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Monsignor Giovanni Francesco Negrone: “spirito e ... - Banca Carige

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<strong>Monsignor</strong> <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong>:<br />

<strong>“spirito</strong> e fuoco” per la Chiesa del Gesù in Roma<br />

Arte<br />

di Susanna Canepa


Ricchezza, potere, parsimonia e impegno nelle opere<br />

a profitto dell’anima sono gli aspetti della personalità controversa<br />

del prelato che ci ha tuttavia lasciato eredi di una straordinaria<br />

opera d’arte barocca.<br />

A lui si deve l’edificazione della cappella<br />

del transetto destro dedicata alla<br />

maggior gloria di Dio, all’onore di<br />

San <strong>Francesco</strong> Saverio e per ornamento<br />

della Chiesa del Gesù dell’alma città di<br />

Roma 1 . Ed effettivamente il sacello - architettonicamente<br />

ricomposto sul finire<br />

del 1678 - perfettamente si inserisce in<br />

quel progetto globale di artistica eccellenza<br />

che i Gesuiti vollero per le loro<br />

chiese, a testimonianza del felice esito<br />

della restaurazione cattolica sulla diffusione<br />

del protestantesimo. A ciò si<br />

aggiunga che già dalla seconda metà del<br />

sec. XVI, l’Ordine vantava una prodigiosa<br />

floridezza, mentre l’apostolato<br />

in Oriente e nel Nuovo Mondo aveva<br />

riportato un sorprendente successo<br />

dovuto al notevole numero di conversioni,<br />

avvenute proprio quando<br />

sembrava inarrestabile la diffusione<br />

della Riforma luterana. L’esaltazione<br />

per la Chiesa Trionfante si coglie allora<br />

nella magnificenza degli edifici gesuitici<br />

romani, ove lo sguardo si smarrisce<br />

tra lo splendore degli ori, degli argenti,<br />

dei rilucenti marmi ed è sopraffatto<br />

dalla suggestione degli squarci illusionistici<br />

verso l’immensità celeste<br />

delle volte affrescate 2 .<br />

Al Gesù, un forte coinvolgimento<br />

emotivo è dovuto ai capolavori dipinti<br />

da <strong>Giovanni</strong> Battista Gaulli detto il Baciccio:<br />

un artista genovese che Bernini<br />

aveva proposto al suo amico e confessore<br />

<strong>Giovanni</strong> Paolo Oliva, allora<br />

generale dell’Ordine. Il già celebre<br />

maestro fu incaricato di realizzare tutto<br />

il ciclo pittorico dell’aula ecclesiale<br />

ma inspiegabilmente, a lavori iniziati,<br />

trovò l’intransigente opposizio-<br />

Arte<br />

ne di monsignor <strong>Negrone</strong>, che per gli<br />

affreschi della cappella di cui era committente<br />

nell’imponente transetto destro<br />

volle <strong>Giovanni</strong> Andrea Carlone.<br />

Si può immaginare la contrarietà di padre<br />

Oliva che vedeva sfumare il progetto<br />

di un intervento di decorazione<br />

unitario già previsto dal contratto; eppure,<br />

ciò nonostante, il rettore si adattò<br />

a compiacere il risoluto monsignore<br />

aggiungendo una clausola di suo pugno<br />

al precedente accordo e, per di più,<br />

a pagare l’intero compenso già stabilito<br />

per Baciccio 3 . Si presume, di conseguenza,<br />

che <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong><br />

abbia sfruttato la sua influente<br />

posizione di chierico di Camera, prima<br />

presso la Curia papale durante il<br />

pontificato di Clemente IX, successivamente<br />

con l’incarico di tesoriere delle<br />

finanze pontificie, che monsignore<br />

amministrò con successo per Innocenzo<br />

XI, infatti, “…per essere inclinato<br />

di sua natura alla parsimonia, sep-<br />

pe talmente far uso di essa nell’amministrare<br />

le rendite della Camera<br />

Apostolica, che ben presto questa si riebbe<br />

delle angustie nella quale trovavasi…”<br />

4 . Sebbene non si conoscano le<br />

fonti delle sue cospicue disponibilità<br />

al di là delle fortune economiche famigliari,<br />

tale carriera ecclesiastica è significativa<br />

poiché conferma quella<br />

continua egemonia nelle cariche amministrative<br />

che gratificò innumerevoli<br />

prelati genovesi.<br />

Spinola, Grimaldi, Pallavicini, Giustiniani,<br />

Durazzo e molti altri, tra cui i<br />

Costaguta di Chiavari, erano casati di<br />

Particolare del prezioso altare in rame<br />

e oro sormontato dall’angelo in bronzo<br />

dorato.<br />

A fronte<br />

La cappella del transetto destro<br />

dedicata a San <strong>Francesco</strong> Saverio.<br />

Roma, chiesa del Gesù.<br />

(Foto Scala, Firenze/Fondo Edifici<br />

di Culto - Ministero dell’Interno).<br />

13


14 Arte


mercanti-banchieri protagonisti della finanza<br />

internazionale e pertanto impegnati<br />

anche in operazioni creditizie a favore<br />

del debito pubblico dello Stato della<br />

Chiesa e degli stessi pontefici. Ingenti<br />

capitali erano investiti o fatti investire<br />

da un gran numero di grandi o piccoli<br />

operatori nei monti di Roma, che erano<br />

le “obbligazioni” dell’epoca.<br />

Per garantirsi poi da possibili rovesci<br />

o insolvenze, i Genovesi richiedevano<br />

in contropartita la possibilità di intervenire<br />

direttamente sulla circolazione<br />

della liquidità monetaria anche<br />

esigendo appalti di imposte o monopoli<br />

commerciali 5 . Oltre a ciò, il cumulo<br />

degli interessi sui prestiti pubblici<br />

e privati, i proventi degli arbitraggi<br />

sui cambi operati nei mercati finanziari<br />

(fiere di cambio) di tutta Europa,<br />

i pagamenti di servizi bancari sui<br />

trasferimenti di ingenti somme procurarono<br />

profitti rilevantissimi a un<br />

cospicuo numero di affaristi come i<br />

<strong>Negrone</strong> 6 . Ma non solo, il collezionismo<br />

di dipinti, arazzi, e suppellettili<br />

d’argento era molto diffuso a Genova<br />

perché ritenuto anzitutto un investimento<br />

redditizio, ma anche indice<br />

di quella colta raffinatezza distintiva<br />

delle classi sociali più elevate, aggiornate<br />

sulle varie tendenze culturali.<br />

A Roma poi - riconosciuta capitale dell’arte<br />

dal Cinquecento al Seicento e oltre<br />

- c’era la possibilità di interpellare<br />

gli artisti più prestigiosi, possibilità che<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong> non si fece<br />

