaciale,<br />

mentre il substrato roccioso affiora con continuità soltanto alle quote più elevate e in<br />

corrispondenza dell’alveo del torrente sopra quota 1100 m s.l.m..<br />

In ragione della buona <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> materiale detritico-glaciale, l’azione erosiva operata dal<br />

reticolato idrografico <strong>di</strong> superficie rappresenta ora uno degli agenti morfogenetici principali,<br />

soprattutto per quanto riguarda i corsi d’acqua minori affluenti del <strong>Dolca</strong>.<br />

Per quanto riguarda il corso d’acqua principale si ritiene debbano essere <strong>di</strong>stinte almeno due settori<br />

con caratteri sensibilmente <strong>di</strong>versi: alle quote superiori l’alveo risulta impostato quasi ovunque in<br />

roccia, si può assumere che i fenomeni erosivi <strong>di</strong> fondo abbiano pressoché esaurito le loro<br />

potenzialità, mentre attivi risultano localmente i fenomeni <strong>di</strong> erosione localizzati in corrispondenza<br />

delle sponde; a valle <strong>di</strong> quota 1100-1000 m s.l.m., l’attenuazione della pendenza naturale dell’alveo<br />

favorisce il prevalere dei fenomeni deposizionali rispetto a quelli erosivi e <strong>di</strong> trasporto e permette<br />

l’accumulo <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> origine alluvionale.<br />

L’alimentazione <strong>di</strong> materiale alluvionale all’asta principale deriva anche dagli apporti soli<strong>di</strong> forniti<br />

dai tributari <strong>di</strong> destra e <strong>di</strong> sinistra, prevalentemente in occasione <strong>di</strong> pulsazioni puntuali e a fenomeni<br />

<strong>di</strong> trasporto <strong>di</strong> massa.


15<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Estratto Ortofotocarta 2006 – Settore <strong>di</strong> alveo interessato da fenomeni <strong>di</strong> trasporto e deposizione<br />

Nell’ambito della cartografia IFFI (Inventario dei fenomeni Franosi in Italia) sono evidenziati una<br />

serie <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> tipo gravitativo che riguardano questo settore <strong>di</strong> territorio e, per quanto attiene<br />

alla zona <strong>di</strong> interesse ai fini della realizzazione dell’impianto, due fasce poste in sponda destra e<br />

sinistra del <strong>Dolca</strong> a monte della zona dell’opera <strong>di</strong> derivazione.<br />

Come si evince dagli estratti che seguono tutti i fenomeni, la cui in<strong>di</strong>viduazione deriva<br />

sostanzialmente da processi <strong>di</strong> fotointerpretazione e <strong>di</strong> cui non sono presenti schede <strong>di</strong> rilevamento,<br />

sono considerati in stato <strong>di</strong> attività “quiescente” o “non determinato”.<br />

Negli estratti che seguono sono rappresentati i fenomeni censiti in funzione della tipologia e poi dei<br />

grado <strong>di</strong> attività.


Carta dell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia<br />

Tipologia dei fenomeni<br />

Scala 1: 20.000<br />

16<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting


Carta dell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia<br />

Stato <strong>di</strong> attività<br />

Scala 1: 20.000<br />

17<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting


18<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

4.2. GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DELL’AREA DI<br />

INTERVENTO<br />

L’area <strong>di</strong> previsto intervento è stata oggetto <strong>di</strong> un rilievo geologico <strong>di</strong> dettaglio finalizzato alla<br />

elaborazione <strong>di</strong> una carta geologica a scala 1: 5.000 riferita alle zone interessate dalla realizzazione<br />

delle opere in progetto.<br />

Di seguito vengono descritte le caratteristiche geologiche e geomorfologiche rilevate nei <strong>di</strong>versi<br />

settori che saranno oggetto <strong>di</strong> intervento, definiti in base ai <strong>di</strong>versi moduli <strong>di</strong> cui si comporrà<br />

l’impianto (opera <strong>di</strong> presa, condotta forzata e e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> produzione).<br />

Considerati gli scopi dell’indagine sarà descritto in dettaglio il quadro geologico e geomorfologico<br />

relativo alle zone effettivamente interessate dall’intervento, con particolare riferimento alle aree<br />

poste in sponda destra del t. <strong>Dolca</strong>.<br />

Opera <strong>di</strong> Presa<br />

L’area in cui è prevista la realizzazione dell’opera <strong>di</strong> presa si colloca circa 50 m a monte<br />

dell’attraversamento della pista forestale che collega Bocchetta Sessera con la Val Sesia, ad una<br />

quota <strong>di</strong> 1105 m s.l.m.<br />

Estratto CTR – Zona opera <strong>di</strong> presa<br />

In questa zona il substrato roccioso affiora <strong>di</strong>ffusamente in alveo lungo la sponda idrografica<br />

sinistra, mentre in sponda destra risulta obliterato da una coltre <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> origine alluvionaletorrentizia,<br />

deposti sia dal torrente <strong>Dolca</strong> sia dai suoi affluenti <strong>di</strong> destra (rio Casogna e rio Gorei).<br />

Benché la sovrapposizione su base CTR rappresenti un quadro <strong>di</strong>fferente, la posizione dell’opera <strong>di</strong><br />

derivazione è <strong>di</strong> fatto posta a valle della confluenza del rio Casogna in quanto il punto <strong>di</strong><br />

immissione effettivo si colloca alcuni metri a ovest rispetto a quanto in<strong>di</strong>cato sulla base<br />

cartografica.


Alveo torrente <strong>Dolca</strong> – Vista dal Ponte dei Lavaggi<br />

19<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

La <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> assetto geologico tra la sponda sinistra e la destra del <strong>Dolca</strong> rappresenta una<br />

costante anche a valle dell’attraversamento stradale e fa presupporre la presenza <strong>di</strong> un lineamento<br />

tettonico con <strong>di</strong>rezione WNW-ESE che guida il tracciato del torrente in questa zona, fino alla zona<br />

dell’Alpe Valle dei Lavaggi.<br />

Il substrato affiorante è rappresentato da litotipi appartenenti alla Zona Sesia-Lanzo ed è costituito<br />

da micascisti e gneiss eclogitici a grana me<strong>di</strong>o-grossolana e colore verdastro-.<br />

Zona opera <strong>di</strong> presa – Affioramento roccioso in Sponda sinistra


Dettaglio ammasso roccioso<br />

20<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Gli ammassi rocciosi sono stati oggetto <strong>di</strong> rilievo strutturale <strong>di</strong> dettaglio <strong>di</strong> cui saranno descritti gli<br />

esiti nel capitolo relativo alla caratterizzazione geomeccanica.<br />

I depositi torrentizi sono costituiti prevalentemente da grossi blocchi lapidei con ciottoli, ghiaie e<br />

sabbie a definire forme <strong>di</strong> accumulo ad andamento parallelo alla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> deflusso delle acque e,<br />

in dettaglio, un’ampia barra longitu<strong>di</strong>nale che isola due linee attive <strong>di</strong> deflusso nel tratto compreso<br />

tra la confluenza del rio Casogna e il ponte.<br />

I due corsi d’acqua che affluiscono in sponda destra sono caratterizzati da una spiccata tendenza al<br />

trasporto solido che ha portato nel tempo alla costruzione <strong>di</strong> due piccoli apparati conoidali i cui<br />

apporti soli<strong>di</strong> sono stati in parte smantellati dall’azione del ricettore principale e hanno contribuito<br />

alla formazione della barra longitu<strong>di</strong>nale sopra descritta.<br />

rio Casogna poco a monte della confluenza con il <strong>Dolca</strong>


21<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Condotta forzata<br />

Il tracciato della condotta forzata si svilupperà per il primo tratto imme<strong>di</strong>atamente a valle della pista<br />

forestale.<br />

Condotta forzata – Primo tratto<br />

Il settore <strong>di</strong> territorio in<strong>di</strong>cativamente compreso tra il versante a monte della pista e la sponda destra<br />

del <strong>Dolca</strong> in questa zona è caratterizzato da intense mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> carattere antropico legate alla<br />

realizzazione della pista stessa ed all’esecuzione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> sistemazione<br />

idrogeologica e <strong>di</strong> consolidamento.<br />

In questa zona il substrato roccioso non affiora ed è ricoperto da una coltre <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> origine<br />

detritico-glaciale in parte rimaneggiati ad opera della gravità e dell’azione delle acque superficiali.<br />

La pista forestale è delimitata a monte da un muro <strong>di</strong> controripa realizzato con terre rinforzate<br />

interrotto da una serie <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> regimazione delle acque superficiali che scorrono lungo il<br />

versante a monte.<br />

Muro <strong>di</strong> controripa in terre rinforzate


22<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Il versante a monte della pista è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> un orlo <strong>di</strong> scarpata <strong>di</strong> degradazione<br />

molto esteso e sviluppato con continuità su un fronte della lunghezza <strong>di</strong> circa 1000 m, sui cui<br />

spaccati si riconosce la presenza del deposito glaciale.<br />

Orlo <strong>di</strong> degradazione a monte della strada<br />

Lungo il fronte si riconoscono in modo molto evidente i fenomeni <strong>di</strong> scivolamento rotazionale del<br />

versante che determinano localmente la presenza <strong>di</strong> balze in contropendenza.<br />

Tutto il versante è inciso da corsi d’acqua che determinano fenomeni lineari <strong>di</strong> tipo erosivo che<br />

tendono ad incidere il deposito e a favorire il trasporto verso valle <strong>di</strong> materiale detritico.<br />

I colatori minori che scorrono lungo il versante sono stati oggetto <strong>di</strong> recenti interventi <strong>di</strong><br />

regimazione e sistemazione idrogeologica (briglie in legname e pietrame) finalizzati a fissarne il<br />

profilo ed a controllare il trasporto solido.<br />

Briglie in legname e pietrame e ca<strong>di</strong>toia


23<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Questi fenomeni <strong>di</strong>ffusi interessano soltanto il settore posto a monte della pista e non interessano in<br />

modo <strong>di</strong>retto l’area interessata dalla posa della condotta che si sviluppa invece completamente a<br />

valle della strada nel settore in cui il rilevato stradale si interfaccia con il deposito naturale <strong>di</strong><br />

origine glaciale che sfuma lateralmente nei terreni <strong>di</strong> origine alluvionale che definiscono i tratti<br />

pianeggianti in sponda destra del <strong>Dolca</strong>.<br />

Versante a valle della pista forestale<br />

In questo settore non si riscontra la presenza dei fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto connessi alla <strong>di</strong>namica<br />

gravitativa che caratterizzano invece tutta l’area a monte della strada, si rimanda comunque al<br />

capitolo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento successivo per l’analisi <strong>di</strong> dettaglio.<br />

Il rilevato stradale nei tratti più acclivi, dove il tracciato della condotta si sviluppa comunque circa<br />

50 m a valle della strada, è rinforzato con opere <strong>di</strong> consolidamento che sostengono la porzione<br />

realizzata con il riporto <strong>di</strong> materiale (gabbioni).<br />

Tratto <strong>di</strong> rilevato stradale rinforzato con gabbioni<br />

In prossimità dell’attraversamento del corso d’acqua che nasce a SE del Poggio Le Rosette si<br />

osserva la presenza <strong>di</strong> depositi <strong>di</strong> origine detritica costituiti da blocchi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni


24<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

pluridecimetriche colonizzati da vegetazione <strong>di</strong> piccolo fusto (betulle) a monte della pista e <strong>di</strong> alto<br />

fusto (faggi) a valle della stessa, a testimoniare un grado <strong>di</strong> stabilizzazione raggiunto maggiore nei<br />

settori inferiori del versante.<br />

Deposito detritico a monte della pista<br />

Deposito detritico a valle della pista<br />

In corrispondenza dell’attraversamento del rio, lungo la pista, si osserva la presenza <strong>di</strong> un piccolo<br />

<strong>di</strong>ssesto <strong>di</strong> natura gravitativa che interessa la coltre detritico-eluviale superficiale.


Scollamento della coltre detritico-eluviale in sponda destra del rio<br />

25<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

In ogni caso a partire da questa zona i fenomeni <strong>di</strong> carattere <strong>di</strong>ssestivo, gravitativo in particolare, si<br />

attenuano rispetto al tratto avanti descritto anche nella zona posta a monte della strada forestale;<br />

nella zona a valle della pista, interessata <strong>di</strong>rettamente dalla realizzazione del progetto, non si<br />

segnalano invece in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto in atto.<br />

Il tratto successivo <strong>di</strong> condotta abbandona decisamente il tracciato della pista e attraversa<br />

<strong>di</strong>agonalmente il versante fino all’intersezione con la mulattiera che conduce al Ponte dei Lavaggi.<br />

Condotta forzata – Secondo tratto<br />

Questo settore <strong>di</strong> versante è caratterizzato da pendenze me<strong>di</strong>e comprese tra 25° e 30° e dalla<br />

presenza costante <strong>di</strong> copertura <strong>di</strong> origine glaciale che in un ampio settore è parzialmente obliterata


26<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

da una fascia <strong>di</strong> detrito <strong>di</strong> versante costituito da blocchi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni pluridecimetriche del tutto<br />

stabilizzato e colonizzato da vegetazione <strong>di</strong> alto fusto, che raggiunge verso valle la piccola piana<br />

alluvionale che caratterizza la zona del Ponte dei Lavaggi.<br />

Versante interessato dalla posa della condotta – Deposito glaciale<br />

Tratto <strong>di</strong> versante caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> detrito misto<br />

Il tratto <strong>di</strong> versante a monte dell’intersezione con la mulattiera che conduce al Ponte dei Lavaggi è<br />

caratterizzato da buone con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità geomorfologica, non sono state infatti riscontrate<br />

forme <strong>di</strong> erosione o accumulo che possano rappresentare in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> una <strong>di</strong>namica attiva e/o <strong>di</strong><br />

fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto in atto o potenziali.<br />

Gli accumuli detritici appaiono stabilizzati e, come si evince dalla documentazione fotografica,<br />

anche la vegetazione <strong>di</strong> alto fusto non presenta effetti <strong>di</strong> uncinatura della base del fusto che possano<br />

essere ricondotti a fenomeni <strong>di</strong> reptazione o <strong>di</strong> soliflusso particolarmente attivi.


Zona <strong>di</strong> intersezione tra condotta e mulattiera del Ponte dei Lavaggi<br />

27<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Il tratto <strong>di</strong> versante a valle della mulattiera è caratterizzato da aspetto simile a quello sovrastante con<br />

pendenze prossime a 25°, si sviluppa su terreni <strong>di</strong> tipo glaciale sovente rimaneggiati dall’azione<br />

delle acque superficiali.<br />

Panoramica del versante<br />

In questo settore la condotta attraversa infatti due piccoli corsi d’acqua che presentano alvei non<br />

molto incisi all’interno dei quali non affiora il substrato roccioso.


Alveo del primo corso d’acqua a monte della zona <strong>di</strong> attraversamento<br />

28<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Nell’ultimo tratto prima dell’arrivo della condotta alla zona dell’e<strong>di</strong>ficio centrale si riscontra la<br />

presenza <strong>di</strong> una manifestazione sorgiva che determina la presenza <strong>di</strong> un piccolo settore <strong>di</strong> ristagno e<br />

quin<strong>di</strong> dà vita ad un breve solco <strong>di</strong> ruscellamento concentrato.<br />

La manifestazione idrica è probabilmente legata all’intersezione del contatto tra deposito<br />

superficiale e substrato impermeabile che affiora poco a valle in corrispondenza dell’alveo del<br />

<strong>Dolca</strong> nella zona dell’e<strong>di</strong>ficio centrale in progetto.<br />

Manifestazione sorgiva e zona <strong>di</strong> ristagno


29<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

E<strong>di</strong>ficio Centrale<br />

L’e<strong>di</strong>ficio centrale sarà realizzato in sponda destra del torrente <strong>Dolca</strong> circa 100 m a valle della<br />

confluenza del rio Stramba, affluente <strong>di</strong> sinistra, ad una quota <strong>di</strong> circa 960 m s.l.m.<br />

In questa zona il substrato roccioso affiora <strong>di</strong>ffusamente in sponda destra del <strong>Dolca</strong> e, poco a valle,<br />

nell’alveo del Canale Tench che definisce il confine comunale tra Valle San Nicolao e Camandona.<br />

Panoramica immersiva sponda destra t. <strong>Dolca</strong> – zona <strong>di</strong> rilascio<br />

L’alveo del <strong>Dolca</strong> in questo settore è sud<strong>di</strong>viso in due canali attivi separati da un’isola centrale <strong>di</strong><br />

materiale alluvionale, lungo il canale <strong>di</strong> destra il fondo alveo è costituito da gneiss a grana<br />

grossolana e tessitura schiettamente occhia<strong>di</strong>na, <strong>di</strong> colore biancastro.<br />

Dettaglio ammasso roccioso affiorante in alveo<br />

L’e<strong>di</strong>ficio centrale sarà collocato in corrispondenza <strong>di</strong> un ripiano naturale che si sviluppa al piede<br />

del versante dove il substrato roccioso è ricoperto da una coltre, si suppone <strong>di</strong> non elevato spessore,<br />

<strong>di</strong> materiali incoerenti <strong>di</strong> origine mista, dove il deposito glaciale che caratterizza il versante<br />

sovrastante sfuma nel deposito alluvionale del torrente <strong>Dolca</strong>.


Panoramica area e<strong>di</strong>ficio centrale – Vista dal torrente<br />

30<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Come detto lo spessore del deposito non è noto, ma si ritiene non elevato in quanto il substrato<br />

roccioso, affiora poco a valle nell’alveo del <strong>Dolca</strong> e anche imme<strong>di</strong>atamente a sud dell’area<br />

nell’alveo del Canale Tench.<br />

L’alveo del torrente è estremamente ampio in questa zona e l’area che sarà occupata dalla centrale,<br />

come si evince dalle sezioni con il livello idrometrico corrispondente alla massima piena con tempo<br />

<strong>di</strong> ritorno 200 anni (+ trasporto solido), risulta esterna alle porzioni attive dell’alveo e non<br />

interessata da potenziali fenomeni <strong>di</strong> esondazione.<br />

Il versante all’interno del quale sarà incassato il corpo centrale non risulta interessato da fenomeni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto <strong>di</strong> tipo gravitativo né da ruscellamenti <strong>di</strong> acque superficiali <strong>di</strong>ffusi o concentrati i quali si<br />

sviluppano a nord dell’area, alimentati dalla sorgente avanti descritta e a sud in corrispondenza del<br />

Canale Tench.<br />

4.2.1. ANALISI DI DETTAGLIO DELLE AREE IN DISSESTO<br />

Nella fase <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong> rilevamento è stato rivolto particolare interesse al settore <strong>di</strong> territorio che<br />

si riferisce alla zona dell’opera <strong>di</strong> derivazione e al primo tratto <strong>di</strong> condotta forzata che si collocano<br />

in un’aree in corrispondenza delle quali sono state identificate forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto legate sia<br />

all’attività torrentizia (conoi<strong>di</strong> del rio Casogna e Gorei) sia a quella gravitativa.<br />

La cartografia relativa alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto esistente è alquanto sviluppata e sovente le singole<br />

analisi geomorfologiche presentano <strong>di</strong>fferenze significative soprattutto per quanto attiene alla<br />

rappresentazione del <strong>di</strong>ssesto presente in sponda destra del torrente <strong>Dolca</strong> lungo la pista forestale.<br />

Nella carta geomorfologica <strong>di</strong> dettaglio pre<strong>di</strong>sposta per questo settore sono stati rappresentati i dati<br />

del rilevo eseguito, le forme del <strong>di</strong>ssesto riscontrate sul terreno e la delimitazione dell’area <strong>di</strong> frana<br />

nonché gli estratti della cartografia esistente (analisi geologica <strong>di</strong> PRGC, quadro IFFI, Tavola IGT-<br />

S del Piano Territoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento <strong>Provincia</strong>le, Carta Geomorfologica e dei Dissesti della<br />

Comunità Montana Valle Mosso).<br />

Di seguito si propone un excursus relativo alla documentazione <strong>di</strong>sponibile:


PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)<br />

31<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Nella cartografia <strong>di</strong> PAI, Atlante dei rischi idraulici ed idrogeologici-Foglio 093-IV-Scopello, viene<br />

rappresentata l’area <strong>di</strong> frana attiva posta in sponda sinistra del t.<strong>Dolca</strong>, lungo il versante che degrada<br />

verso l’alveo circa 100 m a monte del settore interessato dalla realizzazione dell’opera <strong>di</strong> presa.<br />

Non risulta segnalato il <strong>di</strong>ssesto a monte della pista forestale in sponda destra.<br />

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE – Carta IGT-S<br />

Nell’ambito della Sezione 093 NO a scala 1: 25.000 viene rappresentato come frana attiva il<br />

<strong>di</strong>ssesto localizzato lungo il versante che degrada verso la sponda idrografica destra del <strong>Dolca</strong> su<br />

cui si sviluppa la pista forestale.<br />

In dettaglio il <strong>di</strong>ssesto si riferisce all’inviluppo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> flow (colamento) con un<br />

settore definito “zona <strong>di</strong> passaggio”.<br />

I dettagli del <strong>di</strong>ssesto sono meglio in<strong>di</strong>viduabili negli attributi dello shapefile da cui si evince che il<br />

tematismo si riferisce a: “Versanti interessati da frane superficiali causate dalla saturazione e<br />

flui<strong>di</strong>ficazione della copertura eluvio-colluviale” e che deriva dal Piano <strong>di</strong> Sviluppo Socio-<br />

Economico della Comunità Montana della Valle <strong>di</strong> Mosso, pubblicato nel marzo 1999.


