2. SCARICA: Le medicazioni nelle ulcere croniche - prima pagina
2. SCARICA: Le medicazioni nelle ulcere croniche - prima pagina
2. SCARICA: Le medicazioni nelle ulcere croniche - prima pagina
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
74<br />
L’aumento delle amputazioni nel diabetico<br />
negli ultimi decenni è legato indubbiamente<br />
al prolungamento della vita media e all’insorgenza<br />
della malattia in una età sempre più precoce<br />
a causa della iperalimentazione e della<br />
sedentarietà sempre più dilaganti.<br />
Dai dati emerge comunque che fra i diabetici<br />
amputati il:<br />
• 50% sviluppano ulcera all’arto controlaterale<br />
entro 18 mesi;<br />
• 58% vanno incontro ad amputazione controlaterale<br />
dopo 3-5 anni;<br />
• 20-50% degli amputati cessa di vivere<br />
dopo 3 anni dalla <strong>prima</strong> amputazione.<br />
Evitare una amputazione ad un diabetico<br />
permette di non entrare in un circolo vizioso.<br />
Il 15% di tutti i pazienti con diabete svilupperanno<br />
<strong>ulcere</strong> nel corso della loro vita:<br />
evitare loro una amputazione è garanzia di<br />
una vita più lunga e meno sofferta.<br />
Inoltre il piede diabetico è un problema economico<br />
di rilevanti proporzioni, specie nel caso<br />
in cui un’amputazione comporti prolungati<br />
periodi di ospedalizzazione e di riabilitazione,<br />
nonché maggiore necessità di assistenza a<br />
domicilio e di servizi sociali (vedi foto).<br />
In aggiunta, a queste spese dovrebbero essere<br />
tenuti in considerazione anche i costi che<br />
derivano indirettamente dalla perdita di produttività<br />
propria e dei familiari più vicini, i<br />
costi sostenuti personalmente dai pazienti e lo<br />
scadimento della qualità di vita.<br />
La parola d’ordine è dunque guarire rapidamente<br />
una ulcera ed evitare la re-ulcerazione.<br />
E ciò non vale solo per i diabetici e per i portatori<br />
di malattie vascolari, che sono il popolo<br />
più visibile e “rumoroso” dei malati di <strong>ulcere</strong>;<br />
ciò vale anche per gli allettati che soffrono i<br />
loro decubiti spesso nel silenzio.<br />
Ciò potrà essere possibile solo con podologi<br />
formati ed esperti su questo grande e difficile<br />
capitolo della podologia preventiva e riabilitativa<br />
e solo se i podologi “formati ed esperti”<br />
avranno accesso ai santuari della ricerca, della<br />
cura e della prevenzione. A pari dignità con le<br />
figure mediche specialistiche ma avendo ben<br />
chiare le proprie mansioni ed i propri limiti<br />
d’intervento.<br />
Si potrebbe iniziare da subito chiamando<br />
podologi di chiara fama nazionale ed internazionale<br />
nei Gruppi di Studio, per sentire<br />
anche la loro opinione, quando si mettono le<br />
basi alle linee guida.<br />
Nel 1998 quando il “Gruppo di Studio internazionale<br />
Piede Diabetico” si riunì per una<br />
due giorni c’erano 45 esperti provenienti da<br />
tutti i continenti. Allora si varò il consensus<br />
internazionale sul piede diabetico e questi<br />
esperti erano medici generici, diabetologi,<br />
podiatri, personale infermieristico specializzato<br />
nella cura del diabete, chirurghi generali,<br />
vascolari e ortopedici. Ma non c’erano podologi.<br />
Neanche uno. Eppure il podologo come<br />
primo anello della catena della prevenzione<br />
delle malattie podaliche e posturali dovrebbe<br />
essere il primo ad essere ascoltato.<br />
In futuro avremo sicuramente questa occasione<br />
e starà a noi sfruttarla appieno nell’interesse<br />
di chi ci accorda fiducia ogni giorno.