sfuggire e, sebbene nel 1674 non<br />

avesse voluto sfruttare le eccezionali capacità<br />

e il genio inventivo di <strong>Giovanni</strong><br />

Battista Gaulli, per la realizzazione<br />

dell’ancona sull’altare della sua cappella<br />

ricercò comunque un artista di alto profilo<br />

come Carlo Maratta. Questo protagonista<br />

della pittura romana era esaltato<br />

come nume del classicismo, uno<br />

stile che il maestro andò comunque attenuando<br />

nella Morte di San <strong>Francesco</strong><br />

Saverio, la tela realizzata al Gesù, proprio<br />

per l’influenza del Baciccio 7 .<br />

Nella volta del transetto anche <strong>Giovanni</strong><br />

Andrea Carlone si confrontava<br />

con il compatriota negli affreschi<br />

della Storia di San <strong>Francesco</strong> Saverio.<br />

Arte<br />

Per i suoi meriti fu accolto nella prestigiosa<br />

Accademia di San Luca e ottenne<br />

commissioni da Cristina di Svezia<br />

e dagli Altieri in Roma, successivamente<br />

lavorò in numerose città italiane<br />

8 . Allo stesso modo, architetti,<br />

scultori, stuccatori, argentieri e indoratori<br />

ebbero modo di dimostrare<br />

Carlo Maratta. Morte di San <strong>Francesco</strong><br />

Saverio. Roma, Chiesa del Gesù.<br />

A fronte<br />

<strong>Giovanni</strong> Battista Gaulli detto<br />

il Baciccio, Il Trionfo del nome di Gesù<br />

(1676-1679), affresco della volta. Roma,<br />

chiesa del Gesù.<br />

(Foto Scala, Firenze/Fondo Edifici<br />

di Culto - Ministero dell’Interno).<br />

15


Manoscritti con lo stemma<br />

e la genealogia della famiglia <strong>Negrone</strong><br />

(Archivio di Stato di Genova, autorizz.<br />

N.12/07 – Prot. 3585 cl28.28.00/23).<br />

nell’opera voluta da monsignor <strong>Negrone</strong><br />

l’eccellente levatura della loro<br />

arte. I nomi di alcuni di loro compaiono<br />

in una serie di conti, ricevute,<br />

copie di lettere scritte su piccoli fogli<br />

a costituire una frammentaria<br />

documentazione dei lavori al Gesù 9 .<br />

Il primo manoscritto in ordine cronologico<br />

- ritrovato da chi scrive nella<br />

Biblioteca Comunale di Santa Margherita<br />

Ligure - riporta la data del 10<br />

aprile 1677 ed è la ricevuta di un compenso<br />

rilasciata dal carrettiere Brunoro<br />

per aver trasportato dei marmi la cui<br />

provenienza e qualità non è purtroppo<br />

specificata 10 . Particolarmente interessante<br />

è la firma sul retro dove Giacomo<br />

Costanzi sottoscrive l’arrivo di<br />

10 pezzi di marmo per base di capitelli<br />

aggiungendo al proprio nome l’abbreviazione<br />

di architetto, come ripeterà<br />

in altri fogli di quietanza fino al<br />

1679. Giacomo Costanzi fu membro<br />

dei Virtuosi del Pantheon, attivo a Roma<br />

fra il 1680 e il 1683 come sottomastro<br />

delle strade e architetto nel<br />

1686 del chiostro di Trinità dei Monti,<br />

ma fino a oggi si ignorava la sua presenza<br />

in un cantiere al Gesù ad affiancare<br />

Luca Berrettini, cugino in secondo<br />

grado di Pietro da Cortona, il<br />

noto artefice della Roma barocca in-<br />

16 Arte


sieme a Gian Lorenzo Bernini e a<br />

<strong>Francesco</strong> Borromini. “…Pietro non<br />

si sposò, e i parenti a lui più prossimi<br />

erano i figli di suo cugino Filippo Berrettini:<br />

Lorenzo e Luca. Lorenzo era<br />

pittore, ed è probabile abbia ricevuto<br />

i primi insegnamenti da Pietro, del<br />

quale, soprattutto negli ultimi anni della<br />

vita del maestro, divenne collaboratore.<br />

Luca, invece, era scalpellino, e<br />

anch’egli coadiuvava il maestro, nelle<br />

sue opere architettoniche…” 11 . La<br />

certificazione di quanto precedentemente<br />

affermato si ricava da un mandato<br />

di pagamento con cui, nel settembre<br />

1678, il Sig.r Luca Beretini poteva<br />

versare una somma allo scultore<br />

Cristoforo Muzzi a nome di monsignor<br />

<strong>Negrone</strong> 12 e da una lettera del<br />

prelato ove è citato come direttore dell’opera:<br />

missiva già pubblicata da Filippo<br />

Trevisani, di cui si tratterà più<br />

diffusamente qui di seguito.<br />

Secondo l’opinione di Pio Picchiai, Pietro<br />

da Cortona fu l’esecutore del disegno<br />

di progetto della cappella a capo<br />

del transetto destro ma poiché nel<br />

1672 il generale Gian Paolo Oliva accordò<br />

a <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong><br />

il suo assenso per un nuovo altare e<br />

prospetto, inevitabilmente ne consegue<br />

che la presunta ideazione progettuale<br />

- se veramente fu del Cortonese come<br />

tradizione tramanda - doveva ovviamente<br />

essere precedente alla data della<br />

sua morte avvenuta nel 1669 13 . In assenza<br />

di una fonte documentaria chiarificatrice,<br />

si può solo osservare che<br />

l’affidamento della direzione dell’opera<br />

al cugino potrebbe avvalorare l’ipotesi<br />

di una voluta continuità stilistica,<br />

che peraltro si evidenzia nell’impostazione<br />

di gusto classicheggiante della<br />

composizione architettonica ben più<br />

pacata rispetto alle stupefacenti invenzioni<br />

formali, decorative e coloristiche<br />

di ori, argenti, marmi e lapis-<br />

“Antiquae urbis splendor” incisione<br />

di Giacomo Lauro, Roma 1621<br />

(Coll. Galleria San Lorenzo al Ducale,<br />

Genova).<br />

Palazzi e Villa <strong>Negrone</strong> sul colle<br />

Esquilino in una stampa del XVIII sec.<br />

Arte<br />

17


lazzuli approntate nel transetto sinistro<br />

da padre Andrea Pozzo, per l’esaltazione<br />

della gloria di Sant’Ignazio. Allo<br />

stesso modo, ipotizzando un’ideazione<br />

di Luca Berrettini, è più che plausibile<br />

un’analogia stilistica con le opere<br />

del celebre parente come ad esempio<br />

si riscontra tra la cappella al Gesù<br />

e il progetto di Pietro da Cortona per<br />

l’altar maggiore della chiesa di San <strong>Giovanni</strong><br />

dei Fiorentini in Roma 14 . La cappella<br />

di San <strong>Francesco</strong> Saverio e il disegno<br />

appena citato presentano entrambi<br />

un alto basamento sul quale si<br />

impostano colonne serrate ad aggregarsi,<br />

mentre l’articolazione plastica nel<br />

suo insieme assume un andamento a<br />

sporgere e arretrare con contrastanti effetti<br />

di luce. Al Gesù, la penombra di<br />

una nicchia esalta l’avanzare della<br />

struttura architettonica risplendente<br />

per il rame dorato dell’altare e per i riflessi<br />

dei preziosi marmi policromi che<br />

possiamo immaginare scintillanti al<br />

chiarore delle torcere. Le colonne di<br />

marmo rosso screziato dai capitelli corinzi<br />

sorreggono una possente trabeazione<br />

ad arco la cui classicità è spezzata<br />

da un complesso gruppo scultoreo<br />

in stucco e oro proiettato nello spazio<br />

da una sfolgorante raggiera.<br />

L’esuberanza del barocco, che investe<br />

le decorazioni del cornicione e oltre,<br />

è invece più contenuta nei muri ai lati<br />

dell’altare, che sebbene rivestiti da<br />

un superbo apparato marmoreo, sono<br />

scanditi con rigore compositivo da<br />

imponenti paraste.<br />

Allo stato attuale delle ricerche non è<br />

possibile distinguere le competenze<br />

specifiche assunte in questo grandioso<br />

monumento dall’architetto Giacomo<br />

Costanzi o dal direttore Luca Berrettini<br />

il cui nome e ruolo è riportato in<br />

una lettera del cardinale <strong>Negrone</strong> indirizzata<br />

al padre generale Tirso Gonzales,<br />

sul finire del 1702, per sancire l’ultimazione<br />

dei lavori di decorazione 15 .<br />

Altri nomi citati nella missiva sono il<br />

Carloni, Carlo Maratta e il Lucenti autore<br />

della teca che conteneva il braccio<br />

di <strong>Francesco</strong> Saverio e il soprastante angelo<br />

in volo di bronzo dorato. Quest’ultimo<br />

maestro si può identificare<br />

con il cavalier Girolamo, scultore,<br />

bronzista e incisore, allievo di Alessandro<br />

Algardi e accademico di San Luca.<br />

Egli lavorò alla zecca e collaborò con<br />

il cavalier Bernini per l’esecuzione delle<br />

statue di ponte Sant’Angelo; successivamente,<br />

nel 1674 insieme con Bernardino<br />

Danese operò la fusione del ciborio<br />

disegnato da Bernini per l’altare<br />

del Sacramento in San Pietro 16 .<br />

Nei manoscritti pervenuti sono affiorati<br />

anche i nomi dello scultore Cristoforo<br />

Muzzi di cui è documentata la<br />

realizzazione di almeno 2 capitelli; del<br />

celebre argentiere <strong>Giovanni</strong> Giardini<br />

(1646-1722), che realizzò il paliotto con<br />

putti in rilievo insieme al prezioso tabernacolo,<br />

al lavabo e almeno una cartagloria,<br />

tutti d’argento, rame e oro 17 ;<br />

di Pietro Ceci a cui si deve l’indoratura<br />

di 4 statue di San <strong>Francesco</strong> (d’Assisi,<br />

Borgia, di Sales, di Paola) con insegne<br />

della famiglia <strong>Negrone</strong> nel basamento<br />

18 ; degli altri indoratori Domenico<br />

Kaiser - per il rivestimento in<br />

oro di 4 angeli, 2 apostoli, 12 armi - Bartolomeo<br />

Kaiser e Tommaso Severo; di<br />

<strong>Francesco</strong> e Giulio Mazza ottonieri,<br />

quest’ultimo autore di 6 candelieri, di<br />

4 più piccoli, 2 torcieri, gigli ai candelieri<br />

e 2 cornucopie; di Matteo Zanella<br />

e Belardino Zannetti stagnari; di<br />

Tommaso Monaldi intagliatore, Ottavio<br />

Ciccolini falegname, Ignazio Gai<br />

tornitore, Antonio Fiolo chiavaro,<br />

Carlo Antonio Luccarelli coramaro,<br />

Ercole Venturini cerarolo 19 .<br />

Giunti probabilmente da diverse donazioni<br />

facevano parte della dotazione<br />

della cappella vari oggetti d’argento<br />

tra cui un busto con lastra d’oro, rubini<br />

e smeraldi, altri preziosi d’oro e<br />

diamanti, quattro angeli di bronzo,<br />