32<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting


33<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

INVENTARIO DEI FENOMENI FRANOSI IN ITALIA (IFFI)<br />

Gli estratti del Quadro IFFI sono già stati riportati all’interno del cap. 4.1., per completezza si<br />

riportano <strong>di</strong> seguito:<br />

Il quadro IFFI fotografa una situazione più articolata con l’in<strong>di</strong>viduazione dei <strong>di</strong>ssesti a monte del<br />

ponte della pista forestale sul <strong>Dolca</strong> sia in sponda sinistra sia destra (movimenti complessi e<br />

colamenti) e con la definizione <strong>di</strong> una superficie sensibilmente più ridotta e sviluppata in senso<br />

longitu<strong>di</strong>nale alla <strong>di</strong>rezione della valle per quanto riguarda il <strong>di</strong>ssesto in sponda destra a monte della<br />

pista forestale per il quale la descrizione è “Aree soggette a frane superficiali <strong>di</strong>ffuse”.<br />

Lo stato <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ssesti rappresentati è “quiescente”.


34<br />

CORRADO CASELLI<br />

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CARTA GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI – COMUNITA’ MONTANA VALLE<br />

MOSSO<br />

La cartografia della Comunità Montana rappresenta la sintesi degli stu<strong>di</strong> geologici redatti per le<br />

varianti <strong>di</strong> adeguamento idrogeologico dei Piani Regolatori dei comuni della C.M. Valle <strong>di</strong> Mosso<br />

ai sensi della CPGR n.7/LAP/1996 e del PAI<br />

Nel settore <strong>di</strong> interesse sono rappresentate le due forme principali costituite dal movimento della<br />

Balma del Martleir, in sponda sinistra del <strong>Dolca</strong>, a monte dell’opera <strong>di</strong> presa e quella relativa al


35<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

versante destro della valle; in entrambi i casi si tratta <strong>di</strong> Movimenti gravitativi composIti e lo stato<br />

<strong>di</strong> attività è definito “Quiescente”.<br />

ANALISI GEOLOGICA DI PRGC<br />

Il medesimo quadro del <strong>di</strong>ssesto è ovviamente rappresentato sulla cartografia dei piani regolatori <strong>di</strong><br />

Pettinengo e Valle San Nicolao (stralcio grafico seguente), sulla quale è meglio evidenziata la<br />

presenza dei piccoli conoi<strong>di</strong> attivi dei rio Casogna e del rio Gorei


36<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

4.2.2. SINTESI E RILIEVO GEOMORFOLOGICO DI DETTAGLIO<br />

Come si evince dall’analisi degli elaborati cartografici sopra riportati, la valutazione delle<br />

caratteristiche dei <strong>di</strong>ssesti presenti nel settore <strong>di</strong> interesse <strong>di</strong>fferisce in modo piuttosto sostanziale tra<br />

una tavola e l’altra.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista dell’interesse per quanto riguarda il progetto dell’impianto idroelettrico le<br />

principali interferenze riguardano il settore del conoide del rio Casogna e quello del <strong>di</strong>ssesto in<br />

sponda destra del <strong>Dolca</strong> in prossimità del quale è prevista la posa <strong>di</strong> un tratto della condotta forzata.<br />

Conoide Rio Casogna<br />

Come già evidenziato nell’analisi generale la zona <strong>di</strong> imposta dell’opera <strong>di</strong> presa si colloca<br />

imme<strong>di</strong>atamente a valle delle confluenza del rio Casogna in un settore <strong>di</strong> alveo dove sono presenti,<br />

prevalentemente in sponda destra, accumuli <strong>di</strong> materiale detritico provenienti sia dall’incisione<br />

dell’affluente <strong>di</strong> destra del <strong>Dolca</strong> sia dal ramo principale.<br />

Fermo restando il palese stato <strong>di</strong> attività della forma morfologica in oggetto, la posizione dell’opera<br />

<strong>di</strong> derivazione risulta evidentemente a valle della confluenza, al fine <strong>di</strong> convogliare nella presa<br />

anche le acque provenienti dall’affluente; la presenza del substrato roccioso affiorante in sponda<br />

sinistra permette <strong>di</strong> ipotizzare che lo stesso si collochi a profon<strong>di</strong>tà contenute anche nelle restanti<br />

parti dell’alveo e che quin<strong>di</strong> l’ancoraggio dell’opera <strong>di</strong> derivazione possa avvenire <strong>di</strong>rettamente in<br />

roccia, eventualmente con l’ausilio <strong>di</strong> fondazioni speciali, lungo tutto lo sviluppo del manufatto.<br />

Gli interventi in progetto interesseranno quin<strong>di</strong> la porzione <strong>di</strong>stale destra del conoide dove si può<br />

presumere che l’energia del trasporto sia più contenuta e consentiranno <strong>di</strong> eseguire una serie <strong>di</strong><br />

sistemazioni del fondo alveo che permetteranno <strong>di</strong> fissarne il profilo, migliorando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

stabilità del fondo e delle sponde.<br />

La posizione marginale dell’opera rispetto alla struttura del conoide e al settore in corrispondenza<br />

del quale più marcata è la tendenza alla <strong>di</strong>vagazione e alla mobilità dell’alveo la sottrae <strong>di</strong> fatto ai<br />

potenziali effetti negativi connessi alla <strong>di</strong>namica idraulica del torrente e non determina alterazioni<br />

significative rispetto all’attuale regime dei deflussi.<br />

Le opere accessorie alla presa (<strong>di</strong>ssabbiatore, vasca <strong>di</strong> modulazione) si svilupperanno in sponda<br />

destra al <strong>di</strong> fuori dell’area <strong>di</strong> influenza del conoide e risulteranno naturalmente protette dalla<br />

conformazione morfologica locale.<br />

Dissesto gravitativo <strong>di</strong> versante<br />

Alla luce delle osservazioni <strong>di</strong> cui alla fase <strong>di</strong> Verifica e dell’analisi della documentazione<br />

pregressa, particolare cura è stata posta nel rilievo del settore <strong>di</strong> versante su cui si prevede <strong>di</strong> posare<br />

il primo tratto della condotta forzata, a valle dell’attraversamento della pista forestale sul torrente<br />

<strong>Dolca</strong>.<br />

Al <strong>di</strong> là delle <strong>di</strong>verse valutazioni sulle <strong>di</strong>mensioni e sullo stato <strong>di</strong> attività del <strong>di</strong>ssesto in oggetto, ciò<br />

che emerge con una certa omogeneità dall’analisi della documentazione esistente è che il tipo <strong>di</strong><br />

fenomeno in oggetto è ascrivibile a movimenti <strong>di</strong>ffusi <strong>di</strong> carattere superficiale (colamenti) che<br />

interessano in prevalenza il settore <strong>di</strong> versante posto a monte della pista forestale e in misura minore<br />

la porzione <strong>di</strong> versante <strong>di</strong> raccordo tra la pista stessa e la sponda destra del <strong>Dolca</strong>.<br />

Il rilievo <strong>di</strong> dettaglio ha evidenziato la presenza del <strong>di</strong>ssesto a monte della strada che presenta<br />

caratteri effettivamente <strong>di</strong> tipo complesso, con componenti <strong>di</strong> colamento, ma anche fenomeni


37<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

piuttosto rilevanti ascrivibili a scivolamenti <strong>di</strong> tipo rotazionale che coinvolgono il deposito glaciale<br />

nelle zone prossime al ciglio dove si riconoscono volumi ruotati e balze in contropendenza.<br />

Il ciglio superiore è in evidente fase <strong>di</strong> erosione regressiva, mentre i principali fenomeni <strong>di</strong><br />

colamento si riscontrano lungo i fianchi dei colatori minori che solcano l’intero sviluppo del<br />

versante.<br />

Estratto Ortofotocarta 2006 con linea <strong>di</strong> scarpata superiore<br />

Panoramica con evidenziato il ciglio superiore della scarpata<br />

e quello del volume ruotato sottostante<br />

Questo settore del versante deve essere considerato sicuramente attivo in quanto la presenza <strong>di</strong><br />

superfici denudate e le pendenze in gioco favoriscono lo sviluppo <strong>di</strong> fenomeni erosivi che tendono<br />

ad accelerare i processi gravitativi in atto e potenziali; l’evoluzione probabile del fenomeno è legata<br />

al progressivo arretramento del fronte <strong>di</strong> frana e alla replica <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> scivolamento<br />

rotazionale.


38<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Il settore <strong>di</strong> versante sottostante la pista forestale presenta caratteristiche sostanzialmente <strong>di</strong>verse<br />

rispetto a quanto avanti descritto.<br />

L’area innanzitutto risulta ricoperta da vegetazione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-alto fusto per tutta la sua estensione,<br />

non sono presenti settori denudati o privi <strong>di</strong> copertura vegetale a carattere permanente, ad eccezione<br />

delle incisioni dei colatori minori.<br />

L’area è caratterizzata da un primo tratto della lunghezza <strong>di</strong> circa 300 m a pendenza modesta<br />

delimitato dall’intersezione con il primo colatore dove non si riscontrano tracce <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto.<br />

Primo tratto condotta<br />

In corrispondenza delle incisioni principali e in allineamento con le linee <strong>di</strong> deflusso rilevate a<br />

monte della strada si rileva la presenza <strong>di</strong> accumuli <strong>di</strong> materiale detritico grossolano stabilizzato<br />

proveniente dall’erosione e dal trasporto della frazione clastica dei depositi glaciali incisi dai corsi<br />

d’acqua che scorrono lungo i versanti a monte della pista forestale.<br />

Accumulo detritico


39<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Considerata la presenza <strong>di</strong> vegetazione colonizzante <strong>di</strong> piccolo e me<strong>di</strong>o fusto anche in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> questi settori, si può presumere che il trasporto e il deposito del materiale<br />

detritico sia avvenuto prima dell’esecuzione degli interventi <strong>di</strong> sistemazione lungo la pista forestale<br />

e della pista stessa, che attualmente limitano in modo consistente l’apporto <strong>di</strong> materiale lungo il<br />

versante a valle.<br />

Benché il versante sia caratterizzato localmente da pendenze elevate sono rare le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto<br />

in atto riscontrate che si limitano a modesti scollamenti della coltre <strong>di</strong> copertura superficiale<br />

localizzati nei settori in cui la regimazione delle acque lungo la pista tende a convogliare i deflussi<br />

al <strong>di</strong> fuori delle linee principali <strong>di</strong> raccolta.<br />

Colamento superficiale 1<br />

Colamento superficiale 2


40<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Si tratta <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni contenute (massima larghezza 2-3 m) che coinvolgono la<br />

coltre detritico-eluviale e mettono localmente in luce (cfr. foto sovrastante) i terreni glaciali<br />

consolidati sottostanti.<br />

Per le ridotte <strong>di</strong>mensioni sono state rappresentate sulla cartografia <strong>di</strong> dettaglio come elementi<br />

puntiformi.<br />

Alla luce <strong>di</strong> quanto sopra esposto si ritiene che i contorni dell’area <strong>di</strong> frana, che può essere<br />

classificata come fenomeno <strong>di</strong> tipo composito (colamento+scivolamento rotazionale), debbano<br />

essere limitati al settore posto a monte della pista forestale e alle, talora profonde, incisioni dei<br />

colatori che solcano il versante, dove evidenti (e attivi) sono i fenomeni <strong>di</strong> evoluzione morfologica e<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>namica gravitativa in atto e incipiente.<br />

La porzione <strong>di</strong> versante a valle della strada è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> accumuli stabilizzati <strong>di</strong><br />

materiale detritico concentrati in corrispondenza dei solchi <strong>di</strong> corrivazione concentrata e <strong>di</strong><br />

localizzati fenomeni <strong>di</strong> colamento superficiale.<br />

Non è stata riscontrata la presenza <strong>di</strong> in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> movimenti gravitativi più estesi né <strong>di</strong> carattere<br />

profondo in grado <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>care la stabilità globale <strong>di</strong> questa porzione <strong>di</strong> versante.<br />

La realizzazione delle opere in progetto che consistono sostanzialmente nello scavo della trincea e<br />

nella posa della tubazione della condotta forzata non andrà in alcun modo ad alterare le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> stabilità generale del versante; al fine <strong>di</strong> garantire la stabilità a lungo termine dei tratti <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o<br />

oggetto <strong>di</strong> intervento è prevista la realizzazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> consolidamento consistenti in palificate<br />

a doppia parete che saranno sviluppate a valle della condotta per tutto il tratto caratterizzato dalle<br />

pendenze più elevate e interessato dalla presenza <strong>di</strong> linee <strong>di</strong> deflusso concentrato.<br />

Schema tipo <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> consolidamento con palificata a doppia parete<br />

In corrispondenza degli attraversamenti dei corsi d’acqua è prevista la calottatura della tubazione e<br />

la pavimentazione del fondo alveo al fine <strong>di</strong> proteggere l’opera dall’erosione e <strong>di</strong> fissare il profilo <strong>di</strong><br />

fondo.


Schema attraversamento colatori minori<br />

41<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

La stabilità globale del versante nella configurazione <strong>di</strong> progetto viene verificata nella <strong>Relazione</strong><br />

Geotecnica, la realizzazione degli interventi <strong>di</strong> consolidamento e <strong>di</strong> sistemazione del pen<strong>di</strong>o e dei<br />

corsi d’acqua risulteranno <strong>di</strong> fatto migliorativi nei confronti dell’assetto generale del versante.<br />

L’ampio sviluppo delle palificate a doppia parete consentirà <strong>di</strong> stabilizzare la coltre superficiale nei<br />

settori più critici, mentre la realizzazione degli attraversamenti, contestualmente alle necessarie<br />

opere <strong>di</strong> pulizia e manutenzione degli alvei, permetterà <strong>di</strong> migliorare in modo sostanziale l’assetto<br />

idraulico locale con particolare riferimento al controllo dei fenomeni <strong>di</strong> erosione lineare e <strong>di</strong><br />

trasporto.


4.3. ANALISI GEOIDROLOGICA<br />

42<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Il bacino del torrente <strong>Dolca</strong>, anche nella sua porzione montana è caratterizzato dalla presenza<br />

<strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> coperture <strong>di</strong> natura glaciale e detritica che sono in grado <strong>di</strong> favorire l’infiltrazione delle<br />

acque meteoriche e <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> fusione delle masse nivali che interessano copiosamente la zona nel<br />

periodo invernale/primaverile.<br />

Lo spessore delle coltri non è mai molto elevato, esse non costituiscono quin<strong>di</strong> serbatoi <strong>di</strong> grande<br />

rilevanza, tuttavia nelle zone <strong>di</strong> contatto tra substrato e coltre superficiale e tra coltri detritiche molti<br />

permeabili e depositi glaciali è frequente la presenza <strong>di</strong> scaturigini idriche <strong>di</strong>ffuse o concentrate che<br />

rappresentano spesso l’origine dei colatori minori che affluiscono al torrente <strong>Dolca</strong> sia in sponda<br />

destra sia sinistra.<br />

La prima alimentazione dei corsi d’acqua deriva quin<strong>di</strong> prevalentemente da manifestazioni<br />

sorgentizie <strong>di</strong> contatto e, in minor misura, dalla circolazione che avviene all’interno delle fratture<br />

del substrato roccioso.<br />

In generale la circolazione idrica sotterranea avviene in misura strettamente <strong>di</strong>pendente dalla<br />

permeabilità dei terreni.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista il territorio in esame può essere sud<strong>di</strong>viso in:<br />

Zone a flusso nullo<br />

Porzioni <strong>di</strong> territorio in cui affiora il substrato roccioso impermeabile che permette alle acque uno<br />

scorrimento esclusivamente superficiale.<br />

Zone a flusso per fratturazione<br />

Caratterizzate dalla presenza <strong>di</strong> rocce fratturate o <strong>di</strong>slocate in modo da permettere una circolazione<br />

sotterranea al loro interno. L’alimentazione <strong>di</strong> tale circolazione avviene per cessione d’acqua dalle<br />

coperture permeabili sovrastanti, per infiltrazione lungo gli alvei dei corsi d’acqua o, più<br />

limitatamente, per infiltrazione superficiale <strong>di</strong>retta. L’emersione delle acque avviene me<strong>di</strong>ante<br />

sorgenti <strong>di</strong> frattura; la lunghezza dei percorsi sotterranei influisce in modo rilevante sul regime <strong>di</strong><br />

tali sorgenti.<br />

Zone a flusso per porosità<br />

Corrispondono a tutte le aree coperte da depositi <strong>di</strong> versante, morenici o alluvionali nei quali<br />

avviene una circolazione <strong>di</strong> acque sotterranee provenienti in larga misura dall’infiltrazione<br />

superficiale, dalle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> subalveo dei corsi d’acqua e, in misura minore, da fratture del<br />

substrato, cioè sorgenti <strong>di</strong> frattura nascoste dal deposito superficiale. L’emersione delle acque<br />

avviene prevalentemente me<strong>di</strong>ante sorgenti per soglia <strong>di</strong> permeabilità definita che può essere<br />

costituita dal substrato roccioso nei punti in cui questo interseca la superficie topografica oppure da<br />

orizzonti a minore permeabilità intercalati nei depositi superficiali.<br />

Come anticipato, nella porzione <strong>di</strong> territorio indagata si può assumere che gran parte dei deflussi<br />

sotterranei avvengano al contatto tra le coperture e il substrato roccioso impermeabile e che le<br />

emergenze idriche principali si presentino sotto forma <strong>di</strong> venute <strong>di</strong>ffuse in corrispondenza delle<br />

intersezioni tra substrato e topografia.<br />

Tali fenomeni si osservano con una certa continuità lungo la pista che conduce all’opera <strong>di</strong> presa<br />

(Alpe Valle <strong>di</strong> Lavaggi) dove, a monte del tracciato, sono state realizzate una serie <strong>di</strong> ca<strong>di</strong>toie per la


