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ISOLA<br />
I titoli<br />
NOSTRA<br />
«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />
la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />
Pasquale Besenghi<br />
PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />
DEGLI ISOLANI<br />
ANNO XLV<br />
N. 380<br />
TRIESTE, 15 marzo 2010<br />
Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />
Taxe perçue - Tassa pagata<br />
Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />
del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />
ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it<br />
10 febbraio 2010: il Giorno del Ricordo<br />
Gli amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> su Facebook<br />
Almerigo Fragiacomo: la medicina come vocazione<br />
Lo sradicamento dalla propria terra<br />
Luciano Bartoli: un pittore triestino a <strong>Isola</strong><br />
Livio Felluga - Una laurea a coronamento di una vita di lavoro
LUNEDI’ 5 APRILE 2010<br />
Pellegrinaggio a Strugnano<br />
Continuando un’antica tradizione, l’appuntamento è per le<br />
ore 15.00 dinanzi alla grande Croce che sembra abbracciare<br />
il golfo di Trieste. Da qui partirà la processione diretta al<br />
Santuario di Santa Maria della Visione dove sarà celebrata<br />
la Santa Messa solenne.<br />
Dopo la Messa, appuntamento per quatro ciacole davanti<br />
al banchetto della nostra Nerina bonassa che ci aspetta<br />
numerosi per la consueta moltiplicazione dei pani e dei<br />
pesci…<br />
A Lei il nostro grazie anticipato per quanto ha fatto e continua<br />
a fare per gli isolani soprattutto in questa giornata<br />
di festa.<br />
AI LETTORI<br />
L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è prevista per<br />
la metà del mese di GIUGNO 2010. Per evitare spiacevoli<br />
disguidi è necessario che tutto il materiale destinato alla<br />
pubblicazione (articoli, ricordi, necrologi, ecc.) pervenga<br />
in redazione entro il giorno<br />
11 maggio 2010<br />
NATI NEL 1935<br />
Anche quest’anno abbiamo intenzione<br />
di festeggiare insieme il nostro anniversario.<br />
Abbiamo pensato di trovarci<br />
verso la fine dell’estate.<br />
A chi interessa questo incontro – e<br />
speriamo siano tanti… - può mettersi<br />
in contatto con<br />
Maria Delise (gobo)<br />
040-812007 e 339-2196329<br />
Mario Drioli (tocio)<br />
040-272540<br />
Fabio Vascotto (nadàl)<br />
040-272520<br />
Grazie per la Vostra collaborazione<br />
ISOLA D’ISTRIA,<br />
TERRA GIA’ ITALIANA,<br />
TERRA DI CAMPIONI<br />
Una ponderosa raccolta di foto dedicate allo sport isolano<br />
raccolte in due DVD<br />
Come annunciato nel numero di dicembre, <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ha<br />
il piacere di presentare ai suoi amici lettori l’ultimo lavoro<br />
di Walter Pohlen, tutto dedicato allo sport isolano e frutto di<br />
oltre otto mesi di ricerche e di fatiche: il DVD “<strong>Isola</strong> d’Istria,<br />
terra già italiana, terra di campioni”.<br />
Alcune parti del DVD saranno illustrate, presente l’Autore,<br />
nel corso di una serata che avrà luogo<br />
mercoledì 28 aprile alle ore 17.00<br />
presso la sede dell’ Associazione delle Comunità Istriane in<br />
via Belpoggio 29.<br />
L’opera, suddivisa in due dvd di oltre un’ora ciascuno, raccoglie<br />
1125 foto rappresentative di tutti gli sport, da quelli<br />
che hanno dato maggior lustro a <strong>Isola</strong> come il canottaggio,<br />
il pugilato e il calcio, a quelli cosiddetti minori, in un lasso<br />
di tempo che va dagli anni ’20 all’esodo e ai giorni nostri.<br />
Un’epopea per il nostro paese <strong>non</strong> solo sportiva ma anche<br />
storica e umana.<br />
Ai tanti personaggi che ritroveremo in queste pagine il nostro<br />
plauso per il loro sacrificio e per i risultati che hanno ottenuto,<br />
in campo nazionale e internazionale, vanto e memoria storica<br />
per <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />
L’autore, l’amico Walter Pohlen, vive lontano da Trieste, a<br />
Casalgrande (RE), ma è sempre vicino al cuore e all’anima<br />
degli isolani e del nostro giornale; ancor di più adesso con le<br />
nuove tecnologie informatiche di cui è diventato un grande<br />
esperto. Ma quello che più si nota nei suoi dvd è l’amore,<br />
l’amore per la sua terra che si percepisce in ogni foto e in<br />
ogni brano musicale.<br />
Un ringraziamento a tutti coloro che, rispondendo all’appello<br />
su queste pagine, hanno fatto pervenire a Walter tantissimo<br />
materiale anche inedito.<br />
Le nostre scuse infine per un brutto inconveniente, anche<br />
se indipendente dalla nostra volontà: un plico, contenente<br />
foto d’epoca affidateci da nostri lettori e inviato a Walter,<br />
<strong>non</strong> è mai arrivato a destinazione, <strong>non</strong>ostante tutte le nostre<br />
ricerche. E’ l’ennesimo disguido dovuto all’inaffidabilità di<br />
Poste Italiane. Siamo abituati a mancate consegne di <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong>, ma tutto si risolve con una spesa maggiore e l’invio di<br />
un’altra copia; la perdita invece di foto di famiglia purtroppo<br />
<strong>non</strong> ha prezzo….<br />
“<strong>Isola</strong> d’Istria, terra già italiana,<br />
terra di campioni” di<br />
Walter Pohlen – Trieste, 2010.<br />
I DVD saranno reperibili<br />
presso la sede di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />
nei consueti orari di apertura.<br />
Su richiesta, potranno anche<br />
essere spediti a mezzo posta<br />
sia in Italia che all’estero. Non<br />
avendo un prezzo di copertina<br />
sarà gradito un piccolo contributo<br />
a fronte delle spese di<br />
duplicazione e di invio.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
1<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Periodico trimestrale della<br />
Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />
d’Istria fondato da<br />
Don Attilio Delise nel 1965<br />
Direttore responsabile<br />
Franco Stener<br />
Assistenti di redazione<br />
Anita Vascotto<br />
Attilio Delise<br />
Umberto Parma<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Nicoletta Brigadini<br />
Paolo Coppo<br />
Mario Costanzo<br />
Dino Degrassi<br />
Marina Degrassi<br />
Ferruccio Delise<br />
Editta Depase<br />
Mario Depase<br />
Licinio Dudine<br />
Bruno Felluga<br />
Emilio Felluga<br />
Mario Lorenzutti<br />
Alessandro Mirt<br />
Daniela Mugittu<br />
Giorgio Penzo<br />
Mariuccia Pinton<br />
Walter Pohlen<br />
Emilio Prata<br />
G. Mario Rossi Fizzotti<br />
Romano Silva<br />
Franco Stener<br />
Fabio Vascotto<br />
Pietro Zovatto<br />
Alessandra Zuliani<br />
Gianni Zvitanovich<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione<br />
Via XXX Ottobre, 4<br />
34122 TRIESTE<br />
Editrice: Associazione<br />
“ISOLA NOSTRA’’<br />
Autorizzazione del Trib. di<br />
Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />
Conto corrente postale<br />
n. 11256344<br />
Orario degli uffici:<br />
Martedì dalle 10 alle 12<br />
Giovedì dalle 10 alle 12<br />
Venerdì dalle 16 alle 18<br />
Telefono 040/63.82.36<br />
Grafica e stampa:<br />
STUDIO 92 RO-MA<br />
L’Alleluia universale della Pasqua<br />
Si rinnova ogni anno<br />
il ciclo naturale delle<br />
stagioni. Dopo il rigido<br />
inverno – nel 2010 particolarmente<br />
accanito – i giorni<br />
si aprono alle giornate più<br />
lunghe, al sole che si dona<br />
con più abbandono alla terra<br />
abituata agli alberi spogli, e si<br />
celebra la Pasqua con un cielo<br />
limpido e azzurro.<br />
I giorni della Quaresima si<br />
sono inoltrati nella preparazione<br />
della Pasqua, con la sobrietà<br />
della vita, con uno stile<br />
più contenuto nel desiderio<br />
di possedere, per sgombrare<br />
l’anima da ogni impurità che<br />
la “terrestrinità” del quotidiano<br />
lascia in ognuno. Oggi<br />
è Pasqua e nella “notte più<br />
chiara del giorno” Cristo è<br />
risorto per mostrare che la<br />
sua parola discende da Dio<br />
e in Dio ci riscatta dal male.<br />
Pasqua è l’evento della luce<br />
offerta all’uomo dopo una<br />
passione che si consumò sul<br />
Golgota e si esaltò nel Risorto,<br />
Figlio di Dio, “a nostro salvamento”<br />
– direbbe Dante.<br />
Pasqua rappresenta la<br />
morte del peccato, vinto da<br />
Cristo, trascinando tutti gli<br />
uomini nella figliolanza divina;<br />
l’uomo è stato divinizzato,<br />
recuperando l’antica<br />
“immagine di Dio”, icona di<br />
creazione.<br />
Pasqua indica il passaggio<br />
di Cristo – come il popolo prediletto<br />
attraverso il Mar Rosso<br />
– ma ci troviamo sempre a<br />
vagare nel deserto se l’uomo<br />
<strong>non</strong> risponde alla proposta<br />
di una nuova esistenza con<br />
una adesione libera, razionalmente<br />
motivata e volontaria.<br />
Questo atteggiamento staglia<br />
l’uomo nuovo – attraverso la<br />
conversione del cuore – dalle<br />
radici profonde dei desideri<br />
alla lucidità della intelligenza,<br />
aperta alla grazia.<br />
Con la Pasqua si risponde,<br />
quasi apologeticamente, a<br />
coloro che vogliono redimersi<br />
da sé, con le proprie forze, ricorrendo<br />
alla scienza moderna<br />
e, oggi, anche alla tecnica<br />
alla portata di tutti. Sono “i<br />
risentimenti dell’uomo vecchio”,<br />
direbbe San Paolo, che<br />
faticano ad accettare la terza<br />
THEILHARD<br />
DE CHARDIN<br />
Alla fine del tutto<br />
nel miraggio… apocalittico:<br />
cieli nuovi e terra nuova.<br />
Sul demiurgo solfeggerà<br />
una liturgia cosmica,<br />
le Dolomiti saranno<br />
l’altare dell’universo<br />
e il Monte Cristallo<br />
ostia vivente. Col gemito<br />
della natura esploderà<br />
lo schianto del parto:<br />
una Pasqua eterna.<br />
Pietro Zovatto<br />
– o meglio, la prima colonna<br />
– della concezione della vita :<br />
Dio, l’uomo, il cosmo.<br />
Pasqua rende attuale anche<br />
il rispetto dell’ambiente,<br />
perché Cristo ha redento<br />
l’universo nella sua globalità,<br />
anche il giardino che ci ospita,<br />
per vivere la condizione<br />
umana con la maturità di<br />
Cristo: Risorto.<br />
Don Pietro Zovatto<br />
Auguri da <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>
2 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
10 FEBBRAIO 1947 – 2010:<br />
il Giorno del Ricordo<br />
Con la Legge n.° 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana<br />
ha istituito il “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime<br />
delle foibe e dell’esodo dei giuliano-dalmati, ed ha concesso<br />
– seppur tardivamente – un riconoscimento ai congiunti degli<br />
infoibati.<br />
L’art. 1 – comma 1 di tale Legge recita: “Lo scopo del riconoscimento<br />
del Giorno del Ricordo è quello di conservare e rinnovare<br />
la memoria degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo<br />
dalla loro terra degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra<br />
e delle più complesse vicende del confine orientale”.<br />
Con la firma a Parigi del Trattato di Pace, il 10 febbraio 1947,<br />
si sanciva un’amputazione territoriale dolorosa che costringeva<br />
oltre 350.000 persone ad abbandonare le proprie case. Per anni<br />
questo dramma, accompagnato dagli eccidi delle foibe, era stato<br />
accantonato e gli esuli più volte erano stati accolti nel territorio<br />
nazionale come “fascisti in fuga da un regime democratico”.<br />
Ora piano piano in questi ultimi anni viene fatta emergere<br />
nuova luce e lodevolmente vengono interessati a far conoscere<br />
questa storia italiana parzialmente ignorata i docenti scolastici, in<br />
modo che a loro volta possano trasmetterla agli studenti: senz’altro<br />
è la strada più giusta e la più corretta.<br />
Intanto in varie città d’Italia si allestiscono mostre e conferenze<br />
sull’argomento: è significativa la mostra che il comune di<br />
Sassuolo sta allestendo sugli avvenimenti storici interessanti le<br />
vittime delle foibe e l’esodo. Anche in Emilia, dove gli esuli <strong>non</strong><br />
sono stati benevolmente accolti, finalmente la verità storica sopravanza.<br />
Da Agrigento a Bergamo si sente il dovere e la necessità di<br />
riproporre un argomento poco noto. Solo la sinistra antagonista<br />
toscana protesta contro l’istituzione della legge sul Giorno del<br />
Ricordo: sarebbe forse utile fare un viaggio in queste nostre terre<br />
e documentarsi in loco. Apprenderebbero certamente una verità<br />
che disconoscono forse perché appunto <strong>non</strong> conosciuta!<br />
R.S.<br />
Un ricordo mai sopito<br />
Carissima gente mia,<br />
No’ dovemo dir che xe stà colpa del destin, perché no’ podèmo<br />
ciamàr destìn quele ombre che pestava la porta col mitra sigàndo<br />
maledisiòn straniere.<br />
No’ podemo dir che xe stà colpa del destin, perché no’ dovemo<br />
confonder la piova dal temporal, un pàsteno de ùa con un pasteno de<br />
piere, ‘na caressa da un papìn, un fior da… un mitra. Per saltar fora<br />
de quei momenti, no’ dovevimo spetàr el destin che vignisi a salvarne<br />
perché lù, el destìn, gaveva altro de far e de pensar. La colpa – disemo<br />
pur cussì – la iera de quei che no’ ghe interessava se noi gavevimo<br />
piantà sul cuor un mucio de spine o ‘na britola.<br />
Noi dovevimo s’campar vardandose in giro par no’ eser sbranài<br />
da ombre maligne coi denti de càn e bava ala boca. El destin no’<br />
c’entra, el destìn xe inocente. Quei che gaveva colpa iera sconti drento<br />
a palassi de oro, sentài ‘torno ‘na tòla a contàr - ladri de anime - i<br />
schei dela nostra vendita. Noi gavemo caminà e caminaremo fin<br />
che vien scuro, fin che le ombre sarà ‘ndade via, fin che sentiremo<br />
sonàr le nostre campane, fin che el ciaro de quela verità – fussi magari<br />
un lumìn – mostrarà a duti che gavemo savù svolàr come la nostra<br />
Bianca Colomba par restar liberi. Solo in ‘sto momento podaremo<br />
dir che el destin – forsi - a gà volù darne ‘na man.<br />
Forsi, in quei giorni, credèvimo de gavèr visto ‘na disgrasia, ma gavemo<br />
visto solo un bragòsso… pien de fuggiaschi che ‘ndava a picco…<br />
fioi che pianzeva… donne disperade… fameie disperse… e mar rosso.<br />
Forse credèvimo de gavèr visto sparpaiai intal mar alghe bianche<br />
ma gavemo visto solo ‘na popolasion spaurida che scampava e el<br />
giorno dopo, duto iera silenzio… e i vermi magnava carne umana<br />
coversindo ossi de morto…<br />
Forse credèvimo de gaver visto ‘na comedia, ma quel iera solo el<br />
prologo del nostro dramma, con tanti atori diversi… ma ficài drento<br />
‘na storia vera.<br />
Forse credèvimo de gaver dismentigà el titolo de quela storia,<br />
ma ‘desso ve lo ricordo mi, a xe curto… solo zinque parole: “Storia<br />
di un paese morto”.<br />
Forse credèvimo… e cossa, che quei fussi stai i giorni de carnevàl?<br />
Quei xe sta i giorni del’Apocalisse, i più tenebrosi dela nostra<br />
storia… i giorni dela nostra disperasion.<br />
Forse credèvimo che quei coriandoli che la bora sparpaiava e<br />
strasinava sbalotandoli intai cantoni… sui muri… intal’acqua… soto<br />
le porte e fin drento le case… iera per far festa? Quei coriandoli iera<br />
el pianto dela nostra gente… lagrime carighe de sàl… disperade…<br />
amare come el fiel. E le brusa ‘ncora i òci.<br />
Forsi credèvimo de gaver visto… ma ‘desso niente più “forsi”<br />
perché, NOI: gavèmo visto!<br />
E cossa posso dirve ancora quando so che el vostro cuor a bati<br />
come el mio, per le stesse emosion, pei stessi ricordi, per la stessa<br />
terra benedeta. ‘Sto vis’cio che né incola ale nostre radise ‘n aiuta<br />
a soportar, giorno drio giorno, la granda nostalgia dei ricordi che se<br />
strasinemo drio. Anche se quei iera giorni involtisài cole spine de<br />
graia, questi ne gà dà la forsa de restar la vera gente de l’Istria.<br />
Tanto gavemo soportà e ancora soportèmo, tanti xe stai i dispiaseri<br />
che gavemo carigà sora le spàle ma, pur sempre, el ricordo del<br />
nostro nido ne gà da la forsa e el coragio per continuar a caminàr, a<br />
testa alta, par altre strade dela vita, sempre in salita, piene de spini e<br />
bàri de ortighe, ma là in zima gavemo trovà la Libertà e ghe gavemo<br />
corso incontro guadagnandosela.<br />
La gavemo guadagnada perdendo quel che gavevimo ma ‘desso,<br />
drento al “nuovi nidi”, un rameto de ulivo e la parola ISTRIA ne tièn<br />
compagnia nel ricordo de quei giorni persi per sempre.<br />
Un caro saluto nel Ricordo mai sopito.<br />
Walter<br />
Il manifesto ufficiale per la Giornata del Ricordo 2010, opera di Jordana Canova (nipote<br />
di esuli) e Sergio La Gatta. Come lo scorso anno, è la piccola Egea Haffner (residente in<br />
Trentino) a rappresentare l’immagine simbolo dell’elaborazione grafica. Il successo del<br />
manifesto dello scorso anno ha convinto i due autori a riproporre il soggetto, anche se in<br />
veste grafica completamente diversa (da Difesa Adriatica).
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
3<br />
Gli amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> su FACEBOOK<br />
Nel numero di dicembre avevamo dato notizia dell’iniziativa<br />
di Paolo Coppo che, con l’aiuto di Donatella Felluga, aveva<br />
costituito su Facebook (il social forum che tanto successo ha su<br />
Internet) un gruppo chiamato<br />
ISOLA D’ISTRIA … SEMPRE NOSTRA<br />
L’idea ha avuto successo, in quanto dopo il gruppo iniziale<br />
di otto persone, a fine gennaio si contavano ben 31 adesioni.<br />
Per meglio spiegare di cosa si tratti, ricordiamo che Facebook è<br />
un modo di far parte, attraverso la Rete, di gruppi che - previa<br />
iscrizione - tra loro si scambiamo saluti, opinioni, notizie, foto,<br />
ricerche e quant’altro.<br />
E’ una cosa piacevole, in quanto il legame che li unisce è quasi<br />
sempre o solo le loro origini o quelle dei loro genitori o <strong>non</strong>ni.<br />
Insomma, <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> viaggia anche in Internet.<br />
D’accordo con Paolo Coppo, pubblichiamo alcuni dei messaggi<br />
che sono pervenuti dagli aderenti.<br />
Edoardo Nicola – Ogi iero a <strong>Isola</strong>, e gò pensà: che bel se fossi<br />
‘ncora in piassa me <strong>non</strong>o Papussa con Checo Bava, Pis’cio e i altri,<br />
magari me sio Tiberio su una sacaleva… e gò vardà se ghe iera<br />
‘ncora el caicio 124 o la batela 67… Niente, purtropo, ‘desso me<br />
sembra più Izola loro che <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Ciao a duti i isolani!<br />
Susanna Tog<strong>non</strong> – Ciao a tutti! Sono Susanna, figlia di Edio<br />
Tog<strong>non</strong> (bacàn) e di Annamaria Ragaù. A settembre ho voluto<br />
accompagnare mio padre alla S.Messa nella chiesetta di Loreto,<br />
in occasione della festa della Madonna, un evento molto sentito<br />
dalla Comunità <strong>Isola</strong>na prima dell’esodo…<br />
Graziella Pastorini – Salve a tutti! Sono Graziella Deste in<br />
Pastorini, nata a <strong>Isola</strong>, figlia di Nicolò (Etto Paride) e Valeria<br />
Mondo (saca). Ho lasciato <strong>Isola</strong> nel 1950 e ora abito a Porde<strong>non</strong>e.<br />
Spero di trovare in questo gruppo amiche d’infanzia. In seguito<br />
vi racconterò ancora di me...<br />
Patrizia Piccinin – Salve a tutti! Quando ho visto l’invito <strong>non</strong><br />
ho pensato due volte a unirmi a voi. Tanti saluti a tutti da una fia<br />
de esuli in Sardegna.<br />
Maristella Vascotto – Ottima l’idea di questo gruppo, qualcosa<br />
in più e al di là del giornalino <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Mi presento: sono<br />
Maristella Vascotto, figlia di Italia e Ettore (saco); nata nel 1948<br />
ho vissuto ad <strong>Isola</strong> sei anni e a Trieste ho abitato nel campo profughi<br />
di San Giovanni…<br />
Nicoletta Di Pinto – Non so chi l’abbia attuata, ma la mia idea di<br />
giugno <strong>non</strong> era poi tanto bislacca… anche se <strong>non</strong> ho ancora visto<br />
l’ultimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Adesso vado a leggerlo, visto che<br />
mi hanno detto che c’è la foto di mio <strong>non</strong>no nel 50° anniversario<br />
della Pullino. Credo di esserci stato anch’io quel giorno…<br />
Mia Carboni – Salve a tutti! Sono Annamaria Carboni, sorella di<br />
Gigi (snai) della Pullino. Abito a Roma e con piacere condivido<br />
con voi la nostra <strong>Isola</strong>: el sangue no xe acqua!<br />
Paolo Coppo – Mi fa piacere constatare che, grazie alla sinergia<br />
con <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, i membri di questo gruppo stiano crescendo<br />
sempre più, di giorno in giorno.<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> da Mons. Crepaldi<br />
Visita di cortesia al nuovo Arcivescovo di Trieste<br />
Mercoledì 3 febbraio<br />
mons. Giampaolo Crepaldi,<br />
nuovo arcivescovo di<br />
Trieste, ha ricevuto in udienza<br />
una delegazione in rappresentanza<br />
di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”. Erano<br />
presenti Emilio Felluga, Anita<br />
Vascotto, Maria Pia Degrassi,<br />
Mario Depase, Umberto Parma<br />
e Attilio Delise.<br />
Nel corso del cordiale incontro<br />
Emilio Felluga, come<br />
Presidente dell’Associazione,<br />
ha illustrato l’attività religiosa,<br />
culturale e aggregativa che<br />
l’Associazione <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />
porta avanti da 45 anni, continuando<br />
l’opera avviata da don<br />
Attilio Delise, ultimo parroco<br />
italiano di <strong>Isola</strong>, per tenere unita<br />
la Comunità <strong>Isola</strong>na dispersa<br />
dall’Esodo.<br />
Mario Depase in particolare<br />
ha evidenziato le numerose ricorrenze<br />
religiose che ogni anno<br />
vengono celebrate, in maniera<br />
particolare i Santi Patroni e la<br />
festa del Carmine. E proprio per<br />
questa ricorrenza, così sentita<br />
dagli isolani, mons. Crepaldi<br />
è stato invitato a presiedere la<br />
S. Messa a Monte Grisa, rin-<br />
Vorrei gridare al mondo che sono istriano,<br />
vorrei denunciare quelli che hanno rubato la mia giovinezza,<br />
vorrei gridare per quelli che <strong>non</strong> hanno più voce… che sono sepolti nei cimiteri lontani…<br />
Grazie terra mia per avermi fatto nascere nel tuo grembo…<br />
Domani più che mai penserò a te, mia cara <strong>Isola</strong>…alla mia gente, al mio mare…<br />
e mi domanderò…perché… perché… perché…<br />
Mario Lorenzutti, Canada<br />
Sofia Degrassi – I miei <strong>non</strong>ni sono andati via da <strong>Isola</strong> molto tempo<br />
fa, lasciando tutto e tutti. Così ho pensato che magari grazie a questo<br />
gruppo avrebbero potuto rintracciare quelli che loro chiamano<br />
Franco Degrassi fritola e Romanita Casseler, rispettivamente di<br />
<strong>Isola</strong> e di Buie. So che hanno ritrovato da poco degli amici in<br />
Australia… se qualcuno può darmi una mano, io sono qui…<br />
Giuseppina Colomban – Sono nata a <strong>Isola</strong> nel 1946, e arrivata a<br />
Trieste come profuga nel 1953 con mia mamma Lionella Felluga<br />
(tocio). Mio papà Aldo (caldaron), marinaio su navi da carico,<br />
era già a Trieste e <strong>non</strong> ritornava a <strong>Isola</strong> perché aveva paura di<br />
esservi trattenuto…<br />
Mons. Giampaolo Crepaldi,<br />
dal 4 ottobre nuovo Arcivescovo<br />
della diocesi di Trieste, succeduto<br />
a mons. Eugenio Ravignani.<br />
novando una tradizione aperta<br />
da mons. Santin e proseguita<br />
con mons. Bellomi e mons.<br />
Ravignani.<br />
Ricevendo due numeri<br />
della nostra rivista (quello del<br />
40° e l’ultimo dello scorso<br />
dicembre) insieme al DVD<br />
“L’<strong>Isola</strong> chiamata Ricordo” di<br />
Walter Pohlen, mons. Vescovo<br />
è rimasto impressionato per la<br />
qualità e i loro contenuti. Si è<br />
del pari meravigliato che tutta<br />
questa attività venga svolta volontariamente,<br />
senza contributi<br />
di enti o pubblicità, ma solo<br />
con il contributo dei lettori che<br />
nella rivista ritrovano le loro<br />
radici paesane.<br />
Nel ringraziarLo per il cortese<br />
incontro la delegazione ha<br />
voluto consegnare una somma<br />
di denaro raccolta tra i presenti<br />
per le iniziative della Caritas<br />
Diocesana, impegnata in questi<br />
giorni soprattutto nell’emergenza<br />
terremoto di Haiti.
