POESIE IN LIBERTÀ THE BAG BOYS VINTAGE MANIA - Urban
POESIE IN LIBERTÀ THE BAG BOYS VINTAGE MANIA - Urban
POESIE IN LIBERTÀ THE BAG BOYS VINTAGE MANIA - Urban
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SPEDIZIONE <strong>IN</strong> A.P.-70%-MILANO<br />
V<strong>IN</strong>TAGE <strong>MANIA</strong><br />
UN ANGELO CHIUDE LA TORTUOSA FILIERA DELL'USATO<br />
<strong>POESIE</strong> <strong>IN</strong> <strong>LIBERTÀ</strong><br />
APPICCICATE, ARROTOLATE: A TOR<strong>IN</strong>O LE TROVI DOVE MENO TE LE ASPETTI<br />
<strong>THE</strong> <strong>BAG</strong> <strong>BOYS</strong><br />
CONT<strong>IN</strong>UA A CRESCERE L'ART COMMUNITY DELLA BOVISA<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 28/11/05 • EURO zero<br />
44<br />
DICEMBRE<br />
GENNAIO
SOMMARIO|DICEMBRE-GENNAIO<br />
9 URBAN VOCI<br />
13 URBAN DREAMS<br />
15 URBAN WOMEN<br />
17<br />
55<br />
URBAN Mensile - Anno 5, Numero 44 - 28.11.05<br />
REDAZIONE<br />
HAPPY NEW DESIGN<br />
18 UN TETTO<br />
PER CHI CI PROVA<br />
24 UNA SCELTA DI PIZZA<br />
27 VERSI DISPERSI<br />
30 LA FABBRICA<br />
DEL V<strong>IN</strong>TAGE<br />
35 ITALIAN SGRAFFITTI<br />
39 PERÒ CHIAMATEMI SUSO<br />
43 MODA: TEEN POPSTAR<br />
51 SHOPP<strong>IN</strong>G<br />
URBAN GUIDA FILM<br />
LIBRI<br />
57<br />
61<br />
DIGITAL LIFE 63<br />
MUSICA 64<br />
TEATRO 67<br />
69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA<br />
87 UNURBAN<br />
redazione@urbanmagazine.it<br />
direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
art director: NICOLA CIOCE<br />
n.cioce@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: FLORIANA CAVALLO<br />
f.cavallo@urbanmagazine.it<br />
segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />
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(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />
presidente: IVAN VERONESE<br />
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Susanna Sivini: susanna@citrus.it<br />
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stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />
Niente veline, né velone: il calendario 365%<br />
Daysign 2006 targato FuoriBiennale nasce per le<br />
graphic design victim<br />
Grazie a una sorta di misterioso mecenate<br />
moderno, che ha “offerto” lo spazio, cresce la<br />
tribù dei creativi che riempiono e colorano The<br />
Bag<br />
“Non fidatevi di chi ha meno di vent’anni!”,<br />
sembrerebbe essere il motto di chi compra e<br />
vende abiti d’annata. Ma vi siete mai chiesti dove<br />
li vadano a scovare?<br />
Sicuramente è un duro colpo per l’ingombrante<br />
ego di molti writer. Ma sciogliere i colori e<br />
riportare gli intonaci a nuovo, come se nessuno<br />
vi avesse mai scritto sopra, deve dare un gusto<br />
irresistibile<br />
PUBBLICITÀ<br />
Direzione:<br />
ARTE 69<br />
NIGHTLIFE 71<br />
BAR E RISTORANTI:<br />
MILANO 72<br />
sales manager:<br />
AUGUSTA ASCOLESE<br />
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ALFONSO PALMIERE<br />
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SILVIA SATURNI<br />
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BARBARA FABBR<strong>IN</strong><br />
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Triveneto<br />
SANDRO CASTELLI<br />
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TOR<strong>IN</strong>O 79<br />
VENETO 81<br />
BOLOGNA 83<br />
NAPOLI 85<br />
Lazio e Abruzzo<br />
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URBAN 7
URBAN VOCI<br />
Gianni Troilo<br />
SULLA PELLE<br />
Un improvviso arrossire ha il potere di smentire<br />
istantaneamente un discorso di diversi minuti. In<br />
una cicatrice, a volte, si può leggere quello che non<br />
si trova in pagine e pagine di biografia. La scoperta<br />
di un tatuaggio può far affiorare un lontano ricordo.<br />
Quanto accade a livello epidermico ha a che fare con<br />
il profondo: la pelle ha una forza comunicativa ultima,<br />
estrema, grazie a cui trasuda la sensualità del corpo<br />
che avvolge.<br />
Anche le città hanno una loro pelle, fatta per lo più<br />
di superfici ortogonali, che “parla” esattamente come<br />
quella delle persone: l’asfalto delle strade, i cordoli<br />
dei marciapiedi, la plasticità delle facciate dei palazzi<br />
raccontano non solo lo stato di salute dei luoghi, ma<br />
ne trasmettono anche il sottile fascino.<br />
Più le cose accadono “sulla pelle”, più coinvolgono<br />
l’anima della città: fuori, per strada, si respira il mood<br />
LETTERE<br />
L’OCCASIONE FA IL TECNICO LADRO<br />
Carissimo direttore,<br />
sul numero di luglio<br />
scorso ho letto<br />
l’articolo su come<br />
la fontana di Trevi<br />
venga prosciugata<br />
e svuotata di tutte<br />
le sue monetine una<br />
volta a settimana.<br />
Incuriosito, sono andato<br />
a vedere l’operazione<br />
e ho notato<br />
come gli “uomini<br />
dagli stivali gialli”,<br />
ovvero i tecnici adibiti<br />
al recupero dei<br />
soldi e alla loro consegna alla Caritas, fossero guardati<br />
con sospetto dalle statue della fontana. Mi è parso di<br />
notare che alcune storcessero addirittura il naso, ma<br />
ho ricondotto il fatto alla levataccia di quella mattina<br />
(erano le sei e mezza). Mi sbagliavo, le statue ci avevano<br />
visto bene! Infatti, alcuni dipendenti della ditta che ha<br />
l’appalto sono stati indagati dalla magistratura, perché i<br />
sacchi di monete, prima di essere consegnati, venivano<br />
alleggeriti di svariati euro... Si parla, infatti, di un bottino<br />
complessivo di 110mila euro. Roba da far girare le palle<br />
anche ai Tritoni e a tutte le statue della fontana!<br />
Catullo Orsini, Roma<br />
Caro Catullo,<br />
forse, proprio nell’epoca del denaro elettronico e delle<br />
banche virtuali, sacconi con migliaia di euro tintinnanti e<br />
maledettamente reali sprigionano una carica magnetica<br />
inebriante. Probabilmente gli indagati non hanno saputo<br />
resistere e, volendo ricreare il particolare “ecosistema”<br />
della fontana di Trevi nella propria vasca da bagno, si<br />
stavano attrezzando...<br />
DICEMBRE-GENNAIO 44<br />
hanno collaborato con noi:<br />
Alberto Bernasconi<br />
andrea baffigo<br />
maurizio baruffaldi<br />
alberto bernasconi<br />
bruno boveri<br />
sandro brescia<br />
maria broch<br />
ciro cacciola<br />
della metropoli, si avvertono i palpiti del suo cuore<br />
pulsante.<br />
Chi dissemina le vie torinesi di poesie, chi sgraffita<br />
(sì, proprio con la esse), chi nella periferia di Roma<br />
continua a sfornare una pizza divina invece di gestire<br />
un ristorante super raffinato, come sarebbe nelle sue<br />
capacità, vive sulla pelle della città e vive la città sulla<br />
pelle.<br />
POMPIERI CON PARI OPPORTUNITÀ<br />
valentina cameranesi<br />
chiara capellini<br />
sasha carnevali<br />
christian carosi<br />
ludovica codecasa<br />
daniele coppi<br />
martina della valle<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
Spettabile redazione,<br />
i pompieri hanno sempre suscitato la mia ammirazione<br />
e anche un certo spirito di emulazione. Finché non ho<br />
letto l’articolo di <strong>Urban</strong> sui corpi volontari pensavo<br />
che le mie aspirazioni fossero destinate a rimanere<br />
tali. Ma a questo punto, contando di potermi giocare<br />
la mia chance, volevo sapere se alle donne fosse richiesto<br />
qualche requisito in più per partecipare alla<br />
formazione.<br />
Susanna Politi, Napoli<br />
Cara Susanna,<br />
freschi di polemica sulle quote rosa parlamentari, la<br />
tua domanda potrebbe apparire maliziosa. Comunque<br />
ti possiamo rassicurare: i vigili del fuoco volontari hanno<br />
un percorso formativo unico sia per gli uomini sia<br />
per le donne. Entrambi devono però superare le visite<br />
mediche di rito.<br />
faust<br />
mirta lispi<br />
paolo madeddu<br />
mklane<br />
cinzia negherbon<br />
mirta oregna<br />
raffaele panizza<br />
S<strong>IN</strong>GLE CON CILICIO?<br />
Carissimo/a Faust,<br />
stamani mi alzo a fatica,<br />
mi trascino in cucina<br />
verso la macchinetta del<br />
caffè, nella mano <strong>Urban</strong> magazine.<br />
Mi siedo e inizio a sfogliarlo,<br />
in cerca di qualche articolo sulla<br />
prima Triennale di Torino ma, alla<br />
pagina numero 15, mi fermo, forse<br />
per il titolo Homo Codardus o forse<br />
perché, anche stamani, l’uomo codardo<br />
della serata non ha chiamato.<br />
È come se i pensieri della notte<br />
trascorsa si fossero materializzati<br />
sulla carta e non li ho scritti io! Leggere<br />
e riconoscere un problema che affligge ormai<br />
tutte le donne, tranne le vergini e qualche eletta, mi<br />
dà un’immensa soddisfazione. Sì, la donna si è evoluta, ma<br />
il prezzo da pagare forse è troppo alto. Conviene ritornare<br />
al cilicio, solo così eviteremo il traumatico risveglio, accompagnato<br />
dalla solita domanda: chiamerà?!<br />
Patrizia Rivolta, Torino<br />
Cara Patrizia,<br />
una bella serata passata tra donne a prendere in giro la<br />
controparte è sicuramente meglio del cilicio e decisamente<br />
meglio di una notte passata con il lui di turno. Certo,<br />
aiuterebbe sapere prima se quel lui sia homo codardus. E<br />
se invece fosse uno dei pochi uomini veri che sono passati<br />
indenni dal postfemminismo?<br />
Faust<br />
marco pietracupa<br />
igor principe<br />
paolo poce<br />
leo rieser<br />
francesca roveda<br />
laura ruggieri<br />
fabio scamoni<br />
lorenzo tiezzi<br />
marta topis<br />
alessandra voltan<br />
URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TOR<strong>IN</strong>O · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />
Andrea Mattoni, Autoritratto con sette dita e televisione, 2005<br />
Valentina Cameranesi<br />
URBAN 9
URBAN VOCI<br />
SCATTI DA ATLETI<br />
Scatti artistici in grado di<br />
fermare lo sport. Per una<br />
frazione di secondo almeno,<br />
quanto basta per immortalare<br />
gli sforzi atletici più<br />
impietosi e congelarli in fotogrammi.<br />
Nella chiccosissima<br />
sede dell’Hilton Milan di via<br />
Galvani, fino al 27 gennaio<br />
oltre 40 opere dei fotografi<br />
Massimiliano Schenetti e<br />
Douglas Andreetti, in arte<br />
Max & Douglas, danno vita<br />
alla mostra Sport’s, in collaborazione con la Galleria Grazia Neri.<br />
Tante le celebrity del mondo sportivo magistralmente ritratte<br />
dal duo, famoso per aver firmato le campagne pubblicitarie di<br />
parecchi brand, sportivi e non. Uno stile, il loro, facilmente riconoscibile:<br />
si avvalgono, infatti, di un forte maquillage digitale per<br />
aggiungere finzione alla realtà, “truccando” i protagonisti fino<br />
a renderli quasi irreali, più simili a icone che ad atleti in carne<br />
e ossa. Insomma, un’esposizione tutta incentrata sullo sport<br />
con la S maiuscola, per invogliarci a scendere in campo a emulare<br />
i campioni o, semplicemente, rinnovare l’abbonamento in<br />
palestra…|AB|<br />
FOR SKATERS ONLY<br />
Una città a portata di skateboard, dove al posto delle strade, e parallelamente ai<br />
percorsi ciclabili, si stendono piste pensate apposta per le tavole a rotelle. Certo,<br />
per adesso è solo un sogno, una voce, ma da cosa nasce cosa e l’arrivo di un<br />
nuovo Skatepark lascia ben sperare gli skater romani, e non solo. Infatti, è stato<br />
da poco approvato il progetto per la costruzione di un vasto spazio pubblico, una<br />
specie di piazza, di oltre 6mila metri quadrati, pensata apposta per essere parte<br />
integrante con la città e interamente dedicata e attrezzata per gli skater.<br />
Il progetto, elaborato da un gruppo misto (gli architetti Giulia Leoni, Fabio<br />
Martellino, Vincenzo Paolini e Francesco Racani, l’ingegnere Fabrizio Lazzarin e<br />
il designer Andrea Solari) e sostenuto dall’Assessorato all’ambiente del Comune,<br />
nascerà sotto il viadotto di Corso Francia e sarà suddiviso in settori “street”,<br />
“ball” e spettatori. Un bel modo per riqualificare una zona che adesso è sporca<br />
e degradata. Prima dell’inizio dei lavori, però, il cui termine è previsto entro la<br />
fine del 2006, lo Skatepark sarà presentato agli skater e ai residenti del Villaggio<br />
Olimpico, che potranno decidere insieme vari dettagli. Esiste, per esempio, la possibilità<br />
che l’area sia custodita e data in gestione agli stessi skater.<br />
Insomma, Roma avrà presto una nuova piazza, un nuovo punto di riferimento<br />
per tutta la cultura street capitolina, che<br />
pare abbia appassionato lo stesso sindaco<br />
Veltroni. In attesa di quel giorno, gli<br />
spazi comunali per far girare in libertà i<br />
cuscinetti delle ruote sono: The spot in via<br />
Domenico Baffigo 143 a Ostia; El Nino in<br />
via dell’Acqua Marcia 51 e lo skatepark<br />
del centro sociale La strada, solo la domenica,<br />
in via Partini, Roma. |AB|<br />
PISTE <strong>IN</strong> CITTÀ<br />
Scendere in picchiata da una discesa di neve di 100 metri, avvitarsi<br />
in acrobazie sulla rampa per lo snowboard o pattinare tranquillamente<br />
sul ghiaccio. Non serve andare in montagna per praticare gli sport invernali,<br />
perché le città sono sempre più artificiali e se d’estate in centro<br />
a Milano trovate spiagge e ombrelloni, d’inverno vi arrivano neve e impianti<br />
di risalita. Non importa se le temperature sono al di sopra dello<br />
zero, fino all’8 gennaio al Fiat S-now! Park (al Velodromo Vigorelli in via<br />
Arona 19, info: tel. 02-43983255), il divertimento sulla “neve” è assicurato<br />
dall’esclusivo materiale plastico brevettato che ricopre rampe e<br />
piste di questo villaggio sportivo, fornito anche di impianti di risalita.<br />
Inoltre, si possono praticare free climbing, sci alpino, snow tubing,<br />
mountain bike e bmx e c’è pure una scuola di sci, con tanto di simpatici<br />
maestri, proprio come in montagna! |AB|<br />
URBAN 11
URBAN DREAMS<br />
LA CITTÀ CHE NON C’È<br />
Non c’è più spazio<br />
per inventare niente,<br />
la metropoli è piena<br />
come un uovo sodo.<br />
Eppure, per una piazza<br />
dall’altra parte del mondo<br />
come per la strada sotto<br />
casa, qualcuno continua<br />
a immaginare qualcosa<br />
di nuovo...<br />
di Daniele Coppi<br />
B<strong>IN</strong>ARI SOTTOSOPRA<br />
Berlino, Germania – Una grande hall sovrastata da una copertura in vetro lunga 321 metri cambierà il volto della storica stazione<br />
di Lehrt, a Berlino, per dar vita al più grande e spettacolare nodo ferroviario d’Europa: la tratta nord-sud correrà lungo un tunnel<br />
15 metri sotto il livello del suolo, mentre i binari in direzione est-ovest saranno collocati 10 metri sopra la strada. Due edifici<br />
paralleli per uffici dominano lo scenario e nel punto del loro incrocio creano un grande spazio pubblico, coperto da una volta a<br />
botte vetrata retta da enormi pilastri. Attraverso un sistema di aperture la luce arriva anche ai livelli interrati.<br />
Ecco i numeri da capogiro di questo progetto: 300mila utenti giornalieri, 70mila metri quadri di superficie calpestabile, 900 posti<br />
auto, 500 treni giornalieri sulla tratta nord-sud e 260 sulla tratta est-ovest, 800 convogli rapidi, 54 scale mobili, 43 ascensori,<br />
500mila metri quadri di cemento, 85mila tonnellate di acciaio Arcelor, 2700 metri quadri di superficie per pannelli solari sulla<br />
copertura e 1250 moduli fotovoltaici. La nuova stazione, che diventerà realtà in occasione dei Mondiali di calcio del 2006, è firmata<br />
dallo studio di architettura Gerkan, Marg e Partner.<br />
ACCIAIOAFFILATO<br />
Milano, Italia – Un nome suggestivo, Lame di città, caratterizza il progetto di Metrogramma per un<br />
complesso produttivo e per uffici nell’ambito del concorso internazionale di progettazione a inviti<br />
bandito da Pirelli RE sull’area Ansaldo-Bicocca, dal costo complessivo di 83 milioni di euro.<br />
Le lame, alte 40 metri, presentano alla base un corpo basso, di due o tre piani, con copertura a<br />
percorso-rampa, che permette l’accesso ai piani alti attraverso una corte pubblica. Le facciate si<br />
caratterizzano per una texture composta da aperture multiple e irregolari che accolgono finestre,<br />
griglie di ventilazione e sul lato sud, pannelli fotovoltaici. Le coperture, inoltre, sono dotate di pannelli<br />
solari così da ottimizzare la resa energetica dell’edificio. Se realizzato, l’edificio sarebbe stato<br />
un nuovo landmark visibile nello skyline del nord Milano, all’incrocio tra viale Sarca e via Breda, a<br />
pochi passi dal nuovo cinema Multisala.<br />
FUNGHI PER TUTTI<br />
Siviglia, Spagna – Plaza de la Encarnacion, una piazza del mercato<br />
finora poco considerata nel centro di Siviglia, ha tutte le carte in regola<br />
per affermarsi presto come uno dei centri pulsanti della città, diventando<br />
un’attrattiva per i turisti e un nuovo luogo d’incontro. Tutto<br />
merito di Metropol Parasol, progetto/icona a firma del duo Jürgen<br />
Mayer H./Carlos Merino, che è stato recentemente premiato con il<br />
terzo premio della giuria agli Holcim Awards 2005 come esempio di<br />
“eccellente risposta estetica alla perdita di spazi pubblici”. Una serie<br />
di enormi “ombrelloni” a forma di fungo, oltre a fare ombra sulla piazza,<br />
inglobano, infatti, un insediamento archeologico, un mercato, una<br />
piazza sospesa, bar e ristoranti. Per non parlare della splendida terrazza<br />
sul tetto, da cui godersi il panorama sulla città e il cielo azzurro<br />
della Spagna meridionale.<br />
URBAN 13
URBAN WOMENdi Faust<br />
illustrazione: Valentina Cameranesi<br />
Profetica era stata una frase pronunciata qualche<br />
anno fa. “Beh, ora hai ancora tempo per cercare quello<br />
perfetto e intanto divertirti, ma se tra qualche anno<br />
non l’hai ancora trovato, il primo che ti si para davanti<br />
acchiappalo e vedi di fartelo andare bene”. La cosa da<br />
acchiappare è, credo non ci siano dubbi, un lui con cui<br />
metter su famiglia. Ora che il tempo è passato, e quello<br />
perfetto se è arrivato se n’è anche andato via, che fare?<br />
Il manuale Come sposarsi dopo i 30 anni che mi è stato<br />
regalato per i 35 l’ho già letto. Non ho messo in pratica<br />
nessuna delle lunghissime e impegnativissime strategie<br />
accalappia-uomo, ma mi è rimasta impressa la parte dedicata<br />
alle soluzioni di ripiego. Sconsigliato vivamente il<br />
matrimonio con il tuo migliore amico innamorato di te da<br />
20 anni. Da non pensare nemmeno di riscaldare vecchie<br />
minestre. In entrambi i casi, la depressione è assicurata<br />
come il panettone a Natale. Accettabile il cucciolo di<br />
labrador come palliativo placa crisi-da-astinenza cronicoacuta<br />
di affetto. Può farsi abbracciare, venire in vacanza<br />
con te, aspettarti a casa la sera. E soprattutto non ti<br />
lascerà mai. Ma rimane sempre un cane e gli uomini,<br />
bisogna ammetterlo, hanno qualcosa in più. Ed è solo<br />
MA QUANTO<br />
CORRE<br />
L’OROLOGIO<br />
BIOLOGICO<br />
Materne aspirazioni da single incallita<br />
con uno che appartiene alla razza umana che è possibile<br />
riprodursi. Io un “faust-ino” lo vorrei. Arrivata al 22esimo<br />
anno di fertilità anche nell’urban woman più irriducibile<br />
comincia a farsi strada un pensiero last-call. Se non trovo<br />
nessuno, mi faccio un figlio da sola. Un figlio “laico, che<br />
prescinda dall’amore per un uomo”, come l’ha definito<br />
una ragazza che ho conosciuto e che l’ha fatto. Io mi do<br />
ancora quattro/cinque anni per trovare la controparte<br />
maschile. Poi, se non sarò fortunata (vietato pensare che<br />
si è single per incapacità o limiti personali, si tratta solo<br />
del destino che rema contro di te), probabilmente quell’idea<br />
diventerà un fatto compiuto. Ma, mamme sole di<br />
figli-laici, prepariamoci. Un giorno il fatto compiuto saprà<br />
parlare e ci chiederà: “Dove è papà?”. E “Nel frigorifero,<br />
a meno 180 gradi” potrebbe essere essere una risposta<br />
che il pupo non gradirà. Meglio continuare la ricerca il<br />
più a lungo possibile.<br />
Intanto, so che c’è chi si preoccupa per me. L’altro giorno<br />
mi si tappa il lavandino della cucina. “Ti mando subito<br />
l’idraulico” si precipita a dirmi mia mamma. Non so dove<br />
l’abbia scovato, fatto sta che dopo due giorni suona alla<br />
porta un giovane spilungone abbronzato. È rimasto in<br />
casa quasi due ore. Molto simpatico. Peccato che non sia<br />
stato capace di sturare il lavandino...<br />
urbanfaust@libero.it<br />
URBAN 15
FuoriBiennale<br />
Civico 13<br />
Trenta giorni ha novembre con april, giugno e settembre,<br />
di 28 ce n’è uno, tutti gli altri… sono design al<br />
365%.<br />
Niente veline né velone, niente play-girl o casalinghe:<br />
quelli del FuoriBiennale, con cui abbiamo condiviso installazioni,<br />
mostre e divertimento agli appuntamentissimi<br />
veneziani come al Salone del Mobile milanese, hanno editato<br />
il loro calendario chiamando a rapporto 12 tra i migliori<br />
studi made in Italy di architettura, design e grafica.<br />
Risultato ineccepibile: 12 mensilità con tredicesima “sold<br />
out” (e per capire di che cosa si tratti dovete assolutamente<br />
procurarvene una copia nei bookshop e in libreria),<br />
formato 40x40cm, su carta patinata, espressamente dedicate<br />
alle più accanite design victim e pronte per essere<br />
appese sulla scrivania, come in cucina, di chi vive a pane e<br />
graphic design.<br />
Si comincia con gennaio e il micio sornione di Joevelluto,<br />
poi si passa all’ironico febbraio dei Leftloft con i suoi occhi<br />
spalancati nella notte, per arrivare al marzo degli Elyron.it,<br />
A March for peace, che a ogni giorno del mese, sullo sfondo<br />
di un cassonetto, riporta una data di guerra. Il mese<br />
di aprile quelli dello Studiolabo/fuorisalone.it se lo sono<br />
tenuti per loro, dedicandolo al loro fuorisalonista tipo con<br />
drink e pesce rosso alla mano, mentre il maggio di Zeta_<br />
Lab rivisita i manifesti del socialismo dell’est. L’estate trascorre<br />
tra topolini plasticosi (giugno), secchielli e formine<br />
da spiaggia (luglio) e l’immaginaria “linea geografica della<br />
data” (agosto), per poi passare all’occhio settembrino<br />
creato a suon di numeri dai Civico 13.<br />
Ottobre è la carlinga di un aereo, novembre una piccola<br />
geniale enciclopedia di notizie storiche legate ai giorni del<br />
mese (ottima vista, requisito fondamentale per leggerle)<br />
e, dulcis in fundo, dicembre è un surreale paesaggio innevato<br />
che precede il tredicesimo mese, quello “esaurito”.<br />
Volete saperne di più? www.fuoribiennale.org. Nell’attesa:<br />
anche da <strong>Urban</strong>, partner dell’iniziativa, buon 2006 a tutti!<br />
Cibic&partners<br />
Changedesign<br />
Niente veline, né velone: il calendario 365% Daysign 2006<br />
targato FuoriBiennale nasce per le graphic design victim<br />
testo: Mirta Oregna<br />
HAPPY NEW DESIGN<br />
Studiolabo/fuorisalone.it<br />
Bellissimo<br />
URBAN 17
Fabio Roncato<br />
“… La cosa positiva è che non ho galleristi a cui leccare<br />
i piedi…”<br />
“…Sì: qui, almeno, uno è libero di sbagliare…”<br />
“…Vendevo quadri russi ai collezionisti, guadagnavo<br />
tanto, ma poi…”<br />
“…Ho mollato il lavoro, ora dipingo, e vivo coi soldi di<br />
mia moglie…”<br />
“…Adesso sento più di ogni altra cosa il bisogno di buttare<br />
fuori tutto…”<br />
“…Del resto, chi non lo sogna, un posto così...”<br />
Quando il clangore del martello pneumatico non è troppo<br />
forte o lo stridore di una sega per il marmo cessa<br />
per un istante, si possono sentire le voci che risuonano<br />
nella testa degli artisti di The Bag (www.thebag.it). Sono<br />
tanti, forse una ventina, e da poco hanno terminato di<br />
rimettere a nuovo il padiglione Ronchi, un capannone<br />
industriale alla Bovisa all’incrocio tra via Guicciardi e<br />
via Carnevali, trasformandolo in un laboratorio incasinatissimo<br />
che all’occorrenza diventa galleria d’arte per<br />
esposizioni collettive, bottega di scultore, forno per la<br />
cottura delle ceramiche raku, teatro in inglese per i bambini<br />
delle scuole.<br />
Non è uno squat. Non ci sono state scazzottate od occupazioni.<br />
Gli artisti di Bovisa Art Gang non sono altro che<br />
i legalissimi ospiti di un anonimo personaggio che ha<br />
deciso di mettere a loro disposizione il proprio capitale<br />
in attesa di trovare un acquirente. Un mecenate, quasi.<br />
Un furbo immobiliarista che ha capito che trasformare<br />