43<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

regimazione delle acque drenate dal versante al piede delle opere <strong>di</strong> consolidamento esistenti (terre<br />

rinforzate).<br />

Diffuse manifestazioni sorgentizie si riscontrano lungo il versante <strong>di</strong> raccordo tra la pista che<br />

conduce al Ponte dei Lavaggi e l’alveo del torrente <strong>Dolca</strong>, anche in questo caso si presume che la<br />

superficie <strong>di</strong> drenaggio sia riconducibile al contatto tra coperture detritiche e coperture glaciali,<br />

meno permeabili, in quanto non si riscontra la presenza <strong>di</strong> affioramenti rocciosi se non in<br />

corrispondenza dell’alveo del corso d’acqua principale.<br />

L’alveo del <strong>Dolca</strong> si sviluppa per lunghi tratti sulle coperture alluvionali da esso stesso deposte,<br />

tuttavia il substrato affiora con una certa frequenza soprattutto in sponda sinistra, a testimoniare che<br />

la potenza del materasso alluvionale è comunque sempre modesta, si può quin<strong>di</strong> ritenere che<br />

l’alimentazione delle sorgenti e dei deflussi sotterranei in genere non possa essere messa in <strong>di</strong>retta<br />

relazione con i deflussi superficiali del torrente.<br />

Le linee <strong>di</strong> deflusso superficiali quin<strong>di</strong> drenano le acque <strong>di</strong> circolazione sotterranea e da esse<br />

vengono in parte alimentate, mentre si può escludere che in questa porzione del bacino avvenga il<br />

processo inverso.<br />

4.4. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA DEI<br />

MATERIALI<br />

Le caratteristiche granulometriche dei terreni presenti nella zona <strong>di</strong> interesse e la spesso <strong>di</strong>sagevole<br />

accessibilità dei siti <strong>di</strong> intervento rendono alquanto complessa l’esecuzione <strong>di</strong> indagini geognostiche<br />

per la caratterizzazione geotecnica dei terreni interessati dalle opere.<br />

La presenza <strong>di</strong> abbondante frazione clastica anche molto grossolana (ciottoli e blocchi) all’interno<br />

dei terreni <strong>di</strong> origine glaciale e torrentizia non consente l’esecuzione delle prove geotecniche<br />

classiche (p.es. prove penetrometriche) che vengono portate a rifiuto in presenza <strong>di</strong> elementi lapidei<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>e e gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni.<br />

L’accesso ai mezzi per l’esecuzione delle prove risulterebbe comunque limitato al settore in cui il<br />

tracciato interseca la pista forestale che conduce all’Alpe <strong>di</strong> Mera, con scarso valore rappresentativo<br />

rispetto allo sviluppo del tracciato della condotta; impossibile risulta l’accesso ai settori fuori strada<br />

e alle aree interessate dalla realizzazione dell’opera <strong>di</strong> presa e dell’e<strong>di</strong>ficio centrale.<br />

L’esecuzione <strong>di</strong> indagini <strong>di</strong> tipo geofisico (p.es. sismica a rifrazione) non fornisce risultati in grado<br />

<strong>di</strong> caratterizzare dal punto <strong>di</strong> vista geotecnico i terreni e risulta, anche in questo caso, <strong>di</strong> logistica<br />

estremamente complessa data la configurazione del territorio.<br />

I parametri geotecnici <strong>di</strong> riferimento saranno quin<strong>di</strong> desunti dall’ampia letteratura <strong>di</strong>sponibile<br />

nonché dall’esperienza acquisita durante la realizzazione degli impianti sul torrente Sessera in<br />

con<strong>di</strong>zioni geologiche spesso del tutto confrontabili.<br />

4.4.1. Depositi alluvionali e <strong>di</strong> conoide torrentizia<br />

La presenza <strong>di</strong> depositi <strong>di</strong> tipo torrentizio si riscontra in modo <strong>di</strong>ffuso all’interno dell’alveo del<br />

<strong>Dolca</strong> in piuttosto continuo nell’area <strong>di</strong> indagine, favorita dalla presenza <strong>di</strong> pendenze non elevate e<br />

accresciuta dagli apporti dei colatori minori che affluiscono al torrente su entrambe le sponde, a<br />

volte a costituire veri e propri apparati <strong>di</strong> conoide.


44<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Si tratta in ogni caso <strong>di</strong> materiali prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi con presenza <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensione lineare anche rilevante.<br />

Data la loro composizione granulometrica presentano in genere buone caratteristiche geotecniche, i<br />

relativi parametri sono <strong>di</strong> seguito riassunti:<br />

ϕ = 33° - 36°<br />

c = 0.0 t/m 2<br />

γ = 1.8 - 2.0 t/m 3<br />

dove:<br />

ϕ = resistenza al taglio espressa come angolo <strong>di</strong> attrito;<br />

c = coesione;<br />

γ = peso <strong>di</strong> volume.<br />

4.4.2. Depositi detritici<br />

Caratterizzano in modo spora<strong>di</strong>co i fianchi dei versanti e vengono prodotti da fenomeni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sgregazione meccanica degli ammassi rocciosi e dal rimaneggiamento ad opera della gravità dei<br />

depositi glaciali, si tratta <strong>di</strong> depositi per lo più grossolani costituiti da ciottoli e trovanti anche<br />

metrici, spigolosi ed eterometrici, immersi in scarsa matrice sabbiosa o sabbioso-limosa.<br />

Data la loro composizione granulometrica presentano in genere buone caratteristiche geotecniche, i<br />

relativi parametri sono <strong>di</strong> seguito riassunti:<br />

ϕ = 33° - 38°<br />

c = 0.0 t/m 2<br />

γ = 1.9 - 2.0 t/m 3<br />

4.4.3. Depositi glaciali s.s.<br />

Definiscono gran parte dell’area <strong>di</strong> indagine, si tratta <strong>di</strong> depositi costituiti da ciottoli e blocchi<br />

eterometrici e spigolosi immersi in matrice sabbiosa, sabbioso-limosa e/o limoso argillosa, talora<br />

caratterizzati da un elevato grado <strong>di</strong> consolidazione.<br />

Le loro caratteristiche geotecniche variano in funzione delle qualità e della quantità percentuale<br />

della matrice fine, in genere comunque presentano caratteristiche geotecniche da <strong>di</strong>screte a buone, i<br />

relativi parametri sono <strong>di</strong> seguito riassunti:<br />

ϕ = 30° - 35°<br />

c = 0.0 – 1.0 t/m 2<br />

γ = 1.8 - 2.0 t/m 3<br />

4.4.4. Depositi rimaneggiati<br />

Sono stati cartografati come depositi rimaneggiati i materiali che costituiscono la porzione in<br />

riporto della pista forestale nel tratto che conduce all’opera <strong>di</strong> derivazione.


45<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Si tratta dei terreni <strong>di</strong> origine glaciale e detritico-glaciale provenienti dal lato <strong>di</strong> monte della pista<br />

che sono stati riportati a valle per aumentarne la larghezza utile.<br />

Le loro caratteristiche geotecniche sono quin<strong>di</strong> confrontabili con quelle dei depositi glaciali:<br />

ϕ = 30° - 35°<br />

c = 0.0 t/m 2<br />

γ = 1.8 - 2.0 t/m 3<br />

4.4.5. Ammasso roccioso<br />

Per la caratterizzazione geomeccanica degli ammassi rocciosi si ricorre a meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> classificazione<br />

che tengono conto <strong>di</strong> alcune grandezze significative, relative ai sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità (piani <strong>di</strong><br />

foliazione, fratture, faglie etc.), rilevabili in affioramento sull’ammasso stesso.<br />

Nella progettazione <strong>di</strong> infrastrutture <strong>di</strong> ingegneria civile è ormai generalizzato l’uso della<br />

classificazione geomeccanica <strong>di</strong> Bieniawski o RMR (Rock Mass Rating) che si basa sul rilievo <strong>di</strong><br />

parametri quali la resistenza a compressione monoassiale, la spaziatura, la persistenza e le<br />

con<strong>di</strong>zioni delle <strong>di</strong>scontinuità, le con<strong>di</strong>zioni idrauliche e l’orientamento dei sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità<br />

rispetto a quello del versante.<br />

I parametri vengono raggruppati in cinque intervalli <strong>di</strong> valori la cui somma permette <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>videre<br />

gli ammassi rocciosi in altrettante classi “<strong>di</strong> qualità” (I - ottimo; V - pessimo).<br />

In fase <strong>di</strong> rilevamento sono stati eseguiti due rilievi strutturali <strong>di</strong> dettaglio nelle aree ritenute<br />

significative ai fini del progetto (opera <strong>di</strong> presa, zona e<strong>di</strong>ficio centrale) che rappresentano peraltro le<br />

sole zone in cui la presenza del substrato roccioso interferisce con le opere.<br />

In corrispondenza dell’opera <strong>di</strong> presa (ARS 1) il substrato roccioso affiora in sponda sinistra ed è<br />

costituito da micascisti e paragneiss eclogitici a grana me<strong>di</strong>a, con scistosità piuttosto marcata,<br />

mentre nel settore interessato dalla realizzazione dell’e<strong>di</strong>ficio centrale e dalle opere <strong>di</strong> rilascio (ARS<br />

2) il substrato affiora in sponda destra ed è costituito da ortogneiss a grana grossolana e tessitura<br />

occhia<strong>di</strong>na con struttura massiccia.<br />

Nelle aree <strong>di</strong> rilievo sono state in ogni caso riconosciute, oltre alla scistosità, alcune famiglie <strong>di</strong><br />

fratture (joints), che sono riportate nelle tabelle seguenti dove vengono riassunti i valori me<strong>di</strong> delle<br />

giaciture dei set <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità; <strong>di</strong> seguito si riportano i dati strutturali <strong>di</strong> interesse ai fini del<br />

presente lavoro:<br />

ARS 1<br />

Famiglia Descrizione Immersione Inclinazione<br />

Sc Scistosità 30° 30°<br />

k1 Frattura 210° 80°<br />

k2 Frattura 120° 80°<br />

ARS 2<br />

Famiglia Descrizione Immersione Inclinazione<br />

Sc Scistosità 90° 80°<br />

k1 Frattura 160° 70°<br />

k2 Frattura 285° 30°<br />

k3 Frattura 255° 80°


46<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

4.4.5.1. Classificazione dell’ammasso roccioso (Bieniawski)<br />

Nel campo della progettazione <strong>di</strong> infrastrutture <strong>di</strong> ingegneria civile, siano esse legate alla stabilità <strong>di</strong><br />

un versante o alla stabilità <strong>di</strong> un opera in sotterraneo, <strong>di</strong>fficilmente si possono avere informazioni<br />

dettagliate sulle caratteristiche <strong>di</strong> resistenza e <strong>di</strong> deformabilità dell’ammasso roccioso interessato<br />

alla progettazione. Allora <strong>di</strong>venta importante poter utilizzare uno schema che possa sod<strong>di</strong>sfare le<br />

richieste, un metodo empirico che permetta <strong>di</strong> risolvere i problemi dovuti alla scarsa conoscenza o<br />

esperienza <strong>di</strong> una determinata area.<br />

Le classificazioni <strong>di</strong> Beniawsky e Romana (la seconda è derivata dalla prima, che risultava troppo<br />

“conservativa”) consentono <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i quesiti richiesti e le problematiche che si presentano.<br />

La classificazione <strong>di</strong> Beniawsky si basa sul rilievo, in campagna o in laboratorio, <strong>di</strong> sei parametri:<br />

• A1 = resistenza a compressione uniassiale;<br />

• A2 = Rock Quality Designation Index (In<strong>di</strong>ce RQD);<br />

• A3 = spaziatura delle <strong>di</strong>scontinuità;<br />

• A4 = con<strong>di</strong>zioni delle <strong>di</strong>scontinuità;<br />

• A5 = con<strong>di</strong>zioni idrauliche;<br />

• A6 = orientamento delle <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Da questi sei parametri si ricava l’Rock Mass Rating (RMR, Beniawsky) e con le dovute<br />

correzioni apportate da Romana nel 1985 lo Slope Mass Rating (SMR).<br />

L’RMR, nella pratica, viene <strong>di</strong>fferenziato come:<br />

RMR <strong>di</strong> base = RMRb = A1 + A2 + A3 + A4 + A5<br />

RMR corretto = RMRc = (A1 + A2 + A3 + A4 + A5) + A6<br />

Per brevità si omettono le tabelle con descrizioni e pesi dei <strong>di</strong>versi parametri.<br />

VALORE DI RMR (ROCK MASS RATING) E PARAMETRI CARATTERISTICI<br />

DELL’AMMASSO<br />

Attribuiti tutti i coefficienti, sulla base del valore RMRc calcolato si identificano 5 intervalli a cui<br />

corrispondono 5 classi <strong>di</strong> ammasso roccioso e altrettante valutazioni <strong>di</strong> qualità della roccia:<br />

RMRc 100 - 81 80 - 61 60 - 41 40 - 21


RMRb = RMRb(originario) – [0,2 ×××× RMRb(originario)] (Priest, 1983)<br />

47<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

La formula <strong>di</strong> E è però da considerare valida per valori <strong>di</strong> RMR superiori <strong>di</strong> 50, mentre per valori<br />

inferiori si utilizza la formula <strong>di</strong> Serafim e Pereira (1983):<br />

E (GPa) = 10(RMRb – 10 / 40)<br />

Il valore <strong>di</strong> GSI (<strong>Geologica</strong>l Strength Index) viene ricavato dalla:<br />

GSI = RMR – 5<br />

dove RMR viene calcolato tenendo conto dei punteggi assegnati ai primi quattro parametri e<br />

assumendo con<strong>di</strong>zioni idrauliche asciutte (A5 = 15). Tale relazione è da ritenersi valida per RMR ><br />

23.<br />

ARS 1<br />

RISULTATI RELATIVI A ROCK MASS RATING (RMR)<br />

Resistenza a compressione Su<br />

Rock Quality Designation<br />

(MPa)<br />

(RQD)<br />

50 - 100 80.87921354<br />

V1 V2 V3 V4 V5<br />

2 4 5 5 4<br />

V1 è un parametro che <strong>di</strong>pende dalla persistenza (continuità) del giunto<br />

V2 è un parametro che <strong>di</strong>pende dall'apertura del giunto<br />

V3 è un parametro che <strong>di</strong>pende dalla rugosità del giunto<br />

V4 è un parametro che <strong>di</strong>pende dal grado <strong>di</strong> alterazione delle pareti<br />

V5 è un parametro che <strong>di</strong>pende dal materiale <strong>di</strong> riempimento presente<br />

A1 A2 A3 A4 A5 A6<br />

7 15.91488324 8.5 20 7 -7<br />

A1 è un valore numerico derivato dalla resistenza della roccia intatta<br />

A2 è un valore numerico derivato dall'in<strong>di</strong>ce RQD<br />

A3 è un valore numerico derivato dalla spaziatura delle <strong>di</strong>scontinuità<br />

A4 è un valore numerico derivato dalle con<strong>di</strong>zioni delle <strong>di</strong>scontinuità<br />

A5 è un valore numerico derivato dalle con<strong>di</strong>zioni idrauliche<br />

A6 è un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> correzione per la giacitura delle <strong>di</strong>scontinuità<br />

Classificazione dell'ammasso roccioso<br />

RMRbase RMRcorretto Classe Descrizione<br />

58.41 51.41 Terza Me<strong>di</strong>ocre<br />

Caratterizzazione geomeccanica dell'ammasso roccioso<br />

Modulo <strong>di</strong><br />

deformazione<br />

(GPa)<br />

<strong>Geologica</strong>l<br />

Strenght Index<br />

(GSI)<br />

Coesione <strong>di</strong><br />

picco<br />

(kPa)<br />

Angolo <strong>di</strong><br />

attrito <strong>di</strong> picco<br />

(°)<br />

Coesione<br />

residua<br />

(kPa)<br />

Angolo <strong>di</strong><br />

attrito residuo<br />

(°)<br />

16.82 61.41 292.05 34.21 233.64 28.36


ARS 2<br />

48<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Resistenza a compressione Su<br />

Rock Quality Designation<br />

(MPa)<br />

(RQD)<br />

100 - 200 90.97959896<br />

V1 V2 V3 V4 V5<br />

4 6 5 6 6<br />

V1 è un parametro che <strong>di</strong>pende dalla persistenza (continuità) del giunto<br />

V2 è un parametro che <strong>di</strong>pende dall'apertura del giunto<br />

V3 è un parametro che <strong>di</strong>pende dalla rugosità del giunto<br />

V4 è un parametro che <strong>di</strong>pende dal grado <strong>di</strong> alterazione delle pareti<br />

V5 è un parametro che <strong>di</strong>pende dal materiale <strong>di</strong> riempimento presente<br />

A1 A2 A3 A4 A5 A6<br />

12 18.07308525 9 27 10 -2<br />

A1 è un valore numerico derivato dalla resistenza della roccia intatta<br />

A2 è un valore numerico derivato dall'in<strong>di</strong>ce RQD<br />

A3 è un valore numerico derivato dalla spaziatura delle <strong>di</strong>scontinuità<br />

A4 è un valore numerico derivato dalle con<strong>di</strong>zioni delle <strong>di</strong>scontinuità<br />

A5 è un valore numerico derivato dalle con<strong>di</strong>zioni idrauliche<br />

A6 è un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> correzione per la giacitura delle <strong>di</strong>scontinuità<br />

Classificazione dell'ammasso roccioso<br />

RMRbase RMRcorretto Classe Descrizione<br />

76.07 74.07 Seconda Buono<br />

Caratterizzazione geomeccanica dell'ammasso roccioso<br />

Modulo <strong>di</strong><br />

deformazione<br />

(GPa)<br />

<strong>Geologica</strong>l<br />

Strenght Index<br />

(GSI)<br />

Coesione <strong>di</strong><br />

picco<br />

(kPa)<br />

Angolo <strong>di</strong><br />

attrito <strong>di</strong> picco<br />

(°)<br />

Coesione<br />

residua<br />

(kPa)<br />

Angolo <strong>di</strong><br />

attrito residuo<br />

(°)<br />

52.14 76.07 380.35 43.04 304.28 35.43<br />

4.4.5.2. Analisi dei possibili cinematismi (test <strong>di</strong> Markland)<br />

Al fine <strong>di</strong> chiarire i cinematismi e le linee evolutive dei versanti in roccia i due rilievi strutturali<br />

eseguiti (ARS) sono stati rappresentati sulla proiezione equiangolare <strong>di</strong> Schmidt come poli delle<br />

<strong>di</strong>scontinuità e ciclografiche dei piani maggiori.<br />

Sullo stereogramma sono state riportate le tracce dei piani dei set <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità in<strong>di</strong>viduati, la<br />

traccia del piano del pen<strong>di</strong>o e il cerchio <strong>di</strong> Talobre che rappresenta la resistenza al taglio lungo le<br />

<strong>di</strong>scontinuità, espressa come angolo <strong>di</strong> attrito, valutata cautelativamente pari al valore residuo<br />

derivante dall’analisi strutturale secondo Bieniawski.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> rappresentazione, secondo la metodologia <strong>di</strong> Markland, consente <strong>di</strong> verificare se le<br />

intersezioni tra le <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scontinuità e la loro intersezione con la superficie del pen<strong>di</strong>o, possono<br />

determinare con<strong>di</strong>zioni geometricamente favorevoli allo sviluppo <strong>di</strong> cunei potenzialmente instabili.<br />

Tutte le intersezioni tra le <strong>di</strong>scontinuità che ricadono tra la ciclografica che rappresenta la giacitura<br />

del pen<strong>di</strong>o e il cerchio <strong>di</strong> Talobre (area critica) in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> cunei rocciosi che, dal punto


<strong>di</strong> vista geometrico, si configurano come potenzialmente instabili.<br />

49<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

L’angolo <strong>di</strong> inclinazione del pen<strong>di</strong>o è stato assunto in entrambi i casi pari a circa 90° che si riferisce<br />

alla con<strong>di</strong>zione della scarpata naturale nel caso della sponda sinistra del <strong>Dolca</strong> nella zona dell’opera<br />

<strong>di</strong> presa (ARS 1) e del fronte <strong>di</strong> scavo per quanto attiene all’ARS 2 considerando il profilo <strong>di</strong><br />

progetto del settore interessato dallo scavo per la realizzazione dell’e<strong>di</strong>ficio centrale.<br />

ARS 1 – Dettaglio misure<br />

ARS 2 – Dettaglio misure


50<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

RILIEVO GEOMECCANICO N.1 (ARS 1)<br />

Nella tabella che segue si riportano i dati <strong>di</strong> giacitura rilevati sul terreni relativi alle principali<br />

famiglie <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Famiglia Descrizione Famiglia Immersione Inclinazione<br />

Sc Scistosità 1 30° 30°<br />

k1 joint 2 210° 80°<br />

k2 joint 3 120° 80°<br />

PENDIO: 170°/85°<br />

L’intersezione delle fratture in<strong>di</strong>viduate dalle famiglie k2 e k3 in<strong>di</strong>viduano con<strong>di</strong>zioni<br />

cinematicamente favorevoli al movimento <strong>di</strong> elementi rocciosi lungo la <strong>di</strong>rezione definita dalla<br />

giacitura del pen<strong>di</strong>o (circa 170°N).


