Allegato 2 - Tribunale di Milano

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07.06.2013 Views

Beni immateriali Possono risultare oggetto di conferimento non solo gli elementi patrimoniali materiali, ma anche l'insieme dei beni immateriali, ossia di quei beni che non hanno una consistenza fisica (ad esempio marchi e brevetti). II valore attribuibile ai beni immateriali deve essere però il risultato di una dimostrazione analitica e razionale. In particolare, affinché un bene im materiale possa essere oggetto di valutazione autonoma, esso deve presen tare le seguenti caratteristiche: a) misurabilità; b) trasferibilità; c) capacità di offrire utilità al suo possessore. Il requisito della misurabilità risulta di significato intuitivo, dato che un bene, se non è misurabile, non può essere valutato. La caratteristica della trasferibilità consiste nella possibilità di separare il bene immateriale dall'azienda oggetto di valutazione. Vanno quindi valutati solo quei beni immateriali aventi un valore autonomo, in quanto separabili dall'azienda. Dalla stima analitica vanno invece esclusi i beni immateriali che non possono essere separati dall'impresa, come ad esempio l'addestramento del personale. Di tali beni si tiene infatti conto nel determinare la capacità di reddito dell'azienda, specie quando si effettua la stima patrimoniale nell'ambito dei metodi misti. Ultima caratteristica dei beni immateriali è quella di poter offrire un'utilità all'attuale possessore o, in alternativa, ad altri soggetti esterni, potenziali cessionari dei beni stessi. A mio parere non appare invece condivisibile l'asserzione secondo la quale i beni immateriali sarebbero valutabili solo nel caso fossero collegati al sostenimento di costi per la loro produzione. Ciò in quanto un bene immateriale può acquisire valore nel corso del tempo anche a fronte di un investimento pari a zero. Si pensi ad un marchio che acquisisce notorietà grazie alle referenze di clienti soddisfatti, senza che l'impresa attivi alcuna campagna promozionale esplicita. Di contro, l'avere sostenuto dei costi per generare un bene immateriale, di per sé non 89

garantisce il fatto che questo bene immateriale debba avere necessariamente un valore. In generale, dunque, si può affermare che non sussiste una relazione diretta fra costi sostenuti e valore del bene immateriale. Certamente, in assenza di costi, la stima può presentarsi meno agevole. I beni immateriali suscettibili di valutazione analitica possono essere divisi in due categorie con riferimento all'area funzionale di appartenenza: i) beni immateriali connessi al marketing (come i marchi); ii) beni immateriali legati alla tecnologia (come i brevetti). I beni immateriali, sia che appartengano all'area commerciale che a quella tecnologica, possono essere valutati in base a diversi metodi: a) metodo del costo storico; b) metodo dei costi di riproduzione; c) metodo dei redditi differenziati derivanti da tali beni. II primo criterio, ossia quello del costo storico, calcola il valore dei beni immateriali sulla base dei costi storicamente sostenuti per la loro pro duzione. Tali valori da una parte vanno rivalutati, riesprimendoli in moneta corrente, per tenere conto del fenomeno inflazionistico, dall'altra devono essere ridotti in relazione all'eventuale degrado subito dai beni immateriali. Il metodo del costo storico può risultare poco significativo, specie quando la formazione dei beni immateriali è avvenuta in un periodo di tempo piuttosto lontano. Infatti nel lasso di tempo intercorrente fra il momento del sostenimento dei costi e quello della valutazione, può essersi verificata una molteplicità di eventi tali da togliere ogni significatività all'ammontare dell'investimento nel bene immateriale effettuato dall'impresa. Inoltre il metodo in questione prescinde completamente dal grado di efficienza e di efficacia con i quali sono effettuati gli investimenti in beni immateriali. Il secondo metodo, quello dei costi di riproduzione, giunge alla valorizzazione dei beni immateriali sulla base di quanto sarebbe necessario spendere per la loro ricreazione al momento della valutazione. Ad esempio, il valore di un marchio può 90

garantisce il fatto che questo bene immateriale debba avere necessariamente un<br />

valore.<br />

In generale, dunque, si può affermare che non sussiste una relazione <strong>di</strong>retta fra<br />

costi sostenuti e valore del bene immateriale. Certamente, in assenza <strong>di</strong> costi, la<br />

stima può presentarsi meno agevole.<br />

I beni immateriali suscettibili <strong>di</strong> valutazione analitica possono essere <strong>di</strong>visi in<br />

due categorie con riferimento all'area funzionale <strong>di</strong> appartenenza: i) beni<br />

immateriali connessi al marketing (come i marchi); ii) beni immateriali legati alla<br />

tecnologia (come i brevetti).<br />

I beni immateriali, sia che appartengano all'area commerciale che a quella<br />

tecnologica, possono essere valutati in base a <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong>:<br />

a) metodo del costo storico;<br />

b) metodo dei costi <strong>di</strong> riproduzione;<br />

c) metodo dei red<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>fferenziati derivanti da tali beni.<br />

II primo criterio, ossia quello del costo storico, calcola il valore dei<br />

beni immateriali sulla base dei costi storicamente sostenuti per la loro pro<br />

duzione. Tali valori da una parte vanno rivalutati, riesprimendoli in moneta<br />

corrente, per tenere conto del fenomeno inflazionistico, dall'altra devono<br />

essere ridotti in relazione all'eventuale degrado subito dai beni immateriali.<br />

Il metodo del costo storico può risultare poco significativo, specie quando la<br />

formazione dei beni immateriali è avvenuta in un periodo <strong>di</strong> tempo piuttosto<br />

lontano. Infatti nel lasso <strong>di</strong> tempo intercorrente fra il momento del sostenimento<br />

dei costi e quello della valutazione, può essersi verificata una molteplicità <strong>di</strong> eventi<br />

tali da togliere ogni significatività all'ammontare dell'investimento nel bene<br />

immateriale effettuato dall'impresa. Inoltre il metodo in questione prescinde<br />

completamente dal grado <strong>di</strong> efficienza e <strong>di</strong> efficacia con i quali sono effettuati gli<br />

investimenti in beni immateriali.<br />

Il secondo metodo, quello dei costi <strong>di</strong> riproduzione, giunge alla valorizzazione dei<br />

beni immateriali sulla base <strong>di</strong> quanto sarebbe necessario spendere per la loro<br />

ricreazione al momento della valutazione. Ad esempio, il valore <strong>di</strong> un marchio può<br />

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