un quartiere popolare in una sorta di village newyorchese<br />
avrebbe aumentato il valore della proprietà, magari.<br />
Un “lui” misterioso, comunque, che loro proteggono<br />
con sentimenti strani, come un dio del focolare ma<br />
anche come qualcuno di cui aver timore: una specie di<br />
Mangiafuoco, verrebbe da immaginare. Fatto sta che<br />
questo enorme spazio, che una volta ospitava una fabbrica<br />
piena di operai, adesso è diventato una fabbrica<br />
piena di pezzi d’arte, con una metamorfosi avvenuta<br />
all’insaputa di qualche poveraccio che qui pensava di<br />
comprarsi il suo bel loft: ancora oggi, capita che qualcuno<br />
si presenti al The Bag rivendicando un appartamento<br />
prenotato più di due anni fa, appartamento che ovviamente<br />
non è mai stato costruito…<br />
Per forza. Tutto è nato per creare uno spazio in cui gli<br />
studenti dell’accademia di Brera potessero liberare<br />
energie, organizzare ed esporre, quando si pensava che<br />
nel quartiere si sarebbe trasferita una sede distaccata<br />
dell’università. Poi il progetto si è arrestato, molti studenti<br />
sono venuti lo stesso ma hanno cominciato ben<br />
presto a cazzeggiare o a portare progetti più o meno<br />
UNTETTOPERCHICIPROVA<br />
Grazie a una sorta di misterioso<br />
mecenate moderno, che ha<br />
“offerto” lo spazio, cresce la<br />
tribù dei creativi che riempiono e<br />
colorano The Bag<br />
testo: Raffaele Panizza<br />
foto: Paolo Poce<br />
18 URBAN URBAN 19<br />
Raffaele Collu
Andrea Mattoni<br />
COSÌ UN’UMANITÀ PIUTTOSTO ETEROGENEA HA COM<strong>IN</strong>CIATO PRESTO A CONVERGERE SU <strong>THE</strong> <strong>BAG</strong><br />
Gatto<br />
abominevoli (come la tipa, raccontano, che si è presentata<br />
sostenendo di avere in programma una performance<br />
che consisteva nel farsi il make up con le proprie mestruazioni).<br />
Così, un’umanità piuttosto eterogenea ha<br />
cominciato presto a convergere su The Bag. In principio,<br />
per esempio, c’era Emanuele Alfieri, 25 anni, graffitaro<br />
dal 1996 e studente di scenografia a Brera, che ancora<br />
oggi impesta l’ambiente con le sue bombolette spray.<br />
A guardarlo incuriosito c’è Paolo Carnevale, 46, vissuto<br />
tra la costa ionica, Liverpool e Milano, che dopo anni a<br />
vendere le opere altrui adesso pensa solo alle sue: si è<br />
venduto persino la macchina, e meno male che era già<br />
riuscito a comprarsi la casa. Chissà quante ne venderà,<br />
adesso, delle sue tele materiche impiastricciate di<br />
gomma di pneumatico triturata. E poi c’è Piergiorgio<br />
Sconfienza, designer di 28 anni, che fa colare lacrime<br />
di bitume come fosse caramello su tavole di legno dalle<br />
Paolo Carnevale<br />
quali spunta, come in una visione psichedelica metropolitana,<br />
una fioritura di garofani rossi.<br />
Perché ogni cosa, ogni aggeggio o supporto, diventa<br />
arte, al The Bag. Non ci si può nemmeno permettere di<br />
lasciare un oggetto incustodito in un angolo del capannone,<br />
fosse anche un ombrello, pena ritrovarselo il giorno<br />
dopo imbrattato di vernice o incorporato in qualche<br />
installazione. Perché qui la parola d’ordine è liberazione.<br />
Queste non sono persone che fanno la vita bohemienne<br />
in attesa che una casa di moda sottoponga loro un<br />
contratto e li metta a disegnare le scenografie delle<br />
loro sfilate. Ma piuttosto persone che hanno sfiorato il<br />
successo, lavorato per i pezzi grossi e ne sono uscite<br />
però con la bava alla bocca e lo stomaco attorcigliato.<br />
Come Gatto, una sorta di identità virtuale formata dalla<br />
personalità lapillica di due fratelli gemelli, Alessandro e<br />
Max Gatti, che si sono rotti le palle di farsi commissio-<br />
URBAN 21
nare dalle case farmaceutiche cartoni animati per insegnare<br />
ai bambini come usare l’aerosol e vengono qui a<br />
dar sfogo alle loro follie: una serie di quadri siderali e<br />
concettuali per Alessandro, con le sue donne colte nell’attimo<br />
sensuale in cui corpo e mente si bloccano vinti<br />
da un pensiero arrovellante. E poi Max, che si è stancato<br />
del buonismo che sente nell’aria e disegna solo cose<br />
brutte, facce che nessuno vorrebbe vedere, e intitola le<br />
sue opere con i nomi di orribili patologie: cirrosi, leptospirosi…<br />
Gente così. Che si autofinanzia e autoincoraggia, magari<br />
mentre allestisce l’ennesima mostra collettiva. D’ora<br />
in poi, ne verrà organizzata una al mese, promettono,<br />
almeno finché la proprietà non avrà deciso il destino del<br />
capannone. E ogni volta, sarà un volare di coltelli per<br />
decidere il tema da dare all’esposizione o anche solo<br />
il titolo da scegliere. E poi saranno ancora discussioni<br />
per attribuire i prezzi alle opere, ennesima operazione<br />
frutto di un’inaspettata contrattazione collettiva. Le opere<br />
troppo costose, infatti, non si vendono. E se non si<br />
vende, addio alla percentuale del 20 per cento che va a<br />
finanziare la cassa comune del Bag. Anche se in periodi<br />
di vacche magre, ci si può sempre arrangiare con qualche<br />
cliente occasionale, non proprio intenditore d’arte,<br />
che tra quadri, sculture, maschere di ceramica raku,<br />
create nel suo angolo mefistofelico di scintille e forni da<br />
Deborah Liebe, punta uno sgabello o una stufa di ghisa<br />
raccattati chissà dove. Mentre per quelli che, ingannati<br />
dal nome, entrano al The Bag in cerca di una borsetta<br />
da abbinare alle scarpe nuove proprio non c’è trippa.<br />
Peccato, perché tra volantini, elettricità e materiali, le<br />
spese ci sono. E meno male che per i complementi d’ar-<br />
redo si può sempre fare affidamento sulle generose offerte<br />
degli abitanti del quartiere. Milano, la notte, è una<br />
specie di Ikea a liquidazione totale fatta di oggetti che<br />
la gente abbandona sul marciapiede pronti per essere<br />
raccolti dall’Anas e buttati: sedie, mobili, cumuli di moquette<br />
che ci si potrebbe ricoprire il parcheggio di San<br />
Siro. Quella che da poco ricopre il pavimento del The<br />
Bag, per esempio, è di un grigio fumo elegante da far<br />
sballare e nel posto dove è stata presa ce n’era talmente<br />
tanta da poter persino scegliere i colori.<br />
E così s’intaglia, si martella, si sega e si dipinge e si modella,<br />
anche di notte. Qualcuno arriva da Varese, come<br />
Luca Bettenzoli, che ogni tanto, stremato, si sbatte per<br />
terra e dorme lì piuttosto che prendere il treno e ritornare<br />
a casa. Perché qui non c’è nessuno che viene a offrirti<br />
cocaina tonificante alla ventesima ora di lavoro visto<br />
che bisogna finire in fretta l’evento in vista del super<br />
party: ad alcuni di loro è successo davvero, lavorando<br />
per certi grossi nomi di cui è meglio non fare il nome.<br />
Qui si segue il palpito della voglia, solo quello.<br />
URBAN 23
Mi faccio di pizza, nel senso che la pizza è il mio<br />
alimento base. La mangio almeno una volta al giorno,<br />
due nei weekend, tre nei momenti di depressione. Un<br />
po’ perché mi piace, un po’ perché i fornelli li accendo<br />
solo per il caffè, ho costruito negli anni un rapporto<br />
di sincera dipendenza verso Margherita, Marinara,<br />
Capricciosa. Rigorosamente alla pala, però, o ar tajo,<br />
come dicono a Roma, dove le pizzerie sono le uniche<br />
a competere per numero con le chiese (bella lotta!)<br />
e dove la pizza take away è una colonna portante<br />
della società, un po’ come l’aperitivo e la palestra per<br />
Milano.<br />
UNA SCELTA<br />
DI PIZZA<br />
Due forchette del Gambero Rosso non sono proprio da tutti.<br />
Ma lo chef preferisce il forno ai fornelli, e apre una pizzeria<br />
testo: Andrea Baffigo / foto: Mirta Lispi<br />
Scordatevi la pausa pranzo con panino o insalata.<br />
Verso le due, i forni dei pizzaioli, che nei pressi del<br />
Tevere finiscono in “ari” (pizzettari), fanno scintille,<br />
sfornando teglie e teglie di rossa, niente mozzarella, di<br />
bianca, focaccia e mille variazioni di colori come condimento.<br />
Io ormai ne sono dipendente, completamente assuefatto<br />
non riesco a nasconderlo, così quando mi scende<br />
l’effetto del trancio precedente sono sempre alla ricerca<br />
di una buona dose di pizza.<br />
Ma non tutte le pizze escono col buco, o meglio, non<br />
tutti i pizzettari sono uguali: c’è chi le pizze le taglia<br />
male e c’è chi, con le pizze davanti agli occhi, ci ha visto<br />
bene ed è riuscito a cambiare vita.<br />
Il percorso sembra strano, ma il risultato è veramente<br />
stupefacente: da chef nei migliori ristoranti a pizzettaro<br />
di periferia. Così Raffaele Bonci, 28 anni, romano, cuoco,<br />
segnalato dalla guida Michelin e con due forchette<br />
su quella del Gambero Rosso, ha mollato le cucine<br />
dei ristoranti del centro, quelli chic dai piatti grandi e<br />
dalle porzioni piccole, e si è messo a fare alta cucina<br />
su teglia, da gustare comodamente e senza giacca su<br />
una delle panchine vicino alla sua pizzeria, che già dal<br />
nome, Pizzarium, rievoca antichi e gloriosi sapori.<br />
Qualche soldo da investire, la voglia di avere un posto<br />
tutto suo e una passione smisurata per tutto quello<br />
che è lievito, ha portato questo energico cuoco – a<br />
vederlo sembra più un pugile che uno chef – a essere<br />
una sorta di capostipite di un genere di pizza che sta<br />
già facendo scuola. “Il segreto è tutto nella pasta madre<br />
e poi”, racconta, “mi piace vestire le teglie con cura<br />
e dare alla pizza, in genere considerata un piatto povero,<br />
un tocco di nobiltà!”. Così, dopo il primo periodo di<br />
magra e di sospetto verso un prodotto fuori dalla norma<br />
(ai romani la pizza piace sottile, questa invece è un<br />
po’ più spessa) il Pizzarium al 43 di via della Meloria<br />
sta riscuotendo il successo che merita, diventando il<br />
punto di ritrovo di chi nella capitale vuole disquisire di<br />
pizzologia. Da buon pizzadipendente e pizzaintenditore<br />
non potevo mancare e una volta imparata la strada<br />
ci torno spesso, soprattutto quando ho bisogno di una<br />
dose di gran classe, la migliore che si possa trovare<br />
sulla piazza.<br />
Addentato il primo pezzo, però, mi sembrava quasi<br />
normale, anche se è stato subito chiaro che gli ingredienti<br />
fossero di prima scelta – basta guardare in<br />
faccia i funghi porcini che fungono da condimento o<br />
la mozzarella di bufala affumicata in paglia, con, sparpagliati<br />
qua e là, semi di finocchio. Ma è stato dopo<br />
il primo morso che l’ho sentita veramente, una gran<br />
botta che ha coinvolto in un istante tutte le mie papille<br />
gustative. Per un attimo un gran caldo e il gusto che si<br />
propagava per tutto il corpo. Veri brividi di piacere...<br />
La differenza è nell’impasto e si coglie appena assimilatolo:<br />
la consistenza della pasta è totalmente diversa<br />
rispetto a tutte le altre pizze provate finora nella mia<br />
lunga dipendenza, un’altra cosa, un’altra qualità.<br />
Croccante sotto, quasi caramellata, ma sofficissima<br />
all’interno, spugnosa, morbida, umida. Merito della lievitazione<br />
naturale, che nei periodi caldi varia dalle 24<br />
alle 48 ore, altrimenti se fa freddo pure 72/96. Come<br />
al solito, per le cose buone bisogna saper aspettare:<br />
lo pensava anche la nonna di Raffaele proprio quando<br />
lo prendeva per la gola con le torte pasquali, solo<br />
che adesso lui, al posto di usare uno straccio bagnato<br />
per inumidire la pasta e non far indurire la crosta, usa<br />
un vaporizzatore. Molto più comodo. Ne sono convinti<br />
anche Ciro, che non è napoletano ma coreano,<br />
e Tomohiro, giapponese, rispettivamente di 32 e 28<br />
anni. Due stagisti venuti da molto lontano per imparare<br />
l’antica arte della pizza al taglio al tempio/pizzeria<br />
Pizzarium. Entrambi ne avevano sentito parlare nel<br />
loro paese, dove le pizze sono solo rotonde e dove<br />
un giorno sperano di poterle vendere anche a spicchi.<br />
Pezzi quadrati, rettangolari, magari con l’impasto madre<br />
o con pochissimo lievito di birra, proprio come il<br />
loro guru/maestro Raffaele: giusto quel tanto che dia<br />
alla pasta quella spintarella di leggerezza in più. La sfida<br />
è soprattutto negli ingredienti, necessariamente di<br />
prima scelta, come la farina integrale e le monocolture<br />
di grano, da agricolture biologiche e da semi selezionati,<br />
o i salumi di cinta senesi per le farciture. Il bello<br />
è che la pizza made in Raffaele è molto più digeribile<br />
rispetto alle altre che si trovano in giro, con pochissimi<br />
postumi anche dopo l’assunzione di dosi da stordimento.<br />
Adesso che lo so, però, sarà sempre più difficile<br />
lasciarsi tentare da un piatto di pasta e smettere con<br />
questa pazza dipendenza di pizza a pezzi!<br />
24 URBAN URBAN 25
VERSI<br />
DISPERSI<br />
Pubblicazioni invisibili, reading improbabili, premi<br />
ultranoiosi: non se ne può più.<br />
La parola “si fa strada” e, per chi la trova, torna a<br />
essere eterea, privata. Quasi intima<br />
testo: Maurizio Baruffaldi<br />
OPM sta per Organismi Poeticamente Modificati,<br />
ma non sono prodotti di laboratorio e non scatenano<br />
dibattiti di opposte fazioni. Impaginano e immaginano<br />
poesie, e vorrebbero attenzione. Fin qui nulla di originale.<br />
Ma loro questa attenzione se la cercano, o per meglio<br />
dire, la adescano. Gli Opiemme sono anime dedite all’espressione<br />
interiore ma anche e soprattutto un gruppo<br />
solido e deciso a farsi ri/conoscere. Ed è l’ingegno di<br />
puro marketing che ci è piaciuto.<br />
Gli Opiemme (sottotitolo: Nuovi modi di proporre la<br />
lettura di una poesia) sono Davide, Danzio, Egon, che<br />
scrivono; il dj Caffè Nero, che con le sue basi accompagna<br />
i reading, e Mr Fijodor, il ‘funambolo del catarro’,<br />
artista poliedrico e, visto il soprannome, intuiamo di<br />
buona densità.<br />
Il nostro interlocutore e poeta è Danzio, la voce tra<br />
virgolette è la sua. “Pubblichiamo Sfioraci (Prospettiva<br />
editrice, 2003), libricino di poesie, e ci rendiamo conto<br />
che buttiamo carta in un mare di carta. No promozione<br />
da parte della casa editrice, no pubblicità. Siamo soli<br />
sparsi e piccoli e la poesia rompe le palle”.<br />
L’idea originale degli Opiemme è quella di svecchiare la<br />
poesia, ma visto che nella forma la poesia è per sua natura<br />
giovane e libera, non omologabile, quello che è da<br />
ringiovanire è il modo di proporla, gli spazi da raggiungere.<br />
“Al lancio del libro al salone di Torino di un paio<br />
d’anni fa ci presentiamo con un video alle spalle, un microfono,<br />
un dj con le “macchine” e accompagnamento<br />
tipicamente tecno. La gente davanti, un bel pò – dopo<br />
di loro venivano personaggi che contano – sembrava<br />
coinvolta/respinta dal tutto”.<br />
Un’esperienza che comunque li rinforza, riconoscono<br />
un pubblico fruitore ed elaborano modi “curiosi<br />
simpatici semplici divertenti leggeri per avvicinare un<br />
URBAN 27
pubblico estraneo. Poi i testi avrebbero rimandato a<br />
letture più profonde”.<br />
Nascono le Poesie Adesive: probabilmente non saranno<br />
stati i primi, ma non è certo un problema di copy.<br />
Stampano i testi della raccolta di poesie in maniera<br />
molto semplice: solo le parole e un indirizzo internet.<br />
“Le poesie adesive hanno fascino perché restano in<br />
alcuni punti per molto tempo. Vivono in strada e se<br />
passi le incontri. È bello vedere persone alle pensiline<br />
che leggono dei versi. A tutti chiediamo delle foto<br />
della poesia in cui si sono imbattuti, da pubblicare sul<br />
nostro sito (www.opiemme.com). Cerchiamo sempre<br />
per la bancarella, un curioso tira l’altro. “Genova poi<br />
è perfetta, piena di chiodi che hanno chissà quanti<br />
anni. Torino è già più liscia, ma insomma i pali e gli<br />
appigli esistono ovunque, come ovunque si conoscono<br />
un sacco di persone. Che se ne vanno via leggendo<br />
i rotolini e magari pensando che erano anni che non<br />
ne leggevano una. Il giudizio sulla poesia, poi, è irrilevante”.<br />
Hanno anche un buon numero di Videopoesie, che<br />
supportano ogni presentazione o dibattito al quale<br />
partecipano. Video artistici? Concettuali o che? “Solo<br />
il mezzo per far arrivare un messaggio”. Puro marketing.<br />
Solo che la merce è astratta e intima.<br />
Poi ci sono le performance fisiche di Mr Fijodor. Nella<br />
maggior parte dei suoi travestimenti distribuisce i<br />
Saccottini di poesie, dolcetti contenenti liriche che<br />
Mase, il cuoco ufficiale dell’Opiemme, ha cotto e farcito.<br />
“A Palazzo Ducale a Genova abbiamo portato<br />
anche il vino, visto che notoriamente ai poeti piace<br />
sfasciarsi, e il cuoco pazzo Fijodor, in splendente completo<br />
bianco da chef con grembiule rosso, trascinando<br />
un cavalluccio a dondolo, offriva dolcetti farciti”. I più<br />
golosi, dopo il ruttino, quasi obbligati, si dedicavano<br />
alla lettura dei versi rimasti tra i denti. In altre occasio-<br />
CERCHIAMO DI ARRICCHIRLE CON GRAFICHE, FUMETTI, COMPOSIZIONI <strong>IN</strong> STILE MAR<strong>IN</strong>ETTI O COLLAGE<br />
di arricchirle con grafiche, fumetti, composizioni in<br />
stile Marinetti o collage fotografici, per renderle più<br />
accattivanti. E di mandarle ad amici e conoscenti via<br />
internet in modo che possano arrivare in posti disparati:<br />
sono state a Parigi, in Giappone, a Cape Town,<br />
in Spagna, a Londra e Birmingham”. A differenza del<br />
volantino, l’adesivo resiste, immobile e caparbio. Ma.<br />
Quest’estate hanno ricevuto 300 euro di multa per<br />
affissione illegale. Non sono stati colti sul fatto ma<br />
sono stati reputati responsabili per i nomi su internet.<br />
Ricorso, multa ritirata, ma l’avvocato non è mai gratis.<br />
“Una volta entro in un negozio di gomitoli con la<br />
mia ragazza e mi viene l’idea di arrotolare le poesie<br />
e chiuderle con il filo di lana e poi lasciarle in giro.<br />
Così non creano problemi di affissione, non sporcano,<br />
sono facilmente asportabili e non danno noia. In più,<br />
quando attacchiamo i rotolini per strada la città cambia,<br />
sei tutto impegnato a sbrogliare quei maledetti<br />
fili e cercare nelle pareti appigli... A Genova la gente<br />
ci chiedeva se potevano prenderli, qualcuno in cambio<br />
di una poesia ci regalava qualcosa, la prima cosa,<br />
una caramella, o anche un bicchiere di vino, e più se<br />
ne fermavano e più ne arrivavano a curiosare”. Come<br />
ni Mr Fijodor distribuisce tazzine, dentro le quali sono<br />
scritte nero su bianco le liriche che le fanno sembrare<br />
piene e che sono dedicate al caffè. L’ultima in ordine<br />
di tempo di queste performance, una domenica mattina<br />
di novembre. Nel bellissimo parco del Valentino,<br />
lungo il Po, frequentato dai torinesi, ma luogo noto<br />
anche per lo spaccio d’eroina e affini, in un prato sotto<br />
la facciata verso il fiume del Castello Mr Fijodor si è<br />
travestito da barbone, disteso su un letto di cartoni<br />
e giornali, e unito a un albero tramite una flebo. Dai<br />
rami degli alberi penzolano i rotolini di poesia come<br />
addobbi d’albero di Natale. “Buchi buchi/e limoni<br />
spremuti/In cucchiai piegati/da bambole sgonfiate/da<br />
uomini succhiati./E vecchiette derubate/ per quella<br />
giornaliera…”. Non certo da sganasciarsi dalle risate.<br />
E anche Danzio sottolinea che tanti, leggendo i loro<br />
testi, li abbiano trovati scuri e depressi. A questi e a<br />
noi risponde che passare attraverso il nero della vita<br />
aiuta a comprenderlo e superarlo.<br />
Senza manovrare concetti spesso abusati e stanchi, a<br />
noi, più che dark, Opiemme è parso un corpo vitale e<br />
di sana ambizione. Poi la poesia dica quello che vuole<br />
e che sa. Il contenuto, certo. Ma il dove, come e quando,<br />
non sono da meno.<br />
URBAN 29
“Non fidatevi di chi ha meno di<br />
vent’anni!”, sembrerebbe essere il<br />
motto di chi compra e vende abiti<br />
d’annata. Ma vi siete mai chiesti<br />
dove li vadano a scovare?<br />
Qual è la Mecca del vintage? New York? Londra?<br />
Parigi? Lugo di Romagna? Non sorridete. Grazie a due<br />
imprenditori locali e alla loro lungimiranza indefessa,<br />
il paesone a mezz’ora da Bologna siede a pieno diritto<br />
accanto alle metropoli dalle mille luci.<br />
La storia di A.N.G.E.L.O., il negozio di abiti usati più<br />
grande d’Italia, comincia in un fondo della ruspante<br />
periferia romagnola, ed è una storia da manuale del<br />
self-made-man: c’è pure una camicia gialla che fa un<br />
po’ da “Numero Uno”. Ma andiamo con ordine.<br />
Angelo Caroli e Gaetano Maria Gulmanelli, detto<br />
Mario, si conoscono nel 1977 attraverso amici comuni.<br />
Angelo frequenta le superiori e, visto che uno<br />
studente non può certo comprare vestiti nuovi tutte le<br />
settimane, da una delle tante radio libere dell’epoca<br />
LA FABBRICA<br />
DEL V<strong>IN</strong>TAGE<br />
testo: Sasha Carnevali<br />
illustrazione: Alessandra Voltan<br />
(Radio Music International di Cotignola!) consiglia di<br />
cercare negli armadi della mamma e del babbo e di integrare.<br />
Mario ama le camicie americane button-down<br />
ancora sconosciute in Italia, soprattutto il loro tessuto<br />
misto che non ha bisogno di essere stirato. Le propone<br />
in Piazzola a Bologna, mercato storico per gli abiti<br />
usati come il Balloon di Torino e quello di Ercolano,<br />
sorti nel dopoguerra intorno agli aiuti degli alleati.<br />
Angelo prende in conto-vendita le camicie di Mario e<br />
le propone agli amici durante la pausa della merenda,<br />
facendo “banchetto” in un magazzino nella periferia<br />
di Lugo. Oggi il banchetto si è trasformato nel Vintage<br />
Spirit in piazza Cantore a Milano e soprattutto nel<br />
Vintage Palace di Lugo – tre piani più soffitta e cortile.<br />
Al piano terra viene esposta la “moda del momento”,<br />
cioè dettata dal clima della settimana o dal film appena<br />
uscito. Ci puoi incrociare Richard Gere, il Liga,<br />
Vasco o Elisa che rufolano tra i capi “customizzati”<br />
della linea Gold venduta anche a Tokio, New York e<br />
Londra. Al secondo piano c’è il paese dei balocchi<br />
– almeno per chiunque, come chi scrive, abbia passato<br />
l’infanzia en travesti: il mitico magazzino, migliaia di<br />
gonne, pantaloni, cappotti, borse e lingerie. Anche<br />
questo è aperto al pubblico, perché se uno viene fin<br />
qui per un pezzo particolare, deve aver modo di cercaselo.<br />
L’ultimo piano e la mansarda sono invece territorio<br />
di studenti, costumisti e stilisti (per correttezza<br />
Angelo non fa nomi, ma vengono “praticamente tutti”),<br />
che guardano, toccano e affittano (sotto giuramento<br />
di non alterarli) a un prezzo simbolico gli abiti e gli<br />
accessori raccolti in un archivio di 90mila capi. La collezione<br />
parte dal ’700 e arriva fino al 1985. Angelo e<br />
Mario sono molto rigorosi: vintage vuol dire “d’epoca”,<br />
cioè ufficialmente vecchio di almeno vent’anni.<br />
Come è nato questo santuario della storia della<br />
moda che non ha paragoni nell’ambito delle collezioni<br />
private? Angelo: “Una delle prime camicie che<br />
abbiamo trovato era di seta gialla, della Manhattan,<br />
un’azienda di camicie casual molto in auge tra gli anni<br />
‘40 e ‘60. È stata lo spunto per iniziare l’archivio. L’ho<br />
letteralmente salvata in un magazzino di Prato. Perché<br />
i vestiti usati arrivavano in Italia per essere distrutti:<br />
se era lana se ne faceva filati, se era cotone stracci<br />
per l’industria. Tutto veniva tagliato, gli abiti anni ‘10,<br />
il vestito da sera di Dior, qualunque cosa. Allora è<br />
scattata la molla: questa cultura non poteva andare<br />
perduta”.<br />
Mi guardo intorno. Vuoi dire che se adesso comprassi<br />
quel cashmere di Ballantyne mi porterei a casa lo<br />
scarto che il mio vicino ha messo nei sacchi dei ciechi?<br />
Angelo alza le spalle e sorride: “Probabile. Una<br />
parte, circa il 20 per cento sul totale, proviene dalla<br />
vendita diretta, cioè da persone che, non avendo più<br />
spazio nella casa al mare, decidono di disfarsi di una<br />
massa di abiti, che magari ripercorre la storia della<br />
loro famiglia. L’altra parte arriva davvero dalla Caritas,<br />
dalla Croce Rossa o da altre associazioni benefiche,<br />
