Gds_3 Anno 2011 - Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia

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A questi tre fattori principali ne sono stati aggiunti altri due, di mitigazione o esaltazione, relativi alla copertura vegetale/uso suolo e all’aggressività delle piogge, in termini di fattori statistici (iso-A) di CANNA- ROZZO et al. (1990). gdiS 3 • 2011 settembre-dicembre In particolare, entrambi i fattori sono stati considerati come “influenti” il doppio rispetto al fattore altimetria. La tabella 9 mostra i pesi assegnati alle classi dei due fattori vegetazione e piogge: Tabella 9 - Indici assegnati ai diversi fattori di mitigazione/esaltazione del dissesto idrogeologico potenziale in Provincia di Messina. vegetazione roccia nuda pascoli-altro seminativo boschi urbanizzato peso 0 -2 -4 -6 -8 piogge 19-25 25.1- 27.1- 29.1- 31.1- 33.1- 35.1- 37.1- 39.1- (iso-a) 19-25 27 29 31 33 35 37 39 42 peso 1 2 4 6 8 10 12 14 16 Fig. 8 - Valutazione preliminare della pericolosità potenziale al dissesto idrogeologico in Provincia di Messina sulla base di tutte le tipologie cinematiche contenute nel PAI. Per cui, la somma algebrica dei coefficienti dei cinque fattori ha condotto all’elaborazione della carta della pericolosità potenziale al dissesto geomorfologico (sulla base dei dati PAI) per il territorio provinciale di Messina. Pertanto, la pericolosità potenziale su base dati PAI (somma pesi dei cinque fattori), risulta: molto bassa bassa media elevata molto elevata 0-8 8.1-16 16.1-24 24.1-32 32.1-40 Il tematismo di Fig. 8 è stato realizzato con il software GIS ARCVIEW, immettendo informazioni strati- ficate quali: acclività, litologia, fasce altimetriche, con l’aggiunta dei fattori relativi alla componente vegetazionale e all’aggressività delle piogge. Dall’elaborazione di queste informazioni si è rilevato che: i livelli più elevati di pericolosità potenziale al dissesto caratterizzano la dorsale peloritana (versante ionico), mentre una pericolosità media, tendente ad elevata, caratterizza i settori collinari e montani compresi tra Capo Calavà e Capo Tindari. Lungo il versante tirrenico della dorsale peloritana, i livelli di pericolosità più elevati si registrano nelle zone di testa dei bacini imbriferi e decrescono fino a livelli di pericolosità medio-alta nei settori di foce. 45

