L'età nuragica - Comune di Isili

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L’età <strong>nuragica</strong><br />

Quaderno <strong>di</strong>dattico<br />

per le Scuole Superiori<br />

a cura <strong>di</strong> Alessandra Saba


<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Isili</strong><br />

Le terre <strong>di</strong> <strong>Isili</strong>.<br />

Progetto <strong>di</strong> promozione delle risorse territoriali<br />

e comunicazione dell’identità territoriale<br />

Coor<strong>di</strong>namento:<br />

Enrico Cicalò<br />

Quaderno <strong>di</strong>dattico per le Scuole Superiori. L’età <strong>nuragica</strong><br />

Testi:<br />

Alessandra Saba<br />

Disegni:<br />

M. Vittoria Conigiu<br />

Foto:<br />

Alessandra Saba, Enrico Cicalò<br />

Progetto grafico:<br />

Enrico Cicalò<br />

Stampa:<br />

Grafiche Ghiani<br />

Progetto cofinanziato dall’Unione Europea<br />

© <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Isili</strong> 2008 - tutti i <strong>di</strong>ritti riservati - è vietata la riproduzione anche parziale dell’opera


L’età <strong>nuragica</strong><br />

<strong>Isili</strong> conta una cinquantina <strong>di</strong> nuraghi, un numero<br />

assolutamente considerevole che documenta l’importanza<br />

strategica ed economica del territorio per<br />

tutta l’età del Bronzo. Essi si trovano capillarmente<br />

<strong>di</strong>stribuiti nella regione, <strong>di</strong>sposti <strong>di</strong> preferenza alla<br />

sommità dei rilievi, in prossimità dei principali corsi<br />

d’acqua e lungo antiche vie <strong>di</strong> transumanza, rimarcando<br />

la loro principale funzione ovvero quella <strong>di</strong><br />

controllo e vigilanza sul territorio.<br />

Su un orizzonte cronologico che va dal Bronzo Me<strong>di</strong>o<br />

(1.600-1.330 a.C.) al Bronzo Finale (1.150-1.000<br />

a.C.), sono presenti tutte le categorie monumentali<br />

dai nuraghi arcaici, definiti anche protonuraghi, a<br />

quelli <strong>di</strong> tipo evoluto più complessi.<br />

Unico protonuraghe noto è il Sa Narba; esso si colloca<br />

all’estremità orientale dell’altopiano Su Taccu


nei pressi della piana <strong>di</strong> Aìsara. Si presenta in uno<br />

stato estremamente rovinoso causato in gran parte<br />

dalla presenza <strong>di</strong> una fornace per la produzione <strong>di</strong><br />

calcina attiva durante la prima metà del 1900. Costruito<br />

con blocchi <strong>di</strong> calcare <strong>di</strong>sposti a filari in forte<br />

aggetto, mostra pianta ellittica. Dei particolari interni<br />

si legge unicamente un corridoio piattabandato,<br />

mentre delle depressioni nei crolli lasciano intuire<br />

la presenza <strong>di</strong> ambienti <strong>di</strong> forma sub-circolare.<br />

I nuraghi evoluti documentano varie tipologie. Tra<br />

i monotorre, quelli più significativi sono: Erbìxi, Ziu<br />

Tàulas, Su Perdòsu e Nuraxìscu. Essi si conservano<br />

purtroppo solo per alcuni filari dell’anello <strong>di</strong> base e<br />

mostrano, sebbene in modo non perfettamente leggibile,<br />

tracce dei particolari interni quali l’ingresso,<br />

l’an<strong>di</strong>to e la camera.<br />

La tipologia con la semplice ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un piccolo<br />