4 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Ad un anno dalla scomparsa<br />
della cara Tullia Toti, ho ricevuto<br />
questo scritto da una<br />
sua ex-allieva del Convitto<br />
Femminile gestito dall’Opera<br />
Profughi di Roma, dove Tullia<br />
ha insegnato per un periodo<br />
negli anni ’60.<br />
Attraverso questo nostro giornale<br />
vorrebbe venisse ricordata<br />
per le sue doti umane a tutta la<br />
Comunità <strong>Isola</strong>na e soprattutto<br />
ai suoi cari che tanto amava.<br />
Marsilvia Carboni<br />
La signorina Tullia era la nostra<br />
“volante”: così era definita<br />
l’istitutrice che sostituiva le<br />
colleghe nel loro giorno di<br />
libertà. Io la ricordo così:<br />
Erano giorni bui della mia<br />
adolescenza. Da casa mi arrivavano<br />
lettere molto tristi e mio<br />
fratello più grande mi scriveva<br />
che <strong>non</strong> era capace di accettare<br />
la sua esperienza militare. Io<br />
ero molto chiusa e <strong>non</strong> parlavo<br />
con nessuno, <strong>non</strong> trasmettevo<br />
Lettere in<br />
Redazione<br />
Carissimi,<br />
con tutta la mia gratitudine mi rivolgo all’intera redazione,<br />
inviandovi i miei più vivi ringraziamenti per lo spazio dedicato<br />
alla mia famiglia nell’ultimo numero della rivista.<br />
Mia sorella Germana, che vive in Sicilia e stranamente riceve<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> prima di me (bizzarri disservizi delle Poste Italiane…)<br />
mi aveva già preannunciato il contenuto dell’ultimo<br />
numero, ma <strong>non</strong> immaginavo che mia mamma, il <strong>non</strong>no Igo<br />
e lo zio Fabio sarebbero stati rievocati con tanto affetto e<br />
vivacità.<br />
Ancora una volta avete dimostrato che l’esodo ci ha privati<br />
di tutto, ma <strong>non</strong> dei ricordi. E’ un tesoro di valore immenso<br />
che ognuno di noi conserva per sé e per trasferirlo ai nostri<br />
discendenti, tentando di salvaguardarne l’integrità e di assicurarne<br />
la sopravvivenza.<br />
Franco Bretschneider,<br />
Milano<br />
Lo scorso 13 novembre, nella sontuosa Villa Recalcati di Varese,<br />
si è tenuto l’annuale festoso raduno degli esuli istriani,<br />
fiumani e dalmati della zona, organizzato dall’infaticabile<br />
avvocata Sisì e con oltre 120 persone sedute a tavola.<br />
Era presente il solito gruppo milanese, e il sottoscritto (vittima<br />
della sua fantasia) tra gli applausi ha tradotto un’altra ballata<br />
delle sue.<br />
Per la cronaca, i milanesi durante l’estrazione della lotteria han<br />
fatto man bassa di premi (compresi il primo e il secondo, due<br />
favolosi cesti natalizi) tra i buu..!! dei presenti delusi…<br />
Il giorno 9 gennaio ci siamo nuovamente ritrovati a pranzo in<br />
una trattoria di via Gluck a Milano (proprio la via dove sono<br />
Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta<br />
Tullia Toti nel ricordo di una sua ex-allieva<br />
Tullia Toti<br />
niente in alcun modo.<br />
La signorina Tullia mi parlò in<br />
modo fermo e deciso: “Senti<br />
qua, bambina mia, tutti abbiamo<br />
dei problemi, chi più<br />
nato) dove le signore si sono scambiate simpatici doni. Al<br />
termine, dopo i soliti saluti e strette di mano e visto anche il<br />
gustoso pranzetto, ci siamo lasciati dicendo: alla prossima!<br />
Con i più cordiali saluti di buon anno e buon lavoro,<br />
Emilio Prata & Mirella Bacci,<br />
Milano<br />
Carissimi,<br />
leggo sempre con tanto interesse isola <strong>Nostra</strong>, mi piace conoscere<br />
la nostra storia, mi divertono gli articoli scritti nel<br />
nostro dialetto. Venendo a conoscere le vicende degli isolani,<br />
mi sembra di essere a <strong>Isola</strong>, di trovarmi anche con i miei cari<br />
che là riposano.<br />
E’ Natale! Il Dio Bambino scende sulla terra portando un’aurora<br />
di pace nel cuore degli uomini.<br />
Eleviamo il nostro spirito verso questo grande mistero, accogliamo<br />
con fervente amore il piccolo Gesù per ottenere tutte<br />
le grazie di cui abbiamo bisogno.<br />
Il sorriso di Dio sia oggi e sempre su di lui e sui miei cari<br />
isolani. Vi ricordo tutti nelle mie preghiere.<br />
Augurandovi un lieto anno, vi saluto con affetto<br />
Suor Serafina Degrassi,<br />
Udine<br />
A tutti voi di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> va il mio più sentito ringraziamento,<br />
<strong>non</strong> solo per pubblicare le “monade” che scrivo, ma per tener<br />
vivo lo spirito di unità che unisce tutti gli isolani sparsi per<br />
il mondo.<br />
E tramite <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ho avuto il piacere di sentire due voci di<br />
amici che credevo perdute. Dopo 50 anni e più mi ha telefonato<br />
Marino naranci: una sorpresa incredibile ed un piacere enorme.<br />
Poi è stata la volta di Nino Palci (vaca): altra sorpresa e piacere.<br />
Perciò grazie infinite a tutti voi per tutto quello che fate<br />
Licinio Dudine,<br />
U.S.A.<br />
chi meno, ma con questo <strong>non</strong><br />
dobbiamo venir meno nel rapporto<br />
gli uni con gli altri, quindi<br />
togliti di dosso quel complesso<br />
che hai e comincia a ridere e<br />
scherzare: ritorna in vita! Insomma<br />
<strong>non</strong> lasciarti andare al<br />
pessimismo. Se ti senti brutta,<br />
mettiti davanti allo specchio e<br />
dici: Io sono bella!”.<br />
Volontariamente o involontariamente<br />
mi aveva dato delle dritte<br />
per la mia crescita che mi hanno<br />
fatto cambiare. Ho incominciato<br />
a sorridere ed è stata la mia<br />
salvezza perché il complesso di<br />
inferiorità poco a poco è sparito<br />
ed ho incominciato a vedere le<br />
cose in modo diverso e molto<br />
più realistico. Così grazie a lei<br />
si è formato in me uno spirito<br />
allegro e ottimista.<br />
Dopo molti anni, ormai adulta,<br />
per una serie di coincidenze<br />
incontrai di nuovo Tullia, che<br />
mi riconobbe solo per la mia<br />
fisionomia. Fu meravigliata<br />
di trovarsi davanti una donna<br />
piena di fiducia nella vita e <strong>non</strong><br />
più la persona triste che aveva<br />
lasciato anni prima. Era lei che<br />
mi aveva cambiata.<br />
Diventammo amiche nel vero<br />
senso della parola. Ci incontravamo<br />
con le idee nella fede<br />
e Tullia aveva molta fede in Dio<br />
e nella Madonna. Le volte che<br />
ci siamo incontrate abbiamo<br />
vissuto insieme ore bellissime e<br />
profonde nel nostro parlare.<br />
Senz’altro nella vita per me<br />
Tullia è stata una bravissima<br />
consigliera , una di quelle<br />
persone che segnano momenti<br />
importanti per la crescita spirituale<br />
e umana. Posso dire che<br />
Lei è stata una delle “grandi”<br />
persone che ho conosciuto che<br />
mi ha aiutato a riconoscere il<br />
volto di Dio nella mia vita.<br />
Mariuccia Pinton, Padova
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
5<br />
Almerigo Fragiacomo:<br />
la medicina come vocazione<br />
Un eminente personaggio della storia di <strong>Isola</strong> nel racconto della figlia Maria<br />
Come sperarono allora gli<br />
italiani dell’Istria che fosse<br />
il momento per l’Italia di venir<br />
a conquistare queste terre! Molti<br />
allora clandestinamente lasciarono<br />
Trieste e l’Istria per andare<br />
a combattere per l’Italia e contro<br />
l’Austria. Igo <strong>non</strong> sapeva cosa<br />
fare, voleva travestirsi da prete<br />
e passare il confine, ma d’altra<br />
parte era medico e <strong>non</strong> poteva<br />
lasciare i suoi ammalati.<br />
Intanto a Trieste la città viveva<br />
nel terrore, i negozi, il giornale<br />
“Il Piccolo” ed i caffè che avevano<br />
sentore di italianità vennero<br />
saccheggiati e distrutti con bombe<br />
a mano. Maria pianse<br />
quando sentì che il bel caffè<br />
“I Portici di Chiozza” di sua<br />
<strong>non</strong>na, la mamma di Lidia, era<br />
stato vandalicamente distrutto.<br />
Era Pentecoste, ed il caffè<br />
in quell’occasione era più ricco<br />
che mai, rilucevano le argenterie,<br />
i tavolini erano esposti<br />
all’aperto sotto i portici, mentre<br />
dentro, nella frescura, sotto le<br />
pareti dai bei dipinti raffiguranti<br />
le quattro stagioni (dipinte da un<br />
valente pittore triestino) stavano<br />
vecchi abituali frequentatori. I<br />
camerieri correvano premurosi<br />
qua e là. Ad un tratto la quieta<br />
armonia dell’ambiente fu<br />
scompigliata da un’invasione<br />
di gendarmi. Questi, scacciata<br />
la gente, gettarono dappertutto<br />
bombe a mano facendo saltare<br />
tutto e distruggendo un patrimonio<br />
in cinque minuti.<br />
L’internamento in Moravia<br />
Ore nere si preparavano per<br />
la felice famiglia del dottore.<br />
Lidia era disperata per la situazione<br />
che si era creata nella<br />
famiglia di sua madre ed Igo<br />
comprendeva che a lui spettava<br />
la deportazione in qualche<br />
campo di concentramento. Un<br />
pomeriggio, infatti, si presentarono<br />
a casa due gendarmi con<br />
l’ordine di prelevare il dottore.<br />
Erano due isolani in servizio, ed<br />
era con il cuore grosso che si apprestavano<br />
a questo compito.<br />
Per Lidia fu un pomeriggio<br />
angoscioso. Non sapeva cosa<br />
fare, voleva avvertire il marito<br />
Dottor Almerigo Fragiacomo<br />
(Pirano 1871 – <strong>Isola</strong> 1926), medico<br />
condotto di <strong>Isola</strong> dal 1900<br />
sino alla morte, sopraggiunta<br />
prematuramente per una grave<br />
malattia.<br />
che si mettesse in salvo, ma<br />
quando egli tornò a casa andò<br />
a presentarsi spontaneamente in<br />
Gendarmeria. Era troppo tardi<br />
per scappare. La stessa notte fu<br />
portato a Trieste e di là inviato<br />
in un campo di concentramento<br />
vicino a Lubiana.<br />
Quale cambiamento di vita<br />
nella casa del dottore! Lidia<br />
piangeva, si trovava da sola,<br />
preoccupata per la sorte del<br />
marito che si era sempre molto<br />
compromesso con i suoi discorsi.<br />
I bambini senza il loro papà<br />
<strong>non</strong> avevano coraggio neanche<br />
di giocare. Tutto era triste, la<br />
casa sembrava vuota e il giorno<br />
era silenzioso. Inutilmente gli<br />
alberi sfiorivano e si preparavano<br />
a dare frutti.<br />
Lidia, finite le scuole, decise<br />
di chiudere casa e di portare<br />
i bambini nella loro campagna<br />
di Portorose, dove erano anche<br />
le case dei fratelli di Igo. Questa<br />
campagna si chiamava “Villa<br />
Marasca”, perché il <strong>non</strong>no<br />
del dottore che era capitano e<br />
proprietario di grandi bragozzi<br />
a vela, facendo lunghi viaggi<br />
fino in Oriente, quando nella<br />
tempesta dava ordine ai suoi<br />
uomini di calare le vele, gridava<br />
“C’è marasca in mare!”,<br />
e “Marasca” fu il soprannome<br />
che poi rimase alla sua famiglia<br />
e ai suo discendenti.<br />
Qui, in compagnia dei cugini,<br />
i bambini si rinfrancarono<br />
un po’ e Lidia trovò conforto<br />
dai parenti. Un fratello di Igo<br />
era stato preso e internato vicino<br />
a Vienna, anzi messo in<br />
carcere perché un suo contadino<br />
lo aveva denunciato per aver<br />
parlato male dell’Imperatore.<br />
Fu un’estate torrida, cominciava<br />
già la scarsità di viveri e<br />
il pane era nero come il fango.<br />
Per fortuna la campagna aveva<br />
una grande quantità di frutta da<br />
saziare tutti quei bambini.<br />
Igo era stato trasferito in Moravia,<br />
in un paesetto sperduto fra<br />
i boschi, lontano dalla ferrovia,<br />
assieme al veterinario di <strong>Isola</strong><br />
e ad altri compagni di sventura.<br />
Scrisse a Lidia di raggiungerlo<br />
con la cognata e i bambini.<br />
Fu un viaggio disastroso,<br />
due donne con sette bambini,<br />
la più grande di undici anni e la<br />
più piccola di due. Per giungere<br />
a Vienna ci vollero due giorni<br />
di tradotta e a Vienna, dove<br />
volevano pernottare prima di<br />
proseguire il viaggio, in ogni albergo<br />
dove entravano chiedendo<br />
qualche stanza li cacciavano<br />
via con le parole “Verfluchter<br />
itaniener!”. Così Lidia decise<br />
di proseguire il viaggio fino ai<br />
confini della Moravia.<br />
Di qui si doveva proseguire<br />
con qualche mezzo di fortuna<br />
poiché <strong>non</strong> c’era la ferrovia.<br />
Però incontrarono buona gente,<br />
perché anche qui erano contro<br />
l’Austria ed aspiravano all’indipendenza.<br />
Gente del paese<br />
si incaricò di allestire un magnifico<br />
carro, grande, comodo,<br />
trainato da due enormi buoi.<br />
Lidia, la cognata e i bambini si<br />
installarono su cuscini e coperte,<br />
prestati dai paesani, e con molti<br />
auguri, saluti e doni mangerecci<br />
presero la via dei boschi.<br />
Il carro si muoveva lentamente<br />
e agli occhi spalancati di<br />
Maria si presentavano esattamente<br />
quei quadri che lei aveva<br />
visto tante volte nei suo libri di<br />
favole. Boschi enormi, con pini<br />
sempre messi a regolare distanza,<br />
niente cielo, soltanto il verde<br />
intenso delle fronde. Come era<br />
soffice il suolo, sembrava di<br />
Alcuni anni fa Franco<br />
Bretschneider ci aveva inviato<br />
il racconto della vita dello zio<br />
dott. Almerigo Fragiacomo,<br />
eminente figura della storia di<br />
<strong>Isola</strong>, dove aveva vissuto dal<br />
1900 sino alla morte, sopraggiunta<br />
per una grave malattia<br />
nel 1926. Era nato a Pirano<br />
l’8 ottobre del 1871 e riposa<br />
nel cimitero di <strong>Isola</strong>.<br />
Questo racconto – di cui<br />
riproponiamo la seconda ed<br />
ultima parte dopo aver saputo<br />
della scomparsa a Milano di<br />
Fabio, ultimo figlio del dott.<br />
Igo - venne redatto nel 1957<br />
dall’altra figlia, Maria (Ucci),<br />
per ricordare l’intensa vita<br />
del padre, medico condotto<br />
di <strong>Isola</strong>, e perché i suoi figli<br />
Franco e Germana, nati nel<br />
nostro paese, “conoscessero il<br />
loro <strong>non</strong>no e la terra dove nacquero<br />
e vissero così poco”.<br />
Nella prima parte (<strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong> 379, dicembre 2009)<br />
si narrava l’arrivo del giovane<br />
medico ad <strong>Isola</strong> per<br />
assumerne la Condotta, il suo<br />
inserimento nella vita cittadina,<br />
il matrimonio e la nascita<br />
dei figli. Vicende liete ma<br />
anche momenti tristi, come<br />
l’insorgere della malattia e la<br />
seppur parziale guarigione,<br />
mentre si addensano le nubi<br />
della Grande Guerra che<br />
avrebbe sconvolto l’Europa.<br />
Ringraziamo ancora il<br />
dott. Franco Bretschneider,<br />
nato a <strong>Isola</strong> nel 1931, per<br />
averci fatto pervenire questa<br />
preziosa testimonianza sulla<br />
vita del nostro paese e sulle<br />
vicende dei suoi abitanti.<br />
camminare sul velluto, era il muschio<br />
che copriva di verde quasi<br />
tutto il bosco. Qua e là mucchi<br />
di foglie secche e aghi di pino<br />
punteggiavano di macchie gialle<br />
il terreno. Ma poi la meraviglia di<br />
Maria e dei bambini fu smisurata<br />
quando cominciarono a vedere<br />
funghi grandi, magnifici, con<br />
il rosso ombrello tutto aperto e<br />
macchiato di puntini bianchi.<br />
Il carro avanzò per ore e<br />
ore in quel mondo incantato, in<br />
quel silenzio quasi irreale, rotto<br />
soltanto dallo scricchiolio di<br />
qualche ramo. Maria, malgrado<br />
tutto, si disse che l’Austria era<br />
una terra d’incanto e <strong>non</strong> si<br />
sarebbe meravigliata se avesse<br />
visto apparire qualche gnomo o<br />
qualche fata. La luna splendeva<br />
alta nel cielo quando il carro<br />
arrivò a destinazione, ossia a
6 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Vaithof sulla Taia.<br />
Igo era in attesa spasmodica<br />
da giorni perché in quel paese<br />
<strong>non</strong> funzionava la posta e <strong>non</strong><br />
c’era modo di telegrafare. Abbracciò<br />
commosso la moglie, la<br />
cognata, i nipotini e i suoi figli.<br />
Il suo occhio clinico di medico<br />
giudicò che erano troppo magri e<br />
che avevano fatto troppi bagni e<br />
preso troppo sole. Naturalmente<br />
quella notte fu per i bambini<br />
un’orgia di sonno dopo tanto<br />
lungo e disagiato viaggio.<br />
L’indomani mattina Igo prese<br />
Maria ed Ino per mano e andò<br />
con loro a fare una bella passeggiata.<br />
I prati erano di un verde<br />
smeraldino, e che gioia fu per<br />
i bambini poter cogliere tanti<br />
funghi mangerecci. Il paese era<br />
piccolissimo, le case molto pulite<br />
e la ricchezza di quella gente<br />
consisteva nell’allevamento delle<br />
oche. Agli occhi di Maria erano<br />
oche spaventose, enormi, cattive,<br />
perché se potevano inseguivano i<br />
bambini e cercavano di beccarli.<br />
Si affacciavano alle finestre del<br />
pianoterra ed introducevano le<br />
teste, roteando gli occhi e gracchiando<br />
– le dannate – aprendo<br />
un inverosimile becco giallo.<br />
Igo era relativamente felice<br />
ora che aveva la famiglia accanto<br />
era ingrassato e forse quella vita<br />
tranquilla giovava al suo fisico.<br />
Lidia si angosciava per aver lasciato<br />
sola a Trieste la sua mamma<br />
con la sorella giovinetta.<br />
Dalla Moravia a Leibnitz<br />
Dopo due mesi di quella vita,<br />
all’inizio dell’inverno, attraverso<br />
la Gendarmeria giunse al dottore<br />
l’ordine di presentarsi a Vienna.<br />
Era stato costruito vicino a Graz,<br />
precisamente a Leibnitz, un<br />
campo di concentramento per<br />
profughi istriani e prigionieri<br />
russi, e occorrevano medici. Là<br />
fu mandato il dottore per presidiare<br />
un ospedale di malati di tifo,<br />
sempre sotto sorveglianza come<br />
internato politico.<br />
Il viaggio di ritorno fu nuovamente<br />
scomodo perché bisognò<br />
raggiungere a piedi il primo<br />
posto dove transitava la ferrovia.<br />
A Vienna, Lidia e i bambini<br />
si separarono dalla cognata e<br />
dai cuginetti che andavano a<br />
raggiungere il loro papà, che dal<br />
carcere era stato trasferito in un<br />
campo di concentramento in un<br />
paese vicino a Vienna. Igo e la<br />
famiglia raggiunsero Leibnitz<br />
dove si stabilirono in una villa.<br />
Poco tempo dopo Lidia ebbe<br />
la gioia di potersi riunire alla<br />
mamma ed alla sorellina venute<br />
a raggiungerla.<br />
Questi <strong>non</strong> furono anni<br />
cattivi, Igo aveva ripreso la sua<br />
attività. Restava tutto il giorno<br />
in ospedale e qualche sera<br />
veniva a casa a dormire. Nel<br />
campo profughi era concentrato<br />
il meglio dell’italianità istriana.<br />
Qui si viveva di sola speranza,<br />
la vittoria dell’Italia e la disfatta<br />
dell’Austria.<br />
Igo era un medico coscienzioso<br />
e si dedicava a tutti quei<br />
malati di malattie contagiose.<br />
Malattie difficili da vincere perché<br />
i corpi erano denutriti dalla<br />
fame che ormai imperava. La<br />
gente lottava per sopravvivere e<br />
cercava di comperare viveri dai<br />
contadini del posto, ma questi<br />
diffidavano del valore del denaro<br />
e <strong>non</strong> accettavano che oro. Lidia<br />
sacrificò molte cose personali per<br />
ottenere dalla padrona di casa,<br />
proprietaria di due meraviglioso<br />
maiali, un po’ di grasso e di<br />
salsicce al tempo della macellazione.<br />
Igo girava per le campagne<br />
con le tenaglie in tasca, speranzoso<br />
di trovare contadini afflitti<br />
da mal di denti per toglierli in<br />
cambio di qualche uovo.<br />
In paese era stata aperta una<br />
scuola italiana per profughi e i<br />
bambini del dottore poterono<br />
frequentarla, ma con scarso<br />
profitto perché erano classi riunite<br />
e con due soli insegnanti. Il<br />
paese e i dintorni erano belli e i<br />
bambini d’estate si divertivano<br />
andando al bagno nella Sulm,<br />
un affluente della Mur, un fiume<br />
tranquillo a larghe insenature,<br />
dove l’acqua era calma come<br />
in un lago. D’inverno c’era la<br />
neve, alta; Maria sopportava<br />
bene il freddo e le piaceva andare<br />
in slitta accompagnata da<br />
Ino, suo fedele compagno, mentre<br />
Rita stava più che poteva a<br />
letto sotto i piumini.<br />
Fu un giorno di grande<br />
emozione quando giunse la<br />
notizia della morte dell’Imperatore<br />
Francesco Giuseppe. Tutti<br />
speravano nel suo successore,<br />
l’arciduca Carlo, che concesse<br />
un’amnistia. Igo era talmente<br />
contento che gli amici gli consigliarono<br />
di <strong>non</strong> andare in giro<br />
con quella faccia ma di starsene<br />
un giorno a casa se <strong>non</strong> voleva<br />
finire impiccato.<br />
Intanto la guerra continuava,<br />
gli italiani <strong>non</strong> facevano progressi<br />
e da un autunno si giungeva alla<br />
primavera fra operazioni offensive<br />
e difensive, finché si giunse<br />
alla disfatta di Caporetto.<br />
Igo ne fece una malattia. Or-<br />
mai tutti avevano una nostalgia<br />
acuta del proprio paese, della<br />
propria casa. Maria, che seguiva<br />
sempre i discorsi del suo papà,<br />
sentiva pure la nostalgia, vedeva<br />
col pensiero la sua casa pulita,<br />
grande, comoda, battuta dal<br />
sole e dalla bora, vedeva il suo<br />
giardino… Non c’erano giardini<br />
più belli, piante più meravigliose,<br />
insetti dai colori così screziati.<br />
Ricordava la finestra della sua<br />
stanza dove sporgendosi poteva<br />
vedere il pergolato di rose<br />
rampicanti e le sembrava quasi<br />
di sentire il loro profumo. Così<br />
nasceva in lei l’odio per quel<br />
paese e ingigantiva il desiderio<br />
di ritornare a casa.<br />
Il ritorno a casa<br />
L’ordine di ritornare giunse<br />
all’improvviso! Ad <strong>Isola</strong> era<br />
scoppiata una epidemia di tifo<br />
e la popolazione aveva fatto<br />
una supplica perché gli fosse<br />
restituito il dottore nel quale<br />
avevano fede. Così Igo con la<br />
famiglia ritornò alla sua terra.<br />
Al molo ad accoglierlo c’era<br />
tutta la popolazione con la<br />
banda municipale, e in trionfo<br />
fu accompagnato a casa.<br />
Come succede che nella lontananza<br />
si idealizza quello che<br />
è lontano, così Maria fu delusa<br />
a rivedere la sua casa. Era stata<br />
tutto quel tempo occupata da<br />
profughi di Pola che la avevano<br />
assai mal ridotta, ma Lidia si<br />
mise d’impegno a rimetterla a<br />
posto. La vita era assai difficile<br />
perché in paese c’era una<br />
spaventosa mancanza di viveri,<br />
tanto più grande in quanto con<br />
le fredde giornate dell’inverno<br />
vicino <strong>non</strong> si poteva sperare nell’aiuto<br />
dei frutti e della pesca.<br />
Igo era occupatissimo con i<br />
suoi ammalati e preoccupato per<br />
la sua Lidia che portava in seno<br />
un altro bambino. L’inverno<br />
passò cupo, pieno di preoccupazioni,<br />
di ansie e di speranze<br />
perché gli italiani avevano ripreso<br />
coraggio e dopo lo sbandamento<br />
seguito al disastro di<br />
Caporetto si erano riorganizzati<br />
e preparavano un’offensiva per<br />
la primavera. Maria, Rita ed Ino<br />
ormai grandicelli studiavano privatamente<br />
alle scuole medie.<br />
Si era già in estate, in luglio,<br />
quando un giorno i bambini,<br />
ritornati a casa dopo esser stati<br />
a giocare da un’amica trovarono<br />
il quarto fratellino, Fabio. Era<br />
magnifico, grasso, biondo,e fu<br />
subito una specie di giocattolo<br />
prezioso per le due sorelline.<br />
L’estate passò in un lampo perché ogni<br />
giorno portava un progresso di questo<br />
bambino. La pesca e la frutta portarono<br />
un po’ di miglioria al mangiare<br />
e nella casa del dottore era ritornata<br />
la tranquillità. Lidia era felice perché<br />
la mamma e la sorellina Alma erano<br />
riuscite a raggiungerla.<br />
Notizie incoraggianti giungevano<br />
dal fronte. I soldati austriaci si<br />
ritiravano, il morso della fame aveva<br />
indebolito ogni velleità di combattere<br />
e finalmente a novembre la grande<br />
notizia: gli italiani avevamo rotto il<br />
fronte. Passato il Piave e l’Isonzo,<br />
Gorizia, Monfalcone e Trieste venivano<br />
occupate.<br />
A <strong>Isola</strong> regnava una gioia pazza,<br />
i gendarmi austriaci erano scappati<br />
di notte, lasciando la Gendarmeria in<br />
mano alla Guardia Civica. Igo aveva<br />
preso la responsabilità della tutela del<br />
paese. In Municipio si prepararono festoni,<br />
ghirlande, discorsi per l’arrivo<br />
degli Italiani.<br />
La guerra è finita!<br />
Finalmente il 7 novembre da un<br />
sottomarino italiano sbarcò un nucleo<br />
di soldati, i bersaglieri, e la popolazione<br />
corse ad accoglierli con fiori,<br />
bandiere e grida di gioia. Una signora<br />
si affiancò all’ufficiale che li guidava<br />
e lo baciò sulla bocca, con grande meraviglia<br />
di Maria. Il dottore si affacciò<br />
alla finestra del Municipio, sotto alla<br />
quale era inquadrato il leone alato, e<br />
rivolse al popolo un grande discorso<br />
Probabilmente fu quello il suo primo<br />
discorso, che Maria poi gelosamente<br />
copiò e conservò in un quaderno.<br />
Purtroppo la gioia sconfinata di<br />
questa liberazione e della fine della<br />
guerra fu subito offuscata dall’apparire<br />
di quella terribile epidemia chiamata<br />
“Spagnola”, che decimò tante
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
7<br />
giovani vite. Il dottore era in piedi<br />
dalla mattina alla sera, tutta la scienza<br />
ed esperienza erano impotenti contro<br />
quel flagello. Anche la sua famiglia fu<br />
colpita, tranne Maria e la <strong>non</strong>na, ma<br />
per fortuna tutti superarono il male.<br />
L’inverno che sopraggiungeva poi<br />
spense gli ultimi casi.<br />
Il paesetto quell’inverno fu preso<br />
dalla mondanità, per divertire e festeggiare<br />
i giovani ufficiali del presidio si<br />
dettero balli e feste di beneficenza.<br />
Lidia, come signora più distinta, ne<br />
divenne la presidentessa ed organizzatrice.<br />
La sua casa era sempre animata,<br />
si escogitavano feste e divertimenti,<br />
anche la sua sorellina era omai nello<br />
splendore dei suoi venti anni ed<br />
ovunque trionfava. Uno stuolo di giovanotti<br />
e di triestini erano innamorati<br />
di lei. Ma lei, bella ed impassibile, si<br />
faceva corteggiare e <strong>non</strong> palpitava per<br />
nessuno,<br />
Maria e Rita, allora tredicenni,<br />
se potevano intervenivano a qualche<br />
festa. Igo lasciava che la sua famiglia<br />
si divertisse, interveniva a qualche<br />
festa, ma la sua gioia più grande<br />
era di rimanere a casa a giocare con<br />
Fabio. Aveva per questo ultimo figlio<br />
un attaccamento speciale perché<br />
già vedeva i più grandi staccarsi da<br />
lui. Entravano in quella età ingrata<br />
piena di curiosità, di inquietitudini,<br />
e ognuno cominciava a formarsi una<br />
personalità già indipendente.<br />
Passate le follie dei primi mesi<br />
di gioia per la fine della guerra si<br />
cominciava già a profilare lo stato<br />
pauroso del dopoguerra. La gioventù<br />
che aveva combattuto era assetata di<br />
divertimenti, ma spostata, perché la<br />
maggioranza era senza lavoro, e così<br />
cominciò un periodo triste e particolare<br />
per l’Italia. Un uomo con pochi fedeli<br />
si assunse il compito di assestare<br />
la situazione politica: Mussolini. Fu<br />
nuovamente un periodo eroico,<br />
la marcia su Roma, la presa del<br />
potere. Tamti italiani in quel momento<br />
salutarono in quell’uomo<br />
la salvezza della loro nazione e<br />
si fecero fascisti, indossando la<br />
camicia nera e combattendo per<br />
quell’idea.<br />
Il dottore <strong>non</strong> era un uomo<br />
politico ma il suo animo profondamente<br />
italiano abbracciò<br />
quel partito. Fu l’organizzatore<br />
ed il fondatore del Fascio di<br />
<strong>Isola</strong>, biasimando però quando<br />
si ricorreva alla forza, ma<br />
convinto che in quel momento<br />
soltanto la dittatura avrebbe<br />
riorganizzato la vita italiana.<br />
In quegli anni fu costretto a<br />
mettere Rita e Maria in collegio<br />
perché potessero portare a termine<br />
gli studi. Era un uomo di idee<br />
d’avanguardia e vedeva già la<br />
necessità di dare alla donna l’indipendenza<br />
con una professione.<br />
Avrebbero studiato per maestre,<br />
diceva che dovevano sposarsi per<br />
amore o essere indipendenti.<br />
Lui con il suo lavoro <strong>non</strong><br />
poteva assicurare loro l’avvenire<br />
poiché era rimasto fedele ai<br />
suoi principi che il medico è un<br />
missionario e quindi <strong>non</strong> poteva<br />
accumulare fortune. In collegio<br />
Maria e Rita rimasero due anni<br />
e anche qui vissero in un’atmosfera<br />
di esaltata italianità perché<br />
tra la convittrici vi erano diverse<br />
fiumane. Queste raccontarono la<br />
storia della loro città.<br />
Fiume, essendo italianissima,<br />
<strong>non</strong> era stata occupata<br />
dall’Italia, ed a questo riparò<br />
nel settembre 1919 Gabriele<br />
d’Annunzio con i suoi legionari<br />
che con la Marcia di Ronchi<br />
la occuparono proclamando la<br />
Reggenza Italiana sul Carnaro<br />
(gennaio 1921). D’Annunzio<br />
però lasciò la città. Dopo vari<br />
governi ne prese la presidenza<br />
Mussolini nel settembre del<br />
1923 dopo un’azione diplomatica<br />
tra Roma e Belgrado. Poi, nel<br />