candelieri d’ottone per l’altare e a un<br />

paliotto in raso bianco e oro 20 .<br />

In un altro elenco di opere in onore<br />

di San <strong>Francesco</strong> Saverio sono compresi<br />

degli angeli da porre sopra le balaustre<br />

con insegne di Cristo, di numero<br />

non precisato, e probabilmente<br />

identificabili con quelli presenti oggi<br />

nella stessa collocazione 21 .<br />

Tra le decorazioni appaiono inusuali<br />

i due grandi stemmi marmorei sui plin-<br />

ti a lato dell’altare poiché sono quelli<br />

dei casati dei papi Clemente IX Rospigliosi<br />

e Innocenzo XI Odescalchi,<br />

che il committente volle in evidente<br />

collocazione come attestato di riconoscenza<br />

nei confronti dei pontefici<br />

suoi protettori, mentre le insegne<br />

araldiche dei <strong>Negrone</strong> furono relegate<br />

sui muri laterali del transetto.<br />

Gli ultimi pagamenti per le suppellettili<br />

risalgono al 1703, ma alcuni anni<br />

prima, al completamento della struttura<br />

architettonica del monumento,<br />

monsignore, conscio di aver guadagnato<br />

un particolare prestigio con il fasto<br />

con cui era stata compiuta quell’opera,<br />

considerò l’opportunità di<br />

acquistare una residenza adeguata al<br />

proprio rango cogliendo l’occasione<br />

nel novembre 1682, quando gli eredi<br />

del duca Girolamo Mattei decisero di<br />

vendere il Palazzo di Santa Lucia alle<br />

Botteghe Oscure, oggi noto come Palazzo<br />

Caetani 22 . Qui saranno ospitati<br />

i nipoti prelati <strong>Giovanni</strong> Battista Spinola<br />

juniore e Nicolò <strong>Negrone</strong> che seguiranno<br />

le orme dell’avo nella carriera<br />

ecclesiastica; in particolare, Nicolò diverrà,<br />

come lo zio, tesoriere di Santa<br />

Romana Chiesa e <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

avrà il cardinalato con lo stesso titolo:<br />

quello di San Cesareo 23 . È significativo<br />

qui ricordare la predilezione in<br />

casa Spinola per il Baciccio, favore che<br />

ebbe il suo esordio nel 1668 con il ritratto<br />

voluto dal cardinale Giulio<br />

(1612-1691) e proseguì lo stesso anno<br />

con il nipote <strong>Giovanni</strong> Battista Spinola<br />

juniore (1646-1719), effigiato quella<br />

prima volta in abito prelatizio e due<br />

volte dopo l’ottenimento del titolo cardinalizio<br />

nel 1695. Intorno al 1693 anche<br />

<strong>Giovanni</strong> Battista Spinola seniore<br />

(1615-1704), si era avvalso del celebre<br />

pittore per diverse repliche della sua<br />

immagine in veste di cardinale 24 .<br />

Nel 1686, Innocenzo XI aveva investito<br />

di tale dignità <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong><br />

<strong>Negrone</strong> e, questa volta, il neoporporato<br />

per celebrare l’avvenimento<br />

volle un ritratto dallo stesso Gaulli,<br />

avendo evidentemente mutato opinione<br />

sulle capacità del maestro dopo<br />

la realizzazione del capolavoro asso-<br />

18 Arte


luto degli affreschi alla chiesa del Gesù.<br />

L’insigne artista già prima di dedicarsi<br />

a quell’enorme cantiere era stato<br />

il ritrattista più ricercato da pontefici<br />

ed eminenti prelati, che avevano apprezzato<br />

la sua tecnica unitamente alla<br />

straordinaria vitalità e immediatezza<br />

che sapeva trasmettere ai protagonisti<br />

dei suoi dipinti. Tuttavia, ancora<br />

una volta la sua perizia non convinse<br />

del tutto il cardinale, che pretese dei rifacimenti.<br />

Oggi il penetrante sguardo<br />

del caparbio committente colpisce attraverso<br />

una piccola fotografia in<br />

bianco e nero recentemente pubblicata,<br />

ma già sufficiente a rendere il carattere<br />

del personaggio 25 . Nonostante<br />

il forte temperamento di entrambi,<br />

il loro rapporto non fu compromesso<br />

poiché almeno altre due tele del mae-<br />

Arte<br />

G.B. Gaulli, ritratto del cardinale<br />

Gio. <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong> (coll. Privata).<br />

Raccolta di sonetti pubblicata in<br />

occasione della laurea di Gio. <strong>Francesco</strong><br />

<strong>Negrone</strong>, discussa a Perugia nel 1654.<br />

stro sono giunte a Genova per successione,<br />

provenienti dalla collezione<br />

di <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> e precisamente:<br />

un Gesù Bambino Salvatore, oggi<br />

alla Galleria di Palazzo Rosso già Palazzo<br />

Brignole Sale, pervenuto con<br />

ogni probabilità dall’eredità paterna di<br />

Artemisia <strong>Negrone</strong>, moglie di Antonio<br />

Brignole Sale, nonché uno splendido<br />

Noli me tangere di una collezione<br />

privata genovese, esposto insieme<br />

all’altro dipinto alla mostra di Palazzo<br />

Chigi in Ariccia, nel 2001 26 .<br />

Il nuovo incarico di legato a Bologna<br />

portò il neocardinale in quella città ma<br />

là ebbe dei problemi: “…un soverchio<br />

zelo per la giustizia lo rese odioso agli<br />

ottimati e poco ben veduto dalla plebe…”;<br />

e ancora “…si rese celebre e tremendo<br />

a que’nobili, de’quali raffrenò<br />

la smodata licenza onde era da essi<br />

chiamato il Cardinal Nerone…” 27 . La<br />

permanenza a Faenza nel 1687, dovuta<br />

alla nomina di vescovo in quella diocesi,<br />

risultò un incarico così gravoso da<br />

indurre il prelato a dimettersi l’anno<br />

successivo. Gli fu concesso di tornare<br />

a Roma ove, dopo un soggiorno nella<br />

Riviera di Genova nel 1694, e a Genova<br />

nel 1695 per l’elezione a doge<br />

della Repubblica del fratello Bendinelli,<br />

potè portare a compimento un progetto<br />

che da tempo perseguiva, come<br />

egli ben spiegò in una lettera all’arcivescovo<br />

e cugino <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

Spinola seniore. Da molto tempo, infatti,<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> aveva posto<br />

l’occhio su Villa Montalto e Peretti all’Esquilino,<br />

una vasta proprietà con<br />

due palazzi, case e giardini già appartenuta<br />

al cardinal Peretti - poi papa Sisto<br />

V - e proprio nella missiva al cugino,<br />

del gennaio 1697, dichiarava di<br />

averla acquistata con il nobile intento<br />

di mettere quei beni a disposizione di<br />

un convitto di sacerdoti, dove cioè giovani<br />

religiosi potessero abitare, studiare,<br />

curarsi se ammalati e dedicarsi<br />

agli esercizi spirituali nell’amenità di<br />

viali e giardini d’incomparabile delizia.<br />

L’edificio denominato di Montalto -<br />

per quanto grandioso - fu ampliato<br />

perché considerato comunque non sufficientemente<br />

corrispondente alle esi-<br />

19


Roma, il Palazzo <strong>Negrone</strong>, oggi<br />

Caetani, in via Botteghe Oscure 32.<br />

genze d’abitazione di tutti i residenti<br />

previsti. Per di più un’altra dimora,<br />

prospiciente la chiesa di Santa Maria<br />

Maggiore e da cui si godeva il panorama<br />

di tutta Roma, fu frazionata in<br />

comodi appartamenti per ospitare i<br />

prelati forestieri, che sarebbero giunti<br />

in città nell’imminente giubileo 28 .<br />

Un’incantevole descrizione settecentesca<br />

di questa oasi di bellezza e<br />

di pace, inesorabilmente perduta<br />

con le cementificazioni di fine Ottocento<br />

e Novecento e con la realizzazione<br />

della stazione ferroviaria, ci<br />

giunge dall’erudito Nicolò Roisecco:<br />

“…Occupa la parte meridionale della<br />

gran piazza di Termini questa Villa<br />

Montalto Peretti, la quale fu venduta<br />

nel 1696 dalli signori Savelli al<br />

cardinale Gio <strong>Francesco</strong> Negroni. Fu<br />

principiata da Sisto V mentre era cardinale,<br />

ma fu abbellita ed ampliata<br />

nel di lui pontificato a tal segno che<br />

ora contiene due miglia di giro ed è<br />

circondata da forti muraglie con due<br />

belli palazzi l’uno de’ quali, che è<br />

quello che si osserva in questa piazza,<br />

fu architettato dal suddetto Fontana<br />

[Domenico] insieme col gran<br />

portone. Vi sono diversi bassorilievi<br />

e molte statue antiche, fra le quali sono<br />

singolari la statua di Augusto e<br />

quella di Cincinnato. Il giardino ha<br />

diversi compartimenti di fiori ed alcuni<br />

viali di cipressi lunghissimi,<br />

adornati con statue e particolarmente<br />

di un Nettuno scolpito dal cavaliere<br />

Bernini. La frequenza de’ boschetti,<br />

agrumi, fontane, laghi e vari giuochi<br />

d’acqua dimostrano la magnificenza<br />

di questa villa, che può dirsi regia.<br />

Contigua al suddetto palazzo esteriore<br />

v’è la casa ove alloggiò il cardinale<br />

Alvaro Cienfuegos, dopo che rinunziate<br />

le cure del secolo, si diede intieramente<br />

a quelle dell’anima propria. Questa<br />

si ritiene tuttavia da’ Padri Gesuiti per<br />

ammettervi quelli laici i quali in alcuni<br />

tempi dell’anno e specialmente nel<br />

carnevale quivi si ritirano per applicarsi<br />

sotto la direzione de’ padri medesimi<br />

agl’esercizi spirituali. Seguono poi altre<br />

piccole case, ove per l’abbondanza dell’Acqua<br />

Felice, si è ultimamente eretta<br />

una fabbrica di cartoni…” 29 .<br />

Oltre a queste prestigiose dimore, altre<br />

sono segnalate nella Pianta di Roma<br />

del 1748 ove il noto cartografo <strong>Giovanni</strong><br />

Battista Nolli indica - nel rione<br />

Campo Marzio - due Palazzi Negroni<br />

30 . Da qui scaturiscono ulteriori interrogativi<br />

su committenze architettoniche<br />

e artistiche, sicuramente di alto<br />

profilo e pertanto meritevoli di essere<br />

indagate in ulteriori specifici studi.<br />

20 Arte<br />

Note<br />

1 Con questa lettera del 13 gennaio 1679 inviata<br />

a <strong>Giovanni</strong> Paolo Oliva, padre generale della<br />

Compagnia di Gesù, mons. <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong><br />

