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Facoltà di Scienze politiche, Sociologia, Comunicazione<br />

Tesi di <strong>la</strong>urea<br />

L’UNIVERSO DELLE MAFIE NEL LAZIO<br />

Sequestro, destinazione, assegnazione dei beni<br />

confiscati alle organizzazioni criminali.<br />

Candidato: Re<strong>la</strong>tore:<br />

Valeria De Paolis Prof.ssa Piera Rel<strong>la</strong><br />

Matrico<strong>la</strong> 1150229<br />

A.A. 2011/2012<br />

1


INDICE<br />

Introduzione 4<br />

1.CRIMINALITA’ ORGANIZZATA: ATTORE<br />

FONDAMENTALE TRA POLITICA, SOCIETA’,<br />

ECONOMIA. 6<br />

1.1 Mafia intesa come organizzazione criminale:<br />

origine, espansione, legalizzazione dell’illegalità. 6<br />

1.2 Città e territori come beni comuni. 18<br />

1.3 Infiltrazioni mafiose nel Lazio e sfruttamento del<strong>la</strong><br />

crisi economica da parte del<strong>la</strong> criminalità organizzata. 22<br />

2. LA CONFISCA DEI BENI A ROMA E NEL LAZIO. 42<br />

2.1 I beni confiscati nel<strong>la</strong> città di Roma, nel Lazio ed il loro<br />

riutilizzo sociale. 42<br />

2.2 Procedimenti normativi: sequestro, destinazione,<br />

assegnazione dei beni confiscati alle organizzazioni<br />

criminali. 49<br />

2


2.3 Agenzia Nazionale per l’amministrazione e <strong>la</strong><br />

destinazione dei beni sequestrati e confiscati al<strong>la</strong><br />

criminalità organizzata. 56<br />

3. BENI CONFISCATI: TRA ATTUALITA’ E<br />

PROSPETTIVE FUTURE. 65<br />

3.1 Il caso di “Libera. Associazioni, nomi e numeri<br />

contro le mafie.” 65<br />

3.2 L’intervista qualitativa. 69<br />

3.3 La metodologia del <strong>la</strong>voro di <strong>tesi</strong>. 71<br />

3.4 Dal<strong>la</strong> teoria legis<strong>la</strong>tiva all’applicazione pratica: un<br />

lungo percorso ancora da sviluppare. 76<br />

Appendice 81<br />

Bibliografia 97<br />

Riviste 98<br />

Sitografia 99<br />

3


Introduzione<br />

Questa <strong>tesi</strong> si focalizza sul tema dell’universo delle mafie nel Lazio, sui beni<br />

confiscati alle organizzazioni criminali partendo da Roma Capitale, passando<br />

per tutto il litorale <strong>la</strong>ziale, fino ad arrivare al basso Lazio con <strong>la</strong> Quinta mafia.<br />

E’ un argomento di grande importanza, che spesso viene trattato con troppa<br />

superficialità e marginalità: l’opinione pubblica ne ha una conoscenza scarsa<br />

in quanto le informazioni che vengono fatte filtrare dalle istituzioni sono<br />

limitate.<br />

Nel<strong>la</strong> prima fase ho affrontato <strong>la</strong> parte teorica, partendo dal concetto di mafia,<br />

con le re<strong>la</strong>tive origini nate in Sicilia che poi si sono ramificate pian piano in<br />

tutta Italia e in tutto il mondo, l’etimologia del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ed i grandi<br />

cambiamenti che ci sono stati nel tempo, passando da una mafia parassitaria<br />

ad una mafia imprenditrice, capace di infiltrarsi in vari settori quali <strong>la</strong> politica,<br />

lo Stato, l’economia e <strong>la</strong> società. Alle organizzazioni criminali viene affidato<br />

quindi l’appel<strong>la</strong>tivo di mafie: camorra, ‘ndrangheta, mafia siciliana, sacra<br />

corona unita, banda del<strong>la</strong> Magliana. Le organizzazioni criminali si espandono<br />

sempre di più control<strong>la</strong>ndo il territorio, creando un vero e proprio business<br />

criminale, facendo trionfare l’illegalità.<br />

Nel Lazio aumentano a dismisura le infiltrazioni mafiose, approfittando del<strong>la</strong><br />

crisi economica, del vuoto istituzionale e del terreno fertile per intervenire,<br />

come nel caso di Fondi.<br />

Nel<strong>la</strong> seconda parte mi sono soffermata sui procedimenti normativi ossia<br />

sequestro, destinazione, assegnazione dei beni confiscati alle organizzazioni<br />

criminali con riferimento a strutture ed enti quali l’Agenzia Nazionale per<br />

l’amministrazione e l’assegnazione dei beni confiscati e l’Abecol. Ho citato <strong>la</strong><br />

legge 109 del 1996 che ha rappresentato una svolta, sbloccando i meccanismi<br />

che fino ad allora avevano impedito il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle<br />

mafie. A tal proposito ho voluto analizzare <strong>la</strong> realtà del riutilizzo sociale dei<br />

beni nel<strong>la</strong> città di Roma, trattata nel<strong>la</strong> puntata di Report del 22 ottobre 2011.<br />

L’altra svolta legis<strong>la</strong>tiva è rappresentata dal<strong>la</strong> legge Rognoni-La Torre che<br />

definisce il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso per cui non si<br />

perseguono più le singole persone o i singoli fatti delittuosi ed introduce,<br />

accanto alle misure di prevenzione personale, le misure di prevenzione di<br />

carattere patrimoniale con conseguente iso<strong>la</strong>mento economico del proposto.<br />

4


Infine nel<strong>la</strong> terza ed ultima parte ho svolto il mio <strong>la</strong>voro di ricerca con<br />

metodologia qualitativa, iniziando con <strong>la</strong> presentazione dell’associazione<br />

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, continuando con gli<br />

aspetti teorici dell’intervista qualitativa, per poi concludere con le sei<br />

interviste fatte personalmente a personaggi qualificati che combattono per <strong>la</strong><br />

lotta alle mafie.<br />

5


1. Criminalità organizzata: attore fondamentale tra<br />

politica, società, economia, nell’età dell’informazione.<br />

1.1 Mafia intesa come organizzazione criminale: origine,<br />

espansione, legalizzazione dell’illegalità.<br />

Il termine mafia 1 è voce siciliana di etimologia incerta, ma secondo alcuni, è<br />

verosimilmente di origine araba ed ha il significato di garanzia, protezione.<br />

Può essere utile iniziare ricordando che nel dialetto palermitano il termine<br />

mafioso significa ardito, bello, sicuro di sé. Pare che sia stato associato per <strong>la</strong><br />

prima volta nel 1863 ad un gruppo di delinquenti rappresentati nell’opera<br />

teatrale “I Mafiosi del<strong>la</strong> Vicaria”. 2 La vicenda era ambientata nel<strong>la</strong> Vicaria,<br />

noto carcere di Palermo ed aveva come protagonisti alcuni criminali che, dopo<br />

aver commesso vari delitti, vogliono riscattarsi chiedendo perdono.<br />

Il sostantivo astratto mafia appare successivamente, si pensa infatti sia<br />

posteriore all’utilizzo dell’appel<strong>la</strong>tivo mafioso per designare gruppi di<br />

ma<strong>la</strong>vitosi. Il marchese Antonio Filippo Gualterio, Prefetto di Palermo,<br />

utilizzò il termine mafia nel 1865, in un rapporto da far recapitare al Ministero<br />

degli Interni, che aveva come oggetto il quadro politico corrente del<br />

capoluogo siciliano. Il vocabolo utilizzato inizialmente era maffia e si riferiva<br />

a chiunque si opponesse al nuovo Stato Nazionale: il Prefetto infatti era molto<br />

preoccupato ed intimorito dai disordini che si verificarono nel 1866 contro <strong>la</strong><br />

politica fiscale adottata dai Governi del<strong>la</strong> Destra. I termini mafia e mafiosi<br />

sorsero quindi in ambienti sconosciuti ed esterni al mondo criminale, per un<br />

lungo periodo di tempo ebbero un significato indefinito e poco chiaro, solo<br />

con il passare degli anni diventarono aspetti concreti e definiti che<br />

caratterizzavano l’iso<strong>la</strong> siciliana. La mafia ha origini re<strong>la</strong>tivamente recenti 3 :<br />

nel 1861, anno che coincide con l’Unità d’Italia, raggiunge una fisionomia<br />

ben precisa. Inoltre si pensa che gli inizi di cosa nostra debbano essere<br />

1 Mafia: complesso di organizzazioni criminali sorte in Sicilia nel 19° sec, diffuse su base<br />

territoriale, rette dal<strong>la</strong> legge dell’omertà e strutturale gerarchicamente,<br />

www.treccanienciclopediaitaliana.it, 2009<br />

2 Lo Schiavo G. , Cento anni di mafia, Bianco V.., Roma, 1962, nel<strong>la</strong> seconda parte, I mafiosi<br />

del<strong>la</strong> Vicaria, di Rizzotto G., testo siciliano e traduzione a fronte<br />

3 Feltri F.M., Chiaroscuro Corso di Storia, Sei, 2010<br />

6


icercati nel<strong>la</strong> campagna circostante Palermo, bacino del<strong>la</strong> redditizia<br />

produzione di agrumi, esportati in grandi quantità negli Stati Uniti ed in<br />

Inghilterra. In quest’area fortemente industrializzata ed inserita in un sistema<br />

capitalistico globale a tutti gli effetti, un gruppo di delinquenti riuscì pian<br />

piano ad inserirsi nel processo produttivo principale degli agrumeti. Si<br />

trattava spesso di guardiani corrotti che iniziarono a ricattare i padroni e ad<br />

estorcere denaro: i frutti sarebbero stati rubati e gli alberi danneggiati, se le<br />

somme di denaro richieste non fossero state corrisposte. A volte riuscivano<br />

addirittura ad impossessarsi del terreno stesso utilizzando <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong><br />

forza, del<strong>la</strong> violenza e del ricatto. La storia del<strong>la</strong> mafia può essere suddivisa in<br />

cinque periodi: dal 1860 al 1926 viene definito come il periodo del<strong>la</strong> mafia<br />

rurale, dei campieri o gabellotti, dal 1926 al 1943 ossia dal Prefetto Mori allo<br />

sbarco degli alleati in Sicilia, dal 1943 al 1947 considerato come periodo di<br />

transizione e movimento indipendentista siciliano, dal 1947 al 1970 <strong>la</strong> mafia<br />

dei suoli urbani e del commercio agricolo ed infine dal 1970 ad oggi in cui si<br />

sviluppa <strong>la</strong> mafia imprenditrice. Attorno alle date indicate si sono verificati<br />

dei cambiamenti sostanziali nel tipo di organizzazione illegale mafiosa, in<br />

corrispondenza di mutamenti del<strong>la</strong> società siciliana o di avvenimenti storici di<br />

rilievo nazionale.<br />

Pur cambiando negli anni, <strong>la</strong> mafia conserva alcuni caratteri specifici che<br />

fanno di essa un fenomeno storico ben individuato come l’esercizio di un vero<br />

e proprio monopolio illegale del<strong>la</strong> forza in concorrenza con il monopolio<br />

statale, tendenza a risolvere conflitti, sia all’interno che verso l’esterno, con un<br />

tasso di violenza molto elevato, propenso a trovare forme di compromesso con<br />

le autorità ufficiali che spesso vengono corrotte o contattate dal<strong>la</strong> mafia per<br />

non arrivare ad un conflitto diretto.<br />

L’inizio del<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> mafia coincide con l’Unità d’Italia che accellerò<br />

fortemente nell’iso<strong>la</strong> un processo di fine del<strong>la</strong> struttura feudale delle<br />

campagne, nel momento in cui integrò l’economia siciliana con quel<strong>la</strong> del<br />

resto del Paese. Nelle campagne i grandi <strong>la</strong>tifondisti, che avevano detenuto<br />

interamente il potere fino a quel tempo, cominciarono ad avere bisogno<br />

sempre più di qualcuno che garantisse loro un controllo effettivo delle<br />

proprietà, sia per difendersi dal brigantaggio sia per resistere alle nascenti<br />

pretese delle c<strong>la</strong>ssi contadine per una più equa distribuzione del prodotto del<br />

7


proprio <strong>la</strong>voro. Questo ruolo che, in altri paesi o in altre zone d’Italia, fu un<br />

compito affidato al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse borghese imprenditoriale, aiutata nel<strong>la</strong> sua<br />

affermazione dallo Stato liberale, venne assunto in Sicilia da alcuni<br />

personaggi che presero il nome di campieri, perché control<strong>la</strong>vano i campi, o<br />

gabellotti, in quanto riscuotevano, per conto del padrone, le gabelle. Quindi,<br />

fin dal principio, <strong>la</strong> mafia si delinea come un’organizzazione che assume dei<br />

ruoli pubblici per eccellenza, che altrove sono di competenza dello Stato. Per<br />

farlo, i mafiosi ebbero fin dalle origini contatti molto stretti con il potere<br />

pubblico. A quell'epoca le collusioni più evidenti erano con il corpo dei militi<br />

a cavallo, una forza di polizia addetta al controllo delle campagne. Poiché tali<br />

militi avevano una responsabilità diretta per i danni arrecati alle proprietà<br />

rurali, che erano tenuti a risarcire, avevano <strong>la</strong> tendenza a cercare di evitare i<br />

furti, spesso mettendosi d'accordo con briganti e mafiosi perché li facessero in<br />

territori non di loro competenza.<br />

Le collusioni, fin d'allora, non si limitavano ai bassi livelli, ma arrivavano a<br />

toccare le autorità prefettizie e, segno di grande continuità con l'oggi, i<br />

politici. Ed è del tutto naturale che il terreno per queste collusioni era più nelle<br />

città, dov’era concentrato il potere politico, che nelle campagne.<br />

Il 22 ottobre 1925 si insediò a Palermo il Prefetto Cesare Mori, passato al<strong>la</strong><br />

storia con il soprannome di Prefetto di ferro. I suoi metodi si rive<strong>la</strong>rono subito<br />

di estrema violenza. Tali metodi furono perseguiti per anni: migliaia di arresti,<br />

senza troppe preoccupazioni se nel mucchio finivano anche innocenti. Si<br />

procedeva all'arresto, ed al<strong>la</strong> condanna per associazione a delinquere, sul<strong>la</strong><br />

base di un semplice sospetto, o del<strong>la</strong> cosiddetta notorietà mafiosa. In questo<br />

modo alcune correnti all'interno del partito fascista, riuscirono a far arrestare,<br />

con accuse spesso infondate, i propri avversari politici. I metodi brutali di<br />

Mori crearono malcontento nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, che spesso fu tentata a<br />

schierarsi dal<strong>la</strong> parte dei mafiosi, di fronte a forze di polizia che apparivano<br />

quasi come invasori stranieri, senza rispetto delle più elementari regole di<br />

legalità. Nell’estate del 1943, in occasione dello sbarco in Sicilia degli alleati,<br />

<strong>la</strong> Cia contattò alcuni importanti boss mafiosi italo americani in carcere negli<br />

Stati Uniti e gli offrì un patto: <strong>la</strong> libertà in cambio di un appoggio al momento<br />

dello sbarco. Fu ciò che avvenne: al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra molti mafiosi<br />

8


americani furono liberati ed espulsi dagli Stati Uniti, con l’accordo che<br />

sarebbero tornati in Italia.<br />

Ciò diede nuova e sicura autorità ai mafiosi, oltre a concrete possibilità di<br />

arricchimento e di accrescimento del loro potere. In questo periodo, <strong>la</strong> mafia<br />

cercò di organizzare <strong>la</strong> sua presenza, anche politica, in Sicilia, contribuendo<br />

al<strong>la</strong> nascita del Movimento Indipendentista Siciliano, formazione politica che<br />

si prefiggeva l'indipendenza del<strong>la</strong> Sicilia dal resto d'Italia e, in alcuni<br />

momenti, persino l’idea di far aderire <strong>la</strong> Sicilia agli Stati Uniti. Il MIS non fu<br />

composto solo da mafiosi, ma ebbe diverse anime e diverse adesioni. Certo,<br />

però, <strong>la</strong> componente mafiosa, o vicina al<strong>la</strong> mafia, era molto importante.<br />

Nel periodo del Dopoguerra, <strong>la</strong> società siciliana subì una profonda<br />

trasformazione, con una netta riduzione del peso dell'agricoltura nell'economia<br />

regionale. La mafia, com'è sua caratteristica, si adeguò a questa evoluzione,<br />

andando ad occupare i nuovi campi socialmente ed economicamente<br />

predominanti: <strong>la</strong> crescita edilizia, il commercio, in partico<strong>la</strong>re quello<br />

all'ingrosso dei prodotti agricoli ed il terziario pubblico. Per farlo dovette<br />

stringere con il potere politico re<strong>la</strong>zioni più strette che nel passato, in quanto il<br />

ruolo dell'amministrazione pubblica nel<strong>la</strong> nuova situazione economica era di<br />

molto cresciuto. La mafia strinse così un patto di ferro con <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse politica<br />

dominante in Sicilia, che faceva capo soprattutto al<strong>la</strong> Democrazia Cristiana,<br />

ed in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> corrente di Giovanni Gioia, leader DC in Sicilia, e più<br />

volte ministro, e dei suoi luogotenenti Salvo Lima e Vito Ciancimino. La più<br />

grande opportunità economica gestita dal potere politico fu quel<strong>la</strong><br />

dell'espansione edilizia dei Comuni, ed in partico<strong>la</strong>re di Palermo. Il capoluogo<br />

regionale conobbe negli anni Cinquanta un'espansione straordinaria, dovuta<br />

specialmente al<strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong> burocrazia regionale e comunale. Ciò<br />

comportò <strong>la</strong> necessità di costruire interi nuovi quartieri, e l'opportunità di fare<br />

ottime specu<strong>la</strong>zioni sui suoli urbani. Se infatti alcuni mafiosi, o altri amici dei<br />

politici, acquistavano dei terreni fino ad allora agricoli, ed in seguito un<br />

assessore compiacente trasformava quei terreni in edificabili, il profitto poteva<br />

essere enorme. Inoltre, in diversi quartieri, il Comune di Palermo consentì di<br />

abbattere vecchie residenze, anche storicamente importanti, per costruire<br />

nuovi quartieri, il tutto per favorire imprenditori e proprietari vicini ai mafiosi.<br />

Questo periodo, consumatosi sotto le sindacature di Lima prima e di<br />

9


Ciancimino poi, fu chiamato Il sacco di Palermo. La mafia imprenditrice ebbe<br />

un'evoluzione improvvisa tra <strong>la</strong> fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni<br />

Ottanta, a causa dell'aumento vertiginoso del giro d'affari mafioso, ottenuto<br />

grazie al traffico di droga. L'enorme fatturato di questa nuova attività<br />

criminale comportò notevoli cambiamenti nel<strong>la</strong> vita delle cosche, e <strong>la</strong><br />

necessità di nuovi rapporti anche con <strong>la</strong> finanza internazionale e con <strong>la</strong><br />

politica di più alti livelli. Ciò ha comportato <strong>la</strong> nascita di una c<strong>la</strong>sse di mafiosi<br />

dediti al ricic<strong>la</strong>ggio di denaro sporco in attività imprenditoriali lecite. Primo<br />

sbocco di questi imprenditori fu l’edilizia dei <strong>la</strong>vori pubblici, poi l’usura 4 .<br />

“La mafia non è affatto invincibile, è un fenomeno umano e come tutti i<br />

fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una<br />

fine” 5 affermava Giovanni Falcone.<br />

Foto di G. Falcone tratta da www.ilquirinale.it<br />

Egli notava che <strong>la</strong> mafia è artico<strong>la</strong>zione del potere, patologia del potere, si<br />

presenta come un’organizzazione dal futuro assicurato, agisce <strong>la</strong>sciando segni<br />

indelebili nelle coscienze dei cittadini, danneggiando <strong>la</strong> società civile e<br />

rafforzando i suoi membri. Col passare del tempo si è iniziata a definire<br />

mafia qualsiasi organizzazione criminale strutturata gerarchicamente al<br />

proprio interno: comando centralizzato, radicamento nel territorio, capacità di<br />

imporre<br />

4 Minna R. , Breve storia del<strong>la</strong> mafia, Editori Riuniti, 1984<br />

5<br />

Falcone G., Padovani M. , Cose di Cosa Nostra, BUR Biblioteca Universale Rizzoli,1991<br />

10


egole e modelli, <strong>la</strong> ricerca del consenso sociale e <strong>la</strong> consuetudine del rapporto<br />

con il potere. Viene intesa come crimine organizzato, industria del<strong>la</strong> violenza,<br />

modello comportamentale, antistato, come un atteggiamento per il quale una<br />

persona cercherà di imporsi in qualsiasi ambiente si trovi, traendo vantaggio<br />

personale anche a danno altrui, ricorrendo alle minacce, alle intimidazioni.<br />

Foto di G. Falcone e P. Borsellino tratta da www.ilquirinale.it<br />

La mafia siciliana è strutturata come una piramide al<strong>la</strong> cui base c’è una cosca<br />

o una famiglia che control<strong>la</strong> un quartiere, una borgata, un intero Paese 6 . La<br />

famiglia è composta da uomini d’onore o soldati, coordinati per ogni gruppo<br />

di dieci da un capo detto capodecina. I capidecina, a loro volta, rispondono al<br />

boss, il capo del<strong>la</strong> famiglia che viene nominato con una vera e propria<br />

elezione. Il boss detto anche rappresentante è spesso affiancato da uno o più<br />

consiglieri, scelti tra mafiosi con riconosciute doti di equilibrio e di<br />

esperienza. In caso di arresto del capo o di mancata elezione, vengono<br />

nominati sostituti temporanei. Il coordinamento delle famiglie è compito del<strong>la</strong><br />

Commissione provinciale, un gruppo di cui fanno parte i capimadamento cioè<br />

i rappresentanti di tre o più famiglie che occupano territori confinanti tra loro,<br />

i boss locali. Ogni provincia elegge un rappresentante che fa parte del<strong>la</strong><br />

commissione interprovinciale o cupo<strong>la</strong>, il vertice del<strong>la</strong> piramide, che serve per<br />

6<br />

Marelli F., Cos è mafia, tutto, nul<strong>la</strong>, Università di Leeds, School of History, Inghilterra,<br />

conferenza del 5/4/2010<br />

11


ego<strong>la</strong>re affari e interessi sul territorio regionale. Nonostante <strong>la</strong> rigidità del<strong>la</strong><br />

sua struttura, <strong>la</strong> mafia è un’organizzazione molto flessibile capace di<br />

aggiornarsi, adeguarsi, adattarsi ad ogni situazione, sempre pronta a sfruttare<br />

ogni circostanza per conquistare ricchezza, rispetto, obbedienza.<br />

Esiste uno psichismo mafioso, chiamato anche mentalità mafiosa, formato<br />

dagli stessi modelli comportamentali, dalle stesse abitudini, dagli stessi modi<br />

di pensare, di concepire <strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> famiglia, di rapportarsi al mondo esterno,<br />

ottenendo un vero e proprio modello culturale. Il fenomeno mafioso è un<br />

sistema costituito da vari livelli che interagiscono reciprocamente tra loro:<br />

economico, politico, sociale. Escludendo un solo paradigma di questi, il<br />

concetto mafioso perde di significato. L’interazione con le altre dimensioni<br />

avviene grazie ai collusi, ossia soggetti interni o esterni al gruppo mafioso,<br />

che lo sostengono commettendo reati sotto ordine dei boss, traendo anche<br />

vantaggi x loro stessi.<br />

Oggi le scienze sociali offrono tutti gli strumenti necessari per studiare,<br />

comprendere e sconfiggere <strong>la</strong> mafia, basta riflettere su concetti come l’agire<br />

mafioso o il sentire mafioso. “In partico<strong>la</strong>re il sentire mafioso può essere<br />

sintetizzato come un pensiero di tipo dogmatico, e quindi considerato<br />

indiscutibilmente vero, che si basa su un pensiero altrui ed esclude una<br />

riflessione autonoma e indipendente. Il sentire mafioso è quindi dare tutto per<br />

scontato e questo tipo di riflessione è presente nei nostri territori e in più fasce<br />

sociali.” 7 . Ciò non vuol dire che il nostro territorio sia privo di speranze e<br />

buoni propositi: è compito delle istituzioni intervenire per ridurre questa falsa<br />

percezione, sviluppando una vasta rete in grado di difendere le vittime dei<br />

reati mafiosi. 8 La provincia di Roma, inoltre è fortemente colpita da fenomeni<br />

di corruzione. La violenza, <strong>la</strong> frequenza di reati, rimangono una componente<br />

strutturale di vaste aree del Mezzogiorno dove i cittadini sono costretti a<br />

vivere in condizioni di sudditanza ed intimidazione. Ad aggravare <strong>la</strong><br />

situazione troviamo <strong>la</strong> penetrazione nell’economia, l’infiltrazione nel<strong>la</strong><br />

società, nel<strong>la</strong> politica, nelle istituzioni, legato al livello di arretratezza<br />

economica e sociale del territorio, condizione in cui <strong>la</strong> mentalità mafiosa si<br />

avvantaggia minando al<strong>la</strong> base l’idea stessa del possibile sviluppo mentre<br />

7 Lo Verso, Lo Coco G., Come cambia <strong>la</strong> mafia. Esperienze giudiziarie e psicoterapeutiche in<br />

un Paese che cambia, pagg. 18-19, Ed. Franco Angeli, 1999<br />

8 Gambacurta A. , Or<strong>la</strong>nducci E. , Percorsi politici e civili, Ed.Mediascape, 2011<br />

12


espande il suo potere economico frutto delle attività criminali, anche nelle<br />

altre aree del Paese, utilizzando profitti derivanti da attività criminali ed il loro<br />

reinvestimento in attività legali: considerando questa continuità è impossibile<br />

delimitare l’impatto economico del<strong>la</strong> criminalità esclusivamente al primo<br />

campo dato che il secondo svolge un ruolo fondamentale nel garantire <strong>la</strong><br />

dinamica generale del sistema. 9 La mafia non è più una componente<br />

secondaria e irrilevante che si aggira attorno all’economia illegale, bensì una<br />

nuova protagonista, un soggetto attivo: si inizia a par<strong>la</strong>re di impresa mafiosa.<br />

Questo capovolgimento avviene in un periodo in cui l’Italia sta affrontando<br />

una grave crisi sociale ed economica. L’organizzazione mafiosa ne approfitta<br />

per entrare in gioco, passando ad una nuova strategia criminale: si trasforma<br />

in mafia produttrice o imprenditrice, <strong>la</strong>sciandosi alle spalle <strong>la</strong> struttura<br />

vecchio stampo di mafia parassitaria. Le nuove mafie si inseriscono nel<br />

mondo economico legale, arricchite dall’elevato guadagno proveniente<br />

dall’economia illegale, in partico<strong>la</strong>r modo dal crescente mercato dell’eroina.<br />

Si viene a creare una fusione tra mafia ed imprenditorialità da cui si<br />

ottengono vantaggi competitivi. Attraverso l’intimidazione e <strong>la</strong> violenza, <strong>la</strong><br />

mafia terrorizza e scoraggia <strong>la</strong> concorrenza ad esempio impossessandosi degli<br />

appalti pubblici a costi minimi. Un altro punto a favore è rappresentato dal<br />

reinvestimento economico dei profitti provenienti dalle attività illecite<br />

praticate quali traffico d’armi, sequestri di persona, estorsioni, eroina, o dal<strong>la</strong><br />

grande disponibilità finanziaria di liquidità che facilita l’accesso al sistema<br />

bancario.<br />

Attraverso <strong>la</strong> corruzione delle banche su cui <strong>la</strong> mafia riesce a prendere il<br />

sopravvento, si sviluppa un intreccio tra ricic<strong>la</strong>ggio dei proventi dell’attività<br />

illecita e le attività bancarie di alcune città siciliane. In questo modo si inizia a<br />

ricic<strong>la</strong>re denaro sporco nascondendone <strong>la</strong> sua provenienza illegale.<br />

Si comincia a par<strong>la</strong>re di mafia violenta, si instaura un clima di terrore tra <strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione: minacce, omicidi, usura, diventano operazioni premeditate<br />

all’ordine del giorno, da cui si traggono profitti che verranno reinvestiti<br />

successivamente nell’economia pulita, per <strong>la</strong> costruzione di nuovi<br />

9<br />

Castells M., End of millennium, Ed. B<strong>la</strong>ckwell Oxfors, 2000, traduzione in italiano Volgere<br />

di millennio, Egea Spa, Mi<strong>la</strong>no, 2008<br />

13


supermercati, alberghi, punti di ristoro, imprese. 10 Negli anni Settanta nasce<br />

una nuova figura nell’ambiente criminale ossia il mafioso imprenditore<br />

caratterizzato da un nuovo status sociale: ceto medio alto con un buon livello<br />

d’istruzione. Avvengono trasformazioni che si riferiscono all’origine sociale,<br />

ad un livello maggiore d’istruzione, allo stile di vita, al<strong>la</strong> cultura stessa, ci si<br />

dirige verso un’ambizione di successo e potere sfrenato. 11 Si sviluppa un mix<br />

esplosivo tra illegalità, marginalità sociale, crimine organizzato sul territorio<br />

in cui si registra una strumentalizzazione del malcontento dei <strong>la</strong>voratori da<br />

parte del<strong>la</strong> mafia.<br />

Oltre al<strong>la</strong> mafia siciliana, in Italia hanno avuto origine altre organizzazioni<br />

criminali: banda del<strong>la</strong> Magliana nel Lazio, camorra nel territorio campano,<br />

sacra corona unita in Puglia, ‘ndrangheta nel<strong>la</strong> regione ca<strong>la</strong>brese. La banda<br />

del<strong>la</strong> Magliana viene definita come un sodalizio criminoso operante in Roma<br />

sul finire degli anni Settanta. Negli ambienti del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita capitolina è<br />

l’unico gruppo che sia riuscito a darsi un assetto tale da poter essere definito,<br />

in passato, come una vera e propria associazione a delinquere. Non si era<br />

definita una struttura piramidale con funzioni gerarchiche separate in<br />

compartimenti, ma l’unità del progetto era assicurata da un èlite di capi dotati<br />

di partico<strong>la</strong>ri capacità gestionali e carisma, procurato fornendo dimostrazioni<br />

di violenza, vale a dire una vasta organizzazione a rete dei gruppi criminali<br />

insediati a Roma e in una parte del<strong>la</strong> provincia. Per il resto <strong>la</strong> Magliana era<br />

composta da unità indipendenti, le batterie di quartiere erano i nodi, che<br />

producevano prestazioni simili di reati di primo livello quali rapine o<br />

sequestri, o parti del<strong>la</strong> stessa prestazione come <strong>la</strong> riscossione di crediti usurari.<br />