gennaio del 1924, Fiume fu annessa<br />
all’Italia. Maria, sentendo<br />
sempre parlare di D’Annunzio,<br />
cominciò a leggere le sue opere,<br />
i suoi romanzi e i suoi versi.<br />
Il convitto dove lei e Rita risiedevano<br />
era d’idee moderne, e<br />
oltre alla formazione dello spirito<br />
badava molto agli esercizi fisici,<br />
ginnastica, alpinismo. In questi<br />
anni Maria divenne una provetta<br />
camminatrice e ogni domenica<br />
saliva con le compagne su qualche<br />
monte vicino. Monte Santo,<br />
Monte Grappa, il Sabotino, il<br />
San Michele. Conobbe quei posti<br />
dove migliaia di giovani avevano<br />
lasciato la vita per venire a liberare<br />
la loro terra.<br />
Dopo due anni di collegio<br />
Maria sentì la nostalgia della<br />
sua casa e convinse il papà a<br />
trasferirla alle Magistrali di Capodistria,<br />
dove avrebbe finito<br />
gli studi. Igo fu ben contento di<br />
riavere a casa le sue figliole.<br />
Egli dai suoi figli aveva abbastanza<br />
soddisfazioni, specie da<br />
Maria che più degli altri era seria<br />
e studiosa. Rita lo faceva talvolta<br />
arrabbiare perché – sebbene<br />
intelligente – si dimostrava più<br />
superficiale. Ormai erano quasi<br />
signorine, graziose tutte e due, e<br />
avevano molti ammiratori. Maria<br />
<strong>non</strong> pensava ancora all’amore<br />
e concedeva ai divertimenti il<br />
tempo che le restava dopo lo studio,<br />
ma Rita avrebbe volentieri<br />
lasciato il latino e la matematica<br />
per una serata di ballo. Ino era un<br />
giovanotto buono e sempre sotto<br />
l’impero delle sorelle, specie di<br />
Maria che aveva un carattere<br />
tenace e caparbio. In mezzo a<br />
loro cresceva bello e intelligente<br />
e prepotente Fabio.<br />
Il dottore si era arrotondato, i<br />
capelli erano diventati brizzolati e<br />
radi, ma era sempre in piedi, aveva<br />
ancora la condotta sotto di lui e<br />
nessun medico si era azzardato<br />
a venire a fargli concorrenza. I<br />
suoi isolani lo amavano e avevano<br />
cieca fiducia in lui, ormai<br />
conosceva tutti gli abitanti, aveva<br />
curato i <strong>non</strong>ni, i padri, i nipoti.<br />
Sapeva quale era sano, quale ammalato,<br />
nei nipoti diagnosticava<br />
il male che aveva curato ai <strong>non</strong>ni.<br />
Ritorna l’antico male<br />
Una grande preoccupazione<br />
però lo tormentava: le gioie<br />
della famiglia, le cure politiche<br />
e la sua professionalità <strong>non</strong> lo<br />
distoglievano da un pensiero<br />
fisso. Sentiva che <strong>non</strong> avrebbe<br />
vissuto a lungo, c’era in lui<br />
latente l’antico male curato ma<br />
<strong>non</strong> debellato, che da un momento<br />
all’altro poteva aggredirlo.<br />
Per questo voleva vedere a<br />
posto la sua famiglia e spronava<br />
i suoi figli allo studio.<br />
La prima che riuscì a dargli<br />
questa grande soddisfazione<br />
fu Maria. Si diplomò maestra<br />
come egli sognava e poté vederla<br />
quell’anno stesso assunta<br />
come maestra provvisoria nella<br />
scuola di <strong>Isola</strong>.<br />
Un giorno, ritornando a piedi<br />
da Strugnano, dove era andato<br />
per una visita, prese una scorciatoia<br />
che costeggiava il mare.<br />
Dalla collina vedeva la grande<br />
distesa azzurra e <strong>Isola</strong> con il suo<br />
porto, le sue barche dalle vele<br />
variopinte, le case, il campanile<br />
della chiesa che dominava il paese<br />
su un promontorio. Ricordava<br />
tanti anni prima quando era approdato<br />
a quel molo: veniva con<br />
la sua valigetta di dottore e con un<br />
grande cuore. Sentiva che aveva<br />
assolto il suo compito…<br />
Giunto a casa chiamò Lidia e<br />
le disse che il giorno dopo sarebbe<br />
andato a Trieste a togliersi un<br />
dente che gli faceva male. Non<br />
era il dente, era l’antico male<br />
che lo riprendeva, e questa volta<br />
inesorabile. Egli stesso si fece<br />
la diagnosi e decise con un suo<br />
amico chirurgo l’operazione.<br />
L’ala del dolore si abbatté<br />
sulla sua famiglia, l’operazione<br />
fu inutile e dopo mesi di torture<br />
e sofferenze inaudite, 7 febbraio<br />
1926 spirò a soli 54 anni.<br />
Il paese fu costernato. Lungamente<br />
suonarono le campane<br />
a morte. Gli prepararono la<br />
camera ardente, quattro giovani<br />
indossanti la camicia nera<br />
vegliarono il morto. La casa fu<br />
invasa da fiori, ghirlande mandate<br />
da parenti, amici, associazioni<br />
dell’Istria. Il dottore era<br />
steso nel suo letto di morte con<br />
il volto fasciato e sul petto la<br />
croce di cavaliere. Nella maestà<br />
della morte sembrava librarsi<br />
nel mondo dello spirito, dove<br />
lui tutta la vita aveva attinto il<br />
bene per ridarlo all’umanità.<br />
Fra tanta gente importante<br />
che deplorava la sua morte c’era<br />
gente umile del paese e della<br />
campagne e dei monti vicini che<br />
lo piangeva e venerava per il<br />
bene che egli aveva fatto loro. I<br />
funerali furono imponenti, tutta<br />
la cittadinanza vi prese parte, e<br />
tutte le rappresentanze dell’Istria.<br />
Il piccolo cimitero di <strong>Isola</strong> lo<br />
accolse e una lapide con belle parole<br />
che ricordavano la sua opera<br />
di medico e di fervente patriota fu<br />
posta a ricordarlo. La sua tomba<br />
era sempre visitata dai suo fedeli<br />
e circondata di fiori.<br />
Ma poi un’altra guerra decise<br />
il destino di queste terre.<br />
Invano i leoni alati nei cento<br />
porti dell’Istria testimoniavano<br />
l’italianità di quella terra. Altri<br />
usurpatori la invasero.<br />
Rimase solo nella sua terra<br />
diventata straniera, mentre i<br />
suoi cari e la sua gente, diventata<br />
profuga, lo ricordano da tutte<br />
le parti della terra.<br />
Maria Fragiacomo<br />
Porto Torres, 1957
8 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Lo sradicamento dalla propria terra<br />
Lo sradicamento sta a fondamento<br />
di ogni evento<br />
di esilio e indirettamente<br />
di immigrazione. Portatore di<br />
sofferenza umana e psicologica,<br />
nello sradicamento c’è la<br />
perdita della Patria; in chiunque<br />
lo viva porta estraneità, lontananza<br />
e soprattutto diversità nei<br />
confronti del luogo ospitante e<br />
delle persone che ci vivono.<br />
Chiunque, lasciando la propria<br />
terra di origine si fa straniero<br />
ai luoghi e alle persone;<br />
ciascuno, quando è sradicato<br />
dalla comunità nella quale è<br />
vissuto, appare contrassegnato<br />
da una condizione di radicale<br />
solitudine. Sono esperienze<br />
che portano alla nostalgia e che<br />
maturano il dolore e il desiderio<br />
del ritorno, l’amore per la patria<br />
perduta, o almeno abbandonata,<br />
la lacerazione dell’esilio, la<br />
ricerca disperata di una qualche<br />
comunicazione e di un qualche<br />
colloquio che attenuino la solitudine<br />
divorante e angosciante.<br />
Solitudine, isolamento, diversità,<br />
decapitazione della speranza<br />
e il <strong>non</strong> sentirsi capiti; tutto<br />
questo attanaglia in una morsa<br />
sempre più stretta chi vive l’immigrazione<br />
e l’esilio. Quando<br />
si è indotti a lasciare la patria,<br />
la terra in cui la vita si è venuta<br />
svolgendo nelle sue diverse sequenze<br />
e si entra in contatto con<br />
un paese straniero, ci si confronta<br />
fatalmente con una fisionomia<br />
del mondo radicalmente diversa,<br />
almeno in molti casi, da quella<br />
nella quale si è snodata la propria<br />
vita. Tutto è incrinato da una stridente<br />
estraneità e tutto è portatore<br />
di angoscia e di silenzio, di solitudine<br />
e di inconoscibilità. Come<br />
dice Maria Zambrano (filosofa<br />
e saggista spagnola), l’esiliato<br />
è colui che più assomiglia allo<br />
sconosciuto, colui che, a forza<br />
di portare all’estremo la sua<br />
condizione, arriva a essere quello<br />
sconosciuto che c’è in ogni<br />
uomo e che il poeta e l’artista<br />
<strong>non</strong> riescono se <strong>non</strong> raramente<br />
a scoprire.<br />
In conclusione, ogni cambiamento<br />
(di luoghi, di orizzonti di<br />
lavoro, ma anche semplicemente<br />
di casa) è sorgente possibile di<br />
travagli psicologici: di insicurezza,<br />
di ambivalenza, di conflittualità<br />
interiori, di depressione<br />
La tesina presentata all’esame di maturità dalla signora Marina Degrassi<br />
Marina Degrassi ci ha fatto pervenire la sua interessante<br />
tesina – presentata in sede di esame di maturità – relativa<br />
alla Questione Istriana. La signora, che ha lodevolmente<br />
ripreso gli studi a suo tempo interrotti, svolge il suo lavoro<br />
alla luce dell’esperienza vissuta in prima persona e condivisa<br />
dai familiari, analizzando i dati storici dell’Istria dal<br />
Trattato di Campoformido a quello di Osimo; ricorda le<br />
coercizioni imposte agli Istriani affinché lasciassero le loro<br />
case e confronta la sua realtà vissuta con gli scritti di Primo<br />
Levi citandone i romanzi “Se questo è un uomo” e “La<br />
Tregua”. Il primo è la testimonianza diretta dell’inferno dei<br />
Lager, il secondo la liberazione e la speranza di una nuova<br />
vita: momenti questi che molti istriani hanno sperimentato!<br />
Per analizzare un percorso doloroso e tragico si rivolge allo<br />
scrittore e psichiatra ebreo Viktor Frankl che “insegna che se<br />
vivere è sofferenza, sopravvivere è trovare il senso di questa<br />
sofferenza”. L’esperienza di Marina è comune a quella degli<br />
scrittori che cita perché la costrizione subita è la stessa.<br />
Marina Degrassi è nata a <strong>Isola</strong> nel 1947, figlia di Alieta<br />
Costanzo e Mario Degrassi (barcaricio). Insieme alla famiglia,<br />
ha lasciato <strong>Isola</strong> nel novembre del 1953 e attualmente<br />
risiede ad Abano Terme, in provincia di Padova. Ripresi gli<br />
studi a distanza di tanto tempo, ha sostenuto lo scorso anno<br />
l’esame di maturità per Dirigente di Comunità: i nostri più<br />
sinceri complimenti, a dimostrazione che l’età vera è quella<br />
che ci si sente dentro.<br />
e di angoscia. Quando poi il<br />
cambiamento si realizza nell’allontanarsi<br />
dalla patria, dalle terre<br />
di origine, dai paesaggi in cui si<br />
è svolta la propria adolescenza<br />
e la propria giovinezza, allora<br />
l’esistenza viene colpita in modo<br />
doloroso e sferzante nella sua<br />
più profonda intimità.<br />
Ho affrontato l’argomento<br />
dello sradicamento perché sono<br />
istriana, e precisamente di <strong>Isola</strong><br />
d’Istria. Sono stata esiliata,<br />
quindi profuga, assieme alla mia<br />
famiglia nel novembre del 1953,<br />
dopo che la nostra zona (politicamente<br />
definita come Zona B)<br />
fu assegnata definitivamente alla<br />
Jugoslavia. Assieme alla mia<br />
famiglia ho vissuto nel Campo<br />
Profughi di Udine per un anno<br />
e mezzo. Anche se molto piccola,<br />
ho sentito attraverso i miei<br />
genitori e vissuto direttamente<br />
tutta l’angoscia e la frustrazione<br />
dell’esilio e della diversità.<br />
Ne parlo anche perché è un<br />
fatto di storia drammatico e poco<br />
conosciuto, tenuto nascosto per<br />
troppi anni e che merita di venire<br />
alla luce. Nella seconda guerra<br />
mondiale oltre allo sterminio<br />
degli Ebrei, ai campi di concentramento<br />
nazisti, alle migliaia di<br />
soldati morti, feriti e dispersi,<br />
c’è stato anche lo sradicamento<br />
degli istriani e dalmati dalla<br />
propria terra, l’Istria e la Dalmazia,<br />
andati esuli per l’Italia<br />
e per il mondo (Europa, Americhe,<br />
Australia). Ci sono state le<br />
foibe del Carso con migliaia di<br />
morti: gente innocente seviziata<br />
e scomparsa nel nulla.<br />
Anche questa parte di storia<br />
deve essere conosciuta dandole<br />
il giusto valore.<br />
Piano di lavoro<br />
L’argomento è stato trattato<br />
nella prospettiva storica<br />
“La questione istriana”: cenni<br />
storici, la narrazione dell’occupazione<br />
da parte della ex-<br />
Jugoslavia nella seconda guerra<br />
mondiale e poi l’esilio della<br />
gente d’Istria.<br />
La letteratura italiana, grazie<br />
a Primo Levi, ha dato una<br />
testimonianza con “Se questo<br />
è un uomo” e “La tregua” sull’argomento<br />
dello sradicamento<br />
dalla patria e in patria, subito<br />
dall’autore stesso.<br />
Sul piano psicologico, “Uno<br />
psicologo nei Lager” di Viktor<br />
Frankl si è rivelato uno strumento<br />
prezioso per riflettere sul<br />
significato dello sradicamento<br />
nelle vittime e nei carnefici.<br />
La questione istriana<br />
Parte dell’Istria - soprattutto<br />
alcune zone costiere - furono<br />
parte, dal 1300 circa, della<br />
Repubblica di Venezia e così<br />
assunse la propria caratteristica<br />
composizione etnica, con la<br />
costa e i centri urbani di lingua<br />
italiana e le campagne abitate<br />
prevalentemente da slavi. A seguito<br />
del Trattato di Campoformido<br />
(1797) l’Istria assieme al<br />
Veneto, alla Dalmazia e a tutto<br />
il territorio della Repubblica di<br />
Venezia fu ceduto agli Asburgo<br />
d’Austria da Napoleone.<br />
Nel XIX secolo, con la nascita<br />
e lo sviluppo dei movimenti<br />
nazionali italiani, iniziarono<br />
i primi attriti tra gli italiani da<br />
un parte e gli slavi dall’altra.<br />
L’Istria era una delle terre reclamate<br />
dall’irredentismo italiano.<br />
Gli irredentisti sostenevano che<br />
il governo austro-ungarico incoraggiava<br />
l’immigrazione di slavi<br />
nella regione per contrastare il<br />
nazionalismo degli italiani.<br />
A seguito della vittoria<br />
italiana nella prima guerra<br />
mondiale con il Trattato di<br />
S.Germain (1919) e il Trattato<br />
di Rapallo (1920) l’Istria divenne<br />
parte del Regno d’Italia.<br />
Con l’avvento del fascismo si<br />
inaugurò una politica di italianizzazione<br />
forzata, e molti<br />
croati e sloveni emigrarono.<br />
Durante la seconda guerra<br />
mondiale, a causa dell’occupazione<br />
della Jugoslavia da<br />
parte delle potenze dell’Asse,<br />
le relazioni tra italiani e slavi<br />
peggiorarono ulteriormente. Ci<br />
furono soprusi e violenze sia da<br />
parte del governo fascista che da<br />
parte della resistenza slovena. A<br />
seguito degli avvenimenti dell’8<br />
settembre la comunità italiana<br />
restò in balia dei tedeschi e della<br />
resistenza croata.<br />
Con il movimento partigiano<br />
di Tito i verificarono i primi<br />
episodi di violenza anti-italiana<br />
che provocarono circa 300 vittime.<br />
Nell’aprile-maggio 1945<br />
l’Istria fu occupata dall’armata<br />
jugoslava di Tito che l’aveva<br />
liberata dall’occupazione nazista,<br />
grazie allo sforzo compiuto
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
9<br />
dalla resistenza locale (sia slava<br />
che italiana). Tuttavia la politica<br />
di persecuzione, vessazione ed<br />
esproprio messa in atto da Tito<br />
ai danni degli italiani e culminata<br />
nel dramma delle Foibe,<br />
già sperimentata nel settembre<br />
del 1943, spinse la stragrande<br />
maggioranza della popolazione<br />
locale di etnia italiana ad abbandonare<br />
l’Istria, dando vita ad un<br />
vero e proprio esodo (da 300.000<br />
a 500.000 persone circa).<br />
Dopo la fine della seconda<br />
guerra mondiale con il Trattato<br />
di Parigi (1947) l’Istria veniva<br />
assegnata alla Jugoslavia, con<br />
l’eccezione della parte nordoccidentale,<br />
che formava la<br />
Zona B del Territorio Libero di<br />
Trieste. La Zona B rimase sotto<br />
amministrazione jugoslava e,<br />
dopo la dissoluzione del Territorio<br />
Libero di Trieste nel 1954<br />
(Memorandum di Londra), fu di<br />
fatto incorporata alla Jugoslavia.<br />
Tale annessione fu ufficializzata<br />
nel Trattato di Osimo (1975).<br />
Durante e subito dopo la<br />
seconda guerra mondiale un<br />
gran numero di italiani fu ucciso<br />
dai partigiani titini. Sul numero<br />
delle vittime vi sono tuttora<br />
aspri dibattiti. Queste uccisioni<br />
sommarie, procedute in alcuni<br />
casi da sevizie e maltrattamenti,<br />
furono perpetrate in altre zone<br />
occupate dall’armata di Tito; in<br />
Istria ebbero il chiaro intento di<br />
infondere il terrore nella popolazione<br />
istriana, inducendola a<br />
lasciare il territorio. Negli anni<br />
del dopoguerra il protrarsi della<br />
dura repressione da parte delle<br />
autorità comuniste jugoslave,<br />
provocò in tal modo la fuga della<br />
grande maggioranza degli italiani<br />
e di alcuni sloveni e croati.<br />
Circa il 90% degli appartenenti<br />
al gruppo etnico italiano abbandonò<br />
definitivamente l’Istria.<br />
A metà degli anni ’50, quando<br />
l’ultima ondata dell’esodo<br />
fu completata, l’Istria aveva<br />
perduto gran parte della sua<br />
identità sociale e culturale. Per<br />
commemorare questi drammatici<br />
eventi è stato istituito in Italia<br />
dal 2005 un Giorno del Ricordo:<br />
il 10 febbraio, anniversario della<br />
ratifica del Trattato di Pace.<br />
Dopo l’esodo, le aree rimaste<br />
disabitate furono ripopolate da<br />
croati e sloveni. Nel 1955, l’esodo<br />
era pressoché concluso e le<br />
persecuzioni più evidenti cessarono.<br />
Agli italiani rimasti furono<br />
date alcune garanzie, anche se<br />
molto spesso solo sulla carta. Ci<br />
furono degli accordi, ma il tutto<br />
comunque strettamente asservito<br />
al volere del partito.<br />
Incomprensioni e problemi<br />
sussistono ancora oggi, sia pure<br />
meno gravi che in passato.<br />
“Se questo è un uomo”<br />
Primo Levi, reduce da Auschwitz,<br />
pubblicò “Se questo è un<br />
uomo” nel 1947. Testimonianza<br />
sconvolgente sull’inferno del Lager,<br />
è un romanzo autobiografico.<br />
Rappresenta la coinvolgente ma<br />
riflettuta testimonianza di quanto<br />
fu vissuto in prima persona<br />
dall’autore nel campo di concentramento.<br />
E’ una testimonianza<br />
dell’umiliazione, dell’offesa,<br />
della perdita di identità dell’uomo<br />
internato in un Lager.<br />
Il testo venne scritto <strong>non</strong> per<br />
vendetta ma come testimonianza<br />
di un avvenimento storico e<br />
tragico. Lo stesso Levi visse lo<br />
sradicamento forzato dalla patria,<br />
e diceva testualmente che il libro<br />
era nato fin dai primi giorni di<br />
lager per il bisogno irrinunciabile<br />
di raccontare agli altri, di fare gli<br />
altri partecipi, ed è stato scritto<br />
per soddisfare questo bisogno.<br />
Usa uno stile asciutto, forse faticosamente<br />
maturato per evitare<br />
ogni slancio vendicativo; infatti<br />
nei suoi racconti <strong>non</strong> parla mai<br />
male dei suoi aguzzini.<br />
Al primo impulso da parte di<br />
Levi, quello di testimoniare l’accaduto,<br />
seguì un secondo, mirato<br />
ad elaborare l’esperienza vissuta,<br />
il che avvenne, grazie ai tentativi,<br />
da parte dell’autore, di spiegare<br />
in qualche modo l’incredibile<br />
verità dei Lager nazisti.<br />
Le riflessioni dell’autore<br />
permettono di immedesimarsi<br />
con il protagonista ed affiancarlo<br />
idealmente nella sua<br />
esperienza. Si tratta di un’esperienza<br />
che porta alla riflessione.<br />
Si intuisce che l’esperienza<br />
del Lager può simboleggiare,<br />
in qualche modo, un qualcosa<br />
di più ampio che può arrivare<br />
ad abbracciare l’intero mondo<br />
della condizione umana.<br />
“La tregua”<br />
“La Tregua”, seguito di “Se<br />
questo è un uomo”, è un romanzo<br />
scritto tra il 1961 e il 1962,<br />
che raccoglie la testimonianza<br />
dell’esperienza dell’autore<br />
ebreo nel viaggio di ritorno in<br />
Italia dopo la permanenza nel<br />
Marina Degrassi a <strong>Isola</strong> il giorno della prima Comunione<br />
della sorella Milvia; con loro i genitori Alieta Costanzo e<br />
Mario Degrassi (barcaricio). Con queste parole Marina ha<br />
voluto dedicare loro il suo lavoro: ai miei genitori va il merito<br />
di aver affrontato con coraggio, impegno e onestà questo<br />
dramma della loro vita.<br />
campo di Auswitz. Descrizione<br />
dell’interminabile viaggio nei<br />
paesi dell’est in cui era stato<br />
coinvolto Levi dopo la liberazione<br />
del campo. Racconta lo sradicamento<br />
<strong>non</strong> forzato, ma nella<br />
solitudine e nell’abbandono del<br />
viaggio di ritorno, continuamente<br />
in balia di nuovi avvenimenti,<br />
fino all’arrivo in Italia, a Torino,<br />
a casa sua dove <strong>non</strong> lo aspettava<br />
nessuno, nemmeno i familiari<br />
sapevano del suo vissuto e <strong>non</strong><br />
lo stavano aspettando. Il viaggio<br />
era durato 35 giorni. Ma l’attesa<br />
per il ritorno era durata otto mesi<br />
in terra russa, in un campo di<br />
raccolta di ex internati.<br />
Quest’opera deve il suo<br />
titolo al fatto di rappresentare<br />
una fase in cui la mente del<br />
protagonista restava in parte<br />
libera dal pensiero assillante<br />
ella prigionia. Un pensiero che<br />
comunque lo avrebbe riassalito<br />
al momento di ritornare a casa e<br />
anche negli anni successivi.<br />
“La Tregua” è la reale continuazione<br />
di “Se questo è u<br />
uomo”, in quanto racconta il<br />
viaggio di ritorno da Auswitz<br />
a Torino, che effettivamente<br />
Levi compì dal 27 gennaio al<br />
19 ottobre 1945.<br />
Il senso è diverso nei due<br />
racconti: mentre in “Se questo<br />
è un uomo” il senso della vita è<br />
oscuro, smarrito, perso, in “La<br />
tregua” è riconquistato, riappreso,<br />
scoperto, rinnovato, ritrovato,<br />
aperto al futuro, sostenuto da<br />
un’adesione alla vita. C’è il sentimento<br />
della riconquistata libertà<br />
e dignità di un uomo. Rifiorisce la<br />
forza di interrogarsi su un senso<br />
della vita che <strong>non</strong> si può ridurre<br />
all’esperienza del lager, ma che<br />
da quell’esperienza deve essere<br />
segnato da un nodo indelebile, e<br />
di <strong>non</strong> perdere mai il sentimento<br />
della speranza in una vita futura<br />
positiva e basata sulla giustizia<br />
umana e in una società aperta<br />
alla uguaglianza di tutti i popoli<br />
della Terra, senza distinzione di<br />
razza né di religione né di colore<br />
di pelle.<br />
E’ un recupero di quella<br />
dignità umana che il Lager<br />
aveva annientato.E’ l’affermazione<br />
del bisogno primario dei<br />
contatti umani, unico modo per<br />
ritrovare i punti di riferimento e<br />
i parametri di giudizi necessari<br />
al vivere sociale.<br />
Uno psicologo nei Lager<br />
Viktor Frankl (1905-1997),<br />
uno psichiatra ebreo, ripercorre<br />
l’esperienza che lo indusse alla
10 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
scoperta della “logoterapia”, il trattamento<br />
psicoterapeutico che l’ha reso<br />
famoso in tutto il mondo. La sua è una<br />
storia drammatica e insieme entusiasmante,<br />
in cui la speranza alla fine ha<br />
la meglio sulla disperazione.<br />
Frankl, rinchiuso nei Lager nazisti,<br />
trasse spunto da quella tragica<br />
esperienza per elaborare la logoterapia,<br />
che punta a far riscoprire il<br />
senso della vita anche nelle situazioni<br />
disperate. Secondo lui, trovare un<br />
significato nella vita - anche dopo un<br />
fatto traumatico - significa avere nei<br />
confronti di essa un atteggiamento<br />
religioso. La logoterapia dà un senso<br />
alla vita, come la Cristoterapia dà un<br />
senso alla fede, e questo è fondamentale<br />
per chi vive momenti di disagio e<br />
di confusione.<br />
Per l’autore l’agire umano è<br />
frutto di una libera scelta che ognuno<br />
può fare di fronte ai condizionamenti<br />
anche peggiori, come la deportazione<br />
nei Lager. “Le rovine sono spesso<br />
quelle che aprono degli spiragli per<br />
scorgere il cielo”, scrisse una volta<br />
il grande psicologo.<br />
L’autore nei Lager vide la sadica<br />
ferocia delle sentinelle naziste, la<br />
perfida cattiveria dei Kapò; ma vide<br />
anche mirabili esempi di altruismo,<br />
di bontà, di comprensione, persino<br />
tra chi aveva il ruolo di aguzzino.<br />
Vide uomini e donne entrare nella<br />
camere a gas a testa alta, recitando<br />
la preghiera ebraica per i morti o il<br />
Padre Nostro. Capì allora che l’ultima<br />
libertà dell’uomo è la libertà<br />
spirituale, un bene che nessuno con<br />
nessun mezzo può sottrargli. L’uomo<br />
Sono abbonato da molti<br />
anni a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> e<br />
qualche volta Vi ho anche<br />
scritto, ricevendo gentile risposta.<br />
Ora Vi scrivo per fare le<br />
mie considerazioni a proposito<br />
di questo paragrafo dell’articolo<br />
“Brevi notizie sul passato di <strong>Isola</strong>”<br />
pubblicato sul numero 377.<br />
Fin dalla mia giovinezza mi<br />
sono interessato di argomenti<br />
relativi a quelle che una volta si<br />
definivano “Terre irredente”. Ho<br />
letto molto e ho avuto anche la<br />
fortuna di conoscere e frequentare<br />
due anziane sorelle native<br />
di Sebenico, figlie di madre<br />
italiana proveniente da Roma e<br />
di padre croato. Io mi recai due<br />
volte in quella città per portare<br />
al cimitero di Sant’Anna (il più<br />
antico) le loro spoglie, e lessi<br />
con commozione le molte lapidi<br />
in lingua italiana. Mi permetto<br />
quindi di affiancare notizie<br />
dalmate a quelle istriane di cui<br />
al Vostro articolo, e persino ad<br />
altre delle valli ladine in Alto<br />
realizza se stesso nel servire una<br />
cosa o nell’amare una persona, cioè<br />
nella misura in cui si dona. Di più,<br />
nella misura in cui si dimentica di<br />
sé. L’autore insegna che, se vivere è<br />
sofferenza, sopravvivere è trovare il<br />
senso di questa sofferenza.<br />
Conclusioni<br />
Considerando l’esperienza fatta<br />
da Levi e Frankl ad Auschwitz, ho<br />
ammirato entrambi i racconti per la<br />
loro umanità, preferendo di più il<br />
racconti di Viktor Frankl, in quanto<br />
nella sua narrazione l’autore fa un<br />
accorato appello alla necessità di<br />
maturare la parte spirituale dell’uomo<br />
per dare senso al suo dolore.<br />
C’è stata - come la definisce lui<br />
- “la riscoperta dell’interiorità” <strong>non</strong><br />
soltanto come idea ma come un fatto<br />
concreto nel suo vivere di allora e<br />
nella sua vita successiva.<br />
Mi è difficile confrontare la mia<br />
personale esperienza di esule istriana<br />
con l’esperienza fatta da Levi e Frankl<br />
nel Lager. Infatti sono racconti di vita<br />
differenti, anche se l’allontanamento<br />
dalla Patria è vissuto ugualmente nella<br />
sua tragica intensità.<br />
Nell’esilio da me vissuto ho sentito<br />
fortemente la diversità, sentirsi<br />
per molti anni ospite di una regione<br />
e di una città, ma da alcuni <strong>non</strong><br />
gradito, pur essendo italiana. Anche<br />
Levi e Frankl hanno sentito questa<br />
diversità al loro ritorno? Forse, ma<br />
no so rispondere.<br />
Marina Degrassi<br />
Abano Terme, 2009<br />
Adige. L’accostamento è fatto<br />
con riferimento ad un dato<br />
storico: l’infelicissima terza<br />
guerra di indipendenza, ricca<br />
di smacchi, di nessun vittoria,<br />
dell’umiliante acquisto del Veneto<br />
<strong>non</strong> passato direttamente<br />
dall’Impero all’Italia.<br />
Cominciamo dalla Dalmazia.<br />
Mi dicevano le due sorelle<br />
che la popolazione di lingua<br />
italiana costituiva (negli ultimi<br />
decenni del 19° secolo) il 10%<br />
di tutti gli abitanti: in concreto<br />
60.000 su 600.000 nell’area da<br />
sempre geograficamente considerata<br />
Dalmazia. Zara era l’unica<br />
città totalmente italiana.<br />
Ma c’era un elemento decisivo.<br />
Gli italiani costituivano la<br />
classe più importante e colta, di<br />
fatto dominante, senza con ciò<br />
dare a questo aggettivo l’antipatico<br />
profilo dei bianchi rispetto<br />
ai “negri” o dei colonialisti<br />
rispetto agli indigeni in Africa.<br />
Ed i croati, pressoché tutti, si<br />
facevano un punto d’onore di<br />
Per <strong>non</strong> dimenticare<br />
1945 : IL POTERE AI<br />
COMITATI POPOLARI<br />
Le scuole a <strong>Isola</strong> e in Istria<br />
parlare il dialetto veneto-dalmata,<br />
lingua d’altronde parlata<br />
dall’elemento italiano. Di conseguenza<br />
gli amministratori<br />
pubblici, a cominciare dai podestà,<br />
erano tutti italiani. Le<br />
due sorelle mi facevano nomi<br />
precisi: oggi i pochi informati<br />
ricordano solo Baiamonti, l’ultimo<br />
podestà italiano di Spalato,<br />
al quale è intitolata una piazza<br />
anche a Milano.<br />
La terza guerra di Indipendenza<br />
fu l’inizio della fine per<br />
la Dalmazia italiana. L’Impero<br />
o, più brevemente, l’Austria,<br />
giustamente stizzita per il comportamento<br />
dell’Italia, cominciò<br />
a favorire l’elemento slavo, ed<br />
a poco a poco la predominanza<br />
italiana svanì: in pochi anni tutti<br />
i podestà furono slavi. E gli Slavi<br />
furono ben felici di “riscattarsi”,<br />
<strong>non</strong> sentendosi più onorati<br />
di essere “subordinati” all’elemento<br />
italiano; il che <strong>non</strong> vuol dire che<br />
abbandonassero ipso facto il dialetto<br />
corrente, ma insomma la storia della<br />
Dalmazia cambiò radicalmente.<br />
Passiamo alle valli ladine. Val<br />
Badia, Val Gardena e Val di Fassa<br />
