07.06.2013 Views

non - Isola Nostra

non - Isola Nostra

non - Isola Nostra

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

ISOLA<br />

I titoli<br />

NOSTRA<br />

«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />

la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />

Pasquale Besenghi<br />

PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />

DEGLI ISOLANI<br />

ANNO XLV<br />

N. 380<br />

TRIESTE, 15 marzo 2010<br />

Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />

Taxe perçue - Tassa pagata<br />

Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />

del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />

ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

10 febbraio 2010: il Giorno del Ricordo<br />

Gli amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> su Facebook<br />

Almerigo Fragiacomo: la medicina come vocazione<br />

Lo sradicamento dalla propria terra<br />

Luciano Bartoli: un pittore triestino a <strong>Isola</strong><br />

Livio Felluga - Una laurea a coronamento di una vita di lavoro


LUNEDI’ 5 APRILE 2010<br />

Pellegrinaggio a Strugnano<br />

Continuando un’antica tradizione, l’appuntamento è per le<br />

ore 15.00 dinanzi alla grande Croce che sembra abbracciare<br />

il golfo di Trieste. Da qui partirà la processione diretta al<br />

Santuario di Santa Maria della Visione dove sarà celebrata<br />

la Santa Messa solenne.<br />

Dopo la Messa, appuntamento per quatro ciacole davanti<br />

al banchetto della nostra Nerina bonassa che ci aspetta<br />

numerosi per la consueta moltiplicazione dei pani e dei<br />

pesci…<br />

A Lei il nostro grazie anticipato per quanto ha fatto e continua<br />

a fare per gli isolani soprattutto in questa giornata<br />

di festa.<br />

AI LETTORI<br />

L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è prevista per<br />

la metà del mese di GIUGNO 2010. Per evitare spiacevoli<br />

disguidi è necessario che tutto il materiale destinato alla<br />

pubblicazione (articoli, ricordi, necrologi, ecc.) pervenga<br />

in redazione entro il giorno<br />

11 maggio 2010<br />

NATI NEL 1935<br />

Anche quest’anno abbiamo intenzione<br />

di festeggiare insieme il nostro anniversario.<br />

Abbiamo pensato di trovarci<br />

verso la fine dell’estate.<br />

A chi interessa questo incontro – e<br />

speriamo siano tanti… - può mettersi<br />

in contatto con<br />

Maria Delise (gobo)<br />

040-812007 e 339-2196329<br />

Mario Drioli (tocio)<br />

040-272540<br />

Fabio Vascotto (nadàl)<br />

040-272520<br />

Grazie per la Vostra collaborazione<br />

ISOLA D’ISTRIA,<br />

TERRA GIA’ ITALIANA,<br />

TERRA DI CAMPIONI<br />

Una ponderosa raccolta di foto dedicate allo sport isolano<br />

raccolte in due DVD<br />

Come annunciato nel numero di dicembre, <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ha<br />

il piacere di presentare ai suoi amici lettori l’ultimo lavoro<br />

di Walter Pohlen, tutto dedicato allo sport isolano e frutto di<br />

oltre otto mesi di ricerche e di fatiche: il DVD “<strong>Isola</strong> d’Istria,<br />

terra già italiana, terra di campioni”.<br />

Alcune parti del DVD saranno illustrate, presente l’Autore,<br />

nel corso di una serata che avrà luogo<br />

mercoledì 28 aprile alle ore 17.00<br />

presso la sede dell’ Associazione delle Comunità Istriane in<br />

via Belpoggio 29.<br />

L’opera, suddivisa in due dvd di oltre un’ora ciascuno, raccoglie<br />

1125 foto rappresentative di tutti gli sport, da quelli<br />

che hanno dato maggior lustro a <strong>Isola</strong> come il canottaggio,<br />

il pugilato e il calcio, a quelli cosiddetti minori, in un lasso<br />

di tempo che va dagli anni ’20 all’esodo e ai giorni nostri.<br />

Un’epopea per il nostro paese <strong>non</strong> solo sportiva ma anche<br />

storica e umana.<br />

Ai tanti personaggi che ritroveremo in queste pagine il nostro<br />

plauso per il loro sacrificio e per i risultati che hanno ottenuto,<br />

in campo nazionale e internazionale, vanto e memoria storica<br />

per <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />

L’autore, l’amico Walter Pohlen, vive lontano da Trieste, a<br />

Casalgrande (RE), ma è sempre vicino al cuore e all’anima<br />

degli isolani e del nostro giornale; ancor di più adesso con le<br />

nuove tecnologie informatiche di cui è diventato un grande<br />

esperto. Ma quello che più si nota nei suoi dvd è l’amore,<br />

l’amore per la sua terra che si percepisce in ogni foto e in<br />

ogni brano musicale.<br />

Un ringraziamento a tutti coloro che, rispondendo all’appello<br />

su queste pagine, hanno fatto pervenire a Walter tantissimo<br />

materiale anche inedito.<br />

Le nostre scuse infine per un brutto inconveniente, anche<br />

se indipendente dalla nostra volontà: un plico, contenente<br />

foto d’epoca affidateci da nostri lettori e inviato a Walter,<br />

<strong>non</strong> è mai arrivato a destinazione, <strong>non</strong>ostante tutte le nostre<br />

ricerche. E’ l’ennesimo disguido dovuto all’inaffidabilità di<br />

Poste Italiane. Siamo abituati a mancate consegne di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>, ma tutto si risolve con una spesa maggiore e l’invio di<br />

un’altra copia; la perdita invece di foto di famiglia purtroppo<br />

<strong>non</strong> ha prezzo….<br />

“<strong>Isola</strong> d’Istria, terra già italiana,<br />

terra di campioni” di<br />

Walter Pohlen – Trieste, 2010.<br />

I DVD saranno reperibili<br />

presso la sede di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />

nei consueti orari di apertura.<br />

Su richiesta, potranno anche<br />

essere spediti a mezzo posta<br />

sia in Italia che all’estero. Non<br />

avendo un prezzo di copertina<br />

sarà gradito un piccolo contributo<br />

a fronte delle spese di<br />

duplicazione e di invio.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

1<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Periodico trimestrale della<br />

Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />

d’Istria fondato da<br />

Don Attilio Delise nel 1965<br />

Direttore responsabile<br />

Franco Stener<br />

Assistenti di redazione<br />

Anita Vascotto<br />

Attilio Delise<br />

Umberto Parma<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Nicoletta Brigadini<br />

Paolo Coppo<br />

Mario Costanzo<br />

Dino Degrassi<br />

Marina Degrassi<br />

Ferruccio Delise<br />

Editta Depase<br />

Mario Depase<br />

Licinio Dudine<br />

Bruno Felluga<br />

Emilio Felluga<br />

Mario Lorenzutti<br />

Alessandro Mirt<br />

Daniela Mugittu<br />

Giorgio Penzo<br />

Mariuccia Pinton<br />

Walter Pohlen<br />

Emilio Prata<br />

G. Mario Rossi Fizzotti<br />

Romano Silva<br />

Franco Stener<br />

Fabio Vascotto<br />

Pietro Zovatto<br />

Alessandra Zuliani<br />

Gianni Zvitanovich<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione<br />

Via XXX Ottobre, 4<br />

34122 TRIESTE<br />

Editrice: Associazione<br />

“ISOLA NOSTRA’’<br />

Autorizzazione del Trib. di<br />

Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />

Conto corrente postale<br />

n. 11256344<br />

Orario degli uffici:<br />

Martedì dalle 10 alle 12<br />

Giovedì dalle 10 alle 12<br />

Venerdì dalle 16 alle 18<br />

Telefono 040/63.82.36<br />

Grafica e stampa:<br />

STUDIO 92 RO-MA<br />

L’Alleluia universale della Pasqua<br />

Si rinnova ogni anno<br />

il ciclo naturale delle<br />

stagioni. Dopo il rigido<br />

inverno – nel 2010 particolarmente<br />

accanito – i giorni<br />

si aprono alle giornate più<br />

lunghe, al sole che si dona<br />

con più abbandono alla terra<br />

abituata agli alberi spogli, e si<br />

celebra la Pasqua con un cielo<br />

limpido e azzurro.<br />

I giorni della Quaresima si<br />

sono inoltrati nella preparazione<br />

della Pasqua, con la sobrietà<br />

della vita, con uno stile<br />

più contenuto nel desiderio<br />

di possedere, per sgombrare<br />

l’anima da ogni impurità che<br />

la “terrestrinità” del quotidiano<br />

lascia in ognuno. Oggi<br />

è Pasqua e nella “notte più<br />

chiara del giorno” Cristo è<br />

risorto per mostrare che la<br />

sua parola discende da Dio<br />

e in Dio ci riscatta dal male.<br />

Pasqua è l’evento della luce<br />

offerta all’uomo dopo una<br />

passione che si consumò sul<br />

Golgota e si esaltò nel Risorto,<br />

Figlio di Dio, “a nostro salvamento”<br />

– direbbe Dante.<br />

Pasqua rappresenta la<br />

morte del peccato, vinto da<br />

Cristo, trascinando tutti gli<br />

uomini nella figliolanza divina;<br />

l’uomo è stato divinizzato,<br />

recuperando l’antica<br />

“immagine di Dio”, icona di<br />

creazione.<br />

Pasqua indica il passaggio<br />

di Cristo – come il popolo prediletto<br />

attraverso il Mar Rosso<br />

– ma ci troviamo sempre a<br />

vagare nel deserto se l’uomo<br />

<strong>non</strong> risponde alla proposta<br />

di una nuova esistenza con<br />

una adesione libera, razionalmente<br />

motivata e volontaria.<br />

Questo atteggiamento staglia<br />

l’uomo nuovo – attraverso la<br />

conversione del cuore – dalle<br />

radici profonde dei desideri<br />

alla lucidità della intelligenza,<br />

aperta alla grazia.<br />

Con la Pasqua si risponde,<br />

quasi apologeticamente, a<br />

coloro che vogliono redimersi<br />

da sé, con le proprie forze, ricorrendo<br />

alla scienza moderna<br />

e, oggi, anche alla tecnica<br />

alla portata di tutti. Sono “i<br />

risentimenti dell’uomo vecchio”,<br />

direbbe San Paolo, che<br />

faticano ad accettare la terza<br />

THEILHARD<br />

DE CHARDIN<br />

Alla fine del tutto<br />

nel miraggio… apocalittico:<br />

cieli nuovi e terra nuova.<br />

Sul demiurgo solfeggerà<br />

una liturgia cosmica,<br />

le Dolomiti saranno<br />

l’altare dell’universo<br />

e il Monte Cristallo<br />

ostia vivente. Col gemito<br />

della natura esploderà<br />

lo schianto del parto:<br />

una Pasqua eterna.<br />

Pietro Zovatto<br />

– o meglio, la prima colonna<br />

– della concezione della vita :<br />

Dio, l’uomo, il cosmo.<br />

Pasqua rende attuale anche<br />

il rispetto dell’ambiente,<br />

perché Cristo ha redento<br />

l’universo nella sua globalità,<br />

anche il giardino che ci ospita,<br />

per vivere la condizione<br />

umana con la maturità di<br />

Cristo: Risorto.<br />

Don Pietro Zovatto<br />

Auguri da <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>


2 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

10 FEBBRAIO 1947 – 2010:<br />

il Giorno del Ricordo<br />

Con la Legge n.° 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana<br />

ha istituito il “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime<br />

delle foibe e dell’esodo dei giuliano-dalmati, ed ha concesso<br />

– seppur tardivamente – un riconoscimento ai congiunti degli<br />

infoibati.<br />

L’art. 1 – comma 1 di tale Legge recita: “Lo scopo del riconoscimento<br />

del Giorno del Ricordo è quello di conservare e rinnovare<br />

la memoria degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo<br />

dalla loro terra degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra<br />

e delle più complesse vicende del confine orientale”.<br />

Con la firma a Parigi del Trattato di Pace, il 10 febbraio 1947,<br />

si sanciva un’amputazione territoriale dolorosa che costringeva<br />

oltre 350.000 persone ad abbandonare le proprie case. Per anni<br />

questo dramma, accompagnato dagli eccidi delle foibe, era stato<br />

accantonato e gli esuli più volte erano stati accolti nel territorio<br />

nazionale come “fascisti in fuga da un regime democratico”.<br />

Ora piano piano in questi ultimi anni viene fatta emergere<br />

nuova luce e lodevolmente vengono interessati a far conoscere<br />

questa storia italiana parzialmente ignorata i docenti scolastici, in<br />

modo che a loro volta possano trasmetterla agli studenti: senz’altro<br />

è la strada più giusta e la più corretta.<br />

Intanto in varie città d’Italia si allestiscono mostre e conferenze<br />

sull’argomento: è significativa la mostra che il comune di<br />

Sassuolo sta allestendo sugli avvenimenti storici interessanti le<br />

vittime delle foibe e l’esodo. Anche in Emilia, dove gli esuli <strong>non</strong><br />

sono stati benevolmente accolti, finalmente la verità storica sopravanza.<br />

Da Agrigento a Bergamo si sente il dovere e la necessità di<br />

riproporre un argomento poco noto. Solo la sinistra antagonista<br />

toscana protesta contro l’istituzione della legge sul Giorno del<br />

Ricordo: sarebbe forse utile fare un viaggio in queste nostre terre<br />

e documentarsi in loco. Apprenderebbero certamente una verità<br />

che disconoscono forse perché appunto <strong>non</strong> conosciuta!<br />

R.S.<br />

Un ricordo mai sopito<br />

Carissima gente mia,<br />

No’ dovemo dir che xe stà colpa del destin, perché no’ podèmo<br />

ciamàr destìn quele ombre che pestava la porta col mitra sigàndo<br />

maledisiòn straniere.<br />

No’ podemo dir che xe stà colpa del destin, perché no’ dovemo<br />

confonder la piova dal temporal, un pàsteno de ùa con un pasteno de<br />

piere, ‘na caressa da un papìn, un fior da… un mitra. Per saltar fora<br />

de quei momenti, no’ dovevimo spetàr el destin che vignisi a salvarne<br />

perché lù, el destìn, gaveva altro de far e de pensar. La colpa – disemo<br />

pur cussì – la iera de quei che no’ ghe interessava se noi gavevimo<br />

piantà sul cuor un mucio de spine o ‘na britola.<br />

Noi dovevimo s’campar vardandose in giro par no’ eser sbranài<br />

da ombre maligne coi denti de càn e bava ala boca. El destin no’<br />

c’entra, el destìn xe inocente. Quei che gaveva colpa iera sconti drento<br />

a palassi de oro, sentài ‘torno ‘na tòla a contàr - ladri de anime - i<br />

schei dela nostra vendita. Noi gavemo caminà e caminaremo fin<br />

che vien scuro, fin che le ombre sarà ‘ndade via, fin che sentiremo<br />

sonàr le nostre campane, fin che el ciaro de quela verità – fussi magari<br />

un lumìn – mostrarà a duti che gavemo savù svolàr come la nostra<br />

Bianca Colomba par restar liberi. Solo in ‘sto momento podaremo<br />

dir che el destin – forsi - a gà volù darne ‘na man.<br />

Forsi, in quei giorni, credèvimo de gavèr visto ‘na disgrasia, ma gavemo<br />

visto solo un bragòsso… pien de fuggiaschi che ‘ndava a picco…<br />

fioi che pianzeva… donne disperade… fameie disperse… e mar rosso.<br />

Forse credèvimo de gavèr visto sparpaiai intal mar alghe bianche<br />

ma gavemo visto solo ‘na popolasion spaurida che scampava e el<br />

giorno dopo, duto iera silenzio… e i vermi magnava carne umana<br />

coversindo ossi de morto…<br />

Forse credèvimo de gaver visto ‘na comedia, ma quel iera solo el<br />

prologo del nostro dramma, con tanti atori diversi… ma ficài drento<br />

‘na storia vera.<br />

Forse credèvimo de gaver dismentigà el titolo de quela storia,<br />

ma ‘desso ve lo ricordo mi, a xe curto… solo zinque parole: “Storia<br />

di un paese morto”.<br />

Forse credèvimo… e cossa, che quei fussi stai i giorni de carnevàl?<br />

Quei xe sta i giorni del’Apocalisse, i più tenebrosi dela nostra<br />

storia… i giorni dela nostra disperasion.<br />

Forse credèvimo che quei coriandoli che la bora sparpaiava e<br />

strasinava sbalotandoli intai cantoni… sui muri… intal’acqua… soto<br />

le porte e fin drento le case… iera per far festa? Quei coriandoli iera<br />

el pianto dela nostra gente… lagrime carighe de sàl… disperade…<br />

amare come el fiel. E le brusa ‘ncora i òci.<br />

Forsi credèvimo de gaver visto… ma ‘desso niente più “forsi”<br />

perché, NOI: gavèmo visto!<br />

E cossa posso dirve ancora quando so che el vostro cuor a bati<br />

come el mio, per le stesse emosion, pei stessi ricordi, per la stessa<br />

terra benedeta. ‘Sto vis’cio che né incola ale nostre radise ‘n aiuta<br />

a soportar, giorno drio giorno, la granda nostalgia dei ricordi che se<br />

strasinemo drio. Anche se quei iera giorni involtisài cole spine de<br />

graia, questi ne gà dà la forsa de restar la vera gente de l’Istria.<br />

Tanto gavemo soportà e ancora soportèmo, tanti xe stai i dispiaseri<br />

che gavemo carigà sora le spàle ma, pur sempre, el ricordo del<br />

nostro nido ne gà da la forsa e el coragio per continuar a caminàr, a<br />

testa alta, par altre strade dela vita, sempre in salita, piene de spini e<br />

bàri de ortighe, ma là in zima gavemo trovà la Libertà e ghe gavemo<br />

corso incontro guadagnandosela.<br />

La gavemo guadagnada perdendo quel che gavevimo ma ‘desso,<br />

drento al “nuovi nidi”, un rameto de ulivo e la parola ISTRIA ne tièn<br />

compagnia nel ricordo de quei giorni persi per sempre.<br />

Un caro saluto nel Ricordo mai sopito.<br />

Walter<br />

Il manifesto ufficiale per la Giornata del Ricordo 2010, opera di Jordana Canova (nipote<br />

di esuli) e Sergio La Gatta. Come lo scorso anno, è la piccola Egea Haffner (residente in<br />

Trentino) a rappresentare l’immagine simbolo dell’elaborazione grafica. Il successo del<br />

manifesto dello scorso anno ha convinto i due autori a riproporre il soggetto, anche se in<br />

veste grafica completamente diversa (da Difesa Adriatica).


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

3<br />

Gli amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> su FACEBOOK<br />

Nel numero di dicembre avevamo dato notizia dell’iniziativa<br />

di Paolo Coppo che, con l’aiuto di Donatella Felluga, aveva<br />

costituito su Facebook (il social forum che tanto successo ha su<br />

Internet) un gruppo chiamato<br />

ISOLA D’ISTRIA … SEMPRE NOSTRA<br />

L’idea ha avuto successo, in quanto dopo il gruppo iniziale<br />

di otto persone, a fine gennaio si contavano ben 31 adesioni.<br />

Per meglio spiegare di cosa si tratti, ricordiamo che Facebook è<br />

un modo di far parte, attraverso la Rete, di gruppi che - previa<br />

iscrizione - tra loro si scambiamo saluti, opinioni, notizie, foto,<br />

ricerche e quant’altro.<br />

E’ una cosa piacevole, in quanto il legame che li unisce è quasi<br />

sempre o solo le loro origini o quelle dei loro genitori o <strong>non</strong>ni.<br />

Insomma, <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> viaggia anche in Internet.<br />

D’accordo con Paolo Coppo, pubblichiamo alcuni dei messaggi<br />

che sono pervenuti dagli aderenti.<br />

Edoardo Nicola – Ogi iero a <strong>Isola</strong>, e gò pensà: che bel se fossi<br />

‘ncora in piassa me <strong>non</strong>o Papussa con Checo Bava, Pis’cio e i altri,<br />

magari me sio Tiberio su una sacaleva… e gò vardà se ghe iera<br />

‘ncora el caicio 124 o la batela 67… Niente, purtropo, ‘desso me<br />

sembra più Izola loro che <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Ciao a duti i isolani!<br />

Susanna Tog<strong>non</strong> – Ciao a tutti! Sono Susanna, figlia di Edio<br />

Tog<strong>non</strong> (bacàn) e di Annamaria Ragaù. A settembre ho voluto<br />

accompagnare mio padre alla S.Messa nella chiesetta di Loreto,<br />

in occasione della festa della Madonna, un evento molto sentito<br />

dalla Comunità <strong>Isola</strong>na prima dell’esodo…<br />

Graziella Pastorini – Salve a tutti! Sono Graziella Deste in<br />

Pastorini, nata a <strong>Isola</strong>, figlia di Nicolò (Etto Paride) e Valeria<br />

Mondo (saca). Ho lasciato <strong>Isola</strong> nel 1950 e ora abito a Porde<strong>non</strong>e.<br />

Spero di trovare in questo gruppo amiche d’infanzia. In seguito<br />

vi racconterò ancora di me...<br />

Patrizia Piccinin – Salve a tutti! Quando ho visto l’invito <strong>non</strong><br />

ho pensato due volte a unirmi a voi. Tanti saluti a tutti da una fia<br />

de esuli in Sardegna.<br />

Maristella Vascotto – Ottima l’idea di questo gruppo, qualcosa<br />

in più e al di là del giornalino <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Mi presento: sono<br />

Maristella Vascotto, figlia di Italia e Ettore (saco); nata nel 1948<br />

ho vissuto ad <strong>Isola</strong> sei anni e a Trieste ho abitato nel campo profughi<br />

di San Giovanni…<br />

Nicoletta Di Pinto – Non so chi l’abbia attuata, ma la mia idea di<br />

giugno <strong>non</strong> era poi tanto bislacca… anche se <strong>non</strong> ho ancora visto<br />

l’ultimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Adesso vado a leggerlo, visto che<br />

mi hanno detto che c’è la foto di mio <strong>non</strong>no nel 50° anniversario<br />

della Pullino. Credo di esserci stato anch’io quel giorno…<br />

Mia Carboni – Salve a tutti! Sono Annamaria Carboni, sorella di<br />

Gigi (snai) della Pullino. Abito a Roma e con piacere condivido<br />

con voi la nostra <strong>Isola</strong>: el sangue no xe acqua!<br />

Paolo Coppo – Mi fa piacere constatare che, grazie alla sinergia<br />

con <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, i membri di questo gruppo stiano crescendo<br />

sempre più, di giorno in giorno.<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> da Mons. Crepaldi<br />

Visita di cortesia al nuovo Arcivescovo di Trieste<br />

Mercoledì 3 febbraio<br />

mons. Giampaolo Crepaldi,<br />

nuovo arcivescovo di<br />

Trieste, ha ricevuto in udienza<br />

una delegazione in rappresentanza<br />

di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”. Erano<br />

presenti Emilio Felluga, Anita<br />

Vascotto, Maria Pia Degrassi,<br />

Mario Depase, Umberto Parma<br />

e Attilio Delise.<br />

Nel corso del cordiale incontro<br />

Emilio Felluga, come<br />

Presidente dell’Associazione,<br />

ha illustrato l’attività religiosa,<br />

culturale e aggregativa che<br />

l’Associazione <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />

porta avanti da 45 anni, continuando<br />

l’opera avviata da don<br />

Attilio Delise, ultimo parroco<br />

italiano di <strong>Isola</strong>, per tenere unita<br />

la Comunità <strong>Isola</strong>na dispersa<br />

dall’Esodo.<br />

Mario Depase in particolare<br />

ha evidenziato le numerose ricorrenze<br />

religiose che ogni anno<br />

vengono celebrate, in maniera<br />

particolare i Santi Patroni e la<br />

festa del Carmine. E proprio per<br />

questa ricorrenza, così sentita<br />

dagli isolani, mons. Crepaldi<br />

è stato invitato a presiedere la<br />

S. Messa a Monte Grisa, rin-<br />

Vorrei gridare al mondo che sono istriano,<br />

vorrei denunciare quelli che hanno rubato la mia giovinezza,<br />

vorrei gridare per quelli che <strong>non</strong> hanno più voce… che sono sepolti nei cimiteri lontani…<br />

Grazie terra mia per avermi fatto nascere nel tuo grembo…<br />

Domani più che mai penserò a te, mia cara <strong>Isola</strong>…alla mia gente, al mio mare…<br />

e mi domanderò…perché… perché… perché…<br />

Mario Lorenzutti, Canada<br />

Sofia Degrassi – I miei <strong>non</strong>ni sono andati via da <strong>Isola</strong> molto tempo<br />

fa, lasciando tutto e tutti. Così ho pensato che magari grazie a questo<br />

gruppo avrebbero potuto rintracciare quelli che loro chiamano<br />

Franco Degrassi fritola e Romanita Casseler, rispettivamente di<br />

<strong>Isola</strong> e di Buie. So che hanno ritrovato da poco degli amici in<br />

Australia… se qualcuno può darmi una mano, io sono qui…<br />

Giuseppina Colomban – Sono nata a <strong>Isola</strong> nel 1946, e arrivata a<br />

Trieste come profuga nel 1953 con mia mamma Lionella Felluga<br />

(tocio). Mio papà Aldo (caldaron), marinaio su navi da carico,<br />

era già a Trieste e <strong>non</strong> ritornava a <strong>Isola</strong> perché aveva paura di<br />

esservi trattenuto…<br />

Mons. Giampaolo Crepaldi,<br />

dal 4 ottobre nuovo Arcivescovo<br />

della diocesi di Trieste, succeduto<br />

a mons. Eugenio Ravignani.<br />

novando una tradizione aperta<br />

da mons. Santin e proseguita<br />

con mons. Bellomi e mons.<br />

Ravignani.<br />

Ricevendo due numeri<br />

della nostra rivista (quello del<br />

40° e l’ultimo dello scorso<br />

dicembre) insieme al DVD<br />

“L’<strong>Isola</strong> chiamata Ricordo” di<br />

Walter Pohlen, mons. Vescovo<br />

è rimasto impressionato per la<br />

qualità e i loro contenuti. Si è<br />

del pari meravigliato che tutta<br />

questa attività venga svolta volontariamente,<br />

senza contributi<br />

di enti o pubblicità, ma solo<br />

con il contributo dei lettori che<br />

nella rivista ritrovano le loro<br />

radici paesane.<br />

Nel ringraziarLo per il cortese<br />

incontro la delegazione ha<br />

voluto consegnare una somma<br />

di denaro raccolta tra i presenti<br />

per le iniziative della Caritas<br />

Diocesana, impegnata in questi<br />

giorni soprattutto nell’emergenza<br />

terremoto di Haiti.