Dunque non centralizzazione piramidale ma un modello ancor più efficiente<br />

perché flessibile ed adattabile, cooperando con i settori di sicurezza dello<br />

Stato.<br />

La camorra storicamente nasce prima del<strong>la</strong> mafia o del<strong>la</strong> ‘ndrangheta, tra il<br />

1820 ed il 1830, dopo <strong>la</strong> fallita Rivoluzione Partenopea del 1799. Si intende<br />

quell’insieme di c<strong>la</strong>n e bande uniti dal<strong>la</strong> specificità delle azioni criminali e dal<br />

comune contesto in cui operano, piuttosto che dalle comuni modalità<br />

organizzative di operare. Esistono bande di camorristi ma non esiste <strong>la</strong><br />

10 Ar<strong>la</strong>cchi P., La mafia imprenditrice, Il Mulino, Bologna, 1983<br />

11<br />

Sgroi E., Economia e potere mafioso in Sicilia, tipologie imprenditoriali e processi di<br />

accumu<strong>la</strong>zione, Giuffrè, Mi<strong>la</strong>no, 1984<br />

14


camorra, in quanto per camorra si intendono le attività svolte dai camorristi. Il<br />

punto forte è rappresentato dal<strong>la</strong> sua anarchica frammentazione, dal suo<br />

partico<strong>la</strong>re radicamento, per far<strong>la</strong> aderire al meglio a tutte le ampie forme di<br />

illegalità che in varie forme, hanno caratterizzato <strong>la</strong> vita economica e sociale<br />

del<strong>la</strong> città di Napoli e del suo hinter<strong>la</strong>nd. La camorra non ha una cupo<strong>la</strong>, ne su<br />

base comunale, provinciale o regionale, non ha nessuna struttura verticale di<br />

comando, di coordinamento delle singole bande. La camorra è l’unica forma<br />

di criminalità organizzata che nel nome indica già <strong>la</strong> sua principale attività<br />

storica, l’estorsione appunto. Infatti, a Napoli il concetto di estorsione si<br />

esprime anche con il termine prendersi <strong>la</strong> camorra 12 .<br />

La sacra corona unita costituisce una conglomerazione di gruppi criminali che<br />

inizia a operare fra <strong>la</strong> fine degli anni Settanta ed i primi anni Ottanta del<br />

secolo scorso, soprattutto nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto ,nel<strong>la</strong><br />

parte meridionale del<strong>la</strong> Puglia e nel<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> salentina. La struttura<br />

organizzativa, l’apparato normativo interno, i riferimenti simbolici e rituali<br />

del<strong>la</strong> sacra corona unita furono e<strong>la</strong>borati proprio sul<strong>la</strong> base delle indicazioni<br />

‘ndranghetiste. La creazione, volontaria e puntuale, di un’associazione offrì,<br />

per <strong>la</strong> prima volta al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita locale, l’occasione di misurarsi con modalità<br />

collettive di gestione degli affari illeciti e <strong>la</strong> possibilità di valutare gli enormi<br />

vantaggi che ne potevano derivare. Per coloro che decisero di entrare a far<br />

parte del<strong>la</strong> consorteria, <strong>la</strong> scelta dell’affiliazione costituì un’occasione<br />

significativa di ascesa sociale e di mobilità all’interno dell’universo criminale.<br />

Il processo di costituzione di un’identità alternativa, fu creato<br />

consapevolmente attraverso l’appropriazione ed il ricorso costante a un<br />

patrimonio simbolico e rituale che era appartenuto storicamente alle<br />

consorterie mafiose tradizionali del Mezzogiorno. Significativo, ad esempio,<br />

appare il riferimento a una complessa simbologia mutuata dai più antichi<br />

codici ‘ndranghetisti e al<strong>la</strong> pratica del tatuaggio come segno di riconoscimento<br />

tra gli affiliati. Il territorio pugliese è stato profondamente coinvolto in<br />

manifestazioni criminali legate, in partico<strong>la</strong>r modo, all’immigrazione<br />

c<strong>la</strong>ndestina e ai traffici internazionali d’armi, droga e donne, provenienti per<br />

lo più dai Paesi dell’Europa orientale.<br />

12 Mareso M., Pepino L., Nuovo Dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008<br />

15


La ‘ndrangheta, che nasce nel Primo Novecento, designa l’organizzazione<br />

criminale ca<strong>la</strong>brese di tipo mafioso. Assieme a cosa nostra siciliana ed al<strong>la</strong><br />

camorra campana rappresenta una delle aggregazioni mafiose più antiche e<br />

diffuse nel Meridione d’Italia. E’ basata sul<strong>la</strong> famiglia di sangue ed<br />

organizzata in ‘ndrine. La ‘ndrina rappresenta <strong>la</strong> cellu<strong>la</strong> organizzativa<br />

fondamentale, al<strong>la</strong> quale si accede attraverso un rituale di affiliazione e che,<br />

almeno in linea di principio, esercita pieno potere sul proprio territorio. Al<strong>la</strong><br />

base dell’organizzazione c’è il capo bastone o mammasantissima, vale a dire<br />

il capo assoluto. Gli sgarristi sono <strong>la</strong> colonna portante dell’onorata società,<br />

seguono i picciotti ed i contrasti che non appartengono all’organizzazione, ma<br />

che con <strong>la</strong> loro attività forniscono un importante contributo, fiancheggiano le<br />

attività del<strong>la</strong> mafia. E’ possibile identificare due linee fondamentali per<br />

descrivere un processo di verticalizzazione del<strong>la</strong> complessiva struttura<br />

mafiosa ca<strong>la</strong>brese. Da un <strong>la</strong>to vi è il cosiddetto capitale simbolico di cui<br />

dispongono le ‘ndrine più vecchie e meglio radicate sul territorio, che può<br />

essere speso in funzione del controllo su altre famiglie. Dall’altro esistono<br />

strategie di controllo verticale che emergono nel<strong>la</strong> gestione di traffici illegali<br />

vasti e complessi. Vi sono infatti famiglie che dispongono delle più efficaci<br />

risorse organizzative e di maggiori capitali da investire: questo permette di<br />

coordinare l’attività di estese alleanze tra gruppi mafiosi. 13<br />

Aumenta a dismisura <strong>la</strong> presenza di potenti e sviluppate attività criminali ed<br />

una testimoniata e sempre maggiore congestione tra affarismo, mafia e<br />

politica, una misce<strong>la</strong> socio-culturale esplosiva che con il potenziamento del<br />

globalismo ed il radicalizzarsi del<strong>la</strong> globalizzazione può rive<strong>la</strong>rsi paralizzante.<br />

La criminalità globale, <strong>la</strong> cooperazione in rete di potenti organizzazioni<br />

criminali e dei loro associati per il raggiungimento di obiettivi comuni, su<br />

tutto il territorio nazionale e mondiale, è un fenomeno grave che influenza<br />

contemporaneamente l’economia, <strong>la</strong> politica, <strong>la</strong> sicurezza, ma soprattutto <strong>la</strong><br />

società. Complesse architetture finanziarie e reti commerciali collegano<br />

l’economia legale a quel<strong>la</strong> criminale, consentendo a questa di ramificarsi sui<br />

mercati finanziari e di costituire un elemento critico di vo<strong>la</strong>tilità più fragile al<br />

punto che l’economia e <strong>la</strong> politica spesso non possono essere comprese senza<br />

13 Mareso M. , Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008, Ibidem<br />

16


considerare <strong>la</strong> dinamica delle reti criminali che gravano sul loro<br />

funzionamento quotidiano. La connessione flessibile di queste attività<br />

criminali costituisce un aspetto essenziale del<strong>la</strong> nuova economia globale e<br />

delle dinamiche sociopolitiche dell’età dell’informazione. Le organizzazioni<br />

criminali hanno approfittato anche delle nuove tecnologie di comunicazione e<br />

trasporto. La loro strategia consiste nel mantenere <strong>la</strong> base amministrativa e le<br />

funzioni produttive nelle aree a basso rischio, dove possono contare sul<br />

controllo che esercitano sull’ ambiente istituzionale, per poi scegliere come<br />

mercati preferenziali aree ad alta domanda, cosi da ottenere i prezzi più alti.<br />

Inoltre il rispetto degli accordi è garantito da una combinazione di abili<br />

manipo<strong>la</strong>zioni delle procedure legali e dei sistemi finanziari vigenti nei singoli<br />

paesi tramite l’uso del<strong>la</strong> violenza e <strong>la</strong> diffusa corruzione di funzionari<br />

governativi, burocrati e forze dell’ordine. Cruciali per il successo e<br />

l’espansione del<strong>la</strong> criminalità globale negli anni Novanta sono <strong>la</strong> flessibilità e<br />

<strong>la</strong> versatilità del<strong>la</strong> sua forma di organizzazione. Ogni grande organizzazione<br />

criminale ha i suoi metodi per imporre il rispetto degli accordi, stringe<br />

alleanze strategiche per cooperare piuttosto che combattersi a vicenda, <strong>la</strong><br />

violenza, le torture, i sequestri, le uccisioni sono di routine e spesso subaltate<br />

a killer professionisti. Ma ancora più importante è l’apparato di sicurezza del<br />

crimine organizzato, cioè <strong>la</strong> rete di agenti di polizia, giudici e politici che sono<br />

sul libro paga. Una volta entrati nel sistema, questi complici vi restano<br />

imprigionati per tutta <strong>la</strong> vita.<br />

Siamo arrivati ad un punto in cui l’economia criminale è un fattore<br />

fondamentale nel XXI secolo e <strong>la</strong> sua influenza economica, politica e culturale<br />

pervaderà tutte le sfere del<strong>la</strong> vita, non solo in Sicilia e in Italia, ma con un<br />

fenomeno che, come abbiamo visto, assume dimensioni globali.<br />

1.2 Città e territori come beni comuni.<br />

17


A partire dagli anni ’90, l’ambiente comincia a delinearsi gradualmente come<br />

bene pubblico globale, accrescendo così le caratteristiche di posta e strumento<br />

per il potere. Si sviluppa un efficace produzione normativa, in re<strong>la</strong>zione alle<br />

diverse scale geografiche, che ne riduce molto <strong>la</strong> fruibilità, aumentandone allo<br />

stesso tempo, e di molto il potere economico. La mancanza di autorità,<br />

nazionali ed internazionali, in grado di far rispettare rego<strong>la</strong>rmente le norme di<br />

protezione ambientale, tuttavia, contribuisce a generare una disimmetria fra <strong>la</strong><br />

sca<strong>la</strong> di applicazione delle norme e <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di configurazione del valore di<br />

mercato. “E attorno al<strong>la</strong> questione ambientale, germoglia il mercato del<strong>la</strong><br />

legge ovvero, <strong>la</strong> possibilità, per certi attori, di investire e specu<strong>la</strong>re negli affari<br />

e nei traffici riguardanti ciò che è vietato o control<strong>la</strong>to dagli Stati nazionali,<br />

senza che questi riescano a far rispettare, nel<strong>la</strong> pratica, le normative vigenti. Il<br />

mercato del<strong>la</strong> legge alimentato dal<strong>la</strong> questione ambientale trova condizioni<br />

partico<strong>la</strong>rmente favorevoli per svilupparsi in Italia”. 14 Come è testimoniato nel<br />

Rapporto Ecomafia dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità, tirando<br />

le somme di un decennio d’impegno civile del<strong>la</strong> Ong Legambiente 15 : fra il<br />

1994 e il 2004 si contano circa 250 mi<strong>la</strong> infrazioni in materia ambientale, oltre<br />

150 mi<strong>la</strong> persone denunciate o arrestate e oltre 40 mi<strong>la</strong> sequestri effettuati 16 .<br />

Quasi <strong>la</strong> metà dei dati è rilevata geograficamente dalle regioni meridionali a<br />

tradizionale insediamento mafioso. Fra il 1997 e il 2003, il valore medio del<br />

business criminale ambientale è calco<strong>la</strong>bile in 7.400 milioni di Euro circa.<br />

Tre principali filiere tra cui i beni culturali, i cicli del cemento e dei rifiuti,<br />

sono riscontrate da Legambiente in Italia. Nel Paese, inoltre, operano<br />

numerose ecomafie: un neologismo creato dal<strong>la</strong> stessa Ong per indicare le<br />

formazioni criminali di stampo mafioso operative nel crimine ambientale.<br />

Le mafie italiane, in effetti, colgono al balzo <strong>la</strong> nuova opportunità. Fra gli anni<br />

’80 e ’90, l’azione di contrasto dello Stato si fa più incisiva al punto che le<br />

organizzazioni mafiose fanno in modo di ridurre rischi e visibilità delle<br />

14 Jacobs J., The death and life of great American Cities, Vintage, New York, 1961, trad.in<br />

italiano a cura di Scattone G., Vita e morte delle grandi città, Einaudi, Torino, 2007<br />

15<br />

Legambiente: associazione di cittadini per <strong>la</strong> difesa dell’ambiente. Aderente a vari organismi<br />

internazionali si occupa essenzialmente di raccogliere e diffondere dati sullo stato<br />

dell’ambiente e di formu<strong>la</strong>re proposte per <strong>la</strong> sua salvaguardia,<br />

www.treccanienciclopediaitaliana.it, 2011<br />

16<br />

Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità, Rapporto Ecomafia dal 1997 al 2010,<br />

www.legambiente.it, Roma<br />

18


iniziative imprenditoriali ed economiche, nascondendone i bi<strong>la</strong>nci ed i<br />

movimenti illegali reali. Pertanto primeggeranno le attività meno appariscenti<br />

e rischiose con scarso controllo da parte delle autorità, ma ugualmente<br />

remunerative proprio come il traffico di rifiuti. Oltre all’elevato ritorno<br />

economico e all’insufficiente consolidamento delle normative, i crimini contro<br />

l’ambiente sono privilegiati da tutte le organizzazioni mafiose che vi possono<br />

accedere, perché offrono in primo luogo <strong>la</strong> possibilità di <strong>la</strong>vorare dal, verso e<br />

sul proprio territorio, consolidandovi <strong>la</strong> presenza e sfruttandone le protezioni,<br />

in secondo luogo l’occasione di interagire con istituzioni e attori economici<br />

territoriali, aumentando il livello di compenetrazione socio-economica e<br />

sfruttando <strong>la</strong> maggior indulgenza, sociale e penale, di cui tali soggetti<br />

beneficiano. È questo l’incrocio che rende trasparente come il crimine<br />

organizzato contro l’ambiente non riguardi solo e soprattutto le ecomafie. 17<br />

Strutture realizzate ad hoc, imprese economiche, ufficiali pubblici e più in<br />

generale il crimine delle imprese, si rive<strong>la</strong>no gli ingranaggi indispensabili del<br />

sistema. Nel ciclo del cemento sono compresi l’abusivismo edilizio con oltre<br />

quattrocentomi<strong>la</strong> costruzioni abusive realizzate nell’ultimo decennio,<br />

l’estrazione illecita di materiali da costruzione e l’infiltrazione negli appalti<br />

pubblici. L’abusivismo odierno trova origine nel<strong>la</strong> strutturale carenza di piani<br />

rego<strong>la</strong>tori, rappresentando sempre più i caratteri del<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione 18 .<br />

L’orientamento affaristico degli appalti pubblici, è identificato dal<strong>la</strong> legge<br />

antimafia come caratteristica strutturale delle organizzazioni mafiose. La<br />

signoria territoriale esercitata dal<strong>la</strong> mafia implica, infatti, l’ambizione al<br />

controllo di tutte le risorse vantaggiosamente disponibili sul territorio.<br />

Le metropoli sono diventate terreno di conquista degli specu<strong>la</strong>tori,<br />

bisognerebbe ripristinare <strong>la</strong> legalità, bloccare le espansioni urbane,<br />

riqualificare le periferie, per porre fine al saccheggio del territorio e delle città.<br />

Il prof. Paolo Berdini, in un suo articolo giornalistico intito<strong>la</strong>to “Città e<br />

territori come beni comuni: nove proposte per salvare il Belpaese”, afferma<br />

che <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione urbanistica è stata smantel<strong>la</strong>ta, i piani rego<strong>la</strong>tori, cioè il<br />

17 Muti G., “Territorio, ambiente e crimine organizzato: contraddizioni e prospettive”,<br />

www.omicronweb.it, 2009, Mi<strong>la</strong>no<br />

18 Libera Informazione: Osservatorio sull’informazione e <strong>la</strong> legalità contro le Mafie, Ecomafie<br />

e rifiuti, <strong>la</strong> sindrome campana, Dossier Lazio, 2008<br />

19


quadro coerente dello sviluppo delle città, vengono sostituiti dall’urbanistica<br />

contrattata: volta per volta si decide <strong>la</strong> dimensione e i caratteri degli interventi<br />

urbani, al riparo di qualsiasi trasparenza. Nelle città il ma<strong>la</strong>ffare ha trionfato:<br />

scompaiono le regole e primeggia l’illegalità. E’ stato fatto un bi<strong>la</strong>ncio degli<br />

effetti sulle città e sul territorio dell’urbanistica contrattata deve partire da una<br />

constatazione statistica: nel quindicennio che va dal<strong>la</strong> ripresa del mercato<br />

delle costruzioni dal 1995 ad oggi, un fiume di cemento e asfalto si è riversato<br />

sul paese. L’Istat ha certificato nel 2009 <strong>la</strong> costruzione di oltre 3 miliardi di<br />

metri cubi di cemento, una produzione edilizia imponente, molto simile per<br />

dimensioni a quel<strong>la</strong> realizzata negli anni Cinquanta-Settanta quando l’Italia<br />

era investita da grandi flussi demografici e da grandi indici di crescita<br />

economica. La cancel<strong>la</strong>zione delle regole urbane ha dunque giovato al mondo<br />

del<strong>la</strong> proprietà fondiaria e delle costruzioni. Le periferie sono le più invivibili<br />

dell’intera Europa, per carenza di trasporti pubblici, di servizi pubblici. Le<br />

città italiane nel ventennio dell’urbanistica contrattata sono diventate più<br />

estese, più disordinate, socialmente più ingiuste. La specu<strong>la</strong>zione immobiliare<br />

ha fatto enormi affari. Gli altri sono stati costretti a spostarsi nelle sempre più<br />

lontane e squallide periferie. Non a caso non c è nessun operatore edilizio di<br />

altri Paesi europei che investa sul mercato italiano: chi è abituato al rispetto<br />

delle regole non può avventurarsi in un far west popo<strong>la</strong>to da specu<strong>la</strong>tori e<br />

amministratori pubblici infedeli. Una gigantesca periferia senza struttura e<br />

senza re<strong>la</strong>zioni: abbiamo il più basso livello di infrastrutture su ferro, il più<br />

alto numero di automobili ad abitante, con il più elevato livello di superficie<br />

urbanizzata a parità di popo<strong>la</strong>zione, un consumo di suolo senza uguali nei<br />

paesi ad economia forte. Un’immensa non città, anonima e disordinata. Una<br />

frammentazione che genera consumi energetici insostenibili, disfunzioni<br />

economiche, scarsa qualità del<strong>la</strong> vita, vantaggi per <strong>la</strong> criminalità organizzata.<br />

Solo in base a nuovi princìpi giuridici si potrà fermare il saccheggio del<br />

territorio e delle città. È necessario un nuovo paradigma e, se finora lo<br />

sviluppo delle città e del territorio ha favorito <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione immobiliare e il<br />

mondo delle imprese colluse con <strong>la</strong> politica, è venuto il momento di riportare i<br />

destini delle città e del territorio nelle mani delle popo<strong>la</strong>zioni insediate. Le<br />

istituzioni pubbliche, attraverso le forme del<strong>la</strong> partecipazione attiva del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione, ne sono i custodi e i garanti nel quadro delle specifiche<br />

20


competenze. È questo il pi<strong>la</strong>stro su cui deve essere rifondato il governo del<br />

territorio. I beni comuni non possono essere trasformati in funzione<br />

dell’esclusivo tornaconto dei proprietari degli immobili ma ogni mutamento<br />

deve essere deciso dalle amministrazioni pubbliche attraverso forme di<br />

partecipazione delle comunità insediate, specie in questo periodo di scarse<br />

risorse economiche. C’è bisogno di investimenti pubblici, di investimenti per<br />

il futuro del Paese e delle nuove generazioni. Un altro aspetto negativo<br />

riguarda il paradigma del<strong>la</strong> svendita del patrimonio pubblico: lo stesso<br />

Ministero dell’Economia guidato da Giulio Tremonti, e cioè l’istituzione che<br />

più di ogni altra dovrebbe perseguire una rigorosa politica di risparmio, <strong>la</strong><br />

sede del Ministero ubicata a ridosso del <strong>la</strong>ghetto dell’Eur è stata di recente<br />

dismessa e venduta per consentire l’ennesima specu<strong>la</strong>zione immobiliare. Le<br />

strutture <strong>la</strong>vorative prima concentrate sono state smembrate e ora sono<br />

localizzate in due immobili tra loro distanti. Paghiamo i costi del disservizio<br />

ed elevatissimi canoni di affitto a grandi società immobiliari: lo Stato svende e<br />

il privato ci guadagna. Ripristinare <strong>la</strong> legalità serve al<strong>la</strong> salute di un Paese in<br />

via di smarrimento. 19<br />

1.3 Infiltrazioni mafiose nel Lazio e sfruttamento del<strong>la</strong> crisi<br />

economica da parte del<strong>la</strong> criminalità organizzata.<br />

La mafia del basso Lazio rappresenta uno degli esempi più avanzati di<br />

commistione di realtà criminose, con organizzazioni diverse tra di loro che<br />

19 Berdini P., Città e territori come beni comuni, www.micromega.it, Roma, 26/10/ 2011<br />

21


portano avanti i loro affari cooperando l’una con l’altra. È una realtà in<br />

espansione, nata, anche per via del<strong>la</strong> vicinanza geografica, sull’esempio del<strong>la</strong><br />

camorra campana e delle altre organizzazioni criminali.<br />

Le mire espansionistiche delle famiglie del casertano, infatti, si sono posate<br />

pian piano su cittadine come Minturno, Formia, fino ad arrivare a Latina<br />

passando per le località costiere e spingendosi anche in centri urbani<br />

importanti come Aprilia, Nettuno, Ardea, e Pomezia, a pochissimi chilometri<br />

da Roma.<br />

Il basso Lazio diviene quindi un enorme bacino nel quale ‘ndrangheta,<br />

camorra, cosa nostra, sacra corona unita ed addirittura organizzazioni straniere<br />

ripuliscono i loro soldi guadagnati altrove.<br />

Nel<strong>la</strong> città di Roma sono presenti: c<strong>la</strong>n Ierinò al<strong>la</strong> Borghesiana, Casamonica a<br />

Tor Bel<strong>la</strong> Monaca e all’Anagnina, c<strong>la</strong>n Senese a Centocelle, ‘ndrina Sergi<br />

Marando a San Basilio, ‘ndrina Morabito al F<strong>la</strong>minio e <strong>la</strong> ex banda del<strong>la</strong><br />

Magliana ad Ostia. E’ soprattutto <strong>la</strong> periferia il terreno fertile per <strong>la</strong><br />

criminalità organizzata nel<strong>la</strong> capitale.<br />

Il Lazio è <strong>la</strong> seconda Regione nel<strong>la</strong> graduatoria di diffusione del reato d’usura,<br />

per il traffico di stupefacenti segue <strong>la</strong> Lombardia e precede <strong>la</strong> Campania.<br />

Ora però, questa realtà sembra essere maturata o quanto meno aver assunto<br />

una forma diversa: c’è, infatti, un clima di illegalità diffusa, che pervade le<br />

istituzioni e che rende evidente ciò che fino a pochi anni fa era nascosto.<br />

La contaminazione criminale che si estende nel Lazio e nel<strong>la</strong> capitale viene<br />

definita Quinta mafia: un mix complessivo e variegato di mafie tradizionali,<br />

colletti bianchi e delinquenti locali, boss in grado di reinvestire il denaro di<br />

cosa nostra, camorra, ‘ndrangheta, pronta a trasformarsi da soggetto<br />

dell’antistato a soggetto col<strong>la</strong>borante, grazie a figure deviate del<strong>la</strong> politica e<br />

del<strong>la</strong> pubblica amministrazione. Alcuni tra gli emergenti signori delle mafie,<br />

che abbondano di denaro, reinvestendo nel ciclo del cemento, nel<strong>la</strong> gestione<br />

illegale dei rifiuti, in ristoranti, centri commerciali o in altre redditizie attività<br />

economiche, formalmente legali, è gente de noantri. Questi stabiliscono se<br />

impegnarsi direttamente o farsi rappresentare nelle amministrazioni comunali,<br />

provinciali, nel<strong>la</strong> Regione, nel Par<strong>la</strong>mento, e nei luoghi dove si decide il<br />

destino dei più. Le mafie autoctone <strong>la</strong>ziali e quelle d’importazione, forti del<strong>la</strong><br />

capacità corruttrice dovuta alle ingenti quantità di ricchezze accumu<strong>la</strong>te<br />

22


mediante il traffico degli stupefacenti, <strong>la</strong> tratta degli esseri umani, lo sviluppo<br />

del<strong>la</strong> pratica dell’usura, del<strong>la</strong> gestione del gioco d’azzardo e del ricic<strong>la</strong>ggio del<br />

denaro sporco, hanno ben compreso come qualunque strategia di<br />

consolidamento criminale non poteva non passare per il centro politico ed<br />

economico del Paese: Roma. I boss hanno sviluppato le loro innumerevoli<br />

attività criminali e di ricic<strong>la</strong>ggio del denaro sporco nel nord d’Italia ed in<br />

importanti Paesi europei ed extraeuropei, favorendo anche in altre realtà<br />

territoriali <strong>la</strong> nascita e lo sviluppo di mafie autoctone, capaci di col<strong>la</strong>borare<br />

con le mafie storiche e le mafie straniere, in partico<strong>la</strong>re con quel<strong>la</strong> francese e<br />

quel<strong>la</strong> emergente russa. Oggi le mafie si trasformano nel<strong>la</strong> composizione<br />

rendendosi meno penetrabili e meno perseguibili.<br />

Da gennaio 2011 nel<strong>la</strong> Capitale si sono consumati 27 omicidi. 20 Tra questi<br />

alcuni sono riconducibili al<strong>la</strong> criminalità organizzata per riscontri<br />

investigativi, molti hanno destato viva preoccupazione tra i cittadini come<br />

quello del giovane gioielliere F<strong>la</strong>vio Simmi, avvenuto con le tipiche modalità<br />

dell’esecuzione mafiosa, nel pieno centro del<strong>la</strong> Capitale, nel quartiere Prati, il<br />

giorno 5 luglio 2011. Secondo il Procuratore Capo di Roma Giovanni Ferrara:<br />

”Nel<strong>la</strong> società romana c’è una violenza eccessiva e incontrol<strong>la</strong>ta… più che<br />

essere gli omicidi a destare al<strong>la</strong>rme, il dato che dovrebbe preoccupare di più<br />

sono le gambizzazioni … <strong>la</strong> criminalità organizzata mira al<strong>la</strong> finanza ed ha<br />

<strong>la</strong>sciato il controllo a gruppi autoctoni di livelli medio bassi.” 21 .<br />

Il 29 settembre 2010 viene gambizzato nel quartiere Parioli, l’avvocato<br />

penalista Piergiorgio Manca che risulta difensore di un personaggio rimasto<br />

coinvolto nell’inchiesta sul maxiricic<strong>la</strong>ggio da oltre due milioni di euro tra<br />

Fastweb e Telecom Sparkle e che ha come personaggio centrale nell’inchiesta<br />

Gennaro Morkbel. Devono far riflettere e porre interrogativi le decine di<br />

aggressioni legate a rego<strong>la</strong>menti di conti per il controllo dei traffici criminali<br />

che avvengono nel<strong>la</strong> zona del litorale romano.<br />

Questa zona del<strong>la</strong> capitale è da anni segna<strong>la</strong>ta nelle re<strong>la</strong>zioni semestrali del<strong>la</strong><br />

Direzione Investigativa Antimafia 22 e vede agire personaggi del<strong>la</strong> criminalità<br />

20 Seminario realizzato da Libera, La Quinta Mafia, nomi e numeri del radicamento criminale<br />

nel Lazio, La Sapienza, Ottobre 2011<br />

21<br />

Seminario realizzato da Libera, La Quinta Mafia, nomi e numeri del radicamento criminale<br />

nel Lazio, La Sapienza, Ottobre 2011, Ibidem<br />

22<br />

23


autoctona e di cosa nostra. A più riprese <strong>la</strong> Dia di Roma ha coordinato<br />

inchieste nei confronti di sodalizi criminali dediti al narco traffico guidati dal<br />

noto pregiudicato di Ostia, Carmine Fasciani, esponente di spicco del<strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>vita organizzata locale. 23 Dal 2007 al 2011 ad Ostia si sono verificati<br />

decine di attentati ai danni di stabilimenti balneari ed esercizi commerciali:<br />

nel<strong>la</strong> notte del primo gennaio del 2007 bruciava il ristorante annesso allo<br />

stabilimento balneare Med, il 18 luglio del 2007 veniva incendiato lo<br />

stabilimento balneare Happy surf, il 18 marzo del 2009 venivano bruciati i<br />

locali dello stabilimento Buca beach, il 22 novembre del 2009 il bar dello<br />

stabilimento balneare Punto Ovest, il 19 luglio del 2010 venivano nuovamente<br />

distrutte dalle fiamme dolose le attrezzature dello stesso stabilimento balneare,<br />

il 14 maggio del 2010 veniva data alle fiamme parte del Caffè Salerno, il 3<br />

gennaio del 2011 bruciavano le strutture dello stabilimento balneare Anima e<br />