51<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

RILIEVO GEOMECCANICO N.2 (ARS 2)<br />

Nella tabella che segue si riportano i dati <strong>di</strong> giacitura rilevati sul terreni relativi alle principali<br />

famiglie <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Famiglia Descrizione Famiglia Immersione Inclinazione<br />

Sc Scistosità 1 90° 80°<br />

k1 joint 2 160° 70°<br />

k2 joint 3 285° 30°<br />

k3 joint 4 255° 80°<br />

PENDIO: 80°/85°<br />

Non si riscontrano intersezioni potenzialmente favorevoli al <strong>di</strong>stacco ed al movimento <strong>di</strong> elementi<br />

lapidei nell’area definita dalla giacitura del pen<strong>di</strong>o, è possibile teoricamente lo scivolamento <strong>di</strong><br />

elementi planari lungo la superficie definita dalla scistosità (famiglia 1), tuttavia l’estrema


52<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

compattezza dell’ammasso roccioso e l’assenza <strong>di</strong> fratture aperte sugli affioramenti osservati<br />

tendono a fare escludere la possibilità che possano innescarsi fenomeni <strong>di</strong> instabilità del fronte<br />

roccioso a seguito dell’esecuzione degli scavi.<br />

4.5. RISCHIO DI VALANGHE<br />

Appare utile introdurre il concetto <strong>di</strong> valanga così come viene definito da Cresta:<br />

“Ogni processo <strong>di</strong> mobilizzazione <strong>di</strong> masse nevose che prendono avvio da un versante montano e<br />

proseguono la loro corsa sino a quando la ridotta pendenza e/o la presenza <strong>di</strong> ostacoli ne<br />

provocano l’arresto.”<br />

La classificazione dei fenomeni valanghivi è resa complessa dall’estrema eterogeneità del materiale<br />

“neve”, i materiali coinvolti nel <strong>di</strong>stacco possono essere <strong>di</strong>fferenti rispetto a quelli che la neve<br />

incontra lungo il suo percorso così come ancora <strong>di</strong>fferenti possono essere quelli della zona <strong>di</strong><br />

accumulo.<br />

In via generica è possibile <strong>di</strong>stinguere due tipi principali <strong>di</strong> valanghe:<br />

• Valanghe <strong>di</strong> neve a debole coesione<br />

• Valanghe <strong>di</strong> lastroni <strong>di</strong> neve<br />

Il primo tipo coinvolge ammassi nevosi incoerenti e, in genere, il <strong>di</strong>stacco è <strong>di</strong> tipo puntiforme,<br />

l’innesco è provocato dalla rottura delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio e, quin<strong>di</strong>, dall’inizio del<br />

movimento <strong>di</strong> uno o più cristalli che, per una sorta <strong>di</strong> reazione catena, coinvolgono<br />

progressivamente una parte della massa nevosa.<br />

Si tratta <strong>di</strong> valanghe più frequenti all’inizio della stagione invernale, quando il manto nevoso non ha<br />

ancora subito profonde trasformazioni e la neve, fredda e incoerente, si trova sui versanti in coltri <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>screto spessore.<br />

I lastroni <strong>di</strong> neve si formano quando tra i cristalli <strong>di</strong> neve si sviluppano legami coesivi, la<br />

formazione dei legami può essere dovuta a <strong>di</strong>versi fattori tra cui il vento, la temperatura e la<br />

pressione del manto nevoso sovrastante.<br />

In questo caso l’innesco avviene per superamento della resistenza a trazione che provoca la<br />

propagazione <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong> frattura lungo la superficie del lastrone, quando l’attrito con lo strato<br />

sottostante non è più sufficiente a trattenere la massa sovrastante ha inizio il movimento e quin<strong>di</strong> il<br />

fenomeno valanghivo che, coinvolgendo durante il percorso <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> neve, può evolvere in una<br />

valanga <strong>di</strong> neve a debole coesione.<br />

I movimenti delle valanghe possono essere prevalentemente <strong>di</strong> scorrimento (il movimento si svolge<br />

lungo il pen<strong>di</strong>o), <strong>di</strong> tipo nubiforme (valanghe <strong>di</strong> neve polverosa in moto turbolento, spesso sotto<br />

forma <strong>di</strong> aerosol) o <strong>di</strong> tipo misto.<br />

Come per le frane possono essere <strong>di</strong>stinte tre zone:<br />

Zona <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco : in una conca molto innevata con inclinazione generalmente compresa tra 30° e<br />

45° e scarsa vegetazione.


53<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Zona <strong>di</strong> scorrimento : pen<strong>di</strong>o con inclinazione maggiore <strong>di</strong> 15°, in genere compresa tra 20° e 25°,<br />

canaliforme o non incanalata.<br />

Zona <strong>di</strong> accumulo : posizione variabile con le stagioni; inclinazione inferiore a 10°.<br />

Per quanto riguarda l’in<strong>di</strong>viduazione delle zone da considerare a rischio valanghe devono essere<br />

considerati i due fattori principali che rappresentano le con<strong>di</strong>zioni necessarie per lo sviluppo <strong>di</strong> un<br />

fenomeno valanghivo:<br />

• caratteristiche della coltre nevosa<br />

• inclinazione del versante<br />

Per quanto riguarda il primo aspetto si può affermare che sono sufficienti pochi centimetri <strong>di</strong> neve<br />

affinché si provochi una valanga, ovviamente l’entità del fenomeno è da correlare alla massa nevosa<br />

coinvolta.<br />

In generale si può comunque ritenere che l’innesco <strong>di</strong> una valanga si verifichi solo quando lo<br />

spessore della coltre nevosa raggiunge il metro, tuttavia nevicate fresche su nevai permanenti, su<br />

rocce levigate o su prato non falciato possono determinare fenomeni valanghivi anche con spessori<br />

<strong>di</strong> 15 - 20 cm.<br />

Ovviamente l’innesco <strong>di</strong> questi fenomeni <strong>di</strong>pende anche e in modo determinante da fattori<br />

contingenti quali quelli <strong>di</strong> tipo meteorologico (temperatura, precipitazioni, vento etc.) che<br />

mo<strong>di</strong>ficano in modo sostanziale le caratteristiche e la struttura del manto nevoso rendendolo più o<br />

meno vulnerabile rispetto a possibili cinematismi.<br />

Per quanto riguarda l’inclinazione dei versanti si può fare riferimento alla classificazione proposta<br />

da Cresta derivata da una serie <strong>di</strong> elaborazioni statistiche su eventi naturali.<br />

Sulla base <strong>di</strong> tali dati vengono <strong>di</strong>stinte quattro classi principali <strong>di</strong> rischio in funzione<br />

dell’inclinazione del pen<strong>di</strong>o:<br />

Inclinazione del<br />

pen<strong>di</strong>o<br />

< 15°<br />

15° - 27°<br />

27° - 55°<br />

> 55°<br />

Rischio <strong>di</strong> valanghe<br />

Le valanghe non si staccano se non in con<strong>di</strong>zioni eccezionali <strong>di</strong><br />

innevamento: nevi fred<strong>di</strong>ssime e molto leggere o nevi inzuppate<br />

d’acqua.<br />

La formazione <strong>di</strong> valanghe è molto rara ed è legata a situazioni<br />

nivologiche particolari (nevi fredde e incoerenti su lastre <strong>di</strong> ghiaccio;<br />

nevi bagnate e molli su nevi dure).<br />

Inclinazione critica : i versanti possono restare inattivi per anni e poi,<br />

inaspettatamente, liberarsi <strong>di</strong> un abbondante manto nevoso, con<br />

conseguenze catastrofiche.<br />

Si hanno frequenti <strong>di</strong>stacchi , ma le masse <strong>di</strong> neve sono generalmente<br />

modeste; il pen<strong>di</strong>o è talmente ripido che le valanghe si verificano già<br />

durante le precipitazioni o imme<strong>di</strong>atamente dopo.<br />

Secondo un’analisi statistica elaborata da uno stu<strong>di</strong>oso statunitense R.E. Perla circa il 90% dei<br />

fenomeni valanghivi avviene lungo pen<strong>di</strong>i con inclinazioni comprese tra 35° e 45°, con<br />

concentrazione massima in corrispondenza dei pen<strong>di</strong>i <strong>di</strong> 40°.


54<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Questo tipo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni si verificano all’interno del bacino del torrente <strong>Dolca</strong> soltanto nella fascia<br />

<strong>di</strong> circo che corrisponde alla testata della valle, in<strong>di</strong>cativamente oltre quota 1800 m s.l.m., nel<br />

settore occupato dalle estese falde <strong>di</strong> detrito alimentate dalle creste rocciose e prive <strong>di</strong> vegetazione<br />

arborea, dove le pendenze me<strong>di</strong>e sono effettivamente prossime a 40°.<br />

I versanti che afferiscono alle aree <strong>di</strong>rettamente interessate dalla realizzazione dell’impianto sono<br />

coperti con continuità da fitta vegetazione arborea d’alto fusto almeno fino a quote <strong>di</strong> 1500-1600 m<br />

e presentano pendenze me<strong>di</strong>amente inferiori a 30°.<br />

Si può quin<strong>di</strong> escludere che i settori <strong>di</strong> territorio sui quali il progetto si sviluppa possano essere<br />

interessati da fenomeni <strong>di</strong> tipo valanghivo.<br />

4.6. RISCHIO SISMICO<br />

La Giunta Regionale del Piemonte ha approvato con D.G.R. n. 61 - 11017 del 17/11/2003 i criteri<br />

per la classificazione sismica del territorio e le normative tecniche per le costruzioni in zona<br />

sismica.<br />

La decisione è stata assunta a seguito dell'Or<strong>di</strong>nanza nr. 3274 della Presidenza del Consiglio dei<br />

Ministri del 20 marzo 2003 ed in particolare costituisce la base per progettazione <strong>di</strong> ogni tipologia<br />

<strong>di</strong> intervento adottando le norme stabilite nel nuovo D.Lgs. 14/01/2008 “Norme tecniche per le<br />

costruzioni”.<br />

La Giunta regionale ha recentemente aggiornato e adeguato l’elenco delle zone sismiche del<br />

Piemonte.<br />

Il provve<strong>di</strong>mento comprende la riclassificazione <strong>di</strong> tutto il territorio con vincoli <strong>di</strong>versi a seconda<br />

della pericolosità.<br />

Inoltre, i Comuni sono sud<strong>di</strong>visi, sulla base <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o realizzato dal Politecnico <strong>di</strong> Torino in<br />

collaborazione con il centro <strong>di</strong> competenza Eucentre <strong>di</strong> Pavia, in due zone: livello tre, a basso<br />

rischio sismico, in cui rientrano 409 Comuni: 115 nella provincia <strong>di</strong> Alessandria, 135 <strong>di</strong> Cuneo, 126<br />

nella provincia <strong>di</strong> Torino (compresi i 40 prima a me<strong>di</strong>a pericolosità) e 29 in quella <strong>di</strong> Verbania;<br />

livello quattro, a rischio molto basso, per gli altri 797.<br />

Sono anche entrate definitivamente in vigore le nuove norme tecniche per le costruzioni, che<br />

definiscono i principi generali per il progetto, l’esecuzione ed il collaudo e forniscono i criteri<br />

generali <strong>di</strong> sicurezza a tutela della pubblica incolumità. Tali norme si applicano in<strong>di</strong>stintamente a<br />

tutte le costruzioni, in<strong>di</strong>pendentemente dalla zona <strong>di</strong> classificazione sismica in cui sono e<strong>di</strong>ficate. E’<br />

da ritenersi concluso il periodo transitorio durante il quale era consentito alle Regioni <strong>di</strong> non<br />

introdurre la progettazione antisismica in zona 4.<br />

La riclassificazione si è resa necessaria per garantire un’azione <strong>di</strong> controllo e mantenere elevati<br />

standard in materia <strong>di</strong> sicurezza e pubblica incolumità che rispondano ai requisiti nazionali. Nei<br />

Comuni classificati attualmente in zona 3 si mantengono le procedure <strong>di</strong> deposito del progetto e le<br />

modalità operative in atto, variando le percentuali <strong>di</strong> applicazione dei controlli, mentre particolare<br />

attenzione si è posta per le costruzioni strategiche e rilevanti.<br />

Pur mantenendo per tutte l’obbligo della <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> asseveramento del progettista sul rispetto<br />

delle prescrizioni della normativa antisismica, saranno intensificati i controlli sul progetto e sulla


55<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

costruzione, ai fini del rispetto della normativa tecnica, campionando una percentuale non inferiore<br />

al 40% delle opere da realizzare in zona 3 e non inferiore al 5% per quelle in zona 4.<br />

Secondo il primo allegato dell'Or<strong>di</strong>nanza sopra citata, ciascuna zona viene in<strong>di</strong>viduata secondo<br />

valori <strong>di</strong> accelerazione <strong>di</strong> picco orizzontale del suolo (ag), con probabilità <strong>di</strong> superamento del 10%<br />

in 50 anni, secondo lo schema seguente:<br />

Zona<br />

Accelerazione orizzontale con<br />

probabilità <strong>di</strong> superamento pari al<br />

10% in 50 anni<br />

(ag/g)<br />

Accelerazione orizzontale <strong>di</strong> ancoraggio<br />

dello spettro <strong>di</strong> risposta elastico<br />

(ag/g)<br />

1 > 0.25 0.35<br />

2 0.15 – 0.25 0.25<br />

3 0.05 – 0.15 0.15<br />

4 < 0.05 0.05


5 CALCOLO DEI COEFFICIENTI SISMICI<br />

56<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Le azioni sismiche <strong>di</strong> progetto, in base alle quali valutare il rispetto dei <strong>di</strong>versi stati limite<br />

considerati, si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica <strong>di</strong> base” del sito <strong>di</strong> costruzione. Essa<br />

costituisce l’elemento <strong>di</strong> conoscenza primario per la determinazione delle azioni sismiche.<br />

La pericolosità sismica è definita in termini <strong>di</strong> accelerazione orizzontale massima attesa ag in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> campo libero su sito <strong>di</strong> riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (<strong>di</strong><br />

categoria A quale definita al § 3.2.2 delle NTC 2008), nonché <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nate dello spettro <strong>di</strong> risposta<br />

elastico in accelerazione ad essa corrispondente Se(T), con riferimento a prefissate probabilità <strong>di</strong><br />

eccedenza PVR, nel periodo <strong>di</strong> riferimento VR.<br />

Le forme spettrali sono definite, per ciascuna delle probabilità <strong>di</strong> superamento nel periodo <strong>di</strong><br />

riferimento PVR , a partire dai valori dei seguenti parametri su sito <strong>di</strong> riferimento rigido orizzontale:<br />

• ag : accelerazione orizzontale massima al sito;<br />

• Fo: valore massimo del fattore <strong>di</strong> amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale.<br />

• T*C: periodo <strong>di</strong> inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale<br />

5.1. STATI LIMITE E PROBABILITA’ DI SUPERAMENTO<br />

Nei confronti delle azioni sismiche gli stati limite, sia <strong>di</strong> esercizio che ultimi, sono in<strong>di</strong>viduati<br />

riferendosi alle prestazioni della costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi strutturali,<br />

quelli non strutturali e gli impianti.<br />

SLO e SLD rappresentano due tipi <strong>di</strong> stato limite <strong>di</strong> esercizio (SLE)<br />

- Stato Limite <strong>di</strong> Operatività (SLO): a seguito del terremoto la costruzione nel suo<br />

complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature<br />

rilevanti alla sua funzione, non deve subire danni ed interruzioni d'uso significativi;<br />

- Stato Limite <strong>di</strong> Danno (SLD): a seguito del terremoto la costruzione nel suo<br />

complesso,includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature<br />

rilevanti alla sua funzione, subisce danni tali da non mettere a rischio gli utenti e da non<br />

compromettere significativamente la capacità <strong>di</strong> resistenza e <strong>di</strong> rigidezza nei confronti delle<br />

azioni verticali ed orizzontali, mantenendosi imme<strong>di</strong>atamente utilizzabile pur<br />

nell’interruzione d’uso <strong>di</strong> parte delle apparecchiature.<br />

Mentre SLV e SLC rappresentano due tipi <strong>di</strong> stato limite ultimo (SLU)<br />

- Stato Limite <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a della Vita (SLV): a seguito del terremoto la costruzione<br />

subisce rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi danni<br />

dei componenti strutturali cui si associa una per<strong>di</strong>ta significativa <strong>di</strong> rigidezza nei confronti<br />

delle azioni orizzontali; la costruzione conserva invece una parte della resistenza e rigidezza<br />

per azioni verticali e un margine <strong>di</strong> sicurezza nei confronti del collasso per azioni sismiche<br />

orizzontali;<br />

- Stato Limite <strong>di</strong> prevenzione del Collasso (SLC): a seguito del terremoto la costruzione<br />

subisce gravi rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e danni molto<br />

gravi dei componenti strutturali; la costruzione conserva ancora un margine <strong>di</strong> sicurezza per


57<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

azioni verticali ed un esiguo margine <strong>di</strong> sicurezza nei confronti del collasso per azioni<br />

orizzontali<br />

Il rispetto dei vari stati limite viene considerato conseguito dalle NTC :<br />

nei confronti <strong>di</strong> tutti gli stati limite ultimi (SLU) quando siano sod<strong>di</strong>sfatte le verifiche relative al<br />

solo (SLV).<br />

SLU −> −> −> −> SLV<br />

nei confronti <strong>di</strong> tutti gli stati limite <strong>di</strong> esercizio (SLE) quando siano rispettate le verifiche relative al<br />

solo (SLD);<br />

SLE -> SLD<br />

Le probabilità <strong>di</strong> superamento nel periodo <strong>di</strong> riferimento PVR , cui riferirsi per in<strong>di</strong>viduare l’azione<br />

sismica agente in ciascuno degli stati limite considerati, sono riportate nella successiva tabella:


5.2. AMPLIFICAZIONE STRATIGRAFICA<br />

58<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Le azioni sismiche <strong>di</strong> progetto, in base alle quali valutare il rispetto dei <strong>di</strong>versi stati limite<br />

considerati, si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica <strong>di</strong> base” del sito <strong>di</strong> costruzione. Essa<br />

costituisce l’elemento <strong>di</strong> conoscenza primario per la determinazione delle azioni sismiche.<br />

Per poter definire le azioni sismiche <strong>di</strong> progetto risulta necessario valutare la risposta sismica locale<br />

valutabile attraverso indagini specifiche. In assenza <strong>di</strong> tali analisi, per la definizione dell’azione<br />

sismica si può fare riferimento a un approccio semplificato, che si basa sull’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />

categorie <strong>di</strong> sottosuolo <strong>di</strong> riferimento come riportato nella tabella sottostante:<br />

La classificazione si effettua in base ai valori della velocità equivalente Vs,30 <strong>di</strong> propagazione delle<br />

onde <strong>di</strong> taglio (definita successivamente) entro i primi 30 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà. La buona conoscenza<br />

dei terreni in oggetto ha permesso un’identificazione in<strong>di</strong>retta del terreno <strong>di</strong> sottosuolo, senza<br />

ricorrere ad una indagine <strong>di</strong>retta specifica.<br />

La profon<strong>di</strong>tà del substrato roccioso varia in corrispondenza dei <strong>di</strong>versi moduli dell’impianto,<br />

risulta subaffiorante in corrispondenza dell’opera <strong>di</strong> derivazione e dell’e<strong>di</strong>ficio centrale, pertanto<br />

nelle zone suddette può essere assunta come riferimento la categoria <strong>di</strong> sottosuolo A, dove il<br />

substrato non è affiorante, non essendo nota in dettaglio la potenza del deposito superficiale <strong>di</strong><br />

ritiene cautelativo applicare come categoria <strong>di</strong> sottosuolo <strong>di</strong> riferimento la categoria E.<br />

Per sottosuolo <strong>di</strong> categoria A i coefficienti SS e CC valgono 1.<br />

Per le categorie <strong>di</strong> sottosuolo B, C, D ed E i coefficienti SS e CC possono essere calcolati, in<br />

funzione dei valori <strong>di</strong> F0 e T*C relativi al sottosuolo <strong>di</strong> categoria A, me<strong>di</strong>ante le espressioni fornite<br />

nella tabella che segue, nelle quali g è l’accelerazione <strong>di</strong> gravità ed il tempo è espresso in secon<strong>di</strong>.