che mettono all’asta i famosi sacchi, città per città.<br />
Alla Caritas quindi non interessa se nello StaccaPanni<br />
ci sono dieci o 100 chili di vestiti, perché ha già ricevuto<br />
i soldi. La quantità interessa invece all’azienda<br />
che ha vinto l’appalto, che fa la raccolta e la porta<br />
in un centro come Prato, dove si fa lo smistamento”.<br />
Ecco, adesso penso a quando, come molti altri, ho dimezzato<br />
il guardaroba credendo di vestire i profughi<br />
del Kosovo. Forse sto usando l’adorato Montgomery<br />
del liceo per lavare in terra. O potrei ricomprarlo<br />
proprio a Lugo. Ma il circuito della beneficenza funziona<br />
così da tutte le parti? “In America è nato con il<br />
consumismo: se una camicia costava cinque dollari,<br />
ce ne volevano poi due e mezzo per lavarla a secco;<br />
così molti preferivano semplicemente comprarne<br />
una nuova. Gli abiti usati finivano regolarmente alla<br />
Salvation Army, che emetteva una ricevuta per la donazione,<br />
detraibile dalle tasse. Ma, date le quantità<br />
enormi di vestiti, solo l’uno-due per cento veniva<br />
regalato a chi aveva la tessera di povertà. Il resto,<br />
che per statuto non poteva essere venduto direttamente<br />
al pubblico, finiva in grandi capannoni insieme<br />
a mobili e biciclette, a prezzi molto modici, per poi<br />
venire ricomprato da chi metteva insieme delle balle<br />
generiche da cinque quintali, da vendersi a Prato. Le<br />
nostre strade si incontravano lì. Ora il meccanismo si è<br />
affinato: da qualche anno negli Stati Uniti sono sorte<br />
aziende che si occupano direttamente dello smistamento<br />
e che contano anche 3mila dipendenti. Gli abiti<br />
vanno in Africa, a prezzi bassissimi; la lana nei centri<br />
di riciclaggio dei filati come Prato, appunto, che dalla<br />
30 URBAN URBAN 31
ADESSO PENSO A QUANDO HO DIMEZZATO IL GUARDAROBA CREDENDO DI VESTIRE I PROFUGHI DEL KOSOVO<br />
fine dell’Ottocento detiene il brevetto per la “carbonizzazione”,<br />
un processo che permette di rigenerare<br />
la maglieria. Il filo risulta più corto rispetto all’origine,<br />
quindi la qualità è inferiore. Ma sulla lana riciclata si è<br />
costruito un impero come quello di Benetton. Poi, con<br />
l’abbassamento del costo della lana vergine, questa<br />
pratica è andata in disuso”.<br />
Insomma, se è dalla notte dei tempi che gli abiti passano<br />
di mano in mano scendendo la scala sociale, è<br />
solo alla fine degli anni ‘60 che ci si rende conto, negli<br />
Stati Uniti, che la beneficenza è anche una risorsa economica.<br />
Con lo 0,5% del prodotto in origine che può<br />
venire ri-immesso sul mercato, ce n’è abbastanza per<br />
far partire il business del vintage; che nasce intorno<br />
alla cultura hippy e al deliberato recupero di capi militari<br />
inondati di simboli della pace, indossati durante le<br />
proteste contro la guerra in Vietnam. L’investitura ufficiale<br />
arriva dopo, con il nobile titolo alla francese (da<br />
pronunciarsi però all’inglese, in omaggio all’America,<br />
che questo giro d’affari se lo è inventato), quando la<br />
parola “vintage” appare sulle insegne dei negozi alla<br />
metà degli anni ‘80.<br />
Mi chiedo, a questo punto, se trovare un capo riproponibile<br />
come pezzo vintage sia un po’ più facile di una<br />
volta, dati i vari passaggi di scrematura. Mario: “Una<br />
volta, è vero, dovevo fisicamente immergermi in tonnellate<br />
di vestiti logori e sporchi, ma trovavo una gran<br />
quantità di roba interessante e la pagavo molto meno.<br />
Adesso ci sono centri di smistamento in Nord Africa<br />
e Sud America e fornitori vari che fanno da setaccio:<br />
quindi meno merce e a prezzi più alti. Ormai siamo in<br />
tanti a capire, ad apprezzare questo tipo di prodotto”.<br />
Il concetto di raro, di speciale è fondamentale per<br />
Angelo: “Il vintage è entrato nel meccanismo comune<br />
perché la stampa amplifica il fatto che lo indossa la<br />
diva, ma rimane comunque esclusivo, perché tu non<br />
puoi essere certo di trovare il prendisole di Pucci solo<br />
perché lo vuoi. Mi sono sentito dire spesso: “Ah, il vintage,<br />
chissà se andrà ancora…”. Bisogna invece capire<br />
che non è un meccanismo di mercato ma di cercato. Il<br />
vintage sta agli antipodi del consumismo: non si possono<br />
accontentare tutti, semplicemente perché non<br />
c’è abbastanza materiale. Non potrà mai essere una<br />
moda. Perché è un modo di essere”.<br />
URBAN 33
ITALIAN SGRAFFITI<br />
Sicuramente è un duro colpo per l’ingombrante ego di molti writer.<br />
Ma sciogliere i colori e riportare gli intonaci a nuovo, come se<br />
nessuno vi avesse mai scritto sopra, deve dare un gusto irresistibile<br />
testo: Maurizio Baruffaldi / foto: Alberto Bernasconi<br />
La superficie è viva. La pietra, ma anche la plastica,<br />
il vetro e l’asfalto sono la pelle della città. E la pelle è<br />
la cosa più profonda che abbiamo, disse un pensatore<br />
in vena di aforismi. Io, più timidamente: il contatto con<br />
una pelle non si può mai definire superficiale.<br />
E c’è chi non può resistere a questo trasporto sensuale<br />
verso la parete immacolata. Che si può toccare, annu-<br />
URBAN 35
sare, graffiare, sporcare o dipingere. Ma anche curare.<br />
Il graffitaro sente il bisogno di violare, illudendosi forse<br />
di partecipare. Il grafbuster vuole guarire, riportando<br />
all’uniforme e naturale bellezza. Sensi estetici contrapposti,<br />
nei confronti della stessa superficie.<br />
I cacciatori di graffiti della Grafbuster – da Ghostbusters<br />
in poi ogni cacciatore di qualcosa può dirsi Buster e<br />
rendersi degno di simpatia – si potrebbero definire gli<br />
estetisti, più che esteti, della metropoli. Anche perché<br />
la loro attrazione è un business.<br />
Fanno base a Torino, ma l’arte della rimozione del<br />
graffito l’hanno imparata dai maestri francesi, perché<br />
di furgoncini come il loro, arcobaleno ambulante con<br />
incorporati serbatoio per il composto/detersivo e il<br />
motore che garantisce pressioni potentissime o minime<br />
allo sparo liquido, a Parigi ne girano più di 40 ogni<br />
giorno.<br />
Il loro intervento è chirurgico, agile e in spazio ridotto,<br />
senza cantiere.<br />
Andreano Ciriaco è uno dei tre soci, tutti commerciali-<br />
sti, prima di venire folgorati dalla missione di ripulire la<br />
città. Allora avete un’anima? Ride, ma non conferma.<br />
“Erano state programmate le Olimpiadi Invernali 2006<br />
a Torino” spiega “e ci rendevamo conto, anche perché<br />
era voce comune, che la città era imbrattata e impresentabile.<br />
Poi una sera, parlando di questo, la moglie<br />
francese di uno dei soci ci disse che a Parigi avevano<br />
risolto il problema... E sono partito”. Per un anno di<br />
rigido apprendistato.<br />
Rispettano e ripuliscono qualunque superficie, comprese<br />
la plastica e il vetro, le più freddine, e se andate<br />
a Torino e prendete l’autobus avrete la sensazione che<br />
manchi qualcosa. Sono stati loro.<br />
IL GRAFFITARO SENTE<br />
IL BISOGNO DI VIOLARE,<br />
ILLUDENDOSI FORSE DI<br />
PARTECIPARE.<br />
IL GRAFBUSTER VUOLE GUARIRE,<br />
RIPORTANDO ALL’UNIFORME E<br />
NATURALE BELLEZZA.<br />
SENSI ESTETICI CONTRAPPOSTI,<br />
NEI CONFRONTI DELLA STESSA<br />
SUPERFICIE<br />
Grafbuster si inserisce nella lotta allo scarabocchio<br />
intrapresa anche dall’Amsa e dal Comune di Milano.<br />
“Loro sparano con un bocchettone una miscela di<br />
magnesio e acqua a discreta pressione per ogni tipo<br />
di superficie” spiega il nostro cacciatore d’impurità.<br />
Che, tradotto, è un petting frettoloso e distratto, dopo<br />
il quale spalmano uno strato grigio e coprente, che<br />
somiglia al gesto del vestire un corpo di donna con un<br />
maglione informe e incolore.<br />
”Noi usiamo una pistola che spara una combinazione<br />
di pietra calcarea finissima, acqua e aria, che schiaffeggia<br />
la parete e riporta la pietra allo stato naturale,<br />
eliminando anche lo smog, oltre ai graffiti. Ogni tipo di<br />
pietra ha la sua spugnosità o fragilità e le va riconosciuta<br />
la giusta forza dello schiaffo liquido, perché ogni<br />
superficie può sopportare un diverso tipo di aggressione”.<br />
Dice proprio aggressione e gli fa onore. Sono<br />
amanti discreti.<br />
Il marmo, per esempio, è pelle delicata. È molto spugnoso,<br />
contrariamente a quanto possa sembrare, e la<br />
levigazione, la lucidità che dimostra, rischierebbe di<br />
essere rovinata da una pressione eccessiva. Come la<br />
maggior parte delle pietre calcaree con cui è costruita<br />
la città (pietra splittata, pietra di Luserna, travertino,<br />
ecc...), assorbe anche la vernice del graffito e lascia un<br />
alone che l’azione meccanica non può eliminare. Qui si<br />
agisce in seconda battuta con la chimica, il composto<br />
specifico che risucchia in superficie la vernice che si è<br />
infiltrata in profondità. E quindi pulizia totale, senza<br />
alone.<br />
Con il contratto di manutenzione Grafbuster garantisce<br />
di eliminare il nuovo graffito entro cinque giorni dalla<br />
segnalazione. “È una lotta, un’azione psicologica nei<br />
confronti del graffitaro... Perché a lui interessa lasciare<br />
il segno, esserci, e il suo scopo si perde quando vede<br />
che il suo ego viene cancellato velocemente”. Ma la<br />
sensualità della parete non perde il suo potere, e poi il<br />
graffitaro potrebbe anche divertirsi a sfinire il buster: le<br />
azioni psicologiche sono complesse.<br />
Uno dei prodotti chimici è il Graftex – tutti con nome<br />
d’arte – estratto di buccia d’arancia, un fazzoletto che<br />
può ricordare solo vagamente la cellulite della vostra<br />
partner. Ha un odore pungente, che si può definire sia<br />
piacevole che insopportabile, un po’ come quello della<br />
benzina per un bambino. È un composto non nocivo,<br />
poco aggressivo, che si usa su plastiche, tipo interni<br />
dei pullman, metallo verniciato a forno (anche la vostra<br />
auto) o superfici che hanno già ricevuto la pellicola trasparente<br />
antigraffito, resina incolore che copre l’azione<br />
spugnosa della parete (come un capo minimale, ma su<br />
misura), in modo che il nuovo imbratto lo si possa eliminare<br />
come un rossetto dallo specchio.<br />
“Questa pellicola può essere sacrificale” aggettivo biblico<br />
che Ciriaco usa con accento profano per indicare<br />
la provvisorietà, “oppure permanente, ma che su alcuni<br />
materiali non va usato, altrimenti dopo tre anni soffocano”.<br />
Ogni superficie è viva, repetita iuvant.<br />
Anche il Louvre è coperto con il loro antigraffito, fino a<br />
tre metri d’altezza, perché per graffitari acrobati o freeclymber<br />
bisogna aspettare l’evoluzione della specie.<br />
I Grafbuster, ci tengono a sottolinearlo, amano e sanno<br />
riconoscere il bello.<br />
“Una signora mi aveva chiesto di eliminarle un graffito<br />
vicino alla finestra e mentre prendevo le misure mi rendevo<br />
conto di quanto fosse bello. Alla fine rinunciai e<br />
convinsi anche lei a tenerlo, come fosse suo” racconta<br />
Andreano. Fa molto libro Cuore ma rende l’idea.<br />
Ma quello salvato dalla signora era gesto del vero<br />
writer, colui che ama la superficie dipingendola, con<br />
un’opera che vuole essere un ornamento, un dono. Per<br />
un eros che ricorda quello del film di Peter Greenaway,<br />
I racconti del cuscino. E chi non l’avesse visto colga il<br />
suggerimento, ancor più se usa girare armato di bomboletta.<br />
Per il graffitaro la bellezza è una pelle ferita. Da una<br />
falsa cicatrice, l’imitazione d’un graffio. È una violazione,<br />
un vissuto anche insignificante, ma unico. Per il<br />
grafbuster è una pelle liscia, limpida e glabra. O ruvida<br />
e pulsante. Ma vergine.<br />
36 URBAN URBAN 37
Gavetta canora poliedrica,<br />
“medaglia d’oro” ad Arezzo Wave<br />
nel ‘99 e al Mantova Musica<br />
Festival del 2004. Ma il credo di<br />
Susanna Colorni è: anche gli stonati<br />
possono imparare a cantare<br />
testo: Christian Carosi / foto: Martina Della Valle<br />
PERÒ CHIAMATEMI SUSO<br />
Trovarsi in quella fascia d’età indefinita che si aggira<br />
intorno ai trent’anni, quando si fanno i primi bilanci, il<br />
futuro incombe incerto, si è dibattuti tra entusiasmo<br />
e delusioni, può rendere arduo il proprio percorso e<br />
reprimere le inclinazioni personali a favore di scelte più<br />
convenzionali e rassicuranti.<br />
Per questo l’incontro con Susanna Colorni, in arte Suso,<br />
è una piacevole eccezione che “conferma” che i luoghi<br />
comuni fin qui espressi debbano essere considerati<br />
come tali. Tra consapevolezza e dubbi, ricordi e progetti,<br />
critiche e voglia di fare, la Suso, come si dice qui a<br />
Milano, una cosa chiara in testa ce l’ha da parecchi anni:<br />
la bella voce di cui dispone ha il diritto di farsi sentire.<br />
Ci troviamo al Matatu, un circolo Arci in zona Isola dove<br />
lavora come organizzatrice di serate musicali.<br />
Scusa Suso, ma sembri un po’ troppo solare e ottimista.<br />
Sarai mica un personaggio costruito?<br />
Sì, però solo dalle esperienze che ho fatto. Il mio attuale<br />
produttore, Carmelo la Bionda dell’etichetta Akwaba,<br />
conosciuto mentre facevo gingle musicali, ha provato a<br />
creare un’immagine spendibile per commercializzarmi<br />
meglio, ma si è un po’ scontrato con il mio passato, fatto<br />
dai diversi gruppi con i quali ho iniziato a cantare in<br />
pubblico: gli Outland con cui facevamo musica originale,<br />
la Sciallo Orchestra, 14 elementi con tanto di sezione<br />
fiati che suonava il soul, I Supermacanudo che mi hanno<br />
insegnato a fare musica elettronica e insieme ai quali nel<br />
1999 ho vinto Arezzo Wave. Con Carmelo è iniziata la<br />
mia carriera da solista, la pubblicazione del primo disco<br />
(Suso per l’appunto) e nel 2004 ho vinto il Festival di<br />
URBAN 39
Mantova come miglior interprete. Questo riconoscimento<br />
mi ha portato molta fortuna, ma le emozioni più forti<br />
mi sono arrivate dalla collaborazione al disco Danni<br />
collaterali uscito nel 2003 con il Manifesto, contro la<br />
guerra del Golfo, e al quale ha fatto seguito una tournée<br />
con i vari interpreti, da Gino Paoli a Lella Costa, Ricky<br />
Gianco, gli Skiantos ecc.<br />
Insomma hai cantato con i grandi, hai fatto un disco,<br />
sei distribuita dalla Sony: raccontata così sembra tutto<br />
facile, come se bastasse voler cantare per diventare<br />
una cantante.<br />
Forse è perché sto vivendo anni splendidi, quella fase<br />
in cui inizi a capire delle cose, raggiungi un po’ d’indipendenza<br />
economica, ma allo stesso tempo hai ancora<br />
voglia di fare la cazzona, anni bellissimi, sprecati nel mio<br />
caso. No scherzo! Comunque non è che le cose succedono<br />
solo per fortuna: adesso la gente crede che basti<br />
passare in televisione per diventare famosi sulla scia<br />
del noto programma della De Filippi. Sono andata a un<br />
concorso per voci a San Marino, dove vedevi queste ragazzine<br />
in minigonna, accompagnate dalla mamma che<br />
non avevano assolutamente idea di cosa fosse interpretare<br />
la musica, metterci dentro sé stessi, raccontare una<br />
storia. Sono 12 anni che prendo lezioni di canto e ho<br />
fatto otto anni di pianoforte prima, ascolto ogni genere<br />
di musica dal punk allo ska alla musica leggera, sono<br />
cose che servono tantissimo, c’è tutto un lavoro sotto,<br />
anche di ricerca. Per esempio, cantare musica popolare<br />
tramandata oralmente di generazione in generazione mi<br />
dà una forza e un’energia che altrove non trovo. Ma lo<br />
sapevi che la canzone originale dei partigiani non è O<br />
bella ciao, ma Fischia il vento?<br />
I partigiani, il disco contro la guerra, il Festival di<br />
Mantova, fai per caso politica con la musica?<br />
La politica non la metto nei miei pezzi, perché credo<br />
sia un talento molto particolare, come quello di Daniele<br />
Silvestri, creare testi di valore in questo campo. Però<br />
si può fare politica anche cantando canzoni per raccogliere<br />
fondi a favore di Emergency, mettendo il proprio<br />
disco gratis su internet, facendo un concerto in un luogo<br />
piuttosto che in un altro. Hai in mano uno strumento<br />
forte ed è giusto usarlo. Anche decidere di fare musica a<br />
Milano in fondo è politica. Qui la situazione è disastrosa,<br />
dopo gli anni Novanta, quando c’erano gli Afterhours e<br />
la Cruz, stiamo vivendo un periodo di totale recessione<br />
creativa. Un sacco di posti tipo il Tunnel sono morti,<br />
suonare in giro è difficile, mancano le persone che ti<br />
aiutano; a Torino, per esempio, da anni si aprono locali<br />
di piccole dimensioni dove sono ospitati concerti, la<br />
gente si è abituata a uscire per andare a sentire musica<br />
dal vivo, mentre qui che cosa fai? Il jazz non esiste più,<br />
l’unico è il Blue Note dove però paghi un casino per entrare,<br />
per la musica elettronica ci sono solo i Magazzini<br />
Generali, mancano posti intermedi, diversi dal Rolling<br />
Stone o dal PalaMazda, qualcosa che si avvicini più<br />
all’idea del club. È come un gatto che si morde la coda,<br />
i milanesi hanno perso il gusto di andare a sentirsi un<br />
concerto e i gestori non pagano i musicisti perché tanto<br />
la gente non viene, mancano gli investimenti statali, che<br />
magari permettono di organizzare un festival: tu ci vai,<br />
la gente ti vede, magari trovi quello che ti dice “vieni a<br />
suonare nel mio locale” e il meccanismo torna a girare.<br />
Sai quanti colleghi conosco che sono andati all’estero a<br />
tentar la fortuna e magari ce l’hanno anche fatta, un po’<br />
come la “fuga dei cervelli” dalle università. Per ora la<br />
mia politica è restare qua!<br />
Allora ti senti una specie di avanguardia del movimento<br />
musicale a Milano?<br />
Ma zero! Io sono un’operaia della musica, sempre indietro<br />
rispetto alle mode, per essere all’avanguardia<br />
bisogna essere un po’ geniali, come lo sono stati negli<br />
anni ‘70 Luigi Nono, Berio, Stockhausen. Io faccio<br />
– spero bene – il mio mestiere, quello dell’interprete e<br />
ora cerco di trovare suoni nuovi per virare ancora di più<br />
sull’elettronica, mantenendo la vibrazione di uno o due<br />
strumenti dal vivo.<br />
E che futuro vorresti per la tua città?<br />
Tanta musica in più. In fondo tutti possono cantare, non<br />
esistono gli stonati, si tratta solo di una questione fonetica<br />
e dopo un anno di esercizi per imparare ad ascoltarsi<br />
e a usare la propria voce chiunque può mettersi a<br />
cantare con soddisfazione. Pensa che bello se a Milano<br />
si sentisse più gente che canta!<br />
URBAN 41
camicia di chiffon stampato Sportmax / top di sangallo nero Antonio Berardi<br />
TEEN POPSTAR<br />
foto: Marco Pietracupa / styling: Ludovica Codecasa / hair: Armando@Greenapple / modello: Samuel<br />
URBAN 43
abito Borbonese / trench Jil Sander<br />
jeans Meltin’Pot / camicia di pizzo H&M / cardigan a rombi Pringle of Scotland<br />
44 URBAN URBAN 45
camicia in mussola bianca See by Chloé / pantaloni rigati a vita alta Antonio Berardi / camicia dorata Alessandro Dell’Acqua<br />
gonna plissettata Antonio Berardi / gilet a rombi Pringle of Scotland / giacca Ter et Bantine / sneakers OXS<br />
46 URBAN URBAN 47
olero dorato con maniche di chiffon e pantaloni di velluto Costume National / camicia Alessandro Dell’Acqua<br />
48 URBAN
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URBAN 51
URBAN per GURU / concept AC / illustrazione chiaracapellini.com
GUIDADICEMBRE-GENNAIO<br />
FILM 57<br />
LIBRI 61<br />
DIGITAL LIFE 63<br />
MUSICA 64<br />
LA STAR DEL MESE: FRANZ FERD<strong>IN</strong>AND, 17 dicembre<br />
(Milano, Palalido); 18 dicembre (Firenze,<br />
Saschall); 19 dicembre (Bologna, Paladozza)<br />
MKLANE<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÉ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />
TEATRO 67<br />
ARTE 69<br />
NIGHTLIFE 71<br />
FOOD: Milano 72<br />
Roma 75<br />
Torino 79<br />
Veneto 81<br />
Bologna 83<br />
Napoli 85<br />
PERFORMANCE SU GOMMA<br />
BOLOGNA|Drive<br />
La macchina da corsa di Jason Rhoades, completamente<br />
ricostruita utilizzando oggetti di uso comune, sedie, tappeti,<br />
pacchetti di sigarette, o l’installazione neon di Sylvie Fleury,<br />
in una sala con pavimento rivestito d’asfalto, ma anche la<br />
Fiat 126 modificata e appesa al muro di Simon Starling. Che<br />
l’automobile fosse qualcosa di più di un semplice mezzo di<br />
trasporto lo avevamo capito da un pezzo. Ma che si potesse<br />
trasformare nel soggetto di creazioni artistiche tra le più<br />
singolari e scenografiche dell’arte contemporanea ancora<br />
ci sorprende. Così, in occasione del trentennale del Motor<br />
Show, la Galleria d’Arte Moderna di Bologna mette in mostra<br />
Drive. Automobili nell’arte contemporanea, dal 2 dicembre al<br />
5 marzo 2006. Venti grandi installazioni provenienti da tutto<br />
il mondo interpretano uno dei miti più potenti e veloci della<br />
modernità. Correte su www.galleriadartemoderna.bo.it.<br />
Jason Rhoades, Smoking Fiero to Illustrate the Aerodinamics of Social Interaction, 1994,<br />
courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo<br />
NEL DEDALO DI NOME ARTAUD<br />
Antonin Artaud in La Passion de Jeanne d’Arc di Carl Theodor Dreyer, 1927 © Antonin Artaud<br />
NAPOLI | Studi aperti 2005<br />
Violare l’alcova di un’artista, entrare<br />
nel suo studio, dove crea, dipinge,<br />
produce. A Napoli è possibile, solo<br />
per tre giorni però, il 16/17/18 dicembre.<br />
Durante Studi aperti 2005<br />
più di 60 artisti aprono al pubblico<br />
i loro atelier, proponendo un inedito<br />
itinerario artistico tra la città. Dal<br />
centro storico a Capodimonte, dal<br />
Vomero a via Foria le porte dell’arte<br />
si spalancano su Napoli.<br />
www.arteriazip.it<br />
FERRARA|SOS New Orleans Jazz Heritage<br />
A Ferrara le note del jazz abbracciano<br />
la beneficenza e dal 18 al 22<br />
dicembre, piazze, enoteche e bar si<br />
trasformano nel palcoscenico di SOS<br />
New Orleans Heritage. Cinque giorni<br />
interamente dedicati al jazz e alla<br />
musica afro-americana, dove, grazie<br />
al coinvolgimento di artisti da tutt’Italia,<br />
si raccolgono fondi per i musicisti<br />
di New Orleans rimasti senza<br />
tetto dopo l’uragano Katrina.<br />
www.jazzclubferrara.com<br />
Un labirinto multimediale fatto di<br />
fotografie, ritratti, disegni esclusivi e<br />
dal repertorio completo delle apparizioni<br />
cinematografiche di Antonin<br />
Artaud (poeta, attore, artista, regista<br />
teatrale). Al Padiglione d’Arte<br />
Contemporanea di Milano, dal 5<br />
dicembre fino al 12 febbraio 2006,<br />
prende forma la mostra Artaud, Volti /<br />
Labirinti, curata da Jean-Jacques Lebel<br />
e Dominique Païni. Una retrospettiva<br />
non convenzionale, tra video, ricostruzioni<br />
e installazioni, per un artista non<br />
convenzionale come Artaud. Info su<br />
www.comune.milano.it/pac.<br />
TOR<strong>IN</strong>O| Parco d’arte vivente<br />
Finiti i tempi dei musei, adesso l’arte<br />
si ammira in città e a Torino (presto)<br />
anche nei parchi. Come anticipato<br />
durante Artissima, entro l’estate<br />
2006 in via Giordano Bruno nascerà<br />
il Pav, il Parco d’Arte Vivente. Un’area<br />
di 23mila metri quadri in continua<br />
evoluzione, quasi viva, per instaurare<br />
nuove forme di dialogo tra artisti, cittadini<br />
e ambiente. Vi abbiamo incuriosito?<br />
Per ora iniziate a sbirciare su<br />
www.parcoartevivente.it<br />
URBAN 55<br />
Erwin Wurm, Fat Car, 2001, courtesy Austrian Sculpture Park Private Foundation
OPERAZIONE<br />
rta<br />
bianca<br />
QUANDO<br />
dal 3 all’11 dicembre 2005<br />
DOVE<br />
Bologna Motor Show – Stand Ford, pad. 29<br />
CHE COSA<br />
pennelli e bombolette a volontà per<br />
graffitare una Ford Ka<br />
CHI<br />
tu e gli <strong>Urban</strong> performer<br />
PERCHÉ<br />
la tua opera insieme a<br />
quelle degli <strong>Urban</strong> performer<br />
potrebbe essere pubblicata<br />
sul numero di <strong>Urban</strong> di<br />
febbraio. All’autore, in<br />
più, un triplice gadget: un<br />
mese di prova della nuova<br />
Ford Fiesta, un iPod e due<br />
biglietti per una partita dei<br />
quarti di finale di Champions<br />
League<br />
Prenotate la vostra<br />
performance presso le hostess<br />
dello stand Ford!