cortile antistante l’ingresso alla torre è ben<br />

rappresentata dai nuraghi Untìni e Molas. Ci sono<br />

poi i nuraghi bitorre caratterizzati da due torri alle<br />

quali si interpone un piccolo cortile o un corridoio.<br />

Oltre a Minda Maiòri, del quale a causa dei crolli<br />

e della vegetazione non si conoscono i particolari<br />

interni, quello <strong>di</strong> Chistingiònis, arroccato su un alto<br />

sperone roccioso lungo il canale del rio Corrìgas, è<br />

uno degli esempi più significativi soprattutto per i<br />

possenti muri <strong>di</strong> controscarpa che integrano la roccia<br />

naturale e sui quali sono e<strong>di</strong>ficate le torri.<br />

Il Longu ed il Santu Antoni, invece, rientrano nella<br />

tipologia dei nuraghi ad ad<strong>di</strong>zione laterale, infatti,<br />

presentano due torri, una per lato, affiancate<br />

al mastio; in particolare il Longu conserva per intero<br />

la camera della torre principale.<br />

Meraviglioso esempio <strong>di</strong> trilobato è poi il nuraghe<br />

Is Paras che custo<strong>di</strong>sce la più bella ed alta cupola<br />

dell’intera Isola. Infine, si hanno i nuraghi con bastione<br />

quadrilobato, sono essi quelli <strong>di</strong> Crastu ed<br />

Atzìnnara; quest’ultimo per la mole assolutamente<br />

possente e la presenza <strong>di</strong> una poderosa cinta antemurale<br />

può essere considerato il nuraghe più importante<br />

del territorio <strong>di</strong> <strong>Isili</strong>.


Il nuraghe Is Paras<br />

Splen<strong>di</strong>da residenza fortificata <strong>di</strong> un capo nuragico<br />

<strong>di</strong> grande rilievo ed emblema della ricchezza<br />

e del potere suscitati dai traffici del rame in epoca<br />

preistorica in Sarcidano, il nuraghe Is Paras si<br />

ubica nell’imme<strong>di</strong>ata periferia Nord dell’abitato <strong>di</strong><br />

<strong>Isili</strong>, svettando in cima ad una collinetta marnosa<br />

con l’immensa mole bianca del suo bastione che<br />

circonda una maestosa torre centrale che al suo interno<br />

custo<strong>di</strong>sce la più bella ed alta cupola finora<br />

conosciuta.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un nuraghe complesso con bastione trilobato<br />

cinto da un poderoso antemurale. L’ingresso<br />

al bastione si apre su un cortile secondario chiuso<br />

da una cortina muraria <strong>di</strong> eccezionale spessore<br />

nella quale si in<strong>di</strong>viduano tre feritoie; tale cortina<br />

conclude a ridosso <strong>di</strong> una grossa struttura circolare<br />

interpretabile come torre o capanna.<br />

L’ingresso al trilobo è caratterizzato da una por-


ta rettangolare architravata aperta nella cortina<br />

orientale, la quale immette in un breve corridoio<br />

fornito <strong>di</strong> scala e <strong>di</strong> un piccolo stipetto a muro quadrangolare.<br />

Dal corridoio si accede al cortile interno<br />

a tre quarti <strong>di</strong> cerchio dove si aprono i contrapposti<br />

ingressi al mastio e alla torre secondaria Sud.<br />

Questa è raggiungibile dal cortile attraverso un<br />

an<strong>di</strong>to strombato all’interno e <strong>di</strong>sassato rispetto alla<br />

porta del mastio, essa ha camera circolare sulle cui<br />

pareti si aprono due feritoie <strong>di</strong> forma trapezoidale<br />

sopraelevate rispetto al pavimento.<br />

Il mastio ha ingresso rialzato rettangolare volto a<br />

Sud, il quale immette in un an<strong>di</strong>to sensibilmente<br />

strombato verso l’interno dal taglio perfettamente<br />

ogivale con soffitto ascendente nella cui parete destra<br />

è inserita una grande nicchia sub-trapezoidale.<br />

La camera ha pianta circolare ed è caratterizzata<br />

da un’armoniosa opera muraria a filari orizzontali<br />

<strong>di</strong> blocchi rettangolari e quadrangolari in calcare<br />

fossilifero e marna grigia che si innalza per ben 12<br />

metri <strong>di</strong> altezza.


Pressoché al centro della camera, si trova la bocca<br />

<strong>di</strong> un pozzo originariamente foderato da una camicia<br />

muraria a filari orizzontali, il quale è stato<br />

scavato solo parzialmente a causa <strong>di</strong> problemi <strong>di</strong><br />

natura statica sorti durante la sua esplorazione. A<br />

circa m 6 <strong>di</strong> altezza dal pavimento della camera, si<br />

apre poi sulla parete orientale l’ingresso alla scala<br />

elicoidale caratterizzata da un breve piano inclinato<br />

e da 11 gra<strong>di</strong>ni residui che immettono sull’attuale<br />

svettamento della torre; tale scala conduceva originariamente<br />

alla camera del primo piano e <strong>di</strong> qui<br />

al terrazzo. Alla sommità del mastio, infine, è stato<br />

documentato il piano pavimentale della camera<br />

superiore, in esso è inserito un vano-silos troncoconico<br />

con bocca aperta sul livello pavimentale.<br />

Attorno al bastione, è presente la cinta antemurale<br />

il cui percorso è in<strong>di</strong>viduabile lungo il lato<br />

orientale e sud-occidentale del trilobo per un fronte<br />

<strong>di</strong> circa m 20; essa si articolava in numerose torri<br />

delle quali appaiono i resti <strong>di</strong> almeno tre <strong>di</strong> esse.<br />