5.3. AMPLIFICAZIONE TOPOGRAFICA<br />

59<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Per tener conto delle con<strong>di</strong>zioni topografiche e in assenza <strong>di</strong> specifiche analisi <strong>di</strong> risposta sismica<br />

locale, si utilizzano i valori del coefficiente topografico ST riportati nella tabella che segue, in<br />

funzione delle categorie topografiche definite in precedenza e dell’ubicazione dell’opera o<br />

dell’intervento.<br />

Tenuto conto che le opere saranno realizzate in un’area che è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong><br />

versanti non particolarmente acclivi, ma comunque con pendenze me<strong>di</strong>amente superiori a 15°, si<br />

ritiene corretto, agendo in favore della cautela, utilizzare in tutte le verifiche la categoria topografica<br />

T2.<br />

5.4. PERIODO DI RIFERIMENTO PER L’AZIONE SISMICA<br />

Il D.M. 14.01.2008 prevede, in presenza <strong>di</strong> azioni sismiche, con riferimento alle conseguenze <strong>di</strong> una<br />

interruzione <strong>di</strong> operatività o <strong>di</strong> un eventuale collasso, una classificazione delle opere in quattro<br />

classi d’uso:<br />

• Classe I: Costruzioni con presenza solo occasionale <strong>di</strong> persone, e<strong>di</strong>fici agricoli.<br />

• Classe II: Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per<br />

l’ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie con attività non pericolose<br />

per l’ambiente. Ponti, opere infrastrutturali, reti viarie non ricadenti in Classe d’uso III o in<br />

Classe d’uso IV, reti ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni <strong>di</strong> emergenza. Dighe<br />

il cui collasso non provochi conseguenze rilevanti.


60<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

• Classe III: Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività<br />

pericolose per l’ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d’uso IV. Ponti e reti<br />

ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni <strong>di</strong> emergenza. Dighe rilevanti per le<br />

conseguenze <strong>di</strong> un loro eventuale collasso.<br />

• Classe IV: Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento<br />

alla gestione della protezione civile in caso <strong>di</strong> calamità. Industrie con attività particolarmente<br />

pericolose per l’ambiente. Reti viarie <strong>di</strong> tipo A o B, <strong>di</strong> cui al D.M. 5 novembre 2001, n. 6792,<br />

“Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”, e <strong>di</strong> tipo C quando<br />

appartenenti ad itinerari <strong>di</strong> collegamento tra capoluoghi <strong>di</strong> provincia non altresì serviti da strade<br />

<strong>di</strong> tipo A o B. Ponti e reti ferroviarie <strong>di</strong> importanza critica per il mantenimento delle vie <strong>di</strong><br />

comunicazione, particolarmente dopo un evento sismico. Dighe connesse al funzionamento <strong>di</strong><br />

acquedotti e a impianti <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica.<br />

L’opera in oggetto, in considerazione della pubblica utilità, può essere assimilata in via cautelativa<br />

ad una costruzione con funzioni pubbliche o strategiche importanti, categoria che rientra nella<br />

Classe d’uso IV.<br />

La Vita Nominale <strong>di</strong> un’opera strutturale VN è intesa come il numero <strong>di</strong> anni nel quale la struttura,<br />

purché soggetta alla manutenzione or<strong>di</strong>naria, deve potere essere usata per lo scopo al quale è<br />

destinata. La vita nominale dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> opere è quella riportata nella tabella sottostante e deve<br />

essere precisata nei documenti <strong>di</strong> progetto:<br />

Per le opere in progetto la Vita Nominale viene considerata pari a quella <strong>di</strong> un’opera or<strong>di</strong>naria, e<br />

cioè ≥ 50 anni.<br />

In base alla Vita Nominale (VN) ed alla Classe d’uso dell’opera in oggetto è possibile calcolare il<br />

Periodo <strong>di</strong> riferimento (VR) per l’Azione Sismica secondo la relazione:<br />

VR = VN ×CU<br />

in cui CU, coefficiente d’uso è definito, al variare della classe d’uso, come mostrato nella seguente<br />

tabella:<br />

Pertanto il Periodo <strong>di</strong> riferimento per le opere in progetto, da adottare nei calcoli agli stati limite,<br />

risulta il seguente:<br />

VR = 50 × 2 = 100 anni


5.5. CALCOLO DEI COEFFICIENTI SISMICI<br />

61<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Le NTC 2008 calcolano i coefficienti Ko e Kv, che entrano in gioco nei calcoli degli stati limite, in<br />

<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> vari fattori:<br />

• Ko = βs×(amax/g)<br />

• Kv=±0,5×Ko<br />

Con<br />

• βs coefficiente <strong>di</strong> riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito;<br />

• amax accelerazione orizzontale massima attesa al sito;<br />

• g accelerazione <strong>di</strong> gravità.<br />

Tutti i fattori presenti nelle precedenti formule <strong>di</strong>pendono dall’accelerazione massima attesa sul sito<br />

<strong>di</strong> riferimento rigido e dalle caratteristiche geomorfologiche del territorio.<br />

• SS (effetto <strong>di</strong> amplificazione stratigrafica<br />

• ST (effetto <strong>di</strong> amplificazione topografica).<br />

amax = SS ST ag<br />

Il valore <strong>di</strong> ST varia con il variare delle quattro categorie topografiche introdotte.<br />

Questi valori sono calcolati come funzione del punto in cui si trova il sito oggetto <strong>di</strong> analisi. Il<br />

parametro <strong>di</strong> entrata per il calcolo è il tempo <strong>di</strong> ritorno dell’evento sismico (TR) che è valutato<br />

come segue:<br />

TR=-VR/ln(1-PVR)<br />

Con VR vita <strong>di</strong> riferimento della costruzione e PVR probabilità <strong>di</strong> superamento, nella vita <strong>di</strong><br />

riferimento, associata allo stato limite considerato.<br />

Una delle novità dell’NTC è appunto la stima della pericolosità sismica bastata su una griglia <strong>di</strong><br />

10751 punti dove viene fornita la terna <strong>di</strong> valori ag, Fo, T*C.


SITO DI RIFERIMENTO<br />

COEFFICIENTI SISMICI [N.T.C.]<br />

Dati generali<br />

Descrizione: bacino torrente <strong>Dolca</strong><br />

Latitu<strong>di</strong>ne: 45.71<br />

Longitu<strong>di</strong>ne: 8.08<br />

Tipo opera: 2 - Opere or<strong>di</strong>narie<br />

Classe d'uso: Classe IV<br />

Vita nominale: 50.0 [anni]<br />

Vita <strong>di</strong> riferimento: 100.0 [anni]<br />

Parametri sismici su sito <strong>di</strong> riferimento<br />

Categoria sottosuolo: A/E<br />

Categoria topografica: T2<br />

62<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting


Categoria <strong>di</strong> sottosuolo A Categoria <strong>di</strong> sottosuolo E<br />

Operatività (SLO):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 81 %<br />

Tr: 60[anni]<br />

ag: 0,026 g<br />

Fo: 2,585<br />

Tc*: 0,197[s]<br />

Danno (SLD):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 63 %<br />

Tr: 101[anni]<br />

ag: 0,032 g<br />

Fo: 2,619<br />

Tc*: 0,221[s]<br />

Salvaguar<strong>di</strong>a della vita (SLV):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 10 %<br />

Tr: 949[anni]<br />

ag: 0,059 g<br />

Fo: 2,783<br />

Tc*: 0,302[s]<br />

Prevenzione dal collasso (SLC):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 5 %<br />

Tr: 1950[anni]<br />

ag: 0,070 g<br />

Fo: 2,873<br />

Tc*: 0,317[s]<br />

Fattori <strong>di</strong> Amplificazione e Coefficienti sismici<br />

Sottosuolo tipo A<br />

Sottosuolo tipo E<br />

63<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Operatività (SLO):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 81 %<br />

Tr: 60[anni]<br />

ag: 0,026 g<br />

Fo: 2,585<br />

Tc*: 0,197 [s]<br />

Danno (SLD):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 63 %<br />

Tr: 101[anni]<br />

ag: 0,032 g<br />

Fo: 2,619<br />

Tc*: 0,221 [s]<br />

Salvaguar<strong>di</strong>a della vita (SLV):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 10 %<br />

Tr: 949[anni]<br />

ag: 0,059 g<br />

Fo: 2,783<br />

Tc*: 0,302 [s]<br />

Prevenzione dal collasso (SLC):<br />

Probabilità <strong>di</strong> superamento: 5 %<br />

Tr: 1950[anni]<br />

ag: 0,070 g<br />

Fo: 2,873<br />

Tc*: 0,317 [s]


6 GESTIONE DELLE TERRE E ROCCE DA SCAVO<br />

64<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Ai sensi del DECRETO 10 agosto 2012 , n. 161 Regolamento recante la <strong>di</strong>sciplina<br />

dell'utilizzazione delle terre e rocce da scavo, la gestione dei materiali provenienti dalle<br />

operazioni <strong>di</strong> scavo avverrà attraverso la pre<strong>di</strong>sposizione del Piano <strong>di</strong> Utilizzo del materiale da<br />

scavo che sarà presentato dal proponente all'Autorita' competente almeno novanta giorni prima<br />

dell'inizio dei lavori per la realizzazione dell'opera.<br />

Il Piano <strong>di</strong> Utilizzo in<strong>di</strong>ca che i materiali da scavo derivanti dalla realizzazione <strong>di</strong> opere o attività<br />

manutentive <strong>di</strong> cui all’art. 1, comma 1 lettera a) del suddetto Regolamento saranno utilizzate, nel<br />

corso dello stesso o <strong>di</strong> un successivo processo <strong>di</strong> produzione o <strong>di</strong> utilizzazione, da parte del<br />

produttore o <strong>di</strong> terzi purché esplicitamente in<strong>di</strong>cato.<br />

Ai sensi dell’Allegato 5 del suddetto regolamento il Piano <strong>di</strong> Utilizzo definirà:<br />

1. ubicazione dei siti <strong>di</strong> produzione dei materiali da scavo con l’in<strong>di</strong>cazione dei relativi volumi in<br />

banco sud<strong>di</strong>visi nelle <strong>di</strong>verse litologie;<br />

2. ubicazione dei siti <strong>di</strong> utilizzo e in<strong>di</strong>viduazione dei processi industriali <strong>di</strong> impiego dei materiali da<br />

scavo con l’in<strong>di</strong>cazione dei relativi volumi <strong>di</strong> utilizzo sud<strong>di</strong>visi nelle <strong>di</strong>verse tipologie e sulla base<br />

della provenienza dai vari siti <strong>di</strong> produzione. I siti e i processi industriali <strong>di</strong> impiego possono essere<br />

alternativi tra loro;<br />

3. operazioni <strong>di</strong> normale pratica industriale finalizzate a migliorare le caratteristiche merceologiche,<br />

tecniche e prestazionali dei materiali da scavo per il loro utilizzo, con riferimento a quanto in<strong>di</strong>cato<br />

all’allegato 3;<br />

4. modalità <strong>di</strong> esecuzione e risultanze della caratterizzazione ambientale dei materiali da scavo<br />

eseguita in fase progettuale, in<strong>di</strong>cando in particolare:<br />

• i risultati dell’indagine conoscitiva dell’area <strong>di</strong> intervento (fonti bibliografiche, stu<strong>di</strong><br />

pregressi, fonti cartografiche, ecc) con particolare attenzione alle attività antropiche svolte<br />

nel sito o <strong>di</strong> caratteristiche naturali dei siti che possono comportare la presenza <strong>di</strong> materiali<br />

con sostanze specifiche;<br />

• le modalità <strong>di</strong> campionamento, preparazione dei campioni ed analisi con in<strong>di</strong>cazione del set<br />

dei parametri analitici considerati che tenga conto della composizione naturale dei materiali<br />

da scavo, delle attività antropiche pregresse svolte nel sito <strong>di</strong> produzione e delle tecniche <strong>di</strong><br />

scavo che si prevede <strong>di</strong> adottare e che comunque espliciti quanto in<strong>di</strong>cato agli allegati 2 e 4<br />

del presente Regolamento;<br />

• in<strong>di</strong>cazione della necessità o meno <strong>di</strong> ulteriori approfon<strong>di</strong>menti in corso d’opera e dei<br />

relativi criteri generali da eseguirsi secondo quanto in<strong>di</strong>cato nell’allegato 8, parte a);<br />

5. ubicazione delle eventuali siti <strong>di</strong> deposito interme<strong>di</strong>o in attesa <strong>di</strong> utilizzo, anche alternative tra<br />

loro con l’in<strong>di</strong>cazione dei tempi <strong>di</strong> deposito<br />

6. in<strong>di</strong>viduazione dei percorsi previsti per il trasporto materiale da scavo tra le <strong>di</strong>verse aree<br />

impiegate nel processo <strong>di</strong> gestione (siti <strong>di</strong> produzione, aree <strong>di</strong> caratterizzazione,aree <strong>di</strong> deposito in<br />

attesa <strong>di</strong> utilizzo, siti <strong>di</strong> utilizzo e processi industriali <strong>di</strong> impiego) ed in<strong>di</strong>cazione delle modalità <strong>di</strong><br />

trasporto previste (a mezzo strada, ferrovia, slurrydotto, nastro trasportatore, ecc.).<br />

Si precisa che sin da ora è previsto il completo riutilizzo dei materiali <strong>di</strong> sterro in loco per il<br />

ripristino delle superfici mo<strong>di</strong>ficate e per la sistemazione definitiva dell’area <strong>di</strong> intervento e che<br />

quin<strong>di</strong> non si prevedono trasporti ex-situ <strong>di</strong> materiale.


7 ANALISI DEGLI IMPATTI POTENZIALI<br />

65<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Noto lo stato <strong>di</strong> qualità della componente ambientale, si in<strong>di</strong>viduano <strong>di</strong> seguito i fattori specifici <strong>di</strong><br />

pressione utili per quantificare e descrivere le cause delle mo<strong>di</strong>ficazioni e/o trasformazioni<br />

ambientali, generate dall’attività antropica determinata dal progetto, che altereranno dal punto <strong>di</strong><br />

vista quantitativo e qualitativo lo stato della componente.<br />

Le fonti <strong>di</strong> pressione e/o impatto che agiscono <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente sulla componente,<br />

determinate dalla realizzazione dell’area del progetto, possono essere in<strong>di</strong>viduate nelle attività<br />

antropiche che prevedono una peraltro non significativa occupazione del suolo e la trasformazione<br />

<strong>di</strong> superfici esistenti.<br />

I parametri specifici <strong>di</strong> pressione relativi alla componente sono stati in<strong>di</strong>viduati nel livello <strong>di</strong><br />

compromissione e attuale utilizzo del territorio e nelle interruzioni della continuità del suolo, in<br />

special modo nelle aree dove la mo<strong>di</strong>fica d’uso e la trasformazione del suolo <strong>di</strong>venta un importante<br />

parametro <strong>di</strong> pressione come nel caso <strong>di</strong> ubicazione <strong>di</strong> nuovi manufatti ed infrastrutture.<br />

Nella fase <strong>di</strong> screening sono stati in<strong>di</strong>viduati i seguenti fattori <strong>di</strong> pressione:<br />

Potenziali effetti negativi<br />

Parziale o totale danneggiamento <strong>di</strong> singolarità geologiche (geotopi)<br />

Erosione e <strong>di</strong>ssesti superficiali<br />

Alterazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> permeabilità complessiva del suolo<br />

Riduzione della stabilità complessiva del sottosuolo<br />

Potenziali effetti positivi<br />

Riduzione dei rischi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto idrogeologico esistenti attraverso azioni collegate al progetto<br />

Nella realizzazione <strong>di</strong> un impianto idroelettrico le azioni elementari che possono determinare<br />

impatti sugli equilibri geologici e geomorfologici dell’area interessata possono essere ricondotti a<br />

due fattori prevalenti:<br />

- scavi e movimenti terra;<br />

- interazioni opere-terreno.<br />

Di questi si può ritenere che la prima azione determini i suoi effetti prevalentemente nella fase <strong>di</strong><br />

costruzione, mentre la seconda azione risulterà efficace sia nella fase <strong>di</strong> costruzione sia in quella <strong>di</strong><br />

esercizio.<br />

Gli impatti più importanti che insistono sulla componente suolo e sottosuolo possono quin<strong>di</strong> essere<br />

ricondotti in via generale a:<br />

• parziale o totale danneggiamento <strong>di</strong> singolarità geologiche (geotopi)<br />

• mo<strong>di</strong>fica degli equilibri della componente stessa nel suo insieme (rischio idrogeologico)<br />

Verificata l’assenza <strong>di</strong> peculiarità geologiche <strong>di</strong> rilievo nell’area e comunque esclusa la possibilità<br />

che l’intervento possa in qualche modo danneggiare gli elementi geologici <strong>di</strong> possibile interesse<br />

scientifico e naturalistico, l’analisi si concentra sugli impatti che si riferiscono alla possibile


66<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

alterazione degli equilibri geologici s.l. locali, con particolare riferimento alla stabilità delle aree<br />

interferite dal progetto e al possibile incremento del rischio ambientale nella zona, così come<br />

definito ai punti precedenti.<br />

Per quanto riguarda la linea <strong>di</strong> impatto potenziale riferita al possibile incremento del rischio<br />

idrogeologico, la destinazione d‘uso dell’area considerata pone il problema <strong>di</strong> accertare, al fine <strong>di</strong><br />

garantire la tutela della pubblica incolumità, i fenomeni <strong>di</strong> instabilità in atto e <strong>di</strong> prevedere, quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> prevenire, quelli potenziali.<br />

Vanno quin<strong>di</strong> premesse una serie <strong>di</strong> definizioni utili a comprendere il criterio che ha guidato questa<br />

indagine.<br />

Il concetto <strong>di</strong> rischio geologico, definito nel corso degli anni da <strong>di</strong>versi autori, viene così riassunto<br />

(M.Govi, Banca Dati <strong>Geologica</strong> della Regione Piemonte, 1990):<br />

“probabilità che un determinato evento naturale si verifichi, incidendo sull’ambiente fisico in modo<br />

da recare danno all’uomo e alle sue attività.”<br />

Tale concetto implica la definizione <strong>di</strong> pericolosità ambientale intesa come “ probabilità che un<br />

certo fenomeno (naturale o indotto più o meno <strong>di</strong>rettamente dall’antropizzazione) si verifichi in un<br />

certo qual territorio, in un determinato intervallo <strong>di</strong> tempo” (Panizza, 1988).<br />

La pericolosità <strong>di</strong>venta rischio quando i fenomeni <strong>di</strong> instabilità interagiscono con le attività umane,<br />

determinando un “costo” sia dal punto <strong>di</strong> vista umano-sociale che dal punto <strong>di</strong> vista economico.<br />

La valutazione <strong>di</strong> questo costo definisce i <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> del rischio ambientale.<br />

L’area oggetto <strong>di</strong> intervento risulta <strong>di</strong> fatto priva <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti abitativi stabili, ad esclusione <strong>di</strong><br />

alcuni inse<strong>di</strong>amenti rurali utilizzati stagionalmente.