4 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Ad un anno dalla scomparsa<br />

della cara Tullia Toti, ho ricevuto<br />

questo scritto da una<br />

sua ex-allieva del Convitto<br />

Femminile gestito dall’Opera<br />

Profughi di Roma, dove Tullia<br />

ha insegnato per un periodo<br />

negli anni ’60.<br />

Attraverso questo nostro giornale<br />

vorrebbe venisse ricordata<br />

per le sue doti umane a tutta la<br />

Comunità <strong>Isola</strong>na e soprattutto<br />

ai suoi cari che tanto amava.<br />

Marsilvia Carboni<br />

La signorina Tullia era la nostra<br />

“volante”: così era definita<br />

l’istitutrice che sostituiva le<br />

colleghe nel loro giorno di<br />

libertà. Io la ricordo così:<br />

Erano giorni bui della mia<br />

adolescenza. Da casa mi arrivavano<br />

lettere molto tristi e mio<br />

fratello più grande mi scriveva<br />

che <strong>non</strong> era capace di accettare<br />

la sua esperienza militare. Io<br />

ero molto chiusa e <strong>non</strong> parlavo<br />

con nessuno, <strong>non</strong> trasmettevo<br />

Lettere in<br />

Redazione<br />

Carissimi,<br />

con tutta la mia gratitudine mi rivolgo all’intera redazione,<br />

inviandovi i miei più vivi ringraziamenti per lo spazio dedicato<br />

alla mia famiglia nell’ultimo numero della rivista.<br />

Mia sorella Germana, che vive in Sicilia e stranamente riceve<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> prima di me (bizzarri disservizi delle Poste Italiane…)<br />

mi aveva già preannunciato il contenuto dell’ultimo<br />

numero, ma <strong>non</strong> immaginavo che mia mamma, il <strong>non</strong>no Igo<br />

e lo zio Fabio sarebbero stati rievocati con tanto affetto e<br />

vivacità.<br />

Ancora una volta avete dimostrato che l’esodo ci ha privati<br />

di tutto, ma <strong>non</strong> dei ricordi. E’ un tesoro di valore immenso<br />

che ognuno di noi conserva per sé e per trasferirlo ai nostri<br />

discendenti, tentando di salvaguardarne l’integrità e di assicurarne<br />

la sopravvivenza.<br />

Franco Bretschneider,<br />

Milano<br />

Lo scorso 13 novembre, nella sontuosa Villa Recalcati di Varese,<br />

si è tenuto l’annuale festoso raduno degli esuli istriani,<br />

fiumani e dalmati della zona, organizzato dall’infaticabile<br />

avvocata Sisì e con oltre 120 persone sedute a tavola.<br />

Era presente il solito gruppo milanese, e il sottoscritto (vittima<br />

della sua fantasia) tra gli applausi ha tradotto un’altra ballata<br />

delle sue.<br />

Per la cronaca, i milanesi durante l’estrazione della lotteria han<br />

fatto man bassa di premi (compresi il primo e il secondo, due<br />

favolosi cesti natalizi) tra i buu..!! dei presenti delusi…<br />

Il giorno 9 gennaio ci siamo nuovamente ritrovati a pranzo in<br />

una trattoria di via Gluck a Milano (proprio la via dove sono<br />

Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta<br />

Tullia Toti nel ricordo di una sua ex-allieva<br />

Tullia Toti<br />

niente in alcun modo.<br />

La signorina Tullia mi parlò in<br />

modo fermo e deciso: “Senti<br />

qua, bambina mia, tutti abbiamo<br />

dei problemi, chi più<br />

nato) dove le signore si sono scambiate simpatici doni. Al<br />

termine, dopo i soliti saluti e strette di mano e visto anche il<br />

gustoso pranzetto, ci siamo lasciati dicendo: alla prossima!<br />

Con i più cordiali saluti di buon anno e buon lavoro,<br />

Emilio Prata & Mirella Bacci,<br />

Milano<br />

Carissimi,<br />

leggo sempre con tanto interesse isola <strong>Nostra</strong>, mi piace conoscere<br />

la nostra storia, mi divertono gli articoli scritti nel<br />

nostro dialetto. Venendo a conoscere le vicende degli isolani,<br />

mi sembra di essere a <strong>Isola</strong>, di trovarmi anche con i miei cari<br />

che là riposano.<br />

E’ Natale! Il Dio Bambino scende sulla terra portando un’aurora<br />

di pace nel cuore degli uomini.<br />

Eleviamo il nostro spirito verso questo grande mistero, accogliamo<br />

con fervente amore il piccolo Gesù per ottenere tutte<br />

le grazie di cui abbiamo bisogno.<br />

Il sorriso di Dio sia oggi e sempre su di lui e sui miei cari<br />

isolani. Vi ricordo tutti nelle mie preghiere.<br />

Augurandovi un lieto anno, vi saluto con affetto<br />

Suor Serafina Degrassi,<br />

Udine<br />

A tutti voi di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> va il mio più sentito ringraziamento,<br />

<strong>non</strong> solo per pubblicare le “monade” che scrivo, ma per tener<br />

vivo lo spirito di unità che unisce tutti gli isolani sparsi per<br />

il mondo.<br />

E tramite <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ho avuto il piacere di sentire due voci di<br />

amici che credevo perdute. Dopo 50 anni e più mi ha telefonato<br />

Marino naranci: una sorpresa incredibile ed un piacere enorme.<br />

Poi è stata la volta di Nino Palci (vaca): altra sorpresa e piacere.<br />

Perciò grazie infinite a tutti voi per tutto quello che fate<br />

Licinio Dudine,<br />

U.S.A.<br />

chi meno, ma con questo <strong>non</strong><br />

dobbiamo venir meno nel rapporto<br />

gli uni con gli altri, quindi<br />

togliti di dosso quel complesso<br />

che hai e comincia a ridere e<br />

scherzare: ritorna in vita! Insomma<br />

<strong>non</strong> lasciarti andare al<br />

pessimismo. Se ti senti brutta,<br />

mettiti davanti allo specchio e<br />

dici: Io sono bella!”.<br />

Volontariamente o involontariamente<br />

mi aveva dato delle dritte<br />

per la mia crescita che mi hanno<br />

fatto cambiare. Ho incominciato<br />

a sorridere ed è stata la mia<br />

salvezza perché il complesso di<br />

inferiorità poco a poco è sparito<br />

ed ho incominciato a vedere le<br />

cose in modo diverso e molto<br />

più realistico. Così grazie a lei<br />

si è formato in me uno spirito<br />

allegro e ottimista.<br />

Dopo molti anni, ormai adulta,<br />

per una serie di coincidenze<br />

incontrai di nuovo Tullia, che<br />

mi riconobbe solo per la mia<br />

fisionomia. Fu meravigliata<br />

di trovarsi davanti una donna<br />

piena di fiducia nella vita e <strong>non</strong><br />

più la persona triste che aveva<br />

lasciato anni prima. Era lei che<br />

mi aveva cambiata.<br />

Diventammo amiche nel vero<br />

senso della parola. Ci incontravamo<br />

con le idee nella fede<br />

e Tullia aveva molta fede in Dio<br />

e nella Madonna. Le volte che<br />

ci siamo incontrate abbiamo<br />

vissuto insieme ore bellissime e<br />

profonde nel nostro parlare.<br />

Senz’altro nella vita per me<br />

Tullia è stata una bravissima<br />

consigliera , una di quelle<br />

persone che segnano momenti<br />

importanti per la crescita spirituale<br />

e umana. Posso dire che<br />

Lei è stata una delle “grandi”<br />

persone che ho conosciuto che<br />

mi ha aiutato a riconoscere il<br />

volto di Dio nella mia vita.<br />

Mariuccia Pinton, Padova


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

5<br />

Almerigo Fragiacomo:<br />

la medicina come vocazione<br />

Un eminente personaggio della storia di <strong>Isola</strong> nel racconto della figlia Maria<br />

Come sperarono allora gli<br />

italiani dell’Istria che fosse<br />

il momento per l’Italia di venir<br />

a conquistare queste terre! Molti<br />

allora clandestinamente lasciarono<br />

Trieste e l’Istria per andare<br />

a combattere per l’Italia e contro<br />

l’Austria. Igo <strong>non</strong> sapeva cosa<br />

fare, voleva travestirsi da prete<br />

e passare il confine, ma d’altra<br />

parte era medico e <strong>non</strong> poteva<br />

lasciare i suoi ammalati.<br />

Intanto a Trieste la città viveva<br />

nel terrore, i negozi, il giornale<br />

“Il Piccolo” ed i caffè che avevano<br />

sentore di italianità vennero<br />

saccheggiati e distrutti con bombe<br />

a mano. Maria pianse<br />

quando sentì che il bel caffè<br />

“I Portici di Chiozza” di sua<br />

<strong>non</strong>na, la mamma di Lidia, era<br />

stato vandalicamente distrutto.<br />

Era Pentecoste, ed il caffè<br />

in quell’occasione era più ricco<br />

che mai, rilucevano le argenterie,<br />

i tavolini erano esposti<br />

all’aperto sotto i portici, mentre<br />

dentro, nella frescura, sotto le<br />

pareti dai bei dipinti raffiguranti<br />

le quattro stagioni (dipinte da un<br />

valente pittore triestino) stavano<br />

vecchi abituali frequentatori. I<br />

camerieri correvano premurosi<br />

qua e là. Ad un tratto la quieta<br />

armonia dell’ambiente fu<br />

scompigliata da un’invasione<br />

di gendarmi. Questi, scacciata<br />

la gente, gettarono dappertutto<br />

bombe a mano facendo saltare<br />

tutto e distruggendo un patrimonio<br />

in cinque minuti.<br />

L’internamento in Moravia<br />

Ore nere si preparavano per<br />

la felice famiglia del dottore.<br />

Lidia era disperata per la situazione<br />

che si era creata nella<br />

famiglia di sua madre ed Igo<br />

comprendeva che a lui spettava<br />

la deportazione in qualche<br />

campo di concentramento. Un<br />

pomeriggio, infatti, si presentarono<br />

a casa due gendarmi con<br />

l’ordine di prelevare il dottore.<br />

Erano due isolani in servizio, ed<br />

era con il cuore grosso che si apprestavano<br />

a questo compito.<br />

Per Lidia fu un pomeriggio<br />

angoscioso. Non sapeva cosa<br />

fare, voleva avvertire il marito<br />

Dottor Almerigo Fragiacomo<br />

(Pirano 1871 – <strong>Isola</strong> 1926), medico<br />

condotto di <strong>Isola</strong> dal 1900<br />

sino alla morte, sopraggiunta<br />

prematuramente per una grave<br />

malattia.<br />

che si mettesse in salvo, ma<br />

quando egli tornò a casa andò<br />

a presentarsi spontaneamente in<br />

Gendarmeria. Era troppo tardi<br />

per scappare. La stessa notte fu<br />

portato a Trieste e di là inviato<br />

in un campo di concentramento<br />

vicino a Lubiana.<br />

Quale cambiamento di vita<br />

nella casa del dottore! Lidia<br />

piangeva, si trovava da sola,<br />

preoccupata per la sorte del<br />

marito che si era sempre molto<br />

compromesso con i suoi discorsi.<br />

I bambini senza il loro papà<br />

<strong>non</strong> avevano coraggio neanche<br />

di giocare. Tutto era triste, la<br />

casa sembrava vuota e il giorno<br />

era silenzioso. Inutilmente gli<br />

alberi sfiorivano e si preparavano<br />

a dare frutti.<br />

Lidia, finite le scuole, decise<br />

di chiudere casa e di portare<br />

i bambini nella loro campagna<br />

di Portorose, dove erano anche<br />

le case dei fratelli di Igo. Questa<br />

campagna si chiamava “Villa<br />

Marasca”, perché il <strong>non</strong>no<br />

del dottore che era capitano e<br />

proprietario di grandi bragozzi<br />

a vela, facendo lunghi viaggi<br />

fino in Oriente, quando nella<br />

tempesta dava ordine ai suoi<br />

uomini di calare le vele, gridava<br />

“C’è marasca in mare!”,<br />

e “Marasca” fu il soprannome<br />

che poi rimase alla sua famiglia<br />

e ai suo discendenti.<br />

Qui, in compagnia dei cugini,<br />

i bambini si rinfrancarono<br />

un po’ e Lidia trovò conforto<br />

dai parenti. Un fratello di Igo<br />

era stato preso e internato vicino<br />

a Vienna, anzi messo in<br />

carcere perché un suo contadino<br />

lo aveva denunciato per aver<br />

parlato male dell’Imperatore.<br />

Fu un’estate torrida, cominciava<br />

già la scarsità di viveri e<br />

il pane era nero come il fango.<br />

Per fortuna la campagna aveva<br />

una grande quantità di frutta da<br />

saziare tutti quei bambini.<br />

Igo era stato trasferito in Moravia,<br />

in un paesetto sperduto fra<br />

i boschi, lontano dalla ferrovia,<br />

assieme al veterinario di <strong>Isola</strong><br />

e ad altri compagni di sventura.<br />

Scrisse a Lidia di raggiungerlo<br />

con la cognata e i bambini.<br />

Fu un viaggio disastroso,<br />

due donne con sette bambini,<br />

la più grande di undici anni e la<br />

più piccola di due. Per giungere<br />

a Vienna ci vollero due giorni<br />

di tradotta e a Vienna, dove<br />

volevano pernottare prima di<br />

proseguire il viaggio, in ogni albergo<br />

dove entravano chiedendo<br />

qualche stanza li cacciavano<br />

via con le parole “Verfluchter<br />

itaniener!”. Così Lidia decise<br />

di proseguire il viaggio fino ai<br />

confini della Moravia.<br />

Di qui si doveva proseguire<br />

con qualche mezzo di fortuna<br />

poiché <strong>non</strong> c’era la ferrovia.<br />

Però incontrarono buona gente,<br />

perché anche qui erano contro<br />

l’Austria ed aspiravano all’indipendenza.<br />

Gente del paese<br />

si incaricò di allestire un magnifico<br />

carro, grande, comodo,<br />

trainato da due enormi buoi.<br />

Lidia, la cognata e i bambini si<br />

installarono su cuscini e coperte,<br />

prestati dai paesani, e con molti<br />

auguri, saluti e doni mangerecci<br />

presero la via dei boschi.<br />

Il carro si muoveva lentamente<br />

e agli occhi spalancati di<br />

Maria si presentavano esattamente<br />

quei quadri che lei aveva<br />

visto tante volte nei suo libri di<br />

favole. Boschi enormi, con pini<br />

sempre messi a regolare distanza,<br />

niente cielo, soltanto il verde<br />

intenso delle fronde. Come era<br />

soffice il suolo, sembrava di<br />

Alcuni anni fa Franco<br />

Bretschneider ci aveva inviato<br />

il racconto della vita dello zio<br />

dott. Almerigo Fragiacomo,<br />

eminente figura della storia di<br />

<strong>Isola</strong>, dove aveva vissuto dal<br />

1900 sino alla morte, sopraggiunta<br />

per una grave malattia<br />

nel 1926. Era nato a Pirano<br />

l’8 ottobre del 1871 e riposa<br />

nel cimitero di <strong>Isola</strong>.<br />

Questo racconto – di cui<br />

riproponiamo la seconda ed<br />

ultima parte dopo aver saputo<br />

della scomparsa a Milano di<br />

Fabio, ultimo figlio del dott.<br />

Igo - venne redatto nel 1957<br />

dall’altra figlia, Maria (Ucci),<br />

per ricordare l’intensa vita<br />

del padre, medico condotto<br />

di <strong>Isola</strong>, e perché i suoi figli<br />

Franco e Germana, nati nel<br />

nostro paese, “conoscessero il<br />

loro <strong>non</strong>no e la terra dove nacquero<br />

e vissero così poco”.<br />

Nella prima parte (<strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong> 379, dicembre 2009)<br />