Tra il bastione e la cinta antemurale, poi, nel settore<br />

orientale, cominciano ad evidenziarsi le creste<br />

<strong>di</strong> alcune capanne pertinenti al villaggio nuragico<br />

che verosimilmente occupa buona parte delle fiancate<br />

e della base della collina sulla quale sorge il<br />

nuraghe.<br />

Gli scavi finora effettuati hanno documentato <strong>di</strong>verse<br />

fasi culturali a partire dalla più antica alla<br />

quale risale l’impianto del trilobato, ovvero il Bronzo<br />

Recente (1.330-1.150 a.C.), l’inse<strong>di</strong>amento perdurò<br />

poi nel successivo Bronzo Finale e nella prima


età del Ferro (1.150-900 a.C.) quando il nuraghe ed<br />

il villaggio raggiunsero la massima espansione. A<br />

questi ultimi perio<strong>di</strong> appartengono ceramiche rifinite<br />

con cura e con decorazione geometrica: ciotole<br />

e ciotoloni carenati con anse a maniglia e vasi<br />

piriformi, lucerne a foglia o a piattello e brocche<br />

askoi<strong>di</strong>. Al periodo dell’impianto, invece, si riferisce<br />

ceramica più rozza e grossolana, alcuni tegami,<br />

olle e vasi carenati con orlo ingrossato all’esterno,<br />

inoltre, pendagli in osso, fusaiole, frustoli <strong>di</strong> bronzo<br />

e frammenti <strong>di</strong> spade votive.<br />

Successivamente all’epoca <strong>nuragica</strong>, il sito venne<br />

frequentato in età romana imperiale (II-III sec. d.C.)<br />

e altome<strong>di</strong>oevale (VI-VII sec. d.C.). In quest’ultimo<br />

periodo si inse<strong>di</strong>ò presso il nuraghe un presi<strong>di</strong>o militare<br />

<strong>di</strong>slocato a guar<strong>di</strong>a delle aree collinari più<br />

intensamente coltivate dalle incursioni delle turbolente<br />

popolazioni dell’entroterra montano. Sui crolli<br />

del bastione e delle capanne nuragiche vennero<br />

infatti e<strong>di</strong>ficate delle strutture abitative d’impianto<br />

sub-quadrangolare delle quali sono state in<strong>di</strong>viduate<br />

tracce dell’alzato, del battuto pavimentale<br />

in argilla e <strong>di</strong> parte del vespaio <strong>di</strong> sottofondazione<br />

insieme a reperti ceramici <strong>di</strong> età romano-bizantina.<br />

In particolare, all’interno <strong>di</strong> un muro del settore sudoccidentale,<br />

è stata rinvenuta una fibbia in bronzo<br />

databile tra la fine del VI e il VII secolo d.C.


I villaggi e le tombe dei giganti<br />

Pur essendo assai modesto il numero <strong>di</strong> villaggi e<br />

sepolture risalenti all’epoca <strong>nuragica</strong> documentati<br />

nella regione isilese, tuttavia, sulla base dei dati<br />

provenienti da essi, è possibile ricostruire in linea <strong>di</strong><br />

massima il quadro inse<strong>di</strong>ativo delle antiche comunità,<br />

il quale conferma la pre<strong>di</strong>lezione da parte <strong>di</strong><br />

esse per un territorio dalle straor<strong>di</strong>narie risorse economiche<br />

e dalla <strong>di</strong>slocazione geografica altamente<br />

strategica rispetto all’entroterra barbaricino e alle<br />

piane campidanesi.<br />

Per la maggior parte <strong>di</strong>strutti in seguito ai lavori<br />

agrari, i villaggi sono in<strong>di</strong>viduabili in prossimità<br />

<strong>di</strong> alcuni nuraghi. Gli inse<strong>di</strong>amenti più significativi<br />

che conservano tracce delle murature capannicole<br />

sono quelli <strong>di</strong> Is Paras, Chistingiònis, Pranu ‘e Ollas,<br />

Molas, S. Antoni e Crastu. Si tratta <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> impianto<br />

circolare con zoccoli murari residui per una<br />

modesta altezza se non dell’unico anello <strong>di</strong> base,<br />

presso cui si recuperano materiali databili al Bronzo<br />

Recente (1.330-1.150 a.C.)-Bronzo Finale (1.150-<br />

1.000 a.C.).