<strong>Negrone</strong> dichiara di aver dato compimento alla<br />

fabbrica della cappella da lui fondata. Il completamento<br />

del ricco arredo avverrà successivamente,<br />

nel 1703. BCSML, Carte riguardanti lavori<br />

nella Cappella di San <strong>Francesco</strong> Saverio, nella<br />

chiesa del Gesù in Roma, ms. n 274, secc. XVII-<br />

XVIII, foglio 136.<br />

Nel 1596, la composizione architettonica della<br />

cappella del transetto destro era stata assegnata<br />

al cardinale Rusticucci, ma il rifacimento non fu<br />

portato a termine perché il prelato l’abbandonò<br />

per dedicarsi all’edificazione della chiesa di Santa<br />

Susanna. Cfr. F. TREVISANI, 1980, p. 361.<br />

Un erudito ottocentesco ha così delineato la biografia<br />

di <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong>:<br />

“…Negroni Gianfrancesco [1631-1713]…ebbe famigliari<br />

ricchezze, che gli aprirono largo campo<br />

di arrivare ai più alti onori…giunto appena in Roma<br />

tutto spirito e fuoco, che seppe però contenere<br />

dentro i limiti di un integerrimo costume anche<br />

negli anni più floridi, ottenne da Alessandro<br />

VII il governo della città di Terni, di Fabriano,<br />

di Jesi, di Spoleto e delle province di Romagna,<br />

Umbria e Campagna, colla commissione di procedere<br />

contro i malviventi e i banditi e di rego-


lare e sollevare le comunità dello Stato Pontificio.<br />

Il riuscimento commendabile di queste incombenze<br />

gli fecero meritare, nel pontificato di<br />

Clemente IX, il chiericato di Camera colla presidenza<br />

dell’Annona, da lui però comprato giusta<br />

l’uso di quei tempi. Innocenzo XI lo fece tesoriere,<br />

carica che amministrò con ogni particolare<br />

attenzione, e per essere inclinato di sua natura<br />

alla parsimonia, seppe talmente far uso di essa<br />

nell’amministrare le rendite della Camera Apostolica,<br />

che ben presto questa si riebbe delle angustie<br />

nella quale trovavasi. Quindi detto papa<br />

a’ 2 settembre 1686 lo creò cardinale diacono di<br />

San Cesareo e legato di Bologna, dove un soverchio<br />

zelo per la giustizia lo rese odioso agli ottimati<br />

e poco ben veduto dalla plebe. Nel 1687<br />

fu fatto vescovo di Faenza e vi celebrò il sinodo,<br />

che con vantaggio della diocesi pubblicò alle stampe.<br />

Riuscendogli molto gravoso l’incarico pastorale,<br />

desiderando di liberarsene per vivere in pace<br />

il rimanente dei suoi giorni, rassegnò quella<br />

chiesa nel 1697 ad Innocenzo XII e ritiratosi in<br />

Roma, il gennaio 1713 terminò di vivere d’anni<br />

82 ordinando di essere sepolto dentro la chiesa del<br />

Gesù, nella magnifica cappella di San <strong>Francesco</strong><br />

Saverio da lui eretta. Intervenne a tre conclavi<br />

e lasciò 600.000 scudi…”. G. MORONI, 1847,<br />

pp. 261-262.<br />

2 Cfr. R. ENGGASS, 1999, pp. 27-39.<br />

3 Padre Oliva, Gaulli, Carlone e <strong>Negrone</strong> erano<br />

tutti Genovesi. Non sappiamo quali fossero i motivi<br />

dell’ostinazione di monsignor <strong>Negrone</strong>, ma<br />

la scelta di <strong>Giovanni</strong> Andrea Carlone non fu casuale<br />

poiché il padre dell’artista, <strong>Giovanni</strong> Battista,<br />

aveva affrescato intorno al 1650 il palazzo<br />

famigliare del prelato a Genova che sorgeva in<br />

platea vocata del Fonte Amoroso, realizzando l’opera<br />

più alta della sua arte. Sia il padre che il figlio<br />

avevano frequentato Roma: il primo collaborando<br />

con Pietro da Cortona, <strong>Giovanni</strong> Andrea<br />

come allievo di Carlo Maratta. Per gli affreschi<br />

di Palazzo <strong>Negrone</strong> in Genova si veda:<br />

E. GAVAZZA, 1974, pp. 259-282.<br />

La clausola di affidamento ad altro pittore della<br />

cappella <strong>Negrone</strong>, senza pregiudicare il compenso<br />

già stabilito per <strong>Giovanni</strong> Battista Gaulli,<br />

fu aggiunta il 17 luglio 1674. Su tutta la vicenda<br />

degli affreschi nella chiesa cfr. R. ENGGASS,<br />

1999, pp.27-39; F. PETRUCCI, 1999, pp. 47-71;<br />

F. PETRUCCI, 2001, p.47.<br />

Nella direzione degli interventi di fine Seicento<br />

al Gesù va rilevato lo straordinario gusto artistico<br />

e profilo culturale di <strong>Giovanni</strong> Paolo Oliva<br />

(1600-1682) che non solo scelse <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