Core, l’11 aprile del 2011 venivano incendiati <strong>la</strong> discoteca Kristal ed il<br />

ristorante Vil<strong>la</strong> Arma, all’alba del 29 luglio 2011 esplodeva una bomba che<br />

danneggiava il locale Pronto Pizza. Questi fatti rappresentano le modalità di<br />

condizionamento dell’economia del litorale di Ostia e più in generale di quel<strong>la</strong><br />

dell’intero litorale romano messe in atto seguendo lo stile mafioso. Nel solo<br />

territorio di Ostia si contano come attivi ben cinque c<strong>la</strong>n criminali alcuni di<br />

origine autoctona, altri di importazione che dimostrano al momento buoni<br />

livelli di col<strong>la</strong>borazione specie nel ricic<strong>la</strong>ggio del denaro accumu<strong>la</strong>to con le<br />

attività delinquenziali: Fasciani, Senese, Contrera-Caruano, Trassi ed ex del<strong>la</strong><br />

banda del<strong>la</strong> Magliana.<br />

Già nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Dna 24 del 2007, si leggeva che il litorale romano<br />

conferma <strong>la</strong> sua attrazione anche per gli altri gruppi criminali di origine<br />

DIA: Direzione investigativa antimafia, Organismo Investigativo specializzato del Ministero<br />

dell’Interno Italiano, ha il compito, in forma coordinata, di assicurare lo svolgimento delle<br />

attività di investigazione preventiva re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> criminalità organizzata e delle indagini<br />

attinenti ai delitti di associazione di tipo mafioso o, comunque, ricollegabili all’associazione<br />

medesima, www.treccanienciclopediaitaliana.it, 2012<br />

23<br />

Seminario realizzato da Libera, La Quinta Mafia, nomi e numeri del radicamento criminale<br />

nel Lazio, La Sapienza, Ottobre 2011, Ibidem<br />

24 DNA: Direzione Nazionale Antimafia, è un organo del<strong>la</strong> Procura Generale presso <strong>la</strong> Corte<br />

di Cassazione, ha il compito di coordinare in ambito nazionale, le indagini re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />

criminalità organizzata, è composta dal Procuratore nazionale antimafia e da 20 magistrati del<br />

pubblico ministero che sono i sostituti procuratori nazionali antimafia, www.giustizia.it 2012<br />

24


siciliana interessati all’affidamento e al<strong>la</strong> gestione di lotti di spiaggia libera<br />

del litorale di Ostia. Agli incendi verificatisi negli anni scorsi a danno di<br />

stabilimenti balneari sono seguite indagini su intimidazioni e pressioni subite<br />

da cooperative sociali e da amministratori pubblici locali nell’ambito dei<br />

bandi indetti per l’assegnazione delle spiagge.<br />

Molti esponenti politici mostrano meraviglia del sequestro e del<strong>la</strong> confisca dei<br />

beni immobili di prestigio nel centro di Roma, come nel caso del Cafè Paris e<br />

non del fatto che solo nell’ultimo anno sono stati sequestrati ai c<strong>la</strong>n autoctoni<br />

e d’importazione beni immobili per oltre 300 milioni di euro, cifra lontana<br />

dall’effettiva consistenza degli investimenti dei boss nel<strong>la</strong> capitale e nel Lazio.<br />

Nell’estate del 2009 il rombo del<strong>la</strong> saracinesca taglia il silenzio di via Veneto.<br />

Una pattuglia di giovani <strong>la</strong>voratori sta per entrare nel caffè più famoso del<br />

centro del<strong>la</strong> capitale. Intorno prende forma <strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> strada di quel<strong>la</strong> che fu<br />

<strong>la</strong> Dolce vita felliniana: alberghi e uffici che aprono i portoni ed un via vai<br />

continuo di persone al<strong>la</strong> ricerca di una sosta prima degli affari. Marcello<br />

Scofano, direttore del Cafè de Paris, svolge da solo le funzioni del luogo, un<br />

tempo simbolo del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> vita romana, facendo capo agli amministratori<br />

giudiziari del Tribunale di Reggio Ca<strong>la</strong>bria, che gestiscono l’attività<br />

sequestrata e confiscata a causa di forti commistioni con <strong>la</strong> ‘ndrangheta nel<br />

2009. “L’attività commerciale è sempre proseguita – afferma Scofano – qui<br />

abbiamo trenta dipendenti e altrettante famiglie che dipendono da noi. La<br />

col<strong>la</strong>borazione avviene con Libera, l’associazione di Don Ciotti che gestisce<br />

terreni agricoli sequestrati al<strong>la</strong> criminalità organizzata. Noi acquisiremo i loro<br />

prodotti da commercializzare e utilizzare per i piatti ed i menù per il nostro<br />

pubblico. Sto pensando di creare un menù del<strong>la</strong> legalità con alcuni piatti<br />

costituiti da prodotti che provengono da questi terreni. Sapori come pasta<br />

campana, vino siciliano, olio ca<strong>la</strong>brese, che diverranno permanenti all’interno<br />

del bar romano.” 25 La trasformazione da caffè del<strong>la</strong> mondanità a caffè<br />

dell’illegalità ha mutato il target di cliente<strong>la</strong>. Il locale ha attraversato un<br />

periodo difficile, c’è stata una crisi che ha raggiunto l’apice e un declino sotto<br />

il profilo commerciale, sicuramente vivendo molto di clienti stranieri, ha<br />

avuto visibilità negativa all’estero e questo ha inciso notevolmente sul<br />

fatturato. Il riferimento è all’inchiesta che nel luglio 2009 portò al sequestro<br />

25 Semprini F. Reportage “Dal<strong>la</strong> mafia al<strong>la</strong> legalità: <strong>la</strong> seconda Dolce vita dello storico Cafè<br />

de Paris”, 30/12/2011, Roma, www.<strong>la</strong>stampa.it<br />

25


del locale da parte dei carabinieri del Ros e del<strong>la</strong> Guardia di Finanza perché<br />

risultato nel<strong>la</strong> disponibilità del<strong>la</strong> cosca Alvaro. Il locale, sequestrato e<br />

confiscato in primo grado, oggi nel 2012, è in amministrazione giudiziaria.<br />

Marcello Scofano conclude: “Il locale dalle origini rispetto a trent’anni fa è<br />

cambiato molto. Ma alcune cose sono rimaste. Sono molto gratificato di aver<br />

raggiunto l’apice, il vertice dell’attività e adesso servire un’azienda che è lo<br />

Stato, visto che sono servitore pro-tempore. E’ gratificante ma difficile. Non<br />

solo per gli aspetti operativi, ma perché ci sentiamo un esempio.” 26 . Il Cafè de<br />

Paris rimane punto di riferimento, in partico<strong>la</strong>re per <strong>la</strong> cliente<strong>la</strong> d’oltre<br />

frontiera, ma anche per uomini d’affari, autorità politiche o diplomatici. La<br />

nuova vita dello storico locale romano non è solo un fatto simbolico ma anche<br />

sostanziale. Si torna al<strong>la</strong> legalità, offrendo opportunità di <strong>la</strong>voro per i giovani.<br />

E’ il volto sociale dell’antimafia, che opera su tutto il territorio nazionale.<br />

Foto tratta da www.cafèparisroma.it<br />

La Casa del Jazz, situata in Viale di Porta Ardeatina all'interno di un grande<br />

parco, è costituita da tre edifici che ospitano differenti attività. All'interno<br />

del<strong>la</strong> struttura principale, un auditorium multifunzionale, di 150 posti, è<br />

utilizzato per concerti dal vivo, proiezioni e incontri. Un sofisticato sistema di<br />

registrazione consente di realizzare prodotti discografici e, in questo modo,<br />

immorta<strong>la</strong>re e diffondere i concerti e gli eventi ospitati dal<strong>la</strong> Casa. Nel<strong>la</strong><br />

stessa struttura è in funzione un ricco archivio audiovisivo, consultabile<br />

tramite postazioni multimediali, ed è aperta al pubblico una biblioteca. Gli<br />

altri due edifici ospitano rispettivamente il primo, sale di prova e registrazione<br />

e una foresteria a disposizione dei musicisti ospiti, l'altro un ristorante.<br />

Il progetto Casa del Jazz, fortemente voluto dal Sindaco Veltroni, nasce dal<strong>la</strong><br />

26<br />

Semprini F. Reportage “Dal<strong>la</strong> mafia al<strong>la</strong> legalità: <strong>la</strong> seconda Dolce vita dello storico Cafè<br />

de Paris”, 30/12/2011, Roma, www.<strong>la</strong>stampa.it, Ibidem<br />

26


confisca del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> appartenuta al boss del<strong>la</strong> banda del<strong>la</strong> Magliana Enrico<br />

Nicoletti e, successivamente, assegnata al Comune di Roma. Una <strong>la</strong>pide posta<br />

all'ingresso, con i nomi delle vittime di mafia, realizzata in col<strong>la</strong>borazione con<br />

l'associazione Libera di don Ciotti, testimonia <strong>la</strong> vittoria rappresentata dal<strong>la</strong><br />

sua restituzione al<strong>la</strong> città e ai cittadini.<br />

Foto sa<strong>la</strong> di registrazione Casa del Jazz, tratta da www.casajazz.it<br />

Foto del parco tratta da www.casajazz.it<br />

Pochissimi sembrano dare <strong>la</strong> giusta lettura ai fatti presi in considerazione dal<strong>la</strong><br />

magistratura antimafia nel Lazio nelle vicende criminali riguardanti Nettuno e<br />

Fondi, dove <strong>la</strong> stragrande maggioranza delle persone rimaste coinvolte in<br />

vicende di mafia sono cittadini nati e residenti da sempre nel<strong>la</strong> Regione Lazio<br />

o comunque qui attivi da decine di anni. Costoro non hanno mai ricoperto<br />

ruoli secondari. Così come il ruolo del<strong>la</strong> politica o, meglio di certa politica,<br />

non è risultato mai ininfluente nel favorire l’infiltrazione dei metodi mafiosi<br />

anche nell’amministrazione pubblica. Si ricorda che l’attività del<strong>la</strong><br />

Magistratura che ha reso definitiva <strong>la</strong> confisca dei beni immobili per decine di<br />

milioni di euro operata dagli uomini del<strong>la</strong> Polizia di Stato ad<br />

un’organizzazione criminale composta da ‘ndrine ca<strong>la</strong>bresi impiantate da anni<br />

27


a Fondi e da imprenditori locali, dediti da anni a praticare l’arte criminale<br />

dell’usura e, secondo <strong>la</strong> Commissione d’accesso disposta dal Prefetto di<br />

Latina, a condizionare per mafia quell’amministrazione criminale. Tra i beni<br />

confiscati spicca una vil<strong>la</strong> nel quartiere Parioli a Roma, una zona inn dove<br />

risulta difficile operare acquisti visto l’elevato costo degli immobili, anche per<br />

Stati esteri in cerca di sedi dove ubicare le loro ambasciate.<br />

Un caso considerato ec<strong>la</strong>tante riguarda <strong>la</strong> città di Fondi. Riporto qui di seguito<br />

l'articolo pubblicato su Libera Informazione 27 che spiega passo passo tutti gli<br />

accadimenti del caso Fondi e del mancato scioglimento del Comune per<br />

mafia.<br />

“La Direzione Nazionale Antimafia, nel<strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione dell'anno 2008<br />

dichiara che per quanto riguarda il mercato ortofrutticolo di Fondi esso appare<br />

interessato da infiltrazioni mafiose, e il mercato subisce l’influenza del<strong>la</strong><br />

famiglia D'Alterio e del c<strong>la</strong>n Tripodo. Emergono già, quindi, i nomi di<br />

sodalizi criminali facenti capo al<strong>la</strong> 'ndrangheta, operanti a Fondi e<br />

strettamente legati agli affari del MOF, il più grande mercato ortofrutticolo del<br />

centro-sud. Nel mese di settembre del 2008, Bruno Frattasi, Prefetto di Latina,<br />

consegna al Viminale <strong>la</strong> prima re<strong>la</strong>zione su Fondi, frutto del <strong>la</strong>voro d'indagine<br />

del<strong>la</strong> Commissione d'accesso precedentemente nominata dallo stesso Frattasi.<br />

Nelle conclusioni del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione si par<strong>la</strong> di compromissione dell’agire<br />

politico-amministrativo locale e, ancora, il Prefetto scrive: "Su tali aspetti<br />

appare esaustiva <strong>la</strong> scrupolosa ricostruzione operata dal<strong>la</strong> Commissione di<br />

accesso, che ben delinea il collegamento del<strong>la</strong> famiglia Tripodo con elementi<br />

del<strong>la</strong> mafia ca<strong>la</strong>brese e c<strong>la</strong>n camorristici, in partico<strong>la</strong>re quello dei Casalesi".<br />

Il quadro, dunque, è chiaro. Fondi e <strong>la</strong> sua attività politico-amministrativa,<br />

risultano essere condizionate dal sodalizio di camorra e 'ndrangheta.<br />

Ad aprile 2009, il Ministro dell'Interno Roberto Maroni, dinanzi al<strong>la</strong><br />

Commissione par<strong>la</strong>mentare Antimafia chiede lo scioglimento del Consiglio<br />

Comunale di Fondi, dichiarando <strong>la</strong> sussistenza di tutti i presupposti necessari.<br />

A questo punto <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> spetta al Consiglio dei Ministri che, si pensa, non<br />

potrà più rimandare <strong>la</strong> decisione. Intanto il clima nel<strong>la</strong> città <strong>la</strong>ziale è rovente.<br />

Nel<strong>la</strong> notte tra sabato 2 e domenica 3 maggio 2009, l'azienda di imbal<strong>la</strong>ggi<br />

27 Articolo pubblicato da Libera Informazione, www.libera.it, Roma, 13/10/ 2009<br />

28


Fidaleo subisce un attentato incendiario che distrugge oltre ventimi<strong>la</strong> cassette<br />

di legno. E' il quarto attentato in meno di trenta giorni a Fondi. Il 6 maggio un<br />

incendio doloso danneggia i macchinari di un'impresa di movimento terra,<br />

l'Elispanair; un altro attentato incendiario devasta l'autovettura di<br />

un'imprenditrice. Lo stesso giorno, il Consiglio dei Ministri si riunisce, ma<br />

non decide nul<strong>la</strong> in merito allo scioglimento del Consiglio Comunale. Il<br />

Governo, quindi, temporeggia.<br />

Il 7 maggio il tito<strong>la</strong>re dell'Elispanair getta <strong>la</strong> spugna e chiude l'attività.<br />

Ri<strong>la</strong>scia, inoltre, dichiarazioni scioccanti con cui denuncia che l'edilizia<br />

nell'area fondiana è in mano ad un cartello camorristico. Quest'ultimo ha<br />

voluto dare con l'attentato un segnale forte all'Elispanair che aveva <strong>la</strong> so<strong>la</strong><br />

colpa di praticare prezzi troppo concorrenziali. Pochi giorni dopo, Maroni<br />

risponde in questo modo ad un'interrogazione par<strong>la</strong>mentare dell'onorevole<br />

Amici: “Per quanto mi riguarda non ci sono ostacoli a che in una delle<br />

prossime sedute il Consiglio dei Ministri torni ad affrontare <strong>la</strong> questione e<br />

decida in un senso o nell’altro, per quel che mi concerne naturalmente nel<br />

senso dello scioglimento.” Tuttavia, il Governo non prende una decisione.<br />

Nel<strong>la</strong> notte tra domenica 17 e lunedi 18 maggio un incendio doloso provoca<br />

danni per oltre centomi<strong>la</strong> euro all'azienda ortofruttico<strong>la</strong> Cobal di Fondi. Alle<br />

elezioni provinciali del 7 e 8 giugno 2009, il Presidente uscente Armando<br />

Cusani, viene rieletto con il 57% delle preferenze. Ai microfoni del Tg3<br />

Lazio, a proposito dello scarso risultato elettorale del<strong>la</strong> Lega Nord nel<strong>la</strong><br />

provincia pontina, dichiara: “Il numero irrisorio di voti raccolto dimostra che<br />

<strong>la</strong> Lega deve rimanere al nord, nonostante il Ministro Maroni si fosse divertito<br />

a par<strong>la</strong>re di Fondi in Consiglio dei Ministri.”<br />

Il sindaco di Fondi, Parisel<strong>la</strong>, è eletto anche in Consiglio Provinciale. Alle<br />

prime luci dell'alba del 6 luglio duecento agenti eseguono 17 arresti su<br />

richiesta del<strong>la</strong> Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Tra gli arrestati<br />

Carmelo Giovanni Tripodo e Antonio Venanzio Tripodo. E ancora, l’ex<br />

assessore ai <strong>la</strong>vori pubblici di Forza Italia, Riccardo Izzi, dimessosi nel 2008,<br />

il capo del<strong>la</strong> Polizia municipale, Dario Leone, il vice Pietro Munno, il<br />

dirigente dell’area <strong>la</strong>vori pubblici del Comune di Fondi, Gianfranco Mario<br />

Renzi, il funzionario del settore Bi<strong>la</strong>ncio, Tommasina Biondino e<br />

l’imprenditore immobiliarista Massimo Di Fazio. Sequestrati beni mobili e<br />

29


immobili per un valore di oltre dieci milioni di euro. L'operazione prende il<br />

nome di Damasco II. Il Governo continua a tacere.<br />

Ferragosto 2009: proprio in questo giorno il Governo decide per il non<br />

scioglimento del Comune di Fondi. Il Presidente del Consiglio dei Ministri,<br />

Silvio Berlusconi, dichiara: "In Consiglio dei Ministri sono intervenuti diversi<br />

Ministri, hanno fatto notare come nessun componente del<strong>la</strong> giunta e del<br />

Consiglio Comunale sia stato neppure toccato da un avviso di garanzia.<br />

Quindi sembrava strano che si dovesse intervenire con un provvedimento<br />

estremo come lo scioglimento". Alle 2 e 30 del 3 settembre 2009<br />

un'autobomba esplode nel<strong>la</strong> centralissima via Spinete a Fondi. Un autocarro<br />

furgonato, appartenente ad una ditta per <strong>la</strong> fornitura di caffè a bar ed a<br />

ristoranti del sud Pontino viene distrutto. Nello stesso mese di settembre il<br />

Prefetto di Latina, Bruno Frattasi, presenta una seconda re<strong>la</strong>zione al Ministro<br />

dell'Interno. Il Governo deve tornare a decidere.<br />

Il 18 settembre 2009, Maroni presenta <strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione sul caso Fondi e<br />

dichiara: "Il Comune di Fondi, provincia di Latina, i cui organi elettivi sono<br />

stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 28 maggio 2006,<br />

presenta forme di ingerenza da parte del<strong>la</strong> criminalità organizzata tali da<br />

determinare un’alterazione del procedimento di formazione del<strong>la</strong> volontà degli<br />

organi elettivi e amministrativi e da compromettere il buon andamento e<br />

l’imparzialità dell’amministrazione, nonché il funzionamento dei servizi, con<br />

grave e perdurante pregiudizio per lo stato dell’ordine e del<strong>la</strong> sicurezza<br />

pubblica.”<br />

Il 3 ottobre 2009 il sindaco di Fondi e tutti gli assessori si dimettono,<br />

ritenendo impossibile continuare a governare in quello che sembrano definire<br />

un clima di congiura contro di loro. Il sindaco dimissionario, Parisel<strong>la</strong>,<br />

addirittura dichiara: "Non è possibile portare all’attenzione negativa un’intera<br />

comunità, un’intera amministrazione comunale sul<strong>la</strong> base di ipo<strong>tesi</strong> mai<br />

riscontrate da alcun Tribunale". Dimentica, forse, l'operazione Damasco II.<br />

Venerdì 9 ottobre 2009, il Consiglio dei Ministri decide di non sciogliere<br />

Fondi, preferendo le nuove elezioni e dichiarando <strong>la</strong> situazione risolta con le<br />

dimissioni del sindaco e del<strong>la</strong> giunta. Questa è <strong>la</strong> storia di un Comune non<br />

sciolto per mafia, in cui molti cavilli oscuri non sono ancora stati scoperti.” 28<br />

28 Articolo pubblicato da Libera Informazione, www.libera.it, Roma, 13/10/ 2009<br />

30


L’usura ed il racket di<strong>la</strong>gano anche nel Lazio: uno su dieci deve scucire <strong>la</strong><br />

mazzetta, con Roma eletta capitale degli strozzini. Più di ventitremi<strong>la</strong> i<br />

commercianti indebitati, il 28,7% degli attivi. Il Lazio è <strong>la</strong> seconda Regione<br />

italiana nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssifica dell’usura. 29 Addirittura nel periodo ’99-’03 è <strong>la</strong> prima<br />

regione con centotrentami<strong>la</strong> vittime accertate, nel 2006 il giro d’affari stimato<br />

è di due miliardi di euro, dati che non hanno bisogno di commenti. Il pizzo<br />

non è più roba del sud, nel 2006 sono seimi<strong>la</strong> i negozianti che hanno pagato.<br />

Dia, Dna ed altre istituzioni antimafia segna<strong>la</strong>no l’esplosione del fenomeno<br />

estorsioni nel centro Italia. Le nuove frontiere si sono spostate nel Viterbese e<br />

nel<strong>la</strong> zona di Rieti, che è subito dietro Latina, Roma e Frosinone in base agli<br />

indicatori di Confesercenti. Il basso Lazio e il litorale romano sono zone calde<br />

per il racket. Gli addetti ai <strong>la</strong>vori segna<strong>la</strong>no anche Civitavecchia<br />

nell’operazione Nerone, Tuscania, Tarquinia e <strong>la</strong> stessa Rieti come terre di<br />

conquista. Così come Fiuggi e <strong>la</strong> Ciociaria, un tempo oasi felice. Dal<strong>la</strong><br />

‘ndrangheta a cosa nostra, dal<strong>la</strong> camorra alle bande locali, <strong>la</strong> Quinta mafia si<br />

dà da fare. Significativo il calo vorticoso delle denunce per usura. Solo sei su<br />

mille hanno il coraggio di rivolgersi alle autorità. Ma aumentano le persone<br />

denunciate. Due dati che hanno una so<strong>la</strong> spiegazione: <strong>la</strong> pratica è ormai un<br />

reato associativo. Luigi De Ficchy, esponente Dna, non è ottimista: “Se le<br />

denunce ca<strong>la</strong>no, vuol dire che c’è omertà, paura e quindi una diminuzione<br />

delle denunce.” 30 L’usura è stata <strong>la</strong> prima attività delle mafie <strong>la</strong>ziali, <strong>la</strong> fonte<br />

dell’accumu<strong>la</strong>zione originaria. La banda del<strong>la</strong> Magliana si sostituì agli usurai<br />

di borgata, per investire i soldi di cosa nostra.<br />

L’andazzo non è affatto mutato: nel 2007 si è concluso l’ennesimo processo a<br />

carico di Enrico Nicoletti. Tra gli imputati i figli Antonio e Massimo, arrestati<br />

nel 2003 nell’ambito dell’operazione Nuvo<strong>la</strong>ri Star Gate e il braccio destro<br />

Enrico Terribile 31 . La banda avrebbe gestito una serie di società e di<br />

finanziarie, acquisite con usura e racket. Grandi somme di denaro, da ricic<strong>la</strong>re,<br />

29<br />

Libera Informazione, Parole e mafie, informazione, silenzi, omertà, Dossier Lazio, Roma,<br />

2011<br />

30<br />

Libera Informazione, Parole e mafie, informazione, silenzi, omertà, Dossier Lazio, Roma,<br />

2011, Ibidem<br />

31 Libera Informazione, Parole e mafie, informazione, silenzi, omertà, Dossier Lazio, Roma,<br />

2011, Ibidem<br />

31


hanno inquinato l’economia. Come sostiene Tano Grasso, il presidente del<strong>la</strong><br />

Federazione italiana antiracket, che è intervenuto al dibattito Criminalità<br />

economica: conoscere per prevenire, organizzato dal Gruppo Agesci Latina<br />

nelle scorse settimane: “C’è un problema di investimenti delle organizzazioni<br />

criminali, più difficile da riconoscere perché crea ricchezza, crea benefici per<br />

tutti. L’omertà in molti casi non è una scelta obbligata, ma una convenienza”.<br />

A preparare il terreno agli strozzini è <strong>la</strong> crisi economica, gli indici segna<strong>la</strong>no<br />

una debolezza del sistema economico: un <strong>la</strong>ziale su venti è stato protestato, <strong>la</strong><br />

Regione è al terzo posto per importi protestati. Anche nell’anno passato il<br />

Lazio è uno dei nodi nevralgici dei traffici di droga. Quasi tremi<strong>la</strong> le<br />

operazioni, al secondo posto tra le Regioni concentrate in provincia di Roma,<br />

che è prima in assoluto. Il Lazio segue al<strong>la</strong> Lombardia e precede <strong>la</strong> Campania,<br />

insieme accumu<strong>la</strong>no oltre il 40% delle operazioni sul suolo italiano. Uno dei<br />

principali blitz degli ultimi anni ha colpito <strong>la</strong> ‘ndrangheta, attiva sul litorale<br />

romano. Con Appia-Mithos e le successive indagini si è fatta chiarezza sugli<br />

affari dei Gal<strong>la</strong>ce, originari del Catanzarese. Altro colpo al<strong>la</strong> ‘ndrangheta nel<br />

maggio 2007, con l’operazione The king: traffici lungo <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong>, con basi a<br />

Roma.<br />

Nell’agosto scorso, a Civitavecchia l’operazione Nerone ha azzerato una<br />

cellu<strong>la</strong> operativa delle famiglie camorriste Gallo-Cavaliere di Torre<br />

Annunziata. Infine, dalle indagini del procuratore Italo Ormani e del Pm<br />

Adriano Iasillo, viene al<strong>la</strong> luce un giro da 600 milioni di Dol<strong>la</strong>ri, organizzato<br />

dal<strong>la</strong> cosca ca<strong>la</strong>brese dei Rizzuto operativa in Canada. Partite di droga saldate<br />

su conti correnti off shore, cifre movimentate anche nell’ufficio del<strong>la</strong> spa<br />

Made in Italy con ufficio in piazza Colonna. Circa due tonnel<strong>la</strong>te di<br />

stupefacenti, sequestrate, tra cui 540 chili di coca equivalenti al 14% del totale<br />

nazionale, e 330 di marijuana. Anche in questo caso, <strong>la</strong> droga è stata<br />

intercettata a Roma, <strong>la</strong> seconda provincia in assoluto per quantità sequestrate.<br />

Il Lazio è certamente sulle direttrici del traffico europeo. L’aeroporto di<br />

Fiumicino e il porto di Civitavecchia sono i varchi preferiti dai<br />

narcotrafficanti. Al Leonardo Da Vinci sono stati intercettati 215 plichi con<br />

droga, 1° posto, e 88 corrieri umani, 2° posto; lo scalo romano è dietro al<strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> Malpensa. Ma i carichi di polvere arrivano anche dal mare. Tra gli<br />

32


attracchi più frequenti, i moli del Viterbese: Civitavecchia è al quarto posto. 32<br />

Un migliaio le segna<strong>la</strong>zioni per reati di droga, circa il 10% del totale<br />

nazionale. Nigeriani e colombiani gestiscono i grandi traffici, mentre agli<br />

algerini resta lo spaccio al dettaglio delle droghe leggere. Spagnoli,<br />

marocchini, tunisini, algerini e albanesi i più segna<strong>la</strong>ti, mentre spicca <strong>la</strong><br />

concentrazione di nigeriani in provincia di Frosinone.<br />

Nel 2006, con l’operazione Maletta, si è scoperta una banda mista tunisini-<br />

venezue<strong>la</strong>ni, che gestiva un giro di hashish e coca con <strong>la</strong> Spagna. In generale,<br />

nelle Regioni del centro-nord, al<strong>la</strong> manova<strong>la</strong>nza straniera è affidato il<br />

controllo del territorio, che le mafie italiane tendono ad appaltare: il 27% delle<br />

denunce per traffico riguarda cittadini di altre nazionalità.<br />

La Quinta mafia si inserisce, alleandosi agli stranieri.<br />

Un altro dato preoccupante riguarda il coinvolgimento del territorio regionale<br />

nei fenomeni di smaltimento illecito dei rifiuti, nel quale alcune indagini<br />

hanno evidenziato interessi del<strong>la</strong> criminalità organizzata. Il fenomeno riguarda<br />

tutte le province <strong>la</strong>ziali. Queste parole, contenute nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione annuale del<strong>la</strong><br />

Direzione Nazionale Antimafia, trovano conferma nei dati degli ultimi tre<br />

anni sull’illegalità ambientale presenti nei Rapporti Ecomafia di Legambiente.<br />

Dal Rapporto Ecomafie 2011 di Legambiente emerge che: “Nel Lazio<br />

crescono i reati legati allo smaltimento illecito dei rifiuti e sono saldamente<br />

elevati quelli per il cemento illegale, una triste conferma di una illegalità<br />

troppo diffusa e di una pericolosa ascesa del<strong>la</strong> criminalità organizzata che<br />

richiede una risposta determinata da parte del<strong>la</strong> Regione, per sostenere il<br />

prezioso <strong>la</strong>voro delle forze dell’ordine e del<strong>la</strong> magistratura - ha dichiarato<br />

Lorenzo Par<strong>la</strong>ti, presidente di Legambiente Lazio - da un <strong>la</strong>to continuano gli<br />

illeciti diffusi, ma dall’altro si radicano organizzazioni criminali con troppi<br />

casi nei quali ci sono legami con amministrazioni locali ben oltre i livelli di<br />

guardia, soprattutto nel sud pontino. Da un <strong>la</strong>to, servono norme più severe, ed<br />

è molto positivo che si stia <strong>la</strong>vorando per il recepimento nel Codice penale<br />

delle norme europee, quel<strong>la</strong> deve essere l’occasione per potenziare gli<br />

strumenti a disposizione delle Procure. Dall’altro, chiediamo più attenzione da<br />

parte delle istituzioni, prima su tutte <strong>la</strong> Regione Lazio che deve prendere sul<br />

serio questo al<strong>la</strong>rme. Su cemento e rifiuti, <strong>la</strong> Regione deve dare un forte<br />

