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PESCA SPORTIVA Una serata fortunata. E' bene provare diversi tipi di totanare. Calamari appena pescati. 126 DI A LBERTO R UIU LA PESCA DEI CALAMARI LIl calamaro è un mollusco cefalopode che vive in prossimità della costa, durante il giorno predilige acque profonde, mentre nelle ore notturne si porta nei bassi fondali alla ricerca di prede, costituite da piccoli pesci. La taglia media si aggira tra i duecento e i cinquecento grammi, anche se sono frequenti, specialmente nella stagione fredda, catture di esemplari che superano abbondantemente il chilo di peso. Negli ultimi anni la pesca al calamaro è entrata prepotentemente a far parte delle tecniche praticate dai pescatori dilettanti, perché poco impegnativa, molto divertente e soprattutto gratificante sotto l’aspetto gastronomico. Nasce infatti come metodo semi-professionale ad uso e consumo dei praticanti la piccola pesca costiera. I sistemi più utilizzati sono due: la pesca con l’imbarcazione ancorata e la pesca a “scarroccio”. La pesca a barca ferma si effettua nei fondali prospicienti le coste alte, dove la profondità raggiunge rapidamente i trenta - quaranta metri, con fondo roccioso misto a prateria di posidonia, o comunque in quei posti dove la presenza dei calamari è ben nota e definita. Si possono utilizzare lenze a mano avvolte su sugheri oppure canna e mulinello, mentre il calamento sarà sempre lo stesso, un trave di lenza con due totanare legate a bandiera su un terminale dello 0,25 a circa cinquanta centimetri l’una dall’altra e portante in fondo un piombo di trenta – quaranta grammi. Con la lenza a mano sarà necessario imprimere alle esche dei movimenti verticali sollevando il braccio, mentre con le canne basterà il movimento del cimino, sufficientemente sensibile, ad animare l’inganno. In realtà si possono utilizzare anche contemporaneamente, la canna impo- stata su un reggicanna orientato opportunamente e recante un calamento con poca piombatura (venti grammi), che lavori perciò a mezz’acqua, la lenza a mano provvista di un peso maggiore (cinquanta grammi) si cala a picco sotto la barca sino a raggiungere il fondo. Questa tecnica rende bene nelle aree dove la presenza dei calamari sia accertata, su fondali compresi tra i 10 e i 30 metri. Baie, calette, punte rocciose e antemurali portuali, sono da preferire, così come sono da tenere in forte considerazione i punti di costa molto illuminati da luci artificiali. La pesca a scarroccio è sicuramente la più usata e, spesso, redditizia. Si basa su una perfetta conoscenza dei fondali e delle aree frequentate dai calamari. Rende molto sulle cigliate rocciose e sui bordi delle secche che variano dai 20 ai 50 metri e può essere praticata anche su fondali omogenei di fango e posidonia. La "passata" a scarroccio si effettua calcolando la corrente e risalendola fino al punto in cui si calano le lenze, in modo che la barca effettui il passaggio sulla cigliata o sulla zona prescelta. L’attrezzatura è la stessa utilizzata nella pesca a barca ferma, avendo l’accortezza di calibrare la piombatura delle lenze in base all’intensità della corrente e della profondità di pesca desiderata. L’attacco del calamaro si può manifestare in modi differenti, più spesso sentiremo un deciso appesantimento della lenza se stiamo usando l’attrezzatura a mano, oppure vedremo il cimino della canna flettersi ed incurvarsi decisamente, meno spesso invece sentiremo la lenza alleggerirsi, in questo caso il calamaro, dopo aver attaccato la totanara, nuota verso l’alto portandosi appresso la piombatura. I calamari si prendono con il buio, ma le ore migliori per questa pesca sono quelle che precedono l’alba e il tramonto, e nelle giornate con il cielo coperto dalle nuvole, non è raro che l’attività alimentare si protragga a lungo dopo l’alba o al pieno giorno. Il recupero dei calamari deve avvenire né troppo veloce, né troppo lento ma soprattutto in maniera costante, e quando arrivano in superficie si imbarcano con un movimento deciso e misurato, possibilmente direttamente in un capiente secchio evitando allo stesso tempo la spruzzata d’acqua e di inchiostro che, guarda caso, prende sempre il nostro compagno di pesca.
cultura e storia Terracotta policroma della Vergine col Bambino. Chiesa di Santa Maria. Bonarcado (Oristano), Sardegna. Santuario di Nostra Signora di Bonacattu. Acquasantiera. 128 DI B RUNO M ANUNZA IL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI BONACATU A BONARCADO ABonarcado, un bel borgo rurale disposto nella piana del Milis, si trova uno dei più interessanti complessi religiosi della Sardegna, formato dalla Chiesa di Santamaria, un edificio duecentesco, dai ruderi di un antico monastero camaldolese, ed al famoso ed antichissimo Monastero di Bonacatu, dedicato alla Vergine. Il nome Bonacatu ha origine assieme al culto affondando tra realtà e leggenda. Si racconta infatti che un cacciatore abbia trovato nel bosco, presso un piccolo torrente, una effige rappresentante la Madonna. Da questa vicenda il nome di Bonacatu o “Buon Incontro”. Delle sorti di questa immagine oggi non si sa nulla ma il culto della Vergine si è perpetuato nei secoli successivi con l’omaggio ad una bellissima terracotta policroma che rappresenta la Madonna con il bambino, opera di un artista fiorentino della scuola di Donatello. Il Santuario è il più antico della Sardegna e fu eretto intorno al IV secolo sui resti di un ancora più antico edificio paleocristiano. L’architettura rispecchiava criteri tardo romani e bizantini. All’epoca doveva essere costituito da una piccola chiesa con pianta a croce greca ed una rozza cupola all’incontro dei bracci. Quando, nel trecento, venne intrapresa la costruzione della chiesa di S. Maria e del monastero camaldolese, il santuario fu ampliato con uno stile arabeggiante ed assunse la conformazione attuale con quattro bracci asimmetrici coperdi da volte a botte. L’edificio ben rappresenta, testimoniando un culto più che millenario, una mescolanza di stili architettoni- ci realmente unica. La facciata costruita con blocchi di pietra grigia è ornata con piccole arcate e ciotole iridescenti; motivi decorativi semplici ma luminosi. L’architettura della chiesa esprime piuttosto bene il culto che ogni anno si rinnova nella tradizionale festa della Madonna di Bonacatu. I festeggiamenti sono preceduti da una novena e si svolgono nei giorni 18 e 19 settembre con il culmine nella sera del 18 in cui l’effige della Vergine viene condotta in processione per il paese, seguita da migliaia di fedeli.
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Page 5: cultura e storia Comune di Nuoro uf

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