Gaulli e lo stuccatore Antonio Raggi, ma dopo<br />

lunghe trattative riuscì a far venire a Roma,<br />

nel 1681, Andrea Pozzo. Luigi XIV, re di Francia,<br />

“…di lui soleva dire essere un uomo dei più<br />

abili a governare e dei più savi di quel secolo…”.<br />

Cfr. L. GRILLO, 1846, vol. II, p. 307; M. FA-<br />

GIOLO, 1980, pp. 353-360; G. SALE, 2003, pp.<br />

157-158.<br />

4 La citazione è tratta dal brano già stata trascritto<br />

alla nota n 1.<br />

Per quanto riguarda il prestigioso incarico camerale:<br />

“… I più rispettabili dopo di esso [il Cardinale<br />

Camerlengo, capo della Camera Apostolica]<br />

sono i dodici Chierici di Camera. Era<br />

questo un uffizio vacabile, o vogliamo dire venale,<br />

dal che essendo nati non leggieri sconcerti,<br />

Innocenzo XII [1691-1700], verso il fine del<br />

passato secolo, fece loro restituire il denaro che<br />

avevano sborsato e rese a sé e suoi successori libera<br />

la disposizione di qest’uffizj. Sogliono questi<br />

radunarsi ogni lunedì nel Palazzo Pontificio<br />

insieme col Cardinale Camerlengo e disporre<br />

degl’interessi camerali e specialmente degli affitti<br />

da farsi de’ proventi di questa natura. Giudicano<br />

inoltre tutte le cause che riguardano gli<br />

interessi medesimi e gli appaltatori. Le cause poi<br />

spettanti a questo tribunale sono tutte le materie<br />

che hanno rapporto agl’interessi della Camera:<br />

l’entrate della Sede Apostolica, gl’interessi<br />

Arte<br />

di affitto e le sue spiegazioni, le tesorerie delle<br />

province, dello Stato Ecclesiastico, cause di spogli<br />

per quelle chiese e benefizi che soggetti sono<br />

allo spoglio camerale, conti con Ufiziali e Ministri<br />

dello Stato, il corso e valore delle monete,<br />

il prezzo delle grascie, le materie del jus congruo,<br />

di gabelle, dazj, imposizioni & c. Ogni<br />

Chierico di Camera esecita qualche uffizio particolare:<br />

e perciò spetta al Tesoriero d’invigilare<br />

alla esazione delle rendite camerali, sottoscrive<br />

agli ordini che si traggono sopra la Depositaria<br />

della Camera, tra quali non hanno l’ultimo<br />

luogo le spese del Palazzo Pontificio e del<br />

Conclave, il mantenimento delle milizie e la<br />

conservazione delle fortezze. Presiede ancora alle<br />

dogane, per le quali deputa i Ministri necessari<br />

ed all’amministrazione de’ luoghi de’<br />

monti ed, oltre a ciò, è uno de’ primari deputati<br />

del Santo Monte di Pietà e per fine Prefetto<br />

della Congregazione de’ Baroni di cui parleremo<br />

in appresso; il Prefetto dell’Annona sovrintende<br />

alla provvista de’ grani per i granari<br />

pubblici…”. Seguono il commissario generale<br />

delle armi, i presidenti delle strade, degli<br />

archivi, delle carceri, della zecca, delle acque,<br />

delle ripe ecc.<br />

N. ROISECCO,1765, tomo III, p. 372.<br />

5 Un esempio significativo si ricava da un successo<br />

affaristico-finanziario portato a compimento<br />

dal genovese Ansaldo Grimaldi nel 1531:<br />

egli aveva ottenuto da Clemente VII l’appalto delle<br />

miniere della Tolfa presso Civitavecchia, ove<br />

si ricavava l’allume -un minerale indispensabile<br />

per tingere i tessuti e per conciare le pelli- per<br />

rivenderlo in tutta Europa in condizioni di pressoché<br />

totale monopolio. E’ lecito supporre che<br />

tale concessione fosse la contropartita al credito<br />

che Ansaldo elargì, nel 1527, al pontefice assediato<br />

dagli Imperiali a Castel Sant’Angelo durante<br />

il sacco di Roma. In quell’occasione<br />

“…non poco conferì per la di lui liberazione imprestandogli<br />

grossa somma di denaro…”. M. DE-<br />

ZA, 1694, p. 301. Cfr. anche G. GIACCHERO,<br />

1979, pp. 146-149.<br />

Clemente VII e Gregorio XIII per ovviare alla<br />

crisi delle finanze dello stato avevano emesso<br />

i monti di Roma: prestiti pubblici che videro<br />

i Genovesi tra i maggiori sottoscrittori. Questo<br />

ulteriore strumento per incrementare la loro<br />

potenza economica raggiunse i massimi livelli<br />

con il pontificato di Sisto V, quando scalzarono<br />

la banca fiorentina e i capitali genovesi<br />

contribuirono all’edificazione della più grande<br />

Roma.<br />

La presenza dei Liguri in città fu certamente favorita<br />

dai due pontefici Della Rovere: Sisto IV<br />

e Giulio II poiché nei primi anni del Cinquecento<br />

tra i residenti in città si annoveravano 4 cardinali<br />

Della Rovere e un Prefetto di Roma della<br />

stessa famiglia; altri porporati erano: Cibo, Serra,<br />

Ferrari, Fieschi, Pallavicino, Grimaldi. Successivamente<br />

l’influenza di aristocratici genovesi<br />

si consolidò con il controllo dei centri economici<br />

e finanziari con la gestione della Depositeria<br />

Generale per oltre la metà degli anni compresi<br />

tra 1484 e 1605; Spinola, Centurione, Pinelli,<br />

Giustiniani e i chiavaresi Costaguta diressero<br />

la Depositeria dell’Abbondanza e l’Annona<br />

dal 1580 al 1619; dal 1531 al 1578 Grimaldi,<br />

Sauli e Pallavicino furono appaltatori delle miniere<br />

di Tolfa; dal 1572 al 1588 i Giustiniani gestirono<br />

le Dogane del Patrimonio; dal 1586 un<br />

Grimaldi fu chierico di Camera, mentre erano tesorieri<br />

generali un Giustiniani dal 1585, un Pinelli<br />

dal 1589, un Serra dal 1608.<br />

Naturalmente queste posizioni di potere erano<br />

conseguenti del ruolo crescente assunto dai finanzieri<br />

genovesi come prestatori di denaro ai<br />

pontefici, sia con la sottoscrizione di monti, sia<br />

con elargizioni a breve. La predominanza della<br />

banca genovese divenne assoluta; mentre il volume<br />

di acquisti di titoli della rendita pubblica<br />

che aveva superato i 3,3 milioni di scudi alla fi-<br />

ne del Cinquecento, si avvicinò probabilmente<br />

ai 7 milioni nei primi decenni del secolo successivo.<br />

Cfr. G. DORIA, 1995, pp. 121-122 e G. FEL-<br />

LONI, 1971, pp. 168, 171.<br />

Tra gli innumerevoli cardinali genovesi pare significativo<br />

ricordare anche Giacomo Franzone<br />

(1614-1697), che ebbe mansioni prima nella Congregazione<br />

per la Reverenda Fabbrica di San Pietro,<br />

e successivamente nominato Presidente della<br />

Camera Apostolica. Cfr. P. BOCCARDO,<br />

1992, p. 463.<br />

6 Per le attività affaristiche e finanziarie dei <strong>Negrone</strong><br />

si veda: P. SCHIAPPACASSE, 1994, pp.<br />

393-419.<br />

Nella pubblicazione stampata in occasione della<br />

conclusione degli studi di <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong>,<br />

pur considerando l’enfasi celebrativa dell’ossequioso<br />

autore, che si rivolge al padre del<br />

giovane laureato, si ha testimonianza della rilevante<br />

posizione sociale dei <strong>Negrone</strong>: “…E’<br />

proprio de’Signori Negroni portare nel cognome<br />

l’ombre, nei fatti gli splendori; lo sa cotesta<br />

Serenissima Patria, lo sa il mondo. Né io tengo<br />

necessità rammentarne per prova lo splendore<br />

delle Porpore Ducali, pur troppo familiari<br />

a’Gloriosi Antenati della sua Nobilissima Casa,<br />

mentre in Vostra Signoria Illustrissima [<strong>Giovanni</strong><br />

Battista <strong>Negrone</strong>] le cariche più rilevanti<br />

trattate con avvantaggio notabile di cotesto prudentissimo<br />

Senato appresso i maggiori Monarchi<br />

d’ Europa, ne rendono testimonianze indubitate.<br />

Basti ciò havere accennato, che per<br />

esprimerne a sufficienza gli encomij non bastano<br />

alla Fama ben mille lingue. Corre per orme sì<br />

gloriose l’Illustrissimo Signor Gio. <strong>Francesco</strong>,<br />

il quale da questa augusta città [Perugia] riconosciuto<br />

nella virtù per un Augusto Coronato<br />

ne parte…”. BCSML, L. BRENI, sec. XVII,<br />

p. 2.<br />

7 G. SESTIERI, 1994, pp. 115-116.<br />

8 R. DUGONI, 1992, pp. 114-115.<br />

9 Questa raccolta di fogli sparsi comprende copie<br />

di lettere, ricevute per i lavori di costruzione<br />

e arredo della cappella <strong>Negrone</strong>, suppliche delle<br />

maestranze che richiedono di essere pagate, libretti<br />

di conti, ma costituiscono una documentazione<br />

frammentaria, che non comprende tutte<br />

le fasi di esecuzione. I manoscritti sono conservati<br />

nella Civica Biblioteca di Santa Margherita<br />

Ligure, che possiede uno dei patrimoni librari<br />

più importanti della Liguria grazie alla munifica<br />

donazione di opere rare e di pregiate edizioni<br />

da parte del collezionista <strong>Francesco</strong> Domenico<br />

Costa. Le notizie sulla donazione sono<br />

tratte da: M. T. CAMPANA, 1998.<br />

10 BCSML, Carte..., foglio 60.<br />

11 K. NOEHLES, G. GRUMO, 1997, p. 467.<br />

D. L. SPARTI,1997, p.117.<br />

Per la biografia di Giacomo Costanzi si veda G.<br />

W.,1999, vol. 21, p.475. Egli era il padre del più<br />

celebre Simone Costanzi, che sul finire del Seicento<br />

progettò la cappella dei Costaguta nella<br />

chiesa romana di San Carlo ai Catinari. Negli stessi<br />

anni, a Genova, era architetto camerale <strong>Giovanni</strong><br />

Battista Costanzo, non si sa se imparentato<br />

con i Costanzi presenti a Roma. Notizie di<br />

Luca Berrettini sono riportate in A. MATTEOLI,<br />

1994, vol. 9, p.640. Per le traduzioni dal tedesco<br />

ringrazio Aura Carniglia e Francesca Fabbri. Giacomo<br />

Costanzi si firma come architetto in:<br />

BCSML, Carte..., fogli 58, 60, 63, 65, 77, datati<br />

dall’aprile 1677 all’agosto 1678.<br />

12 Il “Signor” Luca Berrettini è citato in : BCSML,<br />

Carte..., foglio 79, 20 settembre 1678.<br />

13 P. PECCHIAI, 1952, pp. 275-278.<br />

14 Il disegno dell’altare maggiore della chiesa di<br />

San <strong>Giovanni</strong> dei Fiorentini in Roma è stato pubblicato<br />

da K. NOEHLES, G. GRUMO, 1997,<br />

p. 460.<br />

15 La missiva è stata pubblicata da F. TREVISA-<br />

NI, 1980, pp. 368-369. Nella biblioteca di Santa<br />

Margherita Ligure è conservata una copia ma-<br />

21


noscritta. Ringrazio Silvana Vernazza per la segnalazione<br />

del saggio di Trevisani citato in M. P.<br />

D’ORAZIO, 1997, p. 56.<br />

16 Le note biografiche di Girolamo Lucenti sono<br />

tratte da: C.G. BULGARI, 1958, p. 59.<br />

17 Biografia e opere di <strong>Giovanni</strong> Giardini sono<br />

illustrate in C.G. BULGARI, 1958, p. 529.<br />

18 Le quattro statue in bronzo di raffinata fattura<br />

furono realizzate fra il 1687 e il 1689 probabilmente<br />

da Ciro Ferri, scultore allievo di Pietro<br />

da Cortona, con il denaro offerto dal padre<br />

oratoriano Cesare Massei per l’altare di San <strong>Francesco</strong><br />

Saverio. Cfr. J. MONTAGU, 1997, pp.<br />

447-449. <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong> pagò la<br />