avevano soltanto scuole di lingua italiana,<br />
e d’altronde sappiamo tutti che<br />
una caratteristica dell’Impero, ricco di<br />
almeno dieci nazionalità confutando<br />
soltanto le maggiori, rispettava le<br />
popolazioni locali. L’improvvida terza<br />
guerra provocò che nelle Tre Valli ora<br />
dette venisse imposto l’insegnamento<br />
in lingua tedesca sicché oggi i Ladini,<br />
fieri di esserlo, parlano però normalmente<br />
la lingua tedesca.<br />
Veniamo all’Istria: anzi, vorrei prima<br />
fare una piccola digressione sulla<br />
Venezia Giulia nel suo insieme, intendendosi<br />
con questa denominazione la<br />
regione così chiamata tra il 1918 e il<br />
1943. Che io sappia, fermo restando il
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
11<br />
Questi “documenti”, inviati dall’amico Dino Degrassi, potrebbero suscitare un divertito sorriso in chi <strong>non</strong> abbia vissuto all’epoca della loro emissione;<br />
purtroppo per gli altri rievocano un periodo di vita buio, che il tempo stempera ma <strong>non</strong> riesce a cancellare.<br />
Nel 1945, immediatamente dopo la “Liberazione”, vennero praticamente aboliti i poteri del Municipio di <strong>Isola</strong> – retaggio storico di un passato da<br />
eliminare – per fare posto ad un Comitato Popolare Antifascista che comincia a rilasciare certificazioni, dichiarazioni e ordini nei più svariati campi.<br />
Ne riproduciamo alcuni, per ravvivare un ricordo che è bene mantenere vivo.<br />
grande merito dello studioso Graziadio<br />
Isaia Ascoli nel recuperare il più<br />
possibile le denominazioni italiane<br />
originarie di quelle terre, mi sembra<br />
pacifico che ad est dell’Isonzo nel<br />
1918 la popolazione fosse compattamente<br />
slava, come pure sul Carso<br />
fino al confine delle Alpi Giulie. Mi<br />
piacerebbe conoscere, se qualcuno<br />
della redazione avesse nozioni in<br />
proposito, quanti fossero gli italiani nei<br />
centri maggiori (Caporetto, Tolmino,<br />
Plezzo, Postumia…).<br />
Quanto all’Istria e alla Liburnia,<br />
secondo le mie cognizioni, gli italiani<br />
erano più o meno fortemente maggioritari<br />
lungo tutta la costa sino ad Abbazia,<br />
ed i alcune “isole” dell’interno:<br />
ad esempio Pisino, patria di Quarantotti<br />
Gambini e sede dell’unico liceo<br />
italiano dell’entroterra. Inoltre nelle<br />
isole del Quarnaro annesse dopo la<br />
Grande Guerra. Per il resto gli slavi<br />
erano in fortissima maggioranza.<br />
Dovremmo anche aggiungere che<br />
la comparsa dell’elemento slavo in<br />
Istria fu provocata dalla Repubblica<br />
Serenissima che, volendo ripopolare<br />
le campagne impoverite da pestilenze,<br />
favorì l’immigrazione<br />
degli slavi.<br />
Ma veniamo ai Vostri dati<br />
sulle scuole. Vi leggo la progressiva<br />
avanzata dal 1871<br />
delle scuole slave. Detto così,<br />
apparentemente significa poco<br />
perché <strong>non</strong> credo che in quegli<br />
anni vi fosse una massiccia<br />
immigrazione di slavi; penso<br />
invece che il Governo austriaco<br />
abbia favorito l’istituzione<br />
di scuole per gli slavi, mentre<br />
prima, con ogni probabilità, i<br />
pochi ragazzi slavi che potessero<br />
studiare entravano nelle<br />
scuole italiane.<br />
Dove voglio arrivare con<br />
questo lungo discorso? Che<br />
quella guerra, mal preparata<br />
e peggio condotta, fu causa di<br />
mali molto gravi in pregiudizio<br />
degli interessi italiani.<br />
Vorrei chiudere con una<br />
postilla. E’ un argomento che<br />
ho letto una volta sola, ma <strong>non</strong><br />
credo che si tratti di una panza-<br />
na. Mussolini, teso a riaffermare<br />
fortemente l’italianità di terre<br />
popolate da gente che parlava<br />
altra lingua (<strong>non</strong> è il caso di soffermarsi<br />
sulla “politica” in Alto<br />
Adige e nella Valle d’Aosta, che<br />
i bene informati conoscono), si<br />
era reso conto che con gli slavi il<br />
discorso era diverso: basti pensare<br />
che la stragrande maggioranza<br />
dei condannati a morte dal<br />
Tribunale Speciale per la Difesa<br />
dello Stato erano proprio slavi<br />
irriducibili, autori di attentati<br />
(ad esempio il treno fatto saltare<br />
alla stazione di San Pietro del<br />
Carso). Così propose al Regno<br />
dei Sloveni Croati e Serbi uno<br />
scambio di popolazioni: tutti gli<br />
italiani della Dalmazia in Italia;<br />
tutti gli slavi che lo volessero<br />
al di là del confine. Non se ne<br />
fece nulla, ma la notizia trova<br />
una conferma nello spirito del<br />
noto patto Mussolini/Hitler per<br />
la popolazione tedesca dell’Alto<br />
Adige.<br />
Chi è sempre stato naziona-<br />
lista come me inevitabilmente<br />
è stato fascista; ed è stupido<br />
negare le molte cose buone realizzate<br />
dal Fascismo almeno dal<br />
1925 al 1935. Però la trovata di<br />
privare della popolazione originaria<br />
da secoli le terre dalmate<br />
era di una stupidità drammatica.<br />
Assai più saggio tentare di dare<br />
agli slavi “regnicoli”(come si<br />
diceva allora) un quid ragionevole<br />
di autonomia, con scuole<br />
e istituzioni culturali, ed al<br />
contempo tutelare efficacemente<br />
gli italiani della Dalmazia,<br />
rimasti in gran parte al di fuori<br />
di Zara e Lagosta.<br />
Termino. Malgrado i molti<br />
problemi auguro a “<strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong>” ancora lunga vita, e<br />
ringrazio per le tante notizie,<br />
le pagine drammatiche, la fede<br />
che scorre negli scritti. In queste<br />
parole c’è tutto…<br />
Con viva cordialità,<br />
Gian Mario Rossi Fizzotti<br />
Milano
12 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Rapporto sui danni provocati dallo scoppio della diga di <strong>Isola</strong><br />
Frutto di ricerche effettuate da Ferruccio Delise presso l’Archivio Diocesano di Trieste, pubblichiamo una lettera inviata da mons.<br />
Giuseppe Dagri al Vescovo mons. Antonio Santin, per relazionarlo sui danni causati il 22 aprile 1945 dall’esplosione della diga di <strong>Isola</strong><br />
provocata dai Tedeschi in ritirata. La lettera, protocollata al numero 19/1945, era stata inviata a Trieste tre giorni dopo, il 25 aprile.<br />
Eccellenza Ill.ma e Rev.ma.<br />
A seguito della comunicazione telefonica di domenica scorsa,<br />
posso oggi, subentrata la calma e fatti i rilievi del disastro, dare<br />
una relazione più completa.<br />
Domenica mattina alle 6.45 una fragorosa esplosione (7<br />
quintali di esplosivo) avvertiva che ciò che si temeva da qualche<br />
tempo era avvenuto: il molo e la diga erano stati fatti saltare. È<br />
impossibile però descrivere la scena tremenda. Tutti erano stati<br />
colti di sorpresa perché nessun avvertimento era stato dato in<br />
precedenza: anzi si era fatto credere, con l’asporto delle micce e<br />
delle spolette, che l’intenzione era cambiata. E la maggioranza<br />
si trovava ancora a letto data l’ora mattutina, il temporale appena<br />
cessato e il coprifuoco che fino alla mattina precedente era durato<br />
sino alle sette e che <strong>non</strong> tutti ancora sapevano ricondotto alle<br />
cinque.<br />
Ci si rese però subito conto degli effetti veramente disastrosi<br />
prodotti dall’esplosione: un bombardamento <strong>non</strong> ne avrebbe<br />
prodotti tanti. Un centinaio di case abbastanza gravemente<br />
danneggiate e fra queste molte rese inabitabili. Oltre le altre case<br />
che <strong>non</strong> presentano danni molto gravi, si può dire che <strong>non</strong> si<br />
può trovare una casa sola che <strong>non</strong> ne debba lamentare qualcuno<br />
anche se minimo.<br />
Per quanto riguarda le chiese i danni si sono rilevati più<br />
grandi di quanto in principio avevo potuto credere, specialmente<br />
per la chiesa della B. V. d’Alieto, che ha tutto il tetto rovinato:<br />
una pietra abbastanza grossa, dopo aver forato il tetto, penetrava<br />
in chiesa all’angolo sinistro dell’abside. Il Duomo è stato<br />
abbastanza colpito sul tetto (ci vorranno circa 1000 tegole per<br />
la riparazione) ed ha quasi tutti i vetri (160) infranti. Un largo<br />
squarcio sul tetto presenta la chiesetta di San Domenico.<br />
Pur in mezzo ad un disastro così grande, dobbiamo ringraziare<br />
il Signore e tutti sono unanimi nel riconoscere questo dovere<br />
per il fatto che <strong>non</strong> si devono lamentare delle vittime. Restiamo<br />
veramente stupiti di fronte a casi, e sono numerosissimi, nei quali<br />
<strong>non</strong> si sa spiegare l’incolumità, se <strong>non</strong> pensando ad un intervento<br />
miracoloso. Non si esagera se si afferma che le vittime avrebbero<br />
dovuto essere almeno un centinaio. Anche i feriti, ad eccezione<br />
di due casi più seri, hanno patito soltanto lievissimi danni.<br />
Per curiosità posso aggiungere che gli eroi di tanta prodezza,<br />
appena compiuta, sono fuggiti. Altri eroi, <strong>non</strong> stranieri questi,<br />
sopravvenuti al pomeriggio, al danno hanno voluto aggiungerci<br />
anche le beffe: ci hanno imposto il coprifuoco dalle 19 (domenica<br />
anzi dalle 17) alle 7.<br />
Che il Signore, nella Sua Bontà tante volte dimostrataci, ci<br />
22 aprile1945 - Così si presentava la diga di <strong>Isola</strong> dopo che i Tedeschi<br />
in ritirata l’avevano fatta saltare in aria.<br />
preservi da nuovi pericoli. Per questo, Eccellenza, mentre La<br />
prego di voler gradire i miei ossequi filiali, invoco per me e per<br />
tutta la mia parrocchia la Pastorale Benedizione<br />
dev.mo Sac. G. Dagri<br />
Un “guaritore” a <strong>Isola</strong>: Bortolo Depase<br />
(D’Arsenio)<br />
più riprese, durante la lunga vita di mia madre, le sentii raccontare<br />
A qualcosa sulla figura e sull’opera di Bortolo d’Arsenio. E a più<br />
riprese, spinto da una certa curiosità, ho avuto l’impulso di darmi<br />
da fare per recuperare maggiori notizie e – se possibile – i libri che<br />
Bortolo studiava. Le mie vicende personali mi hanno distratto con<br />
altre priorità e <strong>non</strong> me l’hanno finora consentito. Riferisco quindi<br />
quello che la mia memoria ricorda, aprendo – lo spero – un dialogo<br />
con i discendenti di Bortolo e con coloro che lo conobbero e ne<br />
sanno più di me.<br />
Di Bortolo (Depase, NdR) d’Arsenio <strong>non</strong> conosco, per mia dimenticanza,<br />
neppure il cognome. Era e fu una persona discreta, umile,<br />
devota, lavoratore e buon padre di famiglia come tanti nostri concittadini.<br />
Però aveva una facoltà: guariva! Chi? Chi riteneva di rivolgersi<br />
a lui conoscendo certe sue facoltà. Come mai so queste cose? Perché<br />
vi ricorse anche mia pro-zia Maria, la benedetta sorella di mio <strong>non</strong>no<br />
Giovanni, che aveva una mentalità aperta e che, quando mia madre<br />
da bambina si slogò malamente un braccio, gliela portò perché glielo<br />
aggiustasse.<br />
Non so come la cosa si svolse: se Bortolo fece una manovra di<br />
correzione della slogatura, se usò qualche rimedio sotto forma di pomata<br />
o se -. come dicevano – praticò un rituale particolare o pronunciò<br />
“parole di potere”, come fanno tanti “guaritori”. So solo che Bortolo<br />
disse loro che alle dieci di sera mia madre sarebbe stata bene.<br />
Cosa che si avverò: mia madre ricordava che, nella stanza poco<br />
illuminata dalla luce di una candela o di un lume a petrolio, presente<br />
probabilmente mia prozia Maria, alle dieci di sera, forse sveglia o<br />
come in un sogno, dicendo: “Varda che bel pessi!” alzò il braccino<br />
come per prendere un pesce immaginario, galleggiante nell’aria sopra<br />
il suo lettino, e la slogatura si aggiustò.<br />
Chiesi a mia madre altre cose sul fatto specifico e sulla persona,<br />
ma mi seppe dire poco altro. In un paese in cui <strong>non</strong> si leggeva molto,<br />
Bortolo era visto studiare, leggere dei libri alla finestra, alla luce di una<br />
candela; quindi aveva dei testi che sarebbe una fortuna rintracciare,<br />
se <strong>non</strong> sono stati dispersi o distrutti in occasione del nostro esodo.<br />
E poi batèva i cuciarini, cosa che era oggetto di una certa forma<br />
di canzonatura da parte di qualcuno, come fosse una stramberia; <strong>non</strong><br />
so a cosa corrispondesse, se fosse un rituale, un mezzo di distrazione,<br />
un gesto di valore terapeutico. So solo che tanti guaritori ricorrono a<br />
rituali ed espressioni <strong>non</strong> comprensibili.<br />
A quel che mi venne riferito, a Bortolo ricorrevano più i contadini<br />
slavi del contado - che talora gli portavano i malati o gli infortunati su di<br />
un carro - che <strong>non</strong> i nostri concittadini. Non faccio commenti su questo<br />
fatto: ognuno si cura – o è curato – affidandosi a ciò in cui crede.<br />
Un’ultima osservazione: con umiltà e disinteresse Bortolo <strong>non</strong> si<br />
faceva pagare. Con i tempi che corrono, basti questo a far rispettare<br />
la sua memoria e a rivolgergli – dove si trova ora – un grato e riconoscente<br />
pensiero, un voto, una preghiera.<br />
Bruno Felluga de fontana fora<br />
(Roma)<br />
Questi sono i miei pochi ricordi sulla controversa figura di Bortolo<br />
d’Arsenio. Mi farebbe piacere - anche tramite <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />
- ricevere altre notizie sulla sua vita dai suoi discendenti o da<br />
qualche persona che lo ricorda.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
13<br />
Vicolo delle Corti e i sui fioi<br />
Ciao amici, prima che duto vadi nel “dimenticatoio” volaria<br />
parlar de Vicolo delle Corti, una via a mi tanto cara, dove<br />
che gò passà dei bei momenti dela mia zoventù.<br />
El Vicolo dele Corti xe (o iera) ‘na canisèla no’ tanto longa,<br />
che cominciava dala via Manzioli e finiva in via Ettoreo. In<br />
poche parole iera una scurtaiola per ‘ndar in Piasseta, come che<br />
del resto iera la mia contrada de Vicolo Traverso, dove che gò<br />
vissù i primi anni della mia vita. ‘Stà canisèla gaveva ‘sto nome<br />
perché quasi dute le case – specie da una parte – le gaveva le<br />
corti davanti de casa.<br />
Stà via me iera ‘sai cara perché qua vignivo a trovar i mii<br />
cugini Dagri, de soranome biri. Tante volte, co vado a Chatam,<br />
qua in Canada dove che ne gà portà l’esodo e l’emigrasion, e<br />
dove che sta me cugin Mario biri (fio de zio toni e zia Vittoria),<br />
se vien fora a parlar dela sua famea e dela gente che stava in<br />
quele case de contrada.<br />
La casa dei Dagri (biri) iera a dò piani: in primo pian stava<br />
lori e in secondo iera Mario biri, fradel de zio Toni, e la sua<br />
famea. In ‘sta casa iera anca ‘na bela sofita, dove che noi fioi se<br />
gavemo divertì un mondo sogando le partide de balòn coi botoni.<br />
Bruneto, mio cugin, iera l’organisador de ‘ste partide che per noi<br />
iera come un campionato regolare, con puntegio e classifiche. El<br />
pavimento dela sofita iera ben marcà a campo de balòn, con le<br />
porte, le linee, le bandierine… Gavevimo i nostri botoni, o sogadori,<br />
preferiti… naturalmente li ciamavimo come i campioni<br />
del momento: iera Amadei, el boton rosso de Bruneto che iera el<br />
“goleador”, iera Franzosi el portieròn, Lorenzi, Nordhal, Casari e<br />
altri… Ancora ‘desso, seben che sia passadi tanti anni e semo coi<br />
cavei bianchi, devo dir che xe stà un gran divertimento (grasie,<br />
Bruneto biri…).<br />
Finì el campionato coi botoni, iera tempo del Giro d’Italia, fato<br />
coi tapi dele passerete che gaveva dentro la figura dei corridori.<br />
Grande rivalità anche là: Bartali, Coppi, Magni, Bobet, Robic e<br />
tanti altri…<br />
La specialità dela contrada iera le partide de balòn che se faseva<br />
in quel piassaleto cola pompa de l’acqua in mèso. Scomodo si, ma<br />
se divertivamo un mondo sogando cole bale de fortuna comprese<br />
Go visto a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> la letera de Mario Lorenzutti: la me gà fato<br />
venir in testa tanti ricordi su quela strada de <strong>Isola</strong>. In vicolo dele Corti<br />
mi son nato, e in quela sofita che ricorda Mario abitavo mi, con me<br />
papà Gigi, me mama Angela e i mii fradei Nerina, Nivea e Marino.<br />
Dopo, dal setembre ’46, semo ‘ndai a star in Calelarga, ma mi venivo<br />
sempre là a corer e a zogar<br />
coi amici… Bei tempi,<br />
almeno per noi fioi,<br />
sensa pensieri: duti iera<br />
contenti e duto a <strong>Isola</strong><br />
ne pareva bel.. Dopo,<br />
el 20 giugno 1954 son<br />
vignù a Trieste…<br />
A proposito, son mi quel<br />
picio sul triciclo e cola<br />
franza sui òci: qualche<br />
anno dopo quella foto<br />
anche mi ‘ndarò a zogar<br />
a calcio coi botoni in<br />
sofita…<br />
Cari isolani vicini e<br />
lontani, un saluto di<br />
vero cuore da<br />
Gino Dagri, biri<br />
quele de strasse. Devo dir che<br />
ogni muleto gaveva la squadra<br />
del cuore e anche sensa giornai<br />
e poche radio ierimo sempre informai<br />
sul campionato de calcio<br />
italian. Sogando se ciamavimo<br />
coi nomi dei nostri idoli del<br />
momento: chi iera Bassetto,<br />
chi Annovazzi, chi Mulinelli,<br />
chi iera Janda, Boniperti, chi<br />
Stua e tanti altri, sperando in<br />
cuor nostro de far un giorno<br />
cariere come lori. No’ ierimo<br />
duti fioi de contrada, ma là iera<br />
el posto che se trovavamo per<br />
divertirse.<br />
Chi che dava ne l’ocio per<br />
bravura e talento in quela contrada,<br />
considerando che el iera<br />
più zovane, iera Livino Dagri.<br />
Pochi saveva palegiar el balòn<br />
come lù: in poche parole un<br />
vero talento che se credeva<br />
destinà a una grande cariera.<br />
Ma, chissà… forsi l’esodo gà<br />
rovinà duto anca per lù.<br />
Un altro mulo de contrada<br />
iera Ferucio Delise (tremami),<br />
apasionà de voga, che praticando<br />
‘sto sport a sercava<br />
de emular i nostri campioni<br />
dela “Pullino”, diventada dopo<br />
Vicolo delle Corti, ieri e oggi<br />
“G.Delise”.<br />
Cesco Chicco (palòto) altro<br />
sportivo dela contrada che<br />
ricordo ‘ssai ben: ghe piaseva<br />
el pugilato e anca lui ‘ndava in<br />
palestra al Lido a impararse la<br />
nobile arte come el nostro Nino<br />
Benvenuti (sisoti). Me ricordo<br />
de un suo incontro in cine a<br />
Porto Apollo, dove che Cesco<br />
tirava bote de orbi. La sala iera<br />
piena, el publico isolan in pie<br />
che incitava a gran vose: Pa-loto!,<br />
Pa-lo-to!, Pa-lo-to!…; lù a<br />
tirava de quei pugni che pareva<br />
Tiberio Mitri (el campion europeo<br />
del momento, perdepiù<br />
triestin…). Insoma, gò ‘ncora<br />
davanti ai oci quei momenti per<br />
noi indimenticabili.<br />
Nele case del Vicolo dele<br />
Corti me ricodo che stava i<br />
Delise fumi, i gobo, i bàva,<br />
i tofo, i Chicco loca, i Delise<br />
tremami, i Russignan, i pagarò,<br />
i Chicco paloto, i Dagri biri,<br />
Bettoso dela regina, Pecchiar<br />
Toni botèr, i figareta, Libero<br />
Dellore, i canòn, i Vascotto<br />
bàlego, Gruber (Rube capo<br />
pilota), Lisa longa, Giovanni<br />
Vascotto dela mora, Prelaz e<br />
Gigi pirola…<br />
Gente mia, qua gò missià<br />
nomi e soranomi, ma dovè<br />
capir che xe tropi anni che<br />
manchemo da ‘ste contrade, e<br />
iero fio co gò lassà <strong>Isola</strong>… In<br />
ogni modo xe sempre un bel<br />
ricordar quei loghi che gà fato<br />
parte dela nostra vita.<br />
Un saludo a duti quei che<br />
gà vissù in ‘sta contrada, ma<br />
anca a duti i isolani sparsi per<br />
le mondo… Caramente dal<br />
Canada,<br />
Mario Lorenzutti grilo
14 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Luciano Bartoli: un pittore triestino a <strong>Isola</strong><br />
Nato a Trieste nel 1912,<br />
è ancora un ignoto<br />
e si chiama Luciano<br />
Bartoli.<br />
Avviatosi agli studi ecclesiastici<br />
dopo aver compiuto il<br />
ginnasio a Torino nella Piccola<br />
Casa del Cottolengo, studiò<br />
a Capodistria nel Seminario<br />
locale per i tre anni del liceo,<br />
passò quindi a quello teologico<br />
di Gorizia, ove si fermò per<br />
quasi due anni.<br />
Non frequentò nessuna accademia<br />
di belle arti e nemmeno<br />
una scuola regolare di disegno<br />
e pur avendo sentito sin da<br />
bambino viva inclinazione<br />
per la pittura, si era deciso a<br />
cimentarsi di proposito appena<br />
nel 1934, illustrando così per<br />
diletto la prima stesura dell’immortale<br />
romanzo manzoniano<br />
che va sotto il titolo di “Gli<br />
sposi promessi”.<br />
Ma a <strong>Isola</strong> d’Istria, chiamato<br />
da un professore del Seminario<br />
di Capodistria, don Emilio Stolfa,<br />
inizia veramente nel 1935,<br />
nella chiesetta di S.Caterina, i<br />
suoi primi lavori continuati poi<br />
saltuariamente e ancora da ultimarsi.<br />
Oggi lo sorprendiamo<br />
intento a cantare con il pennello<br />
i fasti della Vergine del Carmine<br />
nella cappella omonima<br />
edificata dai pii isolani per lo<br />
scampato pericolo del colera.<br />
L’opera vuole appunto essere<br />
una glorificazione di questa<br />
Madonna miracolosa.<br />
Il giovane pittore, ispirandosi<br />
ai dipinti delle pareti superiori<br />
della nave di mezzo, decorata<br />
con figure del Vecchio Testamento<br />
in rispondenza a fatti e<br />
persone del Nuovo Testamento,<br />
ha voluto anche mantenere la<br />
medesima intonazione pittorica<br />
nel lavoro della Cappella del<br />
Carmine . Perciò nella cupola,<br />
sotto il lucernaio, ha collocato<br />
la Vergine in atto di consegnare<br />
a San Simone Stock lo scapolare.<br />
A sinistra della Vergine,<br />
Giovanni XXII, il papa che ha<br />
approvato il privilegio sabatino,<br />
tiene spiegata in mano la<br />
Dal quotidiano “Il Piccolo” di 60 anni fa la recensione del critico D.Venturini<br />
sugli affreschi nella cappella del Carmine del nostro Duomo<br />
Luciano Bartoli (Trieste 1912 – Padova 2009) – Nelle foto,<br />
particolari degli affreschi nella cappella della Beata Vergine del<br />
Carmine nel Duomo di <strong>Isola</strong>: il profeta Elia e il popolo isolano<br />
in processione.<br />
Luciano Bartoli è nato a Trieste nel 1912. Pittore, decoratore<br />
e autore di bozzetti per vetrate, notevole è stata la sua<br />
opera soprattutto nel campo dell’iconografia religiosa. Ancora<br />
giovane, fra i suoi primi lavori ricordiamo gli affreschi a <strong>Isola</strong><br />
prima nella chiesetta di Santa Caterina (purtroppo ridotta poi a<br />
palestra dal regime comunista) e poi nella cappella del Carmine<br />
nel Duomo. Tanti suoi affreschi e vetrate possiamo trovarli a<br />
Trieste nelle chiese di Barcola, della Madonna del Mare e del<br />
Villaggio del Pescatore, a Udine nella chiesa dell’Ospedale e,<br />
fra le tante, nelle parrocchiali di Fiumicello, Sesto al Reghena,<br />
Carlentini, Contursi Terme, Crucoli, Arpino e in varie chiese di<br />
Padova, Treviso e Monselice. E’ stato anche autore del manuale<br />
“La chiave per la comprensione del simbolismo e dei segni del<br />
sacro” (Lint, Trieste – 1982), dove ha disegnato 111 tavole di<br />
simboli religiosi con le relative spiegazioni.<br />
Luciano Bartoli è morto a Padova l’8 gennaio del 2009,<br />
alla bella età di 97 anni. Ad un anno dalla sua scomparsa lo<br />
ricordano con rimpianto la moglie isolana Nilla Pugliese, i figli<br />
Filiberto e Graziano (nati ad <strong>Isola</strong>) e i nipoti Luciano, Egle,<br />
Nicolò e Filippo.<br />
A tutti gli isolani, un caro saluto da Milano dai figli e da<br />
Aosta dalla moglie Nilla (figlia di Gina Degrassi e Giovanni<br />
Pugliese ca<strong>non</strong>).<br />
Bolla, quasi ad indicare che il<br />
suo documento <strong>non</strong> contiene<br />
altro che le parole e la volontà<br />
dell’Augusta Regina.<br />
Lo sfondo a finto mosaico<br />
di un colore verde mare con<br />
sfumature di un pallido azzurro,<br />
trapunto qua e là di quadratini<br />
d’oro, è fregiato da una stilizzazione<br />
arborea a ricordare il<br />
biblico “Sicut therebintus”.<br />
Degni di menzione il manto<br />
del pontefice di ottimo effetto<br />
e la stilizzazione bizantineggiante<br />
del manto della Vergine;<br />
graziosa la figura del Bambino<br />
Gesù in piedi nel suo abito<br />
orientale.<br />
Nei quattro peducci figurano:<br />
Santa Giovanna d’Arco,<br />
terziaria carmelitana e protettrice<br />
dell’Azione Cattolica<br />
femminile; il beato Amedeo di<br />
Savoia, protettore del Viceré<br />
d’Etiopia, anch’egli terziario<br />
carmelitano, che tanto si distinse<br />
nella devozione alla Vergine<br />
del Carmelo e fece costruire a<br />
Vercelli un tempio a lei dedicato;<br />
San Giovanni della Croce<br />
e Santa Teresa d’Avila, i due<br />
grandi riformatori dell’Ordine<br />
Carmelitano.<br />
I due quadri laterali hanno<br />
una superficie di 2.00 x 3.40.<br />
Quello in “cornu epistulae”<br />
rappresenta il profeta Elia<br />
(vedi foto) sul monte Carmelo<br />
nell’atto di ricevere l’annuncio<br />
della levata della nuvoletta che,<br />
sorgendo dal mare, apportò la<br />
pioggia da tanto tempo attesa.<br />
Per “levem nubem” è presignata<br />
la Vergine, dispensatrice di<br />
grazie celesti.<br />
Il secondo riproduce la processione<br />
di ringraziamento e il<br />
voto di <strong>Isola</strong> alla Vergine del<br />
Carmelo, e san Mauro martire,<br />
in ricca casula, patrono principale<br />
di <strong>Isola</strong>, che tiene nelle<br />
mani e offre, mirando in alto,<br />
il Duomo, simbolo della città,<br />
mentre dietro, a ricordare le<br />
Confraternite tuttora esistenti,<br />
spicca un gruppo di fedeli dalle<br />
cappe multicolori di veneziana<br />
memoria. Il “pennello “ del<br />
Carmine rammenta l’omonima<br />
Confraternita, a cui fanno compagnia<br />
in cappa rossa quella del<br />
SS. Sacramento, di S.Andrea<br />
in verde e di S.Rocco in color<br />
mattone.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
15<br />
Una giovane con un fascio di frumento (vedi foto) rappresenta gli<br />
agricoltori; tutte le età hanno qui il loro posto: accanto alla calva vecchiaia<br />
<strong>non</strong> manca la nota della vispa e gaia fanciullezza. In tutte sullo<br />
sfondo di un cielo azzurro, rotto da nuvole bianco-rosa, e solcato da<br />
garrule rondini svolazzanti nel sereno dell’aria e partecipanti anch’esse<br />
al grande atto che si compie.<br />
Tutto attorno ai due grandi dipinti corre una cornice bizantina,<br />
formata da ben 64 figure su sfondo d’oro. Circondano Elia 24 donne<br />
dell’Antico Testamento; ognuna ha il suo significato: quale ricorda<br />
una virtù, quale un momento particolare della vita della Vergine. Dalla<br />
parte opposta vi sono 24 sante in perfetta armonia di relazione con le<br />
prime. Ma, mentre alla base della cornice del primo dipinto vi sono i<br />
due profeti maggiori David, Abraham e due profeti minori, nell’altro<br />
campeggiano Ilario e Tazione di Aquileia, donde venne la religione in<br />
Istria, Sisto e Donato, protettori minori di <strong>Isola</strong>, Giusto e Nazario della<br />
diocesi di Trieste e Capodistria. Ogni figura della cornice ha il suo<br />
simbolo ed è stata studiata con cura.<br />
Nella nicchia dell’altare è stata collocata l’antica immagine della<br />
Vergine intagliata in legno, decorosamente restaurata; ai lati dell’altare,<br />
sotto la scritta riguardante la promessa sabatina,.vi sono due medaglioni;<br />
uno ci mostra un Orante a significare l’anima purgante che tende al cielo;<br />
l’altro la “Ianua coeli”, la porta del cielo. Sotto le due grandi tele delle<br />
lapidi con iscrizioni in latino ricordano la restaurazione dell’altare, il<br />
colera degli anni 1836, 1854 e 1886, l’istituzione della Confraternita<br />
e il voto della cittadinanza alla Madonna.<br />
Luciano Bartoli si è affermato con questo lavoro, che gli costò oltre<br />
sei mesi di studio e di applicazione indefessa, ma che lo gratificò con<br />
larga messe di elogi da competenti e il plauso di tutta la cittadinanza<br />
di <strong>Isola</strong>.<br />
L’opera, trattata ad olio (33 metri quadrati di tela) con cera vergine<br />
sciolta nell’essenza di trementina, è stata condotta con un sobrio divisionismo<br />
su tela per evitare qualche danno al muro restaurato da poco.<br />
Ma il lavoro svolge anche un grande concetto armonioso: è tutto<br />
un poema cantato sulla terra e scritto col pennello, ad esaltazione e<br />
glorificazione della Vergine del Carmelo. Tutte le figure di donne e di<br />
uomini, di sante e di santi dell’Antico come del Nuovo Testamento,<br />
hanno il loro significato e stanno in stretta corrispondenza con la vita,<br />
le opere e le virtù di Maria.<br />
Né vi difetta l’intonazione cronologica, che riguarda i rapporti di<br />
dipendenza di Alieto (<strong>Isola</strong>) con il Patriarcato di Aquileia, la dominatrice<br />
spirituale e politica per tante vicende di secoli in quella terra. Così<br />
san Nazario ci richiama alla soppressa diocesi giustinopolitana, da cui<br />
<strong>Isola</strong> dipendeva, mentre san Giusto ci dice che Trieste la governa oggi<br />
spiritualmente.<br />
Domenico Venturini<br />
La “mia” <strong>Isola</strong><br />
“Sempre un villaggio, sempre una campagna”…<br />
diceva un grande poeta della sua Romagna,<br />
è la stessa cosa che potrei dire anch’io,<br />
pensando al mio paese natio.<br />
<strong>Isola</strong>, già il suo nome fa pensare<br />