si narrava l’arrivo del giovane<br />

medico ad <strong>Isola</strong> per<br />

assumerne la Condotta, il suo<br />

inserimento nella vita cittadina,<br />

il matrimonio e la nascita<br />

dei figli. Vicende liete ma<br />

anche momenti tristi, come<br />

l’insorgere della malattia e la<br />

seppur parziale guarigione,<br />

mentre si addensano le nubi<br />

della Grande Guerra che<br />

avrebbe sconvolto l’Europa.<br />

Ringraziamo ancora il<br />

dott. Franco Bretschneider,<br />

nato a <strong>Isola</strong> nel 1931, per<br />

averci fatto pervenire questa<br />

preziosa testimonianza sulla<br />

vita del nostro paese e sulle<br />

vicende dei suoi abitanti.<br />

camminare sul velluto, era il muschio<br />

che copriva di verde quasi<br />

tutto il bosco. Qua e là mucchi<br />

di foglie secche e aghi di pino<br />

punteggiavano di macchie gialle<br />

il terreno. Ma poi la meraviglia di<br />

Maria e dei bambini fu smisurata<br />

quando cominciarono a vedere<br />

funghi grandi, magnifici, con<br />

il rosso ombrello tutto aperto e<br />

macchiato di puntini bianchi.<br />

Il carro avanzò per ore e<br />

ore in quel mondo incantato, in<br />

quel silenzio quasi irreale, rotto<br />

soltanto dallo scricchiolio di<br />

qualche ramo. Maria, malgrado<br />

tutto, si disse che l’Austria era<br />

una terra d’incanto e <strong>non</strong> si<br />

sarebbe meravigliata se avesse<br />

visto apparire qualche gnomo o<br />

qualche fata. La luna splendeva<br />

alta nel cielo quando il carro<br />

arrivò a destinazione, ossia a


6 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Vaithof sulla Taia.<br />

Igo era in attesa spasmodica<br />

da giorni perché in quel paese<br />

<strong>non</strong> funzionava la posta e <strong>non</strong><br />

c’era modo di telegrafare. Abbracciò<br />

commosso la moglie, la<br />

cognata, i nipotini e i suoi figli.<br />

Il suo occhio clinico di medico<br />

giudicò che erano troppo magri e<br />

che avevano fatto troppi bagni e<br />

preso troppo sole. Naturalmente<br />

quella notte fu per i bambini<br />

un’orgia di sonno dopo tanto<br />

lungo e disagiato viaggio.<br />

L’indomani mattina Igo prese<br />

Maria ed Ino per mano e andò<br />

con loro a fare una bella passeggiata.<br />

I prati erano di un verde<br />

smeraldino, e che gioia fu per<br />

i bambini poter cogliere tanti<br />

funghi mangerecci. Il paese era<br />

piccolissimo, le case molto pulite<br />

e la ricchezza di quella gente<br />

consisteva nell’allevamento delle<br />

oche. Agli occhi di Maria erano<br />

oche spaventose, enormi, cattive,<br />

perché se potevano inseguivano i<br />

bambini e cercavano di beccarli.<br />

Si affacciavano alle finestre del<br />

pianoterra ed introducevano le<br />

teste, roteando gli occhi e gracchiando<br />

– le dannate – aprendo<br />

un inverosimile becco giallo.<br />

Igo era relativamente felice<br />

ora che aveva la famiglia accanto<br />

era ingrassato e forse quella vita<br />

tranquilla giovava al suo fisico.<br />

Lidia si angosciava per aver lasciato<br />

sola a Trieste la sua mamma<br />

con la sorella giovinetta.<br />

Dalla Moravia a Leibnitz<br />

Dopo due mesi di quella vita,<br />

all’inizio dell’inverno, attraverso<br />

la Gendarmeria giunse al dottore<br />

l’ordine di presentarsi a Vienna.<br />

Era stato costruito vicino a Graz,<br />

precisamente a Leibnitz, un<br />

campo di concentramento per<br />

profughi istriani e prigionieri<br />

russi, e occorrevano medici. Là<br />

fu mandato il dottore per presidiare<br />

un ospedale di malati di tifo,<br />

sempre sotto sorveglianza come<br />

internato politico.<br />

Il viaggio di ritorno fu nuovamente<br />

scomodo perché bisognò<br />

raggiungere a piedi il primo<br />

posto dove transitava la ferrovia.<br />

A Vienna, Lidia e i bambini<br />

si separarono dalla cognata e<br />

dai cuginetti che andavano a<br />

raggiungere il loro papà, che dal<br />

carcere era stato trasferito in un<br />

campo di concentramento in un<br />

paese vicino a Vienna. Igo e la<br />

famiglia raggiunsero Leibnitz<br />

dove si stabilirono in una villa.<br />

Poco tempo dopo Lidia ebbe<br />

la gioia di potersi riunire alla<br />

mamma ed alla sorellina venute<br />

a raggiungerla.<br />

Questi <strong>non</strong> furono anni<br />

cattivi, Igo aveva ripreso la sua<br />

attività. Restava tutto il giorno<br />

in ospedale e qualche sera<br />

veniva a casa a dormire. Nel<br />

campo profughi era concentrato<br />

il meglio dell’italianità istriana.<br />

Qui si viveva di sola speranza,<br />

la vittoria dell’Italia e la disfatta<br />

dell’Austria.<br />

Igo era un medico coscienzioso<br />

e si dedicava a tutti quei<br />

malati di malattie contagiose.<br />

Malattie difficili da vincere perché<br />

i corpi erano denutriti dalla<br />

fame che ormai imperava. La<br />

gente lottava per sopravvivere e<br />

cercava di comperare viveri dai<br />

contadini del posto, ma questi<br />

diffidavano del valore del denaro<br />

e <strong>non</strong> accettavano che oro. Lidia<br />

sacrificò molte cose personali per<br />

ottenere dalla padrona di casa,<br />

proprietaria di due meraviglioso<br />

maiali, un po’ di grasso e di<br />

salsicce al tempo della macellazione.<br />

Igo girava per le campagne<br />

con le tenaglie in tasca, speranzoso<br />

di trovare contadini afflitti<br />

da mal di denti per toglierli in<br />

cambio di qualche uovo.<br />

In paese era stata aperta una<br />

scuola italiana per profughi e i<br />

bambini del dottore poterono<br />

frequentarla, ma con scarso<br />

profitto perché erano classi riunite<br />

e con due soli insegnanti. Il<br />

paese e i dintorni erano belli e i<br />

bambini d’estate si divertivano<br />

andando al bagno nella Sulm,<br />

un affluente della Mur, un fiume<br />

tranquillo a larghe insenature,<br />

dove l’acqua era calma come<br />

in un lago. D’inverno c’era la<br />

neve, alta; Maria sopportava<br />

bene il freddo e le piaceva andare<br />

in slitta accompagnata da<br />

Ino, suo fedele compagno, mentre<br />

Rita stava più che poteva a<br />

letto sotto i piumini.<br />

Fu un giorno di grande<br />

emozione quando giunse la<br />

notizia della morte dell’Imperatore<br />

Francesco Giuseppe. Tutti<br />

speravano nel suo successore,<br />

l’arciduca Carlo, che concesse<br />

un’amnistia. Igo era talmente<br />

contento che gli amici gli consigliarono<br />

di <strong>non</strong> andare in giro<br />

con quella faccia ma di starsene<br />

un giorno a casa se <strong>non</strong> voleva<br />

finire impiccato.<br />

Intanto la guerra continuava,<br />

gli italiani <strong>non</strong> facevano progressi<br />

e da un autunno si giungeva alla<br />

primavera fra operazioni offensive<br />

e difensive, finché si giunse<br />

alla disfatta di Caporetto.<br />

Igo ne fece una malattia. Or-<br />

mai tutti avevano una nostalgia<br />

acuta del proprio paese, della<br />

propria casa. Maria, che seguiva<br />

sempre i discorsi del suo papà,<br />

sentiva pure la nostalgia, vedeva<br />

col pensiero la sua casa pulita,<br />

grande, comoda, battuta dal<br />

sole e dalla bora, vedeva il suo<br />

giardino… Non c’erano giardini<br />

più belli, piante più meravigliose,<br />

insetti dai colori così screziati.<br />

Ricordava la finestra della sua<br />

stanza dove sporgendosi poteva<br />

vedere il pergolato di rose<br />

rampicanti e le sembrava quasi<br />

di sentire il loro profumo. Così<br />

nasceva in lei l’odio per quel<br />

paese e ingigantiva il desiderio<br />

di ritornare a casa.<br />

Il ritorno a casa<br />

L’ordine di ritornare giunse<br />

all’improvviso! Ad <strong>Isola</strong> era<br />

scoppiata una epidemia di tifo<br />

e la popolazione aveva fatto<br />

una supplica perché gli fosse<br />

restituito il dottore nel quale<br />

avevano fede. Così Igo con la<br />

famiglia ritornò alla sua terra.<br />

Al molo ad accoglierlo c’era<br />

tutta la popolazione con la<br />

banda municipale, e in trionfo<br />

fu accompagnato a casa.<br />

Come succede che nella lontananza<br />

si idealizza quello che<br />

è lontano, così Maria fu delusa<br />

a rivedere la sua casa. Era stata<br />

tutto quel tempo occupata da<br />

profughi di Pola che la avevano<br />

assai mal ridotta, ma Lidia si<br />

mise d’impegno a rimetterla a<br />

posto. La vita era assai difficile<br />

perché in paese c’era una<br />

spaventosa mancanza di viveri,<br />

tanto più grande in quanto con<br />

le fredde giornate dell’inverno<br />

vicino <strong>non</strong> si poteva sperare nell’aiuto<br />

dei frutti e della pesca.<br />

Igo era occupatissimo con i<br />

suoi ammalati e preoccupato per<br />

la sua Lidia che portava in seno<br />

un altro bambino. L’inverno<br />

passò cupo, pieno di preoccupazioni,<br />

di ansie e di speranze<br />

perché gli italiani avevano ripreso<br />

coraggio e dopo lo sbandamento<br />

seguito al disastro di<br />

Caporetto si erano riorganizzati<br />

e preparavano un’offensiva per<br />

la primavera. Maria, Rita ed Ino<br />

ormai grandicelli studiavano privatamente<br />

alle scuole medie.<br />

Si era già in estate, in luglio,<br />

quando un giorno i bambini,<br />

ritornati a casa dopo esser stati<br />

a giocare da un’amica trovarono<br />

il quarto fratellino, Fabio. Era<br />

magnifico, grasso, biondo,e fu<br />

subito una specie di giocattolo<br />

prezioso per le due sorelline.<br />

L’estate passò in un lampo perché ogni<br />

giorno portava un progresso di questo<br />

bambino. La pesca e la frutta portarono<br />

un po’ di miglioria al mangiare<br />

e nella casa del dottore era ritornata<br />

la tranquillità. Lidia era felice perché<br />

la mamma e la sorellina Alma erano<br />

riuscite a raggiungerla.<br />

Notizie incoraggianti giungevano<br />

dal fronte. I soldati austriaci si<br />

ritiravano, il morso della fame aveva<br />

indebolito ogni velleità di combattere<br />

e finalmente a novembre la grande<br />

notizia: gli italiani avevamo rotto il<br />

fronte. Passato il Piave e l’Isonzo,<br />

Gorizia, Monfalcone e Trieste venivano<br />

occupate.<br />

A <strong>Isola</strong> regnava una gioia pazza,<br />

i gendarmi austriaci erano scappati<br />

di notte, lasciando la Gendarmeria in<br />

mano alla Guardia Civica. Igo aveva<br />

preso la responsabilità della tutela del<br />

paese. In Municipio si prepararono festoni,<br />

ghirlande, discorsi per l’arrivo<br />

degli Italiani.<br />

La guerra è finita!<br />

Finalmente il 7 novembre da un<br />

sottomarino italiano sbarcò un nucleo<br />

di soldati, i bersaglieri, e la popolazione<br />

corse ad accoglierli con fiori,<br />

bandiere e grida di gioia. Una signora<br />

si affiancò all’ufficiale che li guidava<br />

e lo baciò sulla bocca, con grande meraviglia<br />

di Maria. Il dottore si affacciò<br />

alla finestra del Municipio, sotto alla<br />

quale era inquadrato il leone alato, e<br />

rivolse al popolo un grande discorso<br />

Probabilmente fu quello il suo primo<br />

discorso, che Maria poi gelosamente<br />

copiò e conservò in un quaderno.<br />

Purtroppo la gioia sconfinata di<br />

questa liberazione e della fine della<br />

guerra fu subito offuscata dall’apparire<br />

di quella terribile epidemia chiamata<br />

“Spagnola”, che decimò tante


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

7<br />

giovani vite. Il dottore era in piedi<br />

dalla mattina alla sera, tutta la scienza<br />

ed esperienza erano impotenti contro<br />

quel flagello. Anche la sua famiglia fu<br />

colpita, tranne Maria e la <strong>non</strong>na, ma<br />

per fortuna tutti superarono il male.<br />

L’inverno che sopraggiungeva poi<br />

spense gli ultimi casi.<br />

Il paesetto quell’inverno fu preso<br />

dalla mondanità, per divertire e festeggiare<br />

i giovani ufficiali del presidio si<br />

dettero balli e feste di beneficenza.<br />

Lidia, come signora più distinta, ne<br />

divenne la presidentessa ed organizzatrice.<br />

La sua casa era sempre animata,<br />

si escogitavano feste e divertimenti,<br />

anche la sua sorellina era omai nello<br />

splendore dei suoi venti anni ed<br />

ovunque trionfava. Uno stuolo di giovanotti<br />

e di triestini erano innamorati<br />

di lei. Ma lei, bella ed impassibile, si<br />

faceva corteggiare e <strong>non</strong> palpitava per<br />

nessuno,<br />

Maria e Rita, allora tredicenni,<br />

se potevano intervenivano a qualche<br />

festa. Igo lasciava che la sua famiglia<br />

si divertisse, interveniva a qualche<br />

festa, ma la sua gioia più grande<br />

era di rimanere a casa a giocare con<br />

Fabio. Aveva per questo ultimo figlio<br />

un attaccamento speciale perché<br />

già vedeva i più grandi staccarsi da<br />

lui. Entravano in quella età ingrata<br />

piena di curiosità, di inquietitudini,<br />

e ognuno cominciava a formarsi una<br />

personalità già indipendente.<br />

Passate le follie dei primi mesi<br />

di gioia per la fine della guerra si<br />

cominciava già a profilare lo stato<br />

pauroso del dopoguerra. La gioventù<br />

che aveva combattuto era assetata di<br />

divertimenti, ma spostata, perché la<br />

maggioranza era senza lavoro, e così<br />

cominciò un periodo triste e particolare<br />

per l’Italia. Un uomo con pochi fedeli<br />

si assunse il compito di assestare<br />

la situazione politica: Mussolini. Fu<br />

nuovamente un periodo eroico,<br />

la marcia su Roma, la presa del<br />

potere. Tamti italiani in quel momento<br />

salutarono in quell’uomo<br />

la salvezza della loro nazione e<br />

si fecero fascisti, indossando la<br />

camicia nera e combattendo per<br />

quell’idea.<br />

Il dottore <strong>non</strong> era un uomo<br />

politico ma il suo animo profondamente<br />

italiano abbracciò<br />

quel partito. Fu l’organizzatore<br />

ed il fondatore del Fascio di<br />

<strong>Isola</strong>, biasimando però quando<br />

si ricorreva alla forza, ma<br />

convinto che in quel momento<br />

soltanto la dittatura avrebbe<br />

riorganizzato la vita italiana.<br />

In quegli anni fu costretto a<br />

mettere Rita e Maria in collegio<br />

perché potessero portare a termine<br />

gli studi. Era un uomo di idee<br />

d’avanguardia e vedeva già la<br />

necessità di dare alla donna l’indipendenza<br />

con una professione.<br />

Avrebbero studiato per maestre,<br />

diceva che dovevano sposarsi per<br />

amore o essere indipendenti.<br />

Lui con il suo lavoro <strong>non</strong><br />

poteva assicurare loro l’avvenire<br />

poiché era rimasto fedele ai<br />

suoi principi che il medico è un<br />

missionario e quindi <strong>non</strong> poteva<br />

accumulare fortune. In collegio<br />

Maria e Rita rimasero due anni<br />

e anche qui vissero in un’atmosfera<br />

di esaltata italianità perché<br />

tra la convittrici vi erano diverse<br />

fiumane. Queste raccontarono la<br />

storia della loro città.<br />

Fiume, essendo italianissima,<br />

<strong>non</strong> era stata occupata<br />

dall’Italia, ed a questo riparò<br />

nel settembre 1919 Gabriele<br />

d’Annunzio con i suoi legionari<br />

che con la Marcia di Ronchi<br />

la occuparono proclamando la<br />

Reggenza Italiana sul Carnaro<br />

(gennaio 1921). D’Annunzio<br />

però lasciò la città. Dopo vari<br />

governi ne prese la presidenza<br />

Mussolini nel settembre del<br />

1923 dopo un’azione diplomatica<br />

tra Roma e Belgrado. Poi, nel<br />

gennaio del 1924, Fiume fu annessa<br />

all’Italia. Maria, sentendo<br />

sempre parlare di D’Annunzio,<br />

cominciò a leggere le sue opere,<br />

i suoi romanzi e i suoi versi.<br />

Il convitto dove lei e Rita risiedevano<br />

era d’idee moderne, e<br />

oltre alla formazione dello spirito<br />

badava molto agli esercizi fisici,<br />

ginnastica, alpinismo. In questi<br />

anni Maria divenne una provetta<br />

camminatrice e ogni domenica<br />

saliva con le compagne su qualche<br />

monte vicino. Monte Santo,<br />

Monte Grappa, il Sabotino, il<br />

San Michele. Conobbe quei posti<br />

dove migliaia di giovani avevano<br />

lasciato la vita per venire a liberare<br />

la loro terra.<br />

Dopo due anni di collegio<br />

Maria sentì la nostalgia della<br />

sua casa e convinse il papà a<br />

trasferirla alle Magistrali di Capodistria,<br />

dove avrebbe finito<br />

gli studi. Igo fu ben contento di<br />

riavere a casa le sue figliole.<br />

Egli dai suoi figli aveva abbastanza<br />

soddisfazioni, specie da<br />

Maria che più degli altri era seria<br />

e studiosa. Rita lo faceva talvolta<br />

arrabbiare perché – sebbene<br />

intelligente – si dimostrava più<br />

superficiale. Ormai erano quasi<br />

signorine, graziose tutte e due, e<br />

avevano molti ammiratori. Maria<br />

<strong>non</strong> pensava ancora all’amore<br />

e concedeva ai divertimenti il<br />

tempo che le restava dopo lo studio,<br />

ma Rita avrebbe volentieri<br />

lasciato il latino e la matematica<br />

per una serata di ballo. Ino era un<br />

giovanotto buono e sempre sotto<br />

l’impero delle sorelle, specie di<br />

Maria che aveva un carattere<br />

tenace e caparbio. In mezzo a<br />

loro cresceva bello e intelligente<br />

e prepotente Fabio.<br />

Il dottore si era arrotondato, i<br />

capelli erano diventati brizzolati e<br />

radi, ma era sempre in piedi, aveva<br />

ancora la condotta sotto di lui e<br />

nessun medico si era azzardato<br />

a venire a fargli concorrenza. I<br />

suoi isolani lo amavano e avevano<br />

cieca fiducia in lui, ormai<br />

conosceva tutti gli abitanti, aveva<br />

curato i <strong>non</strong>ni, i padri, i nipoti.<br />

Sapeva quale era sano, quale ammalato,<br />

nei nipoti diagnosticava<br />

il male che aveva curato ai <strong>non</strong>ni.<br />

Ritorna l’antico male<br />

Una grande preoccupazione<br />

però lo tormentava: le gioie<br />

della famiglia, le cure politiche<br />

e la sua professionalità <strong>non</strong> lo<br />

distoglievano da un pensiero<br />

fisso. Sentiva che <strong>non</strong> avrebbe<br />

vissuto a lungo, c’era in lui<br />

latente l’antico male curato ma<br />

<strong>non</strong> debellato, che da un momento<br />

all’altro poteva aggredirlo.<br />

Per questo voleva vedere a<br />

posto la sua famiglia e spronava<br />

i suoi figli allo studio.<br />

La prima che riuscì a dargli<br />

questa grande soddisfazione<br />

fu Maria. Si diplomò maestra<br />

come egli sognava e poté vederla<br />

quell’anno stesso assunta<br />

come maestra provvisoria nella<br />

scuola di <strong>Isola</strong>.<br />

Un giorno, ritornando a piedi<br />

da Strugnano, dove era andato<br />

per una visita, prese una scorciatoia<br />

che costeggiava il mare.<br />

Dalla collina vedeva la grande<br />

distesa azzurra e <strong>Isola</strong> con il suo<br />

porto, le sue barche dalle vele<br />

variopinte, le case, il campanile<br />

della chiesa che dominava il paese<br />

su un promontorio. Ricordava<br />

tanti anni prima quando era approdato<br />

a quel molo: veniva con<br />

la sua valigetta di dottore e con un<br />

grande cuore. Sentiva che aveva<br />

assolto il suo compito…<br />

Giunto a casa chiamò Lidia e<br />

le disse che il giorno dopo sarebbe<br />

andato a Trieste a togliersi un<br />

dente che gli faceva male. Non<br />

era il dente, era l’antico male<br />

che lo riprendeva, e questa volta<br />

inesorabile. Egli stesso si fece<br />

la diagnosi e decise con un suo<br />

amico chirurgo l’operazione.<br />

L’ala del dolore si abbatté<br />

sulla sua famiglia, l’operazione<br />

fu inutile e dopo mesi di torture<br />

e sofferenze inaudite, 7 febbraio<br />

1926 spirò a soli 54 anni.<br />

Il paese fu costernato. Lungamente<br />

suonarono le campane<br />

a morte. Gli prepararono la<br />

camera ardente, quattro giovani<br />

indossanti la camicia nera<br />

vegliarono il morto. La casa fu<br />

invasa da fiori, ghirlande mandate<br />

da parenti, amici, associazioni<br />

dell’Istria. Il dottore era<br />

steso nel suo letto di morte con<br />

il volto fasciato e sul petto la<br />

croce di cavaliere. Nella maestà<br />

della morte sembrava librarsi<br />

nel mondo dello spirito, dove<br />

lui tutta la vita aveva attinto il<br />

bene per ridarlo all’umanità.<br />

Fra tanta gente importante<br />

che deplorava la sua morte c’era<br />

gente umile del paese e della<br />

campagne e dei monti vicini che<br />

lo piangeva e venerava per il<br />

bene che egli aveva fatto loro. I<br />

funerali furono imponenti, tutta<br />

la cittadinanza vi prese parte, e<br />

tutte le rappresentanze dell’Istria.<br />

Il piccolo cimitero di <strong>Isola</strong> lo<br />

accolse e una lapide con belle parole<br />

che ricordavano la sua opera<br />

di medico e di fervente patriota fu<br />

posta a ricordarlo. La sua tomba<br />

era sempre visitata dai suo fedeli<br />

e circondata di fiori.<br />

Ma poi un’altra guerra decise<br />

il destino di queste terre.<br />

Invano i leoni alati nei cento<br />

porti dell’Istria testimoniavano<br />

l’italianità di quella terra. Altri<br />

usurpatori la invasero.<br />

Rimase solo nella sua terra<br />

diventata straniera, mentre i<br />

suoi cari e la sua gente, diventata<br />

profuga, lo ricordano da tutte<br />

le parti della terra.<br />

Maria Fragiacomo<br />

Porto Torres, 1957


8 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Lo sradicamento dalla propria terra<br />

Lo sradicamento sta a fondamento<br />

di ogni evento<br />

di esilio e indirettamente<br />

di immigrazione. Portatore di<br />

sofferenza umana e psicologica,<br />

nello sradicamento c’è la<br />

perdita della Patria; in chiunque<br />

lo viva porta estraneità, lontananza<br />

e soprattutto diversità nei<br />

confronti del luogo ospitante e<br />

delle persone che ci vivono.<br />

Chiunque, lasciando la propria<br />

terra di origine si fa straniero<br />

ai luoghi e alle persone;<br />

ciascuno, quando è sradicato<br />

dalla comunità nella quale è<br />

vissuto, appare contrassegnato<br />

da una condizione di radicale<br />

solitudine. Sono esperienze<br />

che portano alla nostalgia e che<br />

maturano il dolore e il desiderio<br />

del ritorno, l’amore per la patria<br />

perduta, o almeno abbandonata,<br />

la lacerazione dell’esilio, la<br />

ricerca disperata di una qualche<br />

comunicazione e di un qualche<br />

colloquio che attenuino la solitudine<br />

divorante e angosciante.<br />

Solitudine, isolamento, diversità,<br />

decapitazione della speranza<br />

e il <strong>non</strong> sentirsi capiti; tutto<br />

questo attanaglia in una morsa<br />

sempre più stretta chi vive l’immigrazione<br />

e l’esilio. Quando<br />

si è indotti a lasciare la patria,<br />

la terra in cui la vita si è venuta<br />

svolgendo nelle sue diverse sequenze<br />

e si entra in contatto con<br />

un paese straniero, ci si confronta<br />

fatalmente con una fisionomia<br />

del mondo radicalmente diversa,<br />

almeno in molti casi, da quella<br />

nella quale si è snodata la propria<br />

vita. Tutto è incrinato da una stridente<br />

estraneità e tutto è portatore<br />

di angoscia e di silenzio, di solitudine<br />

e di inconoscibilità. Come<br />

dice Maria Zambrano (filosofa<br />

e saggista spagnola), l’esiliato<br />

è colui che più assomiglia allo<br />

sconosciuto, colui che, a forza<br />

di portare all’estremo la sua<br />

condizione, arriva a essere quello<br />

sconosciuto che c’è in ogni<br />

uomo e che il poeta e l’artista<br />

<strong>non</strong> riescono se <strong>non</strong> raramente<br />

a scoprire.<br />

In conclusione, ogni cambiamento<br />

(di luoghi, di orizzonti di<br />

lavoro, ma anche semplicemente<br />

di casa) è sorgente possibile di<br />

travagli psicologici: di insicurezza,<br />

di ambivalenza, di conflittualità<br />

interiori, di depressione<br />

La tesina presentata all’esame di maturità dalla signora Marina Degrassi<br />

Marina Degrassi ci ha fatto pervenire la sua interessante<br />

tesina – presentata in sede di esame di maturità – relativa<br />

alla Questione Istriana. La signora, che ha lodevolmente<br />

ripreso gli studi a suo tempo interrotti, svolge il suo lavoro<br />

alla luce dell’esperienza vissuta in prima persona e condivisa<br />

dai familiari, analizzando i dati storici dell’Istria dal<br />

Trattato di Campoformido a quello di Osimo; ricorda le<br />

coercizioni imposte agli Istriani affinché lasciassero le loro<br />

case e confronta la sua realtà vissuta con gli scritti di Primo<br />

Levi citandone i romanzi “Se questo è un uomo” e “La<br />

Tregua”. Il primo è la testimonianza diretta dell’inferno dei<br />

Lager, il secondo la liberazione e la speranza di una nuova<br />

vita: momenti questi che molti istriani hanno sperimentato!<br />

Per analizzare un percorso doloroso e tragico si rivolge allo<br />

scrittore e psichiatra ebreo Viktor Frankl che “insegna che se<br />

vivere è sofferenza, sopravvivere è trovare il senso di questa<br />

sofferenza”. L’esperienza di Marina è comune a quella degli<br />

scrittori che cita perché la costrizione subita è la stessa.<br />

Marina Degrassi è nata a <strong>Isola</strong> nel 1947, figlia di Alieta<br />

Costanzo e Mario Degrassi (barcaricio). Insieme alla famiglia,<br />

ha lasciato <strong>Isola</strong> nel novembre del 1953 e attualmente<br />

risiede ad Abano Terme, in provincia di Padova. Ripresi gli<br />

studi a distanza di tanto tempo, ha sostenuto lo scorso anno<br />

l’esame di maturità per Dirigente di Comunità: i nostri più<br />

sinceri complimenti, a dimostrazione che l’età vera è quella<br />

che ci si sente dentro.<br />

e di angoscia. Quando poi il<br />

cambiamento si realizza nell’allontanarsi<br />

dalla patria, dalle terre<br />

di origine, dai paesaggi in cui si<br />

è svolta la propria adolescenza<br />

e la propria giovinezza, allora<br />

l’esistenza viene colpita in modo<br />

doloroso e sferzante nella sua<br />

più profonda intimità.<br />

Ho affrontato l’argomento<br />

dello sradicamento perché sono<br />

istriana, e precisamente di <strong>Isola</strong><br />

d’Istria. Sono stata esiliata,<br />

quindi profuga, assieme alla mia<br />

famiglia nel novembre del 1953,<br />

dopo che la nostra zona (politicamente<br />

definita come Zona B)<br />

fu assegnata definitivamente alla<br />

Jugoslavia. Assieme alla mia<br />

famiglia ho vissuto nel Campo<br />

Profughi di Udine per un anno<br />

e mezzo. Anche se molto piccola,<br />

ho sentito attraverso i miei<br />

genitori e vissuto direttamente<br />

tutta l’angoscia e la frustrazione<br />

dell’esilio e della diversità.<br />

Ne parlo anche perché è un<br />

fatto di storia drammatico e poco<br />

conosciuto, tenuto nascosto per<br />

troppi anni e che merita di venire<br />

alla luce. Nella seconda guerra<br />

mondiale oltre allo sterminio<br />

degli Ebrei, ai campi di concentramento<br />

nazisti, alle migliaia di<br />

soldati morti, feriti e dispersi,<br />

c’è stato anche lo sradicamento<br />

degli istriani e dalmati dalla<br />

propria terra, l’Istria e la Dalmazia,<br />

andati esuli per l’Italia<br />

e per il mondo (Europa, Americhe,<br />

Australia). Ci sono state le<br />

foibe del Carso con migliaia di<br />

morti: gente innocente seviziata<br />

e scomparsa nel nulla.<br />

Anche questa parte di storia<br />

deve essere conosciuta dandole<br />

il giusto valore.<br />

Piano di lavoro<br />

L’argomento è stato trattato<br />

nella prospettiva storica<br />

“La questione istriana”: cenni<br />

storici, la narrazione dell’occupazione<br />

da parte della ex-<br />

Jugoslavia nella seconda guerra<br />

mondiale e poi l’esilio della<br />

gente d’Istria.<br />

La letteratura italiana, grazie<br />

a Primo Levi, ha dato una<br />

testimonianza con “Se questo<br />

è un uomo” e “La tregua” sull’argomento<br />

dello sradicamento<br />

dalla patria e in patria, subito<br />

dall’autore stesso.<br />

Sul piano psicologico, “Uno<br />

psicologo nei Lager” di Viktor<br />

Frankl si è rivelato uno strumento<br />

prezioso per riflettere sul<br />

significato dello sradicamento<br />

nelle vittime e nei carnefici.<br />

La questione istriana<br />

Parte dell’Istria - soprattutto<br />

alcune zone costiere - furono<br />

parte, dal 1300 circa, della<br />

Repubblica di Venezia e così<br />

assunse la propria caratteristica<br />

composizione etnica, con la<br />

costa e i centri urbani di lingua<br />

italiana e le campagne abitate<br />

prevalentemente da slavi. A seguito<br />

del Trattato di Campoformido<br />

(1797) l’Istria assieme al<br />

Veneto, alla Dalmazia e a tutto<br />

il territorio della Repubblica di<br />

Venezia fu ceduto agli Asburgo<br />

d’Austria da Napoleone.<br />

Nel XIX secolo, con la nascita<br />

e lo sviluppo dei movimenti<br />

nazionali italiani, iniziarono<br />

i primi attriti tra gli italiani da<br />

un parte e gli slavi dall’altra.<br />

L’Istria era una delle terre reclamate<br />

dall’irredentismo italiano.<br />

Gli irredentisti sostenevano che<br />

il governo austro-ungarico incoraggiava<br />

l’immigrazione di slavi<br />

nella regione per contrastare il<br />

nazionalismo degli italiani.<br />

A seguito della vittoria<br />

italiana nella prima guerra<br />

mondiale con il Trattato di<br />

S.Germain (1919) e il Trattato<br />

di Rapallo (1920) l’Istria divenne<br />

parte del Regno d’Italia.<br />

Con l’avvento del fascismo si<br />

inaugurò una politica di italianizzazione<br />

forzata, e molti<br />

croati e sloveni emigrarono.<br />

Durante la seconda guerra<br />

mondiale, a causa dell’occupazione<br />

della Jugoslavia da<br />

parte delle potenze dell’Asse,<br />

le relazioni tra italiani e slavi<br />

peggiorarono ulteriormente. Ci<br />

furono soprusi e violenze sia da<br />

parte del governo fascista che da<br />

parte della resistenza slovena. A<br />

seguito degli avvenimenti dell’8<br />

settembre la comunità italiana<br />

restò in balia dei tedeschi e della<br />

resistenza croata.<br />

Con il movimento partigiano<br />

di Tito i verificarono i primi<br />

episodi di violenza anti-italiana<br />

che provocarono circa 300 vittime.<br />

Nell’aprile-maggio 1945<br />

l’Istria fu occupata dall’armata<br />

jugoslava di Tito che l’aveva<br />

liberata dall’occupazione nazista,<br />

grazie allo sforzo compiuto


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

9<br />

dalla resistenza locale (sia slava<br />

che italiana). Tuttavia la politica<br />

di persecuzione, vessazione ed<br />

esproprio messa in atto da Tito<br />

ai danni degli italiani e culminata<br />

nel dramma delle Foibe,<br />

già sperimentata nel settembre<br />

del 1943, spinse la stragrande<br />

maggioranza della popolazione<br />

locale di etnia italiana ad abbandonare<br />

l’Istria, dando vita ad un<br />

vero e proprio esodo (da 300.000<br />

a 500.000 persone circa).<br />

Dopo la fine della seconda<br />

guerra mondiale con il Trattato<br />

di Parigi (1947) l’Istria veniva<br />

assegnata alla Jugoslavia, con<br />

l’eccezione della parte nordoccidentale,<br />

che formava la<br />

Zona B del Territorio Libero di<br />

Trieste. La Zona B rimase sotto<br />

amministrazione jugoslava e,<br />

dopo la dissoluzione del Territorio<br />

Libero di Trieste nel 1954<br />

(Memorandum di Londra), fu di<br />

fatto incorporata alla Jugoslavia.<br />

Tale annessione fu ufficializzata<br />

nel Trattato di Osimo (1975).<br />

Durante e subito dopo la<br />

seconda guerra mondiale un<br />

gran numero di italiani fu ucciso<br />

dai partigiani titini. Sul numero<br />

delle vittime vi sono tuttora<br />

aspri dibattiti. Queste uccisioni<br />

sommarie, procedute in alcuni<br />

casi da sevizie e maltrattamenti,<br />

furono perpetrate in altre zone<br />

occupate dall’armata di Tito; in<br />

Istria ebbero il chiaro intento di<br />

infondere il terrore nella popolazione<br />

istriana, inducendola a<br />

lasciare il territorio. Negli anni<br />

del dopoguerra il protrarsi della<br />

dura repressione da parte delle<br />

autorità comuniste jugoslave,<br />

provocò in tal modo la fuga della<br />

grande maggioranza degli italiani<br />

e di alcuni sloveni e croati.<br />

Circa il 90% degli appartenenti<br />

al gruppo etnico italiano abbandonò<br />

definitivamente l’Istria.<br />

A metà degli anni ’50, quando<br />

l’ultima ondata dell’esodo<br />

fu completata, l’Istria aveva<br />

perduto gran parte della sua<br />

identità sociale e culturale. Per<br />

commemorare questi drammatici<br />

eventi è stato istituito in Italia<br />

dal 2005 un Giorno del Ricordo:<br />

il 10 febbraio, anniversario della<br />

ratifica del Trattato di Pace.<br />

Dopo l’esodo, le aree rimaste<br />

disabitate furono ripopolate da<br />

croati e sloveni. Nel 1955, l’esodo<br />

era pressoché concluso e le<br />

persecuzioni più evidenti cessarono.<br />

Agli italiani rimasti furono<br />

date alcune garanzie, anche se<br />

molto spesso solo sulla carta. Ci<br />

furono degli accordi, ma il tutto<br />

comunque strettamente asservito<br />

al volere del partito.<br />

Incomprensioni e problemi<br />

sussistono ancora oggi, sia pure<br />

meno gravi che in passato.<br />

“Se questo è un uomo”<br />

Primo Levi, reduce da Auschwitz,<br />

pubblicò “Se questo è un<br />

uomo” nel 1947. Testimonianza<br />

sconvolgente sull’inferno del Lager,<br />

è un romanzo autobiografico.<br />

Rappresenta la coinvolgente ma<br />

riflettuta testimonianza di quanto<br />

fu vissuto in prima persona<br />

dall’autore nel campo di concentramento.<br />

E’ una testimonianza<br />

dell’umiliazione, dell’offesa,<br />

della perdita di identità dell’uomo<br />

internato in un Lager.<br />

Il testo venne scritto <strong>non</strong> per<br />

vendetta ma come testimonianza<br />

di un avvenimento storico e<br />

tragico. Lo stesso Levi visse lo<br />

sradicamento forzato dalla patria,<br />

e diceva testualmente che il libro<br />

era nato fin dai primi giorni di<br />

lager per il bisogno irrinunciabile<br />

di raccontare agli altri, di fare gli<br />

altri partecipi, ed è stato scritto<br />

per soddisfare questo bisogno.<br />

Usa uno stile asciutto, forse faticosamente<br />

maturato per evitare<br />

ogni slancio vendicativo; infatti<br />

nei suoi racconti <strong>non</strong> parla mai<br />

male dei suoi aguzzini.<br />

Al primo impulso da parte di<br />

Levi, quello di testimoniare l’accaduto,<br />

seguì un secondo, mirato<br />

ad elaborare l’esperienza vissuta,<br />

il che avvenne, grazie ai tentativi,<br />

da parte dell’autore, di spiegare<br />

in qualche modo l’incredibile<br />

verità dei Lager nazisti.<br />

Le riflessioni dell’autore<br />

permettono di immedesimarsi<br />

con il protagonista ed affiancarlo<br />

idealmente nella sua<br />

esperienza. Si tratta di un’esperienza<br />

che porta alla riflessione.<br />

Si intuisce che l’esperienza<br />

del Lager può simboleggiare,<br />

in qualche modo, un qualcosa<br />

di più ampio che può arrivare<br />

ad abbracciare l’intero mondo<br />

della condizione umana.<br />

“La tregua”<br />

“La Tregua”, seguito di “Se<br />

questo è un uomo”, è un romanzo<br />

scritto tra il 1961 e il 1962,<br />

che raccoglie la testimonianza<br />

dell’esperienza dell’autore<br />

ebreo nel viaggio di ritorno in<br />

Italia dopo la permanenza nel<br />

Marina Degrassi a <strong>Isola</strong> il giorno della prima Comunione<br />

della sorella Milvia; con loro i genitori Alieta Costanzo e<br />

Mario Degrassi (barcaricio). Con queste parole Marina ha<br />

voluto dedicare loro il suo lavoro: ai miei genitori va il merito<br />

di aver affrontato con coraggio, impegno e onestà questo<br />

dramma della loro vita.<br />

campo di Auswitz. Descrizione<br />

dell’interminabile viaggio nei<br />

paesi dell’est in cui era stato<br />

coinvolto Levi dopo la liberazione<br />

del campo. Racconta lo sradicamento<br />

<strong>non</strong> forzato, ma nella<br />

solitudine e nell’abbandono del<br />

viaggio di ritorno, continuamente<br />

in balia di nuovi avvenimenti,<br />

fino all’arrivo in Italia, a Torino,<br />

a casa sua dove <strong>non</strong> lo aspettava<br />

nessuno, nemmeno i familiari<br />

sapevano del suo vissuto e <strong>non</strong><br />

lo stavano aspettando. Il viaggio<br />

era durato 35 giorni. Ma l’attesa<br />

per il ritorno era durata otto mesi<br />

in terra russa, in un campo di<br />

raccolta di ex internati.<br />

Quest’opera deve il suo<br />

titolo al fatto di rappresentare<br />

una fase in cui la mente del<br />

protagonista restava in parte<br />

libera dal pensiero assillante<br />

ella prigionia. Un pensiero che<br />

comunque lo avrebbe riassalito<br />

al momento di ritornare a casa e<br />

anche negli anni successivi.<br />

“La Tregua” è la reale continuazione<br />

di “Se questo è u<br />

uomo”, in quanto racconta il<br />

viaggio di ritorno da Auswitz<br />

a Torino, che effettivamente<br />

Levi compì dal 27 gennaio al<br />

19 ottobre 1945.<br />

Il senso è diverso nei due<br />

racconti: mentre in “Se questo<br />

è un uomo” il senso della vita è<br />

oscuro, smarrito, perso, in “La<br />

tregua” è riconquistato, riappreso,<br />

scoperto, rinnovato, ritrovato,<br />

aperto al futuro, sostenuto da<br />

un’adesione alla vita. C’è il sentimento<br />

della riconquistata libertà<br />

e dignità di un uomo. Rifiorisce la<br />

forza di interrogarsi su un senso<br />

della vita che <strong>non</strong> si può ridurre<br />

all’esperienza del lager, ma che<br />

da quell’esperienza deve essere<br />

segnato da un nodo indelebile, e<br />

di <strong>non</strong> perdere mai il sentimento<br />

della speranza in una vita futura<br />

positiva e basata sulla giustizia<br />

umana e in una società aperta<br />

alla uguaglianza di tutti i popoli<br />

della Terra, senza distinzione di<br />

razza né di religione né di colore<br />

di pelle.<br />

E’ un recupero di quella<br />

dignità umana che il Lager<br />

aveva annientato.E’ l’affermazione<br />

del bisogno primario dei<br />

contatti umani, unico modo per<br />

ritrovare i punti di riferimento e<br />

i parametri di giudizi necessari<br />

al vivere sociale.<br />

Uno psicologo nei Lager<br />

Viktor Frankl (1905-1997),<br />

uno psichiatra ebreo, ripercorre<br />

l’esperienza che lo indusse alla


10 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

scoperta della “logoterapia”, il trattamento<br />

psicoterapeutico che l’ha reso<br />

famoso in tutto il mondo. La sua è una<br />

storia drammatica e insieme entusiasmante,<br />

in cui la speranza alla fine ha<br />

la meglio sulla disperazione.<br />

Frankl, rinchiuso nei Lager nazisti,<br />

trasse spunto da quella tragica<br />

esperienza per elaborare la logoterapia,<br />

che punta a far riscoprire il<br />

senso della vita anche nelle situazioni<br />

disperate. Secondo lui, trovare un<br />

significato nella vita - anche dopo un<br />

fatto traumatico - significa avere nei<br />

confronti di essa un atteggiamento<br />

religioso. La logoterapia dà un senso<br />

alla vita, come la Cristoterapia dà un<br />

senso alla fede, e questo è fondamentale<br />

per chi vive momenti di disagio e<br />

di confusione.<br />

Per l’autore l’agire umano è<br />

frutto di una libera scelta che ognuno<br />

può fare di fronte ai condizionamenti<br />

anche peggiori, come la deportazione<br />

nei Lager. “Le rovine sono spesso<br />

quelle che aprono degli spiragli per<br />

scorgere il cielo”, scrisse una volta<br />

il grande psicologo.<br />

L’autore nei Lager vide la sadica<br />

ferocia delle sentinelle naziste, la<br />

perfida cattiveria dei Kapò; ma vide<br />

anche mirabili esempi di altruismo,<br />

di bontà, di comprensione, persino<br />

tra chi aveva il ruolo di aguzzino.<br />

Vide uomini e donne entrare nella<br />

camere a gas a testa alta, recitando<br />

la preghiera ebraica per i morti o il<br />

Padre Nostro. Capì allora che l’ultima<br />

libertà dell’uomo è la libertà<br />

spirituale, un bene che nessuno con<br />

nessun mezzo può sottrargli. L’uomo<br />

Sono abbonato da molti<br />

anni a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> e<br />

qualche volta Vi ho anche<br />

scritto, ricevendo gentile risposta.<br />

Ora Vi scrivo per fare le<br />

mie considerazioni a proposito<br />

di questo paragrafo dell’articolo<br />

“Brevi notizie sul passato di <strong>Isola</strong>”<br />

pubblicato sul numero 377.<br />

Fin dalla mia giovinezza mi<br />

sono interessato di argomenti<br />

relativi a quelle che una volta si<br />

definivano “Terre irredente”. Ho<br />

letto molto e ho avuto anche la<br />

fortuna di conoscere e frequentare<br />

due anziane sorelle native<br />

di Sebenico, figlie di madre<br />

italiana proveniente da Roma e<br />

di padre croato. Io mi recai due<br />

volte in quella città per portare<br />

al cimitero di Sant’Anna (il più<br />

antico) le loro spoglie, e lessi<br />

con commozione le molte lapidi<br />

in lingua italiana. Mi permetto<br />

quindi di affiancare notizie<br />

dalmate a quelle istriane di cui<br />

al Vostro articolo, e persino ad<br />

altre delle valli ladine in Alto<br />

realizza se stesso nel servire una<br />

cosa o nell’amare una persona, cioè<br />

nella misura in cui si dona. Di più,<br />

nella misura in cui si dimentica di<br />

sé. L’autore insegna che, se vivere è<br />

sofferenza, sopravvivere è trovare il<br />

senso di questa sofferenza.<br />

Conclusioni<br />

Considerando l’esperienza fatta<br />

da Levi e Frankl ad Auschwitz, ho<br />

ammirato entrambi i racconti per la<br />

loro umanità, preferendo di più il<br />

racconti di Viktor Frankl, in quanto<br />

nella sua narrazione l’autore fa un<br />

accorato appello alla necessità di<br />

maturare la parte spirituale dell’uomo<br />

per dare senso al suo dolore.<br />

C’è stata - come la definisce lui<br />

- “la riscoperta dell’interiorità” <strong>non</strong><br />

soltanto come idea ma come un fatto<br />

concreto nel suo vivere di allora e<br />

nella sua vita successiva.<br />

Mi è difficile confrontare la mia<br />

personale esperienza di esule istriana<br />

con l’esperienza fatta da Levi e Frankl<br />

nel Lager. Infatti sono racconti di vita<br />

differenti, anche se l’allontanamento<br />

dalla Patria è vissuto ugualmente nella<br />

sua tragica intensità.<br />

Nell’esilio da me vissuto ho sentito<br />

fortemente la diversità, sentirsi<br />

per molti anni ospite di una regione<br />

e di una città, ma da alcuni <strong>non</strong><br />

gradito, pur essendo italiana. Anche<br />

Levi e Frankl hanno sentito questa<br />

diversità al loro ritorno? Forse, ma<br />

no so rispondere.<br />

Marina Degrassi<br />

Abano Terme, 2009<br />

Adige. L’accostamento è fatto<br />

con riferimento ad un dato<br />

storico: l’infelicissima terza<br />

guerra di indipendenza, ricca<br />

di smacchi, di nessun vittoria,<br />

dell’umiliante acquisto del Veneto<br />

<strong>non</strong> passato direttamente<br />

dall’Impero all’Italia.<br />

Cominciamo dalla Dalmazia.<br />

Mi dicevano le due sorelle<br />

che la popolazione di lingua<br />

italiana costituiva (negli ultimi<br />

decenni del 19° secolo) il 10%<br />

di tutti gli abitanti: in concreto<br />

60.000 su 600.000 nell’area da<br />

sempre geograficamente considerata<br />

Dalmazia. Zara era l’unica<br />

città totalmente italiana.<br />

Ma c’era un elemento decisivo.<br />

Gli italiani costituivano la<br />

classe più importante e colta, di<br />

fatto dominante, senza con ciò<br />

dare a questo aggettivo l’antipatico<br />

profilo dei bianchi rispetto<br />

ai “negri” o dei colonialisti<br />

rispetto agli indigeni in Africa.<br />

Ed i croati, pressoché tutti, si<br />

facevano un punto d’onore di<br />

Per <strong>non</strong> dimenticare<br />

1945 : IL POTERE AI<br />

COMITATI POPOLARI<br />

Le scuole a <strong>Isola</strong> e in Istria<br />

parlare il dialetto veneto-dalmata,<br />

lingua d’altronde parlata<br />

dall’elemento italiano. Di conseguenza<br />

gli amministratori<br />

pubblici, a cominciare dai podestà,<br />

erano tutti italiani. Le<br />

due sorelle mi facevano nomi<br />

precisi: oggi i pochi informati<br />

ricordano solo Baiamonti, l’ultimo<br />

podestà italiano di Spalato,<br />

al quale è intitolata una piazza<br />

anche a Milano.<br />

La terza guerra di Indipendenza<br />

fu l’inizio della fine per<br />

la Dalmazia italiana. L’Impero<br />

o, più brevemente, l’Austria,<br />

giustamente stizzita per il comportamento<br />

dell’Italia, cominciò<br />

a favorire l’elemento slavo, ed<br />

a poco a poco la predominanza<br />

italiana svanì: in pochi anni tutti<br />

i podestà furono slavi. E gli Slavi<br />

furono ben felici di “riscattarsi”,<br />

<strong>non</strong> sentendosi più onorati<br />

di essere “subordinati” all’elemento<br />

italiano; il che <strong>non</strong> vuol dire che<br />

abbandonassero ipso facto il dialetto<br />

corrente, ma insomma la storia della<br />

Dalmazia cambiò radicalmente.<br />

Passiamo alle valli ladine. Val<br />

Badia, Val Gardena e Val di Fassa<br />

avevano soltanto scuole di lingua italiana,<br />

e d’altronde sappiamo tutti che<br />

una caratteristica dell’Impero, ricco di<br />

almeno dieci nazionalità confutando<br />

soltanto le maggiori, rispettava le<br />

popolazioni locali. L’improvvida terza<br />

guerra provocò che nelle Tre Valli ora<br />

dette venisse imposto l’insegnamento<br />

in lingua tedesca sicché oggi i Ladini,<br />

fieri di esserlo, parlano però normalmente<br />

la lingua tedesca.<br />

Veniamo all’Istria: anzi, vorrei prima<br />

fare una piccola digressione sulla<br />

Venezia Giulia nel suo insieme, intendendosi<br />

con questa denominazione la<br />

regione così chiamata tra il 1918 e il<br />

1943. Che io sappia, fermo restando il


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

11<br />

Questi “documenti”, inviati dall’amico Dino Degrassi, potrebbero suscitare un divertito sorriso in chi <strong>non</strong> abbia vissuto all’epoca della loro emissione;<br />

purtroppo per gli altri rievocano un periodo di vita buio, che il tempo stempera ma <strong>non</strong> riesce a cancellare.<br />

