ELOGIO DELL'OLIVA E DEL SUO OLIO - Giacomo Bezzi
ELOGIO DELL'OLIVA E DEL SUO OLIO - Giacomo Bezzi
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• zuppa (ma c’è anche la dizione inzuppa del contado) a Pisa.<br />
Ora che è stata mediata dalla televisione la parola romanesca bruschetta, molti toscani delle ultime<br />
generazioni non sanno neanche più che una fetta di pane abbrustolito, sfregata d’aglio, insaporito<br />
da sale e pepe ed irrorata d’olio di oliva, nella loro regione si è sempre chiamata<br />
• fettunta o, al massimo,<br />
• panunto.<br />
Altri piatti della cucina toscana povera - si sarebbe tentati a chiamarla primordiale - ma sempre a<br />
base di pane raffermo ed olio di oliva:<br />
• il pancotto (area carrarese-lunigianese): mollica di pane raffermo cotta in acqua salata con<br />
aggiunta di spicchi d’aglio e irrorato d’olio;<br />
• la zuppa lombarda (area pisano-lucchese): brodo di fagioli cannellini con aggiunta di foglie di<br />
salvia su fette di pane raffermo: il tutto condito con un filo d’olio;<br />
• l’acquacotta (area maremmana-senese), parente prossima della ribollita fiorentina ed della<br />
zuppa pisana, ma con aggiunta di uova fresche,<br />
• la panzanella (area fiorentina), insalata di pane raffermo inzuppato nell’acqua corrente e<br />
debitamente strizzato, condita poi con olio ed aceto ed arricchita da anelli di cipolla, fette di<br />
peperoni, rondelle di cetrioli, di ravanelli, di pomodori e di qualunque altra verdura<br />
dell’estate, ed infine,<br />
• il panzuppo (area carrarese) che era la merenda dei bimbi che non conoscevano la nutella:<br />
stesso procedimento della panzanella ma, ancor più semplicemente, fette di pane raffermo<br />
bagnato e strizzato e condito con olio, aceto, sale e pepe,<br />
• la pappa al pomodoro (area fiorentina) ottenuta con mollica di pane cotta e ricotta fino a<br />
divenire proprio una pappina, alla quale si aggiungono poi salsa di pomodoro, olio di oliva, sale<br />
e pepe.<br />
Nel contado fiorentino, poi, sono stati in voga fino a qualche decina d’anni fa i fagioli nel<br />
fiasco, o fagioli al fiasco. I componenti di questo piatto figlio della saggezza del popolo,<br />
erano l’acqua, il sale, i fagioli cannellini (o bianchi) toscani: meglio ancora se zolfini del<br />
Pratomagno, il massiccio selvoso che si erge fra le province di Firenze ed Arezzo e che è<br />
parte integrante del comprensorio della cosiddetta Montagna Fiorentina.<br />
Questo tipo di fagioli era in via di estinzione, trascinati nel baratro del consumismo; sono<br />
stati fatti rinascere e ricoltivati da un’associazione che, non per nulla, si chiama<br />
degli Agricoltori Custodi.<br />
Un fiasco spagliato veniva riempito di acqua salata e fagioli ammollati o freschi, e lo si<br />
coricava sopra la brace del camino non ancora ridotta a cenere. L’acqua si scaldava fino<br />
al punto di cuocere i fagioli che, poi, si facevano uscire dal fiasco rovesciandolo: una volta<br />
scolati ed, irrorati di olio di oliva di frantoio e con l’aggiunta di un pizzico di pepe nero,<br />
ecco pronto un piatto ricco di proteine vegetali.<br />
Qualcosa del genere doveva accadere anche molto prima dell’introduzione dei fagioli, di<br />
provenienza, come noto, centroamericana: quasi certamente gli Etruschi e gli Umbri condivano<br />
con olio di oliva i ceci e le lenticchie.<br />
L ’ olio di oliva, poi, verso la fine del ‘600, fu sposato molto bene da alcuni cuochi-pionieri con un<br />
altro prodotto vegetale di origine centroamericana, appena introdotto in Europa ed in Italia presso le<br />
corti dei regnanti, prima, e dei signorotti di campagna, poi. Questi ultimi lo facevano coltivare in<br />
larga scala dai villani perché si sfamassero a buon mercato.<br />
Si trattava della patata che era - ed è tuttora - un tubero che, cotto, poteva essere portato in tavola<br />
inventando, con l’aggiunta di altre verdure bollite, insalate abbastanza saporite per i gusti<br />
dell’epoca.<br />
Tuttora patate lesse con aggiunta di fagiolini ed altre verdure irrorate d’olio di oliva con l’aggiunta<br />
di po’ di sale (ed a chi piace un po’ di pepe nero) sono un piatto - a volte di contorno, a volte unico<br />
- di semplice esecuzione e di rara bontà.