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Allegato 2 - Tribunale di Milano

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stabiliva che il giu<strong>di</strong>ce delegato potesse <strong>di</strong>sporre la ven<strong>di</strong>ta alternativamente sia con<br />

offerte private sia con incanto, su istanza del curatore e sentito il comitato dei<br />

cre<strong>di</strong>tori. Il tenore della norma rendeva evidente come la legge fallimentare - a<br />

<strong>di</strong>fferenza del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito - non intendeva <strong>di</strong>mostrare alcuna preferenza per l'una o<br />

per l'altra forma <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> beni mobili, attribuendo sul punto piena <strong>di</strong>screzionalità<br />

ed esclusivo potere <strong>di</strong> scelta al giu<strong>di</strong>ce delegato.<br />

Per i beni immobili, la vigente <strong>di</strong>sciplina fallimentare, invertendo l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

preferenza stabilito dal co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito (che considera in primo luogo la ven<strong>di</strong>ta senza<br />

incanto e quin<strong>di</strong> quella con incanto) assoggettava la ven<strong>di</strong>ta dei beni immobili alle<br />

regole della ven<strong>di</strong>ta con incanto (il primo comma dell'art. 108).<br />

Solo su proposta del curatore, sentito il comitato dei cre<strong>di</strong>tori e con l'assenso dei<br />

cre<strong>di</strong>tori ammessi al passivo aventi un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prelazione sugli immobili, il giu<strong>di</strong>ce<br />

delegato poteva or<strong>di</strong>nare la ven<strong>di</strong>ta senza incanto, qualora la ritenesse più<br />

vantaggiosa.<br />

La mancata riproduzione, nella nuova legge, dell’art. 105 è interpretata, secondo una<br />

corrente <strong>di</strong> pensiero, come volontà del legislatore <strong>di</strong> considerare e trattare le ven<strong>di</strong>te<br />

fallimentari non più come ven<strong>di</strong>te <strong>di</strong> natura coattiva, ma <strong>di</strong> natura volontaria e<br />

contrattuale; e ciò in quanto non è più il giu<strong>di</strong>ce delegato a <strong>di</strong>sporre la ven<strong>di</strong>ta, ma<br />

questa è il frutto della autonoma volontà del curatore e del terzo acquirente, sia pure<br />

scelto non autonomamente, ma all’esito del complesso proce<strong>di</strong>mento competitivo.<br />

Da altra corrente <strong>di</strong> pensiero si replica che la natura esecutiva e concorsuale del<br />

fallimento influenza le ven<strong>di</strong>te eseguite nel corso <strong>di</strong> esso; infatti il curatore non è<br />

libero <strong>di</strong> vendere o non vendere, ma è obbligato a liquidare, perché la sua funzione è<br />

quella <strong>di</strong> monetizzare i beni che compongono il patrimonio del fallito e ripartirne tra i<br />

cre<strong>di</strong>tori concorrenti, in base alle <strong>di</strong>sposizioni della legge fallimentare e nel rispetto<br />

del principio della par con<strong>di</strong>cio cre<strong>di</strong>torum.<br />

E’ vero che, in base alla nuova legge fallimentare, le ven<strong>di</strong>te non sono più or<strong>di</strong>nate<br />

dal giu<strong>di</strong>ce delegato, ma questo approva il programma <strong>di</strong> liquidazione nel quale le<br />

ven<strong>di</strong>te sono programmate e dettagliatamente illustrate quanto a modalità e tempi <strong>di</strong><br />

esecuzione.<br />

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