Un caso del tutto particolare è dato dal villaggio<br />

<strong>di</strong> Monte Arcu, fatto oggetto <strong>di</strong> scavo archeologico<br />

<strong>di</strong>versi anni fa, il quale, a <strong>di</strong>fferenza degli altri, non<br />

si inse<strong>di</strong>a presso un nuraghe. Esso è caratterizzato<br />

da cinque capanne ad impianto circolare e<strong>di</strong>ficate<br />

sulla roccia naturale, la quale venne livellata con<br />

malta d’argilla.<br />

La capanna A, parzialmente rifasciata, mostra<br />

ingresso volto a Sud ai lati del quale sono presenti<br />

due ripostigli semicircolari delimitati da alcuni<br />

blocchi. Tangenzialmente all’ambiente, si apre un<br />

cortile, chiuso da pochi conci descriventi un piccolo<br />

tratto <strong>di</strong> paramento murario semicircolare; al suo<br />

interno si rinvennero numerose macine frammentarie<br />

a sezione piano-convessa.<br />

La capanna B, la maggiore, presenta una grande<br />

nicchia rettangolare ricavata nello spessore murario<br />

che al momento dello scavo conservava ancora<br />

parzialmente il lastricato pavimentale; l’e<strong>di</strong>ficio<br />

mostra anche un bancone da lavoro risparmiato<br />

nella roccia segnato dalle attività lavorative. Nella<br />

capanna si recuperarono un’olla globulare e numerose<br />

fusaiole <strong>di</strong> vari tipi e <strong>di</strong>mensioni, rinvenute qui<br />

più abbondanti che nelle altre strutture.<br />

La capanna C possiede anch’essa una grande nicchia<br />

rettangolare ricavata nello spessore murario,<br />

mentre la D, <strong>di</strong> cui è andata <strong>di</strong>strutta oltre la metà,<br />

presenta un ingresso con tre gra<strong>di</strong>ni. La capanna E,<br />

infine, conserva solo alcuni blocchi relativi all’accesso<br />

ed un breve tratto della parete destra.<br />

La destinazione abitativa del villaggio è testimoniata<br />

dai materiali rinvenuti, si tratta, infatti, <strong>di</strong> fusaiole<br />

fittili biconiche e <strong>di</strong>scoi<strong>di</strong>, macine in basalto<br />

ed arenaria a sezione piano-convessa, pestelli, macinelli,<br />

pesi da telaio, un colino fittile e numerosi<br />

reperti ceramici frammentari proponenti il consueto<br />

repertorio nuragico databile al Bronzo Recente


(1.330-1.150 a.C.)-Bronzo Finale (1.150-1.000 a.C.).<br />

Passando alle tombe <strong>di</strong> giganti, colpisce il loro<br />

numero estremamente esiguo rispetto a quello considerevole<br />

<strong>di</strong> nuraghi, infatti, contro una cinquantina<br />

<strong>di</strong> fortezze si hanno solo cinque sepolture. È<br />

evidente che, come nel caso dei villaggi, il numero<br />

attuale non corrisponde a quello originario e che<br />

si deve ancora una volta attribuire alle bonifiche<br />

agrarie e al riutilizzo del materiale lapideo la <strong>di</strong>struzione<br />

<strong>di</strong> buona parte degli antichi e<strong>di</strong>fici.<br />

Le tombe <strong>di</strong> giganti isilesi sono quelle <strong>di</strong> Is Castéddus<br />

(A e B), Pranu tres Lìtteras (A e B) e Calafriscidàdda;<br />

solo le tombe <strong>di</strong> Pranu tres Lìtteras<br />

conservano resti murari, delle altre, quelle <strong>di</strong> Is Castéddus<br />

residuano esclusivamente delle stele centinate,<br />

quella <strong>di</strong> Calafrixidàdda solo <strong>di</strong> un concio<br />

sagomato.<br />

Ripetutamente manomessa nel corso degli anni<br />

a causa delle bonifiche agrarie, la località in cui<br />

erano ubicate le tombe <strong>di</strong> Is Castéddus risiede lungo<br />

le pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali del monte omonimo alla<br />

sommità del quale sorge un nuraghe complesso.<br />

Le due stele centinate si trovano <strong>di</strong>stese sul dorso,<br />

a pochi metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza l’una dall’altra. La stele<br />

