2. SCARICA: Le medicazioni nelle ulcere croniche - prima pagina
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Approfondire la conoscenza del wound-care e<br />
delle <strong>medicazioni</strong> avanzate e la ricerca di un<br />
consenso fra gli esperti di settore è importante<br />
per dare:<br />
a) Indicazioni sui possibili risultati con l’adozione<br />
di una medicazione avanzata e vantaggi<br />
oggettivi conseguibili rispetto all’uso di una<br />
medicazione convenzionale galenica, a parità<br />
di condizioni;<br />
b) Protocolli che possano definire la corrispondenza<br />
fra caratteristiche dell’ulcera, stato del<br />
paziente, tipo di medicazione ed algoritmi da<br />
adottare;<br />
c) Rapporto per tipo di ulcera, fra costo della<br />
medicazione e relativi benefici sostenuti/ottenuti<br />
dal paziente;<br />
d) Rapporto fra costo della medicazione sostenuta<br />
dal paziente/dalla comunità ed il risparmio<br />
diretto od indiretto ottenibile dal SSN per<br />
una più rapida guarigione.<br />
Tali questioni sono attualmente ancora aperte e<br />
risultano rilevanti perché le <strong>medicazioni</strong> avanzate<br />
possano entrare nei consensus ed essere<br />
utilizzate in maniera oculata ed opportuna<br />
non solo dai medici specialisti, dal personale<br />
sanitario e dai podologi che li coadiuvano, ma<br />
anche dai medici di medicina generale. Questo<br />
passaggio è inoltre il primo step per la diffusione<br />
dell’utilizzo di tali presidi e per la riduzione<br />
del loro costo, attualmente molto elevato (relativamente)<br />
rispetto alle <strong>medicazioni</strong> galeniche<br />
convenzionali basate su trittico o su garza<br />
sterile inumidita con soluzione fisiologica. Ciò<br />
renderà possibile inoltre la rimborsabilità totale<br />
o almeno parziale di tali presidi da parte del<br />
Servizio Sanitario Nazionale, rendendo disponibile<br />
il wound-care in maniera orizzontale e<br />
non più, come avviene oggi, solo ai ceti più<br />
abbienti e/o più “informati”.<br />
Inoltre la direzione in cui sembra più proficuo<br />
dirigersi, in termini generali, non è solo il<br />
mantenimento di un ambiente controllato ma<br />
anche l’inattivazione della proteasi e quindi<br />
la conseguenziale salvaguardia dei fattori di<br />
crescita endogeni.<br />
In tale contesto sembra imprescindibile infatti<br />
l’uso abbinato di una medicazione biocom-<br />
patibile riassorbibile a matrice modulante di<br />
proteasi, in tutti quei casi in cui la delicatezza<br />
del contesto renda insufficiente il “solo”<br />
scarico della lesione ed il controllo termico e<br />
dell’essudato, ed imponga il controllo biochimico<br />
dell’ambiente superficiale dell’ulcera per<br />
attivare i processi riparativi e minimizzare i<br />
tempi di recupero e di guarigione.<br />
Ciò potrà rendere ancora più semplice l’approccio<br />
al wound-care. Si deve infatti ricordare<br />
il contributo della medicazione secondaria<br />
come barriera protettiva (p.e. contro i microtraumi<br />
o di omeostasi pressoria, contro gli<br />
agenti esterni, di controllo della temperatura<br />
o di omeostasi termica, etc.) e come filtro con<br />
l’ambiente circostante (p.e. per controllarne gli<br />
scambi gassosi, l’evaporazione dell’essudato<br />
in eccesso, etc.); ma la questione fondamentale<br />
resta sempre la funzione di gestione dell’essudato.<br />
Quest’ultima è una delle poche variabili<br />
da controllare, pensando ad una medicazione<br />
più o meno assorbente in funzione della maggiore<br />
o minore secrezione dell’ulcera cronica<br />
in trattamento. Variabile che potrebbe essere<br />
gestita come si gestisce la scelta della misura.<br />
Ci vogliono però protocolli accettati da tutti gli<br />
esperti di settore, in modo da offrire un algoritmo<br />
che possa dare strade comuni da seguire<br />
e regole.<br />
Tutto ciò con l’obiettivo di ridurre i costi sociali<br />
delle lesioni <strong>croniche</strong>, tenendo sempre in<br />
considerazione non la lesione in quanto tale, in<br />
termini brutalmente riduzionistici ed in quanto<br />
tale miopi, ma il paziente in quanto essere<br />
umano.