che un tempo era circondato dal mare<br />
ed è questo fatto che la rende particolare.<br />
Sembra un braccio di terra disteso sull’acqua<br />
e l’azzurro del cielo e del mare<br />
fa da contrasto col verde intenso delle sue campagne.<br />
Essendo un paese lungo e stretto<br />
è facile spostarsi da una piazza a un campetto,<br />
dal porto al centro ci metti pochi minuti<br />
ed è per questo che allora ci si conosceva tutti.<br />
Io sono nata un po’ fuori (in Calelarga..)<br />
e, per arrivare alle Porte,<br />
dovevi attraversare un giardino pieno di fiori.<br />
Così arrivavi in una piazza<br />
dove trovavi frutta e dolci molto buoni<br />
che noi bambini chiamavamo “bromboloni”.<br />
Attraverso vie, strade e stradine,<br />
arrivavi in un’altra Piazzetta<br />
dove le contadine<br />
esponevano su piccoli banchetti<br />
i prodotti dei loro orti,<br />
e, fra meloni, insalata e ravanelli,<br />
trovavi le patatine e i piselli novelli.<br />
In questa piccola Piazza c’è una chiesetta<br />
dove tutti i bambini, che<br />
nel mio stesso periodo sono nati,<br />
penso che lì siano stati battezzati.<br />
C’è poi la piazza principale,<br />
che si rispecchia sul mare;<br />
lì stavano allineate le piccole barchette<br />
che si dondolavano sulle onde,<br />
aspettando i loro padroni<br />
per andare a pescare.<br />
In cima al colle c’è il Duomo,<br />
che sembra dominare il paese e<br />
voler ricordare a tutti<br />
che Dio è uno solo<br />
e che tu sei solamente un uomo.<br />
Ci sono poi i vari posti<br />
dove puoi fare il bagno,<br />
cominciando da San Simòn<br />
passando a su’ scoio<br />
fino a Punta de Galo.<br />
Una volta ci andavamo tutti,<br />
era una gioia sentire<br />
le urla e il vociare dei bambini…<br />
Poi un brutto giorno arrivarono i “titini”<br />
Non si sentì più niente,<br />
se <strong>non</strong> il rumore degli stivali<br />
di quelli che andavano a “picchiare” la gente.<br />
E piano piano siamo andati via<br />
lasciando la nostra meravigliosa “<strong>Isola</strong>” …<br />
solatìa…<br />
Alessandra Zuliani
16 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Una Laurea a coronamento di una vita di lavoro<br />
Lo scorso 11 dicembre nel<br />
salone del Parlamento del<br />
Castello di Udine è stata<br />
conferita a Livio Felluga la laurea<br />
honoris causa in viticoltura, enologia<br />
e mercati vinicoli.<br />
A Livio Felluga, “imprenditore<br />
vitivinicolo e uomo legato alla terra”,<br />
il titolo è stato assegnato perché<br />
– spiega la motivazione – “ha intuito<br />
e sviluppato le potenzialità del Friuli<br />
Venezia Giulia, portandolo ad essere<br />
conosciuto e apprezzato internazionalmente.<br />
La qualità dei vini, a<br />
partire da quelli ottenuti con vitigni<br />
tradizionali, e la loro commercializzazione<br />
in stretto legame con il<br />
territorio, sono stati i punti di forza<br />
della sua attività. Il suo impegno<br />
– sottolinea la motivazione – umile,<br />
determinato e vigoroso, l’amore per<br />
la terra e l’efficienza imprenditoriale,<br />
concreta e lungimirante al tempo<br />
stesso, costituiscono un esempio e<br />
un’eredità per le generazioni attuali<br />
e future”.<br />
Questo prestigioso riconoscimento<br />
corona un’attività familiare<br />
nel campo risalente già alla fine<br />
del 1800 quando un avo di Livio,<br />
Giovanni Felluga, frequentò un<br />
corso sulla vite americana all’Istituto<br />
Agrario di Parenzo. Il percorso<br />
commerciale della ditta Felluga<br />
comincia così a <strong>Isola</strong> d’Istria,<br />
coltivando e vendendo il prodotto<br />
vinicolo locale, e cioè i già famosi<br />
Malvasia e Refosco.<br />
Livio viene alla luce il 1°<br />
settembre del 1914 a <strong>Isola</strong> e c’è<br />
da credere che abbia in qualche<br />
modo (probabilmente fasciato dalla<br />
mamma e posto all’ombra sotto<br />
qualche albero…) partecipato alla<br />
vendemmia anche di quell’anno,<br />
ultimo di relativa serenità prima<br />
del conflitto.<br />
Subito dopo la fine della Grande<br />
Guerra il padre di Livio si<br />
trasferisce a Grado portandovi<br />
poco dopo tutta la famiglia. Giovanissimo,<br />
Livio entra così nel<br />
commercio familiare curando le<br />
vendite del prodotto. Negli anni<br />
’50 - finito il secondo conflitto che<br />
lo ha visto anche prigioniero degli<br />
inglesi - acquista i primi terreni<br />
sul Collio Goriziano e fonda - nel<br />
1956 - la prima azienda agricola a<br />
Brazzano di Cormons.<br />
L’etichetta dei suo prodotti,<br />
rimasta immutata per oltre cinquant’anni<br />
– una cartina geografica<br />
dei siti di provenienza dei vini<br />
- vuole essere un omaggio alla<br />
Attribuita a Livio Felluga, il “patriarca” dei viticoltori della regione<br />
“Il 18 febbraio 2010,<br />
ANITA BEMBICH ved. DEPASE<br />
ha compiuto 100 anni.<br />
I figli, le nuore, il genero, i nipoti e i pronipoti si sono uniti per<br />
festeggiare questo eccezionale evento con tanto affetto.”<br />
terra che li produce. L’azienda<br />
oggi conta oltre 150 ettari di vigneto<br />
con una produzione media<br />
di 800.000 bottiglie l’anno con le<br />
denominazioni di origine controllata<br />
“Collio” e “Colli Orientali<br />
del Friuli” e vede impegnata nell’attività<br />
l’intera famiglia Felluga,<br />
dai figli Maurizio, Elda, Andrea e<br />
Filippo ai nipoti.<br />
Qualche tempo prima ad <strong>Isola</strong>,<br />
in una continuità storica recepita,<br />
a Palazzo Manzioli la Comunità<br />
Italiana ha voluto conferire a<br />
Livio Felluga il premio “<strong>Isola</strong><br />
d’Istria - 2009” per l’impegno<br />
profuso a sostegno dei valori di<br />
appartenenza ad una realtà territoriale<br />
umana, storica e culturale.<br />
Assente per motivi di salute, il<br />
premio è stato ritirato dai figli,<br />
che ancora una volta hanno voluto<br />
rimarcare il legame del padre<br />
– classe 1914 – con la terra natale<br />
di <strong>Isola</strong>, mai dimenticata anche se<br />
abbandonata in tenera età.<br />
Al neo-dottore i complimenti<br />
più vivi e sentiti di tutta la Comunità<br />
isolana.<br />
Romano Silva<br />
100
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
17<br />
Il 12 marzo del 1950 nel Duomo di <strong>Isola</strong> si univano<br />
in matrimonio<br />
QUINTILIO RUSSIGNAN<br />
e NADA DEGRASSI.<br />
Nel sessantesimo anniversario di quel felice<br />
giorno, i figli Gianni e Paolo insieme alle nuore<br />
e ai nipoti Luca, Francesca, Stefano e Caterina<br />
rinnovano loro gli auguri di ancora un lungo<br />
cammino insieme.<br />
Unitamente a questa ricorrenza, Nada festeggerà<br />
il suo 80° compleanno: il marito e i figli, insieme<br />
alle nuore e ai nipoti, le fanno doppiamente i più<br />
cari e sentiti auguri di buon proseguimento!<br />
50 anni insieme<br />
Lo scorso 27 settembre nella chiesa di Villa<br />
Carsia a Trieste<br />
NINO TROIAN e NERINA PAROVEL<br />
hanno voluto ricordare il loro 50° anniversario<br />
di matrimonio. Ad unire idealmente questi<br />
cinquanta anni passati insieme la S.Messa celebrata<br />
– nella stessa chiesa - da don Giovanni<br />
Gasperutti, che già aveva benedetto le loro<br />
nozze e il loro 25° anniversario.<br />
Nella foto - al taglio della torta - Nino e Nerina<br />
insieme alla figlia Fulvia, al genero Masimo e al<br />
nipote Simone, che insieme a tutti i parenti ed<br />
amici augurano alla felice coppia ancora tanti<br />
anni insieme in serenità e salute.<br />
Il 12 settembre 2009, nella chiesa di San Lorenzo<br />
martire di Servola, hanno festeggiato il loro 50°<br />
anniversario di matrimonio<br />
GIOVANNI (Nino) DRIOLI<br />
e MARIA CRISMAN<br />
circondati dall’affetto delle figlie Bruna, Adriana<br />
e Daniela, dai nipoti e dai parenti e amici tutti.,<br />
insieme a don Luciano Giudici e a tutta la<br />
Comunità Neo-catecumenale della parrocchia<br />
di Servola.<br />
Sessant’anni assieme<br />
AVVENIMENTI LIETI
AVVENIMENTI LIETI<br />
18 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Da sinistra ANNA, GABRIELE, MAURO e PIERO, quattro<br />
splendidi nipotini il giorno del quarto compleanno di Mauro, per<br />
la gioia dei <strong>non</strong>ni Clelia Cebron e Lucio Pagan. Purtroppo Lucio<br />
(<strong>non</strong>no Orso per i nipotini) ci ha improvvisamente lasciato…<br />
Il giorno 3 ottobre 2009 nella chiesa di Santa Maria Maddalena si sono<br />
uniti in matrimonio<br />
LUCA KERSTICH e MARILINA DAMIANI<br />
Agli sposi i più affettuosi auguri di tanta felicità dai genitori Silvio<br />
e Giuseppina Colomban, Claudio e Renata Damiani insieme a tutti i<br />
parenti ed amici.<br />
In questa bellissima giornata un caro ricordo è andato anche alla <strong>non</strong>na<br />
NELLA che purtroppo <strong>non</strong> è più con noi, ma è sempre presente nei<br />
nostri cuori.<br />
Il 7 febbraio nella chiesa<br />
parrocchiale di Ariccia,<br />
vicino a Roma, ALESSIO<br />
RICASOLI ha ricevuto il<br />
sacramento della Cresima.<br />
Un cordiale augurio<br />
dal <strong>non</strong>no Fabio Ricasoli<br />
e dai familiari tutti.<br />
Lo scorso 20 novembre,<br />
il piccolo FRAN-<br />
CESCO GARZIA ha<br />
festeggiato il suo primo<br />
compleanno, per la gioia<br />
dei <strong>non</strong>ni Annamaria<br />
Carboni e Giancarlo<br />
Garzia, e dello zio Gigi<br />
Carboni (snai).<br />
Nati a Trieste, ma sempre isolani: il piccolo GA-<br />
BRIELE, figlio di Piero Degrassi, il giorno del suo<br />
primo compleanno e la cuginetta GAIA (figlia di<br />
Paolo Degrassi), di sette anni. Insieme a loro <strong>non</strong>no<br />
Dino, davanti ad un grande panorama di fine ‘800<br />
di <strong>Isola</strong>, dove per secoli vissero i nostri avi.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
19<br />
Attorniata dalla figlia Nelita, dal marito Tullio, dai suoi amici e dai<br />
suoi cari, NERINA PUGLIESE, la nostra bonassa, ha festeggiato i<br />
suoi 85 anni: ben portati!<br />
Si uniscono agli auguri gli amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>: Nerina, te son sempre<br />
in gamba!!<br />
In gennaio la piccola SOFIA<br />
(nata a Boston, negli Stati<br />
Uniti, dove risiedono per<br />
lavoro i genitori Hulin e Fulvia<br />
Vascotto) ha festeggiato<br />
il suo secondo compleanno.<br />
Nella ricorrenza è stata<br />
battezzata nel Duomo di<br />
Muggia da don Alessandro<br />
Cogliati, amico d’infanzia<br />
della madre Fulvia.<br />
Tanti auguri dai padrini<br />
Gabriella Bonifacio (figlia<br />
di Gianna e di Marcello) con<br />
il marito Ferruccio Perini<br />
insieme a tutti i parenti.<br />
Lo scorso 16 dicembre, a Monfalcone,<br />
MARIUCCI ULCIGRAI<br />
ved. DEPASE ha compiuto<br />
80 anni, festeggiata nella lieta<br />
ricorrenza dalle figlie insieme<br />
ai generi e ai nipoti Chiara e<br />
Francesco.<br />
Prima di Natale, nel corso di<br />
una cerimonia tenutasi presso la<br />
sede dell’Associazione Volontari<br />
Ospedalieri di Monfalcone, Mariucci<br />
è stata anche salutata con<br />
stima ed affetto dalle colleghe,<br />
al termine della sua attività di<br />
volontaria “per raggiunti limiti<br />
di età”.<br />
Approfitto delle pagine di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> per inviare a parenti ed amici,<br />
anche attraverso le immagini dei miei nipotini, l’augurio di un sereno<br />
2010. Per la gioia dei genitori Giovanni e Paola ecco l’ultimo arrivato:<br />
DIEGO VALENTI (nato l’11 novembre 2009), nella foto insieme al<br />
fratellino CARLO (nato l’11 settembre 2005).<br />
Ai due nipotini l’augurio di tanta felicità dai <strong>non</strong>ni Maria Ralza e Santo<br />
Valenti (Palazzolo, BS).<br />
AVVENIMENTI LIETI
AVVENIMENTI LIETI<br />
20 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Anche quest’anno, durante le nostre vacanze ad <strong>Isola</strong>,<br />
abbiamo trascorso la festività di Ferragosto con tutta la<br />
famiglia riunita in un ristorante di Corte. Da Como, un<br />
caro saluto a tutti gli isolani e un arrivederci alla prossima<br />
estate da Franco e Romanita Degrassi.<br />
Il 15 gennaio, nella loro dimora di London (Canada) e alla<br />
presenza del rev. E. Anderson e dei testimoni Franca e Mario<br />
Lorenzutti, si sono uniti in matrimonio GIOVANNI BAC-<br />
CI (zalo) e ROSA CRAIEVICH-LOZER. Un affettuoso<br />
augurio dai testimoni Franca e Mario insieme ai familiari<br />
ed amici tutti, vicini e lontani.<br />
La nascita di un essere vivente, sia da ovipari che da<br />
mammiferi, è sempre un avvenimento che emoziona.<br />
Ho visto gli uccellini in campagna, i gattini in scadàn,<br />
i conigli e i cagnolini, ma <strong>non</strong> avevo mai assistito alla<br />
nascita di una cavallina…<br />
Ringrazio, anche a nome di mia moglie Pia, l’amico<br />
Edio Tog<strong>non</strong> che mi ha permesso di assistere, nel<br />
suo allevamento di Sgonico (TS), alla nascita di R<br />
(forse “Ricorvo”), figlia del famoso “Varenne” e di<br />
“Avril du Kras”.<br />
Emilio<br />
Circondato dagli stessi amici, alcuni giorni prima, il 20<br />
dicembre, GIOVANNI aveva festeggiato i suoi 70 anni. Un<br />
bel traguardo, caro Gianni, se pensiamo alle difficoltà degli<br />
ultimi anni. Tanti e tanti auguri da tutti noi presenti ma<br />
anche dai tuoi cari lontani che in quell’occasione Ti hanno<br />
ricordato. Ancora tanti auguri!
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
21<br />
Fernanda Goina Gordini nella “galleria” dei premiati alla Biennale Giuliana d’Arte<br />
In occasione della premiazione<br />
relativa alla decima<br />
edizione della Biennale Giuliana<br />
d’Arte, è stata allestita a<br />
Trieste una mostra nella sala<br />
di Palazzo Costanzi, a cura di<br />
Luigi Pitacco e con la collaborazione<br />
dell’Università di<br />
Trieste.<br />
Quest’anno il premio è stato<br />
Fax for peace:<br />
un premio a<br />
Loris Carboni<br />
Presso l’auditorium dell’Istituto<br />
d’Istruzione Superiore di<br />
Spilimbergo (UD) ha avuto<br />
luogo la cerimonia di premiazione<br />
del concorso internazionale<br />
Fax for peace – fax for tolerance<br />
(un fax per la pace e per la<br />
tolleranza), giunto quest’anno<br />
alla sua 13ma edizione.<br />
Tra i premiati – nella sezione<br />
scuole per l’infanzia e primarie<br />
– anche il piccolo Loris Carboni,<br />
che, nella foto insieme al<br />
<strong>non</strong>no Dario Carboni (ma anche<br />
per la gioia di <strong>non</strong>na Edda<br />
Vascotto), mostra con orgoglio<br />
la targa appena ricevuta.<br />
I protagonisti dell’iniziativa<br />
sono stati gli studenti e gli<br />
artisti di tutto il mondo, che<br />
hanno inviato, mediante fax o<br />
posta elettronica, immagini o<br />
video che avessero come tema<br />
la pace, la tolleranza e la lotta<br />
ad ogni forma di razzismo;<br />
immagini che poi hanno costituito<br />
una mostra nei locali<br />
della stessa scuola.<br />
Anche in questa edizione, gran<br />
parte delle immagini sono<br />
giunte da paesi extra-europei,<br />
spesso paesi in cui la libertà è<br />
ancora minacciata o in cui anche<br />
i più elementari tra i diritti<br />
umani <strong>non</strong> sono garantiti.<br />
assegnato allo scultore e restauratore<br />
muggesano Williano<br />
Bossi (in arte Villibossi),<br />
del quale abbiamo ammirato<br />
con emozione le sue opere,<br />
realizzate soprattutto in marmo<br />
e legno.<br />
Nella sala “Veruda” insieme<br />
ai pittori premiati nelle<br />
precedenti edizioni (Carrà,<br />
Cassetti, Chersicla, Missoni,<br />
Pisani, Rosignano) c’è anche<br />
l’arte della “nostra” Fernanda<br />
Goina Gordini, che ci riempie<br />
Negli Stati Uniti il<br />
“Columbus Day” è<br />
una delle feste più<br />
importanti, in particolar<br />
modo per le<br />
Comunità italiane.<br />
In tanti paesi o città<br />
vengono organizzate<br />
grandi sfilate in costume<br />
come questa<br />
dell’”Ordine dei Figli<br />
d’Italia in America”<br />
di Huntington Long<br />
Island, che ha come<br />
vicepresidente l’amico<br />
Lucio Degrassi<br />
(paradiso). Per l’occasione<br />
Lucio ha sfilato<br />
nelle vesti del famoso<br />
navigatore Giovanni<br />
Caboto, continuatore<br />
dell’opera di Cristoforo<br />
Colombo, e a cui<br />
si deve nel 1497 la<br />
scoperta del Canada.<br />
Fernanda Goina Gordini, premiata<br />
negli anni scorsi alla Biennale<br />
Giuliana d’Arte.<br />
di ammirazione e orgoglio per<br />
il suo valore riconosciuto a<br />
livello regionale, nazionale e<br />
internazionale. Di lei ha colto<br />
il nostro sguardo il quadro<br />
“Biblioteca” (nella foto), esposto<br />
tra le opere dei vari autori<br />
premiati negli scorsi anni.<br />
L’ottantottenne artista, nativa<br />
di <strong>Isola</strong> e ormai gradese<br />
di adozione, è stata inizialmente<br />
un’autodidatta, ha<br />
frequentato poi diversi corsi<br />
finché ha individuato un suo<br />
particolare stile che l’ha fatta<br />
balzare agli onori della cronaca.<br />
Disegna e dipinge con<br />
il computer e quando ottiene<br />
il risultato desiderato lo mette<br />
tra le bozze per elaborarlo<br />
e trasformarlo con l’uso dei<br />
pennelli sulle tele.<br />
Alla nostra Fernanda, l’augurio<br />
di una ancora lunga<br />
carriera artistica da tutti gli<br />
amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />
Fernanda Goina Gordini:<br />
“Biblioteca”<br />
AVVENIMENTI LIETI
22 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Una vita per il cucito<br />
Un nuovo manuale di tecnica sartoriale, frutto<br />
dell’esperienza di Nivia Carboni<br />
“L’arte del taglio e cucito, un tempo ad uso quasi<br />
esclusivo delle nostre mamme e dei professionisti del<br />
settore, è ormai alla portata di tutti. E’ un’attività che<br />
offre l’opportunità di stare insieme, fare nuove amicizie<br />
e riuscire ad esprimere attraverso materiali, forme e<br />
colori, la propria individualità, stimolando il gusto e<br />
la voglia di essere eleganti.<br />
Il requisito richiesto è la passione, il desiderio di<br />
imparare a creare dal nulla un capo d’abbigliamento,<br />
seguendo la propria fantasia e le proprie intuizioni.<br />
Può essere passatempo, pratica domestica, laboratorio<br />
di creatività. La progettazione e la realizzazione di<br />
accessori ed elementi di arredo, e la rielaborazione<br />
di abiti dismessi, richiedono tecniche facilmente apprendibili.<br />
La nostra amica Nivia Carboni Bossi, con il libro<br />
“Ago, filo e fantasia”, ci insegna tanti piccoli grandi<br />
segreti tratti dalla sua esperienza, esperienza che ha tramandato<br />
a numerosissime signore, partecipanti ai corsi<br />
di taglio e cucito che l’Università Popolare di Trieste<br />
organizza ormai da molti anni, ottenendo dei successi<br />
veramente confortanti e lusinghieri, che ci stimolano a<br />
perseverare in questa nostra importante attività”.<br />
Con queste parole Silvio Delbello, Presidente dell’Università<br />
Popolare di Trieste, ha voluto presentare<br />
questo libro, frutto dell’esperienza di tanti anni di<br />
insegnamento, che Nivia ha voluto lasciare alle sue<br />
allieve, ma anche a quelle persone che amano questo<br />
lavoro. Un libro di tecnica sartoriale scritto in modo<br />
semplice, chiaro e comprensibile per dare alle neofite<br />
ma anche a tutte quelle signore che sanno già “tenere<br />
l’ago in mano”, la possibilità di farsi uno stampo da<br />
sole e di conoscere i molti piccoli e grandi segreti che<br />
danno la possibilità di ottenere nel cucito un risultato<br />
migliore.<br />
Nivia è nata a <strong>Isola</strong> il 29 maggio 1937, figlia di<br />
Francesco Carboni (rate) e di Maria Bessich (la bionda).<br />
Ha cominciato a <strong>Isola</strong> nel lontano 1952, come “garzona”<br />
dalla signora Evelina Vittori, per lavorare poi,<br />
dopo l’esodo, in un importante laboratorio di sartoria<br />
di Trieste. La passione per questo lavoro – dopo aver<br />
cresciuto i figli – l’ha riportata a frequentare la scuola<br />
di taglio-cucito “Le grand chic”, ottenendo nel 1982 il<br />
diploma di modellista e insegnante. Dal 1978 insegna<br />
presso l’Università Popolare di Trieste, ottenendo<br />
dall’Università stessa e dalle sue allieve grandi segni<br />
di riconoscimento.<br />
“Ago, filo e fantasia”<br />
– di Nivia<br />
Carboni Bossi, edito<br />
dall’Università Popolare<br />
di Trieste – E’<br />
reperibile a Trieste<br />
nelle librerie Svevo,<br />
Fenice, Stazione,<br />
Nero su Bianco e<br />
Tergesteo e nelle<br />
librerie di Opicina,<br />
Sistiana, Muggia e<br />
Monfalcone.<br />
Percorrendo la scia di Gregor<br />
Samsa… ironia e dintorni<br />
Recensione della mostra di Annamaria Ducaton “IroniKamente”<br />
Il 16 gennaio scorso è stata inaugurata, alla presenza di un folto pubblico<br />
che ha gremito la sala della Galleria Rettori Tribbio, la personale<br />
di Annamaria Ducaton intitolata Ironikamente.<br />
I diciannove dipinti di varie dimensioni, realizzati con l’utilizzo di<br />
tecniche miste (tempera-acrilico), sono ispirati alla biografia e all’opera<br />
dello scrittore boemo Franz Kafka con particolare riguardo al racconto “La<br />
metamorfosi”, pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1916 dall’editore<br />
Kurt Wolff (Leipzig), e ai celebri romanzi Il Processo e Il Castello.<br />
A impreziosire la serata è stato poi l’inatteso intervento di un giovane<br />
violinista che ha interpretato brani tratti dalla tradizione yiddish.<br />
“Gregorio e la luna verde”, A.Ducaton 2009<br />
Questo importante ciclo di quadri nasce da un’ispirazione ben<br />
precisa, quella derivata dalla rilettura dei personaggi tormentati che<br />
popolano i testi del grande autore praghese di cui viene altresì analizzata<br />
la vicenda umana a sua volta caratterizzata da un profondo travaglio<br />
interiore determinato sia dal rapporto problematico con il padre, sia<br />
dalla ricerca di un’agognata stabilità sentimentale.<br />
Tuttavia per capire come abbia avuto origine tale mostra bisogna fare<br />
metaforicamente un passo indietro e capire lo spirito che sta alla base<br />
della scelta di un tema. Si è trattato infatti di circoscrivere una proposta<br />
culturale che è partita da lontano, nel senso che sin dal novembre 2008<br />
- quando è stato presentato al pubblico il catalogo Ducaton. Nel raggio<br />
dell’emozione presso la Sala del Giubileo in Riva Tre Novembre - Annamaria<br />
Ducaton si era prefissa un’altra meta da raggiungere, un’altra<br />
complessa tematica da affrontare con quella alacrità che le è propria.<br />
In quella sede, nella relativa recensione, l’avevo descritta come<br />
un’artista completa proprio perché capace di una straordinaria apertura<br />
verso ciò che stupisce e, nuovamente, confermo a tutt’oggi questa definizione.<br />
Basti pensare alla pubblicazione, a tiratura limitata, dell’agile<br />
volumetto Annamaria Ducaton. Effulgurazioni, Franco Rosso Editore,<br />
Trieste 2009: è un piccolo ma intenso libro di poesie che può fornire<br />
un’ulteriore chiave interpretativa per comprendere una produzione
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
23<br />
pittorica così ricca di valenze anche simboliche.<br />
È ovvio che un ciclo di opere <strong>non</strong> si improvvisa o meglio<br />
è il frutto di un’elaborazione intellettuale che, nello specifico,<br />
ha tenuto impegnata la mente dell’artista triestina per oltre<br />
un anno. Una cosa è il progetto, altra cosa è la tangibile fattibilità<br />
dello stesso. L’idea può richiedere mesi o addirittura<br />
anni prima di palesarsi e di concretizzarsi in un concetto<br />
chiaro e nitido a partire dal titolo della mostra stessa che<br />
ha significativamente conosciuto più varianti: da Corridoio<br />
Kafka a Sognando ironicamente K. sino al definitivo e più<br />
sintetico IroniKamente.<br />
In effetti anche solo scorrendo i titoli dei dipinti si notano<br />
i continui riferimenti all’attività letteraria del romanziere<br />
praghese. Gregor Samsa diventa allora familiarmente Gregorio,<br />
un tenero e indifeso insetto che si mostra all’occhio<br />
dello spettatore. Ecco quindi il trittico dai colori sgargianti:<br />
Gregorio su tappeto rosso, Gregorio e la luna verde (vedi<br />
foto), Gregorio in posa, tre tele 40x40 dove il protagonista si<br />
mostra in tutta la sua alterità. Il modesto impiegato divenuto<br />
ormai creatura strisciante palesa dunque il suo corpo difforme<br />
ora stagliato su un red carpet infuocato dove risaltano<br />
le mobili zampette e la testa dotata di antenne giroscopiche,<br />
ora intento a seguire contemplandolo un fosforescente disco<br />
verde dalle volute argentee, ora in classica posa frontale<br />
con bombetta e colletto bianco inamidato in un tripudio di<br />
azzurro e oro colante.<br />
Interessante è poi l’identificazione Gregor-Franz nell’opera<br />
Milena e Felice (Milena è Felice), una scena in cui<br />
campeggiano due figure femminili stilizzate dalla chioma<br />
fluente che rappresentano Milena Jesenska e Felice Bauer,<br />
le due donne amate da Kafka qui riprese mentre giocano<br />
disputandoselo, alla presenza di una svettante torre, con il<br />
fragile uomo-insetto, quasi fosse uno yo-yo in balia della<br />
passione amorosa.<br />
In Notte inquieta viene invece rievocata la disposizione<br />
testamentaria di Kafka secondo la quale i preziosi manoscritti<br />
contenenti le sue opere più importanti dovevano essere distrutti.<br />
Si vedono allora delle pagine che precipitano in un<br />
grigio burrone da dove saranno tuttavia salvate grazie alla<br />
lungimiranza di Max Brod che ne curerà la pubblicazione.<br />
Ogni singolo dipinto permette un’accurata esplorazione<br />
di ciò che sta dietro l’armonia di forme e colori perché ogni<br />
immagine è autonoma pur facendo parte di un discorso più<br />
ampio, legato al filo conduttore dell’ironia che talora può<br />
congiungersi con la dimensione del sogno, ossia quello<br />
stato psichico che, affrancandosi dal controllo razionale del<br />
soggetto, ne libera le pulsioni inconsce.<br />
Pensando e “sognando” IroniKamente, Annamaria Ducaton<br />
associa un valore introspettivo ma anche premonitore<br />
ai propri dipinti che sembrano visualizzare la condizione<br />
esistenziale di Kafka il quale, da sottile indagatore dei sogni,<br />
così descriveva la genesi dei suoi racconti onirici: “Dormo,<br />
sì, ma forti sogni nello stesso tempo mi tengono sveglio. Dormo,<br />
per così dire, accanto a me, mentre devo dibattermi coi<br />
sogni, verso le cinque l’ultima traccia di sonno è consumata,<br />
io sogno soltanto e ciò è più faticoso della veglia. Insomma<br />
passo l’intera notte nello stato in cui, per qualche momento,<br />
l’uomo sano si trova un attimo prima di addormentarsi davvero.<br />
Quando mi sveglio, tutti i sogni sono raccolti intorno<br />
a me” (Kafka, Diari, 02/10/1911).<br />
Anche per Annamaria Ducaton i sogni e la loro carica<br />
di ironia rappresentano una dimensione parallela alla realtà,<br />
caratterizzata appunto dal rapporto privilegiato con le sfere<br />
del divino, dell’infinito e dell’inconscio.<br />
Daniela Mugittu<br />
DAI CASSETTI DELLA MEMORIA…<br />
L’AQUILONE<br />
Un giorno d’estate, nel giardino di Villa Anna ad <strong>Isola</strong>, mio cugino<br />
Bruno Ricordi e Nino Vellam (futuri ingegneri) vollero costruire un<br />
aquilone. Consultarono un testo ed iniziarono a buttar giù i primi<br />
calcoli. Studiarono i punti deboli e i punti forti per ottenere la sezione<br />
aurea.<br />
Cominciarono acquistando tutto l’occorrente: colla, le cannucce, la<br />
carta velina colorata. Ogni tanto Bruno mi pregava di salire in casa<br />
a prendere ora una cosa ora un’altra… Io ero un semplice ausiliario…<br />
Ultimato l’aereo manufatto, soddisfatti e contenti, i due costruttori<br />
cominciarono a correre, tirarono il drago volante con la cordicella<br />
tentando – controvento – di sollevarlo e farlo librare in aria. Ma questo<br />
subito precipitò a terra come una Stuka colpito da uno Spitfire…<br />
L’ALT DEL FINAZIERE<br />
La prua orientava la “Corsara” verso Punta Ronco. Ad un tratto<br />
udimmo dall’alto un forte e perentorio “alt” di un finanziere che ci<br />
minacciava con il fucile puntato verso di noi.<br />
Quando sentimmo il caricamento dell’arma, Mario Viezzoli e Neri<br />
Cigoi, già ufficiali di Marina, dissero a Sergio Ricordi, che stava<br />
al timone, di portare la barca un po’ al largo, fuori tiro e in zona di<br />
sicurezza.<br />
Io - uscito dalla tuga dove “coraggiosamente” mi ero rifugiato - unii<br />
la mia voce a quella degli altri. Lanciammo all’indirizzo dl finanziere<br />
improperi e pesanti offese, tanti tu mare…, va in …, testa de quel e<br />
testa de quell’altro... Soddisfatti ritornammo alla boa.<br />
Sergio raccontò al padre l’accaduto e la grande paura provata. Questi,<br />
dall’ufficio, telefonò subito al comandante il quale, dopo aver chiesto<br />
delucidazioni al subalterno, rispose: “No diria che i gà ciapà tanta<br />
paura se i ghe gà zigà al finanzier tante de quele parolaze…”.<br />
Alessandro Mirt<br />
<strong>Isola</strong>, anni ’50 – Da sinistra Marisa Parma, <strong>non</strong>no Nane (Giovanni),<br />
Marina Parma e la cuginetta Ucci Felluga, che ci ha inviato la foto..<br />
Marina purtroppo perse la vita in un tragico incidente automobilistico<br />
a Treviso, insieme al marito Claudio Morsut e alla figlia Morena.