A si conserva quasi nella sua interezza tranne che<br />

nella parte inferiore dove, a causa <strong>di</strong> una frattura,<br />

è andato <strong>di</strong>strutto il portello, mentre la stele B residua<br />

<strong>di</strong> circa la metà; entrambe mostrano ampi<br />

tratti della cornice in rilievo piatto che decorava il<br />

lato prospettico.<br />

Le tombe <strong>di</strong> giganti <strong>di</strong> Pranu tres Lìtteras, invece,<br />

sorgono ai pie<strong>di</strong> nord-occidentali dell’altopiano<br />

del Gùzzini. Della tomba A si riconoscono appena<br />

le incomplete strutture perimetrali dell’abside, delle<br />

fiancate laterali e dell’esedra, mentre della B si<br />

hanno solo tre blocchi dell’emiciclo frontale, gli stipiti<br />

dell’ingresso ed un tratto del corridoio funerario.<br />

La sepoltura <strong>di</strong> Calafrixidàdda, infine, era situata<br />

alla periferia orientale <strong>di</strong> <strong>Isili</strong> a breve <strong>di</strong>stanza<br />

dal nuraghe Crastu. Secondo testimonianze orali,<br />

residuava <strong>di</strong> quasi tutta l’esedra e <strong>di</strong> parte del suo<br />

vano funerario. Dell’e<strong>di</strong>ficio resta ormai solo un<br />

concio <strong>di</strong> forma trapezoidale, in cui sono presenti<br />

due cavità circolari equi<strong>di</strong>stanti dai bor<strong>di</strong> funziona-


Tavola cronologica<br />

periodo data<br />

fase cultura<br />

Paleolitico<br />

Mesolitico<br />

Neolitico<br />

Eneolitico<br />

Bronzo<br />

Ferro<br />

450.000-200.000<br />

200.000-150.000<br />

-<br />

20.000-10.000<br />

Antico<br />

Antico<br />

Me<strong>di</strong>o<br />

Recente<br />

Rio Altana<br />

Codrovulos<br />

Grotta Corbeddu<br />

10.000-6.000 Grotta Corbeddu<br />

6.000-4.700<br />

4.700-4.300<br />

4.300-4.000<br />

4.000-3.400<br />

Antico I<br />

Antico II<br />

Antico III<br />

Me<strong>di</strong>o<br />

Su Carroppu<br />

Grotta Verde<br />

Filiestru B<br />

Bonuighinu<br />

3.400-3.200 Recente San Ciriaco<br />

3.200-2.850 Finale San Michele <strong>di</strong> Ozieri<br />

3.200-2.850<br />

2.850-2.700<br />

2.700-2.600<br />

2.600-2.400<br />

Iniziale<br />

Antico I<br />

Antico II<br />

Me<strong>di</strong>o<br />

San Michele <strong>di</strong> Ozieri<br />

Sub Ozieri (Ozieri Rosso), Su Coddu<br />

Filigosa<br />

Abealzu<br />

2.400-2.100 Recente Monte Claro<br />

2.100-2.000 Finale I Campaniforme A1 (Marinaru, Padru Jossu A)<br />

2.000-1.900 Finale II Campaniforme A2 (Facies Sulcitana)<br />

1.900-1.800<br />

1.800-1.650<br />

1.650-1.600<br />

1.600-1.500<br />

Antico I<br />

Antico II<br />

Antico III<br />

Me<strong>di</strong>o 1A<br />

Campaniforme B, Padru Jossu B, Cuccuru Nuraxi<br />

Bonnanaro A1 Corona Moltana<br />

Bonnanaro A2 S. Iroxi<br />

Bonnanaro B Sa Turricula<br />

1.500-1.400 Me<strong>di</strong>o 1B Monti Mannu<br />

1.400-1.330 Me<strong>di</strong>o 2 S. Cosimo<br />

1.330-1.270 Recente 1 Muru Mannu<br />

1.270-1.150 Recente 2 Antigori<br />

1.150-1.000 Finale I Oristano<br />

1.000-850 Finale II Barumini<br />

850-730 I Geometrico (Fenici)<br />

730-580 Orientalizzante (Fenici)<br />

580-510 Arcaico (Fenici)<br />

510-238 II<br />

Barbaricino I (Cartagine)<br />

238-1 a.C. Barbaricino II (Roma Repubblicana)<br />

1 d.C-476 d.C<br />

Barabaricino III (Roma Imperiale)


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