Nel 1945, immediatamente dopo la “Liberazione”, vennero praticamente aboliti i poteri del Municipio di <strong>Isola</strong> – retaggio storico di un passato da<br />

eliminare – per fare posto ad un Comitato Popolare Antifascista che comincia a rilasciare certificazioni, dichiarazioni e ordini nei più svariati campi.<br />

Ne riproduciamo alcuni, per ravvivare un ricordo che è bene mantenere vivo.<br />

grande merito dello studioso Graziadio<br />

Isaia Ascoli nel recuperare il più<br />

possibile le denominazioni italiane<br />

originarie di quelle terre, mi sembra<br />

pacifico che ad est dell’Isonzo nel<br />

1918 la popolazione fosse compattamente<br />

slava, come pure sul Carso<br />

fino al confine delle Alpi Giulie. Mi<br />

piacerebbe conoscere, se qualcuno<br />

della redazione avesse nozioni in<br />

proposito, quanti fossero gli italiani nei<br />

centri maggiori (Caporetto, Tolmino,<br />

Plezzo, Postumia…).<br />

Quanto all’Istria e alla Liburnia,<br />

secondo le mie cognizioni, gli italiani<br />

erano più o meno fortemente maggioritari<br />

lungo tutta la costa sino ad Abbazia,<br />

ed i alcune “isole” dell’interno:<br />

ad esempio Pisino, patria di Quarantotti<br />

Gambini e sede dell’unico liceo<br />

italiano dell’entroterra. Inoltre nelle<br />

isole del Quarnaro annesse dopo la<br />

Grande Guerra. Per il resto gli slavi<br />

erano in fortissima maggioranza.<br />

Dovremmo anche aggiungere che<br />

la comparsa dell’elemento slavo in<br />

Istria fu provocata dalla Repubblica<br />

Serenissima che, volendo ripopolare<br />

le campagne impoverite da pestilenze,<br />

favorì l’immigrazione<br />

degli slavi.<br />

Ma veniamo ai Vostri dati<br />

sulle scuole. Vi leggo la progressiva<br />

avanzata dal 1871<br />

delle scuole slave. Detto così,<br />

apparentemente significa poco<br />

perché <strong>non</strong> credo che in quegli<br />

anni vi fosse una massiccia<br />

immigrazione di slavi; penso<br />

invece che il Governo austriaco<br />

abbia favorito l’istituzione<br />

di scuole per gli slavi, mentre<br />

prima, con ogni probabilità, i<br />

pochi ragazzi slavi che potessero<br />

studiare entravano nelle<br />

scuole italiane.<br />

Dove voglio arrivare con<br />

questo lungo discorso? Che<br />

quella guerra, mal preparata<br />

e peggio condotta, fu causa di<br />

mali molto gravi in pregiudizio<br />

degli interessi italiani.<br />

Vorrei chiudere con una<br />

postilla. E’ un argomento che<br />

ho letto una volta sola, ma <strong>non</strong><br />

credo che si tratti di una panza-<br />

na. Mussolini, teso a riaffermare<br />

fortemente l’italianità di terre<br />

popolate da gente che parlava<br />

altra lingua (<strong>non</strong> è il caso di soffermarsi<br />

sulla “politica” in Alto<br />

Adige e nella Valle d’Aosta, che<br />

i bene informati conoscono), si<br />

era reso conto che con gli slavi il<br />

discorso era diverso: basti pensare<br />

che la stragrande maggioranza<br />

dei condannati a morte dal<br />

Tribunale Speciale per la Difesa<br />

dello Stato erano proprio slavi<br />

irriducibili, autori di attentati<br />

(ad esempio il treno fatto saltare<br />

alla stazione di San Pietro del<br />

Carso). Così propose al Regno<br />

dei Sloveni Croati e Serbi uno<br />

scambio di popolazioni: tutti gli<br />

italiani della Dalmazia in Italia;<br />

tutti gli slavi che lo volessero<br />

al di là del confine. Non se ne<br />

fece nulla, ma la notizia trova<br />

una conferma nello spirito del<br />

noto patto Mussolini/Hitler per<br />

la popolazione tedesca dell’Alto<br />

Adige.<br />

Chi è sempre stato naziona-<br />

lista come me inevitabilmente<br />

è stato fascista; ed è stupido<br />

negare le molte cose buone realizzate<br />

dal Fascismo almeno dal<br />

1925 al 1935. Però la trovata di<br />

privare della popolazione originaria<br />

da secoli le terre dalmate<br />

era di una stupidità drammatica.<br />

Assai più saggio tentare di dare<br />

agli slavi “regnicoli”(come si<br />

diceva allora) un quid ragionevole<br />

di autonomia, con scuole<br />

e istituzioni culturali, ed al<br />

contempo tutelare efficacemente<br />

gli italiani della Dalmazia,<br />

rimasti in gran parte al di fuori<br />

di Zara e Lagosta.<br />

Termino. Malgrado i molti<br />

problemi auguro a “<strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>” ancora lunga vita, e<br />

ringrazio per le tante notizie,<br />

le pagine drammatiche, la fede<br />

che scorre negli scritti. In queste<br />

parole c’è tutto…<br />

Con viva cordialità,<br />

Gian Mario Rossi Fizzotti<br />

Milano


12 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Rapporto sui danni provocati dallo scoppio della diga di <strong>Isola</strong><br />

Frutto di ricerche effettuate da Ferruccio Delise presso l’Archivio Diocesano di Trieste, pubblichiamo una lettera inviata da mons.<br />

Giuseppe Dagri al Vescovo mons. Antonio Santin, per relazionarlo sui danni causati il 22 aprile 1945 dall’esplosione della diga di <strong>Isola</strong><br />

provocata dai Tedeschi in ritirata. La lettera, protocollata al numero 19/1945, era stata inviata a Trieste tre giorni dopo, il 25 aprile.<br />

Eccellenza Ill.ma e Rev.ma.<br />

A seguito della comunicazione telefonica di domenica scorsa,<br />

posso oggi, subentrata la calma e fatti i rilievi del disastro, dare<br />

una relazione più completa.<br />

Domenica mattina alle 6.45 una fragorosa esplosione (7<br />

quintali di esplosivo) avvertiva che ciò che si temeva da qualche<br />

tempo era avvenuto: il molo e la diga erano stati fatti saltare. È<br />

impossibile però descrivere la scena tremenda. Tutti erano stati<br />

colti di sorpresa perché nessun avvertimento era stato dato in<br />

precedenza: anzi si era fatto credere, con l’asporto delle micce e<br />

delle spolette, che l’intenzione era cambiata. E la maggioranza<br />

si trovava ancora a letto data l’ora mattutina, il temporale appena<br />

cessato e il coprifuoco che fino alla mattina precedente era durato<br />

sino alle sette e che <strong>non</strong> tutti ancora sapevano ricondotto alle<br />

cinque.<br />

Ci si rese però subito conto degli effetti veramente disastrosi<br />

prodotti dall’esplosione: un bombardamento <strong>non</strong> ne avrebbe<br />

prodotti tanti. Un centinaio di case abbastanza gravemente<br />

danneggiate e fra queste molte rese inabitabili. Oltre le altre case<br />

che <strong>non</strong> presentano danni molto gravi, si può dire che <strong>non</strong> si<br />

può trovare una casa sola che <strong>non</strong> ne debba lamentare qualcuno<br />

anche se minimo.<br />

Per quanto riguarda le chiese i danni si sono rilevati più<br />

grandi di quanto in principio avevo potuto credere, specialmente<br />

per la chiesa della B. V. d’Alieto, che ha tutto il tetto rovinato:<br />

una pietra abbastanza grossa, dopo aver forato il tetto, penetrava<br />

in chiesa all’angolo sinistro dell’abside. Il Duomo è stato<br />

abbastanza colpito sul tetto (ci vorranno circa 1000 tegole per<br />

la riparazione) ed ha quasi tutti i vetri (160) infranti. Un largo<br />

squarcio sul tetto presenta la chiesetta di San Domenico.<br />

Pur in mezzo ad un disastro così grande, dobbiamo ringraziare<br />

il Signore e tutti sono unanimi nel riconoscere questo dovere<br />

per il fatto che <strong>non</strong> si devono lamentare delle vittime. Restiamo<br />

veramente stupiti di fronte a casi, e sono numerosissimi, nei quali<br />

<strong>non</strong> si sa spiegare l’incolumità, se <strong>non</strong> pensando ad un intervento<br />

miracoloso. Non si esagera se si afferma che le vittime avrebbero<br />

dovuto essere almeno un centinaio. Anche i feriti, ad eccezione<br />

di due casi più seri, hanno patito soltanto lievissimi danni.<br />

Per curiosità posso aggiungere che gli eroi di tanta prodezza,<br />

appena compiuta, sono fuggiti. Altri eroi, <strong>non</strong> stranieri questi,<br />

sopravvenuti al pomeriggio, al danno hanno voluto aggiungerci<br />

anche le beffe: ci hanno imposto il coprifuoco dalle 19 (domenica<br />

anzi dalle 17) alle 7.<br />

Che il Signore, nella Sua Bontà tante volte dimostrataci, ci<br />

22 aprile1945 - Così si presentava la diga di <strong>Isola</strong> dopo che i Tedeschi<br />

in ritirata l’avevano fatta saltare in aria.<br />

preservi da nuovi pericoli. Per questo, Eccellenza, mentre La<br />

prego di voler gradire i miei ossequi filiali, invoco per me e per<br />

tutta la mia parrocchia la Pastorale Benedizione<br />

dev.mo Sac. G. Dagri<br />

Un “guaritore” a <strong>Isola</strong>: Bortolo Depase<br />

(D’Arsenio)<br />

più riprese, durante la lunga vita di mia madre, le sentii raccontare<br />

A qualcosa sulla figura e sull’opera di Bortolo d’Arsenio. E a più<br />

riprese, spinto da una certa curiosità, ho avuto l’impulso di darmi<br />

da fare per recuperare maggiori notizie e – se possibile – i libri che<br />

Bortolo studiava. Le mie vicende personali mi hanno distratto con<br />

altre priorità e <strong>non</strong> me l’hanno finora consentito. Riferisco quindi<br />

quello che la mia memoria ricorda, aprendo – lo spero – un dialogo<br />

con i discendenti di Bortolo e con coloro che lo conobbero e ne<br />

sanno più di me.<br />

Di Bortolo (Depase, NdR) d’Arsenio <strong>non</strong> conosco, per mia dimenticanza,<br />

neppure il cognome. Era e fu una persona discreta, umile,<br />

devota, lavoratore e buon padre di famiglia come tanti nostri concittadini.<br />

Però aveva una facoltà: guariva! Chi? Chi riteneva di rivolgersi<br />

a lui conoscendo certe sue facoltà. Come mai so queste cose? Perché<br />

vi ricorse anche mia pro-zia Maria, la benedetta sorella di mio <strong>non</strong>no<br />

Giovanni, che aveva una mentalità aperta e che, quando mia madre<br />

da bambina si slogò malamente un braccio, gliela portò perché glielo<br />

aggiustasse.<br />

Non so come la cosa si svolse: se Bortolo fece una manovra di<br />

correzione della slogatura, se usò qualche rimedio sotto forma di pomata<br />

o se -. come dicevano – praticò un rituale particolare o pronunciò<br />

“parole di potere”, come fanno tanti “guaritori”. So solo che Bortolo<br />

disse loro che alle dieci di sera mia madre sarebbe stata bene.<br />

Cosa che si avverò: mia madre ricordava che, nella stanza poco<br />

illuminata dalla luce di una candela o di un lume a petrolio, presente<br />

probabilmente mia prozia Maria, alle dieci di sera, forse sveglia o<br />

come in un sogno, dicendo: “Varda che bel pessi!” alzò il braccino<br />

come per prendere un pesce immaginario, galleggiante nell’aria sopra<br />

il suo lettino, e la slogatura si aggiustò.<br />

Chiesi a mia madre altre cose sul fatto specifico e sulla persona,<br />

ma mi seppe dire poco altro. In un paese in cui <strong>non</strong> si leggeva molto,<br />

Bortolo era visto studiare, leggere dei libri alla finestra, alla luce di una<br />

candela; quindi aveva dei testi che sarebbe una fortuna rintracciare,<br />

se <strong>non</strong> sono stati dispersi o distrutti in occasione del nostro esodo.<br />

E poi batèva i cuciarini, cosa che era oggetto di una certa forma<br />

di canzonatura da parte di qualcuno, come fosse una stramberia; <strong>non</strong><br />

so a cosa corrispondesse, se fosse un rituale, un mezzo di distrazione,<br />

un gesto di valore terapeutico. So solo che tanti guaritori ricorrono a<br />

rituali ed espressioni <strong>non</strong> comprensibili.<br />

A quel che mi venne riferito, a Bortolo ricorrevano più i contadini<br />

slavi del contado - che talora gli portavano i malati o gli infortunati su di<br />

un carro - che <strong>non</strong> i nostri concittadini. Non faccio commenti su questo<br />

fatto: ognuno si cura – o è curato – affidandosi a ciò in cui crede.<br />

Un’ultima osservazione: con umiltà e disinteresse Bortolo <strong>non</strong> si<br />

faceva pagare. Con i tempi che corrono, basti questo a far rispettare<br />

la sua memoria e a rivolgergli – dove si trova ora – un grato e riconoscente<br />

pensiero, un voto, una preghiera.<br />

Bruno Felluga de fontana fora<br />

(Roma)<br />

Questi sono i miei pochi ricordi sulla controversa figura di Bortolo<br />

d’Arsenio. Mi farebbe piacere - anche tramite <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />

- ricevere altre notizie sulla sua vita dai suoi discendenti o da<br />

qualche persona che lo ricorda.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

13<br />

Vicolo delle Corti e i sui fioi<br />

Ciao amici, prima che duto vadi nel “dimenticatoio” volaria<br />

parlar de Vicolo delle Corti, una via a mi tanto cara, dove<br />

che gò passà dei bei momenti dela mia zoventù.<br />

El Vicolo dele Corti xe (o iera) ‘na canisèla no’ tanto longa,<br />

che cominciava dala via Manzioli e finiva in via Ettoreo. In<br />

poche parole iera una scurtaiola per ‘ndar in Piasseta, come che<br />

del resto iera la mia contrada de Vicolo Traverso, dove che gò<br />

vissù i primi anni della mia vita. ‘Stà canisèla gaveva ‘sto nome<br />

perché quasi dute le case – specie da una parte – le gaveva le<br />

corti davanti de casa.<br />

Stà via me iera ‘sai cara perché qua vignivo a trovar i mii<br />

cugini Dagri, de soranome biri. Tante volte, co vado a Chatam,<br />

qua in Canada dove che ne gà portà l’esodo e l’emigrasion, e<br />

dove che sta me cugin Mario biri (fio de zio toni e zia Vittoria),<br />

se vien fora a parlar dela sua famea e dela gente che stava in<br />

quele case de contrada.<br />

La casa dei Dagri (biri) iera a dò piani: in primo pian stava<br />

lori e in secondo iera Mario biri, fradel de zio Toni, e la sua<br />

famea. In ‘sta casa iera anca ‘na bela sofita, dove che noi fioi se<br />

gavemo divertì un mondo sogando le partide de balòn coi botoni.<br />

Bruneto, mio cugin, iera l’organisador de ‘ste partide che per noi<br />

iera come un campionato regolare, con puntegio e classifiche. El<br />

pavimento dela sofita iera ben marcà a campo de balòn, con le<br />

porte, le linee, le bandierine… Gavevimo i nostri botoni, o sogadori,<br />

preferiti… naturalmente li ciamavimo come i campioni<br />

del momento: iera Amadei, el boton rosso de Bruneto che iera el<br />

“goleador”, iera Franzosi el portieròn, Lorenzi, Nordhal, Casari e<br />

altri… Ancora ‘desso, seben che sia passadi tanti anni e semo coi<br />

cavei bianchi, devo dir che xe stà un gran divertimento (grasie,<br />

Bruneto biri…).<br />

Finì el campionato coi botoni, iera tempo del Giro d’Italia, fato<br />

coi tapi dele passerete che gaveva dentro la figura dei corridori.<br />

Grande rivalità anche là: Bartali, Coppi, Magni, Bobet, Robic e<br />

tanti altri…<br />

La specialità dela contrada iera le partide de balòn che se faseva<br />

in quel piassaleto cola pompa de l’acqua in mèso. Scomodo si, ma<br />

se divertivamo un mondo sogando cole bale de fortuna comprese<br />

Go visto a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> la letera de Mario Lorenzutti: la me gà fato<br />

venir in testa tanti ricordi su quela strada de <strong>Isola</strong>. In vicolo dele Corti<br />

mi son nato, e in quela sofita che ricorda Mario abitavo mi, con me<br />

papà Gigi, me mama Angela e i mii fradei Nerina, Nivea e Marino.<br />

Dopo, dal setembre ’46, semo ‘ndai a star in Calelarga, ma mi venivo<br />

sempre là a corer e a zogar<br />

coi amici… Bei tempi,<br />

almeno per noi fioi,<br />

sensa pensieri: duti iera<br />

contenti e duto a <strong>Isola</strong><br />

ne pareva bel.. Dopo,<br />

el 20 giugno 1954 son<br />

vignù a Trieste…<br />

A proposito, son mi quel<br />

picio sul triciclo e cola<br />

franza sui òci: qualche<br />

anno dopo quella foto<br />

anche mi ‘ndarò a zogar<br />

a calcio coi botoni in<br />

sofita…<br />

Cari isolani vicini e<br />

lontani, un saluto di<br />

vero cuore da<br />

Gino Dagri, biri<br />

quele de strasse. Devo dir che<br />

ogni muleto gaveva la squadra<br />

del cuore e anche sensa giornai<br />

e poche radio ierimo sempre informai<br />

sul campionato de calcio<br />

italian. Sogando se ciamavimo<br />

coi nomi dei nostri idoli del<br />

momento: chi iera Bassetto,<br />

chi Annovazzi, chi Mulinelli,<br />

chi iera Janda, Boniperti, chi<br />

Stua e tanti altri, sperando in<br />

cuor nostro de far un giorno<br />

cariere come lori. No’ ierimo<br />

duti fioi de contrada, ma là iera<br />

el posto che se trovavamo per<br />

divertirse.<br />

Chi che dava ne l’ocio per<br />

bravura e talento in quela contrada,<br />

considerando che el iera<br />

più zovane, iera Livino Dagri.<br />

Pochi saveva palegiar el balòn<br />

come lù: in poche parole un<br />

vero talento che se credeva<br />

destinà a una grande cariera.<br />

Ma, chissà… forsi l’esodo gà<br />

rovinà duto anca per lù.<br />

Un altro mulo de contrada<br />

iera Ferucio Delise (tremami),<br />

apasionà de voga, che praticando<br />

‘sto sport a sercava<br />

de emular i nostri campioni<br />

dela “Pullino”, diventada dopo<br />

Vicolo delle Corti, ieri e oggi<br />

“G.Delise”.<br />

Cesco Chicco (palòto) altro<br />

sportivo dela contrada che<br />

ricordo ‘ssai ben: ghe piaseva<br />

el pugilato e anca lui ‘ndava in<br />

palestra al Lido a impararse la<br />

nobile arte come el nostro Nino<br />

Benvenuti (sisoti). Me ricordo<br />

de un suo incontro in cine a<br />

Porto Apollo, dove che Cesco<br />

tirava bote de orbi. La sala iera<br />

piena, el publico isolan in pie<br />

che incitava a gran vose: Pa-loto!,<br />

Pa-lo-to!, Pa-lo-to!…; lù a<br />

tirava de quei pugni che pareva<br />

Tiberio Mitri (el campion europeo<br />

del momento, perdepiù<br />

triestin…). Insoma, gò ‘ncora<br />

davanti ai oci quei momenti per<br />

noi indimenticabili.<br />

Nele case del Vicolo dele<br />

Corti me ricodo che stava i<br />

Delise fumi, i gobo, i bàva,<br />

i tofo, i Chicco loca, i Delise<br />

tremami, i Russignan, i pagarò,<br />

i Chicco paloto, i Dagri biri,<br />

Bettoso dela regina, Pecchiar<br />

Toni botèr, i figareta, Libero<br />

Dellore, i canòn, i Vascotto<br />

bàlego, Gruber (Rube capo<br />

pilota), Lisa longa, Giovanni<br />

Vascotto dela mora, Prelaz e<br />

Gigi pirola…<br />

Gente mia, qua gò missià<br />

nomi e soranomi, ma dovè<br />

capir che xe tropi anni che<br />

manchemo da ‘ste contrade, e<br />

iero fio co gò lassà <strong>Isola</strong>… In<br />

ogni modo xe sempre un bel<br />

ricordar quei loghi che gà fato<br />

parte dela nostra vita.<br />

Un saludo a duti quei che<br />

gà vissù in ‘sta contrada, ma<br />

anca a duti i isolani sparsi per<br />

le mondo… Caramente dal<br />

Canada,<br />

Mario Lorenzutti grilo


14 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Luciano Bartoli: un pittore triestino a <strong>Isola</strong><br />

Nato a Trieste nel 1912,<br />

è ancora un ignoto<br />

e si chiama Luciano<br />

Bartoli.<br />

Avviatosi agli studi ecclesiastici<br />

dopo aver compiuto il<br />

ginnasio a Torino nella Piccola<br />

Casa del Cottolengo, studiò<br />

a Capodistria nel Seminario<br />

locale per i tre anni del liceo,<br />

passò quindi a quello teologico<br />

di Gorizia, ove si fermò per<br />

quasi due anni.<br />

Non frequentò nessuna accademia<br />

di belle arti e nemmeno<br />

una scuola regolare di disegno<br />

e pur avendo sentito sin da<br />

bambino viva inclinazione<br />

per la pittura, si era deciso a<br />

cimentarsi di proposito appena<br />

nel 1934, illustrando così per<br />

diletto la prima stesura dell’immortale<br />

romanzo manzoniano<br />

che va sotto il titolo di “Gli<br />

sposi promessi”.<br />

Ma a <strong>Isola</strong> d’Istria, chiamato<br />

da un professore del Seminario<br />

di Capodistria, don Emilio Stolfa,<br />

inizia veramente nel 1935,<br />

nella chiesetta di S.Caterina, i<br />

suoi primi lavori continuati poi<br />

saltuariamente e ancora da ultimarsi.<br />

Oggi lo sorprendiamo<br />

intento a cantare con il pennello<br />

i fasti della Vergine del Carmine<br />

nella cappella omonima<br />

edificata dai pii isolani per lo<br />

scampato pericolo del colera.<br />

L’opera vuole appunto essere<br />

una glorificazione di questa<br />

Madonna miracolosa.<br />

Il giovane pittore, ispirandosi<br />

ai dipinti delle pareti superiori<br />

della nave di mezzo, decorata<br />

con figure del Vecchio Testamento<br />

in rispondenza a fatti e<br />

persone del Nuovo Testamento,<br />

ha voluto anche mantenere la<br />

medesima intonazione pittorica<br />

nel lavoro della Cappella del<br />

Carmine . Perciò nella cupola,<br />

sotto il lucernaio, ha collocato<br />

la Vergine in atto di consegnare<br />

a San Simone Stock lo scapolare.<br />

A sinistra della Vergine,<br />

Giovanni XXII, il papa che ha<br />

approvato il privilegio sabatino,<br />

tiene spiegata in mano la<br />

Dal quotidiano “Il Piccolo” di 60 anni fa la recensione del critico D.Venturini<br />

sugli affreschi nella cappella del Carmine del nostro Duomo<br />

Luciano Bartoli (Trieste 1912 – Padova 2009) – Nelle foto,<br />

particolari degli affreschi nella cappella della Beata Vergine del<br />

Carmine nel Duomo di <strong>Isola</strong>: il profeta Elia e il popolo isolano<br />

in processione.<br />

Luciano Bartoli è nato a Trieste nel 1912. Pittore, decoratore<br />

e autore di bozzetti per vetrate, notevole è stata la sua<br />

opera soprattutto nel campo dell’iconografia religiosa. Ancora<br />

giovane, fra i suoi primi lavori ricordiamo gli affreschi a <strong>Isola</strong><br />

prima nella chiesetta di Santa Caterina (purtroppo ridotta poi a<br />

palestra dal regime comunista) e poi nella cappella del Carmine<br />

nel Duomo. Tanti suoi affreschi e vetrate possiamo trovarli a<br />

Trieste nelle chiese di Barcola, della Madonna del Mare e del<br />

Villaggio del Pescatore, a Udine nella chiesa dell’Ospedale e,<br />

fra le tante, nelle parrocchiali di Fiumicello, Sesto al Reghena,<br />

Carlentini, Contursi Terme, Crucoli, Arpino e in varie chiese di<br />

Padova, Treviso e Monselice. E’ stato anche autore del manuale<br />

“La chiave per la comprensione del simbolismo e dei segni del<br />

sacro” (Lint, Trieste – 1982), dove ha disegnato 111 tavole di<br />

simboli religiosi con le relative spiegazioni.<br />

Luciano Bartoli è morto a Padova l’8 gennaio del 2009,<br />

alla bella età di 97 anni. Ad un anno dalla sua scomparsa lo<br />

ricordano con rimpianto la moglie isolana Nilla Pugliese, i figli<br />

Filiberto e Graziano (nati ad <strong>Isola</strong>) e i nipoti Luciano, Egle,<br />

