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2. SCARICA: Le medicazioni nelle ulcere croniche - prima pagina

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L’aumento delle amputazioni nel diabetico<br />

negli ultimi decenni è legato indubbiamente<br />

al prolungamento della vita media e all’insorgenza<br />

della malattia in una età sempre più precoce<br />

a causa della iperalimentazione e della<br />

sedentarietà sempre più dilaganti.<br />

Dai dati emerge comunque che fra i diabetici<br />

amputati il:<br />

• 50% sviluppano ulcera all’arto controlaterale<br />

entro 18 mesi;<br />

• 58% vanno incontro ad amputazione controlaterale<br />

dopo 3-5 anni;<br />

• 20-50% degli amputati cessa di vivere<br />

dopo 3 anni dalla <strong>prima</strong> amputazione.<br />

Evitare una amputazione ad un diabetico<br />

permette di non entrare in un circolo vizioso.<br />

Il 15% di tutti i pazienti con diabete svilupperanno<br />

<strong>ulcere</strong> nel corso della loro vita:<br />

evitare loro una amputazione è garanzia di<br />

una vita più lunga e meno sofferta.<br />

Inoltre il piede diabetico è un problema economico<br />

di rilevanti proporzioni, specie nel caso<br />

in cui un’amputazione comporti prolungati<br />

periodi di ospedalizzazione e di riabilitazione,<br />

nonché maggiore necessità di assistenza a<br />

domicilio e di servizi sociali (vedi foto).<br />

In aggiunta, a queste spese dovrebbero essere<br />

tenuti in considerazione anche i costi che<br />

derivano indirettamente dalla perdita di produttività<br />

propria e dei familiari più vicini, i<br />

costi sostenuti personalmente dai pazienti e lo<br />

scadimento della qualità di vita.<br />

La parola d’ordine è dunque guarire rapidamente<br />

una ulcera ed evitare la re-ulcerazione.<br />

E ciò non vale solo per i diabetici e per i portatori<br />

di malattie vascolari, che sono il popolo<br />

più visibile e “rumoroso” dei malati di <strong>ulcere</strong>;<br />

ciò vale anche per gli allettati che soffrono i<br />

loro decubiti spesso nel silenzio.<br />

Ciò potrà essere possibile solo con podologi<br />

formati ed esperti su questo grande e difficile<br />

capitolo della podologia preventiva e riabilitativa<br />

e solo se i podologi “formati ed esperti”<br />

avranno accesso ai santuari della ricerca, della<br />

cura e della prevenzione. A pari dignità con le<br />

figure mediche specialistiche ma avendo ben<br />

chiare le proprie mansioni ed i propri limiti<br />

d’intervento.<br />

Si potrebbe iniziare da subito chiamando<br />

podologi di chiara fama nazionale ed internazionale<br />

nei Gruppi di Studio, per sentire<br />

anche la loro opinione, quando si mettono le<br />

basi alle linee guida.<br />

Nel 1998 quando il “Gruppo di Studio internazionale<br />

Piede Diabetico” si riunì per una<br />

due giorni c’erano 45 esperti provenienti da<br />

tutti i continenti. Allora si varò il consensus<br />

internazionale sul piede diabetico e questi<br />

esperti erano medici generici, diabetologi,<br />

podiatri, personale infermieristico specializzato<br />

nella cura del diabete, chirurghi generali,<br />

vascolari e ortopedici. Ma non c’erano podologi.<br />

Neanche uno. Eppure il podologo come<br />

primo anello della catena della prevenzione<br />

delle malattie podaliche e posturali dovrebbe<br />

essere il primo ad essere ascoltato.<br />

In futuro avremo sicuramente questa occasione<br />

e starà a noi sfruttarla appieno nell’interesse<br />

di chi ci accorda fiducia ogni giorno.

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