FILM<br />
DI FABIO SCAMONI<br />
TRA LE EX A CACCIA DEL<br />
FIGLIO <strong>IN</strong>SOSPETTATO<br />
Una paternità impensata<br />
è la molla che fa scattare<br />
un itinerario sentimentale<br />
a ritroso<br />
BROKEN FLOWERS<br />
Jim Jarmusch<br />
Entrare nel mondo di Jim<br />
Jarmusch è come fare un viaggio<br />
psichedelico, ma al modesto<br />
prezzo del biglietto d’entrata. Le<br />
parole, gli sguardi, i movimenti<br />
sono dilatati, allungati come se<br />
il tempo avesse un significato<br />
proprio: i luoghi e gli spazi sono<br />
buchi neri in cui la fisica non<br />
ha più alcun valore. Il cinema di<br />
Jarmusch è unico, silenzioso in<br />
un universo scoppiettante, meditativo<br />
in un mondo usa e getta.<br />
Non ci si mette molto a capire<br />
dove siamo finiti. La prima inquadratura<br />
è un lungo carrello prima<br />
su una casetta di periferia, convenzionale,<br />
piena di bambini...<br />
poi, superata una siepe, su una<br />
casa molto più bella, ma fredda,<br />
anonima come il suo proprieta-<br />
rio: Don Johnston (da non confondersi<br />
con il più famoso attore)<br />
interpretato da uno straordinario<br />
Bill Murray. Don è nel suo salone,<br />
sta guardando la televisione,<br />
distratto e assente. Sullo sfondo,<br />
Sherry (Julie Delpy), la sua<br />
attuale compagna sta uscendo<br />
con la valigia in mano. Sherry e<br />
Don si stanno lasciando. Nello<br />
stesso tempo una lettera rosa<br />
gli viene recapitata. All’interno,<br />
scritto a macchina con inchiostro<br />
rosa, Don scopre che una vecchia<br />
fiamma 20 anni prima ha messo<br />
al mondo un figlio suo, cosa che,<br />
nonostante tutto, non lo turba<br />
molto. La lettera è anonima. Nella<br />
casa a fianco, quella piena di<br />
bambini, vive un giovane operaio<br />
di colore, Winston, un vicino con<br />
il pallino per le investigazioni.<br />
Winston obbliga Don a fare una<br />
lista delle possibili madri e gli<br />
organizza un viaggio, estremamente<br />
dettagliato, per raggiungerle<br />
e scoprire quale tra loro è<br />
la mittente della lettera. Il viaggio<br />
di Don non ha niente di epico o<br />
straordinario. Quattro soste nei<br />
quattro cantoni di un’America<br />
annoiata e depressa, che malgrado<br />
le grandi distanze tende ad<br />
assomigliarsi sempre più. E quattro<br />
donne di un passato che non<br />
può tornare, figure femminili che<br />
forse una volta erano simili, ma<br />
che nella loro attuale differenza<br />
rappresentano diversi modi di<br />
vedere solitudine e disperazione.<br />
C’è Laura (Sharon Stone), vedova<br />
e madre di un’adolescente che<br />
ama essere una Lolita di nome<br />
e di fatto. C’è Dora (Frances<br />
Conroy, la madre della famiglia<br />
Fisher di Six feet under), piccolo-borghese,<br />
ex hippy, annoiata<br />
dalla vita e da ciò che questa le<br />
ha offerto. C’è Carmen (Jessica<br />
Lange), dottoressa olistica che<br />
cura gli animali arrivando alla<br />
loro anima. E infine c’è Penny<br />
(Tilda Swinton), biker arrabbiata<br />
e interessata solo alla parte<br />
punk delle cose. E poi ci sono<br />
le loro case, piccole, di legno,<br />
colorate; case dove vivono altri<br />
milioni di persone prive di una<br />
“vista” sulla vita.<br />
A guardarlo bene, Broken<br />
Flowers è anche un interessante<br />
compendio di architettura su-<br />
burbana. E viene da domandarsi<br />
quante case anonime o quartieri<br />
tutti uguali di periferia abbia dovuto<br />
vedersi Jarmusch prima di<br />
girare il film.<br />
Alla fine Don tornerà nella sua<br />
fredda e poco accogliente casa<br />
senza aver trovato una risposta<br />
al suo interrogativo, senza<br />
un’idea se da qualche parte,<br />
nel suo vasto paese, ci sia un<br />
figlio di cui prendersi cura, a cui<br />
dare “filosofici” consigli su come<br />
affrontare le difficoltà nascoste<br />
fuori e dentro le fragili pareti di<br />
ogni abitazione.<br />
Broken Flowers ha curiose analogie<br />
con alcuni film usciti in<br />
questi anni: i doveri dei padri nei<br />
confronti dei figli, il passato che<br />
torna con i suoi guasti e i suoi<br />
cadaveri nascosti, la mancanza di<br />
valori, lo sfascio dell’istituzione<br />
famiglia. Ma Jarmusch, con la sua<br />
visione cinica e ironica, va un po’<br />
oltre, aggiungendo analogie su<br />
analogie, stereotipi su stereotipi.<br />
Alla fine la vita di Don è molto<br />
più simile alla realtà di quanto<br />
le simbologie e i silenzi del film<br />
non possano far credere.<br />
DVD<br />
I dvd stanno lentamente<br />
diventando la prima fonte di<br />
guadagno per i produttori.<br />
Se fino a qualche tempo fa la<br />
sala era il luogo deputato per<br />
rientrare nei costi, adesso i cinema<br />
sono solo un numero di<br />
spettatori da moltiplicare per<br />
un qualche valore x e ottenere<br />
così il numero dei probabili<br />
utenti del dvd. Molti film, poi,<br />
hanno sette vite come i gatti.<br />
È uscito in questi giorni l’ennesimo<br />
cofanetto della trilogia<br />
di Ritorno al Futuro, fortunata<br />
saga firmata da Robert<br />
Zemeckis. Che cosa ha in più<br />
rispetto alla precedente, che<br />
risale a tre anni fa, oltre alla<br />
nuova veste grafica? Alcuni<br />
extra che non erano stati inseriti<br />
prima per problemi di diritti<br />
America-resto del mondo.<br />
Come un inedito making-off<br />
del terzo episodio e un’intervista<br />
a Michael J. Fox.<br />
VIRGOLETTE<br />
– Non se ne sta mai seduta<br />
calma un momento?<br />
A New York, se stai seduta calma<br />
vieni rimpiazzata. (Robert<br />
Redford e Kristin Scott-<br />
Thomas, L’uomo che sussurrava<br />
ai cavalli)<br />
– Un poliziotto infiltrato deve<br />
essere come Marlon Brando.<br />
Per fare questo lavoro devi<br />
essere un grande attore: devi<br />
essere naturale, devi essere<br />
naturale come pochi, capito?<br />
Devi essere un grande attore<br />
perché gli attori mediocri fanno<br />
una brutta fine, in questo<br />
lavoro. (Randy Brooks e Tim<br />
Roth, Le iene)<br />
– Matilda io non lavoro così.<br />
Okay.<br />
Non è da professionista.<br />
Okay.<br />
E smettila di dire okay a tutto,<br />
okay?<br />
Okay. (Jean Reno e Natalie<br />
Portman, Leon)<br />
URBAN 57
CASANOVA<br />
Lasse Hallström<br />
Casanova è uno dei personaggi<br />
storici più rappresentati al<br />
cinema. Sono decine le trasposizioni<br />
girate per il grande e il<br />
piccolo schermo. Adesso è la<br />
volta del regista svedese Lasse<br />
Hallström (autore di Chocolat<br />
e adesso anche de Il vento del<br />
perdono con la coppia Redford-<br />
Lopez). I panni del libertino<br />
veneziano sono vestiti da Heath<br />
Ledger, giovane star americana.<br />
Dov’è la novità di questa versione?<br />
Nella giocosa presunzione<br />
di mettere la parola fine alle<br />
vicende di Giacomo Casanova.<br />
Perché nel film di Hallström, il<br />
più famoso amante del mondo<br />
si innamora veramente, vuole<br />
avere una vita normale, vuole<br />
lasciare ai posteri la gestione<br />
del suo mito. Nella sua conversione<br />
è osteggiato da un<br />
messo papale (uno strepitoso<br />
Jeremy Irons) e dalla famiglia di<br />
una giovane fanciulla al quale<br />
si era promesso per salvarsi<br />
dalla scomunica e dalla gogna.<br />
La sceneggiatura è ben scritta,<br />
piena di equivoci e di colpi di<br />
scena, il cast è divertito e divertente,<br />
Venezia è ben fotografata<br />
e ben ricostruita. Due ore di<br />
“solo” intrattenimento.<br />
Una mogliettina, una<br />
casettina sul Tamigi,<br />
ma quando l’amante è<br />
irresistibile...<br />
MATCH PO<strong>IN</strong>T<br />
Woody Allen<br />
Un giovane irlandese, di origini<br />
modeste, si fa assumere come insegnante<br />
di tennis in un esclusivo<br />
circolo londinese. Qui conosce<br />
un simpatico rampollo riformista<br />
che lo introduce nel jet set inglese.<br />
Il giovane irlandese ha una<br />
buona educazione, maniere a<br />
modo e conquista, prima di tutte,<br />
la sorella del rampollo e poi la<br />
sua famiglia. La scalata sociale<br />
culminerà in un lavoro di grande<br />
responsabilità nella city e nel<br />
matrimonio con la giovane erede.<br />
Ma – in tutte le belle storie c’è<br />
LA MARCIA DEI P<strong>IN</strong>GU<strong>IN</strong>I<br />
Luc Jacquet<br />
All’inizio avrebbe dovuto essere<br />
un documentario di studio sulle<br />
abitudini del pinguino imperatore,<br />
uno strano uccello alto un po’<br />
più di un metro dal becco lungo<br />
e dal collo colorato. Poi è scattato<br />
qualcosa. Jacquet, il giovane<br />
studioso, ha mostrato parte del<br />
suo prodotto a qualche giovane<br />
e intraprendente investitore e<br />
dal documentario si è passati al<br />
“documentario commentato da<br />
attori che prestano la loro voce<br />
ai pensieri dei pinguini”. Per<br />
merito di tutto il battage che c’è<br />
stato, grazie ai riconoscimenti ottenuti<br />
dopo le prime proiezioni,<br />
la sensazione è quella di andare<br />
a vedere qualcosa di unico, mai<br />
visto. Le immagini sono strepitose<br />
(il pack antartico ha sempre<br />
il suo bianco fascino); i pinguini<br />
appaiono proprio animali buffi e<br />
impacciati; la voce di commento<br />
è divertente e non invadente<br />
(nella versione italiana è quella<br />
di Fiorello, mentre nella versione<br />
originale francese le voci<br />
erano tre, per maschi, femmine<br />
e pulcini); però alla fine la differenza<br />
tra il film di Jacquet e un<br />
anonimo prodotto del National<br />
Geographic non è molta: un po’<br />
di poesia e un po’ di musica.<br />
un ma – la sua ascesa è minata<br />
da Nola, la conturbante Scarlett<br />
Johansson. Nola è la fidanzata<br />
del rampollo, e quindi off limit<br />
per il modesto irlandese. Ma<br />
quando i due si lasciano, e Nola<br />
diventa single, l’amore, dell’ormai<br />
sposato e in carriera ex istruttore<br />
di tennis, può sfogarsi. I due<br />
ME AND YOU AND<br />
EVERYONE WE KNOW<br />
Miranda July<br />
A giudicare dalla quantità di<br />
premi che si è portato a casa,<br />
si potrebbe dire che Me<br />
and you è un film che piace.<br />
Premio speciale della giuria al<br />
Sundance Film Festival, miglior<br />
opera prima all’ultimo Festival<br />
di Cannes e premio del pubblico<br />
a Philadelphia e a Los<br />
Angeles. Non male, per una<br />
giovane esordiente, Miranda<br />
July (32 anni), prima apprezzata<br />
videoartista ora acclamata<br />
realizzatrice. Piace perché<br />
racconta quanto sia difficile<br />
entrare in relazione con gli altri,<br />
l’isolamento reciproco pur nella<br />
condivisione della quotidianità.<br />
Ogni personaggio, dal bambino<br />
di sette anni al vecchio ospite<br />
di un centro per anziani, ha un<br />
disagio comunicativo, un blocco<br />
emotivo superabile solo attraverso<br />
percorsi dialettici, a volte<br />
magici, a volte surreali. Piace<br />
per la sua delicatezza e per la<br />
spontaneità di tutti i protagonisti.<br />
Però, a parte il soggetto<br />
non proprio originalissimo, c’è<br />
una costruzione narrativa forse<br />
troppo pretestuosa: per creare<br />
un po’ di magia la regista lascia<br />
a casa un po’ di verità. Peccato.<br />
IL TAMIGI VAL BENE UN AMANTE<br />
iniziano una nascosta relazione<br />
extraconiugale, che poco a poco<br />
diventa sempre più perversa e<br />
ossessiva. Da una parte, lei che<br />
lo vuole giustamente in esclusiva,<br />
dall’altra lui che non riesce a<br />
lasciare la moglie, ma soprattutto<br />
il suo magnifico appartamento<br />
sul Tamigi.<br />
MR AND MRS SMITH<br />
Doug Liman<br />
Gestire la coppia più cool di<br />
Hollywood non è impresa facile.<br />
Il mondo dei media si interessa<br />
più a quanti baci si siano dati<br />
sul (o dietro) il set piuttosto<br />
che dilungarsi sulla storia che il<br />
film racconta. Nonostante i due<br />
protagonisti si fregino del nome<br />
più anonimo d’america, Smith<br />
appunto, Angelina Jolie e Brad<br />
Pitt di anonimo non hanno nulla.<br />
Il compito di preservare la loro<br />
immagine è stato dato a Doug<br />
Liman, autore un po’ eccentrico di<br />
film come Swingers o The Bourne<br />
identity. Mr and Mrs Smith sono<br />
una coppia apparentemente come<br />
tante, totalmente assuefatta ai<br />
segreti e alle bugie del coniuge.<br />
Ma in realtà sono due killer di<br />
professione. Le cose sarebbero<br />
anche potute andare bene se non<br />
avessero avuto l’ordine di uccidersi<br />
a vicenda. E da qui comincia la<br />
metafora della vita di coppia, tipo<br />
Guerra dei Roses. Ma il finale è più<br />
dolce: solo unendo le forze il rapporto<br />
coniugale può andare avanti.<br />
Le due star sembrano divertirsi<br />
molto, il regista un po’ meno. Alla<br />
fine è tutto un po’ scontato con<br />
una facile ironia. D’altronde, il film<br />
non lo si va a vedere per la coppia<br />
più bella del mondo?<br />
Per il suo quarantesimo film<br />
Woody Allen sceglie le classiche<br />
e rilassate atmosfere inglesi,<br />
abbandonando per una volta<br />
la grigia e verticale Manhattan.<br />
Nel copione c’è posto anche per<br />
Delitto e castigo di Dostoevskij,<br />
adattato per un racconto in cui<br />
si fondono non solo passioni,<br />
ossessioni e tentazioni, ma soprattutto<br />
un tema che al regista<br />
sta molto a cuore: la violenza e i<br />
modi in cui nasce e si manifesta.<br />
L’insicurezza che caratterizza la<br />
nostra quotidianità, sia vissuta<br />
in ambienti nobili o popolari, è<br />
un dolore con il quale dobbiamo<br />
continuamente confrontarci.<br />
Allen sottolinea come la vita<br />
sia fatta di abilità e di piccole<br />
fortune, proprio come il colpo<br />
del match point: si può vincere<br />
o rimettere tutto in discussione.<br />
Vero e attuale.<br />
REMAKE<br />
King Kong continua<br />
a far tremare<br />
A meno di imponderabili<br />
imprevisti, il nuovo King Kong<br />
firmato da Peter Jackson<br />
sarà il film più visto della<br />
stagione. Non solo abile<br />
operazione di marketing, con<br />
trailer e informazioni dal set,<br />
ma soprattutto un soggetto<br />
che, dopo il pessimo remake<br />
degli anni ‘70, poteva ancora<br />
essere sfruttato. Ma andiamo<br />
con ordine. Negli anni ‘30 i<br />
produttori cinematografici<br />
cercavano storie esotiche, con<br />
dinosauri e mostri, per tentare<br />
di stupire un pubblico ancora<br />
abbastanza vergine (il suono<br />
era arrivato nelle sale solo<br />
da qualche anno). I dinosauri<br />
andavano per la maggiore,<br />
ma anche i gorilla facevano<br />
tremare lo spettatore. E quindi,<br />
quale migliore trovata di<br />
farli convivere? Partendo da<br />
un’idea di Edgar Wallace (dai<br />
suoi scritti sono stati tratti<br />
più di 160 film!) il primo King<br />
Kong fu affidato a una coppia<br />
di registi, Merian C. Cooper ed<br />
Ernest B. Schoedsack. Il film<br />
era una variazione sul tema<br />
della bella e la bestia, con un<br />
simbolismo erotico (si pensi al<br />
grattacielo sul quale il mostro<br />
viene ucciso) non comune<br />
per quei tempi. Il gigantesco<br />
gorilla diventa immediatamente<br />
così famoso che nello<br />
stesso anno Schoedsack gira<br />
il sequel Il figlio di King Kong,<br />
senza però raggiungere lo<br />
stesso successo. Negli anni<br />
Sessanta i giapponesi lo rendono<br />
il nemico di Godzilla. Nel<br />
1976 esce il remake di John<br />
Guillermin con Jeff Bridges<br />
e Jessica Lange. Di quel film<br />
restano due cose: la bellezza<br />
della Lange e il mostro meccanico<br />
di Carlo Rambaldi. Infine,<br />
Jackson cancella la versione<br />
del 1976 e torna alle origini,<br />
con una storia che si ispira<br />
direttamente all’originale, così<br />
come l’ambientazione anni<br />
‘30.<br />
URBAN 59
LIBRI<br />
DI MARTA TOPIS<br />
C<strong>IN</strong>EMATOGRAFICO-METROPOLITANO<br />
CHI ABITA LA GIUNGLA<br />
Un buttafuori milanese,<br />
Gorilla, e il suo doppio<br />
schizoide, il Socio, alle<br />
prese con un’indagine<br />
no global tra centri<br />
sociali, San Vittore e<br />
ville da riccastri<br />
IL KARMA DEL GORILLA<br />
Sandrone Dazieri<br />
Mondadori, Strade Blu, 2005<br />
300 pp., 14,50 euro<br />
“…Il mio amico invisibile cominciò<br />
a stabilizzarsi quando<br />
avevo nove anni. Non appariva<br />
più a momenti irregolari ma si<br />
prendeva una fetta precisa del<br />
mio tempo: viveva di notte. E di<br />
notte mia madre gli insegnava<br />
tutto da capo, come a un nuovo<br />
figlio nato grande. Lui imparò.<br />
Imparò a stare al mondo<br />
e a fingere di essere me, e mia<br />
madre continuò a trattarci come<br />
fossimo due fratelli gemelli.<br />
Non sbagliava mai a distribuire<br />
premi e punizioni. Anche se gridavamo<br />
“È stato l’aaaaaaltro!”<br />
lei non ci cascava mai.<br />
Non ha mai sbagliato, non<br />
ci ha mai confuso, nemmeno<br />
quando il mio amico invisibile<br />
smise di avere l’espressione assente<br />
di uno zombie e imparò<br />
a trattenere le crisi di violenza.<br />
Impostammo una routine regolare<br />
e una comunicazione<br />
precisa fatta di bigliettini e<br />
diari. Lui aveva anche un<br />
nome adesso, lo chiamavo il<br />
mio Socio. Per tutti gli altri si<br />
chiamava Sandro, come me.<br />
immagine tratta dalla copertina di: Sandrone Dazieri, Il Karma del Gorilla, Mondadori, Strade Blu, 2005<br />
Crescemmo insieme anche se i<br />
problemi non finirono con l’infanzia…”.<br />
“…Qualche volta mi inginocchiavo<br />
davanti allo specchio e<br />
cercavo di ficcarmi le dita nella<br />
testa per strapparlo fuori, per<br />
liberarmi di quel parassita che<br />
usava il mio corpo come fosse<br />
il proprio. Ma i momenti peggiori<br />
erano quelli in cui vedevo<br />
il mio Socio per quello che<br />
realmente era: un trucco per<br />
sopravvivere. Il mio Socio non<br />
esisteva davvero, ero io che diventavo<br />
lui quando la malattia<br />
prendeva il sopravvento. Ma il<br />
trucco funzionò. Sopravvissi.<br />
Sopravvivemmo tutti e due. E<br />
imparammo a nasconderci…”.<br />
“…Avrei voluto avere la macchina<br />
del tempo e tornare<br />
indietro al giorno in cui avevo<br />
ricevuto la telefonata di Padre<br />
Molinas. Se non gli avessi<br />
risposto non sarei finito in<br />
mezzo a una storia di terroristi<br />
e rapimenti, e quindi non avrei<br />
mai fatto a botte in un bar<br />
con dei deficienti che la pensavano<br />
proprio come Guido.<br />
E se non avessi fatto a botte,<br />
forse Giovanni non mi avrebbe<br />
rintracciato in un bidone della<br />
spazzatura. E se non mi avesse<br />
rintracciato…”.<br />
Invece Sandrone, che tutti<br />
chiamano il Gorilla, a quella<br />
telefonata ha risposto, ma<br />
noi non vogliamo dirvi di più,<br />
per non guastare l’effetto di<br />
questo giallone che decolla<br />
con un pestaggio stile cartoni<br />
animati nella periferia milanese,<br />
in una mattinata post-rave,<br />
e vola con ritmo serrato per<br />
300 pagine, con un tourbillon<br />
di personaggi che passano dal<br />
militante del centro sociale alla<br />
bella dottoressa dell’Ospedale<br />
Sacco fino alla ricca signora<br />
ingioiellata, seguendo un’indagine<br />
non proprio canonica. Tra<br />
l’altro, udite udite!, a gennaio<br />
la faccia del Gorilla si trasformerà,<br />
sul grande schermo, in<br />
quella di Claudio Bisio, scelto<br />
dal bravo Carlo Sigon per girare<br />
il film di questa storia. E noi<br />
non vediamo l’ora di guardarlo.<br />
CARO MOZART, COSÌ TI SCRIVO<br />
Un teenager supera i drammi adolescenziali e si salva la vita ascoltando un’aria del genio di Salisburgo<br />
LA MIA STORIA<br />
CON MOZART<br />
Eric-Emmanuel Schmitt<br />
Edizioni e/o, 2005<br />
123 pp., libro + cd19,50 euro<br />
Vi ricordate Monsieur Ibrahim<br />
e i fiori del Corano, delizioso<br />
film di formazione ambientato<br />
negli anni Sessanta in cui il<br />
dodicenne ebreo Momo diventa<br />
amico di un anziano droghiere<br />
arabo? Ecco, è stato tratto da<br />
un racconto di Schmitt, del<br />
quale proprio da poco è uscita<br />
la traduzione italiana di questo<br />
nuovo piccolo e altrettanto delizioso<br />
romanzo di formazione:<br />
Ma vie avec Mozart. È la storia<br />
di un teenager di 15 anni con<br />
tutti quei problemi che una<br />
adolescenza cupa porta con sé<br />
(un corpo che cambia in modo<br />
orribile, le speranze e i sogni<br />
che muoiono, la perdita della<br />
felicità, il desiderio di morire),<br />
che un giorno ascolta Le Nozze<br />
di Figaro e si accorge che vale<br />
la pena vivere. Le lacrime si<br />
intersecano alle note, si rincorrono,<br />
accompagnano il giovane<br />
nelle diverse età della vita:<br />
l’amore, la malattia, la vecchiaia,<br />
la morte. Pagine sognanti,<br />
che, in un mondo così difficile<br />
come quello in cui viviamo<br />
oggi, rincuorano e rasserenano<br />
(molto più – a dir la verità – di<br />
quanto facciano le melodie che<br />
si ascoltano nel cd allegato). E<br />
se poi avete apprezzato questo<br />
racconto, andatevi a leggere<br />
Oscar e la dame rose, terzo racconto<br />
del Ciclo dell’Invisibile, in<br />
cui sono raccolte le lettere che<br />
un bimbo di dieci anni scrive a<br />
Dio dall’ospedale: un imperdibile<br />
piccolo capolavoro.<br />
PRIMA&DOPO SHORT<br />
Le città viste<br />
dagli studenti<br />
MOLTO PRIMA<br />
DELL’AMORE<br />
Andrea Mancinelli<br />
Baldini Castoldi Dalai, 2005<br />
269 pp., 13,80 euro<br />
Un libro modello registratore.<br />
Play: Milano, la grigia vita di<br />
tutti i giorni, il ricordo del<br />
passato; rewind: Parigi, 1994,<br />
un pensionato universitario<br />
fa da sfondo a sei mesi di<br />
Erasmus trascorsi spensieratamente<br />
all’estero; fastforward:<br />
Barcellona, gli amici si ritrovano,<br />
con quei problemi che la<br />
vita adulta inevitabilmente genera.<br />
In questo andare avanti<br />
indietro, una speciale amicizia<br />
“con diritto” tra due uomini,<br />
Chris e Lucas, e una donna,<br />
Shevon, che sa un po’ di The<br />
Dreamers e di Jules e Jim, ma<br />
soprattutto del rimpianto della<br />
più spensierata vita universitaria.<br />
Una lettura piacevole e<br />
scorrevole, che farà venire una<br />
lacrimuccia a chi di voi è stato<br />
all’estero, tempo beato in cui<br />
si studiava poco, ci si divertiva<br />
molto ma si scopriva il sale<br />
della vita.<br />
PARADISE FOR ALL<br />
Alessio Romano<br />
Fazi, Le Vele, 2005<br />
172 pp.,13 euro<br />
Tre buone ragioni per leggere<br />
l’ennesimo esordiente (classe<br />
1978): 1) l’ambientazione alla<br />
Holden, la scuola torinese di<br />
scrittura di Baricco, che vi farà<br />
scoprire il mondo degli scrittori<br />
in erba; 2) l’avvincente<br />
trama da giallo macabro-pulp,<br />
con tutti quei personaggiscrittori<br />
che “annaspano nel<br />
talento”; 3) la celebrazione<br />
dell’oggetto libro (che noi non<br />
possiamo non condividere)<br />
per cui tutti sono disposti a<br />
fare tutto, a farsi la notte in<br />
bianco solo per leggere, a<br />
uccidere per scrivere un racconto…<br />
Bravo Alessio, chi ben<br />
comincia…<br />
URBAN 61
È<br />
arrivata con il teletrasporto<br />
direttamente dal 2020, per un’inedita<br />
vacanza-premio nel passato<br />
concessale dal Carrington Institute<br />
dopo aver fatto fuori il millesimo criminale<br />
incallito. Si tratta della micidiale agente Joanna<br />
Dark, protagonista di Perfect Dark Zero, che ha<br />
concesso un’inedita intervista odorante di rose<br />
rosse, sangue e polvere da sparo. Abbandonate<br />
temporaneamente le incredibili missioni su navi<br />
aliene, le folli corse in jeep nella giungla, le<br />
azioni militari a bordo di avanguardistici veicoli<br />
da combattimento e la miriade di tecnologie<br />
a noi sconosciute, la sexy eroina in lotta per<br />
il futuro del pianeta si prende una pausa e si<br />
sbottona. Quasi letteralmente…<br />
A proposito, il tuo abbigliamento, oltre che<br />
dannatamente sbottonato, è palesemente dark.<br />
A chi ti ispiri?<br />
Così partiamo male. Lascia perdere le allusioni<br />
a Cat Woman, Eva Kant, Nikita, Barbarella,<br />
Bettie Page e sbarbe varie: le vedessi nel 2020,<br />
come sono messe… Se proprio devo citare<br />
qualcuno tra i miei ispiratori, scelgo il Grendel<br />
di Matt Wagner, un vero vendicatore, che come<br />
me adora le rose. Quanto alla mia divisa, ne<br />
possiedo svariati esemplari tutti identici: sai, si<br />
suda parecchio, con tutto quel movimento. E<br />
io amo essere impeccabile. Comunque, stringi<br />
stringi, il mio look ha un unico, micidiale scopo:<br />
distrarre il nemico, confondermi nella notte,<br />
muovermi agilmente. E, francamente, non temo<br />
confronti.<br />
Quindi sei sicura di non avere rivali, anche in<br />
amore?<br />
Di rivali ne ho tanti, ma li metto tutti al tappeto.<br />
Senza eccezioni.<br />
Non temi che alla fine il tuo collega Jonathan<br />
si stufi di starti dietro, dal momento che non ti<br />
concedi insomma... alla fine ci sei andata a<br />
letto o no?<br />
L’ultima persona che mi ha fatto questa<br />
domanda è stata costretta a cibarsi con la<br />
cannuccia per sei mesi.<br />
(sfodera una Falcon e mi strizza l’occhiolino)<br />
Ehm… passiamo ad altro. La passione della tua<br />
vita?<br />
Le armi, mi pare evidente, altrimenti rischio<br />
di restarci secca. Potrei parlarne per ore…<br />
tra quelle di ultima generazione posso citare<br />
la “Shockwave”, un giocattolo sperimentale<br />
che oltre a sparare raggi di particelle<br />
JOANNA DARK<br />
Un viaggio nel passato,<br />
un’intervista nel presente,<br />
col mirino puntato sul futuro<br />
elettriche, ha in dotazione un mirino telescopico<br />
che consente di vedere attraverso i muri; a volte<br />
la uso per spiare i vicini. Magari, quando non<br />
mi fanno dormire con la loro musica sparata<br />
a mille, tiro fuori anche la “Spara Psicosi”<br />
armata a sedativi; oppure mi intrufolo con lo<br />
“Scassinatutto” e gli lancio un “Demoli-kit”. Ma<br />
devo essere proprio arrabbiata…<br />
A proposito, che musica si ascolta nel 2020?<br />
Ma anche se ti dico i nomi pensi di riconoscerli,<br />
dal momento che suonano nel 2020?<br />
Il tuo sport preferito?<br />
Il grav boarding: un misto di surf, skateboard<br />
e pattinaggio tenendosi aggrappati al retro<br />
di una macchina, come nel fumetto Chopper,<br />
Song of the Surfer. O come nel videogioco<br />
Trickstyle…<br />
Ti piacciono i videogiochi, allora?<br />
Dipende: ad alcuni colleghi protagonisti di<br />
videogame farei una bella visitina, tipo<br />
quella che riservo ai miei vicini peggiori;<br />
i Sims, per esempio, così quotidiani e<br />
monotoni, senza un briciolo di azione…<br />
e odio anche Lara Croft, con quella<br />
treccia che sventola e i pantaloni da<br />
cozza. Così poco elegante…<br />
Il tuo rapporto con la città?<br />
Con la vostra, intendi? Terribile, tutte<br />
le mie tecnologie non funzionano,<br />
maledizione! E poco fa in autobus ho<br />
