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2. SCARICA: Le medicazioni nelle ulcere croniche - prima pagina

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Detto questo, la medicazione galenica con<br />

garza grassa o inumidita mantiene inalterata<br />

la sua importanza in fase di sterilizzazione, di<br />

detersione e come bendaggio semiocclusivo. I<br />

costi contenuti, la reperibilità, il facile utilizzo<br />

la rendono strumento insostituibile.<br />

Non bisogna però trascurare la prevenzione<br />

attraverso la formazione del personale medico<br />

e sanitario e l’informazione dell’opinione<br />

pubblica.<br />

E’ stato infatti provato che una strategia che<br />

comprenda la prevenzione, l’educazione sanitaria<br />

del paziente e dello staff, il trattamento<br />

multifattoriale delle <strong>ulcere</strong> del piede e il<br />

loro stretto monitoraggio riduce il tasso delle<br />

amputazioni nei diabetici del 49–85%.<br />

Si è inoltre dimostrato che con la sola prevenzione<br />

si potrebbe ridurre del 50% il tasso di<br />

amputazione, incassando una riduzione della<br />

morbilità ed una riduzione della durata dell’ospedalizione.<br />

Per tal motivo qualche anno<br />

fa l’OMS ha indicato come possibile, in un<br />

piano quinquennale, una riduzione del 50%<br />

delle amputazioni nei diabetici. Ma in tutti i<br />

paesi industrializzati il numero delle amputazioni<br />

maggiori nei diabetici è stazionario o in<br />

lieve aumento e per le amputazioni minori si<br />

osserva un trend in netta crescita, molto maggiore<br />

rispetto all’incremento della prevalenza<br />

del diabete che si sta registrando (<strong>nelle</strong> foto<br />

alcune slides del Dott Eugenio M. De Feo,<br />

pubblicate col permesso dell’Autore).<br />

Tale stato è da ricondursi all’assenza di una<br />

sensibilizzazione continua e mirata dell’opinione<br />

pubblica a livello nazionale e regionale.<br />

Infatti se fra tutte le <strong>ulcere</strong> prendiamo in considerazione<br />

solo quelle su piede diabetico,<br />

fra quelle più frequenti insieme alle <strong>ulcere</strong><br />

venose, ci accorgiamo subito di trovarci di<br />

fronte ad un problema grave e costoso per la<br />

sanità pubblica.<br />

Il diabete è una malattia sociale che causa<br />

alti costi sanitari diretti per ospedalizzazione,<br />

assistenza specialistica e farmaci (assorbe<br />

circa l’8% del Fondo Sanitario) ed indiretti<br />

per interruzione precoce o riduzione dell’attività<br />

lavorativa propria, per menomazioni<br />

dovute alle complicanze e dei familiari<br />

più vicini. Per tale motivo il WHO già nel<br />

1989 ha adottato una risoluzione intitolata<br />

“Prevention and control of diabetes mellitus”<br />

che invita i paesi membri a valutare il problema<br />

diabete nella loro regione e ad implementare<br />

misure di controllo e prevenzione.<br />

In Italia si stima una presenza di circa tre<br />

milioni di diabetici conosciuti (poco meno<br />

del 5% della popolazione) a cui si devono<br />

aggiungere almeno un milione di persone<br />

che pur avendo già diabete in atto non hanno<br />

ancora avuto diagnosi.<br />

Solo poche regioni italiane hanno iniziato<br />

a registrare le amputazioni di arto inferiore<br />

o sua porzione nella popolazione (diabetica<br />

e non). Nella tabella in foto vediamo i<br />

dati presentati in uno degli ultimi incontri<br />

del Gruppo di studio epidemiologico della<br />

Società Italiana di Diabetologia.<br />

Come si può notare il diabetico ha un rischio<br />

di amputazione che è da 23 a 28 volte più<br />

alto che nei non diabetici.<br />

Per quanto riguarda la Regione Campania,<br />

che tra l’altro presenta la più alta mortalità<br />

per diabete fra tutte le regioni italiane,<br />

da tempo è stato attivato un registro delle<br />

amputazioni di arto inferiore, a cura dell’A.<br />

R.S.A.N. .<br />

Dallo studio dei dati raccolti a livello nazionale<br />

emerge che le amputazioni minori fra<br />

i diabetici sono in progressivo incremento:<br />

queste pur essendo traumatiche per il paziente<br />

sono comunque meno invalidanti e spesso<br />

sono da considerare un intervento di prevenzione<br />

e di salvataggio dell’intero arto.<br />

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