Mexia - Maurizio Ferrarotti

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07.06.2013 Views

annientiamo, gli ficchiamo tre pappine e a casa!” Galvanizzato. Entriamo alle 19.30. Il colpo d’occhio è già straordinario, quasi sensuale. Stasera si prevedono 60.000 spettatori. Se penso che i Gobbi contro l’Arsenal, semifinale di Champions League, ne hanno totalizzati 45.000 scarsi… eh, ma Torino è un po’ piccola per due squadre… il Toro e il Lascaris, appunto. E la Juventus? È l’inno che la stipsi ci dà... 20.45. Pizzicotti e mortaretti, sventolii indiavolati di bandierine bianche e granata, inni cantati a squarciagola: l’incipit della 12 granata è uno dei più belli di sempre. Sul campo il Toro è voglioso ma non smanioso, la posta in palio è troppo alta per farsi tagliare le gambe in contropiede. Al 9' Taibi sventa in tuffo su incornata di Gasparetto. Ma dal 20' in avanti i granata sciolgono ogni riserva e Il Nostro Sballo Che Si Chiama Rosina sale in cattedra, seguito a ruota da un concentratissimo Doudou e da quella autentica furia balcanica di Lazetic. Sarebbe fondamentale chiudere il primo tempo in vantaggio e il vantaggio arriva proprio grazie a Rosinaldo, che con gelida classe trasforma un rigore concesso da Farina per un placcaggio in area di Cioffi su Muzzi. Già, Muzzi… 22.03 o giù di lì. Un vicino di seggiola mi offre una sigaretta e io, che ufficialmente avrei smesso di fumare da due anni e mezzo, non mi sogno neanche di rifiutarla. Rosina si dirige con calma verso la bandierina del calcio d’angolo, vi piazza con calma olimpica la sfera che spedisce in una parabola perfetta a Roberto Muzzi che anticipa con sacro furore il 202

malcapitato Lanzara … la palla sparisce dietro al cartellone pubblicitario – diavolo d’un 1° anello! – e un decimo di secondo dopo i miei amici mi sommergono di abbracci. Straker, Paolo, Daffy… 2-0! Muzzi si fa tutta la curva a torso nudo urlando il proprio tripudio ai tifosi in delirio: una statua ti farei, Robbe’. Dopodiché è tutta una teoria di extrasistole fino al triplice fischio finale dei 90' regolamentari. Ancora supplementari, miseriaccia porca! Ribecco Lele: “Sono là, Mauri, mi sono messo là da solo e incito la gente.” Undici meno qualcosa. Calcio d’angolo battuto sapientemente da Gallo, Nicola prende l’ascensore colpendo mirabilmente di testa, la palla svanisce dietro la testa dello storico toro nero di pezza… e lo stadio mi viene addosso. Gol, gol, goool! Sbando di qua e di là con la mia bandierina dei Banditi Granata, gli occhi mi si inumidiscono… ma si seccano di brutto tre minuti più tardi, quando Bela Lugosi Fantini, subentrato a Muzzi, si fa cacciare per una gomitata proditoria al ragionier Brambilla e susseguenti insulti all’arbitro. Alle mie spalle DJ Manets ringhia: “Figuriamoci se non andava a finire così… Bisogna sputare sangue tutte le dannate volte!” Poco dopo, manco ad averlo evocato, Doudou atterra Graziani e Farina decreta il calcio di rigore, trasformato poi da Paolo Poggi. Sarabanda! Il Toro è sofferenza e martirio, ma stasera con il santino di Torrisi non ce n’è per niente e nessuno. Lo agito più volte verso il terreno di gioco a mo’ di 203

annientiamo, gli ficchiamo tre pappine e a casa!” Galvanizzato.<br />

Entriamo alle 19.30. Il colpo d’occhio è già straordinario, quasi sensuale.<br />

Stasera si prevedono 60.000 spettatori. Se penso che i Gobbi contro<br />

l’Arsenal, semifinale di Champions League, ne hanno totalizzati 45.000<br />

scarsi… eh, ma Torino è un po’ piccola per due squadre… il Toro e il<br />

Lascaris, appunto. E la Juventus? È l’inno che la stipsi ci dà...<br />

20.45. Pizzicotti e mortaretti, sventolii indiavolati di bandierine bianche e<br />

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sventa in tuffo su incornata di Gasparetto. Ma dal 20' in avanti i granata<br />

sciolgono ogni riserva e Il Nostro Sballo Che Si Chiama Rosina sale in<br />

cattedra, seguito a ruota da un concentratissimo Doudou e da quella<br />

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22.03 o giù di lì. Un vicino di seggiola mi offre una sigaretta e io, che<br />

ufficialmente avrei smesso di fumare da due anni e mezzo, non mi sogno<br />

neanche di rifiutarla. Rosina si dirige con calma verso la bandierina del<br />

calcio d’angolo, vi piazza con calma olimpica la sfera che spedisce in una<br />

parabola perfetta a Roberto Muzzi che anticipa con sacro furore il<br />

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