CONCLUSIONI Lo studio condotto nella provincia di Messina ha consentito di fornire alcune considerazioni: la gran parte degli agglomerati urbani del territorio provinciale sono a rischio potenziale in relazione al verificarsi di eventi meteorici intensi; anche laddove esistono più vie di fuga, esse sono sovente contemporaneamente soggette a dissesti potenziali; questi dissesti potenziali sono rappresentati sia da crolli, colate detritiche, ma anche da altre tipologie cinematiche che tuttavia possono concorrere alla perdita di vite umane; per le caratteristiche fisiografiche dei bacini imbriferi della Provincia di Messina, le colate detritiche possono attivarsi con una maggiore frequenza statistica lungo il versante ionico, mentre le altre tipologie sono distribuite più omogeneamente nel territorio; nel complesso, la densità dei dissesti potenziali caratterizza il versante ionico e il settore centrale di quello tirrenico; sulla base delle informazioni acquisite durante la presente fase di lavoro, si stima che nel settore occidentale del territorio provinciale il livello di pericolosità potenziale risulta mediamente basso e tende ad aumentare procedento verso i settori orientali; l’elaborazione delle informazioni contenute nel PAI ha enfatizzato una distribuzione pseudo-gaussiana dei dissesti in relazione ad alcuni fattori; su questa base è stata elaborata una carta preliminare della pericolosità potenziale al dissesto del territorio provinciale; la coerenza di questo tematismo con i dati acquisiti nella prima fase di lavoro è in corso di analisi e le valutazioni di merito verranno fornite in una successiva fase di lavoro. Sono state acquisite e analizzate preliminarmente alcune informazioni territoriali-ambientali, le quali concorrono, con pesi diversi, all’assetto geomorfologico e che sottendono ai processi morfodinamici e quindi alle condizioni di equilibrio dei volumi rocciosi affioranti. Tra queste, risultano determinanti i parametri climatici e vegetazionali/uso del suolo. Riguardo il trattamento statistico dei dati idrologici, sono state elaborate curve di probabilità pluviometrica per tempi di ritorno ed intervalli di precipitazione fino a 24 ore. Altresì, sono state anche elaborate preliminarmente le altezze di pioggia per eventi brevi ed intensi (inferiori ad un’ora). Nella successiva fase di lavoro quest’analisi verrà affinata, così come si procederà alla valutazione della 46 pericolisità al dissesto basata anche sulla sismicità della regione, secondo le metodologie proposte in precedenza. Il dettaglio successivo consisterà anche nel censimento ulteriore dei versanti incombenti sugli agglomerati urbani, così come sulle altre tipologie urbane del territorio provinciale, e nella quantificazione lineare dei tratti di vie di fuga a rischio. Verranno inoltre stimate le tipologie e quantità di indagini di campo e/o laboratorio necessarie per la caratterizzazione geotecnica dei corpi rocciosi metastabili, che risulta fondamentale per una stima sufficientemente realistica della pericolosità al dissesto (sia per fattori scatenanti climatici che sismici). Bibliografia Cancelli A. e Nova R. (1985) - Landslides in soli debris cover triggered by rainstorms in Valtellina (Central Alps – Italy). Proc. IV Int. Conf. and Fiel Workshop on Landslides, Tokyo, 267- 272. Cannarozzo M., D’Asaro F. e Ferro V. (1990) - Analisi regionale dei massimi annuali delle piogge di breve durata per il territorio siciliano. Idrotecnica, 6, 251-266. Canuti P. e Casagli N. (1994) - Considerazioni sulla valutazione del rischio di frana. Atti Conv. “Fenomeni franosi e centri abitati”, Bologna, 27 Maggio 1994. CNR-GNDCI e Regione Emilia Romagna. Carrara A. et al. (1985) - Classificazione e nomenclatura dei fenomeni franosi. Geol. Appl. e Idrogeol., 20, II, 223-243. Coltro R., Ferrara V. e Roda C. (1989) - Relazioni tra acque superficiali e falde sub-alvee nelle fiumare. Atti 4° Conv. Int. Acque Sotterranee, Acireale 17-21 feb. 1980, 3, 211-237. D’Asaro F. e Santoro M. (1983) - Aggressività della pioggia nello studio dell’erosione idrica del territorio siciliano. Pubbl. Ist. Idraul. Univ. Palermo, Arti Grafiche Siciliane, 164, 28 pp. Ferro V. (2002) - La sistemazione dei bacini idrografici. McGraw- Hill, Milano, 676 pp. Ferro V., Giordano G. e Iovino M. (1991) - La carta delle isoerodenti e del rischio erosivo nello studio dell’erosione idrica del territorio siciliano. Idrotecnica, 4, 283-295. Fierotti G. (1988) - Carta dei suoli della Sicilia. Ist. Agronomia Generale- Università di Palermo. FIEROTTI G. (1997) - I suoli della Sicilia. D. Flaccovio Ed., Palermo. Gandolfo S. (1979) - La pioggia in Sicilia (1921-1970). Atti I Conv. Meteorologia Appenninica, Reggio Emilia, 7-10 aprile 1979. Giunta G., Messina A., Bonardi G., Nigro F., Somma R. e Cutrupia D., Giorgianni A., Sparacino V. (1998) - Geologia dei Monti Peloritani (Sicilia NE). Guida all’escursione, 77° Riunione estiva, Palermo, Settembre 1998. Regione Siciliana (1994) - Carta dell’uso del suolo. Ass. Territorio e Ambiente, S.E.L.CA, Firenze. Sassa K. (1989) - Geotechnical classification of landslides. Traduz. R. Lesmo da “Lanslide News”, n. 3, June 1989. Geol. Tecnica, 4, 39-43. 3 • 2011 settembre-dicembre gdiS