persino beccato una multa. Mi sono<br />
scordata di pagare, perché nel futuro<br />
quando sali i soldi vengono scaricati in<br />
automatico dalla carta di credito. Ma<br />
tanto, sai che paura: che vengano a<br />
prendermi, se se la sentono…<br />
E la tua vita sociale?<br />
Vale una sola regola: mai fidarsi<br />
degli uomini in giacca e<br />
cravatta.<br />
Hai mai avuto incontri del<br />
terzo tipo?<br />
Diciamo che conosco un<br />
sacco di gente in tutto il<br />
mondo, perché ho iniziato<br />
da bambina a seguire mio<br />
padre nella sua caccia ai<br />
malviventi. Ma non posso<br />
anticipare nulla riguardo<br />
alle mie conoscenze aliene.<br />
Segreto professionale, sai<br />
com’è…<br />
Un tuo gesto generoso?<br />
Quando faccio una<br />
vacanza nel passato mi<br />
procuro sempre i numeri vincenti del lotto e li<br />
svelo a chi mi sta simpatico o mi fa un favore…<br />
Ne hai qualcuno anche per noi?<br />
Posso fare di meglio. Perché non mi chiedi chi<br />
vincerà le prossime elezioni?<br />
Tempo scaduto. Joanna Dark è ripiombata nel<br />
futuro. A combattere le multinazionali che si<br />
stanno spartendo il mondo.<br />
URBAN per Xbox / testo Cinzia Negherbon
DIGITAL LIFE<br />
DI SANDRO BRESCIA<br />
K<strong>IN</strong>G KONG È TORNATO<br />
TU DA CHE PARTE STAI?<br />
Contro lo scimmione o<br />
contro tutti, comunque<br />
bisogna schierarsi<br />
C’è grande attesa nel mondo<br />
del cinema per l’uscita del<br />
remake di King Kong, l’ultima<br />
fatica del regista neozelandese<br />
Peter Jackson. Oggi è cosa<br />
risaputa: dopo la trilogia del<br />
Signore degli anelli l’ex filmaker<br />
indipendente, autore di film<br />
splatter come Bad taste, è diventato<br />
una sorta di Re Mida,<br />
tutto ciò che tocca si trasforma<br />
in oro. Abbiamo potuto provare<br />
un assaggio delle atmosfere della<br />
giungla attraverso il videogio-<br />
NEL FAR WEST DI SERGIO LEONE<br />
Non solo duelli nel più<br />
riuscito dei western<br />
game<br />
Le connessioni tra mondo videoludico<br />
e mondo cinematografico<br />
sono sempre più strette,<br />
film che diventano e-game, come<br />
King Kong, oppure e-game che<br />
diventano film, come Resident<br />
evil, ma anche l’accordo tra<br />
Steven Spielberg e la Ea games<br />
ha fatto molto notizia.<br />
Un e-game con un forte appeal<br />
cinematografico è Gun, ambientato<br />
nel Far west e scritto (per<br />
così dire) dallo sceneggiatore<br />
Randall Johnson, lo stesso che<br />
realizzò The Doors con Oliver<br />
Stone. Protagonista è il cowboy<br />
Colton White, che dovrà vendicare<br />
la morte di Ned, suo presunto<br />
padre. La strada per la vendetta<br />
co ufficiale del film King Kong,<br />
realizzato da un’équipe francese<br />
capitanata da Michael Ancel, lo<br />
stesso di Beyond good and evil,<br />
e coadiuvata dai consigli dello<br />
stesso Jackson, che ama molto<br />
gli e-game.<br />
Il gioco narra le avventure di un<br />
gruppo di viaggiatori alla ricerca<br />
di un’isola misteriosa e primitiva,<br />
ma questo probabilmente<br />
già lo sapete visto che la storia<br />
è quella di King Kong con tanto<br />
di finale a New York con scalata<br />
dell’Empire State Building. Nel<br />
corso del gioco si indossano<br />
i panni di Jack Driscoll, e in<br />
questo caso ci si trova davanti a<br />
una ripresa in soggettiva, come<br />
sarà lunga e faticosa e ci farà<br />
incontrare, alleare o scontrare<br />
con banditi, indiani, bounty<br />
killer e mercenari, in una grande<br />
lotta per la sopravvivenza.<br />
Effettivamente il gioco permette<br />
un’ampia libertà di azione e di<br />
movimento, regalando al gioca-<br />
in una sorta di sparatutto: i nemici<br />
sono ragni, scolopendre e<br />
tranelli. L’altra parte del gioco,<br />
in cui i personaggi principali si<br />
alternano, vede al centro della<br />
scena il mitico King Kong. In<br />
questo caso ci troviamo protagonisti<br />
di un picchiaduro:<br />
attaccare T.rex e pterodattili non<br />
è certo un problema avendo a<br />
disposizione un gigante della<br />
stazza di King Kong.<br />
Gli ingredienti per divertirsi ci<br />
sono tutti, la grafica e la cura dei<br />
dettagli sono ad alti livelli, ma...<br />
c’è un ma.<br />
Da autori di culto come Ancel<br />
e Jackson ci si aspetterebbe di<br />
più, in fatto di idee e innova-<br />
tore emozioni dovute a grandi<br />
spazi e ad atmosfere di frontiera<br />
ben suggerite.<br />
Il western si adatta molto al<br />
mondo videoludico anche se<br />
i tentativi realizzati fino a ora<br />
non sono stati completamente<br />
convincenti. Ma la passione di<br />
zione, sopratutto sul gameplay.<br />
Sembra quasi che si siano trovati<br />
a un bivio: da una parte, una<br />
ricerca più raffinata, dall’altra un<br />
prodotto che possa essere di<br />
facile appeal. Nell’e-game si va<br />
sicuramente verso la seconda<br />
opzione: il gioco è molto semplice,<br />
quasi elementare, sembra<br />
un prodotto piuttosto di massa<br />
che rivolto agli hardcore gamer.<br />
Certo, come scelta di mercato è<br />
comprensibile, ma così un gioco<br />
ricco di potenzialità non racconta<br />
nulla di nuovo.<br />
K<strong>IN</strong>G KONG<br />
Ps2/Psp/Nintendo GC/Nintendo Ds/<br />
Xbox/Xbox 360/Pc<br />
Johnson per quel genere ha dato<br />
un tocco in più: “Sono molto<br />
legato al western dei primi anni<br />
‘70, il cosiddetto western revisionista,<br />
quello di Piccolo grande<br />
uomo di Arthur Penn e I compari<br />
di Robert Altman, mi piace anche<br />
il vostro Sergio Leone, per<br />
questo ho preso Gun come una<br />
sfida”.<br />
Alla fine, sembra che Johnson sia<br />
riuscito nell’impresa: oltre a essere<br />
molto fluido e con una grafica<br />
superlativa, Gun lascia un ampio<br />
margine di manovra al giocatore<br />
sia nei movimenti sia nelle azioni:<br />
non ci sono solo duelli, ma la<br />
caccia alle quaglie e ai bisonti,<br />
le rapine in banca e la ricerca di<br />
pericolosi banditi. È giunto il momento<br />
di affinare la vostra mira…<br />
GUN<br />
Xbox 360/Xbox/Ps2/Nintendo GC/Pc<br />
E-NEWS<br />
Oltre che ascoltarlo,<br />
ora l’iPod si guarda<br />
anche<br />
E alla fine è arrivato il nuovo<br />
iPod. Ancora più colorato?<br />
Con una nuova forma?<br />
Niente di tutto ciò, il design<br />
resta uguale e così pure il<br />
nome iPod. Allora, dove sta<br />
la novità? Semplice: il nuovo<br />
iPod ha la funzione video.<br />
Il display dove fino a oggi<br />
si potevano vedere i titoli<br />
degli Mp3 o (i più fortunati)<br />
qualche fotografia si è trasformato<br />
in schermo dove far<br />
scorrere film, telefilm, partite<br />
e soprattutto video musicali.<br />
Scaricando il freeware<br />
MoviesforMyPod o con iTunes<br />
e Quicktime, è possibile<br />
convertire i file Mpeg 4 per<br />
l’iPod. Inutile dire che dopo il<br />
successo mondiale di questo<br />
“oggettino” di culto, questa<br />
innovazione, anche se non<br />
ha tutte le caratteristiche di<br />
una vera rivoluzione tecnologica,<br />
è destinata a cambiare<br />
il consumo di materiale video.<br />
Oltre allo shop online<br />
della stessa Apple, che vende<br />
film e telefilm a circa un<br />
dollaro e 99, resta da capire<br />
quante società proporranno<br />
videofile per l’iPod. Neanche<br />
a farlo apposta, tra i primi<br />
ad attrezzarsi ci sono quelli<br />
dell’industria dell’eros che,<br />
fiutando l’affare, vendono già<br />
questo tipo di servizi.<br />
Ma a incalzare da vicino i<br />
pornografi non poteva non<br />
esserci qualche volpone che<br />
si cimentasse col sacro: videomesse<br />
e podcast a sfondo<br />
esplicitamente religioso,<br />
il tutto iPod compatibile al<br />
cento per cento. D’altronde,<br />
che cosa potevamo aspettarci<br />
sul fronte tecnologico<br />
in questo finale di 2005, se<br />
non un fatale abbraccio tra<br />
sesso e religione?<br />
URBAN 63
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
novembre da I Tunes<br />
Music Store − Italia<br />
1 .<br />
MADONNA<br />
Hung up<br />
Il problema è che alle strofe di<br />
Madonna si può resistere. Ma al campionamento<br />
degli Abba, no.<br />
2 .<br />
ROBBIE WILLIAMS<br />
Tripping<br />
Ma cosa fa adesso, le imitazioni? Beh,<br />
Sting gli viene benino. Ora vediamo<br />
Berlusconi.<br />
3 .<br />
ALANIS MORISSETTE<br />
Crazy<br />
Beh, come Madonna, anche Alanis si<br />
aggrappa alle canzoni della sua gioventù:<br />
Crazy, di Seal, primi anni ‘90.<br />
L’altro successo di Seal (Killer) lo ha<br />
già rifatto George Michael, quindi con<br />
Seal siamo a posto.<br />
4 .<br />
JOVANOTTI<br />
Mi fido di te<br />
Va bene, è un brav’uomo, ma perché<br />
si ostina a cantare? Che poi, ha sempre<br />
il tono di uno cui hanno rubato la<br />
merenda. Così impara a fidarsi.<br />
5 .<br />
ROLL<strong>IN</strong>G STONES<br />
Streets of love<br />
Jagger, hai 62 anni. Perché mai miagoli?<br />
6 .<br />
MATTAFIX<br />
Big city life<br />
Avete capito qual è? È quella che fa:<br />
“Big city life, nanananana, big city life,<br />
nananana, big city life, nananananananana”.<br />
Bella, eh.<br />
7 .<br />
EURYTHMICS<br />
I’ve got a life<br />
A questo punto, non vengano a dirci<br />
che a scaricare le canzoni da internet<br />
sono soprattutto i giovani.<br />
8 .<br />
SANTANA & STEVEN TYLER<br />
Just feel better<br />
Ecco, appunto, come volevasi dimostrare.<br />
9 .<br />
ANASTACIA<br />
Pieces of a dream<br />
Bella voce, canzoni tutte uguali.<br />
Rispetto a Jovanotti, se non altro, lei<br />
ha il tono di una cui hanno rubato<br />
l’autoradio.<br />
10 .<br />
T.A.T.U.<br />
All about us<br />
La versione russa di Paola & Chiara<br />
alla riscossa. Una volta per tutte: non<br />
sono lesbiche. Fatevene una ragione.<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
OCCHIO ALLA TRAPPOLA<br />
BATTIATO È <strong>IN</strong>SONDABILE<br />
UN SOFFIO AL CUORE<br />
DI NATURA ELETTRICA<br />
Franco Battiato<br />
Columbia<br />
“Capire Battiato” era una delle<br />
tante cose che Morgan si bullò di<br />
saper fare in un Sanremo di qualche<br />
anno fa, nel brano L’assenzio,<br />
presentato dai Bluvertigo. Pareva<br />
una di quelle leccatine che gli<br />
alunni del primo banco fanno al<br />
loro prof preferito. Beh, un po’ lo<br />
era. Ma forse siamo invidiosi, perché<br />
l’impresa non è così semplice.<br />
“Capire Battiato” richiede un piccolo<br />
sforzo, specie quando oltre<br />
ad ascoltarlo, lo si vede in concerto:<br />
sembra effettivamente un<br />
professore, diciamo un professore<br />
di filosofia, al quale Parmenide<br />
ha dato alla testa. Ogni tanto sta<br />
seduto, ogni tanto ha dei sussulti<br />
un po’ sconclusionati, ogni<br />
tanto accenna brevemente a un<br />
balletto; niente a che vedere,<br />
purtroppo, con quello strampalato<br />
e leggendario di Cerco un<br />
centro di gravità permanente, col<br />
quale negli anni ‘80 conquistò<br />
milioni di persone. Per farla breve,<br />
la presenza scenica è l’ultima<br />
cosa su cui ha lavorato, anche<br />
se rimane più istrione di Liam<br />
Gallagher degli Oasis, palo della<br />
Pro e contro delle festività?<br />
Tra i pro, il fatto che non si lavori<br />
(più o meno). Tra i contro,<br />
la gente che sclera per i regali.<br />
La cena coi colleghi, almeno<br />
uno dei quali vi ha regalato un<br />
libro di Bruno Vespa. I quattro<br />
chili in più che ci si ritrova<br />
addosso a metà gennaio. E<br />
soprattutto, le musiche dei negozi.<br />
Nei quali da novembre in<br />
poi, si parte con le compilation<br />
di brani natalizi, pucciati in<br />
una zuccherosa salsa di buoni<br />
sentimenti, del tutto contrari<br />
a quelli che provano milioni di<br />
italiani dall’occhio allucinato di<br />
chi è ancora sotto di otto regali<br />
rispetto alla tabella di marcia. E<br />
non è che col 7 gennaio il sottofondo<br />
cambi: esattamente come<br />
il pandoro nei supermercati,<br />
Jingle bells e le altre efferate<br />
canzoni natalizie continuano a<br />
luce del rock mondiale.<br />
“Capire Battiato” risulta un po’<br />
complicato di fronte a questo<br />
dvd, perché visto che da qualche<br />
anno l’artista siciliano è anche regista,<br />
con ben due film all’attivo,<br />
legittimamente lo spettatore potrebbe<br />
aspettarsi un’opera di alta<br />
intensità visiva oltre che musicale.<br />
Invece, in questo l’Insigne si rivela<br />
un po’ tirchio, limitandosi a disseminare<br />
qua e là alcuni inserti da<br />
cinema psichedelico e a mostrarsi<br />
mentre cammina nei dintorni<br />
colpire implacabili fino all’incombere<br />
del carnevale – forse<br />
l’obiettivo è proprio quello di<br />
farvi comprare gli ultimi pandori<br />
e la merce analogamente<br />
rimasta sugli scaffali. Oppure di<br />
farvi sentire più buoni, cosa che<br />
va di pari passo con l’aprire il<br />
portafogli: si sa che i cattivi non<br />
spendono.<br />
Per fortuna noi non siamo buoni<br />
come in America, dove le star<br />
hanno la pericolosa abitudine<br />
di pubblicare interi album di<br />
canzoni natalizie: lo fecero Elvis<br />
e Frank Sinatra, lo hanno fatto<br />
i Beach Boys e James Taylor,<br />
Whitney Houston e i Manhattan<br />
Transfer, Michael Bublè e<br />
Jessica Simpson. E non è che<br />
gli inglesi si tirino indietro: lo<br />
hanno fatto persino i Jethro<br />
Tull, Keith Emerson, Ringo Starr.<br />
Immaginate solo l’incubo di<br />
della stazione Garibaldi di Milano<br />
(stazione che, a margine, grazie<br />
al suo clamoroso squallore è<br />
comparsa in più video italiani di<br />
qualsiasi altra location: è lecito<br />
sospettare che detenga un primato<br />
europeo se non planetario).<br />
Quindi, al centro del dvd ci<br />
sono solo il concerto e il palco<br />
un po’ buio sul quale l’Insigne<br />
intona i suoi brani, con una vaga<br />
preferenza per il repertorio<br />
sentimentale rispetto a quello<br />
sperimentale. Il pubblico gradisce<br />
Ligabue che ringhia “Quel lieve<br />
tuo candor, neve, discende lieto<br />
nel mio cuor, uè uè”, o Vasco<br />
che biascica “Cioè, vieni in una<br />
grotta al freddo e al gelo, cioè<br />
capito, in quel senso, eh?”.<br />
La cosa più curiosa comunque<br />
è che Natale è anche la festa<br />
del Cristo del rock, ovvero John<br />
Lennon. Pur avendo interpretato<br />
un’esplicita canzone natalizia<br />
(Happy Xmas, war is over), il<br />
santo Beatle è presente negli<br />
altoparlanti con quasi tutto<br />
il repertorio, a partire dalla<br />
canzone più buona del mondo,<br />
l’immancabile Imagine, che ha il<br />
singolare potere di ripresentarsi<br />
nei negozi ogni dicembre in<br />
una nuova compilation incredibil-eccezional-esclusiv-miracolos-imperdibile,<br />
per meglio avvolgere<br />
i clienti dei negozi nel<br />
consueto invito a immaginare<br />
molto ed è curioso sentir cantare<br />
in coro La cura. Sono soprattutto<br />
voci femminili, come ai concerti<br />
di Antonacci – d’altra parte, il<br />
brano si presta: è uno dei preferiti<br />
dalle donne dello Stivale (gli<br />
uomini ci si trovano più a disagio:<br />
tutte quelle responsabilità, brrr).<br />
Altrettanto singolare è vedere<br />
l’Insigne che invoca: Voglio vederti<br />
danzare, e nessuno della<br />
scolaresca-pubblico si azzarda ad<br />
alzare il sedere dalla sedia, anche<br />
se tutti cantano molto volentieri il<br />
ritornello.<br />
“Capire Battiato” passa anche<br />
da questo, dal riconoscere questa<br />
sua capacità di trascinare e<br />
contemporaneamente mettere in<br />
soggezione, per quanto ogni tanto<br />
l’umorismo involontario sembri<br />
dietro l’angolo: per esempio,<br />
quando l’Insigne canta in inglese,<br />
e ricorda terribilmente gli Elio<br />
e le Storie Tese di “What think<br />
of the my car? Is much beautiful,<br />
second me”.<br />
Infine, “Capire Battiato” significa<br />
anche perdonargli la già citata<br />
tirchieria: il dvd dura solo un’ora.<br />
Che è poi circa il doppio di alcuni<br />
suoi cd. Ma d’altra parte, un<br />
buon professore sa che a farla<br />
troppo lunga, gli alunni si addormentano…<br />
TUTTI CANTANO MERRY XMAS<br />
Tentare di sottrarsi alle festività farebbe parte comunque del gioco. Beccatevi quindi la più classica delle playlist<br />
un mondo senza confini e senza<br />
bandiere. Sì, come no: e rinunciare<br />
ai Mondiali, a giugno?<br />
Con tutto che lo dice anche lui:<br />
“Above us, only Sky”.<br />
1. Band-Aid, Do they know it’s<br />
Christmas time?<br />
2. Bruce Springsteen, Santa<br />
Claus is coming to town<br />
3. Elio & le Storie Tese &<br />
Graziano Romani, Christmas<br />
with the yours<br />
4. Run-DMC, Christmas in Hollis<br />
5. The Pogues & Kirsty McColl,<br />
Fairytale of New York<br />
6. Wham!, Last Christmas<br />
7. Luca Carboni & Jovanotti,<br />
O è Natale tutti i giorni...<br />
8. The Pretenders, Have yourself<br />
a merry little Christmas<br />
9. Francesco De Gregori, Natale<br />
10. Blood Sausage, Fuck<br />
Christmas, fuck Santa, fuck you<br />
64 URBAN URBAN 65<br />
LA MALAVITA<br />
Baustelle<br />
Atlantic<br />
Teoria sui Baustelle: tutti dovrebbero<br />
ascoltarli. Perché sono<br />
uno di quei gruppi che qualcosa<br />
smuovono, che possono<br />
indurre a un carpiato dal 7mo<br />
piano oppure a sganasciarsi,<br />
a girare per la strada con fare<br />
fataleggiante o a iscriversi a<br />
Ingegneria invece che a Lettere<br />
– perché il rischio di incontrare<br />
tipi del genere vi terrorizza. Li<br />
amerete o li odierete e in fin dei<br />
conti anche questo sarà darsi<br />
uno stile. E sorge il sospetto<br />
che loro vogliano proprio questo,<br />
non importa se ad arrivare<br />
saranno fiori o pomodori, purché<br />
qualcosa arrivi; tant’è che<br />
ogni tanto pare gigioneggino<br />
con tanta ricercata melanconia.<br />
Per dire: mentre rendono omaggio<br />
agli Afterhours, si ha la curiosa<br />
sensazione che ne stiano<br />
facendo la parodia. E del resto,<br />
Francesco Bianconi ha un modo<br />
di cantare che renderebbe straziante<br />
anche la barzelletta della<br />
raganella dalla bocca larga. Se<br />
non la sapete, ci spiace, ma non<br />
abbiamo più spazio per raccontarla.<br />
Chiedete a qualcuno.<br />
IL MUSIC SYSTEM? UN REALITY<br />
Come nei migliori reality, la<br />
rentrée funziona sempre<br />
C’è un bizzarro clima da<br />
Isola dei Famosi nella musica.<br />
Stanno tornando parecchi<br />
personaggi dei quali ci si<br />
chiedeva: “Che fine hanno<br />
fatto?”. E in genere si immaginava<br />
una fine tristissima,<br />
perché l’idea che ogni tanto<br />
uno non abbia niente da dire e<br />
LIVE - ARENA DI VERONA<br />
Paolo Conte<br />
Atlantic<br />
È buffo che il Baffo competa<br />
con Pearl Jam e Grateful Dead<br />
per chi pubblica più dischi dal<br />
vivo – ma in fondo, tra gli autori<br />
italiani di rango, è quello che<br />
più ama la performance: cresciuto<br />
a pane e jazz, non può fare<br />
altrimenti. Certo, a vent’anni<br />
dallo spettacoloso primo “live”<br />
(Concerti), alcuni cavalli di battaglia<br />
paiono trotterellare invece<br />
che galoppare, ma in fondo come<br />
puoi negare al pubblico Max<br />
che era Max, Bartali col naso triste<br />
da italiano in gita, i ragazziscimmia<br />
vaganti Sotto le stelle<br />
del jazz, e il Diavolo rosso che<br />
controluce tutto il tempo se ne<br />
sta. Tuttavia i contiani apprezzeranno<br />
di più il ritorno di vecchie<br />
conoscenze come Lo zio o La<br />
donna d’inverno, e l’eccellente<br />
brano nuovo, Cuanta pasiòn. Ma<br />
poiché il disco esce in contemporanea<br />
col dvd, forse vale la<br />
pena privilegiare quest’ultimo,<br />
nel quale l’Avvocato arringa sapientemente<br />
un’Arena di Verona<br />
gremita come per una rockstar.<br />
Chissà se i Pearl Jam e i Grateful<br />
Dead la riempirebbero…<br />
se ne stia sdraiato sull’amaca<br />
come Paperino, a noi non ci<br />
persuade... Ci rassicura vedere<br />
i cantanti che ci ammorbano<br />
Enya<br />
ORAL FIXATION VOL.2<br />
Shakira<br />
Sony<br />
Molti associano alla sua<br />
Colombia qualcosa che ha a<br />
che fare col naso, ma la star di<br />
La tortura ribadisce una fissazione<br />
per la bocca (“Permette<br />
di cantare, mangiare cioccolato<br />
e baciare”). Certo, con una che<br />
in copertina si presenta ignuda<br />
e intitola due dischi a questo<br />
modo, i doppi sensi si sprecano:<br />
tutto calcolato, Shakira la sa<br />
lunga. Da un lato se la gioca<br />
con le cretinelle d’assalto della<br />
videomusica (“Best female” agli<br />
Mtv Awards) e dall’altro infila<br />
sussulti alla Vasco tipo How do<br />
you do, stizzoso dialogo con Dio<br />
(“Come ti va? Ti diverti a stare<br />
così in alto? Quanti uccidono a<br />
nome tuo? Forse hai fatto degli<br />
errori: ti perdono se tu perdoni<br />
me”) o East Timor (“Il pianeta<br />
si spacca in tre, ma in fondo io<br />
continuo a vendere dischi e voi<br />
a guardare Mtv”). Non spaventatevi<br />
per le tracce di intelligenza:<br />
il pop di Shakira non è ambizioso<br />
né menoso, e soprattutto non<br />
ricicla le solite banalità “latine”<br />
molto folkloristiche ma ormai<br />
stucchevoli. Gracias.<br />
a scadenze regolari da radio<br />
e tv. Se uno non fa dischi per<br />
anni, è evidente che è in crisi,<br />
sfatto da droga, alcool, carboidrati<br />
e religioni inverosimili. Al<br />
contrario, i redivivi di questo<br />
periodo si ripresentano in forma<br />
eccellente, e tutt’altro che<br />
patetici. Riposare gli ha fatto<br />
bene, e ci sovvengono tanti loro<br />
colleghi che potrebbero imitarli<br />
e saltare un turno come<br />
al Monopoli (per qualche divo<br />
italiano poi non ci dispiacerebbe<br />
la casella della Prigione, ma<br />
è meglio non illudersi).<br />
Il turno di riposo più lungo è<br />
stato quello di Kate Bush, tornata<br />
dopo 13 anni di panciolle<br />
con Aerial, che se non è il disco<br />
più bello della sua carriera<br />
(forse è ancora Hounds of love),<br />
poco ci manca. E che dire<br />
di Stevie Wonder, non vedente<br />
dalla nascita e non cantante<br />
HYPNOTIZE<br />
System of a Down<br />
Sony/Bmg<br />
Che da noi si continui a parlare<br />
dell’America di Dylan e<br />
Springsteen, e poi ancora dell’America<br />
di Springsteen e dell’America<br />
di Dylan, è interessante.<br />
Perché è un’America che non<br />
esiste più, ma da mo’. Sperando<br />
di non turbare chi ha più di 30<br />
anni, facciamo presente che il<br />
fatidico 11 settembre 2001 al<br />
primo posto delle classifiche Usa<br />
c’era questo gruppo armeno che<br />
frulla un hard rock d’assalto e tematiche,<br />
come si usa dire, socialmente<br />
consapevoli, a 220 all’ora.<br />
Hypnotize, prodotto da Rick<br />
Rubin, il Brian Eno del frastuono,<br />
completa la “bilogia” avviata sei<br />
mesi fa con Mesmerize, del quale<br />
è il gemello lievemente meno<br />
frenetico e ansiogeno, più melodico.<br />
C’è persino la ballatona che<br />
potrebbe portarli nelle radio nostrane<br />
(Lonely day). Sicuramente<br />
manca, rispetto ai Dylan e agli<br />
Springsteen, l’inno generazionale<br />
sull’American Dream (o<br />
Armenoamerican Dream). Forse<br />
perché di inni, da quelli nazionali<br />
in giù, la loro generazione comincia<br />
a non poterne più.<br />
da dieci anni, ripresentatosi<br />
col pregevole A time to love. È<br />
ricomparsa dalle brume anche<br />
Enya, il cui Amarantine segue<br />
un celtico silenzio che datava<br />
dal 2000. Niente male anche<br />
Extraordinary machine di Fiona<br />
Apple, inoperosa per sei anni.<br />
E non è finita: è imminente<br />
il ritorno (dopo dieci anni)<br />
dei Fugees e si sono persino<br />
riformati i Roxy Music e in formazione<br />
originale, con Brian<br />
Eno al fianco di Bryan Ferry.<br />
Quanto ai Guns’n’Roses, Axl<br />
Rose ha confermato che sta<br />
completando il nuovo album,<br />
Chinese democracy. È dal<br />
1998 che annuncia l’imminente<br />
arrivo dell’ormai mitico<br />
disco, la cui uscita è prevista<br />
dai bookmaker per il 2013.<br />
Ma visto quanto il riposo giovi<br />
ai musicisti, sarà certamente<br />
imperdibile.<br />
CONCERTI<br />
LEE RYAN<br />
4 dicembre<br />
Milano – Alcatraz<br />
5 dicembre<br />
Firenze – Saschall<br />
10 dicembre<br />
Napoli – Palapartenope<br />
12 dicembre<br />
Roma – Gran Teatro<br />
14 dicembre<br />
Torino – PalaRuffini<br />
<strong>THE</strong> BLACK EYED PEAS<br />
5 dicembre<br />
Milano – Forum<br />
<strong>THE</strong> FUGEES<br />
10 dicembre<br />
Milano – Forum<br />
STARSAILOR<br />
13 dicembre<br />
Milano – Magazzini Generali<br />
<strong>THE</strong> POSIES<br />
14 dicembre<br />
Torino – Hiroshima mon<br />
amour<br />
15 dicembre<br />
Roma – Circolo Degli Artisti<br />
16 dicembre<br />
Bologna – Estragon<br />
<strong>THE</strong> PRODIGY<br />
16 dicembre<br />
Milano – MazdaPalace<br />
17 dicembre<br />
Padova – PalaFiere<br />
19 dicembre<br />
Roma – Palalottomatica<br />
JAMES BLUNT<br />
14 gennaio<br />
Nonantola (Mo) – VoX Club<br />
15 gennaio<br />
Firenze – Saschall<br />
16 gennaio<br />
Milano – Alcatraz<br />
FOO FIGHTERS<br />
23 gennaio<br />
Milano – MazdaPalace<br />
DAVID GRAY<br />
31 gennaio<br />
Milano – Rolling Stone<br />
Info concerti:<br />
www.liveinitaly.com<br />
www.barleyarts.com<br />
www.indipendente.com<br />
www.clearchannel.it
TEATRO<br />
DI IGOR PR<strong>IN</strong>CIPE<br />
MAIALI SOLO DI NOME<br />
La travolgente love<br />
story adolescenziale di<br />
Pig e Runt<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Disco Pigs<br />
La scoperta di un autore straniero<br />
da parte del pubblico italiano<br />
avviene di solito secondo la<br />
sequenza più scontata. Si parte<br />
dal suo più grande successo, si<br />
scava nella sua storia professionale,<br />
si chiude riesumando da<br />
un baule del solaio il suo primo,<br />
ingiallito tentativo artistico.<br />
Nel caso di Enda Walsh le cose<br />
stanno diversamente e il merito<br />
è di Valter Malosti, regista cui<br />
si deve l’introduzione in Italia<br />
dei suoi testi. Il primo è stato<br />
Bedbound, lavoro recente ma<br />
non annoverabile tra i suoi<br />
grandi successi; Malosti vi ha diretto<br />
due purosangue del palco<br />
quali Andrea Giordana e Michela<br />
Cescon. Disco Pigs arriva sulla<br />
scia del consenso riscosso da<br />
quel lavoro, ma in realtà è l’opera<br />
Sonorità etniche, jazz,<br />
cori e danza per un inno<br />
alla bellezza<br />
MILANO<br />
Ma (terra)<br />
Londinese di nascita, ma originario<br />
del Bangladesh, Akram<br />
NAPOLI<br />
La vita bestia<br />
Per Filippo Timi, che lo ha scritto<br />
e lo interpreta da solo in scena,<br />
è “uno spettacolo dedicato<br />
alle donne”. Si parla di amore,<br />
questione cruciale per un uomo<br />
giunto a fare i conti con la sua<br />
maturità. Il monologo si ispira<br />
agli autoritratti fiamminghi e a<br />
Cezanne e conduce il protagonista<br />
a una scoperta: la primavera<br />