doratura dei quattro santi a Pietro Ceci.<br />

19 Brevi notizie biografiche di <strong>Francesco</strong> Mazza,<br />

nato a Pesaro nel 1649 e di Domenico Kaiser,<br />

romano (1678-1734), sono riportate in C.G.<br />

BULGARI, 1958, pp. 127 e 31. Una richiesta<br />

di pagamento ammontante a 350 scudi di<br />

<strong>Francesco</strong> Mazza per oro e rame utilizzati per<br />

candelieri e torcieri è conservata in: BCSLM,<br />

Carte..., foglio 172.<br />

20 BCSML, Carte..., foglio 139.<br />

21 BCSML, Carte riguardanti lavori nella Cappella<br />

di S. <strong>Francesco</strong> Saverio, nella chiesa del Gesù<br />

in Roma, foglio n 117.<br />

22 Nelle carte di amministrazione dell’aristocratico<br />

genovese Giuseppe Maria Durazzo, figlio di<br />

Marcello I marchese di Gabiano, è registrato l’acquisto<br />

fatto il 24 novembre 1682 da <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong> del Palazzo di Santa Lucia<br />

alle Botteghe Oscure appartenente al quondam<br />

Girolamo Mattei. Giuseppe Maria Durazzo, affarista<br />

e finanziere, acquisterà Palazzo Negroni<br />

nel 1753; successivamente l’edificio sarà acquisito<br />

dai Caetani. Può essere interessante segnalare<br />

che già nel 1717 l’aristocratico aveva rapporti<br />

d’affari a Roma con il principe Caetani per il taglio<br />

di boschi che quest’ultimo possedeva a Sermoneta<br />

e Cisterna. Sorprende questo particolare<br />

interesse per il legname di un finanziere di livello<br />

internazionale e conferma gli innumerevoli<br />

affari dei Genovesi perseguiti per diversificare gli<br />

investimenti. L’individuazione di Palazzo <strong>Negrone</strong><br />

tra i Palazzi Mattei di Giove, Mattei di Paganica<br />

e Mattei-Caetani è stato possibile grazie<br />

alla cortese collaborazione del personale della Biblioteca<br />

di Storia Moderna e Contemporanea a<br />

Palazzo Mattei di Giove, di Rosanna Nelli e della<br />

dott.ssa Caterina Fiorani, che ringrazio. La<br />

Fondazione Camillo Caetani attualmente proprietaria<br />

del Palazzo già Mattei e <strong>Negrone</strong>, in via<br />

Botteghe Oscure 32, ha promosso la pubblicazione<br />

che è in stampa durante la stesura di questo<br />

saggio: Palazzo Caetani. Storia, Arte, Cultura<br />

a cura di L. FIORANI.<br />

Le notizie del passaggio di proprietà da mons.<br />

<strong>Negrone</strong> a Giuseppe Maria Durazzo insieme alle<br />

attività dell’aristocratico genovese sono documentate<br />

in: APGD, Archivio di Giuseppe Maria<br />

Durazzo, Carte di amministrazione, 84, 88.<br />

Nella guida di Roma di Nicolò Roisecco del 1765<br />

è specificato che: “…Nella piazzetta di Santa Lucia<br />

de’ Ginnasi si vede il principal prospetto del<br />

Palazzo Negroni, che fu fabricato con architettura<br />

di Bartolomeo Ammannato…”. N. ROI-<br />

SECCO, 1765, tomo I, p.317.<br />

23 È <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong> a definire nipoti<br />

prelati Nicolò <strong>Negrone</strong> e <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

Spinola juniore in un documento ove egli<br />

destina 400 scudi per le missioni gesuitiche e<br />

per gli esercizi spirituali: “…Nel Banco di S. Spirito<br />

in Roma sono e si troveranno come depositati<br />

dal Cardinale Gio <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong> scudi<br />

400 moneta romana che cantano a disposizione<br />

di <strong>Monsignor</strong> Nicolò <strong>Negrone</strong> e <strong>Monsignor</strong><br />

Batta Spinola nipoti prelati che hanno l’uso<br />

del loro abitare nel palazzo, ora nostro, posto<br />

fra le due chiese di S. Lucia e S. Caterina<br />

… a titolo et obbligazione di doverne disporre<br />

per due piccole opere ma che saranno grate<br />

a Dio perché raccomandate a S. Ignazio Loio-<br />

la una, et l’altra a S. <strong>Francesco</strong> Xaverio : 200<br />

per 4 missioni annue con uscire dalle 4 porte:<br />

Salara, Pia, San Lorenzo e Maggiore … inoltrandosi<br />

sino al possibile per spargere … verbum<br />

Dei. Altri 200 per due prelati… congiunti<br />

e più prossimi di nostra casata …impiegati…<br />

per i Santi Esercizij .. da praticarsi nelle stanze<br />

dette di fabbrica nuova in Mont’Alto per otto<br />

mute l’anno…”. BCSML, Congregazione dei<br />

Nobili del Gesù, ms. n 191, foglio 49.<br />

Nicolò <strong>Negrone</strong> diverrà tesoriere di Santa Romana<br />

Chiesa e arcivescovo titolare di Sebaste, suo<br />

padre Bendinelli, fu doge della Repubblica di Genova<br />

dal 1695 al 1697, suo fratello Domenico ottenne<br />

la stessa carica nel 1723. Cfr. P. BOC-<br />

CARDO, 1999, p. 209.<br />

<strong>Giovanni</strong> Battista Spinola juniore diverrà governatore<br />

di Roma e camerlengo dello Stato Pontificio.<br />

Cfr. L. TACCHELLA, 1985, p. 63.<br />

“Del Camerlingo di Santa Chiesa…Sebbene la<br />

di lui giurisdizione abbia sofferte non piccole mutazioni<br />

in tempi diversi, non lascia nondimeno<br />

di essere ben grande anche in oggi [1765]. Mentre<br />

che egli regola tutti gli interessi della Camera,<br />

sottoscrive i mandati, presiede e regola le dogane,<br />

delle quali sceglie i ministri, giudica immediatamente<br />

o per via di appellazione tutte le cause<br />

che riguardano la Camera stessa e le Università<br />

delle arti di Roma e del commercio e<br />

quelle, per fine, che concernono lo jus congruo…Oltre<br />

però alle cause civili, giudica ancora<br />

delle criminali riguardo alle persone che sono<br />

addette al servigio della Camera e ne’delitti<br />

che concernono gli interessi della medesima e<br />

perciò ha il bargello co’birri. Appartiene ancora<br />

al Camerlingo di concedere la licenza per la<br />

estrazione delle pitture, sculture ed altre cose simili<br />

dalla città di Roma ed ha il privilegio particolare<br />

di ricevere il dottorato. Ma in verun altro<br />

tempo si manifesta la di lui giurisdizione<br />

quanto in sede vacante…assume la Guardia<br />

Svizzera,…fa cugnare la moneta con le proprie<br />

armi gentilizie ed assiste ogni giorno alle Congregazioni…”.<br />

N. ROISECCO, 1765, tomo III,<br />

pp. 370-371. La zecca di Roma nel 1700 coniò<br />

monete con lo stemma del casato del camerlengo<br />

<strong>Giovanni</strong> Battista Spinola juniore. Cfr. G. B.<br />

BARBIERI, 2004, pp. 52-55.<br />

24 <strong>Giovanni</strong> Battista Spinola juniore fu un mecenate<br />

d’arte, protettore di <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

Gaulli che raccomandò a Genova per l’esecuzione,<br />

poi non avvenuta, del salone del Maggior<br />

Consiglio di Palazzo Ducale; fu membro della<br />

Congregazione per la Reverenda Fabbrica di<br />

San Pietro e mise insieme una quadreria di circa<br />

duecento opere. Nel consistente nucleo di dipinti<br />

ereditati dai nipoti genovesi compaiono tele<br />

di Gaulli, Maratta e i maggiori rappresentanti<br />

del classicismo emiliano dell’intero Seicento:<br />

Carracci, Reni, Albani, Cignani e Franceschini.<br />

Cfr. P. BOCCARDO, 1992, p.463. <strong>Giovanni</strong><br />

Battista Spinola seniore era cugino di <strong>Giovanni</strong><br />

<strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong>, come quest’ultimo lo definisce<br />

in una lettera del gennaio 1697 (vd. alla<br />

nota n 28); fu arcivescovo di Genova dal 1668,<br />

cardinale di Santa Cecilia nel 1681 e<br />

successivamente governatore di Roma. Per<br />

queste e altre note biografiche si veda: C. GRIL-<br />

LI, 1999, scheda n 16, p.121.<br />

25 Il ritratto del cardinale <strong>Negrone</strong> è stato rintracciato<br />

in una collezione privata da Vittorio Sgarbi<br />

e pubblicato in F. PETRUCCI, 2001, p. 46.<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong> <strong>Negrone</strong> fu nominato diacono<br />