67<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

7.1. IDENTIFICAZIONE DEI FATTORI DI PRESSIONE SU SUOLO<br />

E SOTTOSUOLO<br />

Per meglio definire le linee <strong>di</strong> impatto potenziale è opportuna un’analisi separata dei <strong>di</strong>versi moduli<br />

che costituiscono l’impianto (opera <strong>di</strong> presa, condotta e e<strong>di</strong>ficio centrale) per la cui realizzazione<br />

può essere identificata una <strong>di</strong>fferente sensibilità del territorio.<br />

Nei punti seguenti saranno inoltre eseguite le verifiche geotecniche <strong>di</strong> cui al D.M. 14.01.2008<br />

relative alla parti dell’impianto che le richiedono, con particolare riferimento al calcolo del carico<br />

ammissibile e dei ce<strong>di</strong>menti (e<strong>di</strong>ficio centrale) e alla verifica <strong>di</strong> stabilità dei versanti interessati dalle<br />

opere (e<strong>di</strong>ficio centrale, condotta e strada <strong>di</strong> accesso).<br />

In questo modo sarà possibile verificare e quantificare l’entità degli effetti sugli equilibri geologici<br />

s.l. locali con riferimento sia alle fasi <strong>di</strong> cantiere (scavi) sia alla fase <strong>di</strong> esercizio (interazione operestrutture).<br />

Viabilità <strong>di</strong> cantiere<br />

Prima della realizzazione dei <strong>di</strong>versi moduli <strong>di</strong> cui sopra il primo fattore <strong>di</strong> impatto è costituito dalla<br />

formazione della viabilità <strong>di</strong> cantiere che tuttavia potrà contare sulla presenza <strong>di</strong> una viabilità molto<br />

sviluppata che attualmente consente l'agevole accesso alle aree <strong>di</strong> previsto intervento.<br />

Dovranno essere realizzati due brevi tratti <strong>di</strong> strada per l’accesso all’opera <strong>di</strong> presa e per l’accesso<br />

alla zona e<strong>di</strong>ficio centrale-rilascio.<br />

Per quanto riguarda l’accesso all’opera <strong>di</strong> derivazione il tratto da coprire con la strada <strong>di</strong> cantiere è<br />

<strong>di</strong> lunghezza limitatissima, in quanto è già presente un ampio piazzale in sponda destra del <strong>Dolca</strong>; il<br />

nuovo tratto <strong>di</strong> pista sarà realizzato con modesti sterri che interesseranno i depositi glaciali e<br />

alluvionali che definiscono questo breve tratto <strong>di</strong> sponda, ad una quota tale da non interferire, se<br />

non nel punto <strong>di</strong> accesso all’alveo, con i deflussi del torrente.<br />

Per consentire l’accesso alla zona della centrale sarà realizzato un tratto <strong>di</strong> pista della lunghezza <strong>di</strong><br />

circa 450 m che si <strong>di</strong>partirà dalla mulattiera che conduce al Ponte dei Lavaggi e insisterà sul<br />

versante che degrada con pendenze massime pari a circa 25° verso la sponda destra del t. <strong>Dolca</strong>.<br />

La pista sarà realizzata lungo il tracciato della condotta, che sarà quin<strong>di</strong> interrata al <strong>di</strong> sotto della<br />

stessa, in questo modo si eviteranno inutili consumi <strong>di</strong> territorio, ottimizzando anche la logistica<br />

dell’intervento.<br />

La pista percorrerà <strong>di</strong>agonalmente il versante e per la sua costruzione si agirà nell’ottica della<br />

compensazione tra scavi e riporti, limitando quin<strong>di</strong> il più possibile le altezza <strong>di</strong> scavo a monte.<br />

La regimazione delle acque avverrà attraverso la posa <strong>di</strong> canalette trasversali <strong>di</strong> sgrondo con<br />

interasse 30 m, più che adeguato al fine <strong>di</strong> parzializzare i flussi idrici in occasione delle<br />

precipitazioni più intense evitando concentrazioni lungo i versanti.<br />

Nei settori in cui le pendenze sono più elevate è prevista la realizzazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> consolidamento<br />

al piede della scarpata <strong>di</strong> valle realizzata con il riporto del materiale <strong>di</strong> sterro proveniente da monte;<br />

si prevede in particolare <strong>di</strong> realizzare opere <strong>di</strong> ingegneria naturalistica <strong>di</strong> semplice struttura, ad


68<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

esempio palificate semplici, che appaiono adatte a stabilizzare la coltre superficiale e <strong>di</strong> favorire il<br />

suo naturale consolidamento a seguito della ripresa vegetativa.<br />

Palizzata semplice in fase <strong>di</strong> costruzione<br />

Nella <strong>Relazione</strong> Geotecnica è stata eseguita la verifica <strong>di</strong> stabilità relativa alla sezione ritenuta più<br />

critica per incidenza dello scavo e per pendenza naturale del terreno.<br />

E’ prevista anche la formazione <strong>di</strong> una pista <strong>di</strong> cantiere provvisoria lungo il tracciato della condotta<br />

forzata, la cui realizzazione è necessaria al fine <strong>di</strong> dare continuità alle lavorazioni e avverrà<br />

contestualmente alla posa delle tubazioni.<br />

La pista provvisoria avrà una larghezza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 3 m, limitata allo stretto necessario per garantire<br />

l’operatività <strong>di</strong> cantiere e per la sua realizzazione è prevista l’esecuzione <strong>di</strong> sterri lungo il lato <strong>di</strong><br />

monte e <strong>di</strong> contesulai riporti sul lato <strong>di</strong> valle che saranno stabilizzati al piede, ove necessario, con<br />

palificate semplici.<br />

Al termine dei lavori è previsto il ripristino del profilo originale del terreno con il recupero del<br />

riporto e la sua messa a <strong>di</strong>mora sul sito <strong>di</strong> provenienza.


69<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Opere <strong>di</strong> Presa<br />

La realizzazione dell’opera <strong>di</strong> presa avverrà in corrispondenza <strong>di</strong> un settore <strong>di</strong> alveo molto prossimo<br />

alla viabilità principale esistente e questo aspetto consentirà <strong>di</strong> limitare gli impatti sul territorio<br />

connessi alla realizzazione <strong>di</strong> opere per l’accesso al cantiere.<br />

La sezione <strong>di</strong> alveo interessata dalle opere è caratterizzata, come si evince anche dalla sezione<br />

geologica allegata, da una certa <strong>di</strong>somogeneità rispetto alle caratteristiche geologiche delle due<br />

sponde.<br />

In sponda sinistra infatti affiora in modo continuo il substrato roccioso costituito da micascisti e<br />

paragneiss eclogitici appartenenti alla Zona Sesia-Lanzo su quali è stato eseguito un rilievo<br />

strutturale <strong>di</strong> dettaglio (ARS1) che ha permesso <strong>di</strong> definire la classificazione geomeccanica e <strong>di</strong><br />

valutare possibili effetti <strong>di</strong> instabilità.<br />

In sponda destra fino all’asse dell’alveo invece il substrato è ricoperto da materiali <strong>di</strong> origine<br />

alluvionale-torrentizia la cui presenza è in parte legata alla <strong>di</strong>namica dello stesso torrente <strong>Dolca</strong> e in<br />

parte ai fenomeni <strong>di</strong> trasporto solido del rio Casogna, la cui confluenza è caratterizzata dalla<br />

presenza <strong>di</strong> un piccolo apparato <strong>di</strong> conoide.<br />

Il substrato roccioso affiora con una certa continuità in alveo anche a valle della zona <strong>di</strong><br />

derivazione, si presume pertanto che lo spessore del deposito torrentizio non debba essere molto<br />

elevato e che la traversa <strong>di</strong> derivazione possa essere ancorata <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente in roccia<br />

per tutta la sua lunghezza.<br />

Il substrato roccioso affiorante in alveo e sulle sponde presenta caratteristiche <strong>di</strong>screte,<br />

cautelativamente ascrivibili alla Classe III <strong>di</strong> Bieniawski, ma comunque non rappresenta un<br />

elemento penalizzante per la realizzazione dell’opera, anzi la sua presenza consentirà <strong>di</strong> garantire<br />

ottime possibilità <strong>di</strong> ancoraggio per il manufatto in progetto.<br />

Per quanto riguarda la porzione <strong>di</strong> opera che sarà realizzata nel settore <strong>di</strong> alveo in cui non affiora<br />

<strong>di</strong>rettamente il substrato roccioso, in questa fase, nell’ipotesi che il substrato si collochi a profon<strong>di</strong>tà<br />

non elevate, nell’or<strong>di</strong>ne dei 2-3 m rispetto alla base del manufatto, per limitare il volume <strong>di</strong> scavo è<br />

stato ipotizzato il ricorso alla tecnica del jet-grouting che permette <strong>di</strong> ottenere colonne <strong>di</strong> terreno<br />

consolidato con caratteristiche meccaniche particolarmente buone nel caso in cui venga realizzato in<br />

terreni <strong>di</strong> tipo granulare (sabbie, ghiaie, ciottoli), come quelli in oggetto.<br />

La presenza <strong>di</strong> estese superfici pianeggianti a margine della viabilità esistente consentirà <strong>di</strong><br />

collocare agevolmente l’impianto <strong>di</strong> miscelazione e <strong>di</strong> iniezione, mentre la sola sonda perforatrice<br />

dovrà agire in alveo.<br />

In fase <strong>di</strong> progettazione esecutiva potranno essere valutate soluzioni alternative, anche in relazione<br />

agli approfon<strong>di</strong>menti geognostici che avranno necessariamente luogo in situ, in particolare, nel caso<br />

in cui si riscontrasse la presenza del substrato roccioso a profon<strong>di</strong>tà più deboli si potrà procedere<br />

all’ancoraggio ed alla realizzazione delle opere <strong>di</strong> fondazione con le medesime tecniche adottate<br />

lungo la sponda sinistra, viceversa potrà anche essere valutata l’ipotesi <strong>di</strong> realizzare l’ancoraggio<br />

con micropali.<br />

La formazione della traversa potrà incontrare alcune <strong>di</strong>fficoltà esecutive legate alla presenza in<br />

alveo <strong>di</strong> materiale a grande pezzatura, tuttavia al termine dei lavori l’intervento risulterà<br />

migliorativo rispetto alla situazione attuale in quanto si configurerà come opera <strong>di</strong> stabilizzazione<br />

del fondo alveo e delle sponde.


70<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Condotta forzata<br />

Il fattore <strong>di</strong> impatto più invasivo è costituito dall'esecuzione degli scavi necessari per la posa della<br />

condotta forzata.<br />

La lunghezza complessiva della condotta è pari a circa 2400 m, la trincea <strong>di</strong> alloggiamento sarà<br />

realizzata lungo i versanti in sponda destra del <strong>Dolca</strong> che si sviluppano tra la viabilità forestale<br />

esistente (pista Bocchetta Sessera-Valsesia e mulattiera per il Ponte dei Lavaggi) e l’alveo del <strong>Dolca</strong><br />

stesso.<br />

Come evidenziato in sede <strong>di</strong> analisi geologica <strong>di</strong> dettaglio si tratta <strong>di</strong> settori <strong>di</strong> territorio<br />

caratterizzati da pendenze me<strong>di</strong>amente inferiori a 25°, dalla presenza <strong>di</strong> coperture <strong>di</strong> origine glaciale<br />

e detritico-glaciale e dall’assenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong>ssestivi in atto o potenziali.<br />

Particolare cautela sarà adottata nei punti <strong>di</strong> attraversamento dei colatori minori che affluiscono in<br />

sponda destra al <strong>Dolca</strong> in corrispondenza dei quali non si segnalano in ogni caso forme<br />

geomorfologiche connesse a <strong>di</strong>namica torrentizia particolarmente attiva (p.es. fenomeni <strong>di</strong> erosione<br />

<strong>di</strong> sponda o <strong>di</strong> fondo alveo e tracce <strong>di</strong> trasporto <strong>di</strong> massa).<br />

Si prevede <strong>di</strong> intervenire in questi settori attraverso la formazione <strong>di</strong> soglie <strong>di</strong> fondo in pietrame<br />

cementato e con la calottatura della tubazione al fine <strong>di</strong> prevenire l’insorgere <strong>di</strong> possibili fenomeni<br />

<strong>di</strong> erosione che possano provocare lo scalzamento della condotta.<br />

Come già specificato nel capitolo relativo alla viabilità <strong>di</strong> cantiere nei settori a maggior pendenza i<br />

materiali che saranno riutilizzati per il rinterro della trincea <strong>di</strong> alloggiamento saranno stabilizzati<br />

con l'ausilio <strong>di</strong> materiali naturali e con tecniche mutuate dall'ingegneria naturalistica (palizzate,<br />

viminate); per favorire e accelerare il recupero vegetazionale delle superfici <strong>di</strong> terreno smosso si<br />

provvederà all'esecuzione <strong>di</strong> semine <strong>di</strong>ffuse a spaglio con miscele <strong>di</strong> essenze idonee, con l'ausilio <strong>di</strong><br />

geostuoie antierosione nei tratti più acclivi.<br />

Il progetto prevede la realizzazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> consolidamento più strutturate (palificate a doppia<br />

parete) per un tratto <strong>di</strong> circa 200 m sotteso all’ampio settore in frana che sovrasta la pista forestale<br />

per la cui descrizione si rimanda al capitolo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento.


Palificata a doppia parete in fase <strong>di</strong> costruzione<br />

(impianto idroelettrico nella provincia del VCO)<br />

71<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

La palificata <strong>di</strong> sostegno a due pareti è composta da correnti e traversi scortecciati <strong>di</strong> legno idoneo e<br />

durabile <strong>di</strong> larice, castagno o quercia, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro minimo 20-25 cm, fra loro fissati con barre<br />

(<strong>di</strong>ametro = 12 mm) ad aderenza migliorata, ancorata al piano <strong>di</strong> base con piloti in acciaio ad<br />

aderenza migliorata (<strong>di</strong>ametro minimo mm 32) o in legname (lunghezza > 1.5 m).<br />

Durante la realizzazione dell'opera si prevede l’inserimento <strong>di</strong> talee <strong>di</strong> specie arbustive e/o arboree<br />

ad elevata capacità vegetativa e capaci <strong>di</strong> emettere ra<strong>di</strong>ci avventizie dal fusto posate contigue in<br />

ogni strato e <strong>di</strong> piante.<br />

Il riempimento avverrà a strati con materiale ghiaio-terroso proveniente dagli scavi.<br />

Per quanto attiene alla gestione dei materiali <strong>di</strong> sterro, per le cui quantità si rimanda alle tabelle che<br />

seguono, si prevede <strong>di</strong> recuperarne circa il 70 % <strong>di</strong>rettamente per la ritombatura delle trincee,<br />

mentre le eccedenze saranno comunque utilizzate in loco per il recupero delle superfici interferite e<br />

per la sistemazione del terreno nell'imme<strong>di</strong>ato intorno dell'area <strong>di</strong> intervento; in questo modo si<br />

potranno limitare i trasporti <strong>di</strong> materiale e l'incremento del traffico pesante lungo la viabilità<br />

forestale.<br />

Durante l'esecuzione degli scavi sarà in ogni caso tenuta in preminente considerazione la potenziale<br />

azione instabilizzante legata alle acque meteoriche che saranno quin<strong>di</strong> accuratamente regimate,<br />

evitando inoltre la formazione <strong>di</strong> accumuli <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> sterro in porzioni particolarmente acclivi<br />

del territorio.<br />

Al fine <strong>di</strong> accertare l’impatto della posa della condotta sui versanti interessati sono state eseguite le<br />

verifiche <strong>di</strong> stabilità lungo i tratti ritenuti più critici ai fini della stabilità per pendenze naturali del<br />

terreno e per l'incidenza degli scavi.<br />

Gli assunti teorici, gli elaborati <strong>di</strong> calcolo e la rappresentazione grafica delle sezioni e delle<br />

superfici critiche sono riportati nella <strong>Relazione</strong> Geotecnica allegata.


72<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

E<strong>di</strong>ficio Centrale<br />

La struttura destinata alla produzione <strong>di</strong> energia elettrica sarà realizzata in sponda destra del torrente<br />

<strong>Dolca</strong> in corrispondenza <strong>di</strong> un settore pianeggiante posto al piede del versante e al <strong>di</strong> fuori della<br />

fascia <strong>di</strong> potenziale esondazione del torrente (tempo <strong>di</strong> ritorno = 200 anni).<br />

Per la realizzazione dell'opera sarà necessario prevedere lo sbancamento <strong>di</strong> una porzione del<br />

versante, all'interno del quale sarà incassata la nuova struttura, con altezze massime del fronte <strong>di</strong><br />

scavo nell'or<strong>di</strong>ne dei 10 m.<br />

Come si evince dalla sezione geologica allegata lo scavo avverrà all'interno <strong>di</strong> un versante<br />

caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> origine glaciale che ricoprono il substrato roccioso<br />

costituito da ortogneiss a grana grossolana, struttura massiccia e tessitura occhia<strong>di</strong>na.<br />

Lo spessore del deposito non è noto in dettaglio, tuttavia il substrato roccioso affiora<br />

imme<strong>di</strong>atamente a valle dell'area dell'e<strong>di</strong>ficio centrale in sponda destra del <strong>Dolca</strong> (ARS2), si può<br />

quin<strong>di</strong> presumere con una certa sicurezza che le fondazioni dell'e<strong>di</strong>ficio centrale potranno essere<br />

posate <strong>di</strong>rettamente in roccia e che anche lo scavo <strong>di</strong> sbancamento necessario per la costruzione<br />

dell'e<strong>di</strong>ficio interesserà in parte il deposito glaciale e in parte il substrato.<br />

Le caratteristiche dell'ammasso roccioso in questa zona sono estremamente buone dal punto <strong>di</strong> vista<br />

geomeccanico, come si evince anche dagli esiti della classificazione eseguita con il metodo <strong>di</strong><br />

Bieniawski; l'analisi cinematica eseguita con il metodo <strong>di</strong> Markland ha inoltre evidenziato che<br />

lungo il fronte <strong>di</strong> scavo che interesserà il substrato roccioso non sussistono con<strong>di</strong>zioni geometriche<br />

favorevoli allo sviluppo <strong>di</strong> movimenti <strong>di</strong> elementi lapidei isolati dai sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità<br />

riconosciuti.<br />

Al fine <strong>di</strong> definire la geometria <strong>di</strong> scavo idonea a garantire le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità a breve termine<br />

del fronte sono state eseguite una serie <strong>di</strong> verifiche <strong>di</strong> stabilità a scavo aperto facendo variare<br />

l'inclinazione della porzione che interesserà il deposito glaciale, ipotizzando verticale lo scavo in<br />

roccia; nella <strong>Relazione</strong> Geotecnica si riportano gli esiti della verifica che ha ottenuto i coefficienti<br />

<strong>di</strong> sicurezza idonei, secondo le in<strong>di</strong>cazioni dl D.M. 14.01.2008.<br />

Benché si presume che la posa delle fondazioni dell'e<strong>di</strong>ficio centrale debba avvenire <strong>di</strong>rettamente in<br />

roccia è stata comunque eseguita la verifica relativa al carico delle fondazioni, utilizzando il metodo<br />

degli Stati Limite, con i meto<strong>di</strong> per il calcolo <strong>di</strong> fondazioni in roccia.<br />

Cavidotti<br />

Il trasporto dell’energia prodotta avverrà tramite un cavidotto interrato che si svilupperà interamente<br />

lungo i tracciati stradali esistenti, fino all'allacciamento con l'elettrodotto MT che proviene dalla<br />

centrale situata alla Piana del Ponte che si collega alla cabina <strong>di</strong> trasformazione in località<br />

Bocchetta Sessera; il collegamento alla cabina <strong>di</strong> Bielmonte avverrà sempre in sotterraneo,<br />

percorrendo la viabilità provinciale.<br />

Gli impatti dal punto <strong>di</strong> vista geologico possono essere considerati trascurabili in quanto sono<br />

previsti scavi a sezione ridotta su aree già trasformate.<br />

Il materiale <strong>di</strong> scavo sarà integralmente riutilizzato per i rinterri.