24 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
L’esperto balistico senza paura<br />
Dai ricordi di un alietino (ma col buligolo…)<br />
<strong>Isola</strong>, autunno 1944<br />
“Recce” era per me il partner insostituibile di ogni mia avventura.<br />
Minuscolo di statura, temerario fino al punto di <strong>non</strong><br />
indietreggiare mai se <strong>non</strong> veniva scoperto prima, egli possedeva<br />
l’astuzia innata di intrufolarsi ovunque senza essere notato,<br />
riuscendo sempre a svignarsela e trovando i mezzi necessari a<br />
condurre a termine le nostre pericolose ragazzate.<br />
Nel ’44 esisteva una situazione alquanto difficile per tutto ciò<br />
che doveva essere trasportato su strada. C’era quasi la certezza che<br />
ogni automezzo poteva essere attaccato e mitragliato da singoli<br />
velivoli alleati. Per fronteggiare questo stato di cose il Comando<br />
tedesco aveva deciso di agire via mare, muovendosi quasi sempre<br />
di notte su quei barconi civili - i cosiddetti “bragozzi” - i quali<br />
trasportavano carichi che molte volte includevano esplosivi e<br />
munizioni.<br />
Questo traffico era stato notato anche dall’occhio di lince di<br />
Recce. Una volta, dopo aver atteso pazientemente l’uscita del<br />
pilota del barcone e del “Kriegsmariner” di scorta, entrambi desiderosi<br />
di rifocillarsi nella bettola del porto isolano, si infilò di<br />
soppiatto nella scaletta del boccaporto di poppa mentre il secondo<br />
marinaio se ne stava ancora appisolato a prora.<br />
In breve Recce tornò da lì con parecchi pallottole da 20 della<br />
contraerea, che lasciò nelle mie mani per tornare nuovamente<br />
sottocoperta a ripetere il prelievo necessario al nostro progetto.<br />
Estrarre la polvere pirica dai bossoli era per noi un semplice gioco<br />
da ragazzi nel quale eravamo divenuti esperti; trovare un piccolo<br />
detonatore e un pezzo di miccia era ugualmente facile per il ben<br />
conosciuto esperto di balistica.<br />
Fu allora, in quel bel mattino di autunno, lassù in cima alle<br />
alture di Villisan, che la combriccola di aspiranti guastatori, con<br />
l’aggiunta di un terzo “membro B” decise di far rotolare a valle<br />
per mezzo di una esplosione un enorme masso rotondeggiante<br />
(ma come diavolo era arrivato i quel posto?...) giacente presso il<br />
campo del padre di Recce.<br />
Tutto era stato preparato bene, secondo le regole, ma proprio in<br />
quell’istante, mentre stavamo aspettando impazientemente l’atteso<br />
“booom”, all’improvviso sbucò un contadino sconosciuto che<br />
assieme al suo àseno saliva lentamente per il ripido sentiero.<br />
Ciò che seguì la potente esplosione fu il crescente rotolare del<br />
masso verso il basso e la faccia, dapprima sorpresa e poi terrorizzata,<br />
di colui che conduceva l’animale. La bestia con un ripido<br />
salto all’indietro se ne andò per le sue, inseguito dal macigno<br />
rotolante e… dal padrone.<br />
La sorte dei quattro partecipanti a quel momento di terrore<br />
(àseno incluso) cambiò improvvisamente, direi quasi per una forza<br />
soprannaturale, quando il bolide deviò percorso perdendosi con<br />
gran fragore nella vallata sottostante mentre il colore ritornava<br />
sulle pallide guance dei presenti.<br />
I pericoli di avere occupatori e esplosivi in casa<br />
<strong>Isola</strong>, estate 1945<br />
Il 22 aprile 1945, il brillamento delle cinque mine e lo spostamento<br />
d’aria prodotto dalle esplosioni aveva fatto volar via<br />
imposte e finestre del piano terreno del Municipio isolano. Però<br />
erano rimasti i cardini interni, e a questi erano stati attorcigliati<br />
dei corti fili di ferro unendoli poi a tavole sconnesse e inchiodate<br />
per impedire ad occhi curiosi di rendersi conto di ciò che era stato<br />
depositato in quel vasto locale.<br />
Dai boschi erano arrivati i nuovi liberatori, i cosiddetti “irregolari”<br />
della cosiddetta Jugoslovenska Armija, che dopo aver<br />
preso possesso della palazzina municipale usarono il piano terreno<br />
come magazzino.<br />
Però attraverso spiragli e fessure varie si notava la presenza<br />
di una gran quantità di casse colorate di verde, tutte con la stessa<br />
scritta in tedesco. Inutile aggiungere che tutto questo aveva stuzzicato<br />
la innata curiosità del minuscolo Recce che, dopo avermi<br />
aiutato a tagliare i fili di ferro che sostenevano un lato di una falsa<br />
imposta, si intrufolò dentro per indagare sul contenuto delle numerose<br />
casse stivate una sull’altra e contenenti presumibilmente<br />
tutte la stessa mercanzia: bombe a mano di fabbricazione tedesca,<br />
quelle con il manico di legno conosciute alla Wermacht come le<br />
“schiacciapatate”.<br />
Questa quantità considerevole di ordigni bellici – come lo<br />
dimostravano le centinaia di detonatori mesi da parte in secchielli<br />
– era già stata parzialmente disinnescata ma costituiva sempre<br />
un grande pericolo, se tutte quelle teste esplosive fossero state<br />
incendiate o fatte esplodere più o meno dolosamente da qualcuno<br />
di opinione politica diversa.<br />
Le possibili conseguenze sarebbero state ben più letali di quelle<br />
causate dalle cinque mine di aprile e avrebbero causato certamente<br />
la completa distruzione delle case vicine, includendo la vecchia<br />
chiesa della Madonna di Alieto, e indubbiamente pure tutti i dati<br />
anagrafi giacenti al piano superiore del Municipio.<br />
Molti anni dopo mi sono chiesto il perché di questa enorme<br />
mancanza di precauzioni da parte dell’occupatore straniero per<br />
aver mantenuto una polveriera nel centro cittadino. Temevano<br />
forse di dover abbandonare il “loro” Litorale e combattere nuovamente<br />
per quello che avevano appena rubato?<br />
Fortunatamente <strong>non</strong> accadde niente di così tragico. Anche la<br />
Wermacht teneva lontano dal paese il proprio bunker di esplosivi,<br />
sulla collina di San Piero, ma quando arrivò il momento di “calar<br />
le braghe” ci regalarono cinque bombette sensa manigo.<br />
Noi due, mettendo da parte la verità che avevamo visto in<br />
quel giorno, ci siamo permessi di prelevarne tre pezzi,completi<br />
col manigo e salire sui tassèi di San Simòn per goderci tre sorde<br />
scosse di mare mosso e raccogliere qualche pesciolino morto nei<br />
pressi della villa romana dei scagnei.<br />
Giorgio Penzo, Vienna<br />
COME ERAVAMO E<br />
QUANTI ERAVAMO A<br />
ISOLA? MOLTI…<br />
QUANTI SIAMO<br />
RIMASTI? POCHI…<br />
Dopo l’immagine di <strong>Isola</strong>, del<br />
nostro luogo natio, esiste, per chi<br />
oggi gli vive lontano (“sventagliato”<br />
in ogni dove dalle imprevedibili<br />
sorprese della vita) qualcosa<br />
di più dolce del RICORDO, attraverso<br />
la lettura di nomi, rivedendo<br />
immagini di volti amici, sognando<br />
i sorrisi giovanili sui banchi di<br />
scuola oppure ripensando alle<br />
corse lungo le viuzze di casa, dei<br />
bagni sugli scogli d’estate, della<br />
vendemmia autunnale… Momenti<br />
impressi nella mente per lacrime<br />
versate, per un solo attimo di gioia<br />
inaspettata, vissuta in un dato momento,<br />
ridestati dalla lettura di una<br />
serie di cognomi…<br />
Quelli che seguono sono i “Casati”<br />
delle famiglie isolane che - nel<br />
1945 - comprendevano un numero<br />
di famiglie <strong>non</strong> inferiore a dieci.<br />
Il numero accanto al cognome si<br />
riferisce, appunto, alle famiglie<br />
residenti ad <strong>Isola</strong> in quegli anni.<br />
DEGRASSI – 295<br />
VASCOTTO – 124<br />
DELISE – 105<br />
ULCIGRAI - 53<br />
BENVENUTI - 52<br />
DUDINE - 49<br />
CHICCO – 46<br />
PUGLIESE - 46<br />
CARBONI – 44<br />
FELLUGA – 39<br />
COLOMBAN – 35<br />
DEPASE – 35<br />
DAGRI – 31<br />
PERENTIN – 29<br />
PARMA – 28<br />
ZARO – 27<br />
DRIOLI – 23<br />
RUSSIGNAN - 23
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
25<br />
In ricordo<br />
del maestro<br />
Luciano<br />
Colomban<br />
In aprile ricorre l’anniversario<br />
della morte di Luciano<br />
Colomban, da noi comunemente<br />
chiamato “el maestro<br />
Ciano”.<br />
Il primo incontro che ho<br />
avuto con lui è stato a scuola,<br />
in via Besenghi, all’inizio<br />
dell’anno scolastico 1945-46,<br />
in quinta elementare. Eravamo<br />
preoccupati di avere un maestro<br />
– a detta di altri ragazzi – severo.<br />
Tutt’altro: era paziente, ma<br />
voleva l’ordine e l’attenzione<br />
alle materia che con tanto<br />
amore ci insegnava. Ricordo<br />
che gli ho anche fatto il chieri-<br />
… cari ricordi del nostro passato,<br />
che toccano il profondo del cuore.<br />
Sono ricordi che <strong>non</strong> moriranno mai,<br />
e rimarranno per sempre<br />
nel nostro cuore…<br />
MARCHESAN – 21<br />
MENIS – 21<br />
COSTANZO – 20<br />
DESTE – 20<br />
BOLOGNA – 18<br />
CHELLERI – 16<br />
MONDO – 16<br />
MOSCOLIN – 16<br />
BACCI – 14<br />
BRESSAN – 12<br />
DEROSSI – 11<br />
MORATTO – 11<br />
MOZZI – 11<br />
POZZETTO – 11<br />
DELLORE – 10<br />
LORENZUTTI – 10<br />
STOLFA – 10<br />
VIEZZOLI – 10<br />
Seguono, con un numero inferiore<br />
a dieci:<br />
Vittori, Musizza, Pesaro, Giovannini,<br />
Marin, Zennaro, Pagan,<br />
Parovel, Ugo, Prelaz, Gubertini,<br />
Rocco, Troian, Sau, Gandusio,<br />
Giani, Lugnani, Pustetta, Poletti,<br />
<strong>Isola</strong>, 1946 – Ci aspettava l’esame di ammissione alla Scuola Media…Nella fila davanti, da sinistra,<br />
Bruno Steffè, Graziella Lucisano, Tullio Pardo, Liberio Derossi, Fabio Vascotto, Lucio Pagan. Dietro,<br />
insieme al maestro Luciano e alla maestra Casali, Nerio Delise e Mario Sodomaco.<br />
chetto quando, in quegli anni,<br />
è stato celebrato il matrimonio<br />
con Flora Costanzo, durato<br />
purtroppo pochi mesi a causa<br />
dell’improvvisa scomparsa<br />
della moglie.<br />
Nell’estate del 1946 sono<br />
stato preparato da lui per l’esame<br />
di ammissione alle Medie,<br />
Pellizzaro, Rusconi, Penso, Biagi,<br />
Perini, Zugna, Crevatin, Ruzzier,<br />
Colocci, Lama, Dobrilla, Millo,<br />
Valenti, Valente, Castro, Dagostini,<br />
Dambrosi, Civran, Bettoso,<br />
Carlin, Contesini, Dandri, Dapretto,<br />
Davanzo, Fragiacomo… e altri<br />
ancora…<br />
E’ un elenco che <strong>non</strong> può essere<br />
letto duto de un fià, senza essere<br />
presi da commozione da chi, dal<br />
1945 e anni successivi, ha “calcato”<br />
altri lidi…<br />
RICORDARE può far male solo<br />
a chi RICORDA, <strong>non</strong> agli altri,<br />
anche se uno scrittore della statura<br />
di Johan Friedrich Richter, comunemente<br />
noto come Jean Paul, ha<br />
dichiarato che<br />
IL RICORDO E’ L’UNICO<br />
PARADISO DAL QUALE NON<br />
POSSIAMO VENIR CACCIA-<br />
TI.<br />
Walter<br />
assieme ad altri ragazzi, qui<br />
fotografati davanti al nostro<br />
Duomo per assistere ad una<br />
S.Messa prima di sostenere<br />
l’esame stesso. Nella foto c’è<br />
anche la maestra Casali, che<br />
aveva preparato all’esame<br />
Graziella Lucisano. Le lezioni<br />
di preparazione venivano tenute<br />
nel giardino della “Villa<br />
Brunoro”, a Fontana fora,<br />
dove la giovane coppia di sposi<br />
abitava.<br />
Ero anch’io presente a quella<br />
festa della scuola, al Teatro<br />
Il capitano Lucio Pavan, anche<br />
lui nella foto davanti al Duomo,<br />
purtroppo ci ha improvvisamente<br />
lasciato lo scorso 8 novembre.<br />
Era nato a <strong>Isola</strong> il 7 aprile 1935.<br />
Lo piangono la moglie Clelia<br />
e le figlie Barbara e Federica<br />
insieme ai familiari tutti. Ciao,<br />
<strong>non</strong>no Orso: i tuoi nipotini Anna,<br />
dell’Arrigoni, quando alla fine<br />
dello spettacolo aveva fatto<br />
suonare l’Inno all’Istria, che gli<br />
era costato l’abbandono di <strong>Isola</strong>,<br />
altrimenti le “truppe di liberazione”,<br />
capitanate da qualche<br />
fanatico nostro concittadino, gli<br />
avrebbero riservato tutt’altro<br />
trattamento, a noi noto.<br />
Più tardi l’ho incontrato<br />
altre volte, nel 1960, quando mi<br />
preparavo per partecipare a dei<br />
concorsi indetti dalle Ferrovie,<br />
dai Magazzini Generali e dall’Acegat.<br />
Due volte alla settimana<br />
andavo in “Lambretta” a<br />
casa sua, a Sistiana (ho anche<br />
rincontrato la signora Armida),<br />
per rinfrescarmi la memoria<br />
in italiano, matematica ed<br />
educazione civica, materie<br />
d’esame per i partecipanti a<br />
quei concorsi.<br />
Mi è andata bene, è arrivata<br />
la prima chiamata dall’Acegat,<br />
che ho accettato, e in<br />
quell’azienda ho lavorato per<br />
trent’anni, sempre al Magazzino<br />
Generale. Erano arrivate poi<br />
anche le altre due chiamate, ma<br />
ero già sistemato… Se in azienda<br />
ho fatto una buona carriera,<br />
devo essere riconoscente anche<br />
al maestro Ciano!<br />
Spero, cari paesani sparsi<br />
per il mondo, di <strong>non</strong> avervi<br />
annoiati. Un caro saluto dal<br />
vostro<br />
Gabriele, Piero e Mauro. Fabio nadàl
26 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
La cara<br />
maestra Felicita<br />
Il mio nipote più piccolo – 9<br />
anni – fa un temino a casa e<br />
scrive: La mela cadette dall’albero…<br />
Gli dico che si dice<br />
“cadde”, e lui: Ai tuoi tempi…<br />
si dice così adesso!<br />
E allora ripenso alla mia prima<br />
maestra alle elementari ad<br />
<strong>Isola</strong>, Felicita Pugliese (2 a da<br />
sinistra). Mi ha insegnato ad<br />
amare i libri: ricordo che certi<br />
pomeriggi d’estate andavo a<br />
casa sua e mi dava da leggere<br />
certi libri per ragazzi e poi me li<br />
faceva spiegare con parole mie.<br />
C’era anche sua sorella Luigia,<br />
che era stata una brava maestra<br />
di ricamo e di merletto.<br />
La maestra Felicita andò in pensione prima che io finissi le elementari. Poi dovette lasciare <strong>Isola</strong> perché - essendo un’insegnante di<br />
italiano - era ritenuta una “persona pericolosa”. Quando arrivai a Trieste le scrissi a Gorizia, nella casa di riposo dove viveva. Mi<br />
rispose e mi mandò questa foto con dedica…<br />
Grazie maestra Felicita<br />
Silvia Benvenuti<br />
<strong>Isola</strong>, 1950 – Tante ex bambine si ritroveranno in questa foto (inviata da Milvia Degrassi) che le ritrae davanti l’ingresso del Duomo il<br />
giorno della Prima Comunione.<br />
Dal basso e da sinistra, in prima fila: …??... – Nevia ? – Pia ? - …??... - Anita Mancusi - Donatella Massarotto.<br />
In seconda fila: Renata Pugliese - Luciana Stancich – Silva Chicco – Carmen Vascotto - ..??.. – Silvana e Claudia Derossi – Flavia Moratto.<br />
In terza fila: ..??.. – Luciana Delise – Isabella Vascotto – Franca Depase – Flora Delise – Luisa Dudine – Franca Vascotto – Milvia Degrassi<br />
– Liliana Micheli.<br />
In quarta fila, suor Tobiolaa e, più distanti: …??... - Doriana Zaro – Milvia Degrassi.<br />
Nella fila in alto: Egidia ? – Vilma e Raimonda Degrassi – Mariuccia Lanza – Maria Lidia Colomban – Luciana Brusadin – Annamaria ?<br />
- ..??.. – …??... - Maria Felluga – Elda Bolci.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
27<br />
E’ il 27 marzo 1951 : un gruppo di amici isolani a Strugnano per il tradizionale pellegrinaggio del lunedì dopo Pasqua al santuario della<br />
Beata Vergine della Visione. In ginocchio davanti al gruppo Nadia Deste Cossutta, che ha inviato la foto.<br />
<strong>Isola</strong>, anni ’50 – Parecchi si riconosceranno nella foto che ritrae alunni e insegnanti del corso di disegno organizzato dal Comune. La foto è<br />
stata inviata da Mario Bressan (talpa), residente a San Zeno sul Naviglio (BS), insieme all’augurio che l’anno che verrà sia foriero di ogni<br />
bene per tutti gli isolani vecchi e nuovi sparsi per il mondo intero.