Nicolò e Filippo.<br />

A tutti gli isolani, un caro saluto da Milano dai figli e da<br />

Aosta dalla moglie Nilla (figlia di Gina Degrassi e Giovanni<br />

Pugliese ca<strong>non</strong>).<br />

Bolla, quasi ad indicare che il<br />

suo documento <strong>non</strong> contiene<br />

altro che le parole e la volontà<br />

dell’Augusta Regina.<br />

Lo sfondo a finto mosaico<br />

di un colore verde mare con<br />

sfumature di un pallido azzurro,<br />

trapunto qua e là di quadratini<br />

d’oro, è fregiato da una stilizzazione<br />

arborea a ricordare il<br />

biblico “Sicut therebintus”.<br />

Degni di menzione il manto<br />

del pontefice di ottimo effetto<br />

e la stilizzazione bizantineggiante<br />

del manto della Vergine;<br />

graziosa la figura del Bambino<br />

Gesù in piedi nel suo abito<br />

orientale.<br />

Nei quattro peducci figurano:<br />

Santa Giovanna d’Arco,<br />

terziaria carmelitana e protettrice<br />

dell’Azione Cattolica<br />

femminile; il beato Amedeo di<br />

Savoia, protettore del Viceré<br />

d’Etiopia, anch’egli terziario<br />

carmelitano, che tanto si distinse<br />

nella devozione alla Vergine<br />

del Carmelo e fece costruire a<br />

Vercelli un tempio a lei dedicato;<br />

San Giovanni della Croce<br />

e Santa Teresa d’Avila, i due<br />

grandi riformatori dell’Ordine<br />

Carmelitano.<br />

I due quadri laterali hanno<br />

una superficie di 2.00 x 3.40.<br />

Quello in “cornu epistulae”<br />

rappresenta il profeta Elia<br />

(vedi foto) sul monte Carmelo<br />

nell’atto di ricevere l’annuncio<br />

della levata della nuvoletta che,<br />

sorgendo dal mare, apportò la<br />

pioggia da tanto tempo attesa.<br />

Per “levem nubem” è presignata<br />

la Vergine, dispensatrice di<br />

grazie celesti.<br />

Il secondo riproduce la processione<br />

di ringraziamento e il<br />

voto di <strong>Isola</strong> alla Vergine del<br />

Carmelo, e san Mauro martire,<br />

in ricca casula, patrono principale<br />

di <strong>Isola</strong>, che tiene nelle<br />

mani e offre, mirando in alto,<br />

il Duomo, simbolo della città,<br />

mentre dietro, a ricordare le<br />

Confraternite tuttora esistenti,<br />

spicca un gruppo di fedeli dalle<br />

cappe multicolori di veneziana<br />

memoria. Il “pennello “ del<br />

Carmine rammenta l’omonima<br />

Confraternita, a cui fanno compagnia<br />

in cappa rossa quella del<br />

SS. Sacramento, di S.Andrea<br />

in verde e di S.Rocco in color<br />

mattone.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

15<br />

Una giovane con un fascio di frumento (vedi foto) rappresenta gli<br />

agricoltori; tutte le età hanno qui il loro posto: accanto alla calva vecchiaia<br />

<strong>non</strong> manca la nota della vispa e gaia fanciullezza. In tutte sullo<br />

sfondo di un cielo azzurro, rotto da nuvole bianco-rosa, e solcato da<br />

garrule rondini svolazzanti nel sereno dell’aria e partecipanti anch’esse<br />

al grande atto che si compie.<br />

Tutto attorno ai due grandi dipinti corre una cornice bizantina,<br />

formata da ben 64 figure su sfondo d’oro. Circondano Elia 24 donne<br />

dell’Antico Testamento; ognuna ha il suo significato: quale ricorda<br />

una virtù, quale un momento particolare della vita della Vergine. Dalla<br />

parte opposta vi sono 24 sante in perfetta armonia di relazione con le<br />

prime. Ma, mentre alla base della cornice del primo dipinto vi sono i<br />

due profeti maggiori David, Abraham e due profeti minori, nell’altro<br />

campeggiano Ilario e Tazione di Aquileia, donde venne la religione in<br />

Istria, Sisto e Donato, protettori minori di <strong>Isola</strong>, Giusto e Nazario della<br />

diocesi di Trieste e Capodistria. Ogni figura della cornice ha il suo<br />

simbolo ed è stata studiata con cura.<br />

Nella nicchia dell’altare è stata collocata l’antica immagine della<br />

Vergine intagliata in legno, decorosamente restaurata; ai lati dell’altare,<br />

sotto la scritta riguardante la promessa sabatina,.vi sono due medaglioni;<br />

uno ci mostra un Orante a significare l’anima purgante che tende al cielo;<br />

l’altro la “Ianua coeli”, la porta del cielo. Sotto le due grandi tele delle<br />

lapidi con iscrizioni in latino ricordano la restaurazione dell’altare, il<br />

colera degli anni 1836, 1854 e 1886, l’istituzione della Confraternita<br />

e il voto della cittadinanza alla Madonna.<br />

Luciano Bartoli si è affermato con questo lavoro, che gli costò oltre<br />

sei mesi di studio e di applicazione indefessa, ma che lo gratificò con<br />

larga messe di elogi da competenti e il plauso di tutta la cittadinanza<br />

di <strong>Isola</strong>.<br />

L’opera, trattata ad olio (33 metri quadrati di tela) con cera vergine<br />

sciolta nell’essenza di trementina, è stata condotta con un sobrio divisionismo<br />

su tela per evitare qualche danno al muro restaurato da poco.<br />

Ma il lavoro svolge anche un grande concetto armonioso: è tutto<br />

un poema cantato sulla terra e scritto col pennello, ad esaltazione e<br />

glorificazione della Vergine del Carmelo. Tutte le figure di donne e di<br />

uomini, di sante e di santi dell’Antico come del Nuovo Testamento,<br />

hanno il loro significato e stanno in stretta corrispondenza con la vita,<br />

le opere e le virtù di Maria.<br />

Né vi difetta l’intonazione cronologica, che riguarda i rapporti di<br />

dipendenza di Alieto (<strong>Isola</strong>) con il Patriarcato di Aquileia, la dominatrice<br />

spirituale e politica per tante vicende di secoli in quella terra. Così<br />

san Nazario ci richiama alla soppressa diocesi giustinopolitana, da cui<br />

<strong>Isola</strong> dipendeva, mentre san Giusto ci dice che Trieste la governa oggi<br />

spiritualmente.<br />

Domenico Venturini<br />

La “mia” <strong>Isola</strong><br />

“Sempre un villaggio, sempre una campagna”…<br />

diceva un grande poeta della sua Romagna,<br />

è la stessa cosa che potrei dire anch’io,<br />

pensando al mio paese natio.<br />

<strong>Isola</strong>, già il suo nome fa pensare<br />

che un tempo era circondato dal mare<br />

ed è questo fatto che la rende particolare.<br />

Sembra un braccio di terra disteso sull’acqua<br />

e l’azzurro del cielo e del mare<br />

fa da contrasto col verde intenso delle sue campagne.<br />

Essendo un paese lungo e stretto<br />

è facile spostarsi da una piazza a un campetto,<br />

dal porto al centro ci metti pochi minuti<br />

ed è per questo che allora ci si conosceva tutti.<br />

Io sono nata un po’ fuori (in Calelarga..)<br />

e, per arrivare alle Porte,<br />

dovevi attraversare un giardino pieno di fiori.<br />

Così arrivavi in una piazza<br />

dove trovavi frutta e dolci molto buoni<br />

che noi bambini chiamavamo “bromboloni”.<br />

Attraverso vie, strade e stradine,<br />

arrivavi in un’altra Piazzetta<br />

dove le contadine<br />

esponevano su piccoli banchetti<br />

i prodotti dei loro orti,<br />

e, fra meloni, insalata e ravanelli,<br />

trovavi le patatine e i piselli novelli.<br />

In questa piccola Piazza c’è una chiesetta<br />

dove tutti i bambini, che<br />

nel mio stesso periodo sono nati,<br />

penso che lì siano stati battezzati.<br />

C’è poi la piazza principale,<br />

che si rispecchia sul mare;<br />

lì stavano allineate le piccole barchette<br />

che si dondolavano sulle onde,<br />

aspettando i loro padroni<br />

per andare a pescare.<br />

In cima al colle c’è il Duomo,<br />

che sembra dominare il paese e<br />

voler ricordare a tutti<br />

che Dio è uno solo<br />

e che tu sei solamente un uomo.<br />

Ci sono poi i vari posti<br />

dove puoi fare il bagno,<br />

cominciando da San Simòn<br />

passando a su’ scoio<br />

fino a Punta de Galo.<br />

Una volta ci andavamo tutti,<br />

era una gioia sentire<br />

le urla e il vociare dei bambini…<br />

Poi un brutto giorno arrivarono i “titini”<br />

Non si sentì più niente,<br />

se <strong>non</strong> il rumore degli stivali<br />

di quelli che andavano a “picchiare” la gente.<br />

E piano piano siamo andati via<br />

lasciando la nostra meravigliosa “<strong>Isola</strong>” …<br />

solatìa…<br />

Alessandra Zuliani


16 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Una Laurea a coronamento di una vita di lavoro<br />

Lo scorso 11 dicembre nel<br />

salone del Parlamento del<br />

Castello di Udine è stata<br />

conferita a Livio Felluga la laurea<br />

honoris causa in viticoltura, enologia<br />

e mercati vinicoli.<br />

A Livio Felluga, “imprenditore<br />

vitivinicolo e uomo legato alla terra”,<br />

il titolo è stato assegnato perché<br />

– spiega la motivazione – “ha intuito<br />

e sviluppato le potenzialità del Friuli<br />

Venezia Giulia, portandolo ad essere<br />

conosciuto e apprezzato internazionalmente.<br />

La qualità dei vini, a<br />

partire da quelli ottenuti con vitigni<br />

tradizionali, e la loro commercializzazione<br />

in stretto legame con il<br />

territorio, sono stati i punti di forza<br />

della sua attività. Il suo impegno<br />

– sottolinea la motivazione – umile,<br />

determinato e vigoroso, l’amore per<br />

la terra e l’efficienza imprenditoriale,<br />

concreta e lungimirante al tempo<br />

stesso, costituiscono un esempio e<br />

un’eredità per le generazioni attuali<br />

e future”.<br />

Questo prestigioso riconoscimento<br />

corona un’attività familiare<br />

nel campo risalente già alla fine<br />

del 1800 quando un avo di Livio,<br />

Giovanni Felluga, frequentò un<br />

corso sulla vite americana all’Istituto<br />

Agrario di Parenzo. Il percorso<br />

commerciale della ditta Felluga<br />

comincia così a <strong>Isola</strong> d’Istria,<br />

coltivando e vendendo il prodotto<br />

vinicolo locale, e cioè i già famosi<br />

Malvasia e Refosco.<br />

Livio viene alla luce il 1°<br />

settembre del 1914 a <strong>Isola</strong> e c’è<br />

da credere che abbia in qualche<br />

modo (probabilmente fasciato dalla<br />

mamma e posto all’ombra sotto<br />

qualche albero…) partecipato alla<br />

vendemmia anche di quell’anno,<br />

ultimo di relativa serenità prima<br />

del conflitto.<br />

Subito dopo la fine della Grande<br />

Guerra il padre di Livio si<br />

trasferisce a Grado portandovi<br />

poco dopo tutta la famiglia. Giovanissimo,<br />

Livio entra così nel<br />

commercio familiare curando le<br />

vendite del prodotto. Negli anni<br />

’50 - finito il secondo conflitto che<br />

lo ha visto anche prigioniero degli<br />

inglesi - acquista i primi terreni<br />

sul Collio Goriziano e fonda - nel<br />

1956 - la prima azienda agricola a<br />

Brazzano di Cormons.<br />

L’etichetta dei suo prodotti,<br />

rimasta immutata per oltre cinquant’anni<br />

– una cartina geografica<br />

dei siti di provenienza dei vini<br />

- vuole essere un omaggio alla<br />

Attribuita a Livio Felluga, il “patriarca” dei viticoltori della regione<br />

“Il 18 febbraio 2010,<br />

ANITA BEMBICH ved. DEPASE<br />

ha compiuto 100 anni.<br />

I figli, le nuore, il genero, i nipoti e i pronipoti si sono uniti per<br />

festeggiare questo eccezionale evento con tanto affetto.”<br />

terra che li produce. L’azienda<br />

oggi conta oltre 150 ettari di vigneto<br />

con una produzione media<br />

di 800.000 bottiglie l’anno con le<br />

denominazioni di origine controllata<br />

“Collio” e “Colli Orientali<br />

del Friuli” e vede impegnata nell’attività<br />

l’intera famiglia Felluga,<br />

dai figli Maurizio, Elda, Andrea e<br />

Filippo ai nipoti.<br />

Qualche tempo prima ad <strong>Isola</strong>,<br />

in una continuità storica recepita,<br />

a Palazzo Manzioli la Comunità<br />

Italiana ha voluto conferire a<br />

Livio Felluga il premio “<strong>Isola</strong><br />

d’Istria - 2009” per l’impegno<br />

profuso a sostegno dei valori di<br />

appartenenza ad una realtà territoriale<br />

umana, storica e culturale.<br />

Assente per motivi di salute, il<br />

premio è stato ritirato dai figli,<br />

che ancora una volta hanno voluto<br />

rimarcare il legame del padre<br />

– classe 1914 – con la terra natale<br />

di <strong>Isola</strong>, mai dimenticata anche se<br />

abbandonata in tenera età.<br />

Al neo-dottore i complimenti<br />

più vivi e sentiti di tutta la Comunità<br />

isolana.<br />

Romano Silva<br />

100


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

17<br />

Il 12 marzo del 1950 nel Duomo di <strong>Isola</strong> si univano<br />

in matrimonio<br />

QUINTILIO RUSSIGNAN<br />

e NADA DEGRASSI.<br />

Nel sessantesimo anniversario di quel felice<br />

giorno, i figli Gianni e Paolo insieme alle nuore<br />

e ai nipoti Luca, Francesca, Stefano e Caterina<br />

rinnovano loro gli auguri di ancora un lungo<br />

cammino insieme.<br />

Unitamente a questa ricorrenza, Nada festeggerà<br />

il suo 80° compleanno: il marito e i figli, insieme<br />

alle nuore e ai nipoti, le fanno doppiamente i più<br />

cari e sentiti auguri di buon proseguimento!<br />

50 anni insieme<br />

Lo scorso 27 settembre nella chiesa di Villa<br />

Carsia a Trieste<br />

NINO TROIAN e NERINA PAROVEL<br />

hanno voluto ricordare il loro 50° anniversario<br />

di matrimonio. Ad unire idealmente questi<br />

cinquanta anni passati insieme la S.Messa celebrata<br />

– nella stessa chiesa - da don Giovanni<br />

Gasperutti, che già aveva benedetto le loro<br />

nozze e il loro 25° anniversario.<br />

Nella foto - al taglio della torta - Nino e Nerina<br />

insieme alla figlia Fulvia, al genero Masimo e al<br />

nipote Simone, che insieme a tutti i parenti ed<br />

amici augurano alla felice coppia ancora tanti<br />

anni insieme in serenità e salute.<br />

Il 12 settembre 2009, nella chiesa di San Lorenzo<br />

martire di Servola, hanno festeggiato il loro 50°<br />

anniversario di matrimonio<br />

GIOVANNI (Nino) DRIOLI<br />

e MARIA CRISMAN<br />

circondati dall’affetto delle figlie Bruna, Adriana<br />

e Daniela, dai nipoti e dai parenti e amici tutti.,<br />

insieme a don Luciano Giudici e a tutta la<br />

Comunità Neo-catecumenale della parrocchia<br />

di Servola.<br />

Sessant’anni assieme<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

18 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Da sinistra ANNA, GABRIELE, MAURO e PIERO, quattro<br />

splendidi nipotini il giorno del quarto compleanno di Mauro, per<br />

la gioia dei <strong>non</strong>ni Clelia Cebron e Lucio Pagan. Purtroppo Lucio<br />

(<strong>non</strong>no Orso per i nipotini) ci ha improvvisamente lasciato…<br />

Il giorno 3 ottobre 2009 nella chiesa di Santa Maria Maddalena si sono<br />

uniti in matrimonio<br />

LUCA KERSTICH e MARILINA DAMIANI<br />

Agli sposi i più affettuosi auguri di tanta felicità dai genitori Silvio<br />

e Giuseppina Colomban, Claudio e Renata Damiani insieme a tutti i<br />

parenti ed amici.<br />

In questa bellissima giornata un caro ricordo è andato anche alla <strong>non</strong>na<br />

NELLA che purtroppo <strong>non</strong> è più con noi, ma è sempre presente nei<br />

nostri cuori.<br />

Il 7 febbraio nella chiesa<br />

parrocchiale di Ariccia,<br />

vicino a Roma, ALESSIO<br />

RICASOLI ha ricevuto il<br />

sacramento della Cresima.<br />

Un cordiale augurio<br />

dal <strong>non</strong>no Fabio Ricasoli<br />

e dai familiari tutti.<br />

Lo scorso 20 novembre,<br />

il piccolo FRAN-<br />

CESCO GARZIA ha<br />

festeggiato il suo primo<br />

compleanno, per la gioia<br />

dei <strong>non</strong>ni Annamaria<br />

Carboni e Giancarlo<br />

Garzia, e dello zio Gigi<br />

Carboni (snai).<br />

Nati a Trieste, ma sempre isolani: il piccolo GA-<br />

BRIELE, figlio di Piero Degrassi, il giorno del suo<br />

primo compleanno e la cuginetta GAIA (figlia di<br />

Paolo Degrassi), di sette anni. Insieme a loro <strong>non</strong>no<br />

Dino, davanti ad un grande panorama di fine ‘800<br />

di <strong>Isola</strong>, dove per secoli vissero i nostri avi.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

19<br />

Attorniata dalla figlia Nelita, dal marito Tullio, dai suoi amici e dai<br />

suoi cari, NERINA PUGLIESE, la nostra bonassa, ha festeggiato i<br />

suoi 85 anni: ben portati!<br />

Si uniscono agli auguri gli amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>: Nerina, te son sempre<br />

in gamba!!<br />

In gennaio la piccola SOFIA<br />

(nata a Boston, negli Stati<br />

Uniti, dove risiedono per<br />

lavoro i genitori Hulin e Fulvia<br />

Vascotto) ha festeggiato<br />

il suo secondo compleanno.<br />

Nella ricorrenza è stata<br />

battezzata nel Duomo di<br />

Muggia da don Alessandro<br />

Cogliati, amico d’infanzia<br />

della madre Fulvia.<br />

Tanti auguri dai padrini<br />

Gabriella Bonifacio (figlia<br />

di Gianna e di Marcello) con<br />

il marito Ferruccio Perini<br />

insieme a tutti i parenti.<br />

Lo scorso 16 dicembre, a Monfalcone,<br />

MARIUCCI ULCIGRAI<br />

ved. DEPASE ha compiuto<br />

80 anni, festeggiata nella lieta<br />

ricorrenza dalle figlie insieme<br />

ai generi e ai nipoti Chiara e<br />

Francesco.<br />

Prima di Natale, nel corso di<br />

una cerimonia tenutasi presso la<br />

sede dell’Associazione Volontari<br />

Ospedalieri di Monfalcone, Mariucci<br />

è stata anche salutata con<br />

stima ed affetto dalle colleghe,<br />

al termine della sua attività di<br />

volontaria “per raggiunti limiti<br />

di età”.<br />

Approfitto delle pagine di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> per inviare a parenti ed amici,<br />

anche attraverso le immagini dei miei nipotini, l’augurio di un sereno<br />

2010. Per la gioia dei genitori Giovanni e Paola ecco l’ultimo arrivato:<br />

DIEGO VALENTI (nato l’11 novembre 2009), nella foto insieme al<br />

fratellino CARLO (nato l’11 settembre 2005).<br />

Ai due nipotini l’augurio di tanta felicità dai <strong>non</strong>ni Maria Ralza e Santo<br />

Valenti (Palazzolo, BS).<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

20 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Anche quest’anno, durante le nostre vacanze ad <strong>Isola</strong>,<br />

abbiamo trascorso la festività di Ferragosto con tutta la<br />

famiglia riunita in un ristorante di Corte. Da Como, un<br />

caro saluto a tutti gli isolani e un arrivederci alla prossima<br />

estate da Franco e Romanita Degrassi.<br />

Il 15 gennaio, nella loro dimora di London (Canada) e alla<br />

presenza del rev. E. Anderson e dei testimoni Franca e Mario<br />

Lorenzutti, si sono uniti in matrimonio GIOVANNI BAC-<br />

CI (zalo) e ROSA CRAIEVICH-LOZER. Un affettuoso<br />

augurio dai testimoni Franca e Mario insieme ai familiari<br />

ed amici tutti, vicini e lontani.<br />

La nascita di un essere vivente, sia da ovipari che da<br />

mammiferi, è sempre un avvenimento che emoziona.<br />

Ho visto gli uccellini in campagna, i gattini in scadàn,<br />

i conigli e i cagnolini, ma <strong>non</strong> avevo mai assistito alla<br />

nascita di una cavallina…<br />

Ringrazio, anche a nome di mia moglie Pia, l’amico<br />

Edio Tog<strong>non</strong> che mi ha permesso di assistere, nel<br />

suo allevamento di Sgonico (TS), alla nascita di R<br />

(forse “Ricorvo”), figlia del famoso “Varenne” e di<br />

“Avril du Kras”.<br />

Emilio<br />

Circondato dagli stessi amici, alcuni giorni prima, il 20<br />

dicembre, GIOVANNI aveva festeggiato i suoi 70 anni. Un<br />

bel traguardo, caro Gianni, se pensiamo alle difficoltà degli<br />

ultimi anni. Tanti e tanti auguri da tutti noi presenti ma<br />

anche dai tuoi cari lontani che in quell’occasione Ti hanno<br />

ricordato. Ancora tanti auguri!


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

21<br />

Fernanda Goina Gordini nella “galleria” dei premiati alla Biennale Giuliana d’Arte<br />

In occasione della premiazione<br />

relativa alla decima<br />

edizione della Biennale Giuliana<br />

d’Arte, è stata allestita a<br />

Trieste una mostra nella sala<br />

di Palazzo Costanzi, a cura di<br />

Luigi Pitacco e con la collaborazione<br />

dell’Università di<br />

Trieste.<br />

Quest’anno il premio è stato<br />

Fax for peace:<br />

un premio a<br />

Loris Carboni<br />

Presso l’auditorium dell’Istituto<br />

d’Istruzione Superiore di<br />

Spilimbergo (UD) ha avuto<br />

luogo la cerimonia di premiazione<br />

del concorso internazionale<br />

Fax for peace – fax for tolerance<br />

(un fax per la pace e per la<br />

tolleranza), giunto quest’anno<br />

alla sua 13ma edizione.<br />

Tra i premiati – nella sezione<br />

scuole per l’infanzia e primarie<br />

– anche il piccolo Loris Carboni,<br />

che, nella foto insieme al<br />

<strong>non</strong>no Dario Carboni (ma anche<br />

per la gioia di <strong>non</strong>na Edda<br />

Vascotto), mostra con orgoglio<br />

la targa appena ricevuta.<br />

I protagonisti dell’iniziativa<br />

sono stati gli studenti e gli<br />

artisti di tutto il mondo, che<br />

hanno inviato, mediante fax o<br />

posta elettronica, immagini o<br />

video che avessero come tema<br />

la pace, la tolleranza e la lotta<br />

ad ogni forma di razzismo;<br />

immagini che poi hanno costituito<br />

una mostra nei locali<br />

della stessa scuola.<br />

Anche in questa edizione, gran<br />

parte delle immagini sono<br />

giunte da paesi extra-europei,<br />

spesso paesi in cui la libertà è<br />

ancora minacciata o in cui anche<br />

i più elementari tra i diritti<br />

umani <strong>non</strong> sono garantiti.<br />

assegnato allo scultore e restauratore<br />

muggesano Williano<br />

Bossi (in arte Villibossi),<br />

del quale abbiamo ammirato<br />

con emozione le sue opere,<br />

realizzate soprattutto in marmo<br />

e legno.<br />

Nella sala “Veruda” insieme<br />

ai pittori premiati nelle<br />

precedenti edizioni (Carrà,<br />

Cassetti, Chersicla, Missoni,<br />

Pisani, Rosignano) c’è anche<br />

l’arte della “nostra” Fernanda<br />

Goina Gordini, che ci riempie<br />

Negli Stati Uniti il<br />

“Columbus Day” è<br />

una delle feste più<br />

importanti, in particolar<br />

modo per le<br />

Comunità italiane.<br />

In tanti paesi o città<br />

vengono organizzate<br />

grandi sfilate in costume<br />

come questa<br />

dell’”Ordine dei Figli<br />

d’Italia in America”<br />

di Huntington Long<br />

Island, che ha come<br />

vicepresidente l’amico<br />

Lucio Degrassi<br />

(paradiso). Per l’occasione<br />

Lucio ha sfilato<br />

nelle vesti del famoso<br />

navigatore Giovanni<br />

Caboto, continuatore<br />

dell’opera di Cristoforo<br />

Colombo, e a cui<br />

si deve nel 1497 la<br />

scoperta del Canada.<br />

Fernanda Goina Gordini, premiata<br />

negli anni scorsi alla Biennale<br />

Giuliana d’Arte.<br />

di ammirazione e orgoglio per<br />

il suo valore riconosciuto a<br />

livello regionale, nazionale e<br />

internazionale. Di lei ha colto<br />

il nostro sguardo il quadro<br />

“Biblioteca” (nella foto), esposto<br />

tra le opere dei vari autori<br />

premiati negli scorsi anni.<br />

L’ottantottenne artista, nativa<br />

di <strong>Isola</strong> e ormai gradese<br />

di adozione, è stata inizialmente<br />

un’autodidatta, ha<br />

frequentato poi diversi corsi<br />

finché ha individuato un suo<br />

particolare stile che l’ha fatta<br />

balzare agli onori della cronaca.<br />

Disegna e dipinge con<br />

il computer e quando ottiene<br />

il risultato desiderato lo mette<br />

tra le bozze per elaborarlo<br />

e trasformarlo con l’uso dei<br />

pennelli sulle tele.<br />

Alla nostra Fernanda, l’augurio<br />

di una ancora lunga<br />

carriera artistica da tutti gli<br />

amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />

Fernanda Goina Gordini:<br />

“Biblioteca”<br />

AVVENIMENTI LIETI


22 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Una vita per il cucito<br />

Un nuovo manuale di tecnica sartoriale, frutto<br />

dell’esperienza di Nivia Carboni<br />

“L’arte del taglio e cucito, un tempo ad uso quasi<br />

esclusivo delle nostre mamme e dei professionisti del<br />

settore, è ormai alla portata di tutti. E’ un’attività che<br />

offre l’opportunità di stare insieme, fare nuove amicizie<br />

e riuscire ad esprimere attraverso materiali, forme e<br />

colori, la propria individualità, stimolando il gusto e<br />

la voglia di essere eleganti.<br />

Il requisito richiesto è la passione, il desiderio di<br />

imparare a creare dal nulla un capo d’abbigliamento,<br />

seguendo la propria fantasia e le proprie intuizioni.<br />

Può essere passatempo, pratica domestica, laboratorio<br />

di creatività. La progettazione e la realizzazione di<br />

accessori ed elementi di arredo, e la rielaborazione<br />

di abiti dismessi, richiedono tecniche facilmente apprendibili.<br />

La nostra amica Nivia Carboni Bossi, con il libro<br />

“Ago, filo e fantasia”, ci insegna tanti piccoli grandi<br />

segreti tratti dalla sua esperienza, esperienza che ha tramandato<br />

a numerosissime signore, partecipanti ai corsi<br />

di taglio e cucito che l’Università Popolare di Trieste<br />

organizza ormai da molti anni, ottenendo dei successi<br />

veramente confortanti e lusinghieri, che ci stimolano a<br />

perseverare in questa nostra importante attività”.<br />

Con queste parole Silvio Delbello, Presidente dell’Università<br />

Popolare di Trieste, ha voluto presentare<br />

questo libro, frutto dell’esperienza di tanti anni di<br />

insegnamento, che Nivia ha voluto lasciare alle sue<br />

allieve, ma anche a quelle persone che amano questo<br />

lavoro. Un libro di tecnica sartoriale scritto in modo<br />

semplice, chiaro e comprensibile per dare alle neofite<br />

ma anche a tutte quelle signore che sanno già “tenere<br />

l’ago in mano”, la possibilità di farsi uno stampo da<br />

sole e di conoscere i molti piccoli e grandi segreti che<br />

danno la possibilità di ottenere nel cucito un risultato<br />

migliore.<br />

Nivia è nata a <strong>Isola</strong> il 29 maggio 1937, figlia di<br />

Francesco Carboni (rate) e di Maria Bessich (la bionda).<br />

Ha cominciato a <strong>Isola</strong> nel lontano 1952, come “garzona”<br />

dalla signora Evelina Vittori, per lavorare poi,<br />

dopo l’esodo, in un importante laboratorio di sartoria<br />

di Trieste. La passione per questo lavoro – dopo aver<br />

cresciuto i figli – l’ha riportata a frequentare la scuola<br />

di taglio-cucito “Le grand chic”, ottenendo nel 1982 il<br />

diploma di modellista e insegnante. Dal 1978 insegna<br />

presso l’Università Popolare di Trieste, ottenendo<br />

dall’Università stessa e dalle sue allieve grandi segni<br />

di riconoscimento.<br />

“Ago, filo e fantasia”<br />

– di Nivia<br />

Carboni Bossi, edito<br />

dall’Università Popolare<br />

di Trieste – E’<br />

reperibile a Trieste<br />

nelle librerie Svevo,<br />

Fenice, Stazione,<br />

Nero su Bianco e<br />

Tergesteo e nelle<br />

librerie di Opicina,<br />

Sistiana, Muggia e<br />

Monfalcone.<br />

Percorrendo la scia di Gregor<br />

Samsa… ironia e dintorni<br />

Recensione della mostra di Annamaria Ducaton “IroniKamente”<br />

Il 16 gennaio scorso è stata inaugurata, alla presenza di un folto pubblico<br />

che ha gremito la sala della Galleria Rettori Tribbio, la personale<br />

di Annamaria Ducaton intitolata Ironikamente.<br />

I diciannove dipinti di varie dimensioni, realizzati con l’utilizzo di<br />

tecniche miste (tempera-acrilico), sono ispirati alla biografia e all’opera<br />

dello scrittore boemo Franz Kafka con particolare riguardo al racconto “La<br />

metamorfosi”, pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1916 dall’editore<br />