cardinale di San Cesareo il 6 settembre 1686<br />

insieme ai conterranei Marcello Durazzo, prete<br />

cardinale di Santa Prisca e Opizzo Pallavicino,<br />

prete cardinale di Santa Cecilia. Nell’autunno dello<br />

stesso anno papa Innocenzo XI e tutta Roma<br />

esultarono per la riconquista di Budapest per merito<br />

della crociata contro i Turchi, condotta dagli<br />

eserciti di Sobieski re di Polonia e Leopoldo<br />

I d’Austria, insieme a volontari giunti da molte<br />

parti d’Europa. “…L’Urbe rifiorì grazie al sor-<br />

gere di un nuovo ciclo di grandiose decorazioni<br />

di soffitti in stile pieno barocco, quasi tutti riflettenti,<br />

in un modo o nell’altro, il concetto di<br />

Chiesa trionfante…”. R. ENGGASS, 1999, pp.<br />

30-31.<br />

26 P. BOCCARDO, 2001, pp. 46-47.<br />

27 A. DELLA CELLA, sec.XVIII, p. 1117.<br />

28 “All’Ill.mo e Rev.mo Signore Monsig. Spinola<br />

Arcivescovo di Genova.<br />

Il pensiero altre volte indicato a V. S. Illustrissima<br />

sotto nome d’idea…. così ora con qualche<br />

maggiore chiarezza lo spiego a V. S. Illustrissima<br />

consistente in una unione de’ Convittori Sacerdoti,<br />

o prossimi al sacerdotio. Potrà avere in<br />

questo convitto luogo ogn’uno, e di ogni paese,<br />

quando però diano attestati di havere fermato<br />

il proprio sistema per la vita ecclesiastica, e conseguentemente<br />

di havere godimento ne’ studi e<br />

stimoli per habilitarse negl’esercitij di pietà.<br />

Ogn’uno che sia di questi sentimenti si farà a<br />

suo tempo sentire con suoi documenti doppo che<br />

averà considerate le constitutioni che usciranno<br />

alla luce, non però s’incommoderà alcuno dalla<br />

propria casa se non riceverà prima l’accettatione.<br />

Sarà il governo di detto convitto presso di rettori<br />

di soda probità e prudenza. Quest’unione sarà<br />

provista di publici lettori fino al numero di sei,<br />

cioè per la filosofia, per la teologia scolastica, per<br />

la morale, per la canonica, per controversie e per<br />

l’istoria ecclesiastica. Saranno questi lettori eletti<br />

di credito e di dottrina fondata e sana, onde<br />

possano essere d’invito a quelli che formeranno<br />

il convitto e ivi staranno per loro profitto a publico<br />

beneficio.<br />

Tanto i Rettori come i Lettori goderanno in habitatione<br />

i due palazzi posti nella villa, chiamati<br />

di Mont’Alto uno e l’altro de’ Peretti. Corresponderà<br />

tutto con commodo, decoro e sodisfattione.<br />

Le constitutioni particolari per tutta<br />

quest’opera saranno state ben considerate e scielte<br />

da molte altre e poi esaminate da più Eminentissimi<br />

Signori Cardinali deputati alla Santità<br />

di Nostro Signore, che tutto risolverà, che<br />

giudicherà opportuno per il pubblico bene, anzi<br />

sarà la Santità Sua supplicata a esserne protettore,<br />

sia per il letterario, come per gli esercizi<br />

di pietà. Ben poi conoscerà ogn’uno dal tenore<br />

delle constitutioni con chiarezza maggiore<br />

il fine primario di quest’impresa, così il frutto<br />

che ne potrà risultare in maggiore servitio delle<br />

chiese particolari.<br />

L’esercitio letterario si farà nel Palazzo di Mont’Alto<br />

e in quello de’ Peretti vi faranno gli esercitij<br />

di pietà diretti al profitto dell’anima, ad<br />

istruire negli ecclesiastici riti, e in quello tutto<br />

possa conferire al culto maggiore di Dio nelle sue<br />

chiese. Haverei di buon animo incaminata quest’opera<br />

nella Patria, ma riconosciuta più propria<br />

e di maggiore profitto in Roma, per più considerationi,<br />

qui mi sono fermato. Sappia V. S. Illustrissima<br />

che da molto tempo posi l’occhio sopra<br />

il corpo grande di case e giardini di detta villa<br />

di Mont’Alto e Peretti, benché solo ultimamente<br />

ne seguisse la compra. L’ottenni per la<br />

Congregazione de’Baroni. A questo conto non<br />

darà V. S. Illustrissima attenzione alle molte<br />

menzogne che sono state pubblicate perché tutte<br />

riescono effetto dell’otiosità. Questa compra<br />

ora mia, si va disponendo per l’effetto meditato,<br />

ma potrà solamente crescer l’opera a proporzione<br />

delle mie debolissime forze. Haverà però<br />

proseguimento quello che si è cominciato se<br />

non si opponeranno quegl’ huomini de’ quali si<br />

vale Iddio quando non ne vuole la fine. Finirà<br />

con cieca obbedienza alle prime voci interne del<br />

medesimo Iddio e così alle esterne della Santità<br />

di Nostro Signore, non dovendo io volere<br />

quello che ad altri non piacesse e ben saprò osservare<br />

chi è superiore e massime supremo. Nulla<br />

desidero più che piacere altrui, dispiacere a<br />

nessuno, giovare al prossimo, massime Ecclesiastico.<br />

22 Arte


Qui mi resta, per mezzo di V. S. Illustrissima d’invitare<br />

gl’Ecclesiastici della mia patria, per il tempo<br />

suo, quando vorranno disponersi per l’espresso<br />

convitto, potendo credere di ritornare alla medema<br />

patria meglio istrutti sì nelle cognitioni proprie<br />

de’ veri Ecclesiastici, sì nella pietà soda e Christiana<br />

necessaria ad ogn’uno. Aggredisca V. S. Illustrissima<br />

questa mia espressione e cordialmente<br />

le bacio le mani.<br />

Di V. S. Illustrissima e Reverendissima<br />

Roma li 18 gennaro 1697<br />

Servitore e cugino<br />

G. F. Cardinal <strong>Negrone</strong>”.<br />

BCSML, Congregazione dei Nobili del Gesù, ms.<br />

n 191, VI stampa.<br />

“…Congregazione de’ Baroni. Per provvedere<br />

al sollecito disbrigo delle liti, che nascer possono<br />

dalle prestanze che a volte si fanno alle persone<br />

di rango, Clemente VIII [1592-1605] istituì<br />

questa congregazione che perciò dicesi de’<br />

Baroni. Ella è composta da un Prefetto, da alcuni<br />

Chierici di Camera, dall’Avvocatura Fiscale,<br />

dal Commissario della Camera e dall’Uditore<br />

del Tesoriero, i quali tutti hanno il voto<br />

decisivo. Dopo che il creditore ha ottenuto<br />

dal giudice competente il mandato esecutivo<br />

contro del Barone suo debitore, lo esibisce a<br />

quella congregazione, la quale lo fa eseguire sopra<br />

i beni del debitore, che fa vendere dopo un<br />

mese e pagato col ritratto il creditore, se sopravanza<br />

qualche danaro, fa consegnarlo al suo<br />

legittimo padrone…”. BCSML, N. ROISEC-<br />

CO,1765, tomo III, p. 391.<br />

Il geografo e cartografo Vincenzo Maria Coronelli<br />

(Ravenna 1650-Venezia 1718) elogiò l’iniziativa<br />

del cardinale, che risulta essere stato un<br />

mecenate dell’Accademia degli Argonauti: la prima<br />

società geografica del mondo, fondata da Coronelli.<br />

29 N. ROISECCO, 1765, tomo II, p. 578. I confini<br />

della villa lambivano le terme di Diocleziano,<br />

la chiesa di Santa Maria Maggiore, circondavano<br />

su tre lati il complesso di S. Antonio, proseguivano<br />

fino alla porta di S. Lorenzo e includevano<br />

i resti dell’acquedotto dell’Acqua Felice.<br />

Sul finire del Settecento, lo studioso e genealogista<br />

Agostino Della Cella, riferì di aver veduto<br />

Villa Peretti nel 1779: “…detta poi sempre<br />

Villa Negrona perché posseduta da’ nobili Negroni<br />

genovesi suoi eredi [di <strong>Giovanni</strong> <strong>Francesco</strong>];<br />

al presente, per quanto intendo, è stata alienata<br />

nel 1784 e acquistata da un semplice merciaio<br />

romano…”. A. DELLA CELLA,<br />

sec.XVIII, p. 1117.<br />

30 Nell’indice della mappa di <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

Nolli, oltre al Palazzo Negroni alle Botteghe<br />

Oscure - segnalato dal cartografo nel rione Sant’Angelo<br />

al n 1005 - sono indicati in rione Monti,<br />

al n 199, Palazzo e Villa Negroni già Montalto<br />

e in rione Campo Marzio al n 502 Palazzo<br />

Negroni, al n 503 Palazzo Cellesi ora Negroni.<br />

Cfr. BSAG, R. Atl. 63. Questi ultimi edifici<br />

sorgono in piazza Nicosia 32-35.<br />

Bibliografia<br />

Abbreviazioni:<br />

APGD, Archivio Pallavicini, Grimaldi, Durazzo<br />

(Genova)<br />

BCSML, Biblioteca Comunale di Santa Margherita<br />

Ligure<br />

BKIF, Biblioteca Kunsthistorisches Institut in<br />

Florenz<br />

CBB, Civica Biblioteca Berio (Genova)<br />

BSAG, Biblioteca di Storia dell’Arte di Genova<br />

BIASA, Biblioteca di Storia dell’Arte di Roma<br />

Manoscritti:<br />

Secc. XVII-XVIII<br />

BCSML, Carte riguardanti lavori nella Cappella<br />

di San <strong>Francesco</strong> Saverio, nella chiesa del Gesù<br />

in Roma, ms. n 274.<br />

Arte<br />

BCSML, Congregazione dei Nobili del Gesù,<br />

ms. n 191.<br />

APGD, Archivio di Giuseppe Maria Durazzo,<br />

Carte d’amministrazione, 84 e 88<br />

Sec. XVIII<br />

CBB, A. DELLA CELLA, Famiglie di Genova<br />

antiche e moderne, estinte e viventi, nobili<br />

e popolari.<br />

Opere a stampa:<br />

1654<br />

BCSML, L. BRENI, Le Cetre Ossequiose nella<br />

Laurea dell’Illustrissimo Signore Gio: <strong>Francesco</strong><br />

<strong>Negrone</strong> all’Illustrissimo Gio: Battista <strong>Negrone</strong>.<br />