28 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
El mio paese<br />
Un cristal de mar<br />
circondava case colorade<br />
che le vardava su streti vicoli<br />
lastricai de masegno.<br />
Pìe scalsi de fioi<br />
coreva le strade nel caldo estivo<br />
verso i bianchi scoi<br />
per tufarse in mar, compagnai<br />
dal’alegro cantar delle sigale.<br />
Nei cortivi,<br />
in contrasto col sol,<br />
i scuri acostài difendeva<br />
nel silensio estivo<br />
el fresco dele case.<br />
Sul’acqua ferma del Mandracio<br />
nomi de inamorade se rifleteva,<br />
come su un grande specio<br />
de barche piturade a vivi colori.<br />
Nei orti richi de profumi e fiori<br />
l’ombrel dei alberi contrastava<br />
i ragi infogai del sol,<br />
ciamando a una sosta<br />
nel’operosa giornada.<br />
Pase e silensio<br />
intorno al campanil del Domo<br />
che dal sagrato<br />
el caressava el paese cola sua ombra,<br />
imensa meridiana<br />
del lento passar del tempo.<br />
Ma quando luce e ombre dela sera<br />
se tingeva de rosso,<br />
quando i nomi riflessi sul’acqua<br />
diventava scia d’argento<br />
drio barche bramose de mar,<br />
quando i campagnoi tornava dai pàsteni<br />
con fresche verdure e colori de fruti,<br />
quando el fis’cio dele sirene<br />
verseva el cancel dele fabriche,<br />
al ciacolar gioioso dele operaie,<br />
alora, nel riciamo de dolci nome<br />
che come fili de seda<br />
se rincoreva per le strete calli,<br />
l’anima del mio paese<br />
impiniva de oro<br />
el scrigno dela mia infansia.<br />
Mario Costanzo<br />
Le primule de <strong>Isola</strong><br />
Intal’aria le spandeva<br />
un alito legèr de primavera<br />
inprofumando el giorno de april.<br />
Tal’argine del’aguèr,<br />
sula fresca erba dela coròna,<br />
un fiol slungava ‘na man<br />
rasente la primula.<br />
Un vecio, pasando de là<br />
co’ la sapa in spala,<br />
a ghe diceva piàn,<br />
co’ un fil de vose:<br />
‘No sgrafar quela tera, picio mio,<br />
ma carèsa quel morbido fior<br />
fintanto che’l soridi intal matìn<br />
dela tua giovinesa.<br />
Walter Pohlen<br />
<strong>Isola</strong>, aprile 1954 – L’esodo è già iniziato. Si svuotano le case ma anche le scuole… i bambini rimasti sono pochi. Questa è la quarta elementare,<br />
fotografata nel giardino della scuola di avviamento.<br />
Dedico questa foto al ricordo della mia cara, dolce e sempre sorridente amica Livia Zaro, che da poco, a Roma, dopo una breve malattia ci ha<br />
lasciato. Il suo ricordo rimarrà sempre vivo nel mio cuore e in quello dei suoi familiari.<br />
Anche altri bambini di allora purtroppo <strong>non</strong> ci sono più, tra cui Nerina Marchesan e Vanda Verk, che spesso la sua famiglia ricorda caramente<br />
attraverso <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />
Nella foto – tra gli altri – ricordo Livio Deste, Mario Vascotto, Liliana Sau, Franca Vascotto, Livia Zaro (al centro, con il fiocco bianco in testa),<br />
Marsilvia Carboni, Vanda Verk, Nadia Vittori, Mariuccia Vascotto, Fiorella Verk, Nerina Marchesan.<br />
Marsilvia Carboni
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
29<br />
QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />
Il 9 novembre 2009<br />
è venuta a mancare<br />
Cornelia<br />
Vascotto<br />
n. 15.7.1930<br />
Annunciandone la scomparsa,<br />
la ricordano con tanto affetto i<br />
fratelli Nino (assente) e Giuseppe<br />
insieme ai nipoti tutti.<br />
Il 27 dicembre 2009<br />
a Dromana (Melbourne, Australia),<br />
all'età di 96 anni è mancato<br />
Albino<br />
Degrassi<br />
(lugro)<br />
n. 10.5.1913<br />
Annunciano la sua scomparsa<br />
la moglie Nives e i nipoti Bruna<br />
e Raul (da Genova), Alba e<br />
Verdiano, Bruno e Annamaria<br />
con le rispettive famiglie, che<br />
lo ricorderanno sempre con<br />
tanto affetto come un esempio<br />
di educazione e onestà.<br />
Dopo una vita lavorativa trascorsa<br />
a Rochester, negli Stati Uniti,<br />
raggiunta l'età della pensione si<br />
era trasferito in Australia per raggiungere<br />
la famiglia della moglie<br />
Nives Zaro, dalla quale era molto<br />
amato e stimato.<br />
Dopo 52 anni vissuti insieme,<br />
il 29 novembre 2009,<br />
ci ha lasciato il nostro caro<br />
Mario<br />
Depase<br />
n. 28.1.1932<br />
a Trieste<br />
Con tanto dolore e amore lo<br />
annuncia a quanti lo hanno<br />
conosciuto e stimato la moglie<br />
Vinicia Perentin insieme ai figli<br />
Michela, Marcello e Rosanna e<br />
alla nipote Fabiana.<br />
Il 13 agosto 2009 a Padova<br />
ci ha lasciato la nostra cara<br />
Domenica<br />
(Stefi)<br />
Vascotto<br />
Era nata a <strong>Isola</strong> il 4 agosto 1915.<br />
La vogliamo ricordare combattiva<br />
ed intraprendente come il<br />
padre Bortolo che tanto aveva<br />
amato <strong>Isola</strong>, ma anche attenta<br />
alle esigenze degli altri e pronta<br />
ad incoraggiare ed aiutare chiunque<br />
ne avesse bisogno.<br />
A noi figli certo mancherà molto,<br />
ma tanti, e anche isolani credo,<br />
ricorderanno il suo sorriso.<br />
La figlia Daniela<br />
Il 29 settembre 2009 a Melbourne<br />
ci ha lasciato<br />
Laura<br />
Lugnani<br />
n. 17.12.1934<br />
Con tanto rimpianto ne danno il<br />
triste annuncio il marito Nerio,<br />
le figlie Suzanne e Lynette, la<br />
sorella Mary e i familiari tutti.<br />
Olivo<br />
Lugnani<br />
n. 10.4.1906<br />
m. 22.6.1987<br />
in Australia<br />
Gina<br />
Carboni<br />
Lugnani<br />
n. 16.9.1911<br />
m. 17.10.2003<br />
Li ricordano sempre il figlio<br />
Nerio e la figlia Nivia con il<br />
marito Franco insieme ai nipoti<br />
e ai familiari tutti.<br />
Lo scorso 22 dicembre<br />
ci ha lasciato il nostro caro<br />
Eraldo<br />
Marchesan<br />
n. 27.6.1920<br />
Annunciandone la scomparsa,<br />
la ricorda con affetto e rimpianto<br />
il figlio Franco unitamente<br />
alla sorella Anita, al fratello<br />
Sergio con Alma, ai nipoti e ai<br />
familiari.<br />
A due anni dalla scomparsa,<br />
assieme ai parenti tutti, un affettuoso<br />
ricordo anche per la<br />
mamma<br />
Antonietta<br />
(Etta)<br />
Delise<br />
n. 13.6.1927<br />
m. 6.5.2008<br />
Il 4 dicembre 2009 a Padova<br />
ci ha lasciato la nostra cara<br />
Alieta<br />
Costanzo<br />
ved.<br />
Degrassi<br />
Era nata a <strong>Isola</strong> il 3 marzo 1920:<br />
per lei <strong>non</strong> c'era paese più bello<br />
e una terra migliore di quella<br />
dell'Istria. Un caro ricordo della<br />
cara mamma e <strong>non</strong>na Alieta<br />
dalle figlie Milvia e Marina<br />
insieme ai familiari tutti.<br />
Nella triste circostanza, un<br />
affettuoso ricordo anche per<br />
il papà<br />
Mario<br />
Degrassi<br />
(barcaricio)<br />
n. 15.12.1914<br />
m. 1.11.1976<br />
a Padova<br />
Guido<br />
Beltrame<br />
n. 12.7.1921<br />
m. 23.1.2006<br />
Nel quarto anniversario della<br />
sua scomparsa, è sempre ricordato<br />
con tanto affetto dalla<br />
moglie Anita, dalle figlie Gabriella<br />
e Daniela con i familiari,<br />
nipoti, sorelle, cognati e parenti<br />
tutti.<br />
Antonio e Lucia Beltrame<br />
Guido e Bruno Beltrame<br />
Siete sempre nei nostri cuori.<br />
Le figlie e sorelle Anita e Caterina.<br />
Bruno<br />
Beltrame<br />
n. 23.2.1929<br />
m. 25.4.2003<br />
Lo ricordano sempre con tanto<br />
rimpianto la moglie Leda, la<br />
figlia Emanuela con Fabio, le<br />
sorelle Anita e Caterina con i<br />
cognati, nipoti e parenti tutti.<br />
Una preghiera anche per tutti<br />
i familiari defunti.<br />
Vittorio<br />
Pesaro<br />
n. 27.1.1906<br />
m. 25.4.1981<br />
Maria<br />
Depase<br />
Pesaro<br />
n. 15.8.1906<br />
m. 24.5.1982<br />
Sono ricordati con affetto dai<br />
figli Leda, Licia e Marino unitamente<br />
ai familiari tutti.
30 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Il 22 gennaio 2010 ci ha lasciato<br />
Giovanni<br />
(Nino)<br />
Delise<br />
n. 8.11.2008<br />
Sarai sempre presente nel mio<br />
cuore! Tua moglie Gianna insieme<br />
ai familiari tutti.<br />
Il 4 novembre 2009 ci ha lasciato<br />
il nostro caro<br />
Marino<br />
Russignan<br />
n. 23.5.1926<br />
Con tanto rimpianto ne annunciano<br />
la scomparsa la moglie<br />
Fulvia Unitamente alle sorelle,<br />
cognate, nipoti, amici e parenti<br />
tutti.<br />
Il 18 novembre 2009,<br />
a quindici giorni dalla scomparsa<br />
del fratello Marino,<br />
ci ha lasciato anche<br />
Emilio<br />
Russignan<br />
n. 24.9.1935<br />
Dandone il triste annuncio lo<br />
ricordano con tanto affetto la<br />
moglie Luigina Vascotto e i figli<br />
Paolo con Maura e Raffaella<br />
con Manuel insieme ai nipoti<br />
Matteo, Luca e Daniele, alle<br />
sorelle e parenti tutti.<br />
Italo<br />
Carboni<br />
n. 12.9.1919<br />
m. 17.2.2009<br />
Nel primo anniversario della<br />
scomparsa lo ricordano con<br />
rimpianto la moglie Lucia, il<br />
figlio Flavio con Mirella, i nipoti<br />
Alberto e Paola, il fratello<br />
Fabio, la cognata Nerina, la nipote<br />
Mariacarmen con Adriano<br />
unitamente ai parenti tutti.<br />
Giuseppe<br />
(Pino)<br />
Zerial<br />
n. 25.1.1927<br />
m. 1.2.2006<br />
A quattro anni dalla sua scomparsa<br />
con dolore e rimpianto lo<br />
ricordano la moglie Luciana e<br />
le figlie Daniela e Marina con<br />
i loro familiari.<br />
Maria<br />
Zaro<br />
n. Calligarich<br />
n. 18.6.1934<br />
m. 19.4.2005<br />
Nel quinto anniversario della<br />
scomparsa è ricordata sempre<br />
con affetto e dolore dal<br />
marito Elvio, dai figli Doriana<br />
e Giuliano, dal genero Massimo,<br />
dalla nuora Nadia, dagli<br />
amatissimi nipoti Giovanna e<br />
Stefano e dai parenti tutti.<br />
Bruna<br />
Steffè<br />
in Degrassi<br />
n. 17.6.1939<br />
m. 9.2.2005<br />
Nel quinto anniversario della<br />
scomparsa la ricorda con affetto<br />
e rimpianto il marito Mario insieme<br />
ai figli Flavio, Cristina e<br />
Davide e ai familiari tutti.<br />
Quinto anniversario<br />
Luciana Bologna Vascotto<br />
n. 14.12.1939 m. 27.3.2005<br />
Il marito Lucio, le figlie Manuela<br />
e Sandra, i generi e le nipoti<br />
<strong>non</strong> ti dimenticano.<br />
Io muoio,<br />
ma il mio affetto per voi<br />
<strong>non</strong> morirà:<br />
Vi amerò dal cielo<br />
come vi ho amato<br />
sulla terra.<br />
S.Giovanni Berchmans<br />
Aristea<br />
Costanzo<br />
in Vascotto<br />
n. 9.1.1923<br />
m. 16.12.2008<br />
negli<br />
Stati Uniti<br />
Ad un anno dalla sua scomparsa<br />
ricordiamo caramente<br />
Aristea. Sempre nel nostro<br />
cuore: il marito Bruno e i figli<br />
Gianluca e Bruna con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Vilma<br />
Benvenuti<br />
n. 3.4.1920<br />
m. 20.2.2007<br />
Nel terzo anniversario della<br />
scomparsa un caro ricordo dai<br />
figli, nipoti e parenti tutti.<br />
Giordano<br />
Delise<br />
n. 6.2.1931<br />
m. 11.3.2009<br />
Nel primo anniversario della<br />
tua scomparsa, sei sempre nei<br />
nostri cuori. Ti ricordiamo<br />
sempre, tua moglie Mariella e<br />
tua figlia Marina con Maurizio<br />
e i nipoti Daniela e Roberta.<br />
Giuseppe Dandri<br />
m. 25.7.1980 in Costa Rica<br />
Caterina Dandri<br />
m. 1.2.1969 in Costa Rica<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
un caro ricordo dalle<br />
figlie Livia e Onorina insieme<br />
ai familiari tutti.<br />
Severo Deliberato<br />
m. 2004 in Costa Rica<br />
Giordano Ulcigrai<br />
m. 1984 in Costa Rica<br />
Da Onorina e Livia Dandri<br />
insieme ai familiari un caro<br />
ricordo dei rispettivi mariti<br />
Severo e Giordano.<br />
Alfieri<br />
Dapretto<br />
n. 1.11.1924<br />
m. 3.3.2008<br />
Nadia<br />
Cociancich<br />
Dapretto<br />
n. 17.4.1932<br />
m. 4.1.1977<br />
Nel secondo anniversario della<br />
scomparsa del papà, i cari genitori<br />
sono ricordati con affetto<br />
dal figlio Sergio con Aurora,<br />
i nipoti, la sorella Edina e i<br />
familiari tutti.<br />
Giuseppe<br />
Dudine<br />
n. 1.8.1913<br />
m. 14.11.1974<br />
Maria<br />
Dapretto<br />
n. 18.5.1922<br />
m. 22.1.1982<br />
Un caro ricordo dai figli Loris<br />
e Flavio, dalla sorella e cognata<br />
Edina insieme ai familiari<br />
tutti.<br />
Giorgio<br />
Dapretto<br />
n. 17.1.1894<br />
m. 13.6.1946<br />
Filomena<br />
Ragaù<br />
n. 7.9.1895<br />
m. 8.7.1975<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
un affettuoso ricordo<br />
dalla figlia Edina con Nino, i<br />
nipoti e familiari tutti.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
31<br />
Salve<br />
Carboni<br />
in Pantarrotas<br />
n. 15.8.1937<br />
m. 21.2.2005<br />
Nel quinto anniversario della<br />
scomparsa un ricordo affettuoso<br />
dal marito Evi, dal figlio<br />
Thanassy e dalla sorella<br />
Laura.<br />
Salvatore<br />
Carboni<br />
n. 17.12.1894<br />
m. 21.3.1959<br />
Adele<br />
Derossi<br />
ved. Carboni<br />
n. 15.4.1906<br />
m. 31.1.1987<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
li ricorda sempre la figlia<br />
Laura insieme al genero e al<br />
nipote.<br />
Lionella<br />
(Nella)<br />
Felluga<br />
ved.<br />
Colomban<br />
n. 30.11.1921<br />
m. 26.2.2008<br />
A due anni dalla sua scomparsa<br />
la ricordano sempre con tanto<br />
amore e tanto rimpianto la figlia<br />
Giuseppina con Silvio, i<br />
nipoti Paolo con Barbara, Luca<br />
con Marilina e gli adorati pronipoti<br />
Giulia e Alessio, il fratello<br />
Mario con Lina, i nipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Giovanna<br />
Parma<br />
ved. Viezzoli<br />
n. 29.9.1921<br />
m. 31.7.2007<br />
A tre anni dalla scomparsa<br />
la ricorda con tanto affetto la<br />
figlia Adriana.<br />
Un affettuoso ricordo anche per<br />
la sorella<br />
Mariella Viezzoli<br />
Bruno<br />
Vascotto<br />
n. 8.3.1906<br />
m. 23.8.1989<br />
Lucia<br />
Russignan<br />
Vascotto<br />
n. 10.8.1906<br />
m. 29.12.1985<br />
Restano sempre vivi nel cuore<br />
della figlia Edda, genero Dario,<br />
nipoti Mario e Antonella e<br />
parenti tutti.<br />
Mariano<br />
Carboni<br />
n. 5.3.1898<br />
m. 21.8.1959<br />
Anna<br />
Pozzetto<br />
in Carboni<br />
n. 2.6.1904<br />
m. 20.2.1996<br />
Sono ricordati con affetto dal<br />
figlio Dario, nuora Edda, nipoti<br />
e parenti tutti.<br />
Libera<br />
Benvenuto<br />
ved.<br />
Colomban<br />
n. 14.12.1915<br />
m. 24.3.2003<br />
A 7 anni dalla scomparsa la<br />
ricordano con amore i figli<br />
Anita, Bruno, Giuseppe e Berta<br />
insieme ai familiari tutti.<br />
Anna<br />
Radin<br />
ved. Petrina<br />
n. 10.10.1905<br />
m. 10.8.1994<br />
Un caro ricordo dal figlio<br />
Claudio unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
Carlo<br />
Parma<br />
n. 20.3.1911<br />
m. 19.1.1985<br />
Olimpia<br />
Crevatin<br />
ved. Parma<br />
n. 24.11.1914<br />
m. 25.4.2003<br />
Sono sempre ricordati con<br />
affetto dai figli Bruno e Annamaria,<br />
dalla nuora Cristina<br />
e dal genero Dario, dai nipoti<br />
Monica, Giada e Massimiliano<br />
con le relative famiglie e<br />
dalle sorelle Bruna, Antonia<br />
e Giovanna insieme ai parenti<br />
tutti.<br />
Bruno<br />
Bressan<br />
n. 27.9.1921<br />
m. 3.5.2005<br />
Nella ricorrenza del quinto<br />
anniversario lo ricordano con<br />
affetto la moglie Antonia e i<br />
nipoti Maria Cristina e Bruno<br />
Parma e Annamaria e Dario<br />
Di Chiara con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Odilla<br />
Vascotto<br />
Stolfa<br />
n. 26.6.1908<br />
m. 5.5.2009<br />
a Nicosia<br />
(Enna)<br />
Adriano<br />
Stolfa<br />
n. 9.4.1905<br />
m. 17.4.1989<br />
Nel primo anniversario della<br />
scomparsa della mamma<br />
Odilla, i cari genitori sono<br />
ricordati con tanto affetto dalla<br />
figlia Franca insieme al marito<br />
Salvatore, ai nipoti e ai parenti<br />
tutti.<br />
Irma<br />
Gregorich<br />
in Millovich<br />
n. 15.7.1922<br />
m. 7.10.1998<br />
Marcello<br />
(bomba)<br />
Millovich<br />
n.17.3.1911<br />
m. 27.2.2001<br />
Mario<br />
Gregorich<br />
n. 20.8.1919<br />
m. 30.1.2001<br />
Con tanto affetto e rimpianto<br />
li ricordano sempre il figlio e<br />
nipote Fabio con Marisa, David<br />
e parenti tutti.<br />
Emilio<br />
Costanzo<br />
(pacagnoso)<br />
n. 28.4.1923<br />
m. 10.2.2000<br />
a Brisbane<br />
Dall'Australia lo ricordano<br />
sempre con immutato affetto<br />
e rimpianto la moglie Anna,<br />
il figlio Sergio con Kathy e i<br />
parenti tutti.<br />
Carlo<br />
Delise<br />
n. 15.2.1913<br />
m. 26.9.1998<br />
Maria<br />
Lorenzutti<br />
n. 5.7.1913<br />
m. 12.3.2007<br />
I figli Roberto e Luciano, unitamente<br />
ai loro familiari, ricordano<br />
con rimpianto e amore i<br />
cari genitori, sempre presenti<br />
nei loro cuori.
32 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Anita<br />
Benvenuti<br />
Goina<br />
n. 4.6.1922<br />
m. 9.3.1990<br />
Remigio<br />
Goina<br />
n. 27.3.1913<br />
m. 1.6.1997<br />
Nel XX anniversario della cara<br />
mamma, un affettuoso ricordo<br />
ai cari genitori e <strong>non</strong>ni dal<br />
figlio Gianfranco insieme ai<br />
nipoti.<br />
Marcello<br />
Deste<br />
n. 1.7.1904<br />
m. 2.1.1974<br />
Maria<br />
Benvenuti<br />
Deste<br />
n. 23.1.1907<br />
m. 8.6.1988<br />
Li ricorda sempre con affetto il<br />
figlio Livio insieme ai familiari<br />
e ai parenti tutti.<br />
Luigi<br />
Dagri<br />
n. 13.6.1909<br />
m. 8.2.1990<br />
È ricordato dalla moglie Angela<br />
e dai figli Gino, Nerina, Nivea<br />
con Vasco, Marino con Tiziana<br />
e Loredana con Giuliano e<br />
parenti tutti.<br />
Lucio<br />
Fragiacomo<br />
n. 14.12.1944<br />
m. 2.4.1980<br />
Lo ricordano la moglie Loredana<br />
e la figlia Samantha con<br />
i suoi cari.<br />
Maria<br />
Dagri<br />
ved.<br />
Ricasoli<br />
n. 4.3.1910<br />
m. 14.2.1964<br />
a Roma<br />
Ernesto<br />
Ricasoli<br />
n. 31.10.1895<br />
a Velletri<br />
m. 30.1.1956<br />
a Roma<br />
Nel centenario della nascita<br />
della cara mamma Maria, un<br />
affettuoso ricordo dei genitori<br />
dal figlio Fabio (da Genzano)<br />
e dalla figlia Mariuccia (da<br />
Roma) unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
Franco<br />
Antonio<br />
Degrassi<br />
n. 27.1.1958<br />
a Trieste<br />
m. 29.2. 2008<br />
a Bregenz<br />
(Austria)<br />
Nel secondo anniversario della<br />
scomparsa lo ricordano con<br />
dolore i suoi genitori Luciano<br />
e Annamaria Richter, la moglie<br />
Irene, le sorelle Lucia e Barbara<br />
e tutti i parenti di Trieste e di<br />
Bregenza (Austria).<br />
Giuseppina<br />
Felluga<br />
n. 25.8.1938<br />
m. 1.6.2000<br />
Nel decimo anniversario della<br />
sua scomparsa un affettuoso<br />
ricordo dalle figlie e dalle<br />
sorelle.<br />
Alma<br />
Parma<br />
ved. Felluga<br />
n. 14.12.1906<br />
m. 28.3.1995<br />
Nel 15° anniversario della<br />
scomparsa la ricordano con<br />
affetto le figlie Licia, Graziella<br />
e Ucci unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
Alma<br />
Costanzo<br />
Vascotto<br />
n. 10.2.1917<br />
m. 17.2.2003<br />
Anita<br />
Costanzo<br />
in Dapas<br />
n. 30.6.1920<br />
m. 5.5.2003<br />
Alice<br />
Costanzo<br />
in Lugnani<br />
n. 1.4.1922<br />
m. 15.6.2004<br />
Mariuccia Costanzo ricorda con<br />
tanto affetto i genitori Francesco<br />
e Maria e le care sorelle<br />
Alma, Anita e Alice.<br />
Ada<br />
Delise<br />
Degrassi<br />
n. 11.2.1921<br />
m. 24.2.2006<br />
Giliante<br />
Degrassi<br />
n. 14.6.1918<br />
m. 8.2.1999<br />
La figlia Fiorenza insieme ai familiari<br />
tutti ricorda con affetto<br />
e rimpianto i cari genitori.<br />
Edi<br />
Walter<br />
Pugliese<br />
(caregheta)<br />
n. 8.1.1948<br />
m. 16.2.1996<br />
Nel 14° anniversario della<br />
sua scomparsa, lo ricordano<br />
con amore il papà Antonio,<br />
la mamma Silvana, la moglie<br />
Adriana, il figlio Andrea e il<br />
fratello Franco unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
Anna<br />
Degrassi<br />
n. Degrassi<br />
n. 6.7.1899<br />
m. 8.5.1990<br />
Giovanni<br />
Degrassi<br />
n. 26.2.1897<br />
m. 25.9.1993<br />
Silvia<br />
Degrassi<br />
n. 7.12.1923<br />
m. 18.9.1937<br />
Li ricordano sempre con rimpianto<br />
i figli Venerina, Franco e<br />
Valeria insieme ai familiari.<br />
Un caro ed affettuoso ricordo<br />
anche per la sorella Silvia.<br />
Maria<br />
Cociancich<br />
Vascotto<br />
n. 30.8.1911<br />
m. 30.12.2006<br />
Nell'anniversario della scomparsa<br />
la ricordano con affetto la<br />
figlia Miranda, i nipoti Daniele<br />
e Riccardo con i familiari e il<br />
genero Dario.<br />
Nella triste circostanza un caro<br />
ricordo per il papà e <strong>non</strong>no<br />
Virgilio<br />
Vascotto<br />
n. 8.2.1906<br />
m. 28.1.1963<br />
Maria<br />
(Ucci)<br />
Vascotto<br />
Bernardi<br />
n. 3.4.1935<br />
m. 25.2.1993<br />
È sempre ricordata dal marito<br />
Dario, dalla sorella Miranda,<br />
dai nipoti Daniele e Riccardo<br />
con i familiari e dai parenti<br />
tutti.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
33<br />
Giovanni<br />
Degrassi<br />
n. 8.4.1902<br />
m. 26.12.1983<br />
Irma<br />
Benvenuto<br />
ved. Degrassi<br />
n. 11.1.1914<br />
m. 14.2.2001<br />
Cari genitori, siete sempre nei<br />
nostri cuori. I figli Ervina, Maria<br />
Giovanna e Claudio con il<br />
genero, la nuora e i nipoti.<br />
Antonia<br />
Drioli<br />
ved. Bressan<br />
n. 24.1.1911<br />
m. 13.2.2003<br />
a Brescia<br />
Emilio<br />
Bressan<br />
(talpa)<br />
n. 5.9.1909<br />
m. 2.3.1991<br />
a Brescia<br />
Sono ricordati con immutato<br />
affetto dai figli Silva e Mario<br />
con Annamaria e dai nipoti<br />
Sergio e Roberto con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Giulio<br />
Mondo<br />
n. 30.5.1915<br />
m. 9.1.1995<br />
Vittoria<br />
Gottinger<br />
Mondo<br />
n. 30.4.1920<br />
m. 10.4.1967<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto e rimpianto dalle<br />
figlie Liana e Franca insieme ai<br />
nipoti e ai parenti tutti.<br />
Flora<br />
Goina<br />
n. Delise<br />
n. 22.7.1905<br />
m. 26.2.1982<br />
Pietro<br />
Goina<br />
n. 6.6.1901<br />
m. 10.10.1973<br />
Sono ricordati con tanto affetto<br />
dai figli Lida, Dorina e Duilio<br />
con i loro familiari.<br />
Luigi<br />
Ulcigrai<br />
n. 6.4.1903<br />
m. 28.8.1973<br />
Anna<br />
Marchesan<br />
ved. Ulcigrai<br />
n. 31.1.1908<br />
m. 2.3.1996<br />
Li ricordano sempre con affetto<br />
le figlie Bruna e Gianna,<br />
i generi Gino e Alfredo e i<br />
nipoti tutti.<br />
Libera<br />
Valenti<br />
ved. Ulcigrai<br />
n. 22.12.1908<br />
m. 18.2.1996<br />
Elvino Ulcigrai<br />
n. 5.2.1911 m. 24.4.1982<br />
Vinicio<br />
Ulcigrai<br />
n. 24.8.1943<br />
m. 27.4.1989<br />
Li ricorda caramente il figlio<br />
e fratello Alfredo, la figlia e<br />
sorella Etta e la nuora e cognata<br />
Gianna.<br />
Lucia<br />
Vascotto<br />
ved.<br />
Dudine<br />
n. 1.10.1909<br />
m. 18.1.2008<br />
negli USA<br />
Luciana e Corrado insieme ai<br />
figli Mirella, Licinio e Fabrizio,<br />
ricordano con affetto la<br />
cara zia Lucia a due anni dalla<br />
scomparsa.<br />
Guerrino<br />
Dudine<br />
n. 28.1.1912<br />
m. 11.2.1977<br />
Anna<br />
Lorenzutti<br />
ved. Dudine<br />
n. 15.10.1919<br />
m. 8.6.1997<br />
Antonia<br />
Degrassi<br />
ved.<br />
Lorenzutti<br />
n. 1885<br />
m. 11.5.1969<br />
Loriana e Corrado con tanto<br />
affetto e rimpianto ricordano a<br />
parenti ed amici i cari genitori<br />
Guerrino e Anita e la <strong>non</strong>na<br />
Antonia.<br />
Carlo<br />
Carboni<br />
n. 28.12.1920<br />
m. 30.4.1996<br />
Lo ricordano sempre con immenso<br />
affetto la moglie Bruna,<br />
la figlia Daniela, il genero<br />
Fabio, la cara nipote Sara e il<br />
fratello Giacomo in Australia.<br />
Mario<br />
Parma<br />
n. 13.2.1913<br />
m. 9.11.1967<br />
Lo ricordano la sorella Bruna<br />
insieme a tutti i nipoti.<br />
Un caro ricordo per i <strong>non</strong>ni<br />
e la zia<br />
Francesca Vascotto Dudine<br />
m. 25.1.1953<br />
Antonio Dudine (ragno)<br />
m. 13.3.1949<br />
Antonietta<br />
Troian<br />
ved. Dudine<br />
n. 29.9.1919<br />
m. 21.11.2005<br />
a Milano<br />
È ricordata con affetto e rimpianto<br />
dai figli Tiziano ed Edy<br />
con i loro familiari.<br />
Un affettuoso ricordo anche per<br />
il papà e fratello<br />
Ottavio<br />
Dudine<br />
n. 12.3.1914<br />
m. 31.7.1969<br />
Roberto<br />
Dudine<br />
n. 31.12.1940<br />
m. 20.5.2001<br />
a Milano<br />
Antonietta<br />
Pozzetto<br />
Amalia Dudine<br />
m. 27.3.1950<br />
Adriana<br />
Pozzetto<br />
Giuseppe<br />
Pozzetto<br />
Ricordando gli anni felici trascorsi<br />
assieme ad Adriana, il<br />
nostro amato angelo, e ai nostri<br />
cari genitori, un affettuoso<br />
ricordo dal figlio Claudio con<br />
la moglie Laura, la cognata<br />
Mariella e i nipoti Daniele,<br />
Alessandro e Roberto.