32 Libera Informazione, Parole e mafie, informazione, silenzi, omertà, Dossier Lazio, Roma,<br />

2011, Ibidem<br />

33


impulso alle amministrazioni locali con il nuovo piano rifiuti che deve puntare<br />

su una nuova stagione per <strong>la</strong> gestione dei rifiuti, che incrementi riduzione e<br />

raccolta differenziata, settori a basso livello di illegalità e infiltrazione,<br />

facilitando sul fronte del cemento abusivo il riavvio delle ruspe per gli<br />

abbattimenti.” 33<br />

Abusivismo, rifiuti tossici, aggressione al territorio, incendi dolosi: è lunga <strong>la</strong><br />

lista dei reati ambientali nel Lazio, addirittura cinque al giorno. Una Regione<br />

pattumiera, a causa delle bombe ecologiche sepolte dai Casalesi in giro per il<br />

basso Lazio e del<strong>la</strong> pratica dello smaltimento illegale operata dalle industrie.<br />

Una regione che rischia il male campano. Nelle c<strong>la</strong>ssifiche sti<strong>la</strong>te da<br />

Legambiente, dossier Ecomafia 2007, <strong>la</strong> Regione è al quinto posto per<br />

illegalità ambientali, al nono per reati re<strong>la</strong>tivi al ciclo dei rifiuti e al terzo<br />

riguardo al ciclo del cemento. Il trend è storico, continuerà. Il Lazio è <strong>la</strong> terra<br />

dell’abuso edilizio, subito dietro <strong>la</strong> Campania e <strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria. Ventiduemi<strong>la</strong> casi<br />

dal ’94, sei al giorno tra pa<strong>la</strong>zzi, balconi, verande e capannoni. Anche <strong>la</strong><br />

provincia di Frosinone è ad alto rischio a causa del<strong>la</strong> contiguità con il<br />

Casertano, regno incontrastato degli ecocamorristi, impegnati nello<br />

smaltimento illegale di rifiuti, anche tossici. Nel basso Lazio, <strong>la</strong> camorra ha<br />

fatto affari d’oro provando poi a ricic<strong>la</strong>re il denaro con <strong>la</strong> famigerata Banca<br />

industriale del Lazio. Altra attività è il supporto logistico alle imprese<br />

industriali vogliose di disfarsi a basso costo delle scorie di <strong>la</strong>vorazione. I c<strong>la</strong>n<br />

campani hanno addirittura utilizzato i cantieri dell’A1 e del<strong>la</strong> Tav per lo<br />

smaltimento veloce di rifiuti di ogni genere. A farne le spese i fiumi, il Liri e<br />

in partico<strong>la</strong>re il Sacco, il fiume dei veleni. A tal punto che ad essere inquinata<br />

è adesso l’intera valle. Una tendenza ultradecennale. Già nel ’97 si scoprì una<br />

mega-di<strong>scarica</strong> abusiva alle porte di Latina, nel<strong>la</strong> città di Pontinia, con sepolti<br />

almeno ottomi<strong>la</strong> fusti di rifiuti tossici. Ma nessuna delle province <strong>la</strong>ziali è<br />

esente dal fenomeno. Rieti e Viterbo sono le nuove frontiere dell’ecomafia.<br />

E’ stata scoperta un’organizzazione che ha gestito per anni circa<br />

duecentocinquantami<strong>la</strong> tonnel<strong>la</strong>te di rifiuti speciali pericolosi provenienti da<br />

tutto il Paese, dai rifiuti ospedalieri ai fanghi tossici, stivati in discariche nel<br />

nord del Lazio, per un guadagno milionario.<br />

33 Rapporto Ecomafie 2011, www.legambiente.it<br />

34


Anche <strong>la</strong> questione rifiuti genera preoccupazione. Grazie al<strong>la</strong> proroga<br />

generale, <strong>la</strong> di<strong>scarica</strong> di Ma<strong>la</strong>grotta resterà in funzione fino al 31 dicembre<br />

2012. Il dopo è incerto, e <strong>la</strong> situazione non è affatto stabilizzata. In ballo <strong>la</strong><br />

costruzione di un nuovo impianto, il gassificatore a combustione da realizzare<br />

ad Albano, da affiancare ai tre esistenti, per l’applicazione degli otto cicli di<br />

trattamento previsti dal piano Marrazzo. Il commissariamento è giunto al<br />

termine, adesso toccherà al<strong>la</strong> Regione gestire l’emergenza rifiuti. La Polverini<br />

e l’assessore al<strong>la</strong> sicurezza presentano un rapporto con i dati sul<strong>la</strong> criminalità<br />

<strong>la</strong>ziale fino al 2010 34 : gli assassinii sembravano in calo, ma aumentavano i<br />

tentativi di omicidio. Dal 2011 c’è stato un boom di delitti, sono cresciute le<br />

denunce di estorsione, sono stati sequestrati alle mafie quasi 300 immobili e<br />

cento aziende. Presentare a fine 2011 un rapporto sul<strong>la</strong> criminalità fino al<br />

2010 per dire che le cronache giornalistiche dell’ultimo anno sugli omicidi e<br />

<strong>la</strong> criminalità organizzata nel<strong>la</strong> Capitale sono esagerate, è stato lo scopo del<strong>la</strong><br />

Regione Lazio e del<strong>la</strong> Presidente Polverini. Al<strong>la</strong> presentazione del rapporto<br />

e<strong>la</strong>borato dall’Osservatorio tecnico scientifico per <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> legalità nel<br />

Lazio, insieme al<strong>la</strong> Polverini, c’erano anche Giuseppe Cangemi, assessore al<strong>la</strong><br />

Sicurezza, e il Presidente dell’Osservatorio Rosario Vitarelli.<br />

Oggetto del<strong>la</strong> conferenza: 455 pagine di numeri, grafici e soprattutto tabelle;<br />

numero di denunce e tasso di criminalità Comune per Comune, reato per<br />

reato. Morale del<strong>la</strong> conferenza: dal 2006 al 2010 sia i reati denunciati sia il<br />

tasso di criminalità, ossia il numero dei reati commessi in un anno ogni<br />

diecimi<strong>la</strong> abitanti, sono diminuiti. E non solo, in generale, nel Lazio. Ma<br />

anche a Roma, dove da mesi le cronache locali raccontano di omicidi,<br />

aggressioni e c<strong>la</strong>n criminali, nel 2010 gli omicidi volontari si sono quasi<br />

dimezzati: da quaranta a ventuno in un anno. Così <strong>la</strong> notizia passa di agenzia<br />

in agenzia, di giornale in giornale. Bisogna arrivare fino a pagina 179 per<br />

leggere che poi c’è stata una marcata inversione di tendenza e che solo nei<br />

primi sei mesi del 2011 sono stati consumati, nel<strong>la</strong> provincia romana, venti<br />

omicidi. Di più: <strong>la</strong> quasi totalità di questi omicidi è il prodotto del<strong>la</strong><br />

criminalità organizzata: guerre tra bande locali per l’egemonia dello spaccio<br />

34 Rapporto e<strong>la</strong>borato dall’Osservatorio tecnico scientifico per <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> legalità nel<br />

Lazio, Presidente Rosario Vitarelli, Roma, Settembre 2011<br />

35


di droga in alcuni importanti quartieri del<strong>la</strong> capitale e dell’hinter<strong>la</strong>nd<br />

romano. Inoltre basta sommare agli omicidi andati a segno il numero di tentati<br />

omicidi per rendersi conto che nel 2010 il numero di aggressioni non è affatto<br />

diminuito. Solo nel 2009 sono ca<strong>la</strong>te, dopo tre anni di crescita ininterrotta.<br />

I dati sono re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> criminalità organizzata nel Lazio dal 2006 al 2010; Fonte Agora Vox,<br />

Agosto 2011<br />

Ma a contrastare queste aggressioni, a fronte dell’aumento degli omicidi<br />

nell’ultimo anno, lo Stato schiera sempre meno uomini. Lo denuncia, in<br />

un’intervista ri<strong>la</strong>sciata a Paese Sera, il segretario romano del Silp Cgil,<br />

Sindacato Italiano Lavoratori Polizia, Gianni Ciotti: “In provincia <strong>la</strong> squadra<br />

mobile è l’ufficio principe che contrasta <strong>la</strong> criminalità, negli anni ‘80 c’erano<br />

circa 370/400 persone ed era il reparto meglio equipaggiato in termini di<br />

risorse umane e tecnologiche. Oggi sono 280 le persone che <strong>la</strong>vorano al<strong>la</strong><br />

squadra mobile, con pochissimi mezzi e risorse tecnologiche. Stamattina un<br />

collega che si occupa di omicidi è venuto nel mio ufficio per usare il computer<br />

per scrivere una re<strong>la</strong>zione, nel suo reparto hanno a disposizione solo uno. Per<br />

risolvere un omicidio ci vogliono almeno dieci persone: 4 per le<br />

intercettazioni se si hanno i telefoni sotto controllo, 3 per i pedinamenti esterni<br />

a voler essere parsimoniosi, e 3 per sentire <strong>la</strong> gente a verbale. Mediamente <strong>la</strong><br />

36


sezione omicidi di Roma ha 30 persone con un carico di <strong>la</strong>voro di 18/19<br />

omicidi.” 35 . Insieme agli omicidi, ca<strong>la</strong>no anche le denunce per traffico di<br />

stupefacenti: nel 2010 gli investigatori hanno sequestrato solo metà degli<br />

stupefacenti rispetto al 2009, raggiungendo le due tonnel<strong>la</strong>te. Le droghe più<br />

requisite nel Lazio sono, in ordine, cocaina, hashish, marijuana ed eroina.<br />

I dati sono re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> criminalità organizzata nel Lazio dal 2006 al 2010; Fonte Agora Vox,<br />

Agosto 2011<br />

Nel 2010 le Forze dell’Ordine hanno sequestrato, nel Lazio, un quinto di tutta<br />

<strong>la</strong> cocaina sequestrata in Italia, perché nel Lazio <strong>la</strong> droga arriva da tutto il<br />

mondo. Proprio nel 2010 a Fiumicino erano stati arrestati dal<strong>la</strong> Finanza dodici<br />

cittadini sudamericani che trasportavano, occultati in ovuli ingeriti, un totale<br />

di dieci chili di cocaina pura. L’aeroporto di Fiumicino continua ad essere un<br />

luogo di passaggio di corrieri di droga: Fiumicino è il Comune con il più alto<br />

tasso di criminalità del<strong>la</strong> provincia, 1122 denunce di reato l’anno ogni<br />

diecimi<strong>la</strong> abitanti.<br />

35 Ciotti G., Vogani C., Articolo giornalistico “Mafie, servono indagini incociate: soffocano i<br />

quartieri”,3/10/2011, Roma, www.paesesera.it<br />

37


I dati sono re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> criminalità organizzata nel Lazio dal 2006 al 2010; Fonte Agora Vox,<br />

Agosto, 2011<br />

38


I dati sono re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> criminalità organizzata nel Lazio dal 2006 al 2010, Fonte Agora Vox,<br />

Agosto 2011<br />

La carta del tasso di criminalità del Lazio presentata dall’Osservatorio<br />

evidenzia che i Comuni con il più alto tasso di criminalità si trovano per lo più<br />

distribuiti lungo il litorale che coincidono con i territori a più alta<br />

concentrazione mafiosa del<strong>la</strong> Regione. A Roma, nel 2010, le denunce per reati<br />

di mafia sono diminuite, ma l’emergenza delle infiltrazioni del<strong>la</strong> criminalità<br />

organizzata persiste, e si chiama ricic<strong>la</strong>ggio. Secondo gli ultimi dati<br />

dell’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati, aggiornati al primo luglio 2011,<br />

39


nel Comune di Roma sono stati sequestrati alle organizzazioni mafiose 292<br />

immobili e 96 aziende. Nell’ultimo anno nel<strong>la</strong> Capitale sono stati sequestrati<br />

al<strong>la</strong> criminalità organizzata oltre 330 milioni di euro. Le mafie, a Roma, si<br />

evolvono, si ingegnerizzano, fanno operazioni finanziarie sofisticate, oltreché<br />

morti.<br />

Il 16 settembre scorso sono stati arrestati Nico<strong>la</strong> Delfina e Sandra Zoccali, <strong>la</strong><br />

sua compagna. Lui è accusato di avere concesso almeno 2660 polizze abusive<br />

tramite <strong>la</strong> Congafid, un consorzio di garanzia fidi che destinava i fondi a<br />

società di centri estetici. Lei era <strong>la</strong> proprietaria dei centri estetici, e anche<br />

dell’Antico Caffè Chigi di Roma, sequestrato a luglio dal<strong>la</strong> Dia che lo ritiene<br />

proprietà del<strong>la</strong> ‘ndrangheta. Scrive l’Osservatorio del<strong>la</strong> Regione: “Rimane<br />

quanto mai alto per le organizzazioni mafiose l’interesse a costituire<br />

artico<strong>la</strong>zioni logistiche nel Lazio e soprattutto a Roma, in un contesto che<br />

offre grandi opportunità per il reinvestimento di profitti illecitamente<br />

accumu<strong>la</strong>ti e per l’avvio di attività imprenditoriali, soprattutto nel settore<br />

dell’edilizia, delle società finanziarie, del commercio, del<strong>la</strong> ristorazione,<br />

dell’abbigliamento, dello smaltimento dei rifiuti, delle concessionarie di auto.<br />

Molteplici riscontri, d’altronde, portano a ravvisare, come è stato rilevato<br />

anche da altri autorevoli organismi istituzionali, un progressivo spostamento<br />

delle pratiche e degli interessi mafiosi ben oltre i confini del Mezzogiorno,<br />

con un coinvolgimento diretto anche del Lazio e di altre Regioni del centro-<br />

nord Italia, in partico<strong>la</strong>re Emilia Romagna, Lombardia, Liguria e<br />

Piemonte.” 36 .<br />

36 Rapporto sullo stato del<strong>la</strong> sicurezza e sull’andamento del<strong>la</strong> criminalità nel Lazio,<br />

www.regione.<strong>la</strong>zio.it<br />

40


I dati sono re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> criminalità organizzata nel Lazio dal 2006 al 2010; Fonte Agora Vox,<br />

Agosto 2011<br />

Mentre aumentano le denunce di estorsioni, a Roma ca<strong>la</strong>no quelle per usura:<br />

secondo i dati di Sos Impresa paga il pizzo un’attività commerciale su tre. Ma<br />

anche l’usura non starebbe diminuendo: sono poche le persone che hanno il<br />

coraggio di denunciare. Nelle mani degli usurai, secondo l’associazione, ci<br />

sarebbe quasi il 35% dei commercianti, contro il 34% del<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria e il 32%<br />

del<strong>la</strong> Campania. Un giro d’affari di oltre tre miliardi di euro. Che fa del Lazio<br />

<strong>la</strong> prima Regione per vittime dell’usura in Italia. 37<br />

2. La confisca dei beni a Roma e nel Lazio.<br />

2.1 I beni confiscati nel<strong>la</strong> città di Roma, nel Lazio ed il loro<br />

riutilizzo sociale.<br />

I due criteri principali per una corretta gestione dei beni pubblici, sono <strong>la</strong><br />

trasparenza e <strong>la</strong> buona amministrazione, efficaci inoltre, a far rispettare gli<br />

interessi e i diritti dei cittadini. Il discorso viene amplificato se si tratta di<br />

utilizzo a fini sociali dei beni confiscati. Questo monitoraggio nasce con lo<br />

37 Rapporto e<strong>la</strong>borato dall’Osservatorio tecnico scientifico per <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> legalità nel<br />

Lazio, Presidente Rosario Vitarelli, Roma, Settembre 2011, Ibidem<br />

41


scopo di garantire speranza, rifugio e concretezza ai cittadini danneggiati dalle<br />

mafie, attraverso <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong> fruizione dei beni di cui le organizzazioni<br />

criminali si erano appropriati in modo illecito. Si tratta di un percorso non<br />

privo di difficoltà. 38 Può risultare interessante un’analisi del dossier presentato<br />

nel febbraio 2011 da Libera, da Sud, Action diritti in movimento, CNCA<br />

Lazio, Gioventù Attiva e EQUORETE, intito<strong>la</strong>to “Riprendiamoci il maltolto –<br />

Dal<strong>la</strong> confisca all’effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie a<br />

Roma e provincia”. Si è potuto constatare che esistono locali formalmente<br />

assegnati e ancora vuoti, di altri occupati da sconosciuti, in molti casi, invece,<br />

l’utilizzo a fini sociali dei beni risulta solo sul<strong>la</strong> carta e non appartiene al<strong>la</strong><br />

realtà dei fatti. Nel Comune di Roma sono stati esaminati 117 beni confiscati<br />

su 135 totali, ossia l’86%. Ne risulta che l’8,5% dei beni sia vuoto ed<br />

inutilizzato o in stato di abbandono per un valore complessivo di circa<br />

4.726.00,00 euro, il 24,7% dei beni sia occupato da persone o attività<br />

differenti rispetto a quelle previste dagli accordi, per un valore complessivo di<br />

circa 19.799.00,00, il 7,6% del totale dei beni sia occupato da attività a fini di<br />

lucro anziché a fini sociali, come previsto dal<strong>la</strong> procedura del<strong>la</strong> destinazione.<br />

Infine per il 39,3% non è stato possibile trarre delle conclusioni effettive in<br />

quanto si tratta di appartamenti situati in zone o edifici molto ampi e<br />

dispersivi, segna<strong>la</strong>ti con il solo numero civico ma non con l’interno<br />

condominiale: il valore ammonta a circa 9.256.00,00 euro. Spesso gli enti<br />

gestori che si occupano dei patrimoni sottratti alle mafie, subiscono minacce,<br />

aggressioni, da aggiungere ai problemi di natura burocratica come i ritardi e <strong>la</strong><br />

mancata trasparenza nel<strong>la</strong> fase di assegnazione dei beni.<br />

Molte volte nell’assegnazione, <strong>la</strong> truffa per lo Stato ed i cittadini è inevitabile<br />

a causa dei numerosi prestanome delle cosche e dei vincoli ipotecari che<br />

spesso gravano sugli immobili sequestrati. Altra questione problematica è <strong>la</strong><br />

necessità di finanziamenti per ristrutturare i beni. 39 Il Lazio è <strong>la</strong> sesta regione<br />

per numero di beni confiscati presenti sul territorio. Come si può rilevare dai<br />

documenti dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati 40 , nel 2011 sono<br />

38 Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Dossier, AA. VV., Riprendiamoci il<br />

maltolto. Dal<strong>la</strong> confisca all’effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie a Roma e<br />

Provincia, Febbraio 2011, Roma<br />

39<br />

Gambacurta A. ,Or<strong>la</strong>nducci E. , Percorsi politici e civili, Ed.Mediascape, 2011<br />

40<br />

42


presenti nel Lazio 482 confische, suddivise tra 105 aziende e 377 tra terreni,<br />

ville e appartamenti. Roma, con 383 beni, è <strong>la</strong> provincia del Lazio con il<br />

numero maggiore di beni confiscati. In ambito nazionale rappresenta <strong>la</strong><br />

settima provincia italiana per numero di beni, preceduta da Palermo al vertice<br />

del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssifica con 3343 beni, a seguire Reggio Ca<strong>la</strong>bria con 1030 beni,<br />

Napoli 915, Catania 592, Mi<strong>la</strong>no 536 ed infine Caserta con 486. 41 Nel<strong>la</strong> parte<br />

conclusiva il dossier di Libera si sofferma su alcuni punti fondamentali da<br />

migliorare nel<strong>la</strong> lotta contro le mafie, quali <strong>la</strong> creazione del registro pubblico<br />

dei beni confiscati alle mafie, consultabile anche on-line, l’istituzione del<br />

bando pubblico per l’assegnazione dei beni confiscati alle mafie, l’istituzione<br />

di uffici comunali e provinciali per <strong>la</strong> promozione dell’uso sociale dei beni, <strong>la</strong><br />

definizione di bandi provinciali per <strong>la</strong> promozione dell’uso sociale dei beni,<br />

l’attuazione del<strong>la</strong> legge regionale che istituisce l’Agenzia per i beni confiscati<br />

nel Lazio: l’Abecol 42 , <strong>la</strong> continuità nei finanziamenti regionali previsti per gli<br />

interventi in favore dell’uso sociale dei beni confiscati. Questi punti indicano<br />

solo un iter iniziale ed attraverso <strong>la</strong> loro realizzazione si può ottenere un<br />

concreto miglioramento nel procedimento normativo re<strong>la</strong>tivo ai beni<br />

confiscati, senza annientare il percorso civile, sociale, politico, amministrativo<br />

compiuto fino ad oggi. I beni confiscati, una volta restituiti al<strong>la</strong> collettività,<br />

acquistano un forte significato etico e simbolico: il mito del<strong>la</strong> mafia viene<br />

smantel<strong>la</strong>to e lo Stato restituisce il maltolto, facendosi testimone di una<br />

rivoluzione culturale, etica ed economica 43 .<br />

L'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e <strong>la</strong> destinazione dei beni sequestrati e confiscati<br />

al<strong>la</strong> criminalità organizzata è stata istituita con decreto legge n.4 del 4 febbraio 2010,<br />

convertito in legge n. 50, il 31 marzo 2010.<br />

41<br />

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Dossier, AA. VV., Riprendiamoci il<br />

maltolto. Dal<strong>la</strong> confisca all’effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie a Roma e<br />

Provincia, Febbraio 2011, Roma, Ibidem<br />

42 Abecol: unità amministrativa del<strong>la</strong> Regione Lazio dotata di autonomia gestionale,<br />

organizzativa, finanziaria e contabile nei limiti delle risorse disponibili ed in conformità agli<br />

atti regionali di definizione delle politiche e degli obiettivi programmatici, è preposta allo<br />

svolgimento di attività tecnico-operative connesse all’esercizio delle funzioni amministrative<br />

regionali per favorire l’uso sociale dei beni confiscati al<strong>la</strong> criminalità.<br />

43<br />

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Dossier, AA. VV., Riprendiamoci il<br />

maltolto. Dal<strong>la</strong> confisca all’effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie a Roma e<br />

Provincia, Febbraio 2011, Roma, Ibidem<br />

43


Il giorno 22/10/2011, all’interno di una puntata di Report, è andato in onda un<br />

servizio intito<strong>la</strong>to La banda de noantri, ore 21,45, Raitre 44 . Apre <strong>la</strong> puntata il<br />

giornalista Luca Chianca affermando che “i beni confiscati alle mafie hanno<br />

un alto valore simbolico, perché sono il frutto di attività criminali ai danni<br />

del<strong>la</strong> collettività, quindi, per legge, <strong>la</strong> collettività deve benificiarne ma in che<br />

modo? I Comuni devo certamente non <strong>la</strong>sciare dentro gli appartamenti le<br />

famiglie del farabutto, ma devono affidarli a delle Onlus o associazioni che<br />

svolgono attività sociali non a fini di lucro. Il Comune di Roma è proprietario<br />

di 56 immobili confiscati. Che ci fa?.” Vengono citati vari casi.<br />

Il primo riguarda il caso del boss Gennaro Pennel<strong>la</strong>, uno dei più noti<br />

contrabbandieri di sigarette dell’area partenopea, deceduto quattro anni fa. Nel<br />

2005 gli viene confiscato il suo appartamento che vale due milioni di euro, nel<br />

cuore del<strong>la</strong> capitale. Dal 2007 diventa proprietà del Comune di Roma. Luca<br />

Chianca si reca sul posto, ci abita ancora <strong>la</strong> famiglia Pennel<strong>la</strong>.<br />

Alfredo Antoniozzi, assessore al Patrimonio del Comune di Roma ne è<br />

all’oscuro. Tutto questo ha dell’incredibile. Il caso successivo riguarda <strong>la</strong> vil<strong>la</strong><br />

del boss Salvatore Nicitra al<strong>la</strong> Giustiniana, confiscata nel ’99 per un valore di<br />

due milioni di euro. Dal 2005 è del Comune di Roma che l’ ha affidata per fini<br />

sociali, al Consorzio Sol.co. All’interno dell’edificio vengono trovate molte<br />

persone anziane. Il Consorzio, a sua volta, ci ha messo dentro l’associazione<br />

Città del Sole: oggi è una residenza per anziani a pagamento. Inizialmente era<br />

stato messo in piedi un progetto legato a situazioni psichiatriche che poi non si<br />

è concretizzato. Ad ogni paziente viene imposto un importo mensile di ben<br />

1.600,00 euro. Un’altra situazione disarmante che <strong>la</strong>scia senza parole.<br />

Per realizzare questa truffa, tra le carte burocratiche fondamentali, non risulta<br />

neanche l’autorizzazione del<strong>la</strong> Asl competente, come afferma Gianni<br />

Giacomini, presidente del XX Municipio. Lo scandalo successivo riguarda <strong>la</strong><br />

sede del<strong>la</strong> Stel<strong>la</strong> Azzurra, in via F<strong>la</strong>minia. Il terreno è confiscato da oltre dieci<br />

anni, perché un tempo, era di proprietà di Nicoletti, ex cassiere del<strong>la</strong> Banda<br />

del<strong>la</strong> Magliana. Sullo stesso bene confiscato, c’è un’altra società sportiva:<br />

l’Unione Rugby Capitolina. Qui è presente un centro di fisioterapia privato: <strong>la</strong><br />

Isokinetic che, non potendo per legge pagare l’affitto, sponsorizza <strong>la</strong> società<br />

versando una somma di novantami<strong>la</strong> euro l’anno. Daniele Pacini, presidente<br />

44 Chianca L., servizio giornalistico I beni de ‘noantri ,www.report.rai.it, 22/10/2011, Roma<br />

44


dell’Unione Rugby Capitolina, afferma di aver visto molte volte<br />

rappresentanti del Comune di Roma circo<strong>la</strong>re in quell’edificio, quindi pur<br />

essendo a conoscenza del fatto, fanno finta di niente. Ai rappresentanti del<br />

Comune di Roma non doveva sfuggire neppure lo showroom di abbigliamento<br />

del<strong>la</strong> Blu S.r.l., che ha <strong>la</strong> sede proprio sopra <strong>la</strong> clinica. Il proprietario è<br />

Riccardo Dell’Anno, vicepresidente dell’Unione Rugby Capitolina: ancora<br />

una volta viene utilizzato un bene pubblico da una società privata, che ne<br />

ricava guadagni proficui. Altri otto beni confiscati da dieci anni, sono in<br />

completo stato di abbandono, nel<strong>la</strong> borgata Finocchio, vicino <strong>la</strong> Tusco<strong>la</strong>na, <strong>la</strong><br />

Cristoforo Colombo e sul<strong>la</strong> via Anagnina, abbandonato anche quello di Acilia,<br />

dove nel 2009 è stato ucciso Emidio Salomone, un altro boss del<strong>la</strong> Banda<br />

del<strong>la</strong> Magliana. Cinquanta metri più in là, qualche anno prima era stata<br />

confiscata una sa<strong>la</strong> giochi. Il giornalista si dirige personalmente sul luogo<br />

notando altri undici immobili occupati abusivamente, che sommati a quelli<br />

vuoti fanno diciannove immobili per un valore di tredici milioni di euro. Dopo<br />

questa segna<strong>la</strong>zione che risale al 7 ottobre 2011, nel<strong>la</strong> data del 21 ottobre il<br />

Comune di Roma ha finalmente assegnato nove immobili. L’ambiguità sta nel<br />

fatto che tra le associazioni c’è <strong>la</strong> fondazione Roma Solidale dove il Comune è<br />

socio insieme al gruppo BNL; poi c’è l’associazione dei carabinieri Podgora<br />

dove tra i fondatori c’è Giuseppe La Fortuna, consigliere comunale del PdL. A<br />

seguire l’ultimo caso d’indagine: l’11 Marzo 2011, con l’accusa di concorso<br />

esterno in associazione mafiosa, va in carcere Giorgio Magliocca, che da<br />

pochi mesi, per diretta volontà del sindaco Gianni Alemanno, viene assunto<br />

come dirigente presso <strong>la</strong> sua segreteria politica. L’indagine del<strong>la</strong> Procura di<br />

Napoli riguarda il suo ruolo a Pignataro Maggiore, piccolo paese del<br />

casertano, di cui Magliocca è sindaco dal 2002. Il giornalista inviato Enzo<br />

Palmesano afferma: “Tra le ipo<strong>tesi</strong> dell'accusa c'è proprio quel<strong>la</strong> di aver<br />

favorito il c<strong>la</strong>n non utilizzando coscientemente questi beni a fini sociali di<br />

ripristino del<strong>la</strong> legalità.”<br />

Nel ’97 viene confiscata <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> di Raffaele Ligato, condannato all’ergastolo<br />

per l’omicidio del fratello del giudice Ferdinando Imposimato, che nei primi<br />

anni ’80 stava indagando sui rapporti tra <strong>la</strong> Banda del<strong>la</strong> Magliana e <strong>la</strong> mafia<br />

siciliana a Roma. Su questo immobile confiscato, il sindaco Magliocca non è<br />

riuscito ad avviare nessun progetto. L’immobile viene sgomberato dal<strong>la</strong><br />

45


famiglia Ligato solo nell’agosto del 2003. Ma prima di andar via i Ligato<br />

smontano tutti gli infissi e li portano via: finestre comprese. Il sindaco<br />

Magliocca diede il suo parere favorevole per <strong>la</strong> loro rimozione, consegnando<br />

al patrimonio del Comune una vil<strong>la</strong> inutilizzabile. Egli nel 2008 è rinviato a<br />

giudizio per corruzione, voto di scambio e falso. Indagato nell’inchiesta<br />

Biopower e dal<strong>la</strong> Distrettuale Antimafia di Napoli. Eppure il sindaco<br />