Kurt Wolff (Leipzig), e ai celebri romanzi Il Processo e Il Castello.<br />

A impreziosire la serata è stato poi l’inatteso intervento di un giovane<br />

violinista che ha interpretato brani tratti dalla tradizione yiddish.<br />

“Gregorio e la luna verde”, A.Ducaton 2009<br />

Questo importante ciclo di quadri nasce da un’ispirazione ben<br />

precisa, quella derivata dalla rilettura dei personaggi tormentati che<br />

popolano i testi del grande autore praghese di cui viene altresì analizzata<br />

la vicenda umana a sua volta caratterizzata da un profondo travaglio<br />

interiore determinato sia dal rapporto problematico con il padre, sia<br />

dalla ricerca di un’agognata stabilità sentimentale.<br />

Tuttavia per capire come abbia avuto origine tale mostra bisogna fare<br />

metaforicamente un passo indietro e capire lo spirito che sta alla base<br />

della scelta di un tema. Si è trattato infatti di circoscrivere una proposta<br />

culturale che è partita da lontano, nel senso che sin dal novembre 2008<br />

- quando è stato presentato al pubblico il catalogo Ducaton. Nel raggio<br />

dell’emozione presso la Sala del Giubileo in Riva Tre Novembre - Annamaria<br />

Ducaton si era prefissa un’altra meta da raggiungere, un’altra<br />

complessa tematica da affrontare con quella alacrità che le è propria.<br />

In quella sede, nella relativa recensione, l’avevo descritta come<br />

un’artista completa proprio perché capace di una straordinaria apertura<br />

verso ciò che stupisce e, nuovamente, confermo a tutt’oggi questa definizione.<br />

Basti pensare alla pubblicazione, a tiratura limitata, dell’agile<br />

volumetto Annamaria Ducaton. Effulgurazioni, Franco Rosso Editore,<br />

Trieste 2009: è un piccolo ma intenso libro di poesie che può fornire<br />

un’ulteriore chiave interpretativa per comprendere una produzione


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

23<br />

pittorica così ricca di valenze anche simboliche.<br />

È ovvio che un ciclo di opere <strong>non</strong> si improvvisa o meglio<br />

è il frutto di un’elaborazione intellettuale che, nello specifico,<br />

ha tenuto impegnata la mente dell’artista triestina per oltre<br />

un anno. Una cosa è il progetto, altra cosa è la tangibile fattibilità<br />

dello stesso. L’idea può richiedere mesi o addirittura<br />

anni prima di palesarsi e di concretizzarsi in un concetto<br />

chiaro e nitido a partire dal titolo della mostra stessa che<br />

ha significativamente conosciuto più varianti: da Corridoio<br />

Kafka a Sognando ironicamente K. sino al definitivo e più<br />

sintetico IroniKamente.<br />

In effetti anche solo scorrendo i titoli dei dipinti si notano<br />

i continui riferimenti all’attività letteraria del romanziere<br />

praghese. Gregor Samsa diventa allora familiarmente Gregorio,<br />

un tenero e indifeso insetto che si mostra all’occhio<br />

dello spettatore. Ecco quindi il trittico dai colori sgargianti:<br />

Gregorio su tappeto rosso, Gregorio e la luna verde (vedi<br />

foto), Gregorio in posa, tre tele 40x40 dove il protagonista si<br />

mostra in tutta la sua alterità. Il modesto impiegato divenuto<br />

ormai creatura strisciante palesa dunque il suo corpo difforme<br />

ora stagliato su un red carpet infuocato dove risaltano<br />

le mobili zampette e la testa dotata di antenne giroscopiche,<br />

ora intento a seguire contemplandolo un fosforescente disco<br />

verde dalle volute argentee, ora in classica posa frontale<br />

con bombetta e colletto bianco inamidato in un tripudio di<br />

azzurro e oro colante.<br />

Interessante è poi l’identificazione Gregor-Franz nell’opera<br />

Milena e Felice (Milena è Felice), una scena in cui<br />

campeggiano due figure femminili stilizzate dalla chioma<br />

fluente che rappresentano Milena Jesenska e Felice Bauer,<br />

le due donne amate da Kafka qui riprese mentre giocano<br />

disputandoselo, alla presenza di una svettante torre, con il<br />

fragile uomo-insetto, quasi fosse uno yo-yo in balia della<br />

passione amorosa.<br />

In Notte inquieta viene invece rievocata la disposizione<br />

testamentaria di Kafka secondo la quale i preziosi manoscritti<br />

contenenti le sue opere più importanti dovevano essere distrutti.<br />

Si vedono allora delle pagine che precipitano in un<br />

grigio burrone da dove saranno tuttavia salvate grazie alla<br />

lungimiranza di Max Brod che ne curerà la pubblicazione.<br />

Ogni singolo dipinto permette un’accurata esplorazione<br />

di ciò che sta dietro l’armonia di forme e colori perché ogni<br />

immagine è autonoma pur facendo parte di un discorso più<br />

ampio, legato al filo conduttore dell’ironia che talora può<br />

congiungersi con la dimensione del sogno, ossia quello<br />

stato psichico che, affrancandosi dal controllo razionale del<br />

soggetto, ne libera le pulsioni inconsce.<br />

Pensando e “sognando” IroniKamente, Annamaria Ducaton<br />

associa un valore introspettivo ma anche premonitore<br />

ai propri dipinti che sembrano visualizzare la condizione<br />

esistenziale di Kafka il quale, da sottile indagatore dei sogni,<br />

così descriveva la genesi dei suoi racconti onirici: “Dormo,<br />

sì, ma forti sogni nello stesso tempo mi tengono sveglio. Dormo,<br />

per così dire, accanto a me, mentre devo dibattermi coi<br />

sogni, verso le cinque l’ultima traccia di sonno è consumata,<br />

io sogno soltanto e ciò è più faticoso della veglia. Insomma<br />

passo l’intera notte nello stato in cui, per qualche momento,<br />

l’uomo sano si trova un attimo prima di addormentarsi davvero.<br />

Quando mi sveglio, tutti i sogni sono raccolti intorno<br />

a me” (Kafka, Diari, 02/10/1911).<br />

Anche per Annamaria Ducaton i sogni e la loro carica<br />

di ironia rappresentano una dimensione parallela alla realtà,<br />

caratterizzata appunto dal rapporto privilegiato con le sfere<br />

del divino, dell’infinito e dell’inconscio.<br />

Daniela Mugittu<br />

DAI CASSETTI DELLA MEMORIA…<br />

L’AQUILONE<br />

Un giorno d’estate, nel giardino di Villa Anna ad <strong>Isola</strong>, mio cugino<br />

Bruno Ricordi e Nino Vellam (futuri ingegneri) vollero costruire un<br />

aquilone. Consultarono un testo ed iniziarono a buttar giù i primi<br />

calcoli. Studiarono i punti deboli e i punti forti per ottenere la sezione<br />

aurea.<br />

Cominciarono acquistando tutto l’occorrente: colla, le cannucce, la<br />

carta velina colorata. Ogni tanto Bruno mi pregava di salire in casa<br />

a prendere ora una cosa ora un’altra… Io ero un semplice ausiliario…<br />

Ultimato l’aereo manufatto, soddisfatti e contenti, i due costruttori<br />

cominciarono a correre, tirarono il drago volante con la cordicella<br />

tentando – controvento – di sollevarlo e farlo librare in aria. Ma questo<br />

subito precipitò a terra come una Stuka colpito da uno Spitfire…<br />

L’ALT DEL FINAZIERE<br />

La prua orientava la “Corsara” verso Punta Ronco. Ad un tratto<br />

udimmo dall’alto un forte e perentorio “alt” di un finanziere che ci<br />

minacciava con il fucile puntato verso di noi.<br />

Quando sentimmo il caricamento dell’arma, Mario Viezzoli e Neri<br />

Cigoi, già ufficiali di Marina, dissero a Sergio Ricordi, che stava<br />

al timone, di portare la barca un po’ al largo, fuori tiro e in zona di<br />

sicurezza.<br />

Io - uscito dalla tuga dove “coraggiosamente” mi ero rifugiato - unii<br />

la mia voce a quella degli altri. Lanciammo all’indirizzo dl finanziere<br />

improperi e pesanti offese, tanti tu mare…, va in …, testa de quel e<br />

testa de quell’altro... Soddisfatti ritornammo alla boa.<br />

Sergio raccontò al padre l’accaduto e la grande paura provata. Questi,<br />

dall’ufficio, telefonò subito al comandante il quale, dopo aver chiesto<br />

delucidazioni al subalterno, rispose: “No diria che i gà ciapà tanta<br />

paura se i ghe gà zigà al finanzier tante de quele parolaze…”.<br />

Alessandro Mirt<br />

<strong>Isola</strong>, anni ’50 – Da sinistra Marisa Parma, <strong>non</strong>no Nane (Giovanni),<br />

Marina Parma e la cuginetta Ucci Felluga, che ci ha inviato la foto..<br />

Marina purtroppo perse la vita in un tragico incidente automobilistico<br />

a Treviso, insieme al marito Claudio Morsut e alla figlia Morena.


24 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

L’esperto balistico senza paura<br />

Dai ricordi di un alietino (ma col buligolo…)<br />

<strong>Isola</strong>, autunno 1944<br />

“Recce” era per me il partner insostituibile di ogni mia avventura.<br />

Minuscolo di statura, temerario fino al punto di <strong>non</strong><br />

indietreggiare mai se <strong>non</strong> veniva scoperto prima, egli possedeva<br />

l’astuzia innata di intrufolarsi ovunque senza essere notato,<br />

riuscendo sempre a svignarsela e trovando i mezzi necessari a<br />

condurre a termine le nostre pericolose ragazzate.<br />

Nel ’44 esisteva una situazione alquanto difficile per tutto ciò<br />

che doveva essere trasportato su strada. C’era quasi la certezza che<br />

ogni automezzo poteva essere attaccato e mitragliato da singoli<br />

velivoli alleati. Per fronteggiare questo stato di cose il Comando<br />

tedesco aveva deciso di agire via mare, muovendosi quasi sempre<br />

di notte su quei barconi civili - i cosiddetti “bragozzi” - i quali<br />

trasportavano carichi che molte volte includevano esplosivi e<br />

munizioni.<br />

Questo traffico era stato notato anche dall’occhio di lince di<br />

Recce. Una volta, dopo aver atteso pazientemente l’uscita del<br />

pilota del barcone e del “Kriegsmariner” di scorta, entrambi desiderosi<br />

di rifocillarsi nella bettola del porto isolano, si infilò di<br />

soppiatto nella scaletta del boccaporto di poppa mentre il secondo<br />

marinaio se ne stava ancora appisolato a prora.<br />

In breve Recce tornò da lì con parecchi pallottole da 20 della<br />

contraerea, che lasciò nelle mie mani per tornare nuovamente<br />

sottocoperta a ripetere il prelievo necessario al nostro progetto.<br />

Estrarre la polvere pirica dai bossoli era per noi un semplice gioco<br />

da ragazzi nel quale eravamo divenuti esperti; trovare un piccolo<br />

detonatore e un pezzo di miccia era ugualmente facile per il ben<br />

conosciuto esperto di balistica.<br />

Fu allora, in quel bel mattino di autunno, lassù in cima alle<br />

alture di Villisan, che la combriccola di aspiranti guastatori, con<br />

l’aggiunta di un terzo “membro B” decise di far rotolare a valle<br />

per mezzo di una esplosione un enorme masso rotondeggiante<br />

(ma come diavolo era arrivato i quel posto?...) giacente presso il<br />

campo del padre di Recce.<br />

Tutto era stato preparato bene, secondo le regole, ma proprio in<br />

quell’istante, mentre stavamo aspettando impazientemente l’atteso<br />

“booom”, all’improvviso sbucò un contadino sconosciuto che<br />

assieme al suo àseno saliva lentamente per il ripido sentiero.<br />

Ciò che seguì la potente esplosione fu il crescente rotolare del<br />

masso verso il basso e la faccia, dapprima sorpresa e poi terrorizzata,<br />

di colui che conduceva l’animale. La bestia con un ripido<br />

salto all’indietro se ne andò per le sue, inseguito dal macigno<br />

rotolante e… dal padrone.<br />

La sorte dei quattro partecipanti a quel momento di terrore<br />

(àseno incluso) cambiò improvvisamente, direi quasi per una forza<br />

soprannaturale, quando il bolide deviò percorso perdendosi con<br />

gran fragore nella vallata sottostante mentre il colore ritornava<br />

sulle pallide guance dei presenti.<br />

I pericoli di avere occupatori e esplosivi in casa<br />

<strong>Isola</strong>, estate 1945<br />

Il 22 aprile 1945, il brillamento delle cinque mine e lo spostamento<br />

d’aria prodotto dalle esplosioni aveva fatto volar via<br />

imposte e finestre del piano terreno del Municipio isolano. Però<br />

erano rimasti i cardini interni, e a questi erano stati attorcigliati<br />

dei corti fili di ferro unendoli poi a tavole sconnesse e inchiodate<br />

per impedire ad occhi curiosi di rendersi conto di ciò che era stato<br />

depositato in quel vasto locale.<br />

Dai boschi erano arrivati i nuovi liberatori, i cosiddetti “irregolari”<br />

della cosiddetta Jugoslovenska Armija, che dopo aver<br />

preso possesso della palazzina municipale usarono il piano terreno<br />

come magazzino.<br />

Però attraverso spiragli e fessure varie si notava la presenza<br />

di una gran quantità di casse colorate di verde, tutte con la stessa<br />

scritta in tedesco. Inutile aggiungere che tutto questo aveva stuzzicato<br />

la innata curiosità del minuscolo Recce che, dopo avermi<br />

aiutato a tagliare i fili di ferro che sostenevano un lato di una falsa<br />

imposta, si intrufolò dentro per indagare sul contenuto delle numerose<br />

casse stivate una sull’altra e contenenti presumibilmente<br />

tutte la stessa mercanzia: bombe a mano di fabbricazione tedesca,<br />

quelle con il manico di legno conosciute alla Wermacht come le<br />

“schiacciapatate”.<br />

Questa quantità considerevole di ordigni bellici – come lo<br />

dimostravano le centinaia di detonatori mesi da parte in secchielli<br />

– era già stata parzialmente disinnescata ma costituiva sempre<br />

un grande pericolo, se tutte quelle teste esplosive fossero state<br />

incendiate o fatte esplodere più o meno dolosamente da qualcuno<br />

di opinione politica diversa.<br />

Le possibili conseguenze sarebbero state ben più letali di quelle<br />

causate dalle cinque mine di aprile e avrebbero causato certamente<br />

la completa distruzione delle case vicine, includendo la vecchia<br />

chiesa della Madonna di Alieto, e indubbiamente pure tutti i dati<br />

anagrafi giacenti al piano superiore del Municipio.<br />

Molti anni dopo mi sono chiesto il perché di questa enorme<br />

mancanza di precauzioni da parte dell’occupatore straniero per<br />

aver mantenuto una polveriera nel centro cittadino. Temevano<br />

forse di dover abbandonare il “loro” Litorale e combattere nuovamente<br />

per quello che avevano appena rubato?<br />

Fortunatamente <strong>non</strong> accadde niente di così tragico. Anche la<br />

Wermacht teneva lontano dal paese il proprio bunker di esplosivi,<br />

sulla collina di San Piero, ma quando arrivò il momento di “calar<br />

le braghe” ci regalarono cinque bombette sensa manigo.<br />

Noi due, mettendo da parte la verità che avevamo visto in<br />

quel giorno, ci siamo permessi di prelevarne tre pezzi,completi<br />

col manigo e salire sui tassèi di San Simòn per goderci tre sorde<br />

scosse di mare mosso e raccogliere qualche pesciolino morto nei<br />

pressi della villa romana dei scagnei.<br />

Giorgio Penzo, Vienna<br />

COME ERAVAMO E<br />

QUANTI ERAVAMO A<br />

ISOLA? MOLTI…<br />

QUANTI SIAMO<br />

RIMASTI? POCHI…<br />

Dopo l’immagine di <strong>Isola</strong>, del<br />

nostro luogo natio, esiste, per chi<br />

oggi gli vive lontano (“sventagliato”<br />

in ogni dove dalle imprevedibili<br />

sorprese della vita) qualcosa<br />

di più dolce del RICORDO, attraverso<br />

la lettura di nomi, rivedendo<br />

immagini di volti amici, sognando<br />

i sorrisi giovanili sui banchi di<br />

scuola oppure ripensando alle<br />

corse lungo le viuzze di casa, dei<br />

bagni sugli scogli d’estate, della<br />

vendemmia autunnale… Momenti<br />

impressi nella mente per lacrime<br />

versate, per un solo attimo di gioia<br />

inaspettata, vissuta in un dato momento,<br />

ridestati dalla lettura di una<br />

serie di cognomi…<br />

Quelli che seguono sono i “Casati”<br />

delle famiglie isolane che - nel<br />

1945 - comprendevano un numero<br />

di famiglie <strong>non</strong> inferiore a dieci.<br />

Il numero accanto al cognome si<br />

riferisce, appunto, alle famiglie<br />

residenti ad <strong>Isola</strong> in quegli anni.<br />

DEGRASSI – 295<br />

VASCOTTO – 124<br />

DELISE – 105<br />

ULCIGRAI - 53<br />

BENVENUTI - 52<br />

DUDINE - 49<br />

CHICCO – 46<br />

PUGLIESE - 46<br />

CARBONI – 44<br />

FELLUGA – 39<br />

COLOMBAN – 35<br />

DEPASE – 35<br />

DAGRI – 31<br />

PERENTIN – 29<br />

PARMA – 28<br />

ZARO – 27<br />

DRIOLI – 23<br />

RUSSIGNAN - 23


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

25<br />

In ricordo<br />

del maestro<br />

Luciano<br />

Colomban<br />

In aprile ricorre l’anniversario<br />

della morte di Luciano<br />

Colomban, da noi comunemente<br />

chiamato “el maestro<br />

Ciano”.<br />

Il primo incontro che ho<br />

avuto con lui è stato a scuola,<br />

in via Besenghi, all’inizio<br />

dell’anno scolastico 1945-46,<br />

in quinta elementare. Eravamo<br />

preoccupati di avere un maestro<br />

– a detta di altri ragazzi – severo.<br />

Tutt’altro: era paziente, ma<br />

voleva l’ordine e l’attenzione<br />

alle materia che con tanto<br />

amore ci insegnava. Ricordo<br />

che gli ho anche fatto il chieri-<br />

… cari ricordi del nostro passato,<br />

che toccano il profondo del cuore.<br />

Sono ricordi che <strong>non</strong> moriranno mai,<br />

e rimarranno per sempre<br />

nel nostro cuore…<br />

MARCHESAN – 21<br />

MENIS – 21<br />

COSTANZO – 20<br />

DESTE – 20<br />

BOLOGNA – 18<br />

CHELLERI – 16<br />

MONDO – 16<br />

MOSCOLIN – 16<br />

BACCI – 14<br />

BRESSAN – 12<br />

DEROSSI – 11<br />

MORATTO – 11<br />

MOZZI – 11<br />

POZZETTO – 11<br />

DELLORE – 10<br />

LORENZUTTI – 10<br />

STOLFA – 10<br />

VIEZZOLI – 10<br />

Seguono, con un numero inferiore<br />

a dieci:<br />

Vittori, Musizza, Pesaro, Giovannini,<br />

Marin, Zennaro, Pagan,<br />

Parovel, Ugo, Prelaz, Gubertini,<br />

Rocco, Troian, Sau, Gandusio,<br />

Giani, Lugnani, Pustetta, Poletti,<br />

<strong>Isola</strong>, 1946 – Ci aspettava l’esame di ammissione alla Scuola Media…Nella fila davanti, da sinistra,<br />

Bruno Steffè, Graziella Lucisano, Tullio Pardo, Liberio Derossi, Fabio Vascotto, Lucio Pagan. Dietro,<br />

insieme al maestro Luciano e alla maestra Casali, Nerio Delise e Mario Sodomaco.<br />

chetto quando, in quegli anni,<br />

è stato celebrato il matrimonio<br />

con Flora Costanzo, durato<br />

purtroppo pochi mesi a causa<br />

dell’improvvisa scomparsa<br />

della moglie.<br />

Nell’estate del 1946 sono<br />

stato preparato da lui per l’esame<br />

di ammissione alle Medie,<br />

Pellizzaro, Rusconi, Penso, Biagi,<br />

Perini, Zugna, Crevatin, Ruzzier,<br />

Colocci, Lama, Dobrilla, Millo,<br />

Valenti, Valente, Castro, Dagostini,<br />

Dambrosi, Civran, Bettoso,<br />

Carlin, Contesini, Dandri, Dapretto,<br />

Davanzo, Fragiacomo… e altri<br />

ancora…<br />

E’ un elenco che <strong>non</strong> può essere<br />

letto duto de un fià, senza essere<br />

presi da commozione da chi, dal<br />

1945 e anni successivi, ha “calcato”<br />

altri lidi…<br />

RICORDARE può far male solo<br />

a chi RICORDA, <strong>non</strong> agli altri,<br />

anche se uno scrittore della statura<br />

di Johan Friedrich Richter, comunemente<br />

noto come Jean Paul, ha<br />

dichiarato che<br />

IL RICORDO E’ L’UNICO<br />

PARADISO DAL QUALE NON<br />

POSSIAMO VENIR CACCIA-<br />

TI.<br />

Walter<br />

assieme ad altri ragazzi, qui<br />

fotografati davanti al nostro<br />

Duomo per assistere ad una<br />

S.Messa prima di sostenere<br />

l’esame stesso. Nella foto c’è<br />

anche la maestra Casali, che<br />

aveva preparato all’esame<br />

Graziella Lucisano. Le lezioni<br />

di preparazione venivano tenute<br />

nel giardino della “Villa<br />

Brunoro”, a Fontana fora,<br />

dove la giovane coppia di sposi<br />

abitava.<br />

Ero anch’io presente a quella<br />

festa della scuola, al Teatro<br />

Il capitano Lucio Pavan, anche<br />

lui nella foto davanti al Duomo,<br />

purtroppo ci ha improvvisamente<br />

lasciato lo scorso 8 novembre.<br />

Era nato a <strong>Isola</strong> il 7 aprile 1935.<br />

Lo piangono la moglie Clelia<br />

e le figlie Barbara e Federica<br />

insieme ai familiari tutti. Ciao,<br />

<strong>non</strong>no Orso: i tuoi nipotini Anna,<br />

dell’Arrigoni, quando alla fine<br />

dello spettacolo aveva fatto<br />

suonare l’Inno all’Istria, che gli<br />

era costato l’abbandono di <strong>Isola</strong>,<br />

altrimenti le “truppe di liberazione”,<br />

capitanate da qualche<br />

fanatico nostro concittadino, gli<br />

avrebbero riservato tutt’altro<br />

trattamento, a noi noto.<br />

Più tardi l’ho incontrato<br />

altre volte, nel 1960, quando mi<br />

preparavo per partecipare a dei<br />

concorsi indetti dalle Ferrovie,<br />

dai Magazzini Generali e dall’Acegat.<br />

Due volte alla settimana<br />

andavo in “Lambretta” a<br />

casa sua, a Sistiana (ho anche<br />

rincontrato la signora Armida),<br />

per rinfrescarmi la memoria<br />

in italiano, matematica ed<br />

educazione civica, materie<br />

d’esame per i partecipanti a<br />

quei concorsi.<br />

Mi è andata bene, è arrivata<br />

la prima chiamata dall’Acegat,<br />

che ho accettato, e in<br />

quell’azienda ho lavorato per<br />

trent’anni, sempre al Magazzino<br />

Generale. Erano arrivate poi<br />

anche le altre due chiamate, ma<br />

ero già sistemato… Se in azienda<br />

ho fatto una buona carriera,<br />

devo essere riconoscente anche<br />

al maestro Ciano!<br />

Spero, cari paesani sparsi<br />

per il mondo, di <strong>non</strong> avervi<br />

annoiati. Un caro saluto dal<br />

vostro<br />

Gabriele, Piero e Mauro. Fabio nadàl


26 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

La cara<br />

maestra Felicita<br />

Il mio nipote più piccolo – 9<br />

anni – fa un temino a casa e<br />

scrive: La mela cadette dall’albero…<br />

Gli dico che si dice<br />

“cadde”, e lui: Ai tuoi tempi…<br />

si dice così adesso!<br />

E allora ripenso alla mia prima<br />

maestra alle elementari ad<br />

<strong>Isola</strong>, Felicita Pugliese (2 a da<br />

sinistra). Mi ha insegnato ad<br />

amare i libri: ricordo che certi<br />

pomeriggi d’estate andavo a<br />

casa sua e mi dava da leggere<br />

certi libri per ragazzi e poi me li<br />

faceva spiegare con parole mie.<br />

C’era anche sua sorella Luigia,<br />

che era stata una brava maestra<br />

di ricamo e di merletto.<br />

La maestra Felicita andò in pensione prima che io finissi le elementari. Poi dovette lasciare <strong>Isola</strong> perché - essendo un’insegnante di<br />

italiano - era ritenuta una “persona pericolosa”. Quando arrivai a Trieste le scrissi a Gorizia, nella casa di riposo dove viveva. Mi<br />

rispose e mi mandò questa foto con dedica…<br />

Grazie maestra Felicita<br />

Silvia Benvenuti<br />

<strong>Isola</strong>, 1950 – Tante ex bambine si ritroveranno in questa foto (inviata da Milvia Degrassi) che le ritrae davanti l’ingresso del Duomo il<br />

giorno della Prima Comunione.<br />

Dal basso e da sinistra, in prima fila: …??... – Nevia ? – Pia ? - …??... - Anita Mancusi - Donatella Massarotto.<br />

In seconda fila: Renata Pugliese - Luciana Stancich – Silva Chicco – Carmen Vascotto - ..??.. – Silvana e Claudia Derossi – Flavia Moratto.<br />

In terza fila: ..??.. – Luciana Delise – Isabella Vascotto – Franca Depase – Flora Delise – Luisa Dudine – Franca Vascotto – Milvia Degrassi<br />

– Liliana Micheli.<br />

In quarta fila, suor Tobiolaa e, più distanti: …??... - Doriana Zaro – Milvia Degrassi.<br />

Nella fila in alto: Egidia ? – Vilma e Raimonda Degrassi – Mariuccia Lanza – Maria Lidia Colomban – Luciana Brusadin – Annamaria ?<br />

- ..??.. – …??... - Maria Felluga – Elda Bolci.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

27<br />

E’ il 27 marzo 1951 : un gruppo di amici isolani a Strugnano per il tradizionale pellegrinaggio del lunedì dopo Pasqua al santuario della<br />

Beata Vergine della Visione. In ginocchio davanti al gruppo Nadia Deste Cossutta, che ha inviato la foto.<br />

<strong>Isola</strong>, anni ’50 – Parecchi si riconosceranno nella foto che ritrae alunni e insegnanti del corso di disegno organizzato dal Comune. La foto è<br />

stata inviata da Mario Bressan (talpa), residente a San Zeno sul Naviglio (BS), insieme all’augurio che l’anno che verrà sia foriero di ogni<br />

bene per tutti gli isolani vecchi e nuovi sparsi per il mondo intero.


