Mexia - Maurizio Ferrarotti

Posted 03/05/2006 h 05.00 p.m., CET. 26-06-1981. Primi patimenti di un
giovanissimo virgulto granata. Per il secondo anno di seguito, il Toro va in
finale di Coppa Italia con la Roma. Una ghiotta occasione per rifarsi della
sconfitta subita tredici mesi prima all’Olimpico in sfida unica: 0-0 dopo i
tempi supplementari ed errori dal dischetto di Greco, Graziani (calciato
fuori, e diventerà una costante!) e Zaccarelli per il 3-2 finale dei
giallorossi. Stavolta la finale si gioca in due gare e all’andata il Toro ha
pareggiato 1-1 a Roma (31' Carletto Ancelotti, 59' aut. Santarini). Dal
punto di vista dei 180', è un risultato più che buono.
L’Autore è magro come uno spiedino per la carne alla brace, zazzeruto,
rockettaro ed eccitatissimo: è la mia prima finale al Comunale! La vedrò
in mezzo ai Leoni della Maratona. Scorrono 37 minuti di partita e Agatino
Cuttone, ragazzo del Fila, spara una chianidda da annali del calcio alle
spalle di Tancredi. Un moto ondulatorio di esultanza scuote la Maratona,
Maurizio si spolmona gridando: gol, gool, gooool! Il Toro ha una zampa e
mezza sulla Coppa. Ma al 62' l’arbitro Michelotti concede ai giallorossi un
penalty che Agostino Di Bartolomei (Dio l’abbia in gloria) trasforma con
la sua ormai proverbiale mazzata a centro porta. Si va un’altra volta alla
lotteria degli undici metri. Come l’anno scorso e col Grasshoppers a
dicembre, Toro eliminato agli ottavi di finale di Coppa UEFA – ah, quella
prodezza balistica di Vincenzino D’Amico contro il Magdeburgo!
Inaugura la sequenza Ancelotti: gol. Pecci… parato: che diamine, Piedone
155