73<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Area <strong>di</strong> trasformazione<br />

Le entità complessive delle aree soggette a mo<strong>di</strong>fica e/o trasformazione ai sensi della L.R. 45/1989<br />

sono riassunte nella seguente tabella:<br />

Comune<br />

mq<br />

PETTINENGO 2 24 Bosco Misto, cl U 15,00<br />

ancoraggio opera <strong>di</strong> presa e<br />

118,00<br />

area cantiere<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

2 9 Bosco ceduo, cl. 4 79,00<br />

Dissabbiatore, canale<br />

576,19 interrato, strada e area <strong>di</strong><br />

cantiere<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

VALLE SAN<br />

NICOLAO<br />

Dati catastali, Catasto Terreni<br />

N° Foglio<br />

Opera<br />

2 39 Bosco ceduo, cl. 4 179,33<br />

Dissabbiatore, condotta<br />

680,00 forzata interrata, strada e<br />

area <strong>di</strong> cantiere con deposito<br />

2 17 Bosco ceduo, cl. 4<br />

Condotta forzata, area <strong>di</strong><br />

12.301,60<br />

cantiere con deposito<br />

2 51 Bosco ceduo, cl. 4 306,30<br />

Condotta forzata interrata,<br />

7.351,70<br />

strada e area <strong>di</strong> cantiere<br />

2 47 Pascolo U 312,78<br />

Strada, condotta interrata e<br />

984,71<br />

area <strong>di</strong> cantiere<br />

2 34 Bosco ceduo, cl. 4 9,54 57,43 Strada e area <strong>di</strong> cantiere<br />

2 48 Bosco ceduo, cl. 4 322,77 1.108,16 Strada e area <strong>di</strong> cantiere<br />

2 49 Pascolo U 852,37 1.736,96<br />

Strada, e<strong>di</strong>ficio centrale,<br />

piazzale antistante centrale e<br />

area <strong>di</strong> cantiere<br />

2 54 Bosco ceduo, cl. 4 10,44 72,07 Strada e area <strong>di</strong> cantiere<br />

VARI VARI<br />

CAMANDONA VARI VARI<br />

BIOGLIO VARI VARI<br />

N° Mappale<br />

STRADA<br />

FORESTALE<br />

ESISTENTE (non<br />

censita)<br />

STRADA<br />

FORESTALE<br />

ESISTENTE (non<br />

censita)<br />

STRADA<br />

FORESTALE<br />

ESISTENTE (non<br />

censita)<br />

Area trasformata ai<br />

fini della legge 45/89<br />

TOTALI : 2.087,53<br />

Area mo<strong>di</strong>ficata ai<br />

fini della legge 45/89<br />

mq<br />

3.318,50<br />

3.701,28<br />

3.125,77<br />

35.132,37<br />

Descrizione<br />

Cavidotto interrato sotto pista<br />

forestale esistente, fon<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

proprietà regionale o strada<br />

esistente<br />

Cavidotto interrato sotto pista<br />

forestale esistente, fon<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

proprietà regionale o strada<br />

esistente<br />

Cavidotto interrato sotto pista<br />

forestale esistente, fon<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

proprietà regionale o strada<br />

esistente


74<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Volumi <strong>di</strong> scavo<br />

Nella tabella che segue si riportano i volumi <strong>di</strong> sterro previsti nel complesso così come desunti dalla<br />

relazione <strong>di</strong> progetto:<br />

OPERA A B H MC<br />

1) Opera <strong>di</strong> presa<br />

Scavo pista accesso opera <strong>di</strong> presa<br />

57,00 3,00 1,50 mc 256,50<br />

Scavo Opera <strong>di</strong> Presa<br />

159,28<br />

Scavo Isolotto<br />

1,00 mc 159,28<br />

184,76<br />

1,50 mc 277,14<br />

mc 692,92<br />

2) Dissabbiatore e canale <strong>di</strong> raccordo<br />

scavo canale raccordo<br />

2,00 13,50 3,00 mc 81,00<br />

Scavo vasca <strong>di</strong>ssabbiatrice<br />

5,00 30,00 3,00 mc 450,00<br />

mc 531,00<br />

3) Strada <strong>di</strong> accesso centrale, scavo strada<br />

scavo terreno sezione 1<br />

0,44<br />

scavo terreno sezione 2<br />

25,48 mc 11,21<br />

3,22<br />

scavo terreno sezione 3<br />

49,99 mc 160,97<br />

0,34<br />

scavo terreno sezione 4<br />

50,99 mc 17,34<br />

0,71<br />

scavo terreno sezione 5<br />

46,73 mc 33,18<br />

1,19<br />

scavo terreno sezione 6<br />

51,33 mc 61,08<br />

3,24<br />

scavo terreno sezione 7<br />

56,67 mc 183,61<br />

0,81<br />

scavo terreno sezione 8<br />

51,20 mc 41,47<br />

1,70<br />

scavo terreno sezione 9<br />

52,73 mc 89,64<br />

0,91<br />

scavo terreno sezione 10<br />

46,51 mc 42,32<br />

1,74 19,40 mc 33,76<br />

mc 674,58<br />

4) Condotta forzata primo, tratto scavo pista e condotta<br />

Condotta forzata - sezione 1<br />

2,46<br />

Condotta forzata - sezione 2<br />

147,80<br />

mc 363,58<br />

4,31<br />

Condotta forzata - sezione 3<br />

247,72<br />

mc 1.067,67<br />

8,42<br />

Condotta forzata - sezione 4<br />

302,29<br />

mc 2.545,28<br />

5,42<br />

Condotta forzata - sezione 5<br />

257,12<br />

mc 1.393,56<br />

5,83<br />

Condotta forzata - sezione 6<br />

210,60<br />

mc 1.227,77<br />

5,99<br />

Condotta forzata - sezione 7<br />

227,24<br />

mc 1.361,17<br />

5,35<br />

507,03<br />

mc 2.712,58<br />

mc 10.671,61


75<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

5) Condotta forzata sottostrada, scavo condotta forzata<br />

Condotta forzata - sezione 1<br />

3,54<br />

Condotta forzata - sezione 2<br />

25,48 mc 90,20<br />

2,50<br />

Condotta forzata - sezione 3<br />

49,99 mc 124,98<br />

2,83<br />

Condotta forzata - sezione 4<br />

50,99 mc 144,30<br />

2,77<br />

Condotta forzata - sezione 5<br />

46,73 mc 129,44<br />

2,51<br />

Condotta forzata - sezione 6<br />

51,33 mc 128,84<br />

2,51<br />

Condotta forzata - sezione 7<br />

56,67 mc 142,24<br />

2,74<br />

Condotta forzata - sezione 8<br />

51,20 mc 140,29<br />

2,62<br />

Condotta forzata - sezione 9<br />

52,73 mc 138,15<br />

3,00<br />

Condotta forzata - sezione 10<br />

46,51 mc 139,53<br />

3,91 19,40 mc 75,85<br />

mc 1.253,82<br />

6) E<strong>di</strong>ficio centrale e scarico<br />

scavo sbancamento centrale<br />

17,00 12,00 6,00<br />

mc 1.224,00<br />

2,70 7,80 6,00<br />

mc 126,36<br />

livellamento piazzale manovra<br />

2,45 17,70 0,30<br />

mc 13,01<br />

6,20 3,50 0,30<br />

mc 6,51<br />

Scavo vasca e canale <strong>di</strong> scarico<br />

7,70 9,00 1,20 mc 83,16<br />

6,00 9,00 3,50 mc 189,00<br />

scavo condotta <strong>di</strong> scarico<br />

6,00 2,00 2,00 mc 24,00<br />

mc 1.666,04<br />

7) Cavidotto interrato<br />

Scavo cavidotto<br />

7.962,43 0,30 0,80<br />

mc 1.910,98<br />

mc 1.910,98<br />

Sommano totale scavi : mc 17.400,96<br />

Regimazione delle acque meteoriche<br />

La corretta gestione dei deflussi superficiali relativi alle acque meteoriche in particolare rappresenta<br />

un elemento <strong>di</strong> fondamentale importanza ai fini <strong>di</strong> garantire la stabilità nel tempo delle opere in<br />

progetto (piste permanenti) nonché la sicurezza a breve termine delle piste provvisorie e dei tratti<br />

oggetto <strong>di</strong> scavo.<br />

L’acqua rappresenta infatti il principale fattore <strong>di</strong> degradazione <strong>di</strong> strada e piste, agisce per erosiine<br />

superficiale asportando i materiali a granulometria fine dalla carreggiata, riducendone la<br />

compattezza e la soli<strong>di</strong>tà.<br />

L’energia erosiva dell’acqua aumenta con la sua concentrazione (quantità) e velocità, ossia con la<br />

lunghezza e pendenza del suo percorso sulla strada; fintanto che la pendenza della strada è


76<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

contenuta entro valori prossimi al 10% l’energia dell’acqua non assume entità tali da erodere la<br />

carreggiata, ma su pendenze superiori <strong>di</strong>venta necessario allontanarla dalla carreggiata con opere<br />

trasversali, la cui spaziatura si deve ridurre con l’aumentare della pendenza.<br />

Nell’ambito del progetto vanno <strong>di</strong>stinte due con<strong>di</strong>zioni tipo:<br />

• piste provvisorie per posa condotta<br />

• pista definitiva per accesso alla centrale<br />

Nel primo caso le pendenze sono sempre molto contenute perché la condotta fino all’ultimo tratto si<br />

sviluppa seguendo la costa del versante e le superfici mo<strong>di</strong>ficate sono destinate al termine delle fasi<br />

<strong>di</strong> posa e ritombatura delle trincee ad essere rapidamente ripristinate.<br />

In questi casi risulta poco utile la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> opere trasversali così come la formazione <strong>di</strong><br />

cunette lungituninali che avrebbero il solo esito <strong>di</strong> concentrare i deflusi contrad<strong>di</strong>cendo il principio<br />

della riduzione delle portate convogliate; pernnato si prevede <strong>di</strong> definire profili trasversali<br />

blandamente inclinati verso valle in modo tale da favorire lo sgrondo <strong>di</strong>ffuso delle acque meteoriche<br />

verso valle evitando concentrazioni che potrebbero favorire l’insorgere <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> eorsione<br />

concentrata sul corpo della pista e sui suoi fianchi.<br />

Per quantyo riguarda la pista definitiva <strong>di</strong> accesso alla centrale invece le pendenze in gioco (> 15%)<br />

e la necessità <strong>di</strong> garantire il mantenimento nel tempo dell’opera comportano l’obbligo <strong>di</strong> prevedere<br />

la formazione <strong>di</strong> opere trasversali <strong>di</strong> sgrondo in grado <strong>di</strong> parzializzare in modo consistente i deflussi<br />

e <strong>di</strong> evitare lo sviluppo <strong>di</strong> fenomeni erosivi lungo la <strong>di</strong>rezione del tracciato.<br />

Schema tipo <strong>di</strong> canaletta <strong>di</strong> sgrondo<br />

Il progetto prevede la posa <strong>di</strong> canalette in legno duro (larice, castagno, douglasia) formate da due<br />

panconi che potranno essere inchiodate a coltello su un tavolone, spaziati in alto con ferri a T o a X<br />

in grado <strong>di</strong> contrastare la spinta dei panconi stessi e <strong>di</strong> garantire la necessaria rigi<strong>di</strong>tà all’opera<br />

anche in relazione al traffico veicolare.


77<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

La spaziatura prevista per le canalette trasversali è <strong>di</strong> 30 m, in fase esecutiva tuttavia saranno<br />

verificate le con<strong>di</strong>zioni specifiche punto per punto e si provvederà eventualmente a ridurre la<br />

spaziatura nelle situazioni valutate come critiche (tratti maggiormente acclivi, cambi <strong>di</strong> pendenza).<br />

8 STRATEGIE DI MITIGAZIONE<br />

Nell’ambito del contributo geologico alla progettazione è evidente che le strategie <strong>di</strong> mitigazione<br />

degli impatti si collocano a monte della progettazione stessa e si traducono nella collaborazione tra<br />

tecnico progettista e geologo nella scelta <strong>di</strong> soluzioni progettuali compatibili con la conservazione<br />

degli equilibri geologici s.l. del territorio oggetto <strong>di</strong> intervento.<br />

Nel caso in oggetto particolare attenzione è stata posta nella definizione del tracciato della condotta<br />

che è stato in<strong>di</strong>viduato, pur tenendo conto delle esigenze tecniche, delimitando le porzioni <strong>di</strong><br />

territorio considerate geologicamente sensibili in relazione alla stabilità dei versanti e cercando <strong>di</strong><br />

sfruttare il più possibile i tracciati stradali esistenti, limitando così anche i volumi <strong>di</strong> scavo<br />

necessari.<br />

Allo stesso modo si è proceduto per l’in<strong>di</strong>viduazione dei siti per la realizzazione dell’opera <strong>di</strong> presa<br />

e per l’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> produzione, i cui criteri localizzativi sono stati definiti tenendo in ampia<br />

considerazione le caratteristiche geologiche dell’area nel suo complesso.<br />

E’ evidente che l’impatto derivante dalle interazioni tra opere e terreno risulterà trascurabile nel<br />

caso in cui le opere vengano realizzate a regola d’arte; nei capitolo che precedono sono state<br />

definite e descritte tutte le attività che il progetto prevede ai fini del consolidamento dei tratti<br />

interessati dall’esecuzione delle opere (formazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> sostegno come palizzate e palificate<br />

a doppia parete) così come della corretta regimazione delle acque superficiali incanalate (calottatura<br />

e pavimentazione degli alvei interferiti) e delle acque meteoriche.<br />

La realizzazione dell’intervento in progetto, esaurita la fase <strong>di</strong> maggiore impatto (scavi), permetterà<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> definire un organico programma <strong>di</strong> manutenzione e ripristino delle opere esistenti che sarà<br />

attuato non solo nella fase <strong>di</strong> cantiere, ma anche durante l’esercizio dell’impianto in quanto<br />

funzionale alle necessità dei gestori.<br />

L'utilizzo nelle fasi <strong>di</strong> ripristino <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> stabilizzazione e consolidamento delle sponde dei<br />

corsi d'acqua e delle scarpate me<strong>di</strong>ante opere <strong>di</strong> ingegneria naturalistica contribuirà a garantire le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità delle stesse e al contempo consentirà <strong>di</strong> ottenere il pieno recupero ambientale<br />

delle aree trasformate.


9 ANALISI DEGLI IMPATTI ATTESI<br />

78<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

In relazione alla matrice ambientale Litosfera, con particolare riferimento al Sottosuolo, erano state<br />

in<strong>di</strong>viduate come principali linee <strong>di</strong> impatto potenziale le seguenti:<br />

• parziale o totale danneggiamento <strong>di</strong> singolarità geologiche (geotopi)<br />

• mo<strong>di</strong>fica degli equilibri della componente stessa nel suo insieme (rischio idrogeologico)<br />

Per quanto riguarda il primo tema è gia stata evidenziata l’assenza <strong>di</strong> peculiarità geologiche <strong>di</strong><br />

rilievo nell’area e, in ogni caso, le caratteristiche dell’intervento in progetto che non prevede<br />

significative mo<strong>di</strong>ficazioni del territorio né occupazioni permanenti <strong>di</strong> suolo non comporterà<br />

sostanziali variazioni nell’utilizzo del territorio interessato né limiterà la fruizione degli elementi <strong>di</strong><br />

interesse geologico e scientifico presenti nella zona.<br />

Per questi motivi l’impatto indotto dall’intervento rispetto a questi aspetti può essere considerato<br />

nullo.<br />

In riferimento al secondo tema all’interno della definizione generale devono essere <strong>di</strong>stinti impatti<br />

più specifici che si riferiscono a una serie <strong>di</strong> effetti <strong>di</strong>retti e in<strong>di</strong>retti sulla componente sottosuolo<br />

che possono determinare alterazioni sugli equilibri generali del sito con particolare riferimento alle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità geomorfologica delle aree interessate.<br />

Questi impatti possono essere presenti sia nelle fasi <strong>di</strong> cantierizzazione delle opere sia in fase <strong>di</strong><br />

esercizio e possono essere riassunti nei seguenti temi principali:<br />

Erosione e <strong>di</strong>ssesti superficiali<br />

Alterazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> permeabilità complessiva del suolo<br />

Riduzione della stabilità complessiva del sottosuolo<br />

Si tratta evidentemente <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> potenziali effetti sul territorio strettamente correlati tra <strong>di</strong> loro<br />

la cui eventuale sussistenza determina impatti negativi sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rischio idrogeologico<br />

delle aree.<br />

Per quanto riguarda i potenziali effetti positivi essi vengono ricondotti sinteticamente a tutte le<br />

azioni collegate al progetto che possono in qualche modo contribuire a migliorare le con<strong>di</strong>zioni<br />

generali e locali <strong>di</strong> rischio idrogeologico nel territorio interessato dal progetto:<br />

Riduzione dei rischi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto idrogeologico esistenti attraverso azioni collegate al progetto<br />

Le azioni elementari che possono contribuire a determinare gli impatti <strong>di</strong> cui sopra sono le seguenti:<br />

Fase <strong>di</strong> Cantiere<br />

Occupazione <strong>di</strong> suolo<br />

Stoccaggio <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> cantiere e <strong>di</strong> scavo<br />

Esecuzione <strong>di</strong> scavi in alveo<br />

Esecuzione <strong>di</strong> scavi per posa condotte e costruzione centrale<br />

Ripristino e manutenzione opere <strong>di</strong> regimazione esistenti


Fase <strong>di</strong> Esercizio<br />

Presenza centrale<br />

Presenza opera <strong>di</strong> presa<br />

Presenza condotta<br />

Manutenzione or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>naria impianto e infrastrutture collegate<br />

Ai punti seguenti saranno analizzati e valutati i <strong>di</strong>versi impatti attesi .<br />

79<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Erosione e <strong>di</strong>ssesti superficiali<br />

L’esecuzione <strong>di</strong> interventi lungo i versanti e il consumo <strong>di</strong> suolo e <strong>di</strong> vegetazione conseguenti<br />

possono favorire l’aumento delle velocità <strong>di</strong> erosione soprattutto legata all’azione <strong>di</strong>lavante delle<br />

acque meteoriche che può risultare estremamente efficace su superfici acclivi interessate da scavi<br />

con rimozione della coltre superficiale e da rinterri <strong>di</strong> materiale poco coerente.<br />

Nel contesto del progetto in analisi le situazioni interessate da questo tipo <strong>di</strong> processo sono quelle<br />

relative ai tratti <strong>di</strong> versante interessati dalla posa della condotta.<br />

Le verifiche <strong>di</strong> stabilità globale eseguite hanno confermato che la configurazione progettuale <strong>di</strong><br />

questa parte dell’intervento non determina con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> instabilità nei versanti interessati.<br />

Per quanto attiene specificamente alla possibile accelerazione dei fenomeni erosivi sulla coltre<br />

superficiale, le strategie <strong>di</strong> mitigazione previste consentiranno <strong>di</strong> limitare tali impatti sia nelle fasi <strong>di</strong><br />

cantiere sia in quelle <strong>di</strong> esercizio a breve e lungo termine.<br />

In particolare le fasi <strong>di</strong> scavo delle trincee saranno realizzate per settori <strong>di</strong> limitata lunghezza cui<br />

farà seguito la posa della condotta e il ritombamento della trincea che avverrà prima dell’inizio<br />

dello scavo del tratto successivo.<br />

In questo modo si limiteranno i volumi <strong>di</strong> materiale movimentato e stoccato provvisoriamente e<br />

potrà essere garantito il monitoraggio del settore <strong>di</strong> scavo, nonché la protezione degli scavi con teli<br />

impermeabili e l’eventuale drenaggio e allontanamento delle acque drenate dalla trincea stessa.<br />

Nelle fasi <strong>di</strong> scavo è previsto l’accantonamento provvisorio della coltre <strong>di</strong> terreno vegetale<br />

superficiale che potrà quin<strong>di</strong> essere riutilizzata per il ripristino della copertura originale del terreno.<br />

Il ripristino me<strong>di</strong>ante l’apporto <strong>di</strong> suolo garantirà stabilità gravitazionale del versante per il periodo<br />

che intercorre dal posizionamento delle opere al riformarsi dello strato vegetale.<br />

La realizzazione delle opere <strong>di</strong> consolidamento del tratto <strong>di</strong> versante a valle della condotta nel<br />

settore situato a valle del <strong>di</strong>ssesto che caratterizza la zona prossima all’attraversamento del torrente<br />

<strong>Dolca</strong>, permetterà inoltre <strong>di</strong> migliorare gli attuali assetti del pen<strong>di</strong>o, stabilizzando per un lungo tratto<br />

la coltre detritico-eluviale che risulta localmente soggetta a fenomeni <strong>di</strong> colamento, così come la<br />

formazione degli attraversamenti dei corsi d’acqua interferiti dal passaggio della condotta con opere<br />

in pietrame permetterà <strong>di</strong> garantire la stabilizzazione dei tratti <strong>di</strong> alveo interessati e delle sponde e <strong>di</strong><br />

limitare la loro tendenza all’erosione e al trasporto.<br />

Tutto ciò premesso si può affermare che gli impatti negativi in fase <strong>di</strong> cantiere rispetto a potenziali<br />

accelerazioni della capacità erosiva dei terreni debbano essere considerati localmente significativi,<br />

ma reversibili a breve termine in considerazione delle strategie <strong>di</strong> recupero e sistemazione<br />

definitiva delle aree interessate dall’intervento.