A questi tre fattori principali ne sono stati aggiunti<br />

altri due, <strong>di</strong> mitigazione o esaltazione, relativi alla<br />

copertura vegetale/uso suolo e all’aggressività delle<br />

piogge, in termini <strong>di</strong> fattori statistici (iso-A) <strong>di</strong> CANNA-<br />

ROZZO et al. (1990).<br />

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3 • <strong>2011</strong><br />

settembre-<strong>di</strong>cembre<br />

In particolare, entrambi i fattori sono stati considerati<br />

come “influenti” il doppio rispetto al fattore altimetria.<br />

La tabella 9 mostra i pesi assegnati alle classi <strong>dei</strong><br />

due fattori vegetazione e piogge:<br />

Tabella 9 - In<strong>di</strong>ci assegnati ai <strong>di</strong>versi fattori <strong>di</strong> mitigazione/esaltazione del <strong>di</strong>ssesto idrogeologico potenziale in Provincia<br />

<strong>di</strong> Messina.<br />

vegetazione roccia nuda pascoli-altro seminativo boschi urbanizzato<br />

peso 0 -2 -4 -6 -8<br />

piogge 19-25 25.1- 27.1- 29.1- 31.1- 33.1- 35.1- 37.1- 39.1-<br />

(iso-a) 19-25 27 29 31 33 35 37 39 42<br />

peso 1 2 4 6 8 10 12 14 16<br />

Fig. 8 - Valutazione preliminare della pericolosità potenziale al <strong>di</strong>ssesto idrogeologico in Provincia <strong>di</strong> Messina sulla base <strong>di</strong> tutte<br />

le tipologie cinematiche contenute nel PAI.<br />

Per cui, la somma algebrica <strong>dei</strong> coefficienti <strong>dei</strong> cinque<br />

fattori ha condotto all’elaborazione della carta<br />

della pericolosità potenziale al <strong>di</strong>ssesto geomorfologico<br />

(sulla base <strong>dei</strong> dati PAI) per il territorio provinciale<br />

<strong>di</strong> Messina.<br />

Pertanto, la pericolosità potenziale su base dati PAI<br />

(somma pesi <strong>dei</strong> cinque fattori), risulta:<br />

molto bassa bassa me<strong>di</strong>a elevata molto elevata<br />

0-8 8.1-16 16.1-24 24.1-32 32.1-40<br />

Il tematismo <strong>di</strong> Fig. 8 è stato realizzato con il software<br />

GIS ARCVIEW, immettendo informazioni strati-<br />

ficate quali: acclività, litologia, fasce altimetriche, con<br />

l’aggiunta <strong>dei</strong> fattori relativi alla componente vegetazionale<br />

e all’aggressività delle piogge.<br />

Dall’elaborazione <strong>di</strong> queste informazioni si è rilevato<br />

che: i livelli più elevati <strong>di</strong> pericolosità potenziale<br />

al <strong>di</strong>ssesto caratterizzano la dorsale peloritana (versante<br />

ionico), mentre una pericolosità me<strong>di</strong>a, tendente ad<br />

elevata, caratterizza i settori collinari e montani compresi<br />

tra Capo Calavà e Capo Tindari. Lungo il versante<br />

tirrenico della dorsale peloritana, i livelli <strong>di</strong> pericolosità<br />

più elevati si registrano nelle zone <strong>di</strong> testa <strong>dei</strong><br />

bacini imbriferi e decrescono fino a livelli <strong>di</strong> pericolosità<br />

me<strong>di</strong>o-alta nei settori <strong>di</strong> foce.<br />

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