In Perugia per Sebastiano Zecchini con<br />

licenzia de’ Superiori.<br />

1694<br />

BCSML, M. DEZA, Istoria della famiglia Spinola,<br />

Piacenza.<br />

1765<br />

BCSML, N. ROISECCO, Roma Antica e Moderna<br />

o sia nuova descrizione di tutti gl’Edifizi<br />

antichi e moderni, sagri e profani della Città di<br />

Roma: co’ nomi degl’Autori di tutte le opere di<br />

Architettura, Scultura e Pittura; colla notizia degl’Acquedotti,<br />

Strade, Costumi, Riti, Magistrati<br />

e Famiglie Antiche Romane. Una relazione della<br />

presente Corte di Roma, de’ suoi Ministri, Congregazioni<br />

e Tribunali e la cronologia de’ Re,<br />

Consoli, Imperatori e Pontefici Romani, con duecento<br />

e più figure in rame. Il tutto cavato dal Baronio,<br />

Bosio, Nardini, Grevio ed altri classici Autori,<br />

tomi II-III, Roma, Arm., V, 66.<br />

1846<br />

L. GRILLO, Elogi di Liguri illustri, Genova.<br />

1847<br />

BIASA, G. MORONI, Dizionario di erudizione<br />

storico-ecclesiastica da San Pietro ai nostri<br />

giorni, Venezia.<br />

1952<br />

BKIF, P. PECCHIAI, Il Gesù di Roma descritto<br />

e illustrato da Pio Pecchiai con prefazione del<br />

P. Pietro Tacchi Venturi S.I., Roma<br />

1958<br />

C. G. BULGARI, Argentieri gemmari e orafi<br />

d’Italia. Notizie storiche e raccolta dei loro contrassegni<br />

con la riproduzione grafica dei punzoni<br />

individuali e dei punzoni di stato, parte prima,<br />

Roma.<br />

1971<br />

G. FELLONI, Gli investimenti finanziari genovesi<br />

in Europa tra il Seicento e la Restaurazione,<br />

Milano.<br />

1974<br />

E. GAVAZZA, La grande decorazione a Genova,<br />

vol. I, Genova.<br />

1979<br />

G. GIACCHERO, Il Seicento e le Compere di<br />

San Giorgio, Genova<br />

1980<br />

M. FAGIOLO, Strutture del trionfo gesuitico:<br />

Baciccio e Pozzo, in .<br />

F. TREVISANI, <strong>Giovanni</strong> Battista [<strong>Francesco</strong>]<br />

Negroni committente dell’altare di San <strong>Francesco</strong><br />

Saverio al Gesù di Roma, in .<br />

1985<br />

L. TACCHELLA, Isola del Cantone nella storia<br />

dei Feudi Imperiali Liguri, Verona.<br />

1992<br />

P. BOCCARDO, Dogi, “Magnifici” e Cardinali:<br />

committenza e collezionismo della classe dirigente<br />

genovese nel Seicento, in Genova nell’Età<br />

Barocca, Catalogo della mostra a cura di<br />

E. GAVAZZA, G. ROTONDI TERMINIEL-<br />

LO, Genova 2 maggio-26 luglio 1992, Genova.<br />

R. DUGONI, <strong>Giovanni</strong> Andrea Carlone, in<br />

Genova nell’Età Barocca, Catalogo della mostra<br />

a cura di E. GAVAZZA, G. ROTONDI<br />

TERMINIELLO, Genova 2 maggio-26 luglio<br />

1992, Genova.<br />

1994<br />

P. SCHIAPPACASSE, Lettere a Nicolò de <strong>Negrone</strong><br />

& C., in La Storia dei Genovesi,<br />

Atti del Convegno di studi sui Ceti Dirigenti<br />

nelle Istituzioni della Repubblica di Genova, a<br />

cura di C.C. MALLONE, Genova 11-14 giugno<br />

1991, Genova.<br />

G. SESTIERI, Repertorio della pittura romana<br />

della fine del Seicento e del Settecento, Torino.<br />

A. MATTEOLI, Berrettini Luca, in Saur Allgemeines<br />

Künstler-Lexicon, München.<br />

1995<br />

G. DORIA, Nobiltà e investimenti a Genova<br />

in Età moderna, Genova, 1995, pp. 121-122.<br />

1997<br />

M. P. D’ORAZIO, Santissimo Nome di Gesù<br />

(il Gesù), in , Soprintendenza per<br />

i Beni Artistici e Storici di Roma, Guida alle<br />

chiese della Città Eterna, IX itinerario.<br />

JORG MARTIN MERZ, Cortona giovane, in<br />

Pietro da Cortona (1597-1669), Catalogo della<br />

Mostra a cura di A. LO BIANCO, Roma 31<br />

ottobre 1997-10 febbraio 1998, Milano.<br />

J. MONTAGU, scheda 101, Santi canonizzati<br />

con sant’Ignazio di Loyola, in Pietro da Cortona…op.<br />

cit.<br />

K. NOEHLES, G. GRUMO, scheda 110, Progetto<br />

per l’altare maggiore della chiesa di San<br />

<strong>Giovanni</strong> dei Fiorentini, in Pietro da Cortona…<br />

op. cit.<br />

D. L. SPARTI, La casa bottega dell’artista, in<br />

Pietro da Cortona…op. cit.<br />

1998<br />

M. T. CAMPANA, Catalogo dei Manoscritti<br />

della Biblioteca Comunale di Santa Margherita<br />

Ligure. Fondo Antico <strong>Francesco</strong> Domenico<br />

Costa, Rapallo.<br />

1999<br />

P. BOCCARDO, Bendinelli <strong>Negrone</strong>, scheda<br />

n VI. 32, in El Siglo de los Genoveses e una lunga<br />

storia di Arte e Splendori nel Palazzo dei Dogi,<br />

Catalogo della Mostra, a cura di P. BOC-<br />

CARDO, C. DI FABIO, Genova, 4 dicembre<br />

1999-28 maggio 2000, Genova.<br />

R. ENGGASS, La Chiesa Trionfante e l’affresco<br />

della volta del Gesù, in <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

Gaulli. Il Baciccio 1639-1709, Catalogo della<br />

mostra a cura di M. FAGIOLO DELL’ARCO,<br />

D. GRAF, F. PETRUCCI, Ariccia 11 dicembre<br />

1999-12 marzo 2000, Ginevra-Milano.<br />

G. GRILLI, scheda n 16, Ritratto di Giovan<br />

Battista Spinola seniore, in <strong>Giovanni</strong> Battista<br />

Gaulli. Il Baciccio 1639-1709…op. cit.<br />

F. PETRUCCI, Tre momenti del Baciccio, in<br />

<strong>Giovanni</strong> Battista Gaulli. Il Baciccio 1639-<br />

1709…op. cit.<br />

G.W. Costanzi Giacomo, in Saur Allgemeines<br />

Künstler-Lexicon, München.<br />

2001<br />

P. BOCCARDO, Catalogo delle Opere, scheda<br />

n 9, Gesù Bambino Salvatore, in Il Baciccio<br />

un anno dopo. La collezione Chigi, restauri e<br />

nuove proposte a cura di M. FAGIOLO DEL-<br />

L’ARCO, F. PETRUCCI, Catalogo della Mostra,<br />

Ariccia 23 marzo-27 maggio 2001, Milano.<br />

F.PETRUCCI, Catalogo delle Opere, scheda n<br />

10, Noli me tangere, in Il Baciccio un anno dopo…op.<br />

cit.<br />

2003<br />

G. SALE, Ignazio e l’arte dei Gesuiti, Milano.<br />

2004<br />

G. B. BARBIERI, Uno stemma genovese sulle<br />

monete di Roma, in “La Casana”, supplemento<br />

al n 4, ottobre-dicembre 2004.<br />

Ringraziamenti:<br />

Paolo Arduino, Laura Bregante, Marcello e Sandra<br />

Cattaneo Adorno, Raffaella Fontanarossa,<br />

Maria Marchetti, Vincenzo Poggi, Nunzia<br />

Scarpignato.<br />

23

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