Mexia - Maurizio Ferrarotti

mascherata. In serie C la gi*ve avrebbe affrontato l’Andria e l’Ivrea, il
Pizzighettone e il Lumezzane. Avrebbe fatto il giro di tutti i campetti di
periferia. Sarebbe stato un inferno, lo stesso che ingiustamente patì la
Fiorentina dopo Vittorio Cecchi Gori. Sarebbero saltati i contratti di
sponsorizzazione e i diritti tv, sarebbero scappati tutti i giocatori della
attuale rosa. Sarebbe stata la giusta punizione per un club che, secondo la
sentenza di ieri, non ha comprato una o due partite ma ha compiuto un
unico, gigantesco illecito sportivo: alterare un intero campionato. Cioè
rubarci il calcio, ingannare milioni di tifosi.
Eppure, davanti ad un reato così grave, la corte si è limitata ad una B con
meno 30: il che vuol dire per la gi*ve salvare molti contratti, tenere molti
giocatori, partecipare ad un campionato con tante squadre blasonate, dal
Napoli al Bologna, e farlo con la speranza di compiere un miracolo: forza
ragazzi, 100 punti e si viene in A. In fondo la gi*ve di Capello 100 punti li
stava facendo lo scorso anno... Perché una sentenza così mite? Lo scrive la
corte nel dispositivo: perché la dirigenza gi*ve ha mostrato di volersi
redimere, perché ha voltato pagina, perché ha ammesso le colpe. Perché,
aggiungo io, nel dibattimento l’avvocato della difesa ha definito congrua
una B con penalizzazione. “Non faremo ricorso” disse solennemente.
Parole al vento. Lo si è visto ieri quando i nuovi dirigenti della gi*ve si
sono presentati ai microfoni di Rai, Mediaset e Sky per gridare tutta la loro
rabbia e minacciare ricorsi immediati. Se questo vuol dire voltare pagina,
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