Alemanno lo nomina dirigente sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> sua esperienza acquisita al di<br />

fuori del Comune di Roma, ma non c’è scritto di quale tipo di esperienza si<br />

tratta: rimane un punto interrogativo.<br />

Nell’ottobre 2011 <strong>la</strong> mafia colpisce ancora: viene letteralmente devastato “Il<br />

vil<strong>la</strong>ggio del<strong>la</strong> Legalità” di Borgo Sabotino a Latina 45 , un atto violento e<br />

grave che ha il sapore di un raid mafioso. La struttura, di circa quattro ettari,<br />

viene confiscata per abusivismo edilizio e poi affidata nell’agosto 2011<br />

all’associazione Libera contro le mafie. Secondo gli inquirenti e Antonio<br />

Turri, coordinatore regionale di Libera, il messaggio dell’azione vandalica<br />

notturna è chiara: “Con questo gesto ci hanno detto che qui noi non ci<br />

dobbiamo stare. Ci vogliono mettere in condizioni di non <strong>la</strong>vorare.” 46<br />

Vengono trovati vetri sfondati a picconate, tavoli, sedie, computer, casse per<br />

l’amplificazione distrutte, impianti elettrici con danni di migliaia di euro.<br />

Interviene Don Ciotti affermando che “E’ stato colpito un bene confiscato e<br />

restituito al<strong>la</strong> collettività dove Libera si era resa disponibile, su richiesta del<br />

Commissario Prefittizio di Latina, ad accompagnare il percorso di recupero e<br />

di valorizzazione del bene con il protagonismo delle realtà associative locali.<br />

Nessuno può pensare di vandalizzare e di fermare questo impegno.<br />

E’ un gesto preoccupante che mira ad intimidire chi combatte le mafie e nel<br />

contempo a <strong>la</strong>nciare un messaggio chiaro all’intero territorio dato che proprio<br />

in questa giornata il Vil<strong>la</strong>ggio del<strong>la</strong> Legalità avrebbe dovuto ospitare<br />

un’iniziativa sul<strong>la</strong> figura di Don Cesare Boschin, prete ucciso per aver<br />

denunciato traffici di rifiuti tossici nel<strong>la</strong> di<strong>scarica</strong> di Borgo Montello.” 47 .<br />

45 AA.VV. Articolo pubblicato da Libera, Beni confiscati: devastato il Vil<strong>la</strong>ggio del<strong>la</strong> legalità<br />

a Borgo Sabotino, www.libera.it, Ottobre 2011<br />

46<br />

AA.VV. Articolo pubblicato da Libera, Beni confiscati: devastato il Vil<strong>la</strong>ggio del<strong>la</strong> legalità<br />

a Borgo Sabotino, www.libera.it, Ottobre 2011, Ibidem<br />

47 AA.VV. Articolo pubblicato da Libera, Beni confiscati: devastato il Vil<strong>la</strong>ggio del<strong>la</strong> legalità<br />

a Borgo Sabotino, www.libera.it, Ottobre 2011, Ibidem<br />

46


Il 13 ottobre 2011 è entrato in vigore il Codice Antimafia. Con <strong>la</strong><br />

pubblicazione sul<strong>la</strong> Gazzetta Ufficiale n.226 del 28/09/2011- Suppl. Ordinario<br />

n.214, infatti, del decreto legis<strong>la</strong>tivo 6 Settembre 2011, n.159 entra in vigore il<br />

provvedimento, approvato dal Consiglio dei Ministri nel<strong>la</strong> riunione del 3<br />

Agosto 2011, su proposta dei Ministri dell’Interno e del<strong>la</strong> Giustizia. Il Codice<br />

prevede misure di prevenzione e sul<strong>la</strong> documentazione antimafia aggiornando<br />

<strong>la</strong> normativa e divenendo punto di riferimento completo per semplificare<br />

l’attività dell’interprete, migliorare l’efficienza delle procedure di gestione,<br />

destinazione ed assegnazione dei beni confiscati. 48 Per quel che riguarda il<br />

sequestro dei beni, il Codice presenta più di una fal<strong>la</strong>, con nuove regole che,<br />

invece che contrastare, rischiano di favorire le cosche. 49 Nel testo compaiono<br />

alcuni vincoli normativi che fanno riflettere. Ad esempio vengono applicati<br />

alcuni principi secondo i quali i giudici sono obbligati a confiscare i beni entro<br />

due anni e mezzo dall’avvio del procedimento penale, e nel caso in cui <strong>la</strong><br />

scadenza del termine venga oltrepassata, il bene deve essere restituito a quelli<br />

che, nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi, sono i prestanome dei boss. I magistrati si<br />

trovano davanti ad un bivio: restituire i beni che non si è riusciti a confiscare<br />

nei 30 mesi previsti o mettere in liquidazione le grandi aziende, chiudendole o<br />

licenziando drasticamente il personale. E’ davvero sconvolgente se si pensa<br />

che oggi un procedimento di confisca dura più o meno dieci anni. 50<br />

Roberto Scarpinato, Procuratore generale di Caltanissetta, ha ricordato come il<br />

nuovo Codice abbia <strong>la</strong>sciato invariate le norme del 1982 che avevano<br />

l’urgente necessità di essere modificate, sul<strong>la</strong> base dei cambiamenti avuti nelle<br />

azioni delle mafie. Egli afferma che: “Con il nuovo Codice, non sono state<br />

rese segrete le indagini patrimoniali, oggi possibili solo a cielo aperto, con<br />

elevatissimo rischio di fuga di notizie che permetterebbe ai prestanome e ai<br />

boss di svuotare i conti corrente e far sparire i beni mobili. Non solo. Le<br />

intercettazioni, strumento fondamentale delle indagini antimafia, possono<br />

essere fatte solo su coloro ai quali è stata applicata una misura di prevenzione<br />

e non possono essere utilizzate ai fini processuali ma solo per ulteriori<br />

48<br />

Il Codice Antimafia Ministero dell’Interno, www.interno.it, Ottobre 2011<br />

49<br />

Pettinari A., Sequestro di beni: una fal<strong>la</strong> nel Codice Antimafia, www.antimafiaduemi<strong>la</strong>.it, 17<br />

Febbraio 2012<br />

50<br />

Pettinari A., Sequestro di beni: una fal<strong>la</strong> nel Codice Antimafia, www.antimafiaduemi<strong>la</strong>.it, 17<br />

Febbraio 2012, Ibidem<br />

47


indagini. E’ diventato quasi impossibile individuare i prestanome e acquisire<br />

le prove necessarie a confiscare beni intestati a terzi, perché nei loro confronti<br />

è necessario individuare indizi precisi, gravi e concordanti, in quanto non<br />

basta <strong>la</strong> sproporzione tra il reddito dichiarato e il patrimonio. Infine si può<br />

intervenire solo su quelle imprese che non hanno una diretta partecipazione<br />

mafiosa pur avendo una posizione di monopolio, grazie ai metodi mafiosi.<br />

Oggi – ha poi concluso - <strong>la</strong> chiusura del<strong>la</strong> spesa pubblica e il dominio del<strong>la</strong><br />

finanza hanno indotto le aristocrazie mafiose a scegliere nuovi settori: le<br />

energie alternative, l’alta tecnologia sanitaria, <strong>la</strong> grande distribuzione, lo<br />

smaltimento dei rifiuti, i fondi europei. La mafia si è trasferita nei comitati di<br />

affari di cui fanno parte esponenti del mondo politico e amministrativo,<br />

mentre i quadri militari provvedono all’accumu<strong>la</strong>zione primitiva del capitale<br />

attraverso il traffico degli stupefacenti e il racket delle estorsioni. Questi sono<br />

i soldati che rischiano, mentre i generali operano al sicuro.” 51<br />

Un altro problema riguarda l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e <strong>la</strong><br />

destinazione dei beni sequestrati e confiscati che deve risolvere <strong>la</strong> questione di<br />

circa undicimi<strong>la</strong> casi con un team di trenta persone e fondi minimi. Si<br />

aggiungono le difficoltà di sequestro dei beni ancora occupati da mafiosi agli<br />

arresti domiciliari o dai loro familiari, <strong>la</strong> presenza di ipoteche o lo scarso<br />

credito delle banche per mandare avanti quelle aziende confiscate che<br />

rischiano il col<strong>la</strong>sso dell’attività.<br />

2.2 Procedimenti normativi: sequestro, destinazione,<br />

assegnazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.<br />

La confisca consiste nel<strong>la</strong> espropriazione da parte dello Stato dei beni<br />

accumu<strong>la</strong>ti da singoli o associazioni mediante attività criminale. 52 Non esiste<br />

solo un tipo di confisca. Accanto al<strong>la</strong> tradizionale confisca penale, che<br />

riguarda il corpo del reato e viene disposta dal giudice con <strong>la</strong> sentenza di<br />

condanna, il legis<strong>la</strong>tore ha artico<strong>la</strong>to una pluralità di dispositivi di aggressione<br />

delle ricchezze illecite. Questi dispositivi, pur facendo tutti parte del<strong>la</strong> nozione<br />

di confisca, presentano caratteristiche diverse quanto al campo e ai<br />

51 Pettinari A., Sequestro di beni: una fal<strong>la</strong> nel Codice Antimafia, www.antimafiaduemi<strong>la</strong>.it ,<br />

17 Febbraio 2012, Ibidem<br />

52 Mareso M., Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008, Ibidem<br />

48


presupposti di applicazione, ai soggetti tito<strong>la</strong>ri delle procedure, ai destinatari<br />

del<strong>la</strong> misura, e, in partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> destinazione dei beni confiscati. Dal<strong>la</strong><br />

confisca penale obbligatoria al<strong>la</strong> confisca di prevenzione antimafia, dal<strong>la</strong><br />

confisca per equivalente al<strong>la</strong> confisca di valori ingiustificati: oggi<br />

l’ordinamento giuridico presenta un vero e proprio sistema delle confische che<br />

rappresenta lo strumento principale di attacco al<strong>la</strong> criminalità organizzata e<br />

mafiosa, perché punta a colpirne <strong>la</strong> base economica. La confisca di<br />

prevenzione antimafia, costituisce il perno di questo sistema, ma il legis<strong>la</strong>tore<br />

nel corso di questi anni, ha puntato anche sul<strong>la</strong> confisca penale, rafforzando<strong>la</strong><br />

ed estendendone il campo di applicazione. Occorre tener presente che <strong>la</strong><br />

confisca penale, di rego<strong>la</strong>, è facoltativa e, invece, oggi sempre più numerosi<br />

sono i casi in cui essa è obbligatoria. Innanzitutto <strong>la</strong> confisca è stata resa<br />

obbligatoria nei delitti di criminalità organizzata quali associazione mafiosa,<br />

contrabbando, ma anche in tanti altri campi dell’illecito come l’usura, nei<br />

quali le mafie al<strong>la</strong>rgano i loro interessi. Un’altra forma di rafforzamento dei<br />

mezzi di contrasto dell’illecito è costituito dal<strong>la</strong> confisca per equivalente: un<br />

dispositivo che consente di sequestrare e poi confiscare, nel patrimonio di<br />

colui che abbia riportato condanna per una serie di reati, ad esempio contro <strong>la</strong><br />

pubblica amministrazione, beni per un valore corrispondente al profitto o al<br />

prezzo del reato accertato nel processo, quando il profitto o il prezzo non è più<br />

rintracciabile.<br />

Un altro significativo strumento di contrasto alle ricchezze delle mafie, è dato<br />

dal<strong>la</strong> confisca di valori ingiustificati.<br />

Essa riguarda i patrimoni dei condannati per delitti di mafia e per i delitti di<br />

corruzione e concussione. Se il patrimonio è sproporzionato rispetto al reddito<br />

dichiarato o all’attività economica svolta, esso sarà confiscato a meno che il<br />

mafioso o il corrotto non dimostrino <strong>la</strong> lecita provenienza di tutti i loro beni.<br />

Si tratta di una forma moderna di confisca perché prescinde dal rapporto di<br />

pertinenza dei beni da confiscare con un reato specifico e rappresenta un bel<br />

passo avanti. 53 L’attuale sistema di confische è il punto di arrivo di una lunga<br />

battaglia, culturale e politica, portata avanti in Italia per introdurre, anche sul<br />

piano normativo, strumenti di contrasto adeguati alle modalità moderne con<br />

53 Mareso M., Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008, Ibidem<br />

49


cui le organizzazioni mafiose ricic<strong>la</strong>no e consolidano le loro ricchezze, oggi il<br />

vero punto di forza delle associazioni criminali è rappresentato dal<strong>la</strong> loro ricca<br />

componente economica e finanziaria. La mafia, attraverso <strong>la</strong> sua forza<br />

economica, esercita una vera e propria signoria sul territorio, perché mantiene<br />

salda l’organizzazione, control<strong>la</strong> le persone e le attività, condiziona <strong>la</strong><br />

pubblica amministrazione, si infiltra nel<strong>la</strong> politica, intreccia re<strong>la</strong>zioni col<br />

sistema delle imprese, conquista e inquina i meccanismi di funzionamento del<br />

libero mercato. E’ per questa ragione che l’azione di contrasto dello Stato<br />

deve dirigersi con priorità sul piano economico e patrimoniale delle<br />

organizzazioni criminali, superando una concezione del<strong>la</strong> lotta al<strong>la</strong> criminalità<br />

mafiosa incentrata solo sul<strong>la</strong> dimensione personale del<strong>la</strong> repressione. Il<br />

procedimento di prevenzione è attivato dal Questore, dal Procuratore del<strong>la</strong><br />

Repubblica o dal Procuratore Nazionale Antimafia ai quali <strong>la</strong> legge attribuisce<br />

il potere di compiere indagini patrimoniali sul tenore di vita e sulle<br />

disponibilità economiche e finanziarie dell’indiziato di mafia, ma anche del<br />

coniuge, dei figli, dei familiari, dei conviventi nell’ultimo quinquiennio e<br />

delle società a lui riconducibili, per individuare beni di cui egli può disporre<br />

direttamente o indirettamente ossia attraverso terzi o intestatari fittizi, beni che<br />

sono sproporzionati rispetto al reddito dichiarato e all’attività svolta<br />

dall’indiziato e che, dunque, si ritiene provengano da attività illecite o ne<br />

costituiscano il reimpiego. Al termine delle indagini, al Tribunale, Sezione<br />

delle misure di prevenzione, si richiede in via provvisoria e caute<strong>la</strong>re il<br />

sequestro dei beni finalizzato al<strong>la</strong> confisca; se vi è pericolo che i beni possano<br />

essere sottratti o dispersi, può essere richiesto al presidente del Tribunale, il<br />

sequestro anticipato dei beni prima del<strong>la</strong> fissazione dell’udienza. Il sequestro è<br />

eseguito con le forme prescritte dal Codice di procedura civile; il sequestro<br />

degli immobili avviene con <strong>la</strong> trascrizione del provvedimento presso <strong>la</strong><br />

Competente Conservatoria. Il Tribunale nomina un amministratore del bene<br />

sequestrato, non possono rivestire <strong>la</strong> carica persone nei cui confronti il<br />

provvedimento è stato disposto, né il coniuge, i parenti, o le persone con esse<br />

conviventi. 54<br />

Quindi i presupposti di carattere formale per l’applicazione del<strong>la</strong> misura di<br />

prevenzione patrimoniale del<strong>la</strong> confisca da parte del Tribunale, sono i<br />

54 Mareso M., Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008, Ibidem<br />

50


seguenti:<br />

1) che a carico del proposto sussistano indizi di appartenenza ad una<br />

associazione di tipo mafioso. L’applicabilità delle misure patrimoniali è stata<br />

estesa anche agli indiziati di narcotraffico e a coloro che si ritiene vivano dei<br />

proventi dei delitti di estorsione, sequestro di persona, ricic<strong>la</strong>ggio, reimpiego,<br />

contrabbando, usura;<br />

2) che al proposto sia stata applicata una misura di prevenzione di carattere<br />

personale;<br />

3) che i beni dei quali si richiede il sequestro e <strong>la</strong> confisca rientrino tra quelli<br />

di cui il proposto possa predisporre direttamente o indirettamente;<br />

4) che vi sia sproporzione tra il valore di tali beni e i redditi dichiarati o<br />

l’attività economica svolta, ovvero che, sul<strong>la</strong> base di sufficienti indizi, vi sia<br />

motivo di ritenere che i beni siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano<br />

il reimpiego;<br />

5) che non sia stata dimostrata, da parte del proposto, <strong>la</strong> legittima provenienza<br />

dei beni in sequestro. 55<br />

Nel giudizio di prevenzione il proposto e i terzi eventualmente interessati,<br />

potranno far valere le loro ragioni dinanzi al Tribunale, in contraddittorio con<br />

il Pubblico Ministero. All’esito del procedimento, se risultano provati i<br />

presupposti, il Tribunale dispone <strong>la</strong> confisca del bene. Nel caso contrario il<br />

sequestro è revocato e il bene torna nel<strong>la</strong> legittima disponibilità del tito<strong>la</strong>re.<br />

La decisione del Tribunale in ordine al<strong>la</strong> confisca di prevenzione antimafia,<br />

può essere impugnata dalle parti dinanzi al<strong>la</strong> Corte d’Appello e contro questa<br />

decisione è ammesso il ricorso in Cassazione. Con <strong>la</strong> sentenza del<strong>la</strong><br />

Cassazione il provvedimento di confisca diviene definitivo: il bene finalmente<br />

entra nel patrimonio dello Stato e affidato al<strong>la</strong> gestione dell’Agenzia del<br />

Demanio che avvia <strong>la</strong> fase, purtroppo molto lunga, del<strong>la</strong> destinazione a fini<br />

sociali o istituzionali.<br />

Una volta che i beni siano stati confiscati si pone il problema del<strong>la</strong> loro<br />

destinazione da parte dello Stato. I beni si possono suddividere su due livelli:<br />

quelli che provengono dal<strong>la</strong> confisca penale c<strong>la</strong>ssica per i quali si procede al<strong>la</strong><br />

vendita all’asta e i proventi finiscono in modo indistinto nel bi<strong>la</strong>ncio dello<br />

Stato e quelli che provengono dal<strong>la</strong> confisca di prevenzione antimafia, quelli<br />

55<br />

Beni confiscati ad organizzazioni criminali Sez. Governo Italiano, www.beniconfiscati.gov.it<br />

51


ad esempio confiscati ai corrotti o alle organizzazioni mafiose, destinati<br />

all’uso sociale e pubblico. Inizialmente il problema del<strong>la</strong> destinazione dei<br />

patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali era del tutto trascurato: i beni<br />

confiscati venivano abbandonati senza alcuna utilità e le aziende confiscate<br />

al<strong>la</strong> criminalità organizzata entravano in crisi portando al<strong>la</strong> disoccupazione dei<br />

<strong>la</strong>voratori. L’approvazione del<strong>la</strong> legge 109 del 1996, ha rappresentato un<br />

passaggio fondamentale che ha finalmente sbloccato i meccanismi che fino ad<br />

allora avevano impedito l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie.<br />

I punti salienti del<strong>la</strong> legge risiedono nel<strong>la</strong> previsione del<strong>la</strong> definitiva<br />

destinazione dei beni immobili confiscati al patrimonio dello Stato per<br />

espresse finalità di giustizia, di ordine pubblico, di protezione civile e per altri<br />

usi governativi o pubblici connessi alle attività di università statali, agenzie<br />

fiscali, istituzioni culturali, o il trasferimento per finalità istituzionali o sociali,<br />

in via prioritaria, al patrimonio del Comune dove si trova l’immobile ossia al<br />

patrimonio del<strong>la</strong> Provincia o del<strong>la</strong> Regione, con <strong>la</strong> successiva assegnazione in<br />

concessione a enti, associazioni del volontariato e del<strong>la</strong> società civile. La<br />

legge sul<strong>la</strong> confisca dei beni e sul loro riutilizzo a fini sociali, costituisce uno<br />

strumento importante in grado di disintegrare il capitale sociale del<strong>la</strong> mafia,<br />

vale a dire <strong>la</strong> sua capacità di stringere rapporti di collusione e complicità con<br />

<strong>la</strong> politica, con le istituzioni, con l’economia e con l’imprenditorialità.<br />

La mafia ostaco<strong>la</strong> lo sviluppo di un tessuto sociale fondato sul<strong>la</strong> fiducia e<br />

sull’onestà, appropriandosi di questo capitale re<strong>la</strong>zionale, nelle zone in cui è<br />

maggiormente radicata. Il valore simbolico, educativo e culturale dell’uso<br />

sociale dei beni confiscati, colpisce il consenso di cui godono i mafiosi.<br />

Questo valore simbolico del<strong>la</strong> destinazione a fini socialmente utili dei<br />

patrimoni delle organizzazioni criminali rappresenta il segnale più concreto<br />

del<strong>la</strong> riaffermazione dell’autorità dello Stato che restituisce al<strong>la</strong> collettività i<br />

diritti che le erano stati sottratti con <strong>la</strong> violenza e con l’intimidazione. Per i<br />

mafiosi <strong>la</strong> confisca rappresenta un punto debole: <strong>la</strong> soffrono molto di più del<br />

carcere proprio perché il successivo uso sociale dei beni, fa perdere loro<br />

potere e prestigio sociale, rappresenta una vera e propria sconfitta.<br />

I provvedimenti di destinazione dei beni confiscati riguardano soprattutto i<br />

beni immobili e i beni aziendali. Per i beni mobili è prevista alternativamente<br />

<strong>la</strong> vendita, <strong>la</strong> cessione gratuita o <strong>la</strong> distruzione. Se il bene confiscato è un bene<br />

52


immobile, esso può essere mantenuto al patrimonio dello Stato per fini di<br />

giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile, per altri usi governativi o<br />

pubblici connessi alle attività di università statali, agenzie fiscali, istituzioni<br />

culturali oppure essere trasferito per finalità istituzionali e sociali, in via<br />

prioritaria, al patrimonio del Comune ove l’immobile si trova ovvero al<br />

patrimonio del<strong>la</strong> Provincia o del<strong>la</strong> Regione. In questo secondo caso, gli enti<br />

territoriali possono amministrare direttamente il bene o assegnare il bene in<br />

concessione a titolo gratuito a comunità, associazioni di volontariato,<br />

comunità terapeutiche e centri di recupero per tossicodipendenti o<br />

associazioni ambientalistiche. I beni immobili non possono essere venduti né<br />

affittati per due motivi ben precisi: il primo riguarda il fatto che i mafiosi,<br />

attraverso prestanome, tornino in possesso di quei beni che per paura i<br />

cittadini non comprerebbero mai. Il secondo riguarda l’utilizzo di quei beni da<br />

parte di associazioni, forze dell’ordine, università, cooperative, enti locali, che<br />

rappresenta anche simbolicamente <strong>la</strong> capacità dello Stato e del<strong>la</strong> società civile<br />

di affermare il principio del<strong>la</strong> legalità, proprio su quei territori. 56<br />

Nel<strong>la</strong> Regione Lazio con <strong>la</strong> legge regionale n.24 del 20 ottobre 2009, sono<br />

state adottate specifiche disposizioni per favorire, nell’ambito delle<br />

competenze regionali, l’uso sociale dei beni immobili confiscati al<strong>la</strong><br />

criminalità organizzata, <strong>la</strong> destinazione, l’assegnazione e <strong>la</strong> gestione dei beni<br />

immobili confiscati alle organizzazioni criminali, ai fini del loro ottimale<br />

utilizzo sociale. La stessa legge regionale ha istituito l’Abecol ossia l’Agenzia<br />

Regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali nel Lazio: unità<br />

amministrativa dotata di autonomia gestionale, amministrativa, finanziaria e<br />

contabile, ma sottoposta ai poteri di vigi<strong>la</strong>nza e di controllo del<strong>la</strong> Giunta<br />

regionale. 57 Il suo motto, chiaro e conciso, è il seguente: valorizzare il<br />

territorio, ridurre i bisogni e le disuguaglianze per affermare <strong>la</strong> legalità.<br />

Nel<strong>la</strong> fase del sequestro l’Abecol promuove, in col<strong>la</strong>borazione con<br />

l’Osservatorio tecnico-scientifico per <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> legalità, <strong>la</strong><br />

sottoscrizione di protocolli d’intesa tra <strong>la</strong> Regione e i soggetti pubblici<br />

competenti, che disciplinino le modalità d’acquisizione dei dati re<strong>la</strong>tivi ai beni<br />

56 Mareso M., Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008, Ibidem<br />

57<br />

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Dossier, AA. VV., Riprendiamoci il<br />

maltolto. Dal<strong>la</strong> confisca all’effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie a Roma e<br />

Provincia, Febbraio 2011, Roma<br />

53


confiscati, nel<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> confisca definitiva e destinazione dei beni, istruisce<br />

le richieste di destinazione dei beni da parte del<strong>la</strong> Regione, e <strong>la</strong> loro<br />

assegnazione in raccordo con i Comuni in cui il bene è situato, promuove <strong>la</strong><br />

definizione di accordi con gli istituti bancari per l’estinzione di ipoteche o di<br />

altri ostacoli trascritti sugli stessi beni che ne ostaco<strong>la</strong>no <strong>la</strong> destinazione,<br />

predispone i bandi regionali che concedono <strong>la</strong> promozione dell’uso sociale dei<br />

beni al<strong>la</strong> criminalità organizzata e i bandi regionali re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> presentazione<br />

di domande per attività da svolgere re<strong>la</strong>tivamente ai beni trasferiti al<br />

patrimonio del<strong>la</strong> Regione.<br />

Infine nel<strong>la</strong> terzultima fase di assegnazione ed utilizzo dei beni confiscati,<br />

l’Abecol realizza attività di documentazione, comunicazione e<br />

sensibilizzazione, anche per via telematica, sull’utilizzo dei beni confiscati,<br />

redige ed aggiorna un rapporto annuale sui beni sequestrati, confiscati,<br />

destinati e assegnati nel<strong>la</strong> Regione, svolge un’attività di assistenza tecnica a<br />

favore dei soggetti assegnatari dei beni confiscati, effettua il monitoraggio<br />

dell’effettivo utilizzo dei beni confiscati e comunica semestralmente<br />

all’assessorato competente lo stato del loro utilizzo, realizza iniziative per <strong>la</strong><br />

formazione dei soggetti assegnatari di beni confiscati e <strong>la</strong> promozione di<br />

cooperative sociali per <strong>la</strong> gestione dei beni stessi.<br />

Oltre a tutte le funzioni sopra citate, l’Abecol gestisce uno sportello regionale<br />

che garantisce il coordinamento delle iniziative, <strong>la</strong> sensibilizzazione e<br />

l’informazione pubblica anche per via telematica, verifica, in col<strong>la</strong>borazione<br />

con le Autorità competenti, l’effettiva corrispondenza tra <strong>la</strong> destinazione dei<br />

beni e il loro effettivo utilizzo, segna<strong>la</strong>ndo le eventuali difformità riscontrate,<br />

promuove <strong>la</strong> costituzione di cooperative di <strong>la</strong>voratori per <strong>la</strong> gestione dei beni<br />

aziendali confiscati e destinati all’affitto. 58 Nel luglio 2011 viene nominato<br />

Michele Laurio<strong>la</strong> come direttore dell’Abecol, già esperto dell’antiricic<strong>la</strong>ggio e<br />

dell’antiterrorismo. Egli afferma: “Fino a oggi i beni confiscati al<strong>la</strong> mafia<br />

venivano presi in carico dal Demanio, ma mancavano una guida e una<br />

programmazione specifiche che si sono invece rese necessarie vista l’intensa<br />

attività dell’Antimafia nel<strong>la</strong> confisca dei beni. La mappatura degli immobili<br />

confiscati viene inviata all’Abecol dall’Agenzia Nazionale per <strong>la</strong> destinazione<br />

58<br />

Abecol sezione funzioni-presentazione, www.regione<strong>la</strong>zioabecol.it, Roma, 2011<br />

54


e l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati al<strong>la</strong> criminalità<br />

organizzata. Si tratta soprattutto di ville, appartamenti e locali spesso deturpati<br />

o gravati da complessità giuridiche: l’Abecol valuta lo stato del bene e, se<br />

necessario, lo ristruttura con i fondi a disposizione. L’intento dunque è di<br />

<strong>la</strong>vorare in sinergia anche con l’Agenzia Nazionale. Ci sarà il monitoraggio<br />

nelle procedure d’assegnazione, per evitare che ci siano ulteriori tentativi<br />

d’infiltrazione da parte del<strong>la</strong> criminalità organizzata che potrebbe ricomprarli<br />

tramite società fittizie e prestanome. Proprio per questo le assegnazioni<br />

verranno fatte attraverso bandi pubblici trasparenti e monitorati. E’<br />

importante dare un segnale di riscatto al<strong>la</strong> Regione”. 59<br />

2.3 Agenzia Nazionale per l’amministrazione e <strong>la</strong> destinazione<br />

dei beni sequestrati e confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata.<br />

L’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e <strong>la</strong> destinazione dei beni<br />

sequestrati e confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata è un ente di recente<br />

formazione. Essa riveste un ruolo ben preciso suddiviso in due fasi ben<br />

distinte che interagiscono tra loro: <strong>la</strong> fase giudiziaria e <strong>la</strong> fase<br />

amministrativa. 60<br />

La fase giudiziaria va dal provvedimento di sequestro fino al<strong>la</strong> confisca<br />

definitiva, ed è chiamata a supportare l’Autorità Giudiziaria per <strong>la</strong> risoluzione<br />

delle criticità riscontrate dal giudice e dall’amministratore giudiziario nel<br />

corso del procedimento. Svolge quindi un compito di consulenza e di<br />

59 Abecol sezione rassegna stampa, www.regione<strong>la</strong>zioabecol.it, Roma, 2011<br />

60 Seconda re<strong>la</strong>zione sull’attività svolta dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011, Agenzia<br />