di un’esistenza non muore<br />
quando si oltrepassa la “linea<br />
d’Ombra”.<br />
Nuovo Teatro Nuovo<br />
Dal 9 al 18 dicembre<br />
Khan spicca nel panorama internazionale<br />
della coreografia come<br />
uno tra gli interpreti più originali.<br />
La cifra stilistica è chiara: abbattere<br />
le barriere tra contemporaneo<br />
e tradizione. Nel suo caso,<br />
quest’ultima è il Kathak indiano,<br />
da cui parte per capire che cosa<br />
ci sia oltre le suddette barriere.<br />
Quel che Akram Khan trova, e<br />
che esprime in questo spettacolo,<br />
ROMA<br />
La lunga notte<br />
del dottor Galvan<br />
Sognava biglietti da visita<br />
eleganti, specchio di una professione<br />
nobile e remunerativa.<br />
Si trova a fare i conti con un<br />
pronto soccorso popolato da<br />
figuri rubati a una farsa, medici<br />
volanti, malati immaginari. Il<br />
mondo di Daniel Pennac rivive<br />
nel racconto che ne fa Neri<br />
Marcorè, protagonista di uno<br />
spettacolo diretto da Giorgio<br />
Gallione.<br />
Teatro Ambra Jovinelli<br />
Dal 6 al 18 dicembre<br />
è il canto della bellezza mutevole<br />
della vita. Su musiche originali<br />
scritte da Riccardo Nova, ballerini,<br />
musicisti (violoncello e percussioni)<br />
e un cantante rielaborano suoni<br />
e ritmi del mondo, miscelando<br />
il tutto in un impasto dove un<br />
canto indiano riesce a combinarsi<br />
con equilibrio a Louis Armstrong<br />
che gracchia il suo classico What<br />
a wonderful world. Sullo sfondo,<br />
PALERMO<br />
One to one cult<br />
Prima italiana per la compagnia<br />
del coreografo inglese Hofesh<br />
Schechter. In scena va una sorta<br />
di viaggio al centro della vita di<br />
coppia, condotto però da una<br />
solista che interagisce con buffi<br />
personaggi, talvolta creando<br />
equivoci da cui prendono spunto<br />
ulteriori azioni. A guidare il tutto<br />
è, come sempre, il dialogo tra<br />
forze opposte: in questo caso è<br />
il continuo alternarsi tra tensione<br />
e riposo.<br />
Teatro Libero<br />
Dal 14 al 17 dicembre<br />
con cui Walsh ha fatto il botto:<br />
era il 1996, aveva 29 anni (è nato<br />
a Dublino nel 1967, ma vive e<br />
lavora a Cork) e la pièce gli valse<br />
i primati al festival di Edimburgo<br />
e al Theatre Festival di Dublino.<br />
Dopo che ne è stato tratto anche<br />
un film, l’opera debutta finalmente<br />
in Italia. I protagonisti (lo<br />
stesso Malosti e Michela Lucenti),<br />
sono due adolescenti. A dispetto<br />
dei loro nomi – Pig e Runt, ovvero<br />
Porcello e Porcella – nulla<br />
di pruriginoso è in programma<br />
sul palco. Sul quale invece va in<br />
scena un travolgente amore simbiotico.<br />
Nati nello stesso giorno<br />
e da quel momento inseparabili,<br />
Pig e Runt si costruiscono un<br />
mondo su misura e lo abitano<br />
felici obbedendo a codici morali<br />
e linguistici soltanto loro.<br />
Pare amore, ma il giorno in cui<br />
compiono 17 anni il castello si<br />
sgretola, sotto i colpi della gelosia<br />
di lui, sopraffatto da lampi di<br />
violenza senza senso.<br />
Cavallerizza, Maneggio Reale<br />
fino al 22 dicembre<br />
www.teatrostabiletorino.it<br />
TANDOORI JAZZ PERFORMANCE<br />
la celebrazione della grande madre<br />
terra. La conducono, tra gli altri,<br />
un bambino che, in una “ninna<br />
nanna al contrario”, racconta del<br />
suo rapporto con la madre, con il<br />
mondo e con il diventare grandi.<br />
Il testo è di Hanif Kureishi.<br />
Teatro Studio<br />
dal 16 al 18 dicembre<br />
www.piccoloteatro.org<br />
AMORE, PENNAC, DANZA E CLOWN<br />
ROMA<br />
Slava’s snowshow<br />
Slava Polunin è considerato<br />
il miglior clown al mondo.<br />
Rifacendosi all’arte di maestri<br />
quali Charlie Chaplin e Marcel<br />
Marceau, e innestandovi la<br />
disciplina del lavoro dell’attore<br />
su se stesso, l’artista<br />
costruisce uno show intonato<br />
al Natale e, al contempo, alla<br />
miglior tradizione legata alla<br />
clownerie. Proprio un “classico<br />
del teatro del ventesimo<br />
secolo”.<br />
Teatro Valle<br />
Dal 22 al 31 dicembre<br />
MILANO<br />
FOYER<br />
Top dogs<br />
Finché dura, è adrenalina a<br />
mille. Sei parte di un progetto,<br />
cresce la tua vita professionale,<br />
cresce il tuo conto in banca. Ma<br />
basta un niente, e tutto crolla.<br />
Anche la base da cui partire<br />
per ricostruirti il futuro. Realista<br />
fino alla ferocia, lo svizzero<br />
Urs Widmer evidenzia i tarli<br />
dell’economia contemporanea<br />
raccontando le vite di manager<br />
che al lavoro hanno dato tutto,<br />
ricevendone meno di niente. La<br />
regia è di Massimo Navone.<br />
Teatro Filodrammatici<br />
Dal 14 dicembre<br />
al 15 gennaio<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Il grande viaggio<br />
Dopo averli affidati a un libro<br />
(edito da Feltrinelli), Giuseppe<br />
Cederna porta in scena i ricordi<br />
di un viaggio sull’Himalaya, alle<br />
sorgenti del Gange. Realizzato<br />
con Francesco Niccolini, lo<br />
spettacolo intreccia musica dal<br />
vivo con il racconto di un luogo<br />
dove la natura è ancora natura<br />
e l’uomo è ancora uomo. Qua<br />
e là affiorano immagini legate<br />
all’infanzia del protagonista.<br />
Teatro Gobetti<br />
Dal 27 dicembre<br />
al 1° gennaio<br />
MILANO<br />
Antonio e Cleopatra<br />
William Shakespeare come pozzo<br />
inesauribile da cui attingere<br />
idee. Da una delle sue pietre<br />
miliari, il regista Massimiliano<br />
Cividati trae spunto per raccontare<br />
un incontro di civiltà.<br />
Da una parte, Antonio-Roma:<br />
il potere, la guerra, la ragione.<br />
Dall’altra, Cleopatra-Egitto: il<br />
piacere, l’estetica, lo spirito.<br />
Sullo sfondo, un popolo sempre<br />
e comunque costretto a subire<br />
le decisioni prese dall’alto,<br />
in un Egitto visto come luogo<br />
evocato e non ricostruito storicamente.<br />
In prima nazionale.<br />
Teatro Litta<br />
Dal 13 al 31 dicembre<br />
URBAN 67
Maxwell Doig, White boat<br />
ARTE<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
PANPARTENOPEA AL VIA<br />
Mai come in questo<br />
caso si può dire: lo<br />
stato dell’arte<br />
NAPOLI<br />
Napoli presente<br />
Tutto il fermento, la ricerca, le<br />
gallerie, le mostre, gli artisti, gli<br />
investimenti privati e pubblici<br />
che hanno fatto di Napoli, dopo<br />
la grande esperienza di Lucio<br />
Amelio, un punto di riferimento<br />
internazionale per l’arte contemporanea,<br />
sembrano essere oggi<br />
la premessa per Napoli presente,<br />
seconda, grande mostra del<br />
Pan−Palazzo delle Arti Napoli<br />
che, nelle intenzioni del curatore,<br />
il critico ungherese Lorand Hegyi,<br />
si propone di fare il punto nella<br />
città del Vesuvio proprio attraverso<br />
l’attività privata delle gallerie,<br />
degli artisti e dei collezionisti,<br />
concentrandosi in particolar modo<br />
sul presente. Una scelta che<br />
ha il senso di testimoniare varietà<br />
e vivacità, che vuole suggerire<br />
confronto e scambio, che intende<br />
presentare artisti diversi per<br />
generazione e provenienza. Nelle<br />
sale di Palazzo Roccella, 90 artisti<br />
si esprimono con i linguaggi<br />
e i media del contemporaneo:<br />
pittura, video, installazioni, fotografia.<br />
Dopo le star in Piazza<br />
del Plebiscito (Serra, Paladino,<br />
Kapoor, Horn...), gli interventi<br />
nella metropolitana, le personali<br />
PERCORSI D'ARTE IMPREVEDIBILI<br />
BOLOGNA<br />
Giovane figurazione britannica<br />
Nel panorama contemporaneo la<br />
pittura è viva, anzi vivacissima.<br />
Così, dopo la mostra dedicata alla<br />
Spagna, sono quattro gli artisti<br />
che la galleria Forni (via Farini<br />
26, tel. 051-231589) ha riunito<br />
a rappresentare gli scenari della<br />
giovane figurazione britannica. In<br />
mostra la realtà a colori di Maxwell<br />
Doig, Iain Faulkner, Stuart Luke<br />
Gatherer e Christopher Thompson,<br />
fatta di frammenti di vita quotidiana,<br />
figure in coda per il taxi o<br />
davanti alla vetrina di un negozio, silenziosi ritratti di amici.<br />
Dal 17 dicembre al 19 gennaio<br />
MILANO<br />
Alex Katz<br />
C’era attesa per una nuova mostra di<br />
quadri di Alex Katz a Milano ed eccola<br />
puntuale da Monica De Cardenas<br />
(via Viganò 4, tel. 02-29010068):<br />
dieci grandi dipinti, cinque piccoli oli<br />
su tavola, qualche disegno. Un’icona<br />
dell’arte contemporanea, Katz da<br />
mezzo secolo ritrae amici artisti,<br />
poeti, ballerini e la sua famiglia. Ma<br />
la sua vena sembra inesauribile, come<br />
nella nuova serie di ritratti nitidi,<br />
sensuali e ancor più luminosi grazie<br />
agli sfondi dalle atipiche cromie (dal verde chiaro al rosa shocking), oltre<br />
che nelle opere ispirate al paesaggio e ai fiori in particolare.<br />
Fino al 18 febbraio<br />
Nude, 2005, courtesy Monica De Cardenas<br />
di Koons e Clemente (fra gli altri)<br />
al Museo Archeologico e dopo<br />
l’apertura (parziale) del Madre,<br />
Museo di Arte Contemporanea<br />
a Palazzo Donnaregina, Napoli<br />
non poteva sottrarsi a un riconoscimento<br />
ufficiale per il lavoro<br />
delle tante gallerie attive in città.<br />
Rispondono all’appello: 404 arte<br />
contemporanea, Alfonso Artiaco,<br />
Blindarte, Dina Carola, Changing<br />
MILANO<br />
Untitled<br />
Un nuovo video,<br />
Ocean Glory, di Rä di<br />
Martino; una serie di<br />
fotografie ambientate<br />
nel Museo di storia<br />
naturale di New York<br />
di Antonio Rovaldi,<br />
una grande opera su<br />
una parete di oltre<br />
25 metri dei writer Blu ed Ericailcane, più interventi site specific del<br />
macedone Nikola Uzunovski e di Andrea Nacciarriti, video, performance<br />
e sculture. Accade tutto in Untitled, progetto in progress di valorizzazione<br />
dell’arte emergente che sbarca a Milano nello spazio VenturaXV<br />
(all’omonimo indirizzo di via Ventura 15, www.untitledproject.it).<br />
Fino al 21 dicembre<br />
BOLOGNA<br />
Alessandro Roma<br />
Role, Umberto Di Marino,<br />
Fondazione Morra, Not Gallery,<br />
Raucci/Santamaria, Franco<br />
Riccardo, Lia Rumma, Mimmo<br />
Scognamiglio, T293, Trisorio,<br />
La fabbrica del lunedì, Fonti, Il<br />
Capricorno.<br />
CIRO CACCIOLA<br />
fino al 26 febbraio 2006<br />
tel. 081-7958605<br />
Colori accesi, atmosfere surreali<br />
e uno strano idolo che catalizza<br />
l’attenzione, risultando spesso<br />
spiazzante. Così Alessandro Roma,<br />
giovane e promettente artista milanese<br />
(classe 1977, ex studente<br />
di Brera), ambienta le sue ultime<br />
opere all’interno di un camper, una<br />
casa mobile da cui si (intra)vedono<br />
scenari metropolitani in movimento.<br />
Alla Galleria Marabini (vicolo della<br />
Neve 5, tel. 051-6447482) sono<br />
esposti sei lavori ancora freschi di vernice. Altre opere alla collettiva 12<br />
pittori italiani a Torino (galleria In arco, tel. 011-8122927).<br />
Dal 1° dicembre al 19 gennaio<br />
Luigi De Simone, Senza titolo, courtesy Mimmo Scognamiglio arte contemporanea<br />
Carlos Casas e Saodat Ismailova, Aral Fishing in an Invi Senza titolo, 2005<br />
PRIMA&DOPO ART SAFARI<br />
ROMA<br />
Jean-Michel Alberola<br />
Viene da Parigi e si esprime<br />
mischiando cultura alta, temi<br />
biblici o mitologici e linguaggi<br />
del mondo infantile. Ma, soprattutto,<br />
Jean-Michel Alberola fa<br />
parlare i muri. Quelli della galleria<br />
V.M. 21 artecontemporanea<br />
(in via della Vetrina 21), su cui<br />
ha realizzato tre lavori della sua<br />
mostra romana intitolata Les<br />
murs ont la parole. Appunto.<br />
Tel. 06-68891365<br />
Fino al 16 dicembre<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Sri Lanka: life daily<br />
Voci dallo Sri Lanka: a Palazzo<br />
Bricherasio sono esposte una<br />
serie di immagini raccolte da<br />
otto studenti del Corso triennale<br />
di Fotografia dello Ied di<br />
Torino durante un viaggio di<br />
dieci giorni, in maggio, nell’isola<br />
devastata dallo tsunami: uno<br />
sguardo decisamente particolare<br />
per raccontare la forza della<br />
ricostruzione. E acquistando il<br />
catalogo, che raccoglie le 96<br />
immagini, si dà un contributo<br />
alle organizzazioni no profit che<br />
operano laggiù.<br />
Tel. 011-541111<br />
Dal 7 dicembre all’8 gennaio<br />
MILANO<br />
Douglas Gordon/Philippe<br />
Parreno<br />
Il primo di Glasgow, il secondo<br />
algerino, Gordon e Parreno<br />
hanno spesso lavorato insieme:<br />
ora sono legati da un progetto<br />
video su Zinedine Zidane,<br />
ma anche da una mostra<br />
alla Fondazione Halevim (via<br />
Lomazzo 28/34). Con opere<br />
come List of Names di Gordon,<br />
diario autobiografico tutto fatto<br />
di nomi e cognomi di persone<br />
incontrate almeno una volta<br />
nella vita, o gli scenari sospesi<br />
tra realtà e fantasia sotto forma<br />
di video, installazioni e sculture<br />
di Parreno.<br />
Tel. 02-315906<br />
Dal 14 dicembre al<br />
28 gennaio<br />
URBAN 69
NIGHTLIFE<br />
CHIUDE, RIAPRE MA RESTA<br />
PREPOTENTEMENTE 80'S<br />
Trendissimo come negli<br />
eighties, riapre l’Excalibur.<br />
E la domenica: una serata<br />
dedicata alla “hair tribe”<br />
VERONA<br />
La Scala<br />
In grande stile e attesissima<br />
la riapertura a novembre dello<br />
storico Excalibur, ora ribattezzato<br />
La Scala, che ha segnato<br />
tutte le tappe fondamentali<br />
della “dolcevita” veronese e<br />
non solo: da qui sono passati<br />
almeno una volta tutti i più<br />
chiacchierati personaggi del<br />
mondo del calcio, della moda<br />
e dello spettacolo degli anni<br />
Ottanta, mischiati tra la folla<br />
di aficionado delle notti brave<br />
veronesi. Senza contare la<br />
massiccia presenza di cantanti<br />
e musicisti in occasione del<br />
leggendario Festivalbar, il cui<br />
rito finale si celebra ogni anno<br />
all’Arena di Verona, a due passi<br />
dal locale.<br />
L’atmosfera che si respira è più<br />
o meno la stessa degli anni<br />
d’oro e la distribuzione delle<br />
sale, molto intime, inalterata:<br />
sopra la zona riservata alla musica<br />
dal vivo e al ristorante (che<br />
da quest’anno è aperto anche<br />
per le pause pranzo) sotto la<br />
discoteca, con tanto di strobo<br />
autentica anni ‘70.<br />
Anche gli arredi non hanno<br />
subito grandi modifiche: tranne<br />
gli ormai consunti divanetti<br />
neri, ora sostituiti da colorati<br />
Chesterfield, tutto il resto è<br />
rimasto magicamente inalterato<br />
nel tempo: il piccolo ingresso<br />
con guardaroba, la sala supe-<br />
DJ E VJ? IL GUANTO È LANCIATO<br />
Se la musica vi scorre<br />
nelle vene e i video sono<br />
il vostro pane quotidiano,<br />
lanciatevi con Elettrowave<br />
Chi vince sale sul palco di Arezzo<br />
Wave Love Festival, che si svolgerà<br />
dall’11 al 16 luglio 2006,<br />
per esibirsi in un live set da brivido.<br />
Prima però deve partecipare<br />
e vincere l’Elettrowave Challenge<br />
illustrazione: Mklane<br />
riore divisa a metà dalla scala<br />
che scende in discoteca, detta<br />
anche “la cantina”, il caminetto<br />
che fa tanto aria di casa… In<br />
un ambiente così familiare, che<br />
sa più di club per pochi che<br />
di asettico locale alla moda, il<br />
meglio arriva nel weekend: live<br />
band, musica revival ‘70, ‘80 e<br />
discoteca con i migliori dj del<br />
Pineta di Milano Marittima, da<br />
2006. Un concorso dedicato a<br />
dj producer e vj, una specie di<br />
tour in giro per l’Italia, con le selezioni<br />
aperte al pubblico che si<br />
svolgeranno tra 12 club italiani,<br />
per concludersi il 25 aprile al<br />
Cassero di Bologna. Promosso<br />
dalla fondazione Arezzo Wave<br />
Italia, il concorso vuole essere<br />
un trampolino di lancio per tutti i<br />
nuovi talenti che utilizzano diversi<br />
media e linguaggi all’interno<br />
Adrian a Ciuffo a Frankie P.,<br />
che si alternano alla console,<br />
provando a far rivivere le calde<br />
emozioni della riviera romagnola,<br />
fino alle 4 di notte.<br />
Da gennaio parte anche la<br />
domenica sera della Scala,<br />
ribattezzata “parrucchieri e<br />
commesse” (gli unici per cui il<br />
lunedì mattina non è un incubo)<br />
con cena a buffet, concerti<br />
delle nuove culture digitali.<br />
Come a dire: se vi esprimete<br />
meglio con video, mixer e piatti<br />
che con le parole, magari potreste<br />
confrontarvi con un pubblico<br />
un po’ più variegato rispetto ad<br />
amici, fidanzata (ato) e vicini di<br />
casa... Provare non costa nulla,<br />
le iscrizioni sono gratuite, senza<br />
limiti di età e scadono il 31 dicembre.<br />
La novità dell’edizione di que-<br />
delle migliori band veronesi ed<br />
happy music in discoteca fino<br />
alle 3. E se proprio non volete<br />
perdervi nemmeno una sera, il<br />
mercoledì e il giovedì il piano<br />
bar è aperto fino alle 2, con<br />
ingresso libero.<br />
FRANCESCA ROVEDA<br />
stradone Provolo, 24<br />
info: tel. 347-8469924<br />
st’anno, la sesta, è la sezione<br />
A/V Live Projects, che raccoglie<br />
tutti quei progetti artistici che<br />
alternano la duplice piattaforma<br />
audio e video. Non resta che prepararsi<br />
per le selezioni dell’Elettrowave<br />
Challenge nella propria<br />
città. In ballo, è proprio il caso di<br />
dire, ci sono il palco e il pubblico<br />
di Arezzo Wave. Tutte le coordinate<br />
su www.arezzowave.com.<br />
ANDREA BAFFIGO<br />
CLUBB<strong>IN</strong>g<br />
Al calar delle tenebre<br />
la vita si accende<br />
MILANO<br />
Hot Garage by Syncopate<br />
Syncopate, il party itinerante<br />
più longevo d’Italia (fa ballare<br />
dal 1991), è diventato<br />
papà. È nato Hot Garage e<br />
i sabato notte di Legnano<br />
sono colorati quanto quelli<br />
di Ibiza. In console al Postgarage<br />
si suona ottima house,<br />
con gli storici organizzatori<br />
Babayaga e Paolo Bardelli o<br />
guest come Luca Fabiani. Chi<br />
non ha voglia di ballare in<br />
pista, può farlo sul palco, tra<br />
performer piuttosto vivaci,<br />
o riposare in uno dei letti a<br />
baldacchino che sostituiscono<br />
i tavoli. Aggiornamenti<br />
sulle serate Syncopate nel<br />
resto d’Italia sul sito.<br />
Via Castello, 5 / Legnano<br />
www.syncopate.it<br />
ROMA<br />
Live Performers Meeting<br />
Ci saranno una console audio<br />
ma, soprattutto, cinque console<br />
video che controlleranno<br />
dieci videoproiettori, otto<br />
monitor e un megamonitor al<br />
plasma, per una due giorni<br />
interamente dedicata a vj<br />
e videoartisti. La seconda<br />
edizione del Live Performers<br />
Meeting, 9 e 10 dicembre al<br />
Linux Club, è un vero e proprio<br />
festival, con workshop,<br />
incontri sulle nuove tecnologie<br />
per mixare e condividere<br />
immagini e oltre 100 artisti,<br />
che saliranno in console per<br />
esporci la loro visione sulle<br />
nuove e differenti forme di<br />
espressione mixando musica,<br />
video e grafica. Tutto dal<br />
vivo!<br />
Via Giuseppe Libetta, 15c<br />
www.flyer.it<br />
URBAN 71
PRIMA&DOPO<br />
SPAZIO FITZCARRALDO<br />
02-58430665<br />
L’unione fa la forza. Così a<br />
Porta Romana i proprietari del<br />
negozio di arredi oriental-style<br />
Etnico Trend hanno fatto comunella<br />
con alcuni soci “della<br />
notte” e hanno trasformato lo<br />
shop in discobar polifunzionale,<br />
con vendita di oggetti di<br />
design e galleria d’arte annessi.<br />
La convivenza negozio-bar<br />
dura solo fino alle 19.30, poi<br />
si aperitiva e basta, con finger<br />
food, musica lounge e luci<br />
molto soffuse, a 8/10 euro per<br />
cocktail. Attenzione: fanno selezione<br />
all’ingresso.<br />
Viale Filippetti, 41<br />
Chiuso lunedì<br />
LEOPARDI 13<br />
02-43319190<br />
Una via, un numero civico, un<br />
nome. All’interno, su tre livelli,<br />
un nuovo lounge bar, con<br />
ristorante interrato, soppalco<br />
multiuso e gelateria artigianale<br />
annessa (a chi pungesse vaghezza<br />
nel cuore dell’inverno).<br />
L’aperitivo felice viaggia sui 6<br />
euro rivestito di panelle sicule,<br />
rustici e focacce farcite, ma la<br />
vera novità sono i Jumbo cocktail,<br />
pestati da un litro per chi<br />
non vuole fare coda doppia o<br />
tripla.<br />
Via Leopardi, 13<br />
Chiuso domenica<br />
ALTRO LOUNGE BAR<br />
02-54121804<br />
Prima lo showroom di arredamento,<br />
poi il ristorante con il<br />
salotto-cucina privé. Infine, non<br />
poteva mancare il lunch-lounge<br />
bar, tutto e sempre nell’inconfondibile<br />
stile di Marco Gorini,<br />
architetto, designer e fine gourmet.<br />
Listone di cocktail da manuale<br />
(da 8 euro) e selezione di<br />
acque minerali, che all’aperitivo<br />
si circondano di focacce e finger<br />
food secondo l’estro dello<br />
chef Fabrizio. Dalle 18 alle 24,<br />
très chic, ma non snob.<br />
Via Burlamacchi, 4<br />
Chiuso domenica<br />
MANGIARE & BERE | MILANO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
M<strong>IN</strong>IMAL O BAROCCO?<br />
SEMPLICEMENTE COOL<br />
Dalla colazione all’after<br />
dinner, tutto molto molto<br />
easy<br />
I locali milanesi allestiti dallo<br />
studio Well Made Factory, guidato<br />
da Michela e Giovanni, giovani<br />
architetti che fanno coppia sul<br />
tavolo da disegno come nella vita,<br />
cominciano a essere numerosi<br />
(Jazz Café, Sans Egal, Marghera<br />
37, Shun, tanto per capirci) e,<br />
soprattutto, di successo, tanto<br />
che i due hanno finito per stilare<br />
e divulgare il loro personalissimo<br />
“Decalogo del locale perfetto”.<br />
L’ultima loro creatura si chiama<br />
Bcool ed è venuta alla luce tra le<br />
nebbie autunnali lungo i Bastioni<br />
di Porta Volta: <strong>Urban</strong> è andato<br />
prontamente a visitarla.<br />
Facendo il curvone dei Bastioni<br />
le grandi vetrate su strada, incorniciate<br />
in un palazzo d’epoca,<br />
non possono sfuggirvi e neppure<br />
Nuova gestione al<br />
Circolo Arci di via Cicco<br />
Simonetta: cocktail,<br />
spettacoli live e tante<br />
altre idee<br />
“Avete la tessera?”: Fez vi punterà<br />
un dito contro e ve lo chiederà<br />
con tono minaccioso prima<br />
ancora di dirvi ciao, ben arrivati.<br />
Ma non prendetevela con lui. Fa il<br />
Cerbero perché ai Circoli Arci funziona<br />
così e visto che si rischiano<br />
multe salatissime (2064 euro<br />
i mega vasi fioriti che ammiccano<br />
anche al passante più distratto.<br />
Niente rispetto a quanto accade<br />
all’interno, che è un tripudio di<br />
forme e colori, studiati per filo e<br />
per segno. Senza esagerazione,<br />
però, perché qui la parola d’ordine<br />
è be cool… easy-moderazione<br />
in tutto, niente minimalismi<br />
eccessivi, niente barocchismi<br />
esagerati, niente understatement<br />
ma nemmeno superfigaggine.<br />
Qui si deve stare bene, punto.<br />
E così gli architetti hanno giocato<br />
i tre ambienti (bancone,<br />
area ristorante e sala lounge)<br />
su tonalità che spaziano dal<br />
grigio antracite al nero lacca,<br />
su cui spiccano ironiche macchie<br />
color ciclamino; hanno<br />
preferito scenografie accennate,<br />
non pacchiane ma che si fanno<br />
riconoscere, hanno disegnato<br />
ogni singolo angolo, divani e<br />
bagni inclusi e hanno lasciato<br />
un po’ ovunque un ricciolo (sui<br />
a botta), questo vale a maggior<br />
ragione per la nuova gestione del<br />
Cicco Simonetta, alle spalle di corso<br />
Genova. In fondo una decina di<br />
euro (il costo della famigerata tessera)<br />
spalmati nel corso dell’anno<br />
– se considerate che qui i cocktail<br />
non superano mai i 5 euro – si<br />
ammortizzano in fretta…<br />
Pareti rosse e arancioni, sedie da<br />
cinema, una poltrona da barbiere<br />
e un pianoforte scordato su cui ha<br />
suonato Capossela… A tenere le<br />
redini del locale e della sua vivace<br />
programmazione ci sono Fez e<br />
pavimenti in resina, sugli specchi,<br />
nei motivi dei tessuti) quasi<br />
un lezioso segno di riconoscimento.<br />
Più flashante il bancone con la<br />
bottiglieria retroillumianta (cosa<br />
che ormai sembra essere il<br />
segno distintivo di ogni locale<br />
notturno) qui con un sistema di<br />
luci Rgb che cambia i colori a<br />
ripetizione.<br />
Al Bcool si comincia a venire<br />
la mattina presto per fare colazione,<br />
ma il clou della frequentazione<br />
parte dalle 18 con il<br />
classico aperitivo vestito (6 euro<br />
in happy-hour, altrimenti 8 euro)<br />
da scegliere tra oltre 60 cocktail<br />
(quello della casa è fatto con<br />
lime, zucchero di canna, vodka,<br />
zenzero e frutta fresca). E c’è<br />
pure una discreta lista di analcolici<br />
per accontentare quelli che<br />
proprio non bevono.<br />
Poi si cena con carni alla griglia<br />
niente male (e chi frequenta l’Uc-<br />
Walter: dallo sportello al bancone<br />
il primo, dal palco ai tavolini il<br />
secondo, entrambi hanno deciso<br />
che nella loro vita ci doveva essere<br />
una svolta. E via. Ex-impiegato<br />
uno e attore in attività l’altro, eccoli<br />
al Simonetta a inventare nuove<br />
idee per far trascorrere serate<br />
piacevoli ai soci: laboratori di cabaret,<br />
concerti e performance live,<br />
prove di spettacoli che debuttano,<br />
tributi a celebrità e presto un mercatino<br />
di scambio dell’usato (vinili,<br />
strumenti musicali, biciclette ecc.).<br />
Ogni tanto aprono anche a mez-<br />
cellina di piazzale Baracca, stessa<br />
proprietà del Bcool, sa che va<br />
sul sicuro), primi di pasta fatta<br />
in casa e qualche buon trancio<br />
di pesce fresco. Il conto si aggira<br />
sui 30 euro a meno che non ci si<br />
butti sulla fiorentina legalizzata:<br />
lì allora ci vogliono 4 euro all’etto.<br />
Con la pancia piena, infine, ci<br />
si trasferisce sui divanetti della<br />
zona lounge dove, tra cuscini<br />
e candele accompagnati da un<br />
deejay, si può tirare tardi.<br />
Ultimo appunto: i bagni, oltre<br />
che ben arredati, sono in comune.<br />
Donne e uomini si affacciano<br />
sul medesimo antibagno e, galeotto<br />
fu il lavandino, perché no,<br />
per voi che siete single potrebbe<br />
diventare un alternativo luogo<br />
d’incontro. Meditate.<br />
BCOOL<br />
Bastioni di Porta Volta, 5<br />
tel. 02-29005823<br />
sempre aperto<br />
PER I SOCI APERITIVO CON CABARET<br />
zogiorno con pranzo a tema: a<br />
settembre, per esempio, c’è stato<br />
il trani milanese, con michetta,<br />
pancetta e bicchiere di vino. Ora<br />
ne stanno pensando un’altra delle<br />
loro, ma per il momento non scuciono<br />
una sillaba. Per scoprire le<br />
ultimissime, tocca andare sul sito<br />
www.ciccosimonetta.org e lì, per<br />
fortuna, la tessera non serve.<br />
CIRCOLO CICCO SIMONETTA<br />
via Cicco Simonetta 16<br />
tel. 347-7549319<br />
sempre aperto<br />
Poker di locali a favore<br />
di Emergency con asta<br />
vip finale<br />
Di solito sotto Natale ci si sente<br />
meno taccagni, sarà il clima, sarà<br />