28 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

El mio paese<br />

Un cristal de mar<br />

circondava case colorade<br />

che le vardava su streti vicoli<br />

lastricai de masegno.<br />

Pìe scalsi de fioi<br />

coreva le strade nel caldo estivo<br />

verso i bianchi scoi<br />

per tufarse in mar, compagnai<br />

dal’alegro cantar delle sigale.<br />

Nei cortivi,<br />

in contrasto col sol,<br />

i scuri acostài difendeva<br />

nel silensio estivo<br />

el fresco dele case.<br />

Sul’acqua ferma del Mandracio<br />

nomi de inamorade se rifleteva,<br />

come su un grande specio<br />

de barche piturade a vivi colori.<br />

Nei orti richi de profumi e fiori<br />

l’ombrel dei alberi contrastava<br />

i ragi infogai del sol,<br />

ciamando a una sosta<br />

nel’operosa giornada.<br />

Pase e silensio<br />

intorno al campanil del Domo<br />

che dal sagrato<br />

el caressava el paese cola sua ombra,<br />

imensa meridiana<br />

del lento passar del tempo.<br />

Ma quando luce e ombre dela sera<br />

se tingeva de rosso,<br />

quando i nomi riflessi sul’acqua<br />

diventava scia d’argento<br />

drio barche bramose de mar,<br />

quando i campagnoi tornava dai pàsteni<br />

con fresche verdure e colori de fruti,<br />

quando el fis’cio dele sirene<br />

verseva el cancel dele fabriche,<br />

al ciacolar gioioso dele operaie,<br />

alora, nel riciamo de dolci nome<br />

che come fili de seda<br />

se rincoreva per le strete calli,<br />

l’anima del mio paese<br />

impiniva de oro<br />

el scrigno dela mia infansia.<br />

Mario Costanzo<br />

Le primule de <strong>Isola</strong><br />

Intal’aria le spandeva<br />

un alito legèr de primavera<br />

inprofumando el giorno de april.<br />

Tal’argine del’aguèr,<br />

sula fresca erba dela coròna,<br />

un fiol slungava ‘na man<br />

rasente la primula.<br />

Un vecio, pasando de là<br />

co’ la sapa in spala,<br />

a ghe diceva piàn,<br />

co’ un fil de vose:<br />

‘No sgrafar quela tera, picio mio,<br />

ma carèsa quel morbido fior<br />

fintanto che’l soridi intal matìn<br />

dela tua giovinesa.<br />

Walter Pohlen<br />

<strong>Isola</strong>, aprile 1954 – L’esodo è già iniziato. Si svuotano le case ma anche le scuole… i bambini rimasti sono pochi. Questa è la quarta elementare,<br />

fotografata nel giardino della scuola di avviamento.<br />

Dedico questa foto al ricordo della mia cara, dolce e sempre sorridente amica Livia Zaro, che da poco, a Roma, dopo una breve malattia ci ha<br />

lasciato. Il suo ricordo rimarrà sempre vivo nel mio cuore e in quello dei suoi familiari.<br />

Anche altri bambini di allora purtroppo <strong>non</strong> ci sono più, tra cui Nerina Marchesan e Vanda Verk, che spesso la sua famiglia ricorda caramente<br />

attraverso <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />

Nella foto – tra gli altri – ricordo Livio Deste, Mario Vascotto, Liliana Sau, Franca Vascotto, Livia Zaro (al centro, con il fiocco bianco in testa),<br />

Marsilvia Carboni, Vanda Verk, Nadia Vittori, Mariuccia Vascotto, Fiorella Verk, Nerina Marchesan.<br />

Marsilvia Carboni


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

29<br />

QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />

Il 9 novembre 2009<br />

è venuta a mancare<br />

Cornelia<br />

Vascotto<br />

n. 15.7.1930<br />

Annunciandone la scomparsa,<br />

la ricordano con tanto affetto i<br />

fratelli Nino (assente) e Giuseppe<br />

insieme ai nipoti tutti.<br />

Il 27 dicembre 2009<br />

a Dromana (Melbourne, Australia),<br />

all'età di 96 anni è mancato<br />

Albino<br />

Degrassi<br />

(lugro)<br />

n. 10.5.1913<br />

Annunciano la sua scomparsa<br />

la moglie Nives e i nipoti Bruna<br />

e Raul (da Genova), Alba e<br />

Verdiano, Bruno e Annamaria<br />

con le rispettive famiglie, che<br />

lo ricorderanno sempre con<br />

tanto affetto come un esempio<br />

di educazione e onestà.<br />

Dopo una vita lavorativa trascorsa<br />

a Rochester, negli Stati Uniti,<br />

raggiunta l'età della pensione si<br />

era trasferito in Australia per raggiungere<br />

la famiglia della moglie<br />

Nives Zaro, dalla quale era molto<br />

amato e stimato.<br />

Dopo 52 anni vissuti insieme,<br />

il 29 novembre 2009,<br />

ci ha lasciato il nostro caro<br />

Mario<br />

Depase<br />

n. 28.1.1932<br />

a Trieste<br />

Con tanto dolore e amore lo<br />

annuncia a quanti lo hanno<br />

conosciuto e stimato la moglie<br />

Vinicia Perentin insieme ai figli<br />

Michela, Marcello e Rosanna e<br />

alla nipote Fabiana.<br />

Il 13 agosto 2009 a Padova<br />

ci ha lasciato la nostra cara<br />

Domenica<br />

(Stefi)<br />

Vascotto<br />

Era nata a <strong>Isola</strong> il 4 agosto 1915.<br />

La vogliamo ricordare combattiva<br />

ed intraprendente come il<br />

padre Bortolo che tanto aveva<br />

amato <strong>Isola</strong>, ma anche attenta<br />

alle esigenze degli altri e pronta<br />

ad incoraggiare ed aiutare chiunque<br />

ne avesse bisogno.<br />

A noi figli certo mancherà molto,<br />

ma tanti, e anche isolani credo,<br />

ricorderanno il suo sorriso.<br />

La figlia Daniela<br />

Il 29 settembre 2009 a Melbourne<br />

ci ha lasciato<br />

Laura<br />

Lugnani<br />

n. 17.12.1934<br />

Con tanto rimpianto ne danno il<br />

triste annuncio il marito Nerio,<br />

le figlie Suzanne e Lynette, la<br />

sorella Mary e i familiari tutti.<br />

Olivo<br />

Lugnani<br />

n. 10.4.1906<br />

m. 22.6.1987<br />

in Australia<br />

Gina<br />

Carboni<br />

Lugnani<br />

n. 16.9.1911<br />

m. 17.10.2003<br />

Li ricordano sempre il figlio<br />

Nerio e la figlia Nivia con il<br />

marito Franco insieme ai nipoti<br />

e ai familiari tutti.<br />

Lo scorso 22 dicembre<br />

ci ha lasciato il nostro caro<br />

Eraldo<br />

Marchesan<br />

n. 27.6.1920<br />

Annunciandone la scomparsa,<br />

la ricorda con affetto e rimpianto<br />

il figlio Franco unitamente<br />

alla sorella Anita, al fratello<br />

Sergio con Alma, ai nipoti e ai<br />

familiari.<br />

A due anni dalla scomparsa,<br />

assieme ai parenti tutti, un affettuoso<br />

ricordo anche per la<br />

mamma<br />

Antonietta<br />

(Etta)<br />

Delise<br />

n. 13.6.1927<br />

m. 6.5.2008<br />

Il 4 dicembre 2009 a Padova<br />

ci ha lasciato la nostra cara<br />

Alieta<br />

Costanzo<br />

ved.<br />

Degrassi<br />

Era nata a <strong>Isola</strong> il 3 marzo 1920:<br />

per lei <strong>non</strong> c'era paese più bello<br />

e una terra migliore di quella<br />

dell'Istria. Un caro ricordo della<br />

cara mamma e <strong>non</strong>na Alieta<br />

dalle figlie Milvia e Marina<br />

insieme ai familiari tutti.<br />

Nella triste circostanza, un<br />

affettuoso ricordo anche per<br />

il papà<br />

Mario<br />

Degrassi<br />

(barcaricio)<br />

n. 15.12.1914<br />

m. 1.11.1976<br />

a Padova<br />

Guido<br />

Beltrame<br />

n. 12.7.1921<br />

m. 23.1.2006<br />

Nel quarto anniversario della<br />

sua scomparsa, è sempre ricordato<br />

con tanto affetto dalla<br />

moglie Anita, dalle figlie Gabriella<br />

e Daniela con i familiari,<br />

nipoti, sorelle, cognati e parenti<br />

tutti.<br />

Antonio e Lucia Beltrame<br />

Guido e Bruno Beltrame<br />

Siete sempre nei nostri cuori.<br />

Le figlie e sorelle Anita e Caterina.<br />

Bruno<br />

Beltrame<br />

n. 23.2.1929<br />

m. 25.4.2003<br />

Lo ricordano sempre con tanto<br />

rimpianto la moglie Leda, la<br />

figlia Emanuela con Fabio, le<br />

sorelle Anita e Caterina con i<br />

cognati, nipoti e parenti tutti.<br />

Una preghiera anche per tutti<br />

i familiari defunti.<br />

Vittorio<br />

Pesaro<br />

n. 27.1.1906<br />

m. 25.4.1981<br />

Maria<br />

Depase<br />

Pesaro<br />

n. 15.8.1906<br />

m. 24.5.1982<br />

Sono ricordati con affetto dai<br />

figli Leda, Licia e Marino unitamente<br />

ai familiari tutti.


30 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Il 22 gennaio 2010 ci ha lasciato<br />

Giovanni<br />

(Nino)<br />

Delise<br />

n. 8.11.2008<br />

Sarai sempre presente nel mio<br />

cuore! Tua moglie Gianna insieme<br />

ai familiari tutti.<br />

Il 4 novembre 2009 ci ha lasciato<br />

il nostro caro<br />

Marino<br />

Russignan<br />

n. 23.5.1926<br />

Con tanto rimpianto ne annunciano<br />

la scomparsa la moglie<br />

Fulvia Unitamente alle sorelle,<br />

cognate, nipoti, amici e parenti<br />

tutti.<br />

Il 18 novembre 2009,<br />

a quindici giorni dalla scomparsa<br />

del fratello Marino,<br />

ci ha lasciato anche<br />

Emilio<br />

Russignan<br />

n. 24.9.1935<br />

Dandone il triste annuncio lo<br />

ricordano con tanto affetto la<br />

moglie Luigina Vascotto e i figli<br />

Paolo con Maura e Raffaella<br />

con Manuel insieme ai nipoti<br />

Matteo, Luca e Daniele, alle<br />

sorelle e parenti tutti.<br />

Italo<br />

Carboni<br />

n. 12.9.1919<br />

m. 17.2.2009<br />

Nel primo anniversario della<br />

scomparsa lo ricordano con<br />

rimpianto la moglie Lucia, il<br />

figlio Flavio con Mirella, i nipoti<br />

Alberto e Paola, il fratello<br />

Fabio, la cognata Nerina, la nipote<br />

Mariacarmen con Adriano<br />

unitamente ai parenti tutti.<br />

Giuseppe<br />

(Pino)<br />

Zerial<br />

n. 25.1.1927<br />

m. 1.2.2006<br />

A quattro anni dalla sua scomparsa<br />

con dolore e rimpianto lo<br />

ricordano la moglie Luciana e<br />

le figlie Daniela e Marina con<br />

i loro familiari.<br />

Maria<br />

Zaro<br />

n. Calligarich<br />

n. 18.6.1934<br />

m. 19.4.2005<br />

Nel quinto anniversario della<br />

scomparsa è ricordata sempre<br />

con affetto e dolore dal<br />

marito Elvio, dai figli Doriana<br />

e Giuliano, dal genero Massimo,<br />

dalla nuora Nadia, dagli<br />

amatissimi nipoti Giovanna e<br />

Stefano e dai parenti tutti.<br />

Bruna<br />

Steffè<br />

in Degrassi<br />

n. 17.6.1939<br />

m. 9.2.2005<br />

Nel quinto anniversario della<br />

scomparsa la ricorda con affetto<br />

e rimpianto il marito Mario insieme<br />

ai figli Flavio, Cristina e<br />

Davide e ai familiari tutti.<br />

Quinto anniversario<br />

Luciana Bologna Vascotto<br />

n. 14.12.1939 m. 27.3.2005<br />

Il marito Lucio, le figlie Manuela<br />

e Sandra, i generi e le nipoti<br />

<strong>non</strong> ti dimenticano.<br />

Io muoio,<br />

ma il mio affetto per voi<br />

<strong>non</strong> morirà:<br />

Vi amerò dal cielo<br />

come vi ho amato<br />

sulla terra.<br />

S.Giovanni Berchmans<br />

Aristea<br />

Costanzo<br />

in Vascotto<br />

n. 9.1.1923<br />

m. 16.12.2008<br />

negli<br />

Stati Uniti<br />

Ad un anno dalla sua scomparsa<br />

ricordiamo caramente<br />

Aristea. Sempre nel nostro<br />

cuore: il marito Bruno e i figli<br />

Gianluca e Bruna con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Vilma<br />

Benvenuti<br />

n. 3.4.1920<br />

m. 20.2.2007<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa un caro ricordo dai<br />

figli, nipoti e parenti tutti.<br />

Giordano<br />

Delise<br />

n. 6.2.1931<br />

m. 11.3.2009<br />

Nel primo anniversario della<br />

tua scomparsa, sei sempre nei<br />

nostri cuori. Ti ricordiamo<br />

sempre, tua moglie Mariella e<br />

tua figlia Marina con Maurizio<br />

e i nipoti Daniela e Roberta.<br />

Giuseppe Dandri<br />

m. 25.7.1980 in Costa Rica<br />

Caterina Dandri<br />

m. 1.2.1969 in Costa Rica<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

un caro ricordo dalle<br />

figlie Livia e Onorina insieme<br />

ai familiari tutti.<br />

Severo Deliberato<br />

m. 2004 in Costa Rica<br />

Giordano Ulcigrai<br />

m. 1984 in Costa Rica<br />

Da Onorina e Livia Dandri<br />

insieme ai familiari un caro<br />

ricordo dei rispettivi mariti<br />

Severo e Giordano.<br />

Alfieri<br />

Dapretto<br />

n. 1.11.1924<br />

m. 3.3.2008<br />

Nadia<br />

Cociancich<br />

Dapretto<br />

n. 17.4.1932<br />

m. 4.1.1977<br />

Nel secondo anniversario della<br />

scomparsa del papà, i cari genitori<br />

sono ricordati con affetto<br />

dal figlio Sergio con Aurora,<br />

i nipoti, la sorella Edina e i<br />

familiari tutti.<br />

Giuseppe<br />

Dudine<br />

n. 1.8.1913<br />

m. 14.11.1974<br />

Maria<br />

Dapretto<br />

n. 18.5.1922<br />

m. 22.1.1982<br />

Un caro ricordo dai figli Loris<br />

e Flavio, dalla sorella e cognata<br />

Edina insieme ai familiari<br />

tutti.<br />

Giorgio<br />

Dapretto<br />

n. 17.1.1894<br />

m. 13.6.1946<br />

Filomena<br />

Ragaù<br />

n. 7.9.1895<br />

m. 8.7.1975<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

un affettuoso ricordo<br />

dalla figlia Edina con Nino, i<br />

nipoti e familiari tutti.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

31<br />

Salve<br />

Carboni<br />

in Pantarrotas<br />

n. 15.8.1937<br />

m. 21.2.2005<br />

Nel quinto anniversario della<br />

scomparsa un ricordo affettuoso<br />

dal marito Evi, dal figlio<br />

Thanassy e dalla sorella<br />

Laura.<br />

Salvatore<br />

Carboni<br />

n. 17.12.1894<br />

m. 21.3.1959<br />

Adele<br />

Derossi<br />

ved. Carboni<br />

n. 15.4.1906<br />

m. 31.1.1987<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

li ricorda sempre la figlia<br />

Laura insieme al genero e al<br />

nipote.<br />

Lionella<br />

(Nella)<br />

Felluga<br />

ved.<br />

Colomban<br />

n. 30.11.1921<br />

m. 26.2.2008<br />

A due anni dalla sua scomparsa<br />

la ricordano sempre con tanto<br />

amore e tanto rimpianto la figlia<br />

Giuseppina con Silvio, i<br />

nipoti Paolo con Barbara, Luca<br />

con Marilina e gli adorati pronipoti<br />

Giulia e Alessio, il fratello<br />

Mario con Lina, i nipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Giovanna<br />

Parma<br />

ved. Viezzoli<br />

n. 29.9.1921<br />

m. 31.7.2007<br />

A tre anni dalla scomparsa<br />

la ricorda con tanto affetto la<br />

figlia Adriana.<br />

Un affettuoso ricordo anche per<br />

la sorella<br />

Mariella Viezzoli<br />

Bruno<br />

Vascotto<br />

n. 8.3.1906<br />

m. 23.8.1989<br />

Lucia<br />

Russignan<br />

Vascotto<br />

n. 10.8.1906<br />

m. 29.12.1985<br />

Restano sempre vivi nel cuore<br />

della figlia Edda, genero Dario,<br />

nipoti Mario e Antonella e<br />

parenti tutti.<br />

Mariano<br />

Carboni<br />

n. 5.3.1898<br />

m. 21.8.1959<br />

Anna<br />

Pozzetto<br />

in Carboni<br />

n. 2.6.1904<br />

m. 20.2.1996<br />

Sono ricordati con affetto dal<br />

figlio Dario, nuora Edda, nipoti<br />

e parenti tutti.<br />

Libera<br />

Benvenuto<br />

ved.<br />

Colomban<br />

n. 14.12.1915<br />

m. 24.3.2003<br />

A 7 anni dalla scomparsa la<br />

ricordano con amore i figli<br />

Anita, Bruno, Giuseppe e Berta<br />

insieme ai familiari tutti.<br />

Anna<br />

Radin<br />

ved. Petrina<br />

n. 10.10.1905<br />

m. 10.8.1994<br />

Un caro ricordo dal figlio<br />

Claudio unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Carlo<br />

Parma<br />

n. 20.3.1911<br />

m. 19.1.1985<br />

Olimpia<br />

Crevatin<br />

ved. Parma<br />

n. 24.11.1914<br />

m. 25.4.2003<br />

Sono sempre ricordati con<br />

affetto dai figli Bruno e Annamaria,<br />

dalla nuora Cristina<br />

e dal genero Dario, dai nipoti<br />

Monica, Giada e Massimiliano<br />

con le relative famiglie e<br />

dalle sorelle Bruna, Antonia<br />

e Giovanna insieme ai parenti<br />

tutti.<br />

Bruno<br />

Bressan<br />

n. 27.9.1921<br />

m. 3.5.2005<br />

Nella ricorrenza del quinto<br />

anniversario lo ricordano con<br />

affetto la moglie Antonia e i<br />

nipoti Maria Cristina e Bruno<br />

Parma e Annamaria e Dario<br />

Di Chiara con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Odilla<br />

Vascotto<br />

Stolfa<br />

n. 26.6.1908<br />

m. 5.5.2009<br />

a Nicosia<br />

(Enna)<br />

Adriano<br />

Stolfa<br />

n. 9.4.1905<br />

m. 17.4.1989<br />

Nel primo anniversario della<br />

scomparsa della mamma<br />

Odilla, i cari genitori sono<br />

ricordati con tanto affetto dalla<br />

figlia Franca insieme al marito<br />

Salvatore, ai nipoti e ai parenti<br />

tutti.<br />

Irma<br />

Gregorich<br />

in Millovich<br />

n. 15.7.1922<br />

m. 7.10.1998<br />

Marcello<br />

(bomba)<br />

Millovich<br />

n.17.3.1911<br />

m. 27.2.2001<br />

Mario<br />

Gregorich<br />

n. 20.8.1919<br />

m. 30.1.2001<br />

Con tanto affetto e rimpianto<br />

li ricordano sempre il figlio e<br />

nipote Fabio con Marisa, David<br />

e parenti tutti.<br />

Emilio<br />

Costanzo<br />

(pacagnoso)<br />

n. 28.4.1923<br />

m. 10.2.2000<br />

a Brisbane<br />

Dall'Australia lo ricordano<br />

sempre con immutato affetto<br />

e rimpianto la moglie Anna,<br />

il figlio Sergio con Kathy e i<br />

parenti tutti.<br />

Carlo<br />

Delise<br />

n. 15.2.1913<br />

m. 26.9.1998<br />

Maria<br />

Lorenzutti<br />

n. 5.7.1913<br />

m. 12.3.2007<br />

I figli Roberto e Luciano, unitamente<br />

ai loro familiari, ricordano<br />

con rimpianto e amore i<br />

cari genitori, sempre presenti<br />

nei loro cuori.


32 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Anita<br />

Benvenuti<br />

Goina<br />

n. 4.6.1922<br />

m. 9.3.1990<br />

Remigio<br />

Goina<br />

n. 27.3.1913<br />

m. 1.6.1997<br />

Nel XX anniversario della cara<br />

mamma, un affettuoso ricordo<br />

ai cari genitori e <strong>non</strong>ni dal<br />

figlio Gianfranco insieme ai<br />

nipoti.<br />

Marcello<br />

Deste<br />

n. 1.7.1904<br />

m. 2.1.1974<br />

Maria<br />

Benvenuti<br />

Deste<br />

n. 23.1.1907<br />

m. 8.6.1988<br />

Li ricorda sempre con affetto il<br />

figlio Livio insieme ai familiari<br />

e ai parenti tutti.<br />

Luigi<br />

Dagri<br />

n. 13.6.1909<br />

m. 8.2.1990<br />

È ricordato dalla moglie Angela<br />

e dai figli Gino, Nerina, Nivea<br />

con Vasco, Marino con Tiziana<br />

e Loredana con Giuliano e<br />

parenti tutti.<br />

Lucio<br />

Fragiacomo<br />

n. 14.12.1944<br />

m. 2.4.1980<br />

Lo ricordano la moglie Loredana<br />

e la figlia Samantha con<br />

i suoi cari.<br />

Maria<br />

Dagri<br />

ved.<br />

Ricasoli<br />

n. 4.3.1910<br />

m. 14.2.1964<br />

a Roma<br />

Ernesto<br />

Ricasoli<br />

n. 31.10.1895<br />

a Velletri<br />

m. 30.1.1956<br />

a Roma<br />

Nel centenario della nascita<br />

della cara mamma Maria, un<br />

affettuoso ricordo dei genitori<br />

dal figlio Fabio (da Genzano)<br />

e dalla figlia Mariuccia (da<br />

Roma) unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Franco<br />

Antonio<br />

Degrassi<br />

n. 27.1.1958<br />

a Trieste<br />

m. 29.2. 2008<br />

a Bregenz<br />

(Austria)<br />

Nel secondo anniversario della<br />

scomparsa lo ricordano con<br />

dolore i suoi genitori Luciano<br />

e Annamaria Richter, la moglie<br />

Irene, le sorelle Lucia e Barbara<br />

e tutti i parenti di Trieste e di<br />

Bregenza (Austria).<br />

Giuseppina<br />

Felluga<br />

n. 25.8.1938<br />

m. 1.6.2000<br />

Nel decimo anniversario della<br />

sua scomparsa un affettuoso<br />

ricordo dalle figlie e dalle<br />

sorelle.<br />

Alma<br />

Parma<br />

ved. Felluga<br />

n. 14.12.1906<br />

m. 28.3.1995<br />

Nel 15° anniversario della<br />

scomparsa la ricordano con<br />

affetto le figlie Licia, Graziella<br />

e Ucci unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Alma<br />

Costanzo<br />

Vascotto<br />

n. 10.2.1917<br />

m. 17.2.2003<br />

Anita<br />

Costanzo<br />

in Dapas<br />

n. 30.6.1920<br />

m. 5.5.2003<br />

Alice<br />

Costanzo<br />

in Lugnani<br />

n. 1.4.1922<br />

m. 15.6.2004<br />

Mariuccia Costanzo ricorda con<br />

tanto affetto i genitori Francesco<br />

e Maria e le care sorelle<br />

Alma, Anita e Alice.<br />

Ada<br />

Delise<br />

Degrassi<br />

n. 11.2.1921<br />

m. 24.2.2006<br />

Giliante<br />

Degrassi<br />

n. 14.6.1918<br />

m. 8.2.1999<br />

La figlia Fiorenza insieme ai familiari<br />

tutti ricorda con affetto<br />

e rimpianto i cari genitori.<br />

Edi<br />

Walter<br />

Pugliese<br />

(caregheta)<br />

n. 8.1.1948<br />

m. 16.2.1996<br />

Nel 14° anniversario della<br />

sua scomparsa, lo ricordano<br />

con amore il papà Antonio,<br />

la mamma Silvana, la moglie<br />

Adriana, il figlio Andrea e il<br />

fratello Franco unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Anna<br />

Degrassi<br />

n. Degrassi<br />

n. 6.7.1899<br />

m. 8.5.1990<br />

Giovanni<br />

Degrassi<br />

n. 26.2.1897<br />

m. 25.9.1993<br />

Silvia<br />

Degrassi<br />

n. 7.12.1923<br />

m. 18.9.1937<br />

Li ricordano sempre con rimpianto<br />

i figli Venerina, Franco e<br />

Valeria insieme ai familiari.<br />

Un caro ed affettuoso ricordo<br />

anche per la sorella Silvia.<br />

Maria<br />

Cociancich<br />

Vascotto<br />

n. 30.8.1911<br />

m. 30.12.2006<br />

Nell'anniversario della scomparsa<br />

la ricordano con affetto la<br />

figlia Miranda, i nipoti Daniele<br />

e Riccardo con i familiari e il<br />

genero Dario.<br />

Nella triste circostanza un caro<br />

ricordo per il papà e <strong>non</strong>no<br />

Virgilio<br />

Vascotto<br />

n. 8.2.1906<br />

m. 28.1.1963<br />

Maria<br />

(Ucci)<br />

Vascotto<br />

Bernardi<br />

n. 3.4.1935<br />

m. 25.2.1993<br />

È sempre ricordata dal marito<br />

Dario, dalla sorella Miranda,<br />

dai nipoti Daniele e Riccardo<br />

con i familiari e dai parenti<br />

tutti.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

33<br />

Giovanni<br />

Degrassi<br />

n. 8.4.1902<br />

m. 26.12.1983<br />

Irma<br />

Benvenuto<br />

ved. Degrassi<br />

n. 11.1.1914<br />

m. 14.2.2001<br />

Cari genitori, siete sempre nei<br />

nostri cuori. I figli Ervina, Maria<br />

Giovanna e Claudio con il<br />

genero, la nuora e i nipoti.<br />

Antonia<br />

Drioli<br />

ved. Bressan<br />

n. 24.1.1911<br />

m. 13.2.2003<br />

a Brescia<br />

Emilio<br />

Bressan<br />

(talpa)<br />

n. 5.9.1909<br />

m. 2.3.1991<br />

a Brescia<br />

Sono ricordati con immutato<br />

affetto dai figli Silva e Mario<br />

con Annamaria e dai nipoti<br />

Sergio e Roberto con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Giulio<br />

Mondo<br />

n. 30.5.1915<br />

m. 9.1.1995<br />

Vittoria<br />

Gottinger<br />

Mondo<br />

n. 30.4.1920<br />

m. 10.4.1967<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto e rimpianto dalle<br />

figlie Liana e Franca insieme ai<br />

nipoti e ai parenti tutti.<br />

Flora<br />

Goina<br />

n. Delise<br />

n. 22.7.1905<br />

m. 26.2.1982<br />

Pietro<br />

Goina<br />

n. 6.6.1901<br />

m. 10.10.1973<br />

Sono ricordati con tanto affetto<br />

dai figli Lida, Dorina e Duilio<br />

con i loro familiari.<br />

Luigi<br />

Ulcigrai<br />

n. 6.4.1903<br />

m. 28.8.1973<br />

Anna<br />

Marchesan<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 31.1.1908<br />

m. 2.3.1996<br />

Li ricordano sempre con affetto<br />

le figlie Bruna e Gianna,<br />

i generi Gino e Alfredo e i<br />

nipoti tutti.<br />

Libera<br />

Valenti<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 22.12.1908<br />

m. 18.2.1996<br />

Elvino Ulcigrai<br />

n. 5.2.1911 m. 24.4.1982<br />

Vinicio<br />

Ulcigrai<br />

n. 24.8.1943<br />

m. 27.4.1989<br />

Li ricorda caramente il figlio<br />

e fratello Alfredo, la figlia e<br />

sorella Etta e la nuora e cognata<br />

Gianna.<br />

Lucia<br />

Vascotto<br />

ved.<br />

Dudine<br />

n. 1.10.1909<br />

m. 18.1.2008<br />

negli USA<br />

Luciana e Corrado insieme ai<br />

figli Mirella, Licinio e Fabrizio,<br />

ricordano con affetto la<br />

cara zia Lucia a due anni dalla<br />

scomparsa.<br />

Guerrino<br />

Dudine<br />

n. 28.1.1912<br />

m. 11.2.1977<br />

Anna<br />

Lorenzutti<br />

ved. Dudine<br />

n. 15.10.1919<br />

m. 8.6.1997<br />

Antonia<br />

Degrassi<br />

ved.<br />

Lorenzutti<br />

n. 1885<br />

m. 11.5.1969<br />

Loriana e Corrado con tanto<br />

affetto e rimpianto ricordano a<br />

parenti ed amici i cari genitori<br />

Guerrino e Anita e la <strong>non</strong>na<br />

Antonia.<br />

Carlo<br />

Carboni<br />

n. 28.12.1920<br />

m. 30.4.1996<br />

Lo ricordano sempre con immenso<br />

affetto la moglie Bruna,<br />

la figlia Daniela, il genero<br />

Fabio, la cara nipote Sara e il<br />

fratello Giacomo in Australia.<br />

Mario<br />

Parma<br />

n. 13.2.1913<br />

m. 9.11.1967<br />

Lo ricordano la sorella Bruna<br />

insieme a tutti i nipoti.<br />

Un caro ricordo per i <strong>non</strong>ni<br />

e la zia<br />

Francesca Vascotto Dudine<br />

m. 25.1.1953<br />

Antonio Dudine (ragno)<br />

m. 13.3.1949<br />

Antonietta<br />

Troian<br />

ved. Dudine<br />

n. 29.9.1919<br />

m. 21.11.2005<br />

a Milano<br />

È ricordata con affetto e rimpianto<br />

dai figli Tiziano ed Edy<br />

con i loro familiari.<br />

Un affettuoso ricordo anche per<br />

il papà e fratello<br />

Ottavio<br />

Dudine<br />

n. 12.3.1914<br />

m. 31.7.1969<br />

Roberto<br />

Dudine<br />

n. 31.12.1940<br />

m. 20.5.2001<br />

a Milano<br />

Antonietta<br />

Pozzetto<br />

Amalia Dudine<br />

m. 27.3.1950<br />

Adriana<br />

Pozzetto<br />

Giuseppe<br />

Pozzetto<br />

Ricordando gli anni felici trascorsi<br />

assieme ad Adriana, il<br />

nostro amato angelo, e ai nostri<br />

cari genitori, un affettuoso<br />

ricordo dal figlio Claudio con<br />

la moglie Laura, la cognata<br />

Mariella e i nipoti Daniele,<br />

Alessandro e Roberto.