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CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

In fase <strong>di</strong> esercizio, se adottate in maniera corretta le misure <strong>di</strong> recupero vegetazionale, gli impatti<br />

dovranno essere considerati nulli o, ad<strong>di</strong>rittura, positivi, tenuto conto del fatto che la presenza<br />

dell’impianto e i necessari interventi <strong>di</strong> controllo e manutenzione consentiranno <strong>di</strong> tenere sotto<br />

controllo anche le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità dei versanti.<br />

Alterazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> permeabilità complessiva del suolo<br />

I terreni presenti in situ sono caratterizzati da una permeabilità per porosità dovuta alla presenza<br />

nella roccia incoerente <strong>di</strong> spazi vuoti <strong>di</strong> una certa <strong>di</strong>mensione che formano una rete continua per cui<br />

l’acqua meteorica può passare infiltrandosi da uno spazio all’altro.<br />

La permeabilità che <strong>di</strong>pende principalmente dalle <strong>di</strong>mensioni, dalla forma, dalla densità e<br />

dall’intercomunicabilità degli spazi vuoti presenti nel deposito viene misurata dalla quantità<br />

d’acqua che passa nell’unità <strong>di</strong> tempo attraverso l’unità <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> una sezione del terreno con<br />

cadente 1 ad una determinata temperatura.<br />

Le acque meteoriche che penetrano nel sottosuolo sollecitate dalla gravità attraversano<br />

temporaneamente la zona <strong>di</strong> evaporazione (strato superficiale del suolo), la zona <strong>di</strong> aerazione (strato<br />

<strong>di</strong> sottosuolo aerato posto fra la superficie del suolo e la superficie freatica) andando poi a poco a<br />

poco ad occupare ed impregnare i meati del deposito incoerente proprio della zona <strong>di</strong> saturazione<br />

sede dell’acquifero.<br />

L’acqua meteorica può penetrare nel sottosuolo soltanto dove incontra un suolo permeabile, le<br />

caratteristiche fisiche ed idrologiche <strong>di</strong> questo strato superficiale sono molto importanti per la<br />

penetrazione dell’acqua nel sottosuolo la cui quantità penetrabile <strong>di</strong>pende da numerosi fattori:<br />

Per quanto riguarda gli aspetti meteorologici, è evidente che la penetrazione d’acqua nel suolo, a<br />

parità <strong>di</strong> importo totale, è maggiore quando le precipitazioni sono <strong>di</strong> minore durata, in quanto i suoli<br />

sono dotati <strong>di</strong> una certa capacità <strong>di</strong> saturazione, raggiunta la quale si comportano come<br />

impermeabili.<br />

FATTORI<br />

Meteorologici quantità totale, durata, intensità e qualità delle precipitazioni; nella temperatura<br />

dell’aria e del suolo durante e dopo le precipitazioni e nello stato igrometrico<br />

dell’area;<br />

Morfologici acclività delle superfici del suolo<br />

Geologici coefficiente <strong>di</strong> permeabilità dei terreni<br />

Biologici influenza <strong>di</strong>retta ed in<strong>di</strong>retta della vegetazione e delle opere antropiche


81<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Se le precipitazioni sono troppo scarse, determinano la restituzione per evaporazione <strong>di</strong> una<br />

maggiore quantità d’acqua nell’atmosfera, mentre piogge molto ingenti ,a parità <strong>di</strong> importo totale,<br />

determinano penetrazione nel suolo <strong>di</strong> minori quantità <strong>di</strong> acqua.<br />

Anche la qualità delle precipitazioni riveste notevole importanza sulla quantità <strong>di</strong> acqua che penetra<br />

nel sottosuolo, infatti quando il manto nevoso ricopre i terreni, durante il suo periodo <strong>di</strong> fusione,<br />

cede acqua in maniera continuativa al terreno.<br />

La temperatura dell’aria e del suolo, e lo stato igrometrico dell’aria sono fattori anch’essi importanti<br />

che determinano l’evaporazione e quin<strong>di</strong> della quantità d’acqua che viene rimandata nell’atmosfera<br />

prima della sua penetrazione nel suolo.<br />

I fattori morfologici, determineranno delle variazioni della penetrazione dell’acqua nel suolo dalla<br />

durata della sua permanenza sulla superficie, è evidente che quanto più inclinata è la superficie del<br />

suolo tanto maggiore sarà la velocità <strong>di</strong> scorrimento delle acque e tanto minore sarà il suo<br />

stazionamento sulla superficie percolante.<br />

Il fattore geologico consiste principalmente nel grado <strong>di</strong> permeabilità del terreno, la quantità<br />

d’acqua che può penetrare nel suolo è <strong>di</strong>rettamente proporzionale al coefficiente <strong>di</strong> permeabilità<br />

proprio dei terreni; è evidente che il suolo agrario dove oltre alla sostanza inorganica si trovano<br />

residui più o meno abbondanti <strong>di</strong> sostanza organica non ha lo stesso grado <strong>di</strong> permeabilità dei<br />

terreni incoerenti da cui deriva.<br />

I fattori biologici si riferiscono all’influenza <strong>di</strong>retta ed in<strong>di</strong>retta della vegetazione e delle opere<br />

antropiche a tal proposito appare verosimile che l’influenza che esercitano le piante erbacee è<br />

<strong>di</strong>fferente da quella che esercitano le piante a me<strong>di</strong>o ed alto fusto, pur non essendo nostro compito<br />

soffermarci su tale argomento, si può comunque sostenere che, per precipitazioni <strong>di</strong> normale<br />

intensità, i terreni con vegetazione posseggono maggiore permeabilità <strong>di</strong> quelli spogli, nelle zone<br />

boscate per esempio si ha un notevole aumento della permeabilità, inoltre a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

morfologiche legate all’acclività, il deflusso superficiale delle acque sul suolo boschivo è più lento<br />

per cui una maggiore quantità d’acqua può penetrare nel suolo.<br />

Le attività umane esercitano anch’esse un’influenza rilevante sulla penetrazione delle acque nel<br />

suolo, basti pensare ai <strong>di</strong>sboscamenti ed alla rimozione e mo<strong>di</strong>ficazione del suolo agrario e/o dello<br />

strato areato per comprendere come tali operazioni possano trasformare le naturali con<strong>di</strong>zioni<br />

originarie.<br />

La creazione <strong>di</strong> importanti superfici impermeabili, soprattutto in aree caratterizzate da elevata<br />

acclività, può favorire in occasione <strong>di</strong> eventi meteorici intensi l’instaurarsi <strong>di</strong> flussi idrici<br />

superficiali non controllati con conseguenze rilevanti sui fenomeni <strong>di</strong> erosione superficiale del suolo<br />

e, quin<strong>di</strong>, sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità complessiva del territorio.<br />

Per quanto attiene alle competenze geologiche, il progetto in questione potrà determinare delle<br />

variazioni soprattutto sui fattori riguardanti gli aspetti morfologici e geologici.<br />

Nel caso del progetto in esame gli unici interventi <strong>di</strong> un certo rilievo che comporteranno<br />

l’impermeabilizzazione del suolo superficiali sono quelli relativi alla costruzione dell'e<strong>di</strong>ficio<br />

centrale, che tuttavia, considerate le <strong>di</strong>mensioni delle opere, si tradurrà in una superficie<br />

complessiva <strong>di</strong> circa 200 m 2 .


82<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Si tratta evidentemente <strong>di</strong> valori trascurabili, tenuto conto anche che l'opera sarà realizzata in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> un'area pianeggiante posta in a<strong>di</strong>acenza all'alveo del torrente <strong>Dolca</strong>, dove quin<strong>di</strong><br />

non sussistono problemi per lo smaltimento delle acque meteoriche raccolte dai tetti e dai piazzali.<br />

Nell'area <strong>di</strong> interesse peraltro il substrato roccioso è affiorante o subaffiorante e la potenza delle<br />

coperture è molto ridotta, pertanto non si introdurranno variazioni sostanziali all'assetto<br />

idrogeologico locale per quanto riguarda, ad esempio, l'alimentazione degli acquiferi sotterranei.<br />

Le altre parti dell’impianto (opera <strong>di</strong> presa, viabilità e condotta) non determineranno variazioni<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> permeabilità complessiva dei suoli, se non nelle fasi cantiere nelle quali la<br />

creazione delle aree temporanee comporterà occupazione <strong>di</strong> superfici che saranno poi restituite al<br />

loro naturale utilizzo.<br />

Per questi motivi si può affermare che gli impatti attesi per quanto riguarda questo tipo <strong>di</strong> pressione<br />

devono essere considerati trascurabili e reversibili a breve termine per quanto riguarda la fase <strong>di</strong><br />

cantiere e comunque trascurabili, ma irreversibili, nella fase <strong>di</strong> esercizio.<br />

Riduzione della stabilità complessiva del sottosuolo<br />

La stima degli impatti potenziali generati dalla realizzazione dell’intervento è stata effettuata<br />

considerando tutte le misure e soluzioni mitigative intraprese in fase progettuale, che per quanto<br />

attiene il contributo geologico ha previsto l’adozione <strong>di</strong> scelte e strategie compatibili con la<br />

conservazione degli equilibri geologici s.l. del territorio oggetto <strong>di</strong> intervento, concordate in corso<br />

d’opera con i progettisti.<br />

Nella fase preliminare al progetto oltre alle soluzioni realizzative si sono considerate anche quelle<br />

localizzative evitando, per quanto possibile, la localizzazione delle opere in progetto in aree che<br />

presentano una elevata sensibilità intrinseca o una situazione attuale <strong>di</strong> significativa criticità.<br />

Le soluzioni realizzative hanno previsto la scelta delle migliori tecnologie esistenti, l’utilizzazione<br />

<strong>di</strong> soluzioni nel rispetto dei livelli <strong>di</strong> sicurezza, la minimizzazione dell’utilizzo <strong>di</strong> materiali<br />

cementizi e, per quanto possibile, l’impiego <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> ingegneria naturalistica.<br />

L’analisi eseguita sui <strong>di</strong>versi moduli dell’impianto ha consentito <strong>di</strong> verificare, secondo i criteri <strong>di</strong><br />

cui al D.M. 14.01.2008, le interazioni tra le opere in progetto e il terreno con particolare riferimento<br />

alla verifica della stabilità globale dei versanti in corrispondenza dei settori in cui sensibile risultava<br />

l'impatto degli scavi sui pen<strong>di</strong>i oppure la mo<strong>di</strong>fica degli originali assetti geometrici del pen<strong>di</strong>o, con<br />

particolare riferimento ai tratti della viabilità <strong>di</strong> cantiere per l'accesso all'e<strong>di</strong>ficio centrale, dove il<br />

tracciato stradale si sovrappone alla linea della condotta forzata, al settore <strong>di</strong> versante interessato<br />

dagli scavi necessari per la costruzione dell'e<strong>di</strong>ficio centrale e ai tratti <strong>di</strong> condotta forzata che<br />

insistono sui versanti caratterizzati da maggiore acclività.<br />

Sia le geometrie dei tratti in scavo della pista <strong>di</strong> cantiere sia, soprattutto, quelle del profilo <strong>di</strong> scavo<br />

per l'e<strong>di</strong>ficio centrale derivano da un proce<strong>di</strong>mento iterativo <strong>di</strong> verifiche successive finalizzate<br />

all'ottenimento del miglior compromesso tra stabilità del versante e contenimento dei volumi <strong>di</strong><br />

scavo e <strong>di</strong> superfici interessate dall'intervento.<br />

In sostanza l'approccio risulta improntato alla sinergia tra progettista s.s. e progettista<br />

geologo/geotecnico al fine <strong>di</strong> ottimizzare le soluzioni, tenendo in preminente conto gli impatti sulla<br />

componente suolo e sottosuolo derivanti dall'esecuzione delle opere nel loro insieme, con attenzione<br />

particolare alle con<strong>di</strong>zioni generali <strong>di</strong> stabilità del territorio.


83<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

E' evidente che le ipotesi fatte nel presente lavoro, sulla base delle quali sono state eseguite le<br />

verifiche geotecniche, dovranno essere confermate in fase esecutiva con particolare riferimento al<br />

controllo della qualità geotecnica dei materiali oggetto <strong>di</strong> scavo ed all'eventuale presenza <strong>di</strong> acque<br />

sotterranee drenate dal deposito; in funzione degli effettivi riscontri <strong>di</strong> terreno dovranno<br />

eventualmente essere adeguate le geometrie e le tecniche <strong>di</strong> scavo in modo tale da garantire sempre<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza attese.<br />

I materiali provenienti dagli scavi non dovranno mai essere abbandonati in aree acclivi o troppo<br />

prossime alle zone <strong>di</strong> pertinenza del corso d’acqua, gli stoccaggi provvisori potranno essere<br />

eventualmente protetti con l’ausilio <strong>di</strong> teli impermeabili in modo tale da evitare che fenomeni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>lavamento da acque meteoriche possano favorire lo sviluppo <strong>di</strong> flussi indesiderati <strong>di</strong> miscele <strong>di</strong><br />

acqua e detriti verso il torrente <strong>Dolca</strong> e le aree circostanti.<br />

Le stesse misure saranno adottate per tutti gli stoccaggi provvisori dei materiali <strong>di</strong> sterro provenienti<br />

dai <strong>di</strong>versi moduli del cantiere, con particolare attenzione a quelli derivanti dagli scavi per la posa<br />

della condotta interrata.<br />

Alla luce <strong>di</strong> quanto sopra esposto si può quin<strong>di</strong> ritenere che l’impatto dell’intervento nei confronti<br />

della stabilità generale dei versanti risulta significativo in fase <strong>di</strong> cantiere, ma reversibile a breve<br />

termine, mentre risulterà pressoché nullo in fase <strong>di</strong> esercizio.<br />

Riduzione dei rischi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto idrogeologico esistenti attraverso azioni collegate<br />

al progetto<br />

La realizzazione delle opere in progetto comporterà l'esecuzione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> interventi che<br />

potranno conseguire effetti positivi sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità generali della zona, con particolare<br />

riferimento alla manutenzione degli alvei dei corsi d'acqua interessati dalle opere, in primis il<br />

torrente <strong>Dolca</strong> nella zona dell'opera <strong>di</strong> derivazione.<br />

In questo settore i fenomeni connessi al trasporto solido dello stesso torrente e degli affluenti <strong>di</strong><br />

destra, hanno favorito nel tempo l'accumulo <strong>di</strong> cospicui volumi <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong> origine alluvionale<br />

(grossi blocchi, ciottoli, ghiaie e sabbie) che definiscono sezioni <strong>di</strong> deflusso molto articolate e<br />

localmente ostacoli al regolare deflusso delle acque poco a monte dell'attraversamento della pista<br />

forestale.<br />

Gli interventi necessari per la costruzione dell'opera <strong>di</strong> derivazione permetteranno <strong>di</strong> intervenire in<br />

questo tratto <strong>di</strong> corso d'acqua rimuovendo gli accumuli detritici e migliorando in modo sostanziale<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> efficienza idraulica del corso d’acqua.<br />

In questo contesto si può quin<strong>di</strong> ritenere che le azioni collegate al progetto produrranno impatti<br />

positivi rilevanti e reversibili a lungo termine, fintanto che l’esercizio dell’impianto consentirà <strong>di</strong><br />

eseguire manutenzioni perio<strong>di</strong>che e costanti.<br />

9.1. MATRICE RIASSUNTIVA DEGLI IMPATTI<br />

Al termine della fase <strong>di</strong> valutazione si riportano le matrici complessive che sintetizzano tutti gli<br />

impatti sulle componenti ambientali analizzate nel presente stu<strong>di</strong>o valutati sia nella fase <strong>di</strong> cantiere<br />

sia nella fase <strong>di</strong> esercizio.<br />

Per stimare l’importanza della variazione prodotta dal progetto sui <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>catori si è fatto uso<br />

<strong>di</strong> scale <strong>di</strong> stime degli impatti, al fine <strong>di</strong> poter misurare tutti gli impatti in base ad una scala<br />

omogenea.


84<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Nel presente stu<strong>di</strong>o si è scelto <strong>di</strong> impiegare una scala qualitativa - simbolica i cui livelli <strong>di</strong><br />

significatività e relativi simboli sono riportati nella tabella che segue.<br />

Livelli <strong>di</strong> significatività e relative scale (qualitative e cromatiche)<br />

IMPATTI NEGATIVI IMPATTI POSITIVI<br />

* * * * * *<br />

** ** ** ** ** **<br />

*** *** *** *** *** ***<br />

TRASCURABILI TRASCURABILI<br />

SIGNIFICATIVI SIGNIFICATIVI<br />

RILEVANTI RILEVANTI<br />

Reversibile a<br />

breve termine<br />

Reversibile a<br />

lungo termine<br />

Irreversibile<br />

La valutazione è stata condotta assumendo il principio <strong>di</strong> precauzione, per il quale se non si può<br />

escludere che vi siano effetti negativi si presume che vi possano essere, pertanto nell’assegnazione<br />

dei livelli <strong>di</strong> significatività degli impatti si sono adottati livelli <strong>di</strong> scala più elevati.<br />

LITOSFERA<br />

LITOSFERA – SUOLO, SOTTOSUOLO E ASSETTO<br />

IDROGEOLOGICO<br />

FASE DI CANTIERE<br />

VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ATTESI<br />

Reversibile a<br />

breve termine<br />

Occupazione <strong>di</strong> suolo<br />

Reversibile a<br />

lungo termine<br />

Stoccaggio <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> cantiere e <strong>di</strong> scavo<br />

Esecuzione <strong>di</strong> scavi in alveo<br />

Irreversibile<br />

Esecuzione <strong>di</strong> scavi per posa condotte e costruzione<br />

centrali<br />

Parziale o totale danneggiamento <strong>di</strong> peculiarità geologiche (Geotopi) - - - - -<br />

Erosione e <strong>di</strong>ssesti superficiali - - * ** -<br />

Alterazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> permeabilità complessiva del suolo * * - * -<br />

Riduzione della stabilità complessiva del sottosuolo - * * ** -<br />

_<br />

NESSUN<br />

IMPATTO<br />

Riduzione dei rischi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto idrogeologico esistenti attraverso azioni<br />

collegate al progetto - - - - **<br />

Realizzazione attraversamenti in alveo


LITOSFERA<br />

LITOSFERA – SUOLO, SOTTOSUOLO E ASSETTO<br />

IDROGEOLOGICO<br />

FASE DI ESERCIZIO<br />

VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ATTESI<br />

85<br />

Presenza centrali<br />

Presenza piste definitive<br />

CORRADO CASELLI<br />

Geology Consulting<br />

Presenza opere <strong>di</strong> presa<br />

Presenza delle condotte<br />

Manutenzione or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>naria impianto e<br />

infrastrutture collegate<br />

Parziale o totale danneggiamento <strong>di</strong> peculiarità geologiche (Geotopi) - - - - -<br />

Erosione e <strong>di</strong>ssesti superficiali - * - - **<br />

Alterazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> permeabilità complessiva del suolo * * - - -<br />

Riduzione della stabilità complessiva del sottosuolo - - - - -<br />

Riduzione dei rischi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto idrogeologico esistenti attraverso azioni<br />

collegate al progetto - - ** - **<br />

Dott. Geol. CORRADO CASELLI

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