Nazionale beni sequestrati e confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata,<br />

www.agenziabenisequestraticonfiscati.it<br />

55


consiglio. L’Agenzia inoltre, dal<strong>la</strong> conclusione dell’udienza preliminare se si<br />

tratta di processo penale, o dal provvedimento di confisca di primo grado se si<br />

tratta di processo di prevenzione, diviene amministratrice dei beni portando<br />

avanti i compiti che, nel<strong>la</strong> fase iniziale del procedimento di sequestro, sono<br />

svolti dall’amministratore giudiziario nominato dal giudice.<br />

Nel<strong>la</strong> fase amministrativa invece, l’Agenzia svolge l’attività di destinazione<br />

dei beni confiscati in via definitiva, tenendo conto del<strong>la</strong> programmazione<br />

effettuata nel<strong>la</strong> precedente fase giudiziaria. A tal proposito <strong>la</strong> legge impone<br />

all’Agenzia di destinare il bene entro novanta giorni dal<strong>la</strong> confisca definitiva,<br />

prorogabile di altri novanta giorni nel caso di situazioni complesse.<br />

In entrambe le fasi, l’Agenzia ha anche il compito di monitorare e di acquisire<br />

i dati re<strong>la</strong>tivi ai sequestri e alle confische, programmando <strong>la</strong> destinazione dei<br />

beni in vista del<strong>la</strong> confisca definitiva nonché il controllo dei beni successivo<br />

al<strong>la</strong> destinazione.<br />

Il Codice Antimafia ha affidato varie missioni ben precise all’Agenzia: deve<br />

occuparsi esclusivamente dell’amministrazione e del<strong>la</strong> destinazione dei beni<br />

sottratti al<strong>la</strong> criminalità organizzata attraverso procedure trasparenti, che deve<br />

porre in essere sul<strong>la</strong> base dell’autonomia contabile e amministrativa<br />

riconosciutale dal<strong>la</strong> legge, sotto <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza del Ministro dell’Interno.<br />

Deve programmare, già durante <strong>la</strong> fase dell’amministrazione giudiziaria, <strong>la</strong><br />

destinazione finale dei beni sequestrati, con immediatezza rispetto al<br />

provvedimento definitivo di confisca. Deve infine restituire allo Stato e al<strong>la</strong><br />

collettività offesa dal<strong>la</strong> violenza del<strong>la</strong> criminalità organizzata, i patrimoni<br />

accumu<strong>la</strong>ti illecitamente dai gruppi criminali, in tempi brevi. 61<br />

L’organizzazione interna dell’Agenzia è costituita dal Direttore, dal Consiglio<br />

direttivo e dal Collegio dei revisori.<br />

Per quanto riguarda le risorse umane disponibili, il decreto istitutivo<br />

dell’Agenzia prevede una dotazione organica di trenta unità ripartite tra le<br />

varie qualifiche. Vista l’insufficienza dello staff, sono state previste nuove<br />

misure per il loro potenziamento: stipu<strong>la</strong>re contratti a termine di durata non<br />

superiore al 31/12/2012. Si arriva al<strong>la</strong> totalità dei nuovi 70 dipendenti<br />

61<br />

Seconda re<strong>la</strong>zione sull’attività svolta dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011, Agenzia Nazionale<br />

beni sequestrati e confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata,<br />

www.agenziabenisequestraticonfiscati.it, Ibidem<br />

56


dell’Agenzia, rispetto ai trenta precedenti, cifra che rimane inadeguata e<br />

carente, a fronte dei numerosi e complessi compiti che le sono stati affidati. 62<br />

Attualmente l’Agenzia è dislocata in quattro capoluoghi italiani: Reggio<br />

Ca<strong>la</strong>bria con sede principale e Roma, Palermo, Mi<strong>la</strong>no con sedi secondarie.<br />

Inoltre a breve inaugurerà <strong>la</strong> nuova sede di Napoli. A causa delle difficoltà<br />

aeree e ferroviarie di collegamento, prossimamente <strong>la</strong> sede principale verrà<br />

spostata a Roma, anche per <strong>la</strong> vicinanza con i Ministeri e le maggiori<br />

Istituzioni dello Stato. Un altro grave problema riscontrato dall’Agenzia è<br />

quello dei gravami ipotecari che rappresentano il 46.25% del<strong>la</strong> totalità dei<br />

beni confiscati. Ma anche le svolte positive non mancano come nel caso del<br />

progetto REGIO, acronimo di realizzazione di un sistema per <strong>la</strong> gestione<br />

informatizzata ed operativa delle procedure di amministrazione e destinazione<br />

dei beni sequestrati e confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata. Le pubbliche<br />

amministrazioni assicurano <strong>la</strong> disponibilità, <strong>la</strong> gestione, l’accesso<br />

dell’informazione in modalità digitale.<br />

La comunicazione avviene per via telematica, attraverso il proprio sistema<br />

informativo trasmesso in maniera bidirezionale con il Ministero del<strong>la</strong><br />

Giustizia e con le banche dati delle Prefetture, degli enti territoriali, di<br />

Equitalia e di Equitalia Giustizia, delle agenzie fiscali e degli amministratori<br />

dei beni confiscati. Questo progetto assicurerà un rapporto più stretto e diretto<br />

tra l’Agenzia e gli amministratori dei beni, garantendo a questi ultimi <strong>la</strong><br />

possibilità di accedere al sistema informatico mediante apposite password,<br />

trasformando il database da statico a dinamico ma soprattutto <strong>la</strong> chiarezza e <strong>la</strong><br />

trasparenza.<br />

Riporto nelle pagine a seguire alcuni grafici inerenti a indagini statistiche<br />

consultabili sul sito ufficiale dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e<br />

confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata, www.benisequestraticonfiscati.it .<br />

62 Seconda re<strong>la</strong>zione sull’attività svolta dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011, Agenzia<br />

Nazionale beni sequestrati e confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata,<br />

www.agenziabenisequestraticonfiscati.it, Ibidem<br />

57


Fonte Agenzia del Demanio, aziende confiscate alle organizzazioni criminali nel territorio<br />

italiano, 1/03/2012<br />

58


Fonte Agenzia del Demanio, beni immobili confiscati nel territorio italiano, 1/3/2012<br />

59


Sin<strong>tesi</strong> regionale<br />

Regione<br />

In<br />

gestione<br />

Destinati<br />

consegnati<br />

Destinati<br />

non<br />

consegnati<br />

Usciti<br />

dal<strong>la</strong><br />

gestione<br />

Non<br />

confiscati in<br />

via autonoma<br />

ABRUZZO 5 40 0 0 0 45<br />

BASILICATA 2 7 2 0 0 11<br />

Totale<br />

CALABRIA 383 962 138 78 9 1561<br />

CAMPANIA 454 894 91 63 5 1502<br />

EMILIA<br />

ROMAGNA<br />

FRIULI<br />

VENEZIA<br />

GIULIA<br />

12 55 2 14 0 83<br />

2 9 6 1 0 18<br />

LAZIO 137 255 32 37 1 461<br />

LIGURIA 10 22 0 1 0 33<br />

LOMBARDIA 170 602 15 38 66 825<br />

MARCHE 6 7 0 2 0 15<br />

MOLISE 0 2 0 0 0 2<br />

PIEMONTE 22 82 19 6 0 129<br />

PUGLIA 243 593 52 38 6 926<br />

SARDEGNA 10 82 0 0 0 92<br />

SICILIA 1943 2061 502 169 972 4675<br />

TOSCANA 12 32 4 2 14 50<br />

TRENTINO<br />

ALTO ADIGE<br />

0 16 0 0 1 16<br />

VENETO 5 71 0 7 0 83<br />

TOTALE 3416 5792 863 456 1074 10527<br />

Fonte Agenzia del Demanio, situazione aggiornata re<strong>la</strong>tivamente ai beni immobili confiscati<br />

alle organizzazioni criminali unitamente al<strong>la</strong> localizzazione sul territorio nazionale, dati<br />

aggiornati al 1/3/2012<br />

60


Dati nazionali<br />

Sin<strong>tesi</strong> regionale<br />

Regione Aziende in gestione Aziende uscite dal<strong>la</strong> gestione Totale<br />

ABRUZZO 1 0 1<br />

BASILICATA 2 1 3<br />

CALABRIA 83 55 138<br />

CAMPANIA 224 93 317<br />

EMILIA ROMAGNA 16 8 24<br />

FRIULI VENEZIA GIULIA 1 0 1<br />

LAZIO 74 41 115<br />

LIGURIA 8 5 13<br />

LOMBARDIA 86 120 206<br />

MARCHE 2 1 3<br />

PIEMONTE 5 7 12<br />

PUGLIA 71 47 118<br />

SARDEGNA 1 2 3<br />

SICILIA 489 78 567<br />

TOSCANA 6 5 11<br />

UMBRIA 0 1 1<br />

VENETO 3 1 4<br />

LAZIO<br />

TOTALE 1072 465 1537<br />

Fonte Agenzia del Demanio, aziende confiscate in Italia, dati aggiornati al 1/3/2012<br />

61


Lista delle Province<br />

Provincia<br />

In<br />

gestione<br />

Destinati<br />

consegnati<br />

Destinati<br />

non<br />

consegnati<br />

Usciti<br />

dal<strong>la</strong><br />

gestione<br />

Non<br />

confiscati<br />

in via<br />

autonoma<br />

Totale*<br />

FROSINONE 36 13 0 1 0 50<br />

LATINA 6 49 8 0 0 63<br />

ROMA 95 188 24 36 1 343<br />

VITERBO 0 5 0 0 0 5<br />

Fonte Agenzia del Demanio, beni immobili confiscati nel<strong>la</strong> Regione Lazio, dati aggiornati al<br />

1/3/2012<br />

Lista delle Province<br />

Provincia Aziende in gestione Aziende uscite dal<strong>la</strong> gestione Totale*<br />

FROSINONE 3 0 3<br />

LATINA 6 1 7<br />

ROMA 64 40 104<br />

VITERBO 1 0 1<br />

Fonte Agenzia del Demanio, aziende confiscate nel<strong>la</strong> Regione Lazio, dati aggiornati al<br />

1/3/2012<br />

La svolta legis<strong>la</strong>tiva è rappresentata dal<strong>la</strong> legge 13 settembre 1982 n.646, nota<br />

come legge Rognoni-La Torre, recante Disposizioni in materia di misure di<br />

prevenzione di carattere patrimoniale.<br />

62


Foto di V. Rognoni e Pio La Torre tratte da www.ilquirinale.it<br />

In seguito all’emanazione di questa legge veniva introdotto nel Codice Penale<br />

l’articolo 416 bis che sanzionava, per <strong>la</strong> prima volta l’associazione di tipo<br />

mafioso cui riconosceva autonoma rilevanza penale individuandone sia i<br />

metodi operativi come <strong>la</strong> condizione di intimidazione o omertà che ne deriva,<br />

sia i fini specifici come <strong>la</strong> commissione di delitti, <strong>la</strong> gestione o il controllo, in<br />

modo diretto o indiretto, di attività economiche, autorizzazioni, appalti e<br />

servizi pubblici, <strong>la</strong> realizzazione di profitti o vantaggi ingiusti per se e per<br />

altri. Da questo momento <strong>la</strong> mafia viene inquadrata come un’associazione e<br />

finalmente non si perseguono più le singole persone o i singoli fatti delittuosi.<br />

Vengono introdotti elementi fondamentali che definiscono il cambiamento di<br />

strategia nel combattere <strong>la</strong> criminalità organizzata, cambiando <strong>la</strong> legge<br />

riguardo le misure di prevenzione. Altro merito del<strong>la</strong> legge Rognoni-La Torre<br />

è dato dall’introduzione, accanto alle misure di prevenzione di carattere<br />

personale quali <strong>la</strong> sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e l’obbligo di<br />

soggiorno nel Comune di residenza o di dimora abituale, delle misure di<br />

prevenzione di natura patrimoniale: il sequestro e <strong>la</strong> confisca dei beni, ma<br />

anche <strong>la</strong> sospensione temporanea dall’amministrazione dei beni, finalizzata<br />

63


all’iso<strong>la</strong>mento economico. 63 Il nome del<strong>la</strong> legge deriva da Virginio Rognoni 64<br />

e Pio La Torre 65 .<br />

La legge raggiunge lo scopo definitivo grazie all’associazione Libera, che nel<br />

1995 raccoglie un milione di firme al fine di presentare una proposta di legge<br />

che si concretizza poi nel<strong>la</strong> legge 109/96. Questa volta l’appello non è più<br />

rivolto agli addetti ai <strong>la</strong>vori o alle alte cariche dello Stato, bensì al<strong>la</strong> gente<br />

comune, al<strong>la</strong> collettività, trasformando le ricchezze illecite dei criminali, in<br />

beni condivisi, opportunità e diritti per tante persone.<br />

Un metodo efficace per combattere e sgreto<strong>la</strong>re il metodo mafioso,<br />

correggendo tutti quei comportamenti che alimentano corruzione e degrado<br />

politico, senza fermarsi al sentimento di indignazione e rassegnazione. 66<br />

Foto tratta dal convegno Mafie al nord dal<strong>la</strong> legge Rognoni- La Torre al nuovo Codice<br />

Antimafia, www.libera.it, 7 ottobre 2011, Torino<br />

3. Beni confiscati: tra attualità e prospettive future.<br />

63 Mareso M., Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008, Ibidem<br />

64 Rognoni V. fu deputato al<strong>la</strong> Camera per sette legis<strong>la</strong>ture dal 1968 al 1994, Ministro<br />

dell’Interno dal 1978 al 1983, Ministro di Grazia e Giustizia nel 1986-87 e vicepresidente del<br />

Consiglio Superiore del<strong>la</strong> Magistratura dal 2002 al 2006.<br />

65<br />

Pio La Torre nasce nel 1927 a Palermo. Il 30 Aprile 1982 viene ucciso con un attentato nel<br />

capoluogo siciliano, sotto ordine di Totò Riina. Nel 1961 entra a far parte del PCI, nel 1969<br />

diventa dirigente del<strong>la</strong> prima Commissione Agraria e nel 1972 venne eletto deputato,<br />

proponendo <strong>la</strong> legge Rognoni-La Torre.<br />

66<br />

Seminario realizzato da Libera, Mafie al nord dal<strong>la</strong> legge Rognoni-La Torre al nuovo Codice<br />

Antimafia, www.libera.it, 7/10/2011, Torino<br />

64


3.1 Il caso di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le<br />

mafie.”<br />

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, nasce con l’intento di<br />

progettare una società alternativa alle mafie grazie all’educazione e al<strong>la</strong><br />

prevenzione, offrire solidarietà alle vittime del<strong>la</strong> violenza mafiosa, del<br />

narcotraffico, del racket, delle estorsioni, dell’usura e del<strong>la</strong> prostituzione,<br />

ricostruire le ragioni del<strong>la</strong> legalità fondanti <strong>la</strong> nostra democrazia, contribuire a<br />

una politica al servizio dei cittadini, potenziare le capacità di sviluppo offerte<br />

dal<strong>la</strong> cultura e dall’informazione, battersi nel migliore dei modi per<br />

l’affermazione di una piena giustizia sociale. 67<br />

Libera è fondata ufficialmente il 23 marzo 1995, ma risale a molto prima<br />

l’idea di dar vita ad un soggetto in grado di coagu<strong>la</strong>re le tante realtà italiane<br />

impegnate nell’affermare <strong>la</strong> legalità, denunciare gli affari del crimine<br />

67 Mareso M., Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008<br />

65


organizzato, sconfiggere <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita. Libera è un ente di promozione sociale,<br />

senza scopo di lucro, che si finanzia con le quote di adesione e con i contributi<br />

di enti locali per <strong>la</strong> progettazione di percorsi nelle scuole e per i cittadini.<br />

Oggi più che mai assume una reale consistenza <strong>la</strong> dizione Associazioni,<br />

numeri e nomi contro le mafie, voluta per indicare come Libera sia il punto di<br />

ritrovo di quanti vogliano battersi per <strong>la</strong> legalità e contro le mafie, con<br />

l’obiettivo ambizioso di promuovere un’antimafia dei diritti e delle<br />

opportunità. La caratteristica fondamentale del cartello di associazioni è data<br />

dal fatto che nessuna di esse perde <strong>la</strong> propria specificità e il caratteristico<br />

ambito d’azione, ma tutte sono disposte a unire le forze per <strong>la</strong> promozione nei<br />

propri territori delle campagne nazionali che sostanziano tre grandi filoni:<br />

l’educazione al<strong>la</strong> legalità democratica nelle scuole italiane, <strong>la</strong> promozione<br />

del<strong>la</strong> legge 109/96 per il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi e<br />

l’attività di informazione, formazione e cultura sui temi del<strong>la</strong> legalità, del<strong>la</strong><br />

lotta alle mafie e al<strong>la</strong> corruzione nel nostro Paese. Tra le maggiori<br />

associazioni ricordiamo Legambiente, Arci, Azione Cattolica, Magistratura<br />

Democratica.<br />

Fin da subito Libera sceglie <strong>la</strong> scuole per far crescere una rinnovata coscienza<br />

civile, fondata sul riconoscimento di valori quali verità e giustizia, in<br />

contrapposizione netta al modello mafioso: l’ambito educativo è<br />

assolutamente strategico per combattere le cosche mafiose e solo da esso può<br />

venire speranza di cambiamento autentico. Oltre un milione di studenti e<br />

decine di migliaia di insegnanti di tutta Italia hanno già partecipato a incontri<br />

di formazione e convegni sull’educazione al<strong>la</strong> cittadinanza e al<strong>la</strong> legalità<br />

democratica. La necessità di attribuire al<strong>la</strong> legalità l’aggettivo democratica<br />

sorge negli ultimi anni, di fronte ai ripetuti tentativi di sottomettere <strong>la</strong> legge a<br />

interessi di parte. La legalità per cui si batte Libera è fondata sì sul rispetto<br />

delle regole, ma di quelle formate con il procedimento democratico previsto<br />

dal<strong>la</strong> Costituzione e non ottenute forzando procedure par<strong>la</strong>mentari a colpi<br />

del<strong>la</strong> maggioranza contingente.<br />

Risale al 1999 il primo importante riconoscimento da parte del Ministero<br />

dell’Istruzione, con <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> del Protocollo d’intesa per <strong>la</strong> valorizzazione<br />

dell’educazione al<strong>la</strong> legalità negli istituti sco<strong>la</strong>stici. Nel 2002, il nuovo<br />

66


Ministro Moratti sembra voler aval<strong>la</strong>re <strong>la</strong> mancata inclusione di Libera<br />

nell’elenco delle associazioni abilitate, ma una protesta civile fa rientrare <strong>la</strong><br />

decisione, poi attribuita a un cattivo funzionamento del<strong>la</strong> burocrazia. Oggi<br />

Libera è un ente di formazione accreditato presso il MIUR 68 ed è l’unica<br />

associazione in grado di certificare e realizzare progetti e corsi di educazione<br />

al<strong>la</strong> cittadinanza e al<strong>la</strong> legalità che possano essere inseriti nei Piani di offerta<br />

formativa degli istituti.<br />

Tra i vari progetti nasce Macramè, il piano di comunicazione ideato dal<br />

Gruppo Abele, che si basa su interventi e forum nelle scuole e una rivista<br />

periodica che esce per alcuni anni. Oggi Macramè è una rete che in tutta Italia<br />

unisce scuole, università, docenti, insegnanti e formatori insieme con Libera<br />

per promuovere <strong>la</strong> legalità democratica e <strong>la</strong> responsabilità. Ha invece da poco<br />

preso il via a livello nazionale il nuovo settore Libera Università, per<br />

promuovere e coordinare percorsi di educazione al<strong>la</strong> legalità all’interno degli<br />

atenei italiani. Nel 2006 con Libera Informazione prende avvio una nuova fase<br />

sul versante educativo: in questo unico contenitore confluiscono idee,<br />

strumenti, progetti e attività che, a partire dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> si al<strong>la</strong>rgano alle<br />

università, alle associazioni e al territorio. Lo scopo è dare nuova linfa ai<br />

percorsi formativi finalizzati al<strong>la</strong> cittadinanza attiva e al<strong>la</strong> responsabilità,<br />

partendo dal<strong>la</strong> constatazione che l’educazione è una costante dei diversi<br />

interventi che sono stati portati avanti, a gran voce, in questi anni da Libera.<br />

Una delle prime campagne di Libera promosse a livello nazionale è stata <strong>la</strong><br />

raccolta di firme per una legge che, a partire dai risultati ottenuti dal<strong>la</strong> legge<br />

Rognoni-La Torre, segnasse un ulteriore passo in avanti nel contrasto degli<br />

interessi economici alle mafie. Si chiedeva un provvedimento che, accanto<br />

al<strong>la</strong> confisca dei patrimoni illeciti, sancisse anche il riutilizzo a fini sociali dei<br />

beni mobili, immobili e costituiti in azienda, confiscati con sentenza definitiva<br />

ai mafiosi. Una straordinaria partecipazione in tutta Italia permise <strong>la</strong> raccolta<br />

di oltre un milione di firme e, a Camere ormai chiuse in vista dell’imminente<br />

scadenza elettorale, <strong>la</strong> pressione dell’opinione pubblica portò all’approvazione<br />

del<strong>la</strong> legge. Non mancò però una sorpresa nel testo licenziato dal Par<strong>la</strong>mento:<br />

68 MIUR: Ministero dell’Istruzione, dell’Università, del<strong>la</strong> Ricerca, istituito nel 2001,è<br />

responsabile delle scuole di ogni ordine e grado, sia pubbliche che private, cura <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza<br />

sulle istituzioni universitarie, programma ed orienta le politiche educative che poi vengono<br />

adottate e gestite localmente dagli Uffici regionali e dalle singole istituzioni sco<strong>la</strong>stiche,<br />

www.miur.it<br />

67


il riferimento ai corrotti venne cancel<strong>la</strong>to, forse per qualche timore del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

politica. La battaglia però continua e nel 2004, in col<strong>la</strong>borazione con<br />

Cittadinanza attiva riprende <strong>la</strong> raccolta delle firme perché <strong>la</strong> 109 possa essere<br />

estesa anche ai beni corrotti: ad oggi aprile 2012, in otto anni, sono oltre 4.800<br />

i beni immobili confiscati per un valore superiore a 500 milioni di euro,<br />

mentre sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> precedente normativa, in ben quindici anni erano stati<br />

confiscati alle cosche so<strong>la</strong>mente 34 beni. 69<br />

3.2 L’intervista qualitativa.<br />

Nel mio <strong>la</strong>voro di <strong>tesi</strong> ho utilizzato come metodologia qualitativa, l’intervista<br />

qualitativa.<br />

69 Mareso M., Pepino L., Nuovo dizionario di Mafia e Antimafia, Ega, 2008<br />

68


Lo scopo di quest’ultima è quello di comprendere il punto di vista<br />

dell’intervistato e <strong>la</strong> sua visione del mondo, cioè l’insieme dei valori e dei<br />

significati che attribuisce alle sue esperienze indipendentemente dalle<br />

aspettative e dalle teorie del ricercatore. Il ricercatore qualitativo mette al<br />

primo posto <strong>la</strong> comprensione, anche a costo di perdersi nell’inseguimento di<br />

situazioni atipiche e di meccanismi non generalizzabili in quanto <strong>la</strong><br />

rappresentatività statistica non gli interessa per nul<strong>la</strong>. 70 Per quanto riguarda lo<br />

strumento di rilevazione, <strong>la</strong> ricerca qualitativa afferma <strong>la</strong> disomogeneità delle<br />

informazioni come suo fatto costitutivo. Ci si preoccupa del<strong>la</strong> ricchezza e<br />

del<strong>la</strong> profondità dei dati, vengono assecondate le prospettive, i punti di vista,<br />

<strong>la</strong> cultura degli intervistati, rispettando le formu<strong>la</strong>zioni e le ango<strong>la</strong>ture mentali<br />

di ciascuno, i diversi livelli di ango<strong>la</strong>zione e di approfondimento, che<br />

andranno da un sobrio non mi piace a giudizi ricchi di sfumature personali. I<br />

concetti sono sensibilizzanti, cioè dei quadri di riferimento aperti e da rifinire,<br />

aventi lo scopo di orientare il ricercatore, renderlo più sensibile a partico<strong>la</strong>ri<br />

temi e problematiche nel corso dell’intervista.<br />

La ricerca qualitativa consiste quindi in un processo dinamico che lega<br />

assieme problemi, teorie e metodi, il processo di ricerca non è una sequenza<br />

definita di procedure, ma un’interazione confusa fra il mondo concettuale e<br />

quello empirico. 71 La conversazione è provocata dall’intervistatore, rivolta a<br />

soggetti scelti sul<strong>la</strong> base di un piano di rilevazione, avente finalità di tipo<br />

conoscitivo guidata dall’intervistatore, sul<strong>la</strong> base di uno schema flessibile.<br />

Le interviste si differenziano per il loro diverso grado di standardizzazione:<br />

strutturate, semi-strutturate e non strutturate. Nell’intervista strutturata, agli<br />

intervistati sono poste le stesse domande nel<strong>la</strong> stessa formu<strong>la</strong>zione e nel<strong>la</strong><br />

stessa sequenza: lo stimolo dunque è uguale per tutti gli intervistati.<br />

Nell’intervista semi-strutturata l’intervistatore dispone di una traccia, che<br />

riporta gli argomenti che deve toccare nel corso dell’intervista, l’ordine con il<br />

quale i vari temi sono affrontati e il modo di formu<strong>la</strong>re le domande, sono<br />

<strong>la</strong>sciati al<strong>la</strong> libera decisione e valutazione dell’intervistatore, egli è libero di<br />

impostare l’intervista, stabilendo un suo stile personale di conversazione.<br />

70<br />

Corbetta P., Metodologia e tecniche del<strong>la</strong> ricerca sociale, Il Mulino, 1999<br />

71<br />

Corbetta P., Metodologia e tecniche del<strong>la</strong> ricerca sociale, Il Mulino, 1999, Ibidem<br />

69


Nell’intervista non-strutturata le domande fatte dall’intervistatore non sono<br />

prestabilite, ne nel<strong>la</strong> forma, ne nel contenuto: possono variare da soggetto a<br />

soggetto. In questo modello d’intervista, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra intervistatore e<br />

intervistato è genericamente guidata a partire da uno scarno elenco di punti da<br />

toccare. Tale elenco minimo è solo un’ancora per il ricercatore e non per<br />

l’interlocutore che viene piuttosto sostenuto dall’intervistatore nel mantenere<br />

una continua re<strong>la</strong>zione con il proprio pensiero in ordine ai temi generali che<br />

man mano emergono o vengono sollecitati. La direttività è minima e non vi<br />

sono elementi linguistico-sintattici standardizzati. 72<br />

3.3 La metodologia del <strong>la</strong>voro di <strong>tesi</strong>.<br />

L’approccio di ricerca utilizzato nel presente <strong>la</strong>voro è quello qualitativo. In<br />

base agli obiettivi che mi sono preposta, l’intervista semi-strutturata mi è<br />

sembrata <strong>la</strong> più appropriata. I concetti chiave del<strong>la</strong> ricerca sono:<br />

1) politiche e legalità;<br />

72 Gianturco G., L’intervista qualitativa, dal discorso al testo scritto, Ed. Guerini e Associati<br />

SpA, Mi<strong>la</strong>no, 2005<br />

70


2) le mafie come problema sociale;<br />

3) confisca dei beni e riutilizzo sociale.<br />

La temporalizzazione è composta in diversi momenti. Le fasi in cui si artico<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong> mia ricerca di <strong>tesi</strong> sono:<br />

1) luglio 2011: presa contatto con il docente e prima stesura del progetto di<br />

<strong>tesi</strong>;<br />

2) settembre/ottobre 2011: analisi del<strong>la</strong> lettura sociologica sull’argomento e<br />

sul<strong>la</strong> metodologia qualitativa;<br />

3) novembre/dicembre 2011: raccolta delle informazioni e primi dati di<br />

ricerca;<br />

4) gennaio/febbraio/marzo 2012: presa di contatto con Libera. Associazioni,<br />

nomi e numeri contro le mafie, Avviso pubblico, soggetti da intervistare e<br />

conseguente stesura del capitolo sul<strong>la</strong> teoria;<br />

5) aprile 2012: ricerca sul campo con raccolta interviste e successiva<br />

trascrizione;<br />

6) maggio/giugno 2012: stesura definitiva dell’e<strong>la</strong>borato con analisi dei<br />

risultati e conclusioni.<br />

Il piano delle interviste è il seguente:<br />

Luogo: Roma, sede di Libera<br />

Tempi: aprile 2012<br />

Intervista: Ferdinando Secchi<br />

71


Luogo: Roma, sede di Libera<br />

Tempi: aprile 2012<br />

Intervista: Ludovica Ioppolo<br />

Luogo: Roma, Ufficio di architettura<br />

Tempi: aprile 2012<br />

Intervista: Paolo Berdini<br />

Luogo: Aprilia (Latina), sede del Comune (intervista mancata)<br />

Tempi: aprile 2012<br />

Intervista: Luana Caporaso<br />

Intervista tramite invio di domande aperte via e-mail e conversazione<br />

telefonica.<br />

Tempi: aprile 2012<br />

Intervista: Luca Chianca<br />

Luogo: Roma, Ufficio del Patrimonio Roma Capitale<br />

Tempi: aprile 2012<br />

Intervista: Mario Fiore<br />

Luogo: Aprilia (LT)<br />

Tempi: Aprile 2012<br />

Intervista: Ulisse Patrignani<br />

Luogo: Aprilia (LT)<br />

Tempi: Aprile 2012<br />

Intervista: Fabrizio Marras<br />

La griglia semi-strutturata da utilizzare per le interviste durante il mio <strong>la</strong>voro<br />

di <strong>tesi</strong> è <strong>la</strong> seguente:<br />

1) Da dove parte il vostro impegno ed il vostro interesse riguardo i beni<br />

confiscati?<br />

2) Qual è il vostro ruolo nello specifico?<br />

72


3) Qual è, a vostro avviso, lo stato dell’arte attuale sui beni confiscati a Roma<br />

e nel Lazio?<br />

4) Qual è, a suo avviso, lo stato dell’arte attuale sui beni confiscati nel litorale<br />

<strong>la</strong>ziale?<br />

5) Il mancato utilizzo dei beni cosa provoca simbolicamente al<strong>la</strong> collettività?<br />