l’atmosfera… anche se in verità<br />
si è sempre superimpegnati e<br />
di corsa. Questa volta un piccolo<br />
sforzo di generosità viene<br />
chiesto in gennaio, a bagordi<br />
ultimati, quando le tasche sono<br />
più vuote ma la testa è libera per<br />
soffermarsi su un progetto importante.<br />
Quello proposto dalla<br />
Maratona Four for Emergency,<br />
divertente (e benefico) aperitivo<br />
itinerante che coinvolge quattro<br />
locali milanesi di tendenza per<br />
sostenere il Centro Chirurgico e<br />
Sanitario Pediatrico di Goderich,<br />
nella lontana Sierra Leone.<br />
Istruzioni per l’uso: facili e immediate.<br />
La generosa (si spera)<br />
carovana parte giovedì 12<br />
gennaio con un aperitivo dalle<br />
ragazze del Rhabar sui Navigli<br />
(via Alzaia Naviglio Grande, 150),<br />
prosegue il 19 sotto la cupola in<br />
plexiglas del Volo (Viale Beatrice<br />
d’Este, ang. via Patellani), fa tappa,<br />
sempre aperitivosa, il 26 tra<br />
i tavolini high-tech del Twelve<br />
(viale Sabotino, 12), per culminare<br />
in bellezza il 2 febbraio alla<br />
Maison España (in via Montegani,<br />
68), dove il drink si trasforma in<br />
cena con asta vip finale. A far da<br />
succulento contorno agli aperitivi,<br />
una mostra fotografica sulla<br />
Sierra Leone (per vederla al completo<br />
dovrete “correre” questa<br />
piccola maratona alcolica) e una<br />
serie di spettacoli, performance<br />
di danza e teatro africani diretti<br />
dallo Spazio Mamiwata, che dal<br />
2004 studia, ricerca ed elabora<br />
queste tradizioni non tanto come<br />
concetto estetico ma come vero<br />
e proprio codice della cultura<br />
africana. Tranquilli, non mancano<br />
i consueti deejay set assortiti,<br />
allestimenti ad hoc e cibarie a<br />
tema. Per perfezionare la raccolta<br />
dei fondi (metà dell’incasso delle<br />
serate oltre alle donazioni che<br />
vorrete di volta in volta elargire),<br />
ci saranno i proventi dell’asta<br />
della seratona finale, i cui oggetti<br />
vengono chiesti da Emergency<br />
a vip & company. Per una volta,<br />
dunque, vi invitiamo a bere e<br />
consumare senza… moderazione!<br />
Info: Maison España,<br />
tel. 02-89540234<br />
ROSSO&BIANCO<br />
72 URBAN URBAN 73<br />
Rhabar<br />
NATALE: NOVITÀ NIENTE MALE<br />
Pizza napoletana, chiccosità bio, spago tradizionale o il solito sushi, l’importante è che sia fresco… d’inaugurazione<br />
MARUZZÈ<br />
02-89422366<br />
RealTruePizza. OOOOhhhhhh!<br />
Finalmente una pizza che sa di<br />
pizza, che arrivi all’ultimo morso<br />
ed è ancora fragrante, fatta da<br />
un napoletano doc (non egiziano,<br />
per carità), dove il pomodoro<br />
sa di pomodoro e la mozzarella<br />
di mozzarella e che, per giunta,<br />
se è Margherita, la regina delle<br />
pizze, ti costa solo 4,50 euro!<br />
Massimo (dialetto e savoir fair<br />
napoletani ma dinamicità tutta<br />
milanese) ha aperto questa<br />
pizzeria accanto al Bastian<br />
Contrario, dove invece serve<br />
piatti made in Campania. Da<br />
Maruzzè oltre ai super classici<br />
trovate una strepitosa pizza con<br />
bufala e pomodorini Piennoli (e<br />
vi accorgerete della differenza),<br />
una con provola e friarelli saltati<br />
o la preferita di Carosone “Oro<br />
nero di Napoli”, fritta con ricotta,<br />
mozzarella, pomodoro e cigoli<br />
di maiale. Focacce, qualche piatto<br />
e dolci fatti in casa, con un<br />
menu a cui non puoi dir di no:<br />
“Margherita più babbà” a soli 7<br />
euro. Che meraviglia.<br />
Via Custodi, 14<br />
Chiuso domenica a pranzo<br />
DA GIACOM<strong>IN</strong>O<br />
02-877436<br />
Contemporary-trattoria. Più<br />
soci, sui trent’anni, tra cui<br />
Davide e moglie, che per un<br />
po’ hanno bazzicato nell’ambito<br />
della ristorazione trendy,<br />
decidono di passare a ritmi<br />
e piatti diversi e si inventano<br />
un ristorantino che apre nel<br />
cuore dell’elegante quartiere<br />
Sant’Ambrogio lo scorso 29<br />
settembre: sobrio ma chic, non<br />
un quadro alle pareti, tovaglie<br />
in tessuto, tavoli quadrati quasi<br />
monacali, pochi coperti distribuiti<br />
su tre livelli (cantina, terra<br />
e soppalco) e un’atmosfera da<br />
“resto” parigino. Il menu (che<br />
cambia un paio di volte al mese,<br />
a seconda di quello che c’è sul<br />
mercato) è sfizioso e invitante:<br />
potreste trovare un’insalata di<br />
fettine di vitello con pecorino<br />
toscano e schiacciata di olive,<br />
una crema di broccoli e vongole<br />
veraci, come i classici ravioli al<br />
brasato o l’ossobuco; mentre i<br />
vini sono suggeriti dal sommelier<br />
Scarpitti. A fine cena spenderete<br />
sui 30-35 euro.<br />
Via Sant’Agnese, 14<br />
Solo la sera, chiuso lunedì<br />
ORO ASIAN CUIS<strong>IN</strong>E<br />
02-89409085<br />
Giappo-Thai. Due fratelli che<br />
hanno un disco-pub, che se ne<br />
vanno in vacanza in Thailandia e<br />
che si portano a casa come souvenir<br />
la voglia di cambiar vita:<br />
detto fatto, chiamano una brava<br />
arredatrice e un cuoco cino-thai<br />
e via, parte la nuova avventura<br />
del ristorante Oro. Pareti a motivi<br />
optical anni Settanta, lampade<br />
di design, qualche discreto<br />
Buddha qua e là, un tavolo ovale<br />
per stare con gli amici e, al piano<br />
inferiore, tanti cuscini etno-minimal<br />
per cenare stravaccati. Menu<br />
a doppio binario: il classico<br />
nippo-crudo con sushi, sashimi e<br />
carpacci, oltre a tempura (anche<br />
di carne), e il caldo-thai, rielaborato<br />
all’italiana perché il piccante<br />
di laggiù per molti è davvero<br />
troppo. Si possono però sempre<br />
mangiare i gamberi allo zenzero<br />
e pepe di Sichuan (tosti) o un<br />
delicato vitello al burro d’arachidi<br />
e crema di cocco. Vini rigorosamente<br />
italiani, birra giapponese<br />
e prezzi contenuti.<br />
Via Tortona, 26<br />
Chiuso sabato a pranzo<br />
e domenica<br />
SERATE D'EMERGENZA<br />
Volo<br />
NECTAR<br />
02-55196530<br />
Bio-chic. Non un vegetariano<br />
punitivo, piuttosto un mediterraneo<br />
senza carni: ecco la novità<br />
che madame Nicla Nardi (vecchia<br />
conoscenza di Joia e Armani Café)<br />
ha inventato con l’architetto argentino<br />
Gustavo Persico, in zona<br />
Lodi. Tutto vetri, acciaio e legno<br />
wengé, scaldato dalla luce di mille<br />
cubo-candele, il ristorante è su<br />
due piani con un’invidiabile cucina<br />
a vista comandata dal giovane<br />
chef Simon Press. Si mangia biologico,<br />
nel massimo rispetto della<br />
Natura, ma soddisfacendo, oltre al<br />
palato, la vista, sin dal piatto unico<br />
del lunch (13 euro), che potrebbe<br />
essere un baccalà al forno con<br />
crosta di noci e tatin di zucca e<br />
una misticanza con avocado, mela<br />
e melograno, seguiti da una sfiziosa<br />
crema di datteri. La sera, se<br />
suggeriscono loro: degustazioni<br />
vegetariane e mediterranee (28-<br />
43 euro); se decidete voi: oltre alla<br />
classica carta, una lista di ingredienti<br />
tra cui scegliere a piacere<br />
per sfidare la creatività del cuoco.<br />
Via Friuli, 7<br />
Chiuso sabato a pranzo<br />
e domenica<br />
Twelve<br />
Maison España<br />
Bio-Brindisi<br />
ecodinamico online<br />
Il buco dell’ozono, l’inquinamento,<br />
le modificazioni genetiche…<br />
per voi che a tutto questo<br />
urlate “no!”, ma che non<br />
volete rinunciare alle bollicine<br />
del brindisi di Capodanno,<br />
abbiamo trovato una eco-soluzione<br />
che, se forse non è super-economica,<br />
senz’ombra di<br />
dubbio è super-ecologica. Una<br />
vera chicca per gli integralisti<br />
del biochic.<br />
La Flute, nata dalla testa dell’intraprendente<br />
jeune femme<br />
francese Delphine, raccoglie<br />
nella sua coppa una serie di<br />
Champagne Aoc (i nostri Doc<br />
per intenderci) fatti esclusivamente<br />
da vigneron, ovvero<br />
microproduttori che curano<br />
personalmente l’uva chicco<br />
per chicco, dalla pianta fino<br />
al calice, ma che restano fuori<br />
dai circuiti più conosciuti. E<br />
tra le loro bottiglie trovate<br />
anche champagne biologici<br />
che vengono prodotti tradizionalmente<br />
e soprattutto secondo<br />
i severi diktat dei metodi<br />
bio-dinamici, come i Fleury o i<br />
Bedel: non li avrete mai sentiti,<br />
ma una cosa è certa, sono<br />
buoni e pure biologici, con un<br />
difetto, non sono tantissimi<br />
per cui, se le vendite vanno<br />
bene, attenti che restate a<br />
bocca asciutta.<br />
Dunque per queste feste basta<br />
con etichette arancioni, rossobianche<br />
o dorate… sceglietevi<br />
uno champagne speciale,<br />
magari pure biologico! Come?<br />
Easy: lo trovate cliccando sul<br />
sito www.laflute.it, dove, oltre<br />
al solito carrellino telematico<br />
della spesa, appaiono un sacco<br />
di infocuriosità sul nettare<br />
bollicioso, appuntamenti ed<br />
eventi da seguire per berne e<br />
saperne sempre di più e, per<br />
chi vuole essere il primo della<br />
classe, c’è persino una Scuola<br />
dello Champagne che vi farà<br />
diventare provetti intenditori.<br />
Voto: dieci.<br />
LA FLUTE<br />
tel. 02-72537203
MANGIARE & BERE | ROMA<br />
DI LAURA RUGGIERI<br />
DESIGN&FETTUCC<strong>IN</strong>E: È<br />
L'ERA DEL CONTROSUSHI<br />
Pasta hand made e<br />
poltrone Frau segnano<br />
l’ultima frontiera in fatto<br />
di ristorazione<br />
Prendete uno dei più vivaci<br />
restaurant maker della capitale<br />
(ex Nil, Café Renault ecc.), un<br />
imprenditore dell’hôtellerie in<br />
carriera, due tra gli architetti più<br />
ricercati quanto a spazi glamo-<br />
Una chef a domicilio che<br />
sa leggere nei desideri<br />
del padrone di casa<br />
Con il freddo vi passa la voglia<br />
di uscire? E magari vi viene<br />
quella di sentirvi almeno per una<br />
sera ospiti ineccepibili e cuochi<br />
provetti? In vostro soccorso<br />
arriva il Sole Blu di Francesca<br />
Riganati: una sorta di personal<br />
chef a domicilio. Cucina sapiente<br />
rous, Lazzarini e Pickering, due<br />
pierre con le mailing giuste, il<br />
risultato è una trattoria-salotto<br />
dal successo garantito già<br />
prima di inaugurare (festa di<br />
sgomitante mondanità capitolina<br />
appena due settimane fa)<br />
e di entrare in cucina. Qui, poi,<br />
l’orientamento di Stefano Leone<br />
e della “Sora” Marta è traditional<br />
a oltranza secondo il nuovo<br />
diktat che cerca di arginare la<br />
e intrigante ispirata alla personalità<br />
del padrone di casa, menu<br />
studiato in base a sensazioni e<br />
atmosfere da dare agli ospiti.<br />
Insomma, una “psicologa del<br />
gusto” che ogni volta propone<br />
menu che passano attraverso i<br />
gusti regionali, i sapori etnici,<br />
le rivisitazioni, qualche sperimentazione<br />
di colori, sapori,<br />
profumi. La caprese del Sole<br />
Blu, per esempio, è un bicchiere<br />
con lo strato bianco formato da<br />
moda di sushi mediterraneo e<br />
non, etnico e fusion, a favore<br />
di paste tirate a mano, risotti<br />
(buono quello zucca, grana e<br />
guanciale), arrosti, italianissimo<br />
fritto, per non parlare delle zuppe,<br />
il tutto declinato secondo<br />
stagione. Al dessert arrivano<br />
addirittura crostate e ciambelloni<br />
appena sfornati. Insomma<br />
cucina verace in ambiente sofisticato<br />
e dai prezzi abbordabili,<br />
mozzarella di bufala campana,<br />
robiola e panna, mentre lo strato<br />
rosso è un frullato di pomodorini<br />
datterini di Sperlonga. Accanto,<br />
un cucchiaio con pane croccante.<br />
Francesca pensa anche a creare<br />
e allestire la “scena”: tovaglia,<br />
piatti, bicchieri magari ispirati<br />
alla stagione o ai colori delle<br />
ricette. Per tentare di imparare,<br />
si può andare a fare la spesa insieme<br />
e quindi tirare la sfoglia in<br />
compagnia, mentre alla degusta-<br />
ci assicurano: al massimo 35<br />
euro per una cena completa.<br />
Vieni per pranzo, passi il pomeriggio<br />
a scaldarti con cioccolata<br />
e biscottini, torni per il “tormentone”<br />
dell’aperitivo, salottiero<br />
e morbido però, al bancone<br />
imbottito di pelle bianca, poi<br />
ti fermi a cena e magari resti<br />
perché è dopo la mezzanotte<br />
che spesso comincia la festa, un<br />
piccolo party tra amici, si balla<br />
se capita, perché no?<br />
Di divani ce ne sono tanti, anche<br />
ai tavoli, in pelle bianca, coi<br />
cuscini bianchi, neri e rossi come<br />
i pouf sparsi e le grandi poltrone<br />
Frau. Una terrazza in travertino<br />
velata da tende bianche,<br />
molte luci ambiente e salotti<br />
all’esterno, dentro 400 metri<br />
quadri su due livelli (lo spazio è<br />
l’ex Reef, ma totalmente trasformato)<br />
dalle linee squadrate, con<br />
molte citazioni moderniste e anni<br />
‘60, toni giocati sul contrasto<br />
bianco nero su cui sfumano luci<br />
calde, gabbie luminose da cielo<br />
a terra o viceversa, ferri, ottone.<br />
Wengé a terra, pannelli in pelle,<br />
bianca o nera, grandi oggetti<br />
e cornici a parete, arredi che<br />
cambiano a rotazione, pareti in<br />
vetri fumé che separano zona<br />
fumatori (chic quasi come un<br />
privé), postazione dj che scende<br />
dall’alto, isola bar e così via,<br />
tutto perché questo “restaurant<br />
home” (rHome giocando su casa<br />
ma anche “Roma” in inglese<br />
quando lo leggi e lo pronunci)<br />
piaccia. E pare ci riesca già.<br />
RHOME<br />
piazza Augusto Imperatore, 46<br />
tel. 06-68301430<br />
chiuso lunedì<br />
FREUD AI FORNELLI DI CASA VOSTRA<br />
zione può seguire la lezione di<br />
cucina per tutti gli ospiti. Si può<br />
scegliere un tema per un buffet<br />
trasgressivo oppure osare una<br />
rigorosa cena placée. I costi non<br />
sono proibitivi ma tenete conto<br />
dell’esclusività del servizio: si<br />
va da un minimo di 35 euro a<br />
persona in su, ovviamente tutto<br />
compreso.<br />
SOLE BLU<br />
tel. 06-5371070<br />
PRIMA&DOPO<br />
IL PICCOL<strong>IN</strong>O<br />
06-68192429<br />
Come dice il nome, sono due<br />
piccole salette, che a seconda<br />
delle ore ti accolgono con<br />
gentile discrezione. Colazioni<br />
o qualche panino in mattinata,<br />
qualche insalata, i tè<br />
del pomeriggio e la sera un<br />
aperitivo per placare i morsi<br />
della fame, magari prima di<br />
entrare al Teatro Valle proprio<br />
di fronte.<br />
Via del Teatro Valle<br />
Sempre aperto<br />
W<strong>IN</strong>E CLUB<br />
06-6868986<br />
L’aperitivo potete prenderlo<br />
fino quasi alle 23 e, se siete<br />
fortunati, capita anche che<br />
troviate lasagne e cannelloni<br />
(assaggi mignon, ovviamente),<br />
verdurine grigliate,<br />
polpettine e bruschette: il<br />
tutto – ma non tutto nella<br />
stessa sera, ovvio – per 3 o 5<br />
euro. Fabrizio e Fabio, i due<br />
soci, l’hanno voluto tutto sull’arancio<br />
e marrone con tante<br />
teche retroilluminate piene<br />
di bottiglie. C’è anche quella<br />
personalizzata del locale.<br />
Via dell’Anima, 52<br />
Sempre aperto<br />
LA CURIA DI BACCO<br />
06-6893893<br />
Ma dove andrà a finire questa<br />
immensa cantina da dove si<br />
intravede Campo de’ Fiori e<br />
che si sviluppa in profondità<br />
sotto una sequenza di archi a<br />
mattoncini? I tavoli sono lunghi<br />
e ci si sta seduti in tanti<br />
come in una keller austriaca,<br />
solo che oltre a fiumi di birra<br />
qui scorrono anche cocktail<br />
e, naturalmente, vini, più<br />
qualche assaggio di affettati,<br />
formaggi, snack e panini.<br />
Dalle 4 di pomeriggio alle 2<br />
di notte.<br />
Via del Biscione, 79<br />
Sempre aperto<br />
URBAN 75
illustrazione: Mklane<br />
VIA FLAM<strong>IN</strong>IA CAPUT MUNDI A volte i locali sono come le ciliegie: uno tira l’altro. E la vecchia via Flaminia ne ha fatto una scorpacciata Alla<br />
PAPETH<br />
06-3332425<br />
Su una delle strade più spumeggianti<br />
e glamour quanto a locali,<br />
giri, movimento, Papeth fatto di<br />
mattoncini e acciaio, candele e<br />
faretti, concilia gli opposti: i vetero<br />
romantici e gli underground<br />
di ritorno, i modaioli e i minimal<br />
techno, piccole tribù metropolitane<br />
che nell’altrettanto piccolo<br />
locale trovano pane per i loro<br />
denti. Proposte culinarie che<br />
spaziano dai formaggi, a qualche<br />
salume, crêpe e insalate. La<br />
notte qui è lunga perché ci si<br />
ferma a chiacchierare seduti ai<br />
piccoli tavoli dove si può anche<br />
solo bere (abbastanza originale<br />
la scelta dei vini) ascoltando live<br />
music il mercoledì e venerdì e dj<br />
Angelica il sabato sera dalle 23.<br />
Ma il Papeth alla luce del sole<br />
com’è? Cappuccino e cornetto<br />
dalle 7 del mattino dal lunedì al<br />
venerdì, per clienti rigorosamente<br />
diversi da chi ha tirato fino<br />
all’alba.<br />
Via Flaminia Vecchia, 491b<br />
Sempre aperto<br />
Prodotti del territorio<br />
e una scelta di vini al<br />
bicchiere per tutti i gusti<br />
Come una casina nel parco,<br />
l’Osteria Corso Francia se ne<br />
sta invece lungo uno dei vialoni<br />
a scorrimento veloce (si fa per<br />
dire, con il traffico della capitale)<br />
più caotici di Roma. Del tutto autonoma,<br />
con tanto di portoncino<br />
e piccolo patio all’esterno, è proprio<br />
un’oasi di pace e buona cu-<br />
VOY<br />
06-33222179<br />
Voy con la o aperta come voyager<br />
è nato solo da qualche<br />
mese ma già “si porta”. Un locale<br />
che potrebbe stare sulla costa<br />
californiana, tutto a doghe bianche<br />
di legno e vetrate, minimale<br />
all’interno, ma con un bel lampadario<br />
a gocce di cristallo in netto<br />
contrasto. Maura in sala è carina<br />
e molto attenta, la sua esperienza<br />
in uno dei migliori locali di Roma<br />
non tradisce. In cucina si tentano<br />
piccole sperimentazioni (non senza<br />
qualche esitazione di troppo,<br />
talvolta) che però vanno incoraggiate<br />
perché i piatti sono buoni<br />
e la fantasia che il cuoco ci mette<br />
incuriosisce e piace. Divertenti le<br />
polpettine vegetariane a soli 6<br />
euro. Onesta anche l’insalata di<br />
funghi porcini e grana allo stesso<br />
prezzo. Tentatrice la carta dei<br />
dolci. Sarà per le porzioni da degustazione<br />
e i nomi azzeccati, ma<br />
vi ritroverete a ordinare spesso,<br />
quindi fate attenzione!<br />
Via Flaminia Vecchia, 496<br />
Chiuso domenica<br />
cina. Anche l’arredo ha un che di<br />
rasserenante. Legno, così come il<br />
soffitto a travi, lavagne per i vini<br />
a mescita e i fuori menu (tanti),<br />
raccolta di etichette. È una classica<br />
osteria di nuova generazione,<br />
giovane per la tipologia di<br />
clienti, per i proprietari Alberto<br />
e Gianluca (ragazzi quarantenni<br />
che avevano già un’altra riuscitissima<br />
osteria in Prati, Scaloni),<br />
per i cuochi (25 anni) e i piatti.<br />
Gli antipasti sanno di rustico:<br />
la bufala di Aversa e il crudo di<br />
RERÈ<br />
06-3340483<br />
Sarà per quello stile fatto di pareti<br />
rosso scuro, divani e divanetti<br />
dai rivestimenti piuttosto aggressivi,<br />
tanto leopardo e zebrato, per<br />
capirci, poltrone e pouf sparsi in<br />
giro, molti specchi e specchiere<br />
con le cornici dorate, molte candele,<br />
applique di cristallo, ma<br />
Rerè raccoglie consensi soprattutto<br />
presso un pubblico molto<br />
diffuso nella capitale, e probabilmente<br />
non solo: l’ex finto bionda<br />
ora virata al rosso griffatissima<br />
e localara, spesso con amica a<br />
seguito appena più sobria, e<br />
cellulare in ebollizione. Ex negozio,<br />
oggi aperitif e cocktail bar<br />
aperto da mezzogiorno alle due<br />
di notte, buffet a pranzo, sala da<br />
tè nel pomeriggio. Per cena, anche<br />
dadolata di filetto (14 euro),<br />
carpacci, mix di salumi, tortilla e<br />
dolci favolosi da meditare intorno<br />
al caminetto: crostata di arance<br />
amare e mandorle o fonduta di<br />
cioccolata per esempio.<br />
Via Flaminia Vecchia, 475<br />
Sempre aperto<br />
Norcia, la selezione di formaggi.<br />
Da un minimo di 6,50 euro del<br />
tortino di spinaci con il tegolino<br />
di pane speziato e grana a un<br />
massimo di 11 per il cartoccio<br />
di frittura di calamaretti. Molta<br />
pasta è fatta in casa ed è all’insegna<br />
della nostalgia: bucatini<br />
all’amatriciana (attenzione però,<br />
niente banalità, il pecorino è<br />
quello di fossa), rigatoni napoletani<br />
con polpo verace, ceci e<br />
pecorino romano, e ve la cavate<br />
con 9 euro. Le proposte di car-<br />
DULCAMARA<br />
06-3332108<br />
Diciamo subito che questo è<br />
un locale sempre fashion, ha<br />
cambiato un po’ la pelle ma non<br />
molto, passando da un’epoca<br />
swedish a una più nostrana, ma<br />
sempre con quell’aria da caldo<br />
bistrot stracarico di bottiglie a<br />
parete, piccoli tavolini, nicchie. Un<br />
locale per tutte le ore: dall’aperitivo<br />
alla cena easy, l’atmosfera è<br />
sempre quella giusta. La cucina è<br />
piuttosto innovativa pur pescando<br />
nel rustico come per le zuppe.<br />
Le pietanze sono astutamente<br />
multiculturali, in un mix di sapori.<br />
Ristorante, wine bar, all’uopo<br />
qualche opera d’arte contemporanea<br />
sulle pareti, domenica<br />
pomeriggio musica, dal jazz all’electronic<br />
chic. Nel pomeriggio<br />
miscele seducenti di tè e infusi<br />
ricercati. E il bancone del bar è<br />
sempre pronto ad accogliere chi,<br />
passando, è attratto dall’atmosfera<br />
e dai cocktail selezionati dai<br />
bartender.<br />
Via Flaminia Vecchia, 449<br />
Chiuso lunedì<br />
QUARANTENNI DI-V<strong>IN</strong>I<br />
ne, a parte il filetto di maiale<br />
in crosta di sesamo e salsa di<br />
mele, sembrano un po’ prevedibili,<br />
mentre ci diverte di più il<br />
pescato: polpette di baccalà con<br />
crema di ceci, zuppetta espressa<br />
e altro, al massimo per 16 euro.<br />
Tante verdure e una bella sfilza<br />
di dolci home made a 5 euro.<br />
OSTERIA CORSO FRANCIA<br />
corso Francia, 205<br />
tel. 06-36303752<br />
chiuso domenica<br />
ROSSO&BIANCO<br />
ricerca della<br />
pozione magica<br />
Per i gastrofumettari è un<br />
indirizzo cult: la Pozione di<br />
Asterix è l’enoteca di Andrea<br />
e Mariana Fusco, artefici di<br />
una delle migliori cucine<br />
creative e fantasiose della<br />
capitale, peraltro a prezzi<br />
più che onesti. In enoteca<br />
fondamentale è anche la<br />
presenza di Cristiano, votato<br />
alla ricerca del buon bere,<br />
e non solo. Due i must da<br />
rispettare: ottimo rapporto<br />
qualità/prezzo e simpatia<br />
verso realtà quasi sconosciute<br />
e prodotti di nicchia<br />
(quelli dei piccoli produttori,<br />
per intenderci, che quasi<br />
certamente non troverete<br />
altrove). Un dolcetto di<br />
Diano d’Alba a 5 euro o un<br />
Barolo base a 29. Fantastici<br />
Riesling alsaziani e tedeschi,<br />
la passione di Andrea. Più<br />
di 50 vini da dessert. Gli<br />
champagne hanno prezzi eccezionali,<br />
anche un Gran Cru<br />
a 30 euro (da tenere presente<br />
in questo periodo). In<br />
tutto più di 900 etichette di<br />
cui almeno 100 straniere e<br />
poi selezioni monograno di<br />
paste, cioccolate strepitose,<br />
mostarde, colatura di alici,<br />
sali raffinati e oli biologici.<br />
Vi piacerebbe, però, dopo gli<br />
acquisti, fermarvi a bere un<br />
aperitivo prima di passare<br />
dal ristorante? Ci hanno già<br />
pensato e presto avverrà<br />
il battesimo del wine bar.<br />
Intanto, mettete in agenda<br />
le degustazioni gratuite una<br />
volta o due al mese: quella<br />
per esempio con un grande<br />
barolista, Molino, il 18 dicembre.<br />
LA POZIONE DI ASTERIX<br />
via Marco Valerio Corvo,<br />
143/145<br />
tel. 06-71589662<br />
sempre aperto<br />
URBAN 77
MANGIARE & BERE | TOR<strong>IN</strong>O<br />
DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />
PER UNA MEAT <strong>THE</strong>RAPY<br />
CON I CONTROFIOCCHI<br />
Alla Macelleria<br />
anche la fiorentina<br />
è rigorosamente<br />
piemontese<br />
È un angolo di Torino, questo,<br />
dietro la Mole Antonelliana,<br />
in cui i ristoranti pullulano, da<br />
sempre. Anni fa c’erano soprattutto<br />
trattorie popolari, oggi il<br />
tono è decisamente salito. Qui<br />
vicino c’è il Mare Nostrum, forse<br />
il miglior ristorante di pesce in<br />
città. Giusto che qualcuno pensasse,<br />
per contrappasso, a una<br />
risposta tutta votata alla carne,<br />
che si collocasse su analoghi livelli<br />
d’eccellenza. Ed eccola qua,<br />
già nel nome assolutamente inequivocabile:<br />
Macelleria. A ribadirlo<br />
ci pensano poi il marchio<br />
del locale (una testa bovina), i<br />
tavoli (con un coprimacchia di<br />
buona vecchia “carta da macellaio”),<br />
le pareti con le ricette<br />
scritte con il gesso e di nuovo<br />
la testa di bue. L’ambiente è<br />
accuratamente studiato e risulta<br />
piuttosto accogliente. Bella anche<br />
la carta dei vini, ovviamente<br />
basata soprattutto sui rossi (e<br />
che etichette, ragazzi miei!) ma<br />
con una buona offerta anche di<br />
bianchi, per chi proprio non può<br />
farne a meno. Ma veniamo al<br />
menu: non ci sono primi piatti e<br />
gli antipasti hanno anche la funzione,<br />
capitasse mai un ospite<br />
IL PASTAIO LABORATORIO<br />
GASTRONOMICO<br />
011-888257<br />
Davvero il paradiso di chi non cucina<br />
mai o di chi, una volta tanto,<br />
si mette in sciopero… Agnolotti<br />
di tutti i tipi (compresi quelli di<br />
zucca, alla fonduta e di pesce),<br />
terrine d’anatra o di cinghiale,<br />
brasati e arrosti. Volendo, c’è<br />
anche un menu vegetariano. Pure<br />
quanto non prodotto direttamente<br />
è di gran livello, come la pasta<br />
di Gragnano o, unici in città, la<br />
lussuriosa torta tutta cioccolato<br />
di Pistocchi.<br />
Via San Massimo, 2/F<br />
Chiuso domenica<br />
illustrazione: Mklane<br />
vegetariano, di non farlo soffrire<br />
troppo o morire d’inedia. Ecco,<br />
allora, alla bisogna, la vellutata<br />
di zucchine e gli gnocchetti di<br />
ricotta, ma fanno gola anche<br />
(per i carnivori) la scaloppa di<br />
foie gras e un’originale insalata<br />
di cubetti di filetto crudo. Dopo<br />
viene il bello, tenetevi forte:<br />
fiorentina di razza piemontese<br />
(non è un gioco di parole, si<br />
chiarisce che non si tratta di<br />
chianina toscana, ma di ottima<br />
carne regionale), costata di<br />
manzetta prussiana, filetto di<br />
manzo argentino, sottofiletto<br />
di wagyu (ormai un omaggio al<br />
Giappone è imprescindibile, si<br />
tratta, qui, di vitello alimentato<br />
a luppolo e massaggiato con<br />
la birra, pensate un po’). Non<br />
vi basta? Ed ecco allora la tagliata<br />
di sottofiletto, la grigliata<br />
mista (anatra, manzo, agnello e<br />
maiale), il blocco di filetto crudo<br />
(in verità appena scottato) di<br />
cavallo o di manzo argentino e<br />
una succulenta trippa in umido<br />
al pomodoro e timo. Buona,<br />