34 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Prof. Luigina<br />

Rocco<br />

Valli<br />

n. 27.7.1930<br />

m. 4.2.1996<br />

Flora<br />

Bettoso<br />

ved. Rocco<br />

n. 29.8.1904<br />

m. 2.11.1994<br />

Arcangelo<br />

Rocco<br />

n. 7.9.1898<br />

m. 15.1.1965<br />

Sono ricordati con affetto dai<br />

parenti e amici.<br />

Mauro<br />

Pesaro<br />

n. 7.1.1901<br />

m. 22.3.1978<br />

Lucia<br />

Delise<br />

ved. Pesaro<br />

n. 12.8.1908<br />

m. 24.12.1997<br />

Con infinito affetto e rimpianto<br />

sono ricordati dai figli Maria,<br />

Grazia, Dorina, Elvio e Bruno<br />

e dagli adorati nipoti.<br />

Giuseppina<br />

Pugliese<br />

n. 18.11.1897<br />

m. 26.1.1988<br />

È ricordata con affetto dai<br />

nipoti.<br />

Ennio<br />

Drioli<br />

n. 14.10.1927<br />

m. 2.3.2003<br />

Lo ricordiamo sempre. La<br />

moglie Edda e i figli Paolo e<br />

Cinzia.<br />

Giuseppe<br />

Degrassi<br />

(nadal)<br />

n. 1.3.1904<br />

m. 12.4.1956<br />

Maria<br />

Degrassi<br />

n. 21.11.1910<br />

m. 11.3.1974<br />

Sono passati tanti anni dalla<br />

scomparsa dei nostri cari genitori,<br />

ma l'amore e il ricordo<br />

rimangono sempre nei nostri<br />

cuori. Mariucci e Marino insieme<br />

ai familiari tutti.<br />

Nivia<br />

Degrassi<br />

n. 21.11.1935<br />

m. 21.12.2007<br />

in Canada<br />

Nel secondo anniversario della<br />

scomparsa la ricordano sempre<br />

con grande rimpianto e tanto<br />

amore i figli Roberto, Daria e<br />

Roger, la sorella Mariucci, il<br />

fratello Marino unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Maggiolina<br />

Russignan<br />

in Pugliese<br />

n. 23.5.1926<br />

m. 24.3.1998<br />

È ricordata sempre con tanto<br />

affetto e rimpianto dal marito<br />

Pini, dai figli Giuliano, Daniela<br />

e Guido con i rispettivi<br />

familiari.<br />

Alice<br />

Goina<br />

ved. Vascotto<br />

n. 16.1.1911<br />

m. 27.2.2006<br />

Sei sempre nei nostri cuori.<br />

Le figlie Maria, Nivia e Anita<br />

insieme con i generi, nipoti e<br />

pronipoti.<br />

Morena<br />

Morsut<br />

Marina<br />

Parma<br />

Morsut<br />

Claudio<br />

Morsut<br />

A tanti anni dal tragico incidente<br />

che aveva stroncato le<br />

loro vite, un affettuoso ricordo<br />

dai fratelli, zii e cognati Umberto<br />

e Marisa Parma con le<br />

loro famiglie.<br />

Giuseppe<br />

Parma<br />

n. 16.3.1906<br />

m. 17.4.1991<br />

Lucia<br />

Parma<br />

in Parma<br />

n. 6.9.1908<br />

m. 10.10.1975<br />

Sono ricordati dai figli Umberto<br />

e Marisa con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Libero<br />

Parma<br />

n. 10.12.1932<br />

m. 14.1.2004<br />

Nel sesto anniversario della<br />

scomparsa è ricordato sempre<br />

con tanto affetto dalla moglie<br />

Lucia, dal figlio Alberto con<br />

Elena e la nipote Chiara, dalle<br />

sorelle e dai parenti tutti.<br />

Remigio<br />

Carboni<br />

n. 9.9.1914<br />

m. 26.6.1990<br />

Nilde<br />

Delise<br />

ved. Carboni<br />

n. 4.2.1915<br />

m. 30.5.2001<br />

Sono sempre ricordati dai figli<br />

Gigi e Annamaria con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Lucia<br />

Depase<br />

n. 21.12.1911<br />

m. 11.6.1989<br />

Sei sempre ricordata dal nipote<br />

Piero con la sua famiglia.<br />

Norma<br />

Bacci<br />

ved. Depase<br />

n. 1.9.1909<br />

m. 5.1.2000<br />

Olivo<br />

Depase<br />

n. 21.3.1907<br />

m. 28.3.1968<br />

Siete sempre ricordati con<br />

affetto dal figlio Piero e dal<br />

nipote Luca insieme ai familiari<br />

tutti.<br />

Domenico<br />

Dudine<br />

(ghetto)<br />

n. 14.4.1923<br />

m. 15.4.2006<br />

a Grado<br />

Nel quarto anniversario della<br />

Tua scomparsa Ti ricordiamo<br />

sempre con affetto. La moglie<br />

Olga, i figli Ivan, Maurizio e<br />

Paolo insieme alle nuore e ai<br />

nipoti tutti.


15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />

35<br />

Lucia<br />

Minozzo<br />

ved. Paoli<br />

n. 12.2.1984<br />

m. 11.3.1973<br />

Nel 37° anniversario della<br />

scomparsa è ricordata caramente<br />

dai figli Severina ed<br />

Elvio unitamente ai nipoti e ai<br />

parenti tutti.<br />

Giuseppe<br />

Li Pira<br />

n. 26.6.1922<br />

m. 10.7.1989<br />

A 21 anni dalla scomparsa un<br />

affettuoso ricordo dalla moglie<br />

Severina e dalle figlie Bianca,<br />

Bruna, Nucci e Rosy insieme<br />

ai nipoti e familiari tutti.<br />

Irene<br />

Paoli<br />

ved. Dagri<br />

n. 14.10.1925<br />

m. 18.7.2005<br />

in Australia<br />

Guido<br />

Dagri<br />

n. 3.10.1924<br />

m. 27.8.1987<br />

in Australia<br />

Un caro ricordo dai fratelli e<br />

cognati Severina ed Elvio con<br />

le rispettive famiglie e i parenti<br />

tutti.<br />

Frida<br />

Perentin<br />

n. 8.1.1905<br />

m. 24.3.1986<br />

Beniamino<br />

Boi<br />

n. 25.9.1896<br />

m. 8.4.1983<br />

I figli Rina e Filiberto ricordano<br />

con immutato affetto i<br />

cari genitori.<br />

Lidia<br />

Vascotto<br />

n. 10.6.1920<br />

m. 21.3.1908<br />

Gabriele<br />

Delise<br />

n. 15.7.1912<br />

m. 29.7.1994<br />

Li ricordano con tanto affetto<br />

i familiari.<br />

Una Santa Messa di suffragio<br />

sarà celebrata sabato 20 marzo<br />

2010 alle ore 18 nel Duomo di<br />

<strong>Isola</strong>.<br />

Antonio<br />

Vascotto<br />

n. 22.12.1892<br />

m. 14.10.1973<br />

Paola<br />

Lorenzutti<br />

Vascotto<br />

n. 17.2.1897<br />

m. 24.11.1967<br />

A ricordo dei <strong>non</strong>ni Gianna<br />

Delise e famiglia.<br />

Gisella<br />

Russignan<br />

Delise<br />

n. 11.1.1891<br />

m. 1.9.1978<br />

Giovanni<br />

Delise<br />

n. 2.6.1887<br />

morto nella<br />

guerra<br />

1915-18<br />

Da una sua lettera dal fronte:<br />

“... Iddio e la B.V. di Strugnano<br />

aprano qualche via di speranza<br />

buona, che sparisca presto questa<br />

terribile eresia del secolo XX...’’.<br />

In memoria e ricordo dei <strong>non</strong>ni,<br />

Gianna Delise e famiglia.<br />

Angelo<br />

Moro<br />

n. 12.1.1921<br />

m. 29.5.1984<br />

Vilma<br />

Degrassi<br />

n. 14.9.1924<br />

m. 3.3.2008<br />

Nel 26° anniversario del papà<br />

e nel secondo della mamma<br />

sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto dalla figlia Edda,<br />

dal genero Mario, dai nipoti,<br />

pronipoti e parenti tutti.<br />

Siete sempre nei nostri cuori<br />

per l'ottimo ricordo che ci avete<br />

lasciato.<br />

Elisabetta<br />

Pugliese<br />

ved. Degrassi<br />

n. 2.7.1886<br />

m. 15.8.1990<br />

È sempre ricordata dalla nipote<br />

Edda con il marito Mario, dai<br />

pronipoti Debora, Luigi, Alex,<br />

Valeria, Stefania e Samantha<br />

unitamente ai parenti tutti.<br />

Giuseppe<br />

Vascotto<br />

n. 15.3.1908<br />

m. 6.7.1971<br />

Palmira<br />

Delise<br />

ved.<br />

Vascotto<br />

n. 13.4.1908<br />

m. 25.1.2002<br />

Palmira<br />

Vascotto<br />

n. 9.4.1911<br />

m. 12.2.1978<br />

Un affettuoso ricordo per i<br />

genitori e per la sorella Palmira<br />

da Fabio Vascotto insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

Un sentito<br />

grazie a...<br />

PRO ISOLA NOSTRA<br />

DALL’ITALIA<br />

• Mariucci Lorenzutti (Monfalcone)<br />

€ 30 in ricordo dei<br />

propri cari defunti<br />

• Silvia Bologna Moretti<br />

(Lodi) € 50 in ricordo dei<br />

defunti delle famiglie Bologna<br />

e Moretti<br />

• Giuseppina Colomban (Villaguardia/CO)<br />

€ 30<br />

• Bruno Perentin (Monfalcone)<br />

€ 70<br />

• Livio Menis (Bassano d/<br />

Grappa) 50 in memoria dei<br />

familiari defunti<br />

• Nilla Pugliese (Aosta) 50<br />

in ricordo del marito Luciano<br />

Bartoli e della cognata Alda (+<br />

a Buffalo/USA)<br />

• Flavia Delise (Monfalcone)<br />

25 in ricordo dei genitori Romildo<br />

e Nerina<br />

• Ornella Gellini Prato (Ormea/CN)<br />

€ 10<br />

• Emanuela e Marco (Ponzano<br />

V.to/TV) € 25 in ricordo dei<br />

familiari defunti<br />

• Mariuccia Bellè Pellegrini con<br />

il marito e i figli (Varese) 30 in<br />

ricordo di Emilio Russignan<br />

• Bruno, Giacomina e Lucia<br />

Bellè (Varese) 30 ricordando il<br />

cugino Emilio Russignan<br />

• Carmen Benvenuto (Roma)<br />

50<br />

• Filiberto Boi (Caluso/TO) 50<br />

in memoria dei genitori Beniamino<br />

Boi e Frida Perentin<br />

• Ivan Dudine (Aiello/UD) 20<br />

in ricordo del papà Domenico<br />

• Attilio Delise (Busalla/GE)<br />

25<br />

• Bruno Moscolin (Carpi) 50<br />

in ricordo dei genitori Giovanni<br />

Moscolin e Alma Marchesan<br />

• Giuliano Graf (Padova) 50<br />

• Lucia Troiani Borotto (Verona)<br />

20 in memoria dei genitori<br />

Carlo e Maria Delise<br />

• Maria Parma (Varese) 40<br />

• Rosa Buscaroli (Bologna)<br />

50 in ricordo del marito Luigi<br />

Damiani<br />

• Albino Paniek Vatovec (Udine)<br />

250 in ricordo di Anna<br />

Perentin (scorla), santola Angelina,<br />

Antonio e Maria


36 15 Marzo 2010<br />

ISOLA NOSTRA<br />

• Mario Bressan (S.Zeno/BS)<br />

25<br />

• Silva Bressan (Brescia) 25<br />

• Bruno Dovier (Grado) 10<br />

• Fabio Ricasoli (Genzano/<br />

Roma) 50 in ricordo dei genitori<br />

Ernesto e Maria Dagri<br />

• Arianna Marcuzzi Tomasella<br />

(Milano) 50 in memoria<br />

della <strong>non</strong>na Francesca Delise,<br />

mamma Roma e zii Giusto e<br />

Celestina Totis<br />

• Argeo Pertot (Milano) 50<br />

• Salvatore Chicco (Monfalcone)<br />

20 in memoria dei nostri<br />

cari defunti<br />

• Bruna Carboni Cuneo (Genova)<br />

50 in memoria dello zio<br />

Albino Degrassi (lugro)<br />

• Carolina Cuneo (Genova) 20<br />

ricordando Albino Degrassi<br />

• Piero Delise con Clara e<br />

Luca (Bologna) 30 ricordando<br />

sempre con affetto la sorella<br />

Mariuccia Depase<br />

• Laura Degrassi Fabreto (Romans/GO)<br />

50 in memoria dei<br />

genitori e degli amici carissimi<br />

Wanda Deste e Vittorio Pohlen<br />

• Palmira Perentin (Milano)<br />

50 in memoria dei genitori<br />

Angela e Renato<br />

• Sergio Zucca (Monfalcone)<br />

20 un ricordo dell’amico Gianni<br />

Vascotto<br />

• Vittorina Stolfa (Padova)<br />

€ 30<br />

• Ermanno Ramani (Staranzano/GO)<br />

25<br />

• Maria Ralza Valenti (Palazzolo/BS)<br />

100<br />

• Le figlie Milvia e Marina con<br />

il nipote Stefano (Padova) 30 in<br />

DALL’ESTERO<br />

ricordo dei genitori e <strong>non</strong>ni Mario<br />

Degrassi e Alieta Costanzo<br />

• La moglie Edda e i figli Paolo<br />

e Cinzia (S.Lorenzo/GO) 30<br />

in ricordo di Ennio Drioli<br />

• Gianna Delise (Monfalcone)<br />

50 in memoria dei <strong>non</strong>ni Antonio<br />

e Paola Vascotto e Giovanni<br />

e Gisella Delise<br />

• Famiglia Delise (Monfalcone)<br />

50 in memoria di Gabriele<br />

Delise e Lidia Vascotto<br />

• Severina Lipira (Gorgonzola/MI)<br />

60 in ricordo di tutti<br />

i familiari defunti<br />

• Franca Stolfa Turco (Nicosia/EN)<br />

50 in memoria dei genitori<br />

Adriano e Odilla Stolfa<br />

• Giovanni Menis (Povegliano/TV)<br />

100<br />

• Milvia Degrassi (Padova)<br />

80<br />

• Silva Chicco (Como) 25<br />

• Rina Boi (Caluso/TO) 50<br />

ricordando con affetto e nostalgia<br />

i genitori Beniamino e<br />

Frida Perentin<br />

DA TRIESTE<br />

• Nino Troian e Nerina Parovel<br />

€ 50 nella ricorrenza<br />

del loro 50° anniversario di<br />

matrimonio<br />

• Gigi Carboni € 20 in occasione<br />

del primo compleanno<br />

del nipote Francesco<br />

• Nada e Quintilio 50 nella<br />

ricorrenza del loro 60° anniversario<br />

di matrimonio<br />

• Nerio Gruber (Muggia) 25 in<br />

memoria dei cari defunti<br />

• Anita Vascotto Vesnaver<br />

• Mariucci Degrassi Zacchigna (Canada) $ 40 in ricordo dei<br />

cari defunti<br />

• Jolanda Degrassi in Delise $ 50 in memoria del papà Zilio<br />

• Lucio Degrassi (paradiso) (USA) $ 40<br />

• Nerio Lugnani (Australia) $ 100 in ricordo della moglie<br />

Laura e dei genitori<br />

• Giovanni Bacci (Canada) $ 100 in ricordo dei genitori Celso<br />

e Giovannina<br />

• Mario Dagri (biri) (Canada) $ 50 in ricordo dei genitori<br />

Antonio e Vittoria<br />

• Luciano Bacci (zalo) (Canada) $ 20 in ricordo dei genitori<br />

Celso e Giovannina<br />

• Mario Lorenzutti (grilo) (Canada) $ 100 in memoria di tutti<br />

i familiari defunti<br />

• Bruno Vascotto con i figli Gianluigi e Bruna (USA) $ 150<br />

in ricordo della moglie e mamma Aristea Costanzo<br />

• Sergio Costanzo (Australia) € 50 in ricordo del papà Emilio<br />

• Livia e Onorina Dandri (Costa Rica) $ 100 in ricordo dei<br />

genitori Giuseppe e Caterina, dei mariti Severo Deliberato e<br />

Giordano Ulcigrai, della zia Lucia e di Dino Dudine (ragno)<br />

• Gianna Fradel (Australia) $ 50 in ricordo dei familiari<br />

defunti<br />

• Luciano Degrassi con Annemarie (Germania) € 100 in<br />

ricordo dei familiari defunti<br />

(Muggia) 20 in ricordo dei<br />

cari defunti<br />

• Don Italo Brazzafolli 30<br />

• Nerina Degrassi Pugliese 25<br />

in ricordo del marito<br />

• Giorgio Vascotto 200 in<br />

ricordo dei genitori Attilio Vascotto<br />

e Argia Druscovich<br />

• Nivia Delise 100 in memoria<br />

dei cari genitori e di tutti i parenti<br />

defunti<br />

• Nivia Delise 30 in ricordo delle<br />

amiche Gina, Rina e Frida<br />

• Mario Colmo (Muggia) 20 in<br />

memoria dei cari defunti<br />

• Maria Giovanna Degrassi<br />

(Vill. del Pescatore) 20 in ricordo<br />

dei genitori Giovanni e Irma<br />

• Neri Marchesan e Milvia<br />

Costanzo (Vill. del Pescatore)<br />

60 in memoria dei propri cari<br />

• Gina Slanovitz 20<br />

• Renata Pugliese 20<br />

• Bruno Costanzo e Alessandra<br />

Zuliani (Muggia) 30 in<br />

memoria dei genitori<br />

• Fiorenza Degrassi 50 in<br />

ricordo dei genitori Giliante e<br />

Ada Delise<br />

• Famiglie Pesaro e Venturini<br />

50 ricordando con affetto Luigina,<br />

Flora e Angelo Rocco<br />

• Famiglie Pesaro e Venturini<br />

20 ricordando la cara zia Pina<br />

Pugliese<br />

• I figli 50 ricordando i cari genitori<br />

Lucia e Mauro Pesaro<br />

• Silva e Gianfranco Chicco<br />

20 in ricordo dello zio Libero<br />

Dellore, scomparso in Australia<br />

nell’ottobre 2009<br />

• Tullio Pardo € 30<br />

• Milvia Codellia € 60<br />

• Maria Contesini € 30<br />

• Livio Deste (calafà) 30 in memoria<br />

del papà Marcello, mamma<br />

Maria e fratello Bruno<br />

• Livio Deste 20 in memoria di<br />

tutti i cari defunti<br />

• Dino Vascotto 70 in ricordo<br />

dei genitori Maria e Costante e<br />

di tutti i familiari defunti<br />

• Mario, Nella e Claudio Codellia<br />

25 in memoria dei propri<br />

cari defunti<br />

• Gianfranco Goina 100 in<br />

ricordo della mamma Anita<br />

Benvenuti (paladina) e del papà<br />

Remigio<br />

• Franca Benvenuti 20 ricordando<br />

i cari genitori e le sorelle<br />

• Loriana e Corrado Dudine<br />

50 in ricordo della zia Lucia e<br />

di tutti i cari defunti<br />

• Vinicia Perentin 30 in memoria<br />

del marito Mario Depase<br />

• Vinicia Perentin 20 in memoria<br />

dei genitori Giordano e<br />

Maria<br />

• Nerina Chicco 30 in ricordo<br />

del marito Mario<br />

• Bruno e Gianna Fragiacomo<br />

€ 30<br />

• Romana Romano ved. Menis<br />

insieme ai figli € 30 ricordando<br />

il marito e papà Olivo<br />

nel secondo anniversario della<br />

scomparsa (3 marzo 2008)<br />

• Lucia Vascotto 50 in ricordo<br />

del marito Italo Carboni<br />

• Gigi Carboni 50 in ricordo<br />

della moglie Mariuccia Depase<br />

e di tutti i cari defunti<br />

• Gianna Chicco Soldatich 10 in<br />

memoria della mamma Elvira<br />

• La zia Pierina con il cugino<br />

Sergio 10 nel 14°anniversario<br />

della perdita del caro Fabio<br />

• Almira Degrassi 20<br />

• Nivea Degrassi 20<br />

• Cosetta Zaro 20<br />

• Franca Moratto Lanza 30<br />

in ricordo dei genitori Maria<br />

Benvenuto e Domenico Lanza<br />

e di tutti i cari defunti<br />

• Luigina Vascotto 50 in ricordo<br />

del marito Emilio Russignan<br />

• Fulvia Viezzoli 50 in ricordo<br />

del marito Marino Russignan<br />

• Claudio Pozzetto 50 in memoria<br />

dei genitori Giuseppe<br />

e Antonia e della cara sorella<br />

Adriana<br />

• Dario Bernardi 20 in memoria<br />

dei familiari defunti<br />

• Maria Cristina, Donata, Barbara<br />

e Renato 30 in memoria<br />

dei genitori, <strong>non</strong>ni e suoceri<br />

• Gianna e Alfredo Bussani 30<br />

in memoria dei familiari defunti<br />

• Dorina Goina ved. Vascotto<br />

30 in memoria dei genitori<br />

• Lucia Parma 20 in ricordo<br />

del marito Libero<br />

• Floriana Costanzo con il marito<br />

Franco e le figlie Barbara<br />

e Michela 30 in memoria dei<br />

genitori e <strong>non</strong>ni Argeo e Lucia<br />

• Lucia Costanzo 20 in ricordo<br />

del marito Gianni<br />

• Franco (da Como) e Venerina<br />

Degrassi 50 in memoria<br />

dei genitori Anna e Giovanni e<br />

della sorella Silvia<br />

• Pini Pugliese 20 in memoria<br />

della moglie Maggiolina Russignan<br />

• Pino Vascotto 50 in memoria<br />

della sorella Cornelia e di tutti<br />

i cari defunti<br />

• Mariuccia Costanzo 30 in<br />

memoria dei genitori e delle<br />

sorelle<br />

• Barbara Vigini 50 in ricordo<br />

dei <strong>non</strong>ni Maria e Giovanni<br />

Palcich e Maria e Giuseppe<br />

Vigini<br />

• Renata 10 in memoria dei cugini<br />

Guerrino e Stellio Braico<br />

• Ucci e Renata 100 in ricordo<br />

dei genitori Renato e Pina


• Renata Parma 10 in memoria<br />

di tutti i cari defunti<br />

• Antonietto Pugliese (caregheta)<br />

(Muggia) 30 in ricordo<br />

del figlio Edi<br />

• Liana e Franca Mondo 30<br />

in memoria dei genitori Giulio<br />

e Vittoria<br />

• Ucci Felluga 30 in memoria<br />

della mamma Alma Parma e<br />

della sorella Giuseppina<br />

• Fabio Millovich 30 in ricordo<br />

dei genitori Irma e Marcello e<br />

dello zio Mario<br />

• Fabio e Alma Carboni 50 in<br />

ricordo del caro cugino Guerrino<br />

Carboni<br />

• Nivia e Saverio Dagri 100<br />

in memoria dei cari genitori<br />

Turrida e Valerio<br />

• Silvana Pertot 50 in ricordo<br />

della cara cognata Turrida<br />

• Anita e Carlo Vascotto 50 in<br />

memoria di tutti i cari defunti<br />

• Nella Depase e famiglia 50<br />

in memoria di tutti i familiari<br />

defunti<br />

• Luciana Degrassi con le figlie<br />

Daniela e Marina 100 ricordando<br />

il marito e papà Pino Zerial<br />

• I nipoti 20 in memoria di<br />

Giovanni e Maria Moscolin con<br />

le loro tre figlie Maria, Anita e<br />

Giannina<br />

• Roberto Delise 50 in memoria<br />

dei genitori Maria e Carlo<br />

• Amalia Don con i figli 25 ricordando<br />

il marito e papà Elmo<br />

• Amalia Don con i figli 25<br />

ricordando gli zii Angela e<br />

Mario Delise<br />

• La moglie Mariella con la<br />

figlia Marina e i familiari 50<br />

in ricordo del marito e papà<br />

Giordano Delise<br />

• Laura Carboni 50 in ricordo<br />

della sorella Salve e dei<br />

genitori<br />

• Fabio Vascotto 50 in memoria<br />

dei genitori Giuseppe e<br />

Palmira e della zia Palmira<br />

• Edda Vascotto e Dario Carboni<br />

50 ricordando i rispettivi<br />

genitori<br />

ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />

VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />

TELEFONO 040-638236<br />

Naz.<br />

IT<br />

Check<br />

86<br />

Conto Corrente Postale n. 11256344<br />

Coordinate bancarie (IBAN):<br />

Cin<br />

X<br />

Cod. ABI<br />

07601<br />

CAB<br />

02200<br />

Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />

ORARIO UFFICIO:<br />

martedì-giovedì ore 10 - 12<br />

venerdi 16 - 18<br />

• Maria Russignan (Muggia)<br />

50 in memoria dei cari defunti<br />

• Odilla Za<strong>non</strong> Contento 40 in<br />

memoria dei cari defunti<br />

• Anita e Caterina Beltrame<br />

100 in ricordo dei genitori<br />

Antonio e Lucia e dei fratelli<br />

Guido e Bruno<br />

• Leda Pesaro (Prosecco ) 25<br />

in ricordo del marito Bruno<br />

Beltrame e dei genitori Maria<br />

e Vittorio<br />

• Luigia Chicco 30 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Mirella Bologna 25<br />

• Clelia Cebron 60 in ricordo<br />

del marito Lucio Pagan<br />

• Mariuccia Zaro (Sistiana) 50<br />

in ricordo del caro marito Rino<br />

Prelaz, dei genitori e dei fratelli<br />

• Giovanni Drioli 50 in ricordo<br />

dei genitori, del fratello e di<br />

tutti i cari defunti<br />

• Gianna Pertot 100 in ricordo<br />

del marito Giovanni (Nino)<br />

Delise e dei suoceri Rosa e<br />

Giovanni<br />

• Gianna Pertot 50 in ricordo<br />

della mamma Iole, del papà<br />

Mario e dei <strong>non</strong>ni Lucia e<br />

Ferdinando<br />

• Valeria Degrassi Carboni 50<br />

in ricordo del caro marito Mario<br />

e di tutti i familiari defunti<br />

• Mario Degrassi 50 in ricordo<br />

della moglie Bruna Steffè<br />

• Angela Giovannini Dagri<br />

con i figli Gino, Nerina, Nivea,<br />

Marino e Loredana 30 in memoria<br />

del marito e papà Luigi<br />

e di tutti i cari defunti<br />

• Loredana Dagri con la figlia<br />

Samantha 20 in ricordo del marito<br />

e papà Lucio Fragiacomo<br />

• Lucio, Manuela e Sandra<br />

Vascotto 50 in memoria della<br />

moglie e mamma Luciana Bologna<br />

Vascotto<br />

• Le nipoti 25 in memoria<br />

della <strong>non</strong>na Luciana Bologna<br />

Vascotto<br />

• I figli 50 in ricordo della mamma<br />

Libera Benvenuto ved. Colomban<br />

N° Conto<br />

000011256344<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

• Adriana Viezzoli 25 in ricordo<br />

della mamma Giannina e<br />

della sorella Mariella<br />

• Libero Giorgesi 15 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Stelio, Elida e Gianna 30 in<br />

memoria della mamma Vilma<br />

Benvenuto<br />

• Edda Moro e Mario Maier<br />

20 ricordando i genitori Angelo<br />

Moro e Vilma Degrassi e la<br />

<strong>non</strong>na Elisabetta Pugliese<br />

• Nadia Derossi 10 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Giuseppina Colomban 50<br />

in ricordo della mamma Nella<br />

Felluga e nell’anniversario<br />

della nascita del papà Aldo (18<br />

febbraio)<br />

• Nadia Delise 50 ricordando<br />

con tanto affetto i genitori Giovanni<br />

e Rosa Delise e i fratelli<br />

Nino e Bruno<br />

• Claudio Petrina 50 in ricordo<br />

della mamma Anna Radin<br />

• Dino Degrassi 30<br />

• Edina Dapretto 25 in memoria<br />

dei genitori e dei parenti tutti<br />

Il Crocifisso<br />

Questo mondo sta cambiando,<br />

con le guerre di religione<br />

kamikaze e terroristi<br />

fanno stragi a profusione.<br />

A Strasburgo, come Giuda,<br />

han deciso a votazione<br />

di dare un calcio alla nostra<br />

millenaria religione.<br />

E polemiche persone,<br />

insegnanti per di più,<br />

il nostro vecchio Crocifisso<br />

<strong>non</strong> lo voglion vedere più.<br />

E speriamo che il ricorso<br />

vada poi a ben finire,<br />

che meschini son coloro<br />

che lo voglion abolire.<br />

Questo simbolo cristiano<br />

sempre è stato tormentato:<br />

che dirà Nostro Signore<br />

che quei chiodi Lui ha provato!<br />

Quei chiodi che Lui ha provato<br />

per redimere l’Umanità.<br />

Emilio Prata, Milano<br />

• Elvio Zaro 50 in memoria di<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Ester Za<strong>non</strong> e Livio Dudine<br />

100 in ricordo di tutti i cari<br />

defunti<br />

• Il figlio con la nuora e i nipoti<br />

50 in ricordo dei genitori<br />

e <strong>non</strong>ni Virgilio e Maria.<br />

• Nivia Delise 25 in ricordo di<br />

Giovanni Delise<br />

• Maria Benvenuti 20 in ricordo<br />

del marito Licerio<br />

• Maddalena Lorenzutti 20 in<br />

ricordo del marito Duilio<br />

• Mariucci Chelleri 50 in ricordo<br />

dei propri cari defunti<br />

• Giuliana Chelleri 50 in ricordo<br />

del marito Bruno e della<br />

suocera Maria<br />

• Bruno Carboni 50 ricordando<br />

i propri cari defunti<br />

• Anita, Lino e Nicoletta Brigadini<br />

50 nel quarto anniversario<br />

della scomparsa della cara<br />

Alice Goina ved. Vascotto<br />

• Bruna Parma € 30 in memoria<br />

del marito Carlo Carboni


Fine anni ’30 - Insieme al parroco di <strong>Isola</strong><br />

mons. Giuseppe Dagri (al centro della foto)<br />

un gruppo di aderenti all’Azione Cattolica<br />

durante un incontro lontano da <strong>Isola</strong>. In<br />

ginocchio, da sinistra: Sante Piccinin – Livio<br />

Dandri - ? Degrassi - ? Fragiacomo - ?<br />

Degrassi – Mariano Degrassi (paradiso).<br />

In piedi, da sinistra: Nino Delise (pissimol)<br />

(dietro a lui, in alto, Mario Delise) – Vinicio<br />

Felluga - ??? – Carlo Delise taiasuche – Ezio<br />

Depase – Giacinto Lugnani – mons. Dagri<br />

– Mario Dandri – Olinto Parma (dietro a<br />

lui una persona <strong>non</strong> riconosciuta) – Luigi<br />

Costanzo – Ottavio Depase (vieno) – Sergio<br />

Vascotto (barboio) – Giovanni Congedi<br />

– Marino Bacci.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!