6) Qual è il vostro parere riguardo <strong>la</strong> gestione/assegnazione dei beni confiscati<br />

a Roma e nel Lazio?<br />

7) Quali sono le politiche da seguire?<br />

8) Dai dati in possesso quali sono le prospettive future?<br />

9) Qual è il rapporto tra giornalismo ed antimafia?<br />

10) Qual è il ruolo dell’Ufficio Acquisizioni del Comune di Roma anche in<br />

re<strong>la</strong>zione alle associazioni all’Agenzia Nazionale dei beni confiscati e alle<br />

altre istituzioni?<br />

11) Da dove parte l’impegno del Comune di Roma sul<strong>la</strong> gestione dei beni<br />

confiscati?<br />

12) Qual è il rapporto tra urbanistica e beni comuni?<br />

13) Nelle sue opere teatrali tratta spesso temi di mafia. Da dove nasce questo<br />

suo interesse?<br />

14) Qual è il rapporto tra arte ed antimafia?<br />

15) Lei insegna teatro ai giovani. Come appare il mondo criminale davanti ai<br />

loro occhi, qual è il rapporto tra adolescenti ed antimafia?<br />

Nell’elencazione dei punti-traccia vi sono, naturalmente, le domande poste ai<br />

diversi interessati, ai quali non è stata sempre posta <strong>la</strong> stessa griglia, ma<br />

griglie differenti a seconda del<strong>la</strong> funzione svolta dall’intervistato.<br />

E’ stato partico<strong>la</strong>rmente importante creare l’empatia necessaria tra soggetto<br />

intervistato ed intervistatore, stabilendo un rapporto di fiducia.<br />

La mia prima idea sul<strong>la</strong> scelta dell’argomento di <strong>tesi</strong> nasce dopo aver<br />

frequentato il corso di Sociologia Industriale e Post-industriale con <strong>la</strong> prof.ssa<br />

73


Piera Rel<strong>la</strong>. Il manuale “Volgere di millennio” di M. Castells 73 , soprattutto il<br />

capitolo riguardante l’economia criminale globale, ha catturato <strong>la</strong> mia<br />

attenzione. Così ho fatto presente al<strong>la</strong> prof.ssa Rel<strong>la</strong> <strong>la</strong> mia idea, portandole il<br />

progetto di <strong>tesi</strong>. Dopo sono stata messa in contatto con il prof. Alfonso<br />

Gambacurta, suo col<strong>la</strong>boratore di cattedra, che mostrava un partico<strong>la</strong>re<br />

interesse riguardo il tema ed aveva svolto progetti e ricerche nell’ambito, e<br />

che per questo <strong>la</strong>voro di <strong>tesi</strong>, è stato il mio tutor di cattedra. Per <strong>la</strong> raccolta<br />

delle informazioni mi è stato molto d’aiuto il web, sia per <strong>la</strong> ricerca del<br />

materiale sia per <strong>la</strong> presa di contatto ad esempio con Libera. Mi sono recata di<br />

persona presso <strong>la</strong> sede principale in via IV novembre a Roma ed i<br />

col<strong>la</strong>boratori mi hanno fornito di materiale e suggerimenti che al<strong>la</strong> fine sono<br />

stati utilissimi per <strong>la</strong> stesura del mio progetto.<br />

Ho avuto l’opportunità di scegliere libri anche presso <strong>la</strong> Biblioteca comunale<br />

di Pomezia e Biblioteca del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale<br />

ubicato in via Sa<strong>la</strong>ria. Un sostegno mi è stato dato dal tutor che mi ha<br />

suggerito numerosi seminari universitari a cui ho preso parte, e che mi hanno<br />

dato una mano per consolidare le basi e portare a termine il mio progetto. Per<br />

quanto riguarda <strong>la</strong> ricerca sul campo ho inizialmente formu<strong>la</strong>to una picco<strong>la</strong><br />

mappa sui soggetti da intervistare e sul<strong>la</strong> griglia di domande da porre. Poi mi<br />

sono attivata per prendere i contatti e gli appuntamenti, grazie all’aiuto del<br />

tutor. I primi sono stati i col<strong>la</strong>boratori di Libera, Ferdinando Secchi e<br />

Ludovica Ioppolo, cui ho inviato delle e-mail e che si sono mostrati<br />

disponibili nell’effettuare le interviste qualche giorno dopo. Il secondo ad<br />

essere contattato è stato il prof. Paolo Berdini, docente di Urbanistica presso <strong>la</strong><br />

Facoltà di Ingegneria Università Tor Vergata di Roma, che con <strong>la</strong> sua grande<br />

cordialità mi ha ricevuto nei giorni successivi presso il suo ufficio sito in via<br />

di S. Basilio a Roma. Poi ho contattato telefonicamente il giornalista di<br />

Report Luca Chianca che mi ha chiesto gentilmente <strong>la</strong> griglia di domande che<br />

avevo formu<strong>la</strong>to e subito dopo due giorni mi ha inviato le risposte<br />

all’intervista via e-mail.<br />

Nello stesso periodo ho inviato un’e-mail al dott. Mario Fiore che dirige<br />

l’Ufficio Acquisizioni del Patrimonio di Roma Capitale, presso il Comune di<br />

Roma.<br />

73 Castells M., End of millennium, Ed. B<strong>la</strong>ckwell Oxfors, 2000, traduzione in italiano Volgere<br />

di millennio, Egea Spa, Mi<strong>la</strong>no, 2008.<br />

74


Mi ha risposto nell’immediato, fissando un incontro. Purtroppo non è stato<br />

possibile svolgere l’intervista in quanto erano obbligatorie delle autorizzazioni<br />

da parte dell’assessore e del Direttore del Dipartimento, che non sono mai<br />

arrivate. A seguire ho contattato via mail <strong>la</strong> delegata del Lazio di Avviso<br />

Pubblico Luana Caporaso, che inizialmente ha affermato di voler essere<br />

intervistata. Abbiamo fissato vari appuntamenti, ma ad un ora dall’incontro ha<br />

disdetto, dicendo di rimandare. Ho ricontattato <strong>la</strong> Sig.ra Caporaso che non ha<br />

più risposto alle e-mail e si è resa irreperibile anche telefonicamente,<br />

creandomi molti disagi. Vista e considerata <strong>la</strong> sua indisponibilità ho preferito<br />

muovermi su altri fronti, contattando Ulisse Patrignani, regista teatrale che<br />

tratta spesso temi di mafia ed illegalità. Mi sono recata ad un suo spettacolo<br />

teatrale presso il Teatro Europa di Aprilia dove mi ha presentato il Sig.<br />

Fabrizio Marras che si occupa del coordinamento regionale di Libera presso il<br />

Presidio di Aprilia, ed ho somministrato ad entrambi l’intervista semi-<br />

strutturata. Infine ho svolto una ricerca su opinion leader ed in accordo con i<br />

soggetti intervistati, ho deciso di palesare nomi e cognomi.<br />

3.4. Dal<strong>la</strong> teoria legis<strong>la</strong>tiva all’applicazione pratica: un lungo<br />

percorso da sviluppare.<br />

Il presente <strong>la</strong>voro di <strong>tesi</strong> ha cercato di mettere in luce <strong>la</strong> situazione attuale<br />

riguardante <strong>la</strong> criminalità organizzata presente nel<strong>la</strong> Regione Lazio, nel<strong>la</strong><br />

specificità dei beni confiscati alle organizzazioni criminali tra passato,<br />

presente e futuro. Questo mi ha portato a mettere a confronto le normative in<br />

vigore con l’effettiva realtà dei fatti, che molto spesso non coincide: le<br />

discrepanze sono notevoli.<br />

75


Mi sono trovata davanti a situazioni in cui edifici o terreni di grandi<br />

dimensioni confiscati alle mafie, siano in stato di completo abbandono, altre<br />

in cui all’interno risiedano le famiglie dei boss, altre ancora sotto ipoteca<br />

bancaria quindi intoccabili. A tal proposito, il giorno 15 novembre 2011 ho<br />

avuto il piacere di partecipare al convegno La mafia non paga <strong>la</strong> crisi<br />

presentato da Don Ciotti, presso <strong>la</strong> Facoltà di Economia La Sapienza<br />

Università di Roma. Questo incontro è stato organizzato in occasione del<strong>la</strong><br />

formazione del nuovo Governo italiano.<br />

Don Ciotti ha ribadito che in periodi come questo che stiamo attraversando, di<br />

debolezza politica, economica, le organizzazioni criminali hanno terreno<br />

fertile per entrare in gioco approfittando dei mancati controlli e del<strong>la</strong><br />

disintegrazione proveniente da qualsiasi ambito, sia esso sociale, istituzionale<br />

o politico. Democrazia è partecipazione, umiltà, capacità. La mafia incide<br />

notevolmente sul<strong>la</strong> disoccupazione giovanile che aumenta sempre di più,<br />

scuo<strong>la</strong> e alfabetizzazione hanno picchi altissimi nelle zone ad alta densità<br />

mafiosa, il degrado urbano e sociale trionfano. I ragazzi partono da un’assente<br />

cultura di base arrivando al fenomeno del<strong>la</strong> disoccupazione che nel suo<br />

insieme di negatività colpisce anche l’istituzione famiglia; l’illegalità diviene<br />

una norma di vita per l’assenza di punti di riferimento. Don Ciotti continua il<br />

suo discorso dicendo che <strong>la</strong> debolezza del<strong>la</strong> democrazia costituisce <strong>la</strong> forza<br />

delle mafie, continuano ad insediarsi, ad espandersi, ad infiltrarsi, approdano<br />

puntualmente in ogni dove, è il loro momento favorevole. Viene a crearsi un<br />

ponte fra criminalità e società civile, <strong>la</strong> mafia fa giustizia, <strong>la</strong> mafia è presente<br />

ovunque, nel mercato del<strong>la</strong> droga e delle armi. L’Italia primeggia tra le<br />

c<strong>la</strong>ssifiche europee riguardo le attività illecite. Un altro momento di grande<br />

interesse è stato quando, mostrandoci alcune statistiche, ci ha fatto presente<br />

che il 50% dei beni confiscati sono inutilizzabili poiché sotto ipoteca bancaria.<br />

Conclude il discorso dicendo che l’unica ancora di salvezza per <strong>la</strong> lotta al<strong>la</strong><br />

mafia sia <strong>la</strong> nascita di nuove politiche sociali, nuove leggi giuste in<br />

Par<strong>la</strong>mento, soprattutto riguardo <strong>la</strong> corruzione politica, per bloccare e mettere<br />

fine alle potenti organizzazioni criminali che si ramificano in tutto il mondo.<br />

76


Foto tratta da www.libera.it<br />

Dal fronte opposto sono rimasta colpita dall’impegno continuo messo da<br />

persone giovani tra cui i col<strong>la</strong>boratori di Libera o tutti i soggetti da me<br />

intervistati, intraprendenti, costanti e determinati, che lottano ogni giorno per<br />

sconfiggere le mafie, che control<strong>la</strong>no l’effettiva gestione dei beni confiscati,<br />

che combattono per tornare al trionfo del<strong>la</strong> legalità.<br />

Nelle interviste svolte, partico<strong>la</strong>rmente significativo è stato il caso di<br />

Ludovica Ioppolo che mi dice:<br />

“Il mancato utilizzo dei beni è prima di tutto uno spreco da parte dello Stato,<br />

soprattutto in un momento di grande crisi economica come il nostro e<br />

ovviamente apre <strong>la</strong> strada a coloro che sostengono che i beni confiscati<br />

debbano essere venduti e mettendo all’asta questi beni vengono molto<br />

facilmente ricondotti a quelle organizzazioni cui sono stati sottratti.”<br />

E ancora…<br />

“E’ fondamentale che i beni non vengano abbandonati altrimenti si correrebbe<br />

il rischio di sentir dire che quei beni stavano meglio nelle mani del<strong>la</strong> mafia o<br />

del<strong>la</strong> camorra in quanto erano beni produttivi, l’abbandono non è quindi un<br />

lusso che ci possiamo permettere.”<br />

Ferdinando Secchi mi dice che il mancato utilizzo dei beni provoca<br />

simbolicamente al<strong>la</strong> collettività: “… quel senso di mancanza di fiducia, nel<strong>la</strong><br />

77


capacità delle istituzioni di provvedere realmente al benessere dei cittadini e<br />

quindi saper utilizzare a vantaggio dei cittadini le risorse pubbliche.”<br />

Il prof. Berdini pone l’accento sul<strong>la</strong> dimensione di bene confiscato come bene<br />

comune:<br />

“Parliamo di bene comune perché <strong>la</strong> sua fruizione viene fatta insieme tra beni<br />

pubblici e privati, quindi è lo spazio urbano che è un bene comune ed è<br />

l’elemento pubblico che mette in connessione le diverse parti del<strong>la</strong> città. Esse<br />

possono anche essere private ma comunque rappresentano questo tessuto che<br />

permette a tutti noi di svolgere le funzioni per risolvere un servizio che, come<br />

ho già detto può essere anche privato. Insomma, <strong>la</strong> città supera questa<br />

separazione esistente nel<strong>la</strong> cultura occidentale, tra pubblico e privato. Questa è<br />

una spaccatura che viene da secoli di divisione culturale, quindi <strong>la</strong> città è<br />

intesa come bene comune perché lo spazio permette a tutti di esprimersi, di<br />

evolversi e di aumentare <strong>la</strong> capacità di comprendere il mondo.”<br />

Ed ancora sul<strong>la</strong> gestione/assegnazione dice:<br />

“Questo viene poco pubblicizzato, mi riferisco anche al<strong>la</strong> trasparenza dei<br />

bandi. C’è una sorta di nebbia che non si dirada. Lo Stato potrebbe fare un<br />

salto in più, rego<strong>la</strong>ndo i rapporti tra i cittadini, beneficiando <strong>la</strong> collettività<br />

attraverso questi strumenti, creando le condizioni e permettendo anche ai<br />

giovani di accedervi … questo è fondamentale.”<br />

Sostiene inoltre che:<br />

“Lo Stato dovrebbe <strong>la</strong>vorare per fatti simbolici … lo Stato dovrebbe dire che<br />

non c’è deroga, appena si trova di fronte a qualcuno che ha truffato, allora lì<br />

dovrebbe intervenire chirurgicamente ed acquisire immediatamente il bene.”<br />

Sul<strong>la</strong> gestione/assegnazione dei beni, chiarissimo è stato Luca Chianca:<br />

“Siamo molto indietro. Sicuramente mancano le risorse economiche per far<br />

rivivere al meglio i beni confiscati, ma quello che ho potuto documentare<br />

durante il mio <strong>la</strong>voro è che in alcuni casi i responsabili del Comune, che<br />

dovrebbe gestire questi immobili, non sanno neanche quanti ne hanno. Il<br />

Comune di Roma si pregia di aver assegnato quasi tutti i beni a disposizione,<br />

ma se poi verifica cosa viene fatto, fin troppo spesso, ci troviamo di fronte a<br />

situazioni di abbandono e degrado.”<br />

Ed ancora:<br />

78


“I beni confiscati sono l’immagine stessa del<strong>la</strong> legalità. Se viene meno tutto<br />

questo, lo Stato e i cittadini ne escono sconfitti.”<br />

Sulle politiche e le prospettive da seguire, le risposte sono state diversificate,<br />

ma tutte legate da una base comune che va in una duplice direzione: il<br />

sentimento positivo da trasmettere ai giovani e al<strong>la</strong> società sui beni mafiosi<br />

come beni comuni, e l’impegno dello Stato, delle istituzioni che purtroppo<br />

non sempre c’è.<br />

Ludovica Ioppolo mi dice che:<br />

“… bisognerà quindi migliorare gli strumenti di individuazione soprattutto<br />

dei patrimoni monetari. Questa è una delle nuove frontiere su cui è<br />

importantissimo agire.”<br />

Per Ferdinando Secchi:<br />

“Le politiche da seguire, in questo come in altri campi, sono più informazione<br />

e più cultura, più conoscenza.”<br />

Centrale ed importante per questo <strong>la</strong>voro di <strong>tesi</strong> è <strong>la</strong> riflessione del prof.<br />

Berdini:<br />

“A Roma purtroppo esiste una fascia giovanile e non solo, che non riesce a<br />

pagare gli affitti. Un altro problema è che se i giovani decidono di prendere i<br />

loro risparmi ed investirli in attività agricole si scontrano con valori legati al<strong>la</strong><br />

terra, che sono fuori dai canoni veri del nord Europa, allora questo intervento<br />

sui beni confiscati è un elemento di primaria importanza sul mercato. Mi<br />

viene da pensare che nello stato liberale costruivano continuamente case<br />

popo<strong>la</strong>ri per tenere basso tutto il sistema dei valori immobiliari, in quanto<br />

mettendo sul mercato un bene che ha valore più basso di quello privato,<br />

conseguentemente anche il privato scenderà di prezzo. Queste d'altronde sono<br />

le leggi dell’economia. Quindi prendere in considerazione <strong>la</strong> questione dei<br />

beni confiscati che possiamo acquistare ad un prezzo sicuramente inferiore<br />

rispetto al libero mercato ad esempio del<strong>la</strong> terra confinante, è sicuramente un<br />

passo avanti. Si ricreerebbe un mondo, cambierebbero i rapporti sociali, ci<br />

sarebbe <strong>la</strong> prospettiva di una città diversa.”<br />

Quindi:<br />

“La popo<strong>la</strong>zione deve cogliere che c’è uno Stato che tute<strong>la</strong> <strong>la</strong> legalità di un<br />

Paese: questa sarebbe <strong>la</strong> svolta che l’Italia aspetta.”<br />

Per Ulisse Patrignani:<br />

79


“Ci vuole tanto coraggio. Penso a delle immagini che mando spesso di<br />

Tornatore con ragazzi siciliani che scesero in piazza dopo le stragi del 1992<br />

… loro hanno avuto un coraggio enorme.”<br />

Preminente è sempre nelle interviste il concetto di riutilizzo sociale, come<br />

esplicitato da Fabrizio Marras:<br />

“Da quello che si vede e si sente … parlo delle interviste ri<strong>la</strong>sciate<br />

ultimamente anche dal Ministro degli Interni, le previsioni non sono ottimali<br />

perché dire che <strong>la</strong> legge La Torre deve essere completamente riscritta perché<br />

creata in un’altra epoca, lo trovo scandaloso. Oggi come oggi i beni si<br />

possono vendere e poi se li ricomprano i mafiosi. Si finalizza tutto al concetto<br />

di fare cassa e non al riutilizzo sociale.”<br />

Ci vorrebbe quindi un sostegno maggiore ed un aiuto più concreto da parte<br />

dello Stato e delle istituzioni che sono poco presenti.<br />

Più andavo avanti nel mio progetto di <strong>tesi</strong>, più il mio interesse aumentava,<br />

scoprendo luci e ombre che si aggirano intorno a questo argomento<br />

complesso. Oltre che incrementare il mio sapere, questa è stata un’utile<br />

lezione di vita.<br />

Appendice<br />

Intervista a Ludovica Ioppolo<br />

80


Roma: aprile 2012<br />

L’intervista si svolge nel<strong>la</strong> sede di Libera, a Roma, luogo che avevo già<br />

conosciuto nell’occasione di una mia precedente presentazione riguardo il<br />

progetto di <strong>tesi</strong>. L’atmosfera è assolutamente positiva, trovo immediatamente<br />

sintonia con l’intervistata. Riesco a cogliere un partico<strong>la</strong>re interesse da parte<br />

dell’intervistata riguardo il tema che stiamo per affrontare. La disposizione dei<br />

soggetti nello spazio è frontale, ci troviamo sul <strong>la</strong>to di una scrivania<br />

rettango<strong>la</strong>re e <strong>la</strong> distanza è ravvicinata.<br />

R.: Da dove parte il suo impegno ed il suo interesse sui beni confiscati?<br />

I.: Diciamo che il mio interesse è più generale e riguarda il tema<br />

dell’antimafia sociale. Io sono siciliana, vengo da Capo d’Or<strong>la</strong>ndo in<br />

provincia di Messina e quando sono venuta a Roma per l’università ho sempre<br />

avuto una certa passione per il tema del<strong>la</strong> mafia, dell’antimafia, … parlo<br />

soprattutto di quell’antimafia che ha il compito di contrastare tutti quei fattori<br />

sociali che favoriscono <strong>la</strong> nascita e lo sviluppo del fenomeno mafioso e<br />

ovviamente i beni confiscati rappresentano uno dei pi<strong>la</strong>stri dell’antimafia,<br />

soprattutto dell’antimafia costruita da Libera a partire ovviamente dal<strong>la</strong> legge<br />

che ha fatto in modo che si potessero usare i beni confiscati a scopo sociale, a<br />

partire dal 1996, e poi tutte le sperimentazioni che Libera ha messo in campo<br />

negli ultimi anni.<br />

R.: Qual è il ruolo che ricopre all’interno di Libera?<br />

I.: Io mi occupo del settore formazione, in partico<strong>la</strong>re seguo dei progetti di<br />

ricerca, poi seguo i <strong>tesi</strong>sti, i tirocinanti ed in generale le attività del settore<br />

universitario.<br />

R.: Qual è, a suo avviso, lo stato dell’arte attuale sui beni confiscati a Roma e<br />

nel Lazio?<br />

I.: L’idea che mi sono fatta è che ci sono sicuramente delle buone pratiche di<br />

eccellenza. Basti pensare al Cinema Aqui<strong>la</strong> o al<strong>la</strong> Casa del jazz … questi<br />

appunto sono dei luoghi confiscati a Roma che sono diventati dei simboli, dei<br />

81


luoghi liberati dalle organizzazioni criminali e restituiti al<strong>la</strong> collettività, che<br />

non vengono utilizzati solo da alcuni bensì sono a disposizione di tutti e<br />

questo ha un valore simbolico altissimo, oltre che economico dato che ci sono<br />

anche molte persone che ci <strong>la</strong>vorano, assumono quindi un valore<br />

multidimensionale. Allo stesso tempo nel<strong>la</strong> città di Roma e nel<strong>la</strong> Regione<br />

Lazio ci sono degli esempi di cattiva gestione a livello istituzionale e su<br />

questo è necessario intervenire, tanto è vero che Libera Roma già da un paio<br />

d’anni sta avviando un percorso di monitoraggio sui beni confiscati. Ci tengo<br />

a ribadire che per Libera non è importante che tutti i beni confiscati vengano<br />

utilizzati da Libera stessa. Per questo noi svolgiamo attività di monitoraggio e<br />

assistenza rispetto a quei percorsi più difficili da restituire al<strong>la</strong> collettività …<br />

molto spesso sono le Prefetture a chiederci un aiuto sui territori come nel caso<br />

di Borgo Sabotino a Latina, dove è stato il Prefetto stesso a chiederci di<br />

prendere a carico quel bene e accompagnarlo nel percorso di restituzione, ma<br />

in generale Libera non ha interesse ad avere in affidamento diretto i beni.<br />

Tranne <strong>la</strong> sede di Roma non ci sono beni confiscati in Italia direttamente dati a<br />

Libera. Noi in generale cerchiamo di seguire questi percorsi di liberazione e di<br />

accompagnare le cooperative che nascono ad esempio con un bando pubblico,<br />

<strong>la</strong>voratori che nel<strong>la</strong> maggior parte delle volte sono soggetti svantaggiati …<br />

quindi il nostro è più un <strong>la</strong>voro di accompagnamento e di monitoraggio<br />

rispetto al compito delle istituzioni.<br />

R.: Il mancato utilizzo dei beni cosa provoca simbolicamente al<strong>la</strong> collettività?<br />

I.: Il mancato utilizzo dei beni è prima di tutto uno spreco da parte dello Stato,<br />

soprattutto in un momento di grande crisi economica come il nostro e<br />

ovviamente apre <strong>la</strong> strada a coloro che sostengono che i beni confiscati<br />

debbano essere venduti e mettendo all’asta questi beni vengono molto<br />

facilmente ricondotti a quelle organizzazioni cui sono stati sottratti. E’<br />

sicuramente importante il valore economico di questi beni ma lo è ancor di più<br />

che quei beni che rappresentano il loro potere criminale vengano sottratti dallo<br />

Stato ed è fondamentale che quest’ultimo metta una bandierina in qualche<br />

modo su questi beni e che sia assolutamente visibile <strong>la</strong> sua presenza. Lo Stato<br />

nel<strong>la</strong> forma delle istituzioni ma anche lo Stato nel<strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> società civile.<br />

E’ fondamentale che i beni non vengano abbandonati altrimenti si correrebbe<br />

82


il rischio di sentir dire che quei beni stavano meglio nelle mani del<strong>la</strong> mafia o<br />

del<strong>la</strong> camorra in quanto erano beni produttivi, l’abbandono non è quindi un<br />

lusso che ci possiamo permettere.<br />

R.: Qual è il suo parere sul<strong>la</strong> gestione/assegnazione dei beni a Roma e nel<br />

Lazio?<br />

I.: Ci sono sicuramente luci e ombre e quindi su questo è importante<br />

continuare a monitorare.<br />

R.: Quali sono le politiche da seguire?<br />

I.: Sicuramente è stato fatto un passo avanti con l’istituzione dell’Agenzia<br />

Nazionale dei beni confiscati però allo stesso tempo è importante non <strong>la</strong>sciare<br />

ad una gestione assolutamente centralizzata tutti i beni confiscati in quanto<br />

ormai, purtroppo o per fortuna, sono tantissimi in tutta Italia ed è<br />

fondamentale che le istituzioni locali prendano questo a carico e che ci sia<br />

sempre più condivisione delle politiche di recupero di questi beni.<br />

R.: Dai dati in possesso, quali sono le prospettive future?<br />

I.: Sicuramente i beni aumenteranno anche se negli ultimi anni le<br />

organizzazioni, in risposta allo strumento del<strong>la</strong> confisca, cercano sempre più<br />

di aggirare l’ostacolo dando i loro beni a prestanome, aggirando appunto il<br />

rischio del<strong>la</strong> confisca vera e propria. Oltre questo aumenta sempre di più il<br />

ricic<strong>la</strong>ggio, attraverso beni immateriali piuttosto che materiali, molto più<br />

difficili da individuare e da colpire. Questo significa che da un <strong>la</strong>to le<br />

organizzazioni criminali cercano altre strategie, bisognerà quindi migliorare<br />

gli strumenti di individuazione soprattutto dei patrimoni monetari. Questa è<br />

una delle nuove frontiere su cui è importantissimo agire. Dall’altro <strong>la</strong>to i beni<br />

continueranno ad aumentare, abbiamo visto che negli ultimi anni non sono più<br />

solo nelle Regioni del sud Italia ma anche in Piemonte, Lazio, Lombardia,<br />

Regioni di centro e nord Italia in cui i beni sono diverse centinaia. E’ quindi<br />

fondamentale l’aiuto degli enti locali, del terzo settore per restituire i beni al<strong>la</strong><br />

collettività.<br />

83


Intervista a Ferdinando Secchi<br />

Roma, aprile 2012<br />

Anche quest’intervista si svolge presso <strong>la</strong> sede di Libera, a Roma. Il clima<br />

d’intervista è disteso, diretto e l’intervistato ha un atteggiamento<br />

col<strong>la</strong>borativo. Riesco a percepire dalle sue parole, dalle sue espressioni,<br />

l’impegno personale che mette per combattere e sconfiggere <strong>la</strong> criminalità<br />

organizzata, lottando per quello in cui crede. Mi trovo subito a mio agio e ad<br />

instauro un rapporto di sintonia e tranquillità. E’ una giornata di sole. La<br />

disposizione dello spazio dei soggetti è frontale, seduti entrambi su due sedie.<br />

R.: Da dove parte il suo impegno ed il suo interesse sui beni confiscati?<br />

I.: I beni confiscati, per me come per tutti gli altri del<strong>la</strong> nostra associazione,<br />

sono un punto imprescindibile per <strong>la</strong> lotta alle mafie. La prima azione che ha<br />

fatto <strong>la</strong> nostra associazione è stata quel<strong>la</strong> di far votare <strong>la</strong> legge 109 del ’96<br />

proprio allo scopo di sottrarre i beni ai mafiosi e restituirli al<strong>la</strong> collettività per<br />

indebolire le mafie, sia dal punto di vista materiale che simbolico, arricchendo<br />

<strong>la</strong> società civile, tanto dal punto di vista materiale che simbolico.<br />

R.: Qual è il ruolo che ricopre all’interno di Libera?<br />

I.: Io sono il referente provinciale di Roma. Mi occupo di curare <strong>la</strong> crescita<br />

dell’associazione sul territorio di Roma e provincia e di sviluppare le re<strong>la</strong>zioni<br />

con le associazioni e le scuole del territorio.<br />

R.: Qual è, a suo avviso, lo stato dell’arte attuale sui beni confiscati a Roma e<br />

nel Lazio?<br />

I.: Lo stato attuale è sicuramente un forte livello di ignoranza media da parte<br />

di tutti gli attori preposti ad utilizzare questa risorsa dei beni confiscati, quindi<br />

sia i cittadini, che le associazioni, che le istituzioni, intendiamo soprattutto i<br />

Comuni, non sviluppano quelle azioni di conoscenza e di messa in pratica<br />

del<strong>la</strong> legge … sostanzialmente non si conosce l’esatta entità del valore e del<br />

numero dei beni a Roma … non si conosce bene <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione, non <strong>la</strong> si<br />

applica soprattutto nel<strong>la</strong> parte riguardante <strong>la</strong> trasparenza e <strong>la</strong> pubblicità delle<br />

assegnazioni.<br />

84


R.: Il mancato utilizzo dei beni cosa provoca simbolicamente al<strong>la</strong> collettività?<br />

I.: Provoca, a nostro avviso, quel senso di mancanza di fiducia, nel<strong>la</strong> capacità<br />

delle istituzioni di provvedere realmente al benessere dei cittadini e quindi<br />

saper utilizzare a vantaggio dei cittadini le risorse pubbliche.<br />

R.: Qual è il suo parere sul<strong>la</strong> gestione/assegnazione dei beni confiscati a<br />

Roma e nel Lazio?<br />

I.: Per l’appunto ci sono state varie fasi … c’è stato un periodo sotto <strong>la</strong> giunta<br />

Veltroni, in cui abbiamo visto che molti beni sono stati assegnati, anche se poi<br />