per concludere, la proposta di<br />
dolci: bavarese al mango, tarte<br />
tatin e tortino di cioccolato<br />
fondente. Ma se proprio volete,<br />
potete trovare anche qui la carne:<br />
provate le ‘mpanatigghie,<br />
tipico dolce siculo, di Modica,<br />
col ripieno di carne di manzo<br />
e cioccolato. Spenderete sui<br />
40/50 euro. Dopo, per una<br />
settimana, insalata e frutta. A<br />
pranzo e cena.<br />
MACELLERIA<br />
via Bava, 2/R<br />
tel. 011-8129258<br />
aperto solo la sera<br />
chiuso domenica<br />
L'AGNOLOTTO E I SUOI FRATELLI<br />
Nei templi della pasta fatta a mano a caccia di insuperabili bucatini, tortelli, panzerotti e cappelletti<br />
RENATO<br />
011-888859<br />
Ed ecco a voi il regno dell’agnolotto:<br />
fatto rigorosamente a<br />
mano, come una volta, con ripieno<br />
di carne di vitello e maiale,<br />
con aggiunta di verdure. Tanto<br />
buono da non richiedere quasi<br />
condimento. Ma già che ci siete,<br />
provate pure gli gnocchi di patate<br />
biologiche e i tajarin, i ravioli<br />
o i tortelli. E non mancate la deliziosa<br />
insalata russa col tonno,<br />
i salumi artigianali, i formaggi<br />
d’alpeggio, e poi lasciate spazio<br />
per i dolci, e poi… tornateci.<br />
Via Napione, 44<br />
Chiuso lunedì<br />
SAPORI<br />
011-530347<br />
Non era facile per Maurizio e Iva<br />
Tassinari rinverdire i fasti dello<br />
storico pastificio Elia, da anni<br />
approdo di tutti gli amanti della<br />
pasta buona “come quella fatta in<br />
casa”. Entrare in questo negozio<br />
è intraprendere un ideale viaggio<br />
per l’Italia della gastronomia: dai<br />
culingiones sardi ripieni di agrumi,<br />
ai classici cappelletti emiliani,<br />
senza dimenticare le tradizioni<br />
della cucina sabauda (agnolotti,<br />
plin, tajarin e gnocchi). Eccellenti<br />
anche i sughi e i minestroni.<br />
Via San Tommaso, 12<br />
Chiuso lunedì<br />
PASTIFICIO BOLOGNESE<br />
011-597630<br />
Un ottimo rapporto qualità/prezzo<br />
ha permesso al Pastificio<br />
Bolognese di diventare molto<br />
popolare a Torino. In un bancone<br />
vetrinato di lunghezza impressionante<br />
sono esposte le qualità<br />
di pasta ripiena più fantasiose:<br />
a Natale è necessario prenotare<br />
con anticipo gli abetini ripieni,<br />
mentre a San Valentino tengono<br />
banco i cuoricini. Attenzione alla<br />
chiusura alle 18.30, sennò... tutti<br />
a letto senza cena!<br />
Via San Secondo, 69<br />
Chiuso sabato pomeriggio<br />
e domenica<br />
PRIMA&DOPO<br />
NEO-HEAD BAR<br />
347-6946314<br />
Nuova vita di un locale storico,<br />
bellissimo se pur minuscolo,<br />
nel quartiere più in di Torino.<br />
Si chiamava Barolino, ora è diventato<br />
il neo-head, e le novità<br />
sono parecchie. Tra gli aperitivi,<br />
oltre ai classici, ecco una sorta<br />
di kyr langarolo, cioè un mix di<br />
spumante e brachetto, davvero<br />
una delizia. Con 4,50 euro<br />
avrete anche tartine inconsuete:<br />
radicchio brasato, gorgonzola<br />
e pere, cime di rapa e<br />
acciughe, prosciutto con salsa<br />
di peperone e cipolle di Tropea.<br />
Via Bonelli, 16/c<br />
Chiuso domenica<br />
BEERBA<br />
011-281622<br />
Aperto da poco, questo locale<br />
gioca sull’assonanza tra “birba”<br />
e “beer bar”. In realtà non si<br />
beve solo “la bionda”, ma è<br />
possibile spaziare dal cocktail<br />
alla cena completa, con tanto<br />
di musica live (ma solo in alcuni<br />
giorni della settimana).<br />
Lo scalone al centro del locale<br />
conduce al primo piano e, da<br />
qui, a un bel terrazzo, nascosto<br />
tra i tetti della città. Beerba è<br />
stato ristrutturato da François<br />
Confino, architetto italo-svizzero,<br />
artefice degli allestimenti<br />
del Museo del Cinema.<br />
Corso Novara, 5/c<br />
Sempre aperto<br />
CENTO90DUE<br />
011-6312678<br />
Locale molto modaiolo lungo<br />
corso Moncalieri, si caratterizza<br />
per un bel mix tra atmosfere<br />
lounge ed etniche. Ampia veranda<br />
riscaldata al piano terra<br />
dove ci si accalca davanti a un<br />
buffet ricchissimo di assaggini<br />
caldi e freddi. Buoni gli aperitivi<br />
e, fino alle 23, ci si toglie lo sfizio<br />
con 7 euro a testa, abbuffata<br />
inclusa. Più rilassato (anche<br />
se meno economico) l’ambiente<br />
al primo piano, dove si può<br />
cenare scegliendo i piatti da un<br />
piccolo menu.<br />
Corso Moncalieri, 192<br />
Chiuso lunedì<br />
URBAN 79
MANGIARE & BERE | VENETO<br />
DI FRANCESCA ROVEDA<br />
GLI AMICI <strong>IN</strong> PARETE E<br />
I CLIENTI <strong>IN</strong> VETR<strong>IN</strong>A<br />
Se vi sentite un po’ “in<br />
piazza” niente paura:<br />
gli “amici” vegliano su<br />
di voi<br />
VICENZA<br />
Amici Miei<br />
Affacciandosi sulla piccola piazza<br />
Biade che introduce all’incantevole<br />
piazza dei Signori, ci si sente<br />
in vetrina: siamo da Amici Miei<br />
a Vicenza. Il design qui è atipico,<br />
perché di acquistato ci sono solo<br />
alcune lampade tedesche. Tutto<br />
il resto, dal parquet alle pareti<br />
in legno naturale tappezzate di<br />
VERONA<br />
PIZZERIA LA PASSEGGIATA<br />
045-8550855<br />
Se siete in tanti provate la “pizza<br />
dell’amicizia”, enorme e servita<br />
sulla “panara”, suddivisa in: un<br />
terzo di Confusione (prosciutto,<br />
funghi, carciofi, wurstel, peperoni),<br />
un terzo di Pumba (salamino<br />
dolce e piccante, wurstel, prosciutto),<br />
un terzo di Messicana<br />
(formaggi, pepe, speck, salamino<br />
piccante). Oppure, affidatevi alla<br />
fantasia del pizzaiolo.<br />
Via Fracazzole, 24<br />
Chiuso mercoledì e sabato<br />
a pranzo<br />
fotografie in bianco e nero, che<br />
ritraggono big come Mick Jagger<br />
ma anche tipi comuni – ma chi<br />
saranno? – è a opera dei due<br />
soci/amici Marco De Santis e<br />
Simone Fontana.<br />
Il ristorante è intimo, ma un buon<br />
punto di riferimento per tutte le<br />
tappe dall’aperitivo all’after dinner.<br />
Dopo un calice di champagne,<br />
ci si accomoda per la cena.<br />
Un consiglio: lasciatevi guidare<br />
dal giovane ma già esperto chef<br />
Elia Dalla Valeria. Per iniziare, potrebbe<br />
suggerirvi delle linguine<br />
alla linosana, piatto raffinatissimo<br />
di cui assaporare ogni singolo<br />
ingrediente: i pomodorini appena<br />
scottati, le noci, i capperi, la men-<br />
ta selvatica, i pinoli e la scorza di<br />
limone, per 13 euro ben spesi.<br />
Poi, tra i secondi, una tartare di<br />
manzo (18 euro), servita anche<br />
in purezza, con gli ingredienti<br />
separati da mescolare a piacere<br />
o un invitante filetto di maiale<br />
all’arancia e semi di cumino (16<br />
euro), spizzicato magari dal piatto<br />
del vicino di tavolo.<br />
Siete già appagati e pensavate di<br />
fermarvi qui? In realtà è meglio<br />
proseguire, visto che tra i dessert<br />
sfilano cose piuttosto sfiziose,<br />
dalla torta di cioccolato fondente<br />
al peperoncino (8 euro) agli amaretti<br />
al caffè con crema al mascarpone<br />
(6 euro). La carta dei vini<br />
propone invece una sessantina<br />
di etichette tra bianchi e rossi,<br />
di ogni parte d’Italia e francesi,<br />
oltre agli champagne e ai passiti.<br />
Dopo cena, c’è tempo per un caffè,<br />
un digestivo o un cocktail nella<br />
zona bar all’entrata del locale,<br />
sbirciando sulla piazza attraverso<br />
un’ampia vetrata e ricordandosi<br />
che il ristorante chiude alle 24.<br />
Ma se prima di andarvene non<br />
resistete e chiedete a Marco chi<br />
sono quei volti che ci sorridono<br />
dalle pareti: “Amici miei!”, vi risponderà…<br />
Elementare!<br />
piazza Biade, 6<br />
tel. 0444-321061<br />
chiuso domenica e lunedì<br />
a pranzo<br />
IL GREVE FASC<strong>IN</strong>O DEL FUORISCALA<br />
Tutto all’insegna dell’oversize: super pizze, piatti extra large e mega abbuffate. Dopo, però, niente coccodrillismi!<br />
VERONA<br />
DECÒ<br />
045-6766448<br />
Ristorante-pizzeria ultra-spazioso,<br />
arredato con qualche tocco<br />
di modernariato, oltre a 117 tipi<br />
di pizze il Decò propone anche<br />
succulenti e generosissimi piatti<br />
di carne e di pesce, tra cui il<br />
Grande Antipasto Decò (tonno<br />
affumicato, code di gamberi padellate,<br />
spada affumicato, insalata<br />
di polipo, burrata pugliese e<br />
crostini di pane), piattone unico<br />
per appetiti pantagruelici!<br />
Località Crocioni, 61<br />
Sempre aperto<br />
VERONA<br />
FRATELLI LA BUFALA<br />
045-8001240<br />
Eccoci nel paradiso della bufala,<br />
con menu per stomaci di ferro: dal<br />
cornetto di bufala, pizza ripiena di<br />
emmenthal, mozzarella di bufala e<br />
prosciutto crudo, allo gnoccone di<br />
ricotta di bufala con salsa di gorgonzola,<br />
noci e radicchio, ai dorè,<br />
polpettine di bufala con tartara<br />
al basilico o il filé, filetto di bufala<br />
alla brace. Per concludere degnamente,<br />
la “strafogata”, ricotta al<br />
limone con amarene.<br />
Via Leoni<br />
Sempre aperto<br />
PADOVA<br />
L’ABBUFFATA<br />
049-611206<br />
Porzioni extra large per un locale<br />
il cui nome si commenta da sé:<br />
piatti unici a 13 euro, con carne,<br />
pasta e verdure in una sola portata;<br />
120 tipi di pizze, incluse le<br />
baguette (calzoni più lunghi dei<br />
tradizionali con farcitura interna<br />
ed esterna) e per gli amanti del<br />
pesce consigliamo gli spaghetti<br />
alla Mareggiata, un maxi piatto<br />
a base di frutti di mare con un<br />
astice trionfante in cima!<br />
Via Altichiero, 32<br />
Chiuso mercoledì<br />
PRIMA&DOPO<br />
PADOVA<br />
CAFFÈ NAZIONALE<br />
049-657915<br />
Quando avvistate una calca di<br />
studenti e di variopinti personaggi<br />
che affollano Piazza<br />
delle Erbe, siete arrivati al<br />
Nazionale, famoso in tutt’Italia<br />
per i tramezzini serviti caldi:<br />
da provare con soppressa,<br />
fontina e cappuccio rosso o<br />
con porchetta e peperoni. Una<br />
vera delizia per il palato, che<br />
potrete rinfrescare con l’ormai<br />
leggendario spritz, servito in<br />
bicchieri di plastica al prezzo<br />
politico di 2 euro.<br />
Piazze delle Erbe, 41<br />
Chiuso domenica<br />
PADOVA<br />
CAFÉ LOUNGE<br />
049-650252<br />
Specialità del locale, aperto<br />
dalle 9.30 alle 23, sono i<br />
panini al metro, che contemplano<br />
fino a 50 ingredienti tra<br />
salse, salumi, verdure e formaggi<br />
e gli spritz colorati, dal<br />
rosa fragola al giallo melone<br />
al bianco cocco, al nero liquirizia,<br />
tutti a base di vino. Il mercoledì<br />
è riservato agli studenti<br />
soprattutto all’ora dell’aperitivo,<br />
con sottofondo musicale<br />
rigorosamente house.<br />
Via dei Fabbri, 22<br />
Chiuso domenica<br />
VERONA<br />
ETHIC<br />
045-592743<br />
Accanto alla centralissima via<br />
Mazzini è nato da poco il nuovo<br />
chiccoso multistore della<br />
catena Ethic. Oltre a sbizzarrirvi<br />
con lo shopping, potete<br />
rilassarvi presso il corner del<br />
lounge bar che vi accoglie direttamente<br />
all’entrata: aperto<br />
tutti i giorni dalle 16 alle 20<br />
(ma il sabato la chiusura slitta<br />
alle 21) funziona sia come<br />
caffetteria sia come vineria,<br />
con oltre una quindicina di etichette,<br />
champagneria e buffet<br />
dalle 17 in poi.<br />
Vic. Mazzini, 5<br />
Chiuso lunedì mattina<br />
URBAN 81
The Balmoral<br />
MANGIARE & BERE | BOLOGNA<br />
DI C<strong>IN</strong>ZIA NEGHERBON<br />
MUSICA PER IL PALATO<br />
CIBO PER LE ORECCHIE<br />
Drink, food and rock<br />
and roll<br />
Si sa: i bolognesi amano<br />
mangiare accompagnati dalla<br />
musica, meglio se dal vivo. Per<br />
soddisfare quest’esigenza atavica<br />
esistono locali storici come il<br />
Wolf, che ogni sera ospita concerti<br />
di band locali e internazionali<br />
o la Cantina Bentivoglio,<br />
eletta dalle riviste specializzate<br />
tra i migliori quattro jazz club<br />
italiani. Ma, per la felicità di appassionati<br />
e ballerini, la città si<br />
è da poco animata di nuovi ritmi.<br />
Sonorità latine da un lato e<br />
la variante jazz-blues dall’altro.<br />
CASA MONICA<br />
051-522522<br />
Se il tuo stile è urban-contemporaneo,<br />
hai trovato casa. Oltre<br />
il portone di ferro, l’ambiente si<br />
apre in un loft raffinato con pareti<br />
bordeaux e tavolini quadrati. Il<br />
menu cambia tutti i giorni, con<br />
portate come farinata di ceci con<br />
indivia e zafferano per antipasto,<br />
risotto alle pere con formaggio di<br />
fossa e pepe di Giamaica tra i primi,<br />
e per chiudere tonno scottato<br />
e verdure e salsa al wasabi. Sui<br />
30 euro, da sperimentare.<br />
Via S. Rocco, 16<br />
Chiuso domenica, aperto solo<br />
di sera<br />
Partiamo con l’Habana Vieja,<br />
rinominato El Paladar, che a<br />
Cuba sta per quei piccoli ristoranti<br />
casalinghi con cinque<br />
tavolini in tutto (per legge) che<br />
offrono cucina tipica e dimensione<br />
familiare. Oltre al rinnovo<br />
dell’arredo, con l’aggiunta di<br />
vecchie insegne originarie dell’isola<br />
felice, dipinti fumettosi<br />
e pennellate di colori vivaci, la<br />
novità del locale è proprio la<br />
presenza della cucina. Gestita<br />
da due coppie variegate<br />
(Massimo e Niurka, lui bolognese<br />
e lei cubana, e Ruben e Olga,<br />
rispettivamente dall’Argentina e<br />
dalla Russia), offre crostini misti<br />
para iniciar, piatti cubani a base<br />
di cous cous, insalate come la<br />
Malecòn con gamberetti, mais,<br />
uova di quaglia, arancia e rucola<br />
o carpacci di tonno e pesce<br />
spada. Oppure, ancora, taglieri<br />
di salumi e pepitas de oro, cioè<br />
le pannocchie. Per ballare, ogni<br />
giovedì ritmi brasiliani live con<br />
band come il Nelson Machado<br />
Duo o il trio Son de Cuba; il<br />
venerdì, Nuit Noire, serata afrolatina<br />
con dj Marc e il sabato<br />
musica latina con salsa, merengue,<br />
bachata e reggaeton. Per<br />
finire, tra un mojito e un cuba<br />
libre, la domenica è Dancing<br />
Paladar con il ballerino cubano<br />
Camilo ad animare la serata e a<br />
insegnare qualche nuovo passo.<br />
Seconda tappa alla ricerca della<br />
musica dal vivo al The Balmoral,<br />
che accontenta gli appassionati<br />
di jazz e blues dalle 22 di ogni<br />
giovedì, venerdì e sabato, con<br />
qualche incursione il mercoledì.<br />
La vera novità del locale<br />
è però una saletta ristorante<br />
da poco allestita al piano superiore,<br />
più intima e riservata<br />
per cenette romantiche e non<br />
solo. Del tutto a proprio agio<br />
su comode poltroncine attorno<br />
a tavoli rotondi, tra volte<br />
antiche e moquette in tonalità<br />
beige, ci si può buttare su una<br />
lunghissima lista di filetti rigorosamente<br />
argentini: alla griglia,<br />
ai porcini, all’aceto balsamico<br />
o al gorgonzola, oppure sul<br />
piatto vegetariano con tomino<br />
della Valtellina e verdure<br />
grigliate, la pasta fatta in casa<br />
o il tartufo bianco. Il tutto per<br />
circa 25 euro, vino incluso, cifra<br />
decisamente abbordabile se<br />
poi si pensa che The Balmoral<br />
sta proprio dietro Piazza<br />
Maggiore...<br />
EL PALADAR CAFÉ<br />
via de’ Griffoni, 5/2<br />
tel. 333-7660603<br />
aperto dalle 19 alle 3,<br />
chiuso lunedì<br />
<strong>THE</strong> BALMORAL<br />
via dei Pignattari, 1<br />
tel. 051-228694<br />
sempre aperto dalle 12 alle 2<br />
SUGGESTIONI DA ANTOLOGIA<br />
Realismo magico, simbolismo, romanticismo bucolico: con un po’ di fantasia alla scoperta della “ristocultura”<br />
OSTERIA AL 15<br />
051-331806<br />
Il realismo magico di questa osteria<br />
si rivela dopo aver suonato al<br />
campanello del civico 15, quando<br />
ad aprire arriva un oste che pare<br />
un folletto. L’ambiente è caldo e<br />
pieno di oggetti sparpagliati intorno,<br />
ma è soprattutto il soffitto<br />
ad attirare l’occhio: tappezzato<br />
con cura di vecchi giornali. La cucina<br />
è tipica bolognese: i classici<br />
primi, secondi importanti (stinco<br />
compreso) e un tomino con pere<br />
e miele da urlo. Sui 25 euro.<br />
Via Mirasole, 15<br />
Chiuso domenica, aperto solo<br />
di sera<br />
MARCO FADIGA BISTROT<br />
051-220118<br />
Novelle cuisine con il rinomato<br />
chef Marco Fadiga, per una<br />
serata nella migliore tradizione<br />
del bistrot francese. Ecco il<br />
banco delle ostriche, il negozietto<br />
per l’acquisto di prodotti<br />
selezionati e il ristorante<br />
dall’atmosfera rilassata, in un<br />
ambiente classico con mobili<br />
d’antiquariato. Ricette creative<br />
quasi “simboliste”, a base di<br />
pesce e non solo. Onesto il conto<br />
(sui 35 euro), cucina aperta<br />
dalle 19,30.<br />
Via Rialto, 23/c<br />
Chiuso domenica e lunedì<br />
TRATTORIA PARADIS<strong>IN</strong>O<br />
051-566401<br />
Consigliato a chi cerca romanticismi<br />
bucolici a due passi<br />
dal centro. Sulle rive del fiume<br />
Reno, questo piccolo paradiso<br />
offre cucina bolognese a base<br />
di prodotti stagionali, con piatti<br />
preparati secondo antiche ricette.<br />
E allora tortellini in brodo<br />
e tagliatelle al ragù, filetti di<br />
maiale al balsamico, ma anche<br />
specialità di fiume come le rane<br />
fritte. Ottimo assortimento di<br />
grappe e liquori. Prezzi nella<br />
norma.<br />
Via Coriolano Vighi, 33<br />
Sempre aperto<br />
PRIMA&DOPO<br />
SESTO SENSO<br />
051-223476<br />
Al Sesto Senso si fanno mostre<br />
e si organizzano serate<br />
a tema, dj set, concerti, vernissage,<br />
video-installazioni,<br />
dibattiti e presentazioni di<br />
libri e cd, in un ambiente colorato,<br />
bombardato di poster<br />
e decisamente urbano. In più<br />
aperitivi mangerecci a cui accorrono<br />
in massa studenti e<br />
artisti. Perché è un circolo Arci<br />
ed è anche economico.<br />
Via Petroni, 9/c<br />
Chiuso domenica<br />
CIRCOLO LA PARESSE<br />
(EX ONAGRO)<br />
051-269246<br />
Nei tempi andati il vecchio<br />
Onagro era meta favorita degli<br />
anarchici; oggi questo piccolo<br />
circolo Arci è frequentato<br />
da giovani e studenti, e non<br />
solo, per passare due ore a<br />
giocare a scacchi, dama, carte<br />
sui vecchi tavolini di legno o<br />
ascoltare un po’ di musica dal<br />
vivo oltre quella corte buia di<br />
via Avesella. Prezzi concorrenziali.<br />
Da provare dopo le 22,<br />
per assistere ai concerti o anche<br />
solo per ammirare faune<br />
alternative.<br />
Via Avesella, 5a<br />
Sempre aperto<br />
COCÒA<br />
051-264052<br />
Per una volta, un aperitivo<br />
senza buffet, perché in questo<br />
piccolo bar bistrot dal sapore<br />
europeo, in pieno contrasto<br />
con l’antica viuzza del centro<br />
storico che lo ospita, ci<br />
si concentra su un’accurata<br />
ricerca dei prodotti da accompagnare<br />
all’aperitivo, come<br />
gli assaggi di prima qualità<br />
a base di insaccati, formaggi<br />
pregiati e prosciutti spagnoli.<br />
Chiaramente, a prezzi piuttosto<br />
sostenuti, ma comunque<br />
entro i dieci euro.<br />
Via Altabella, 14/a<br />
Aperto tutti i giorni<br />
dalle 7,30 alle 22<br />
URBAN 83
MANGIARE & BERE | NAPOLI<br />
DI CIRO CACCIOLA<br />
RIPIGLIATI&RILASSATI<br />
COL CAFFÈ C'È LA SPA<br />
È sbarcato anche<br />
all’ombra del Vesuvio il<br />
minimal polisensoriale<br />
Culti<br />
Un mazzolin di fiori? Da Culti.<br />
Una tisana energizzante? Da<br />
Culti. Un pranzetto sano, veloce<br />
e leggero dopo un bel massaggio<br />
ai piedi? Ma sì, certo, ancora<br />
una volta: Culti. I regali di<br />
Natale? Miodio, cara, ma allora<br />
sei all’oscuro di tutto. Ancora<br />
non sei stata da Culti??? A<br />
uno spot radiofonico il signor<br />
Alessandro Argati, fondatore<br />
della “casa”, magari non ci aveva<br />
pensato. Ma trenta secondi<br />
non bastano a raccontare il funzionale,<br />
il sensuale e il rituale di<br />
un concept benessere e savoir<br />
vivre che, dopo Milano, Bolzano,<br />
Saint Moritz e Zurigo, è approdato<br />
incredibilmente anche al<br />
Sud, recuperando al meglio gli<br />
spazi di un cinema “di prima<br />
visione” in una delle vie più<br />
eleganti di Napoli, spiazzando,<br />
sorprendendo, meravigliando<br />
il “parte italiano parte nopeo”<br />
parterre con un trionfo di rigori<br />
e minimalismi decisamente<br />
insoliti per gli ambienti dell’ex<br />
capitale borbonica. Più invitante<br />
di sera che a colazione, sia<br />
per la ricchezza del menu (che<br />
al tramonto si moltiplica) sia<br />
per l’atmosfera talora un po’<br />
troppo new age (merito, forse,<br />
LA VESUVIETTA<br />
081-7640044<br />
Il salotto rialzato del più esclusivo<br />
cinque stelle sul lungomare<br />
ha acceso la fantasia dei napoletani<br />
che, in ritardo rispetto<br />
ad altre tribù metropolitane,<br />
hanno scoperto la possibilità<br />
di fare aperitivo, pausa caffè,<br />
dopocena nei bar dei grandi<br />
alberghi. Il Grand Hotel Vesuvio<br />
è stato a lungo scicchissimo<br />
con Chill eat, chill out. Ottimo<br />
snack bar.<br />
Via Partenope, 45<br />
Sempre aperto<br />
soprattutto della musica), Culti<br />
a Napoli è nato per viziare e<br />
nutrire gli amanti del lusso e<br />
delle cose più raffinate. Al bar,<br />
dove il caffè è ottimo, servito in<br />
grandi tazze coperte da un piattino<br />
con sbriciolata di biscottini<br />
minuscoli, le tisane funzionano<br />
davvero e l’aperitivo ha le luci<br />
giuste di un lampadario che da<br />
solo fa scenografia al cinquanta<br />
per cento; al ristorante, pesci,<br />
poche paste, zuppe, creme di<br />
funghi e zucca, carni riproposte<br />
con toni sublimi, torte di mele<br />
servite calde e buonissime e<br />
l’irrinunciabile antipasto “culti”<br />
sono alla portata di tutti.<br />
Discorso diverso per i servizi<br />
della spa, che allettano il cliente<br />
con invitanti e inediti cicli di<br />
benessere ma allentano le possibilità<br />
di molti, tradotti come<br />
sono in diverse decine di euro.<br />
Ma tant’è. Benessere e armonia<br />
hanno il loro prezzo e non è<br />
un caso che Culti a Napoli sia<br />
stato fortissimamente voluto da<br />
Massimiliano Coppola, titolare<br />
di una catena di negozi di moda<br />
tra i più esclusivi d’Italia. Culti è<br />
una grande casa per tutti i sen-<br />
si: dove ogni oggetto, nel momento<br />
in cui viene percepito, è<br />
continuamente riscoperto, predisposto<br />
all’assorbimento del<br />
fattore umano e della memoria;<br />
dove manifestiamo i cinque sensi,<br />
ma soprattutto il sesto, senso<br />
dell’intuizione e del potenziale<br />
creativo. I love shopping, insomma.<br />
Ma con filosofia.<br />
CULTI SPA CAFÉ<br />
via Carlo Poerio, 47<br />
tel. 081-7644619<br />
aperto tutti i giorni dalle 10<br />
alle 22<br />
UN COSMOPOLITAN COSMOPOLITA<br />
Atmosfera internazionale e fauna da Grand Tour? Niente di meglio che il bancone del bar di un grand hotel<br />
CASANOVA<br />
081-7640111<br />
Luogo di appuntamento per<br />
top manager e congressisti,<br />
il Casanova è il bar dell’Hotel<br />
Excelsior, classicissimo. Design<br />
aristocratico, pianoforte a coda,<br />
pochi tavoli, livree e guanti<br />
bianchi, sfocia discreto nella<br />
regalità del salotto principale,<br />
con vista sul Vesuvio e sul mare.<br />
Parterre internazionale, come<br />
la lista degli aperitivi. La classe<br />
non è acqua.<br />
Via Partenope, 48<br />
Sempre aperto<br />
LA GIARA<br />
081-416500<br />
A ridosso di via dei Mille, sinonimo<br />
di eleganza e nuova isola<br />
pedonale, a due passi dal Pan<br />
- Palazzo delle Arti di Napoli,<br />
il bar dell’Hotel Majestic ha un<br />
suo fascino tutto particolare.<br />
Look anni Settanta e salotto in<br />
vista, offre insalate, sandwich,<br />
gelati e frutta di stagione, dolce<br />
del giorno e persino un buon<br />
caffè.<br />
No stop 10-22.30.<br />
Largo Vasto a Chiaia, 68<br />
Sempre aperto<br />
DOWNTOWN<br />
081-7970111<br />
Recentemente ristrutturato<br />
con criteri innovativi rispetto<br />
al panorama “interni” di molte<br />
importanti strutture napoletane,<br />
il Renaissance Naples Hotel<br />
Mediterraneo, nel cuore della<br />
city, lancia il suo “happy hour” al<br />
DownTown Bar dal lunedì al sabato<br />
dopo le 18, con vocazione<br />
dichiaratamente newyorchese,<br />
lounge music, dj’s e ottimi appetizer.<br />
Via Ponte di Tappia, 25<br />
Sempre aperto<br />
PRIMA&DOPO<br />
FEM<strong>IN</strong>A<br />
081-7644142<br />
In America si contano centinaia<br />
di topless bar from coast<br />
to coast. A Napoli, città ad<br />
alto tasso erotico, di sexy<br />
bar ce n’è uno. Ma buono?<br />
Oltre i drink, soprattutto live<br />
show con “artiste” e “pubblico”<br />
parti integranti del sexy<br />
game. “Un po’ di Parigi nel<br />
cuore di Napoli” è lo slogan.<br />
Provare per credere? Addii al<br />
celibato/nubilato e live show<br />
con “artisti” per donne solo<br />
su prenotazione.<br />
Via A. Dumas, 3<br />
Chiuso domenica<br />
BOURBON STREET<br />
347-0512211<br />
C’è la luna sul Bourbon<br />
Street. Ogni weekend. Dalle<br />
dieci in poi, e fino a mezzanotte,<br />
questo jazz club a due<br />
metri dall’Accademia di Belle<br />
Arti serve da bere long drink<br />
ma soprattutto ottime birre,<br />
offre da mangiare appetitosi<br />
snack, crostoni e “piatti unici”,<br />
ma soprattutto passa trii,<br />
quartetti e big band, concerti<br />
per sassofono, fiati e loop,<br />
con grande attenzione agli<br />
emerjazz campani.<br />
Via Bellini, 52<br />
Chiuso lunedì<br />
SPAZIO FROG<br />
081-283636<br />
Defilato nella tranquillità<br />
di un cortile tipicamente<br />
napoletano, questo nuovissimo<br />
spazio ranocchio è un<br />
cocktail bar anche con cose<br />
da mangiare che soprattutto<br />
vanta un menu culturale<br />
ricchissimo. Mini rassegne<br />
cinematografiche, corsi e ricorsi<br />
di yoga (hatha), qigong,<br />
teatro, flamenco, fotografia,<br />
arpa celtica e persino “ear<br />
training” (perché ci vuole<br />
orecchio!). Associazione culturale.<br />
Via Mezzocannone, 97<br />
Sempre aperto<br />
URBAN 85
© Ulf Berglund/WorldPictureNetwork/Grazia Neri<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
alieni ma non troppo<br />
Dopo lo sbarco degli alieni sulla Terra raccontato alla radio nel 1938 da Orson Wells, che gettò nel panico mezza America,<br />
siamo vaccinati. In tema di turisti extraterrestri, la diffidenza è abbastanza diffusa e generalizzata. Eppure, se tutto d’un tratto<br />
ci si dovesse parare davanti una sorta di astronave madre che da una altura domini il territorio circostante, la visione aprirebbe<br />
un varco nella solida corazza di scetticismo temprata in anni e anni di fantascientifiche frequentazioni. E d’altronde è<br />
proprio questo lo spettacolo per chi si addentra nell’Al-Riyam Park di Muscat in Oman.<br />
Se però, nonostante tutto, lo scetticismo resiste e non ci si accontenta di quanto le apparenze suggeriscano, si può scoprire<br />
che l’imponente astronave altro non è che un gigantesco bruciatore per incenso.<br />
URBAN 87