34 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Prof. Luigina<br />
Rocco<br />
Valli<br />
n. 27.7.1930<br />
m. 4.2.1996<br />
Flora<br />
Bettoso<br />
ved. Rocco<br />
n. 29.8.1904<br />
m. 2.11.1994<br />
Arcangelo<br />
Rocco<br />
n. 7.9.1898<br />
m. 15.1.1965<br />
Sono ricordati con affetto dai<br />
parenti e amici.<br />
Mauro<br />
Pesaro<br />
n. 7.1.1901<br />
m. 22.3.1978<br />
Lucia<br />
Delise<br />
ved. Pesaro<br />
n. 12.8.1908<br />
m. 24.12.1997<br />
Con infinito affetto e rimpianto<br />
sono ricordati dai figli Maria,<br />
Grazia, Dorina, Elvio e Bruno<br />
e dagli adorati nipoti.<br />
Giuseppina<br />
Pugliese<br />
n. 18.11.1897<br />
m. 26.1.1988<br />
È ricordata con affetto dai<br />
nipoti.<br />
Ennio<br />
Drioli<br />
n. 14.10.1927<br />
m. 2.3.2003<br />
Lo ricordiamo sempre. La<br />
moglie Edda e i figli Paolo e<br />
Cinzia.<br />
Giuseppe<br />
Degrassi<br />
(nadal)<br />
n. 1.3.1904<br />
m. 12.4.1956<br />
Maria<br />
Degrassi<br />
n. 21.11.1910<br />
m. 11.3.1974<br />
Sono passati tanti anni dalla<br />
scomparsa dei nostri cari genitori,<br />
ma l'amore e il ricordo<br />
rimangono sempre nei nostri<br />
cuori. Mariucci e Marino insieme<br />
ai familiari tutti.<br />
Nivia<br />
Degrassi<br />
n. 21.11.1935<br />
m. 21.12.2007<br />
in Canada<br />
Nel secondo anniversario della<br />
scomparsa la ricordano sempre<br />
con grande rimpianto e tanto<br />
amore i figli Roberto, Daria e<br />
Roger, la sorella Mariucci, il<br />
fratello Marino unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
Maggiolina<br />
Russignan<br />
in Pugliese<br />
n. 23.5.1926<br />
m. 24.3.1998<br />
È ricordata sempre con tanto<br />
affetto e rimpianto dal marito<br />
Pini, dai figli Giuliano, Daniela<br />
e Guido con i rispettivi<br />
familiari.<br />
Alice<br />
Goina<br />
ved. Vascotto<br />
n. 16.1.1911<br />
m. 27.2.2006<br />
Sei sempre nei nostri cuori.<br />
Le figlie Maria, Nivia e Anita<br />
insieme con i generi, nipoti e<br />
pronipoti.<br />
Morena<br />
Morsut<br />
Marina<br />
Parma<br />
Morsut<br />
Claudio<br />
Morsut<br />
A tanti anni dal tragico incidente<br />
che aveva stroncato le<br />
loro vite, un affettuoso ricordo<br />
dai fratelli, zii e cognati Umberto<br />
e Marisa Parma con le<br />
loro famiglie.<br />
Giuseppe<br />
Parma<br />
n. 16.3.1906<br />
m. 17.4.1991<br />
Lucia<br />
Parma<br />
in Parma<br />
n. 6.9.1908<br />
m. 10.10.1975<br />
Sono ricordati dai figli Umberto<br />
e Marisa con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Libero<br />
Parma<br />
n. 10.12.1932<br />
m. 14.1.2004<br />
Nel sesto anniversario della<br />
scomparsa è ricordato sempre<br />
con tanto affetto dalla moglie<br />
Lucia, dal figlio Alberto con<br />
Elena e la nipote Chiara, dalle<br />
sorelle e dai parenti tutti.<br />
Remigio<br />
Carboni<br />
n. 9.9.1914<br />
m. 26.6.1990<br />
Nilde<br />
Delise<br />
ved. Carboni<br />
n. 4.2.1915<br />
m. 30.5.2001<br />
Sono sempre ricordati dai figli<br />
Gigi e Annamaria con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Lucia<br />
Depase<br />
n. 21.12.1911<br />
m. 11.6.1989<br />
Sei sempre ricordata dal nipote<br />
Piero con la sua famiglia.<br />
Norma<br />
Bacci<br />
ved. Depase<br />
n. 1.9.1909<br />
m. 5.1.2000<br />
Olivo<br />
Depase<br />
n. 21.3.1907<br />
m. 28.3.1968<br />
Siete sempre ricordati con<br />
affetto dal figlio Piero e dal<br />
nipote Luca insieme ai familiari<br />
tutti.<br />
Domenico<br />
Dudine<br />
(ghetto)<br />
n. 14.4.1923<br />
m. 15.4.2006<br />
a Grado<br />
Nel quarto anniversario della<br />
Tua scomparsa Ti ricordiamo<br />
sempre con affetto. La moglie<br />
Olga, i figli Ivan, Maurizio e<br />
Paolo insieme alle nuore e ai<br />
nipoti tutti.
15 Marzo 2010 ISOLA NOSTRA<br />
35<br />
Lucia<br />
Minozzo<br />
ved. Paoli<br />
n. 12.2.1984<br />
m. 11.3.1973<br />
Nel 37° anniversario della<br />
scomparsa è ricordata caramente<br />
dai figli Severina ed<br />
Elvio unitamente ai nipoti e ai<br />
parenti tutti.<br />
Giuseppe<br />
Li Pira<br />
n. 26.6.1922<br />
m. 10.7.1989<br />
A 21 anni dalla scomparsa un<br />
affettuoso ricordo dalla moglie<br />
Severina e dalle figlie Bianca,<br />
Bruna, Nucci e Rosy insieme<br />
ai nipoti e familiari tutti.<br />
Irene<br />
Paoli<br />
ved. Dagri<br />
n. 14.10.1925<br />
m. 18.7.2005<br />
in Australia<br />
Guido<br />
Dagri<br />
n. 3.10.1924<br />
m. 27.8.1987<br />
in Australia<br />
Un caro ricordo dai fratelli e<br />
cognati Severina ed Elvio con<br />
le rispettive famiglie e i parenti<br />
tutti.<br />
Frida<br />
Perentin<br />
n. 8.1.1905<br />
m. 24.3.1986<br />
Beniamino<br />
Boi<br />
n. 25.9.1896<br />
m. 8.4.1983<br />
I figli Rina e Filiberto ricordano<br />
con immutato affetto i<br />
cari genitori.<br />
Lidia<br />
Vascotto<br />
n. 10.6.1920<br />
m. 21.3.1908<br />
Gabriele<br />
Delise<br />
n. 15.7.1912<br />
m. 29.7.1994<br />
Li ricordano con tanto affetto<br />
i familiari.<br />
Una Santa Messa di suffragio<br />
sarà celebrata sabato 20 marzo<br />
2010 alle ore 18 nel Duomo di<br />
<strong>Isola</strong>.<br />
Antonio<br />
Vascotto<br />
n. 22.12.1892<br />
m. 14.10.1973<br />
Paola<br />
Lorenzutti<br />
Vascotto<br />
n. 17.2.1897<br />
m. 24.11.1967<br />
A ricordo dei <strong>non</strong>ni Gianna<br />
Delise e famiglia.<br />
Gisella<br />
Russignan<br />
Delise<br />
n. 11.1.1891<br />
m. 1.9.1978<br />
Giovanni<br />
Delise<br />
n. 2.6.1887<br />
morto nella<br />
guerra<br />
1915-18<br />
Da una sua lettera dal fronte:<br />
“... Iddio e la B.V. di Strugnano<br />
aprano qualche via di speranza<br />
buona, che sparisca presto questa<br />
terribile eresia del secolo XX...’’.<br />
In memoria e ricordo dei <strong>non</strong>ni,<br />
Gianna Delise e famiglia.<br />
Angelo<br />
Moro<br />
n. 12.1.1921<br />
m. 29.5.1984<br />
Vilma<br />
Degrassi<br />
n. 14.9.1924<br />
m. 3.3.2008<br />
Nel 26° anniversario del papà<br />
e nel secondo della mamma<br />
sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto dalla figlia Edda,<br />
dal genero Mario, dai nipoti,<br />
pronipoti e parenti tutti.<br />
Siete sempre nei nostri cuori<br />
per l'ottimo ricordo che ci avete<br />
lasciato.<br />
Elisabetta<br />
Pugliese<br />
ved. Degrassi<br />
n. 2.7.1886<br />
m. 15.8.1990<br />
È sempre ricordata dalla nipote<br />
Edda con il marito Mario, dai<br />
pronipoti Debora, Luigi, Alex,<br />
Valeria, Stefania e Samantha<br />
unitamente ai parenti tutti.<br />
Giuseppe<br />
Vascotto<br />
n. 15.3.1908<br />
m. 6.7.1971<br />
Palmira<br />
Delise<br />
ved.<br />
Vascotto<br />
n. 13.4.1908<br />
m. 25.1.2002<br />
Palmira<br />
Vascotto<br />
n. 9.4.1911<br />
m. 12.2.1978<br />
Un affettuoso ricordo per i<br />
genitori e per la sorella Palmira<br />
da Fabio Vascotto insieme ai<br />
familiari tutti.<br />
Un sentito<br />
grazie a...<br />
PRO ISOLA NOSTRA<br />
DALL’ITALIA<br />
• Mariucci Lorenzutti (Monfalcone)<br />
€ 30 in ricordo dei<br />
propri cari defunti<br />
• Silvia Bologna Moretti<br />
(Lodi) € 50 in ricordo dei<br />
defunti delle famiglie Bologna<br />
e Moretti<br />
• Giuseppina Colomban (Villaguardia/CO)<br />
€ 30<br />
• Bruno Perentin (Monfalcone)<br />
€ 70<br />
• Livio Menis (Bassano d/<br />
Grappa) 50 in memoria dei<br />
familiari defunti<br />
• Nilla Pugliese (Aosta) 50<br />
in ricordo del marito Luciano<br />
Bartoli e della cognata Alda (+<br />
a Buffalo/USA)<br />
• Flavia Delise (Monfalcone)<br />
25 in ricordo dei genitori Romildo<br />
e Nerina<br />
• Ornella Gellini Prato (Ormea/CN)<br />
€ 10<br />
• Emanuela e Marco (Ponzano<br />
V.to/TV) € 25 in ricordo dei<br />
familiari defunti<br />
• Mariuccia Bellè Pellegrini con<br />
il marito e i figli (Varese) 30 in<br />
ricordo di Emilio Russignan<br />
• Bruno, Giacomina e Lucia<br />
Bellè (Varese) 30 ricordando il<br />
cugino Emilio Russignan<br />
• Carmen Benvenuto (Roma)<br />
50<br />
• Filiberto Boi (Caluso/TO) 50<br />
in memoria dei genitori Beniamino<br />
Boi e Frida Perentin<br />
• Ivan Dudine (Aiello/UD) 20<br />
in ricordo del papà Domenico<br />
• Attilio Delise (Busalla/GE)<br />
25<br />
• Bruno Moscolin (Carpi) 50<br />
in ricordo dei genitori Giovanni<br />
Moscolin e Alma Marchesan<br />
• Giuliano Graf (Padova) 50<br />
• Lucia Troiani Borotto (Verona)<br />
20 in memoria dei genitori<br />
Carlo e Maria Delise<br />
• Maria Parma (Varese) 40<br />
• Rosa Buscaroli (Bologna)<br />
50 in ricordo del marito Luigi<br />
Damiani<br />
• Albino Paniek Vatovec (Udine)<br />
250 in ricordo di Anna<br />
Perentin (scorla), santola Angelina,<br />
Antonio e Maria
36 15 Marzo 2010<br />
ISOLA NOSTRA<br />
• Mario Bressan (S.Zeno/BS)<br />
25<br />
• Silva Bressan (Brescia) 25<br />
• Bruno Dovier (Grado) 10<br />
• Fabio Ricasoli (Genzano/<br />
Roma) 50 in ricordo dei genitori<br />
Ernesto e Maria Dagri<br />
• Arianna Marcuzzi Tomasella<br />
(Milano) 50 in memoria<br />
della <strong>non</strong>na Francesca Delise,<br />
mamma Roma e zii Giusto e<br />
Celestina Totis<br />
• Argeo Pertot (Milano) 50<br />
• Salvatore Chicco (Monfalcone)<br />
20 in memoria dei nostri<br />
cari defunti<br />
• Bruna Carboni Cuneo (Genova)<br />
50 in memoria dello zio<br />
Albino Degrassi (lugro)<br />
• Carolina Cuneo (Genova) 20<br />
ricordando Albino Degrassi<br />
• Piero Delise con Clara e<br />
Luca (Bologna) 30 ricordando<br />
sempre con affetto la sorella<br />
Mariuccia Depase<br />
• Laura Degrassi Fabreto (Romans/GO)<br />
50 in memoria dei<br />
genitori e degli amici carissimi<br />
Wanda Deste e Vittorio Pohlen<br />
• Palmira Perentin (Milano)<br />
50 in memoria dei genitori<br />
Angela e Renato<br />
• Sergio Zucca (Monfalcone)<br />
20 un ricordo dell’amico Gianni<br />
Vascotto<br />
• Vittorina Stolfa (Padova)<br />
€ 30<br />
• Ermanno Ramani (Staranzano/GO)<br />
25<br />
• Maria Ralza Valenti (Palazzolo/BS)<br />
100<br />
• Le figlie Milvia e Marina con<br />
il nipote Stefano (Padova) 30 in<br />
DALL’ESTERO<br />
ricordo dei genitori e <strong>non</strong>ni Mario<br />
Degrassi e Alieta Costanzo<br />
• La moglie Edda e i figli Paolo<br />
e Cinzia (S.Lorenzo/GO) 30<br />
in ricordo di Ennio Drioli<br />
• Gianna Delise (Monfalcone)<br />
50 in memoria dei <strong>non</strong>ni Antonio<br />
e Paola Vascotto e Giovanni<br />
e Gisella Delise<br />
• Famiglia Delise (Monfalcone)<br />
50 in memoria di Gabriele<br />
Delise e Lidia Vascotto<br />
• Severina Lipira (Gorgonzola/MI)<br />
60 in ricordo di tutti<br />
i familiari defunti<br />
• Franca Stolfa Turco (Nicosia/EN)<br />
50 in memoria dei genitori<br />
Adriano e Odilla Stolfa<br />
• Giovanni Menis (Povegliano/TV)<br />
100<br />
• Milvia Degrassi (Padova)<br />
80<br />
• Silva Chicco (Como) 25<br />
• Rina Boi (Caluso/TO) 50<br />
ricordando con affetto e nostalgia<br />
i genitori Beniamino e<br />
Frida Perentin<br />
DA TRIESTE<br />
• Nino Troian e Nerina Parovel<br />
€ 50 nella ricorrenza<br />
del loro 50° anniversario di<br />
matrimonio<br />
• Gigi Carboni € 20 in occasione<br />
del primo compleanno<br />
del nipote Francesco<br />
• Nada e Quintilio 50 nella<br />
ricorrenza del loro 60° anniversario<br />
di matrimonio<br />
• Nerio Gruber (Muggia) 25 in<br />
memoria dei cari defunti<br />
• Anita Vascotto Vesnaver<br />
• Mariucci Degrassi Zacchigna (Canada) $ 40 in ricordo dei<br />
cari defunti<br />
• Jolanda Degrassi in Delise $ 50 in memoria del papà Zilio<br />
• Lucio Degrassi (paradiso) (USA) $ 40<br />
• Nerio Lugnani (Australia) $ 100 in ricordo della moglie<br />
Laura e dei genitori<br />
• Giovanni Bacci (Canada) $ 100 in ricordo dei genitori Celso<br />
e Giovannina<br />
• Mario Dagri (biri) (Canada) $ 50 in ricordo dei genitori<br />
Antonio e Vittoria<br />
• Luciano Bacci (zalo) (Canada) $ 20 in ricordo dei genitori<br />
Celso e Giovannina<br />
• Mario Lorenzutti (grilo) (Canada) $ 100 in memoria di tutti<br />
i familiari defunti<br />
• Bruno Vascotto con i figli Gianluigi e Bruna (USA) $ 150<br />
in ricordo della moglie e mamma Aristea Costanzo<br />
• Sergio Costanzo (Australia) € 50 in ricordo del papà Emilio<br />
• Livia e Onorina Dandri (Costa Rica) $ 100 in ricordo dei<br />
genitori Giuseppe e Caterina, dei mariti Severo Deliberato e<br />
Giordano Ulcigrai, della zia Lucia e di Dino Dudine (ragno)<br />
• Gianna Fradel (Australia) $ 50 in ricordo dei familiari<br />
defunti<br />
• Luciano Degrassi con Annemarie (Germania) € 100 in<br />
ricordo dei familiari defunti<br />
(Muggia) 20 in ricordo dei<br />
cari defunti<br />
• Don Italo Brazzafolli 30<br />
• Nerina Degrassi Pugliese 25<br />
in ricordo del marito<br />
• Giorgio Vascotto 200 in<br />
ricordo dei genitori Attilio Vascotto<br />
e Argia Druscovich<br />
• Nivia Delise 100 in memoria<br />
dei cari genitori e di tutti i parenti<br />
defunti<br />
• Nivia Delise 30 in ricordo delle<br />
amiche Gina, Rina e Frida<br />
• Mario Colmo (Muggia) 20 in<br />
memoria dei cari defunti<br />
• Maria Giovanna Degrassi<br />
(Vill. del Pescatore) 20 in ricordo<br />
dei genitori Giovanni e Irma<br />
• Neri Marchesan e Milvia<br />
Costanzo (Vill. del Pescatore)<br />
60 in memoria dei propri cari<br />
• Gina Slanovitz 20<br />
• Renata Pugliese 20<br />
• Bruno Costanzo e Alessandra<br />
Zuliani (Muggia) 30 in<br />
memoria dei genitori<br />
• Fiorenza Degrassi 50 in<br />
ricordo dei genitori Giliante e<br />
Ada Delise<br />
• Famiglie Pesaro e Venturini<br />
50 ricordando con affetto Luigina,<br />
Flora e Angelo Rocco<br />
• Famiglie Pesaro e Venturini<br />
20 ricordando la cara zia Pina<br />
Pugliese<br />
• I figli 50 ricordando i cari genitori<br />
Lucia e Mauro Pesaro<br />
• Silva e Gianfranco Chicco<br />
20 in ricordo dello zio Libero<br />
Dellore, scomparso in Australia<br />
nell’ottobre 2009<br />
• Tullio Pardo € 30<br />
• Milvia Codellia € 60<br />
• Maria Contesini € 30<br />
• Livio Deste (calafà) 30 in memoria<br />
del papà Marcello, mamma<br />
Maria e fratello Bruno<br />
• Livio Deste 20 in memoria di<br />
tutti i cari defunti<br />
• Dino Vascotto 70 in ricordo<br />
dei genitori Maria e Costante e<br />
di tutti i familiari defunti<br />
• Mario, Nella e Claudio Codellia<br />
25 in memoria dei propri<br />
cari defunti<br />
• Gianfranco Goina 100 in<br />
ricordo della mamma Anita<br />
Benvenuti (paladina) e del papà<br />
Remigio<br />
• Franca Benvenuti 20 ricordando<br />
i cari genitori e le sorelle<br />
• Loriana e Corrado Dudine<br />
50 in ricordo della zia Lucia e<br />
di tutti i cari defunti<br />
• Vinicia Perentin 30 in memoria<br />
del marito Mario Depase<br />
• Vinicia Perentin 20 in memoria<br />
dei genitori Giordano e<br />
Maria<br />
• Nerina Chicco 30 in ricordo<br />
del marito Mario<br />
• Bruno e Gianna Fragiacomo<br />
€ 30<br />
• Romana Romano ved. Menis<br />
insieme ai figli € 30 ricordando<br />
il marito e papà Olivo<br />
nel secondo anniversario della<br />
scomparsa (3 marzo 2008)<br />
• Lucia Vascotto 50 in ricordo<br />
del marito Italo Carboni<br />
• Gigi Carboni 50 in ricordo<br />
della moglie Mariuccia Depase<br />
e di tutti i cari defunti<br />
• Gianna Chicco Soldatich 10 in<br />
memoria della mamma Elvira<br />
• La zia Pierina con il cugino<br />
Sergio 10 nel 14°anniversario<br />
della perdita del caro Fabio<br />
• Almira Degrassi 20<br />
• Nivea Degrassi 20<br />
• Cosetta Zaro 20<br />
• Franca Moratto Lanza 30<br />
in ricordo dei genitori Maria<br />
Benvenuto e Domenico Lanza<br />
e di tutti i cari defunti<br />
• Luigina Vascotto 50 in ricordo<br />
del marito Emilio Russignan<br />
• Fulvia Viezzoli 50 in ricordo<br />
del marito Marino Russignan<br />
• Claudio Pozzetto 50 in memoria<br />
dei genitori Giuseppe<br />
e Antonia e della cara sorella<br />
Adriana<br />
• Dario Bernardi 20 in memoria<br />
dei familiari defunti<br />
• Maria Cristina, Donata, Barbara<br />
e Renato 30 in memoria<br />
dei genitori, <strong>non</strong>ni e suoceri<br />
• Gianna e Alfredo Bussani 30<br />
in memoria dei familiari defunti<br />
• Dorina Goina ved. Vascotto<br />
30 in memoria dei genitori<br />
• Lucia Parma 20 in ricordo<br />
del marito Libero<br />
• Floriana Costanzo con il marito<br />
Franco e le figlie Barbara<br />
e Michela 30 in memoria dei<br />
genitori e <strong>non</strong>ni Argeo e Lucia<br />
• Lucia Costanzo 20 in ricordo<br />
del marito Gianni<br />
• Franco (da Como) e Venerina<br />
Degrassi 50 in memoria<br />
dei genitori Anna e Giovanni e<br />
della sorella Silvia<br />
• Pini Pugliese 20 in memoria<br />
della moglie Maggiolina Russignan<br />
• Pino Vascotto 50 in memoria<br />
della sorella Cornelia e di tutti<br />
i cari defunti<br />
• Mariuccia Costanzo 30 in<br />
memoria dei genitori e delle<br />
sorelle<br />
• Barbara Vigini 50 in ricordo<br />
dei <strong>non</strong>ni Maria e Giovanni<br />
Palcich e Maria e Giuseppe<br />
Vigini<br />
• Renata 10 in memoria dei cugini<br />
Guerrino e Stellio Braico<br />
• Ucci e Renata 100 in ricordo<br />
dei genitori Renato e Pina
• Renata Parma 10 in memoria<br />
di tutti i cari defunti<br />
• Antonietto Pugliese (caregheta)<br />
(Muggia) 30 in ricordo<br />
del figlio Edi<br />
• Liana e Franca Mondo 30<br />
in memoria dei genitori Giulio<br />
e Vittoria<br />
• Ucci Felluga 30 in memoria<br />
della mamma Alma Parma e<br />
della sorella Giuseppina<br />
• Fabio Millovich 30 in ricordo<br />
dei genitori Irma e Marcello e<br />
dello zio Mario<br />
• Fabio e Alma Carboni 50 in<br />
ricordo del caro cugino Guerrino<br />
Carboni<br />
• Nivia e Saverio Dagri 100<br />
in memoria dei cari genitori<br />
Turrida e Valerio<br />
• Silvana Pertot 50 in ricordo<br />
della cara cognata Turrida<br />
• Anita e Carlo Vascotto 50 in<br />
memoria di tutti i cari defunti<br />
• Nella Depase e famiglia 50<br />
in memoria di tutti i familiari<br />
defunti<br />
• Luciana Degrassi con le figlie<br />
Daniela e Marina 100 ricordando<br />
il marito e papà Pino Zerial<br />
• I nipoti 20 in memoria di<br />
Giovanni e Maria Moscolin con<br />
le loro tre figlie Maria, Anita e<br />
Giannina<br />
• Roberto Delise 50 in memoria<br />
dei genitori Maria e Carlo<br />
• Amalia Don con i figli 25 ricordando<br />
il marito e papà Elmo<br />
• Amalia Don con i figli 25<br />
ricordando gli zii Angela e<br />
Mario Delise<br />
• La moglie Mariella con la<br />
figlia Marina e i familiari 50<br />
in ricordo del marito e papà<br />
Giordano Delise<br />
• Laura Carboni 50 in ricordo<br />
della sorella Salve e dei<br />
genitori<br />
• Fabio Vascotto 50 in memoria<br />
dei genitori Giuseppe e<br />
Palmira e della zia Palmira<br />
• Edda Vascotto e Dario Carboni<br />
50 ricordando i rispettivi<br />
genitori<br />
ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />
VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />
TELEFONO 040-638236<br />
Naz.<br />
IT<br />
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86<br />
Conto Corrente Postale n. 11256344<br />
Coordinate bancarie (IBAN):<br />
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Cod. ABI<br />
07601<br />
CAB<br />
02200<br />
Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />
ORARIO UFFICIO:<br />
martedì-giovedì ore 10 - 12<br />
venerdi 16 - 18<br />
• Maria Russignan (Muggia)<br />
50 in memoria dei cari defunti<br />
• Odilla Za<strong>non</strong> Contento 40 in<br />
memoria dei cari defunti<br />
• Anita e Caterina Beltrame<br />
100 in ricordo dei genitori<br />
Antonio e Lucia e dei fratelli<br />
Guido e Bruno<br />
• Leda Pesaro (Prosecco ) 25<br />
in ricordo del marito Bruno<br />
Beltrame e dei genitori Maria<br />
e Vittorio<br />
• Luigia Chicco 30 in memoria<br />
dei cari defunti<br />
• Mirella Bologna 25<br />
• Clelia Cebron 60 in ricordo<br />
del marito Lucio Pagan<br />
• Mariuccia Zaro (Sistiana) 50<br />
in ricordo del caro marito Rino<br />
Prelaz, dei genitori e dei fratelli<br />
• Giovanni Drioli 50 in ricordo<br />
dei genitori, del fratello e di<br />
tutti i cari defunti<br />
• Gianna Pertot 100 in ricordo<br />
del marito Giovanni (Nino)<br />
Delise e dei suoceri Rosa e<br />
Giovanni<br />
• Gianna Pertot 50 in ricordo<br />
della mamma Iole, del papà<br />
Mario e dei <strong>non</strong>ni Lucia e<br />
Ferdinando<br />
• Valeria Degrassi Carboni 50<br />
in ricordo del caro marito Mario<br />
e di tutti i familiari defunti<br />
• Mario Degrassi 50 in ricordo<br />
della moglie Bruna Steffè<br />
• Angela Giovannini Dagri<br />
con i figli Gino, Nerina, Nivea,<br />
Marino e Loredana 30 in memoria<br />
del marito e papà Luigi<br />
e di tutti i cari defunti<br />
• Loredana Dagri con la figlia<br />
Samantha 20 in ricordo del marito<br />
e papà Lucio Fragiacomo<br />
• Lucio, Manuela e Sandra<br />
Vascotto 50 in memoria della<br />
moglie e mamma Luciana Bologna<br />
Vascotto<br />
• Le nipoti 25 in memoria<br />
della <strong>non</strong>na Luciana Bologna<br />
Vascotto<br />
• I figli 50 in ricordo della mamma<br />
Libera Benvenuto ved. Colomban<br />
N° Conto<br />
000011256344<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it<br />
• Adriana Viezzoli 25 in ricordo<br />
della mamma Giannina e<br />
della sorella Mariella<br />
• Libero Giorgesi 15 in memoria<br />
dei cari defunti<br />
• Stelio, Elida e Gianna 30 in<br />
memoria della mamma Vilma<br />
Benvenuto<br />
• Edda Moro e Mario Maier<br />
20 ricordando i genitori Angelo<br />
Moro e Vilma Degrassi e la<br />
<strong>non</strong>na Elisabetta Pugliese<br />
• Nadia Derossi 10 in memoria<br />
dei cari defunti<br />
• Giuseppina Colomban 50<br />
in ricordo della mamma Nella<br />
Felluga e nell’anniversario<br />
della nascita del papà Aldo (18<br />
febbraio)<br />
• Nadia Delise 50 ricordando<br />
con tanto affetto i genitori Giovanni<br />
e Rosa Delise e i fratelli<br />
Nino e Bruno<br />
• Claudio Petrina 50 in ricordo<br />
della mamma Anna Radin<br />
• Dino Degrassi 30<br />
• Edina Dapretto 25 in memoria<br />
dei genitori e dei parenti tutti<br />
Il Crocifisso<br />
Questo mondo sta cambiando,<br />
con le guerre di religione<br />
kamikaze e terroristi<br />
fanno stragi a profusione.<br />
A Strasburgo, come Giuda,<br />
han deciso a votazione<br />
di dare un calcio alla nostra<br />
millenaria religione.<br />
E polemiche persone,<br />
insegnanti per di più,<br />
il nostro vecchio Crocifisso<br />
<strong>non</strong> lo voglion vedere più.<br />
E speriamo che il ricorso<br />
vada poi a ben finire,<br />
che meschini son coloro<br />
che lo voglion abolire.<br />
Questo simbolo cristiano<br />
sempre è stato tormentato:<br />
che dirà Nostro Signore<br />
che quei chiodi Lui ha provato!<br />
Quei chiodi che Lui ha provato<br />
per redimere l’Umanità.<br />
Emilio Prata, Milano<br />
• Elvio Zaro 50 in memoria di<br />
tutti i familiari defunti<br />
• Ester Za<strong>non</strong> e Livio Dudine<br />
100 in ricordo di tutti i cari<br />
defunti<br />
• Il figlio con la nuora e i nipoti<br />
50 in ricordo dei genitori<br />
e <strong>non</strong>ni Virgilio e Maria.<br />
• Nivia Delise 25 in ricordo di<br />
Giovanni Delise<br />
• Maria Benvenuti 20 in ricordo<br />
del marito Licerio<br />
• Maddalena Lorenzutti 20 in<br />
ricordo del marito Duilio<br />
• Mariucci Chelleri 50 in ricordo<br />
dei propri cari defunti<br />
• Giuliana Chelleri 50 in ricordo<br />
del marito Bruno e della<br />
suocera Maria<br />
• Bruno Carboni 50 ricordando<br />
i propri cari defunti<br />
• Anita, Lino e Nicoletta Brigadini<br />
50 nel quarto anniversario<br />
della scomparsa della cara<br />
Alice Goina ved. Vascotto<br />
• Bruna Parma € 30 in memoria<br />
del marito Carlo Carboni
Fine anni ’30 - Insieme al parroco di <strong>Isola</strong><br />
mons. Giuseppe Dagri (al centro della foto)<br />
un gruppo di aderenti all’Azione Cattolica<br />
durante un incontro lontano da <strong>Isola</strong>. In<br />
ginocchio, da sinistra: Sante Piccinin – Livio<br />
Dandri - ? Degrassi - ? Fragiacomo - ?<br />
Degrassi – Mariano Degrassi (paradiso).<br />
In piedi, da sinistra: Nino Delise (pissimol)<br />
(dietro a lui, in alto, Mario Delise) – Vinicio<br />
Felluga - ??? – Carlo Delise taiasuche – Ezio<br />
Depase – Giacinto Lugnani – mons. Dagri<br />
– Mario Dandri – Olinto Parma (dietro a<br />
lui una persona <strong>non</strong> riconosciuta) – Luigi<br />
Costanzo – Ottavio Depase (vieno) – Sergio<br />
Vascotto (barboio) – Giovanni Congedi<br />
– Marino Bacci.