è stato difficile ed è difficile tuttora verificarne l’effettivo riutilizzo delle<br />

realtà assegnatarie, molte delle quali hanno avuto anche problemi di tipo<br />

economico per le ristrutturazioni e quant’altro. Sotto <strong>la</strong> giunta Alemanno non<br />

c’è stato grande interesse per questo tema anche perché <strong>la</strong> gran parte delle<br />

assegnazioni erano già state fatte, mentre bisognava attuare il monitoraggio<br />

dell’effettivo riutilizzo. Non si è vista negli ultimi tempi una reale sensibilità e<br />

una reale volontà di utilizzare questa risorsa anche dal punto di vista<br />

simbolico.<br />

R.: Quali sono le politiche da seguire?<br />

I.: Le politiche da seguire, in questo come in altri campi, sono più<br />

informazione e più cultura, più conoscenza … ed è quello che come<br />

associazione ci impegniamo a fare giorno dopo giorno. Conoscenza, cultura e<br />

informazione che possono portare verso una maggiore trasparenza ed efficacia<br />

possibile, quindi evidentemente le assegnazioni che debbano essere fatte a<br />

bando pubblico e <strong>la</strong> presa in carico dei problemi ostativi all’effettivo riutilizzo<br />

che possono essere appunto il recepire i finanziamenti delle ristrutturazioni o<br />

il fare pressione alle banche per togliere le ipoteche bancarie dai beni che ne<br />

sono gravati.<br />

R.: Dai dati in possesso, quali sono le prospettive future?<br />

I.: I dati ci dicono che ci sono molti beni in fase di sequestro che possono<br />

passare a confisca definitiva, quindi ci può essere un aumento di questo tipo di<br />

ricchezza sul territorio … se questa ricchezza verrà utilizzata o meno<br />

dipenderà anche dal contributo che le associazioni e i cittadini vorranno<br />

85


portare come stimolo a delle istituzioni che finora non hanno affrontato di<br />

petto il problema.<br />

Intervista a Paolo Berdini<br />

Roma, aprile 2012<br />

L’incontro si svolge nell’Ufficio personale di architettura dell’intervistato,<br />

ubicato in via di San Basilio n. 41, nel centro di Roma. Il clima d’intervista è<br />

molto positivo. Riesco a percepire un atteggiamento partico<strong>la</strong>rmente<br />

col<strong>la</strong>borativo dell’intervistato che si mostra totalmente ospitale, educato e<br />

cortese nei miei confronti. Mostra interesse e curiosità riguardo i contenuti<br />

del<strong>la</strong> mia <strong>tesi</strong>. La disposizione dei soggetti nello spazio è frontale, seduti uno<br />

di fronte all’altro, con una scrivania rettango<strong>la</strong>re che ci separa. L’intervista si<br />

apre con un’ulteriore spiegazione del mio progetto di <strong>tesi</strong> e dei temi affrontati<br />

con maggiore rilevanza.<br />

R.: Qual è il rapporto tra urbanistica e beni comuni?<br />

I.: Dunque … per <strong>la</strong> <strong>tesi</strong> aggiungerei un piccolo ragionamento che potrebbe<br />

essere importante … le città sono fatte di spazi pubblici e spazi privati.<br />

Parliamo di bene comune perché <strong>la</strong> sua fruizione viene fatta insieme tra beni<br />

pubblici e privati, quindi è lo spazio urbano che è un bene comune ed è<br />

l’elemento pubblico che mette in connessione le diverse parti del<strong>la</strong> città. Esse<br />

possono anche essere private ma comunque rappresentano questo tessuto che<br />

permette a tutti noi di svolgere le funzioni per risolvere un servizio che, come<br />

ho già detto può essere anche privato. Insomma, <strong>la</strong> città supera questa<br />

separazione esistente nel<strong>la</strong> cultura occidentale, tra pubblico e privato. Questa<br />

è una spaccatura che viene da secoli di divisione culturale, quindi <strong>la</strong> città è<br />

intesa come bene comune perché lo spazio permette a tutti di esprimersi, di<br />

evolversi e di aumentare <strong>la</strong> capacità di comprendere il mondo.<br />

R.: In che senso lei nel suo articolo par<strong>la</strong> di città e territori come beni<br />

comuni?<br />

86


I.: A prescindere dal titolo di proprietà, è proprio <strong>la</strong> città nel suo insieme che<br />

deve diventare l’elemento di riferimento profondo … facciamo un esempio<br />

… l’Appia Antica, ricopre 1.800 ettari nei quali arriveranno più o meno a 50<br />

gli ettari pubblici, nel senso vero, eppure l’Appia rappresenta un bene comune<br />

in quanto è fruibile da tutti noi a prescindere dal titolo di proprietà. Quindi<br />

non si può andare a vedere una vil<strong>la</strong> che sotto ha dei reperti archeologici<br />

importantissimi, si può fare solo se si utilizza <strong>la</strong> procedura del Ministero.<br />

Oltre a questo, però, si può usufruire di questo patrimonio straordinario<br />

dell’umanità, magari non utilizzando certe parti ma limitandoci o<br />

accontentandoci di alcuni percorsi che ci permettono di cogliere nel suo<br />

insieme questo bene meraviglioso.<br />

R.: Qual è, a suo avviso, lo stato dell’arte attuale sui beni confiscati a Roma<br />

e nel Lazio?<br />

I.. Questo secondo me è un tema che fa molto bene a cogliere nel<strong>la</strong> sua <strong>tesi</strong><br />

nel senso che se ne par<strong>la</strong> poco come se fosse un argomento marginale.<br />

Secondo me non è proprio cosi. Dico questo per due motivi: il primo perché<br />

se si riferisse ad un solo bene confiscato sarebbe importante ripeterlo ogni<br />

giorno, in ogni momento, in quanto rappresenta un segnale d’al<strong>la</strong>rme che ci<br />

troviamo in una società che abbia una partico<strong>la</strong>re patologia perché altrimenti<br />

non ci sarebbero beni confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata nel<strong>la</strong> capitale<br />

d’Italia se cosi fosse e invece ci sono. Il secondo motivo è che Roma, come<br />

ormai tutte le grandi città, stanno diventando un crocevia. Se <strong>la</strong> mafia è<br />

arrivata in tutte le grandi città italiane, <strong>la</strong> prima, come è noto, è stata Torino,<br />

poi comincia a scendere e se ha messo piede a Roma significa che c’è un<br />

campanello d’al<strong>la</strong>rme che deve essere ribattuto tutti i giorni. E’ una questione<br />

vera e profonda che condizionerà il futuro delle prossime generazioni. Di<br />

questo non si par<strong>la</strong>. Esprimo anche <strong>la</strong> terza questione che riguarda molto il<br />

mio <strong>la</strong>voro … Roma è stata il terreno di sperimentazione degli anni ’80, non<br />

si sono ancora riusciti a trovare tutti i fili del ragionamento di un’<br />

impressionante questione criminale tra <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita ed il mondo che decide.<br />

Accade questo: Sindona diventa il presidente del<strong>la</strong> Società Immobiliare<br />

Italiana, che era il pi<strong>la</strong>stro che ha rego<strong>la</strong>to lo sviluppo urbanistico di Roma<br />

almeno dal secondo dopoguerra. Se <strong>la</strong> prende in mano Sindona qualcosa<br />

87


vorrà dire in quanto egli era già noto per i suoi rapporti con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita<br />

organizzata. In quegli stessi anni a Roma c’è il trionfo del<strong>la</strong> Banda del<strong>la</strong><br />

Magliana, il caso più noto dei beni confiscati al<strong>la</strong> mafia è quello del<strong>la</strong> Casa<br />

del jazz. Qui <strong>la</strong> Banda del<strong>la</strong> Magliana riesce ad avere dal<strong>la</strong> proprietà che era<br />

un ente religioso, una vil<strong>la</strong> meravigliosa di fronte alle Mura Aureliane,<br />

dimostrando di avere rapporti sociali con persone che contano e di avere una<br />

disponibilità di denaro enorme. A Roma succede che quando l’Università di<br />

Tor Vergata deve acquistare <strong>la</strong> sede del Rettorato perché comincia a<br />

strutturarsi, <strong>la</strong> acquista fuori dall’area dell’università … un’area immensa di<br />

120 ettari … si rivolge al mondo privato e guarda caso acquista quello che<br />

precedentemente era un motel di secondo livello lungo il Raccordo Anu<strong>la</strong>re,<br />

di proprietà di Nicoletti, quindi riconducibile al<strong>la</strong> banda del<strong>la</strong> Magliana. La<br />

cosa preoccupante non è tanto che ci siano proprietà che provengano da<br />

investimenti illeciti, in quanto ci sono sempre state, quanto un’istituzione cosi<br />

importante come l’Università di Tor Vergata, non trova di meglio che fare<br />

una trattativa con <strong>la</strong> banda del<strong>la</strong> Magliana …<br />

[ pausa]<br />

L’albergo è stato ristrutturato ed ancora oggi è <strong>la</strong> sede del Rettore del<strong>la</strong><br />

Seconda Università di Roma.<br />

R.: Il mancato utilizzo dei beni cosa provoca simbolicamente al<strong>la</strong><br />

collettività?<br />

I.: Questo è il motivo che mi fa molto dispiacere. Siamo in un momento di<br />

grande crisi economica e morale, quindi quale altra occasione di dire che ci<br />

sono stati capitali acquisiti illecitamente, che possono diventare il motore per<br />

le future generazioni proprio per inventarsi un <strong>la</strong>voro. Quello che fa Libera,<br />

ad esempio, significa anche garantire <strong>la</strong>voro alle persone. Ad esempio tutta <strong>la</strong><br />

produzione agrico<strong>la</strong> in alcune parti del sud, dal<strong>la</strong> Puglia al<strong>la</strong> Sicilia, è un fatto<br />

simbolico, con quei beni si produce ricchezza che non va nelle mani di una<br />

persona so<strong>la</strong> ma va nelle mani di cooperative, di giovani. Anche nel caso di<br />

Fondi, fa terrore pensare che c’è qualcuno che ha il controllo del territorio,<br />

però se le amministrazioni locali iniziassero a provvedere e fare perno su<br />

88


questo elemento del futuro, forse riusciremmo a cambiare l’Italia, sarebbe un<br />

fatto simbolico di straordinario interesse.<br />

R.: Qual è il suo parere sul<strong>la</strong> gestione/assegnazione dei beni confiscati a<br />

Roma e nel Lazio?<br />

I.: Questo viene poco pubblicizzato, mi riferisco anche al<strong>la</strong> trasparenza dei<br />

bandi. C’è una sorta di nebbia che non si dirada. Lo Stato potrebbe fare un<br />

salto in più, rego<strong>la</strong>ndo i rapporti tra i cittadini, beneficiando <strong>la</strong> collettività<br />

attraverso questi strumenti, creando le condizioni e permettendo anche ai<br />

giovani di accedervi … questo è fondamentale.<br />

R.: Quali sono le politiche da seguire?<br />

I.: Qui ritorno al mio mestiere. Qual è oggi uno dei nodi che sta strozzando<br />

l’economia? C’è un’impennata dei valori immobiliari impressionante e questo<br />

non permette agli artigiani di svolgere <strong>la</strong> propria attività nei luoghi dei centri<br />

urbani. A Roma purtroppo esiste una fascia giovanile e non solo, che non<br />

riesce a pagare gli affitti. Un altro problema è che se i giovani decidono di<br />

prendere i loro risparmi ed investirli in attività agricole si scontrano con<br />

valori legati al<strong>la</strong> terra, che sono fuori dai canoni veri del nord Europa, allora<br />

questo intervento sui beni confiscati è un elemento di primaria importanza sul<br />

mercato. Mi viene da pensare che nello stato liberale costruivano<br />

continuamente case popo<strong>la</strong>ri per tenere basso tutto il sistema dei valori<br />

immobiliari, in quanto mettendo sul mercato un bene che ha valore più basso<br />

di quello privato, conseguentemente anche il privato scenderà di prezzo.<br />

Queste d'altronde sono le leggi dell’economia. Quindi prendere in<br />

considerazione <strong>la</strong> questione dei beni confiscati che possiamo acquistare ad un<br />

prezzo sicuramente inferiore rispetto al libero mercato ad esempio del<strong>la</strong> terra<br />

confinante, è sicuramente un passo avanti. Si ricreerebbe un mondo,<br />

cambierebbero i rapporti sociali, ci sarebbe <strong>la</strong> prospettiva di una città diversa.<br />

R.: Come vede il futuro dello strumento del<strong>la</strong> confisca e del riutilizzo?<br />

I.: Questo è un elemento fondamentale, fa bene ad occuparsene. Trovo che il<br />

fatto di riprivatizzare tutti i beni che erano stati acquisiti dal patrimonio sia<br />

89


una follia politica. Lo Stato dovrebbe <strong>la</strong>vorare per fatti simbolici … lo Stato<br />

dovrebbe dire che non c’è deroga, appena si trova di fronte a qualcuno che ha<br />

truffato, allora lì dovrebbe intervenire chirurgicamente ed acquisire<br />

immediatamente il bene. Qui mi aggancio sempre con il mio settore, ossia<br />

con il fallimento c<strong>la</strong>moroso delle tre leggi del condono edilizio di cui <strong>la</strong> prima<br />

risale al 1985. Avviene <strong>la</strong> mancata automaticità dell’acquisizione al pubblico<br />

del bene che era stato realizzato abusivamente. Se lo Stato avesse avuto<br />

l’accortezza di dire avete fatto un’opera non prevista dal piano rego<strong>la</strong>torio,<br />

quindi vio<strong>la</strong>ndo le leggi, allora dovrebbe venire acquisita dal patrimonio.<br />

Purtroppo non c’è chiarezza riguardo l’acquisizione del patrimonio pubblico<br />

dei beni abusivi e non c’è mai stata. Nel caso dei beni mafiosi, invece,<br />

l’automaticità c’è stata e c’è. Rimetter<strong>la</strong> in dubbio sarebbe un segnale<br />

devastante. La popo<strong>la</strong>zione deve cogliere che c’è uno Stato che tute<strong>la</strong> <strong>la</strong><br />

legalità di un Paese: questa sarebbe <strong>la</strong> svolta che l’Italia aspetta.<br />

Intervista a Luca Chianca<br />

Aprile 2012<br />

Questa intervista è stata realizzata via e-mail. Ho inviato inizialmente una<br />

scheda informativa all’intervistato costituita dall’indice del<strong>la</strong> mia <strong>tesi</strong>, dal<br />

paragrafo di riferimento e dal<strong>la</strong> griglia di domande da fare. L’intervistato ha<br />

mostrato interesse e disponibilità. Con rapidità ho ricevuto le risposte molto<br />

chiare e concise.<br />

R.: Nel paragrafo 2.1 del secondo capitolo del<strong>la</strong> mia <strong>tesi</strong>, ho analizzato <strong>la</strong><br />

puntata di Report del 22/10/2011 intito<strong>la</strong>ta “Beni de ‘noantri” di cui lei ne è<br />

il giornalista. Quali sono le sue considerazioni in merito?<br />

I.: L’inchiesta è nata dal<strong>la</strong> voglia di capire e verificare come venivano gestiti i<br />

beni confiscati al<strong>la</strong> criminalità organizzata nel Comune di Roma. Si par<strong>la</strong><br />

spesso di terra di mafia, facendo riferimento alle Regioni del sud Italia, ma è<br />

ormai noto come da decenni gli investimenti per ricic<strong>la</strong>re il denaro del<strong>la</strong><br />

criminalità vengono fatti ovunque ci sia terreno fertile per passare inosservati.<br />

Roma è una città importante, sede delle massime istituzioni che governano il<br />

90


Paese e accendere un faro sul riutilizzo degli immobili confiscati nel<strong>la</strong><br />

capitale mi sembra significativo.<br />

R.: Lei di cosa si occupa nello specifico?<br />

I.: Lavoro per Report dal dicembre 2006. Da allora mi occupo di tutto. Non<br />

ho un settore specifico di competenza, ma il tema del<strong>la</strong> criminalità, del<strong>la</strong><br />

gestione e degli sprechi nel<strong>la</strong> pubblica amministrazione è sicuramente quello<br />

che mi affascina di più.<br />

R.: Qual è il rapporto tra giornalismo ed antimafia?<br />

I.: Deve essere un rapporto simbiotico. Il giornalismo è antimafia anche<br />

quando non par<strong>la</strong> di mafia. Deve raccontare, rendere pubblici e portare al<strong>la</strong><br />

luce fatti altrimenti non visibili all’opinione pubblica. Deve denunciare cosa<br />

non va, che si tratti di mafia vera e propria o di qualsiasi altro<br />

condizionamento.<br />

R.: Cosa ne pensa del<strong>la</strong> gestione/assegnazione dei beni confiscati alle mafie<br />

a Roma e nel Lazio?<br />

I.: Siamo molto indietro. Sicuramente mancano le risorse economiche per far<br />

rivivere al meglio i beni confiscati, ma quello che ho potuto documentare<br />

durante il mio <strong>la</strong>voro è che in alcuni casi i responsabili del Comune, che<br />

dovrebbe gestire questi immobili, non sanno neanche quanti ne hanno. Il<br />

Comune di Roma si pregia di aver assegnato quasi tutti i beni a disposizione,<br />

ma se poi verifica cosa viene fatto, fin troppo spesso, ci troviamo di fronte a<br />

situazioni di abbandono e degrado.<br />

R.: Il mancato utilizzo dei beni cosa provoca simbolicamente al<strong>la</strong><br />

collettività?<br />

I.: I beni confiscati hanno e devono avere un forte impatto simbolico nei<br />

confronti del<strong>la</strong> criminalità: lo Stato si appropria di un bene che è il frutto<br />

dell’illegalità. Al tempo stesso sono un messaggio di speranza verso<br />

l’opinione pubblica: lo Stato è vicino ai cittadini, combatte <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita e i<br />

“proventi” li distribuisce sul territorio attraverso spazi pubblici e progetti<br />

91


ivolti al<strong>la</strong> cittadinanza. I beni confiscati sono l’immagine stessa del<strong>la</strong><br />

legalità. Se viene meno tutto questo, lo Stato e i cittadini ne escono sconfitti.<br />

R.: Dai dati in possesso quali sono le politiche da seguire e le prospettive<br />

future?<br />

I.: La legge c’è, basterebbe attuar<strong>la</strong> e avere una maggiore attenzione da parte<br />

degli organi preposti. Dopo l’assegnazione bisogna control<strong>la</strong>re cosa viene<br />

fatto in un bene confiscato. Bisogna investire sul futuro.<br />

Intervista a Ulisse Patrignani<br />

Aprilia (LT), aprile 2012<br />

L’incontro si svolge presso il Teatro Europa di Aprilia, al termine dello<br />

spettacolo teatrale Cantata per <strong>la</strong> festa dei bambini morti di mafia, diretto dal<br />

Sig. Patrignani. Il clima d’intervista è ri<strong>la</strong>ssato, positivo ed amichevole. Noto<br />

una passione partico<strong>la</strong>re per il <strong>la</strong>voro che svolge, da parte dell’intervistato, dai<br />

gesti, dalle movenze, dalle parole che utilizza. La dislocazione nello spazio è<br />

frontale, seduti entrambi su due sedie.<br />

R.: Nelle sue opere teatrali tratta spesso temi di mafia. Da dove nasce questo<br />

suo interesse?<br />

I.: Nasce da una cosa molto intima e personale, è molto bel<strong>la</strong> e <strong>la</strong> posso dire<br />

… dunque era il 1997 ed il mio figlio più grande per il compleanno mi regalò<br />

un libro di Vio<strong>la</strong>nte intito<strong>la</strong>to “Cantata per <strong>la</strong> festa dei bambini morti di<br />

mafia”… rimasi colpito dal tipo di regalo. Io lessi questo libro nel<strong>la</strong> notte …<br />

non ho dormito, mi sono messo a smembrare, ricucire e ritagliare. Decisi<br />

subito che quel libro doveva essere mio nel senso che dovevo fare un<br />

adattamento, quindi <strong>la</strong> mattina dopo chiamai immediatamente <strong>la</strong> Camera dei<br />

deputati in quanto all’epoca Vio<strong>la</strong>nte era deputato del<strong>la</strong> Camera. Par<strong>la</strong>i con <strong>la</strong><br />

sua segretaria che mi diede un appuntamento. Vio<strong>la</strong>nte fu molta entusiasta del<br />

progetto, mi diede l’autorizzazione per adattare il personaggio di questo<br />

professore che par<strong>la</strong> di una c<strong>la</strong>sse immaginaria di ragazzi, che poi sono tutte<br />

le c<strong>la</strong>ssi che io ho incontrato in quattordici anni. Quindi ecco, nasce da un<br />

92


fatto molto intimo, da un input famigliare ma anche da un mio interesse<br />

personale che fino ad allora non avevo ancora messo in scena.<br />

R.: Qual è il suo ruolo? Lei di cosa si occupa?<br />

I.: Io mi occupo di teatro da circa da trent’anni, scrivo, dirigo, non recito, l’ho<br />

fatto pochissime volte da giovane ma non mi interessava. Organizzo, faccio<br />

festival e gestisco un teatro comunale a Colleferro e tutto ciò che è teatro per<br />

me va bene insomma.<br />

R.: Qual è il rapporto tra arte ed antimafia?<br />

I.: Può aiutare molto secondo me. Può aiutare. Ho visto che i ragazzi,<br />

attraverso uno spettacolo, riescono ad entrare meglio nel problema,<br />

soprattutto se è vicino a loro. Io <strong>la</strong>voro con le diapositive in modo che<br />

riescono a starmi dietro nel miglior modo possibile. Oggi i ragazzi sono<br />

manipo<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> pessima televisione che abbiamo. Purtroppo acquisiscono<br />

questo terribile linguaggio televisivo, sono affascinati dal multimediale,<br />

quindi io li avvicino con <strong>la</strong> tecnica delle diapositive, quindi delle immagini e<br />

soprattutto del<strong>la</strong> musica che a loro piace. Non a caso inserisco nei miei<br />

spettacoli Vasco Rossi, Renato Zero, Jovanotti e noto che questo serve a<br />

molto. Nel mio piccolo ho seminato ma ho anche raccolto. Ti racconto di<br />

Cinzia, ragazza che segue <strong>la</strong> “Cantata per <strong>la</strong> legalità” da otto anni, faceva le<br />

medie. Ora ad ogni spettacolo indossa una maglietta con su scritto “Io sono<br />

contro <strong>la</strong> mafia” … questo per me è davvero commovente.<br />

R.: Lei insegna teatro ai giovani. Come appare il mondo criminale davanti ai<br />

loro occhi e qual è il rapporto tra adolescenti ed antimafia?<br />

I.: Dobbiamo stare attenti un po’ tutti … il forte o il ma<strong>la</strong>vitoso affascina<br />

l’adolescente. Basta vedere “Romanzo criminale”. Bisogna poi filtrare questo<br />

ma non ci si riesce, lo devono fare in primis i genitori. Lo fanno? Punto<br />

interrogativo. Poi gli insegnanti. Lo fanno? Secondo punto interrogativo. Non<br />

tutti. Mi viene da pensare a quando il fornaio non adora il pane … allora li<br />

vuol dire che ha sbagliato mestiere.<br />

93


R.: Il mancato utilizzo dei beni cosa provoca simbolicamente al<strong>la</strong><br />

collettività?<br />

I.: Provoca un grandissimo danno in quanto sono nostri, sono di tutti.<br />

Immaginiamo quante palestre o quanti centri di raccolta per i giovani ci<br />

potrebbero essere. Ad Ardea ad esempio c’è un bene di Nicoletti. Ripeto il<br />

danno è enorme perché per i giovani non c’è niente. Allora non ci <strong>la</strong>mentiamo<br />

se i giovani passano le giornate davanti <strong>la</strong> tv spazzatura o chi ha <strong>la</strong> macchina<br />

va a duecento all’ora e contro mano perché ha assunto ecstasi o che altro.<br />

R.: Secondo lei quali sono le politiche da seguire?<br />

I.: Ci vuole tanto coraggio. Penso a delle immagini che mando spesso di<br />

Tornatore con ragazzi siciliani che scesero in piazza dopo le stragi del 1992<br />

… loro hanno avuto un coraggio enorme. Ragazzi, donne con striscioni, in<br />

una Sicilia sconvolta dagli accaduti. Dovremmo arrivare a questo. Noi<br />

abbiamo degli esempi tutti i giorni, al di <strong>la</strong> del<strong>la</strong> mafia, l’illegalità è presente<br />

ovunque: nel<strong>la</strong> politica, nelle banche, nel potere, è molto diffusa, abbiamo<br />

esempi a Nettuno, Borgo Sabotino, Fondi … politici che comprano le <strong>la</strong>uree<br />

ai figli … cose terrificanti.<br />

Intervista a Fabrizio Marras<br />

Aprilia (LT), aprile 2012<br />

Anche quest’incontro si svolge presso il Teatro Europa di Aprilia, al termine<br />

dello spettacolo teatrale. Mi trovo immediatamente in sintonia con<br />

l’intervistato. L’intervista inizia con una presentazione dei punti salienti del<br />

mio progetto di <strong>tesi</strong>. L’intervistato si mostra interessato e col<strong>la</strong>borativo.<br />

Siamo seduti uno di fronte l’altro.<br />

R.: Da dove parte il suo impegno ed il suo interesse riguardo i beni confiscati<br />

nel litorale <strong>la</strong>ziale?<br />

I.: Sono anni che seguo Libera, in partico<strong>la</strong>re da quando c’è stato lo<br />

scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Nettuno. Io vivevo e<br />

<strong>la</strong>voravo li per cui è stata una spinta ulteriore per muovermi sul fronte del<strong>la</strong><br />

94


legalità. Penso che i beni confiscati siano un’ottima occasione per dare <strong>la</strong>voro<br />

ai ragazzi, ai giovani … il discorso è riuscire, da parte delle strutture e delle<br />

istituzioni, ad arrivare al<strong>la</strong> confisca del bene perché molto spesso non ci si<br />

arriva, sia perché sono gravati da ipoteche, da mutui quindi ci sono di mezzo<br />

le banche, sia perché molti comuni cercano di non farlo. Ad esempio a<br />

Nettuno c’è da tempo un appartamento confiscato ai Gal<strong>la</strong>ce in cui<br />

continuano ad abitarci loro stessi. E’ chiaro che a questo punto c’è qualcosa<br />

che non quadra. Tra l’altro <strong>la</strong> non assegnazione di un bene … ad esempio una<br />

vil<strong>la</strong> che sta ad Anzio confiscata a Nicoletti, più passa il tempo e più diventa<br />

inutilizzabile. Oggi se fosse destinata a qualche cooperativa per giovani,<br />

servirebbero migliaia e migliaia di euro per render<strong>la</strong> agibile. Il che significa<br />

che prima o poi verrà venduto per fare cassa, questo è uno dei grandi<br />

problemi. A noi interessano i beni confiscati in cui si possano creare<br />

occasioni di <strong>la</strong>voro. Ci sono molti beni sequestrati in attesa del procedimento<br />

di confisca: tra Anzio e Nettuno ci sono sedici terreni sequestrati al c<strong>la</strong>n<br />

Mal<strong>la</strong>rdo ed il giorno che venissero effettivamente confiscati si creerebbero<br />

tantissime occasioni di <strong>la</strong>voro. C’è un altro grosso terreno a Valmontone<br />

confiscato e si sta cercando di trovare una cooperativa di giovani disposti a<br />

<strong>la</strong>vorarci. Uno dei nostri obbiettivi è quello di far <strong>la</strong>vorare i ragazzi<br />

onestamente, in rego<strong>la</strong> senza alcuna forma di favoritismi o collusioni.<br />

R.: Quale ruolo ricopre all’interno di Libera?<br />

I.: Sono nel coordinamento regionale di Libera.<br />

R.: Qual è, a suo avviso, lo stato dell’arte attuale sui beni confiscati nel<br />

litorale <strong>la</strong>ziale?<br />

I.: Il problema grosso che noi abbiamo è di vedere se si arriva o non si arriva<br />

all’assegnazione, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> possibilità che hanno le cooperative di<br />

sopravvivere e di <strong>la</strong>vorare. Da quello che mi risulta, l’Abecol non ha soldi per<br />

fare questa attività, esiste solo <strong>la</strong> struttura che fondamentalmente è un<br />

qualcosa che vorrebbe agire ma non ha <strong>la</strong> materia prima per realizzare il fine.<br />

R.: Il mancato utilizzo dei beni cosa provoca simbolicamente al<strong>la</strong><br />

collettività?<br />

95


I.: Provoca un danno … fondamentalmente è un danno … è un dire al<strong>la</strong> mafia<br />

che può fare quello che vuole sia a livello simbolico che a livello pratico. Si<br />

portano al<strong>la</strong> distruzione interi terreni, intere zone che potrebbero essere<br />

utilizzate. Ad Aprilia ci sono terreni che facevano notoriamente riferimento al<br />

c<strong>la</strong>n Alvaro e che sono in totale stato di abbandono. Se su questi si arrivasse<br />

ad una confisca o ad un riutilizzo sociale sarebbe tutta un’altra cosa. Abbiamo<br />

l’esempio dell’Enotria lungo <strong>la</strong> Nettunense che è allucinante in quanto non si<br />

riescono a snodare i cavilli legali che ci sono dietro ed è totalmente<br />

inutilizzata ed abbandonata.<br />

R.: Quali sono secondo lei le politiche da seguire?<br />

I.: Secondo me bisognerebbe estendere il raggio d’azione del sequestro e<br />

del<strong>la</strong> confisca anche al reato di corruzione, sarebbe un ulteriore deterrente nei<br />

confronti dei corrotti perché limitarsi all’associazione mafiosa, rischia di<br />

essere molto riduttivo. La corruzione è il problema più grosso che c’è oggi in<br />

Italia andrebbe colpita utilizzando <strong>la</strong> confisca per fini sociali ed estendendo<strong>la</strong><br />

anche all’abusivismo edilizio.<br />

R.: Dai dati in possesso quali sono le prospettive future?<br />

I.: Da quello che si vede e si sente … parlo delle interviste ri<strong>la</strong>sciate<br />

ultimamente anche dal Ministro degli Interni, le previsioni non sono ottimali<br />

perché dire che <strong>la</strong> legge La Torre deve essere completamente riscritta perché<br />

creata in un’altra epoca, lo trovo scandaloso. Oggi come oggi i beni si<br />

possono vendere e poi se li ricomprano i mafiosi. Si finalizza tutto al concetto<br />

di fare cassa e non al riutilizzo sociale.<br />

96


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