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88<br />

clinico, elaborate mediante un processo di revisione<br />

sistematica della letteratura e delle opinioni di Esperti,<br />

con lo scopo di aiutare i clinici e i pazienti a decidere le<br />

modalità assistenziali più appropriate.<br />

Il vecchio Consensus sul piede diabetico è dunque di<br />

fatto una linea guida non basata sull’evidenza, fatta<br />

senza l’ausilio di revisioni sistematiche e ha permesso<br />

solo di validare i comportamenti già in atto. Non ha<br />

dunque permesso di incidere sulle pecche del sistema.<br />

Un passo decisamente in avanti lo si è tentato di fare<br />

con gli Standard Italliani per la cura del Diabete Mellito<br />

del 2007 e del 2010. Queste Linee Guida basate sull’evidenza<br />

si caratterizzano per:<br />

-la valutazione sistematica delle prove scientifiche<br />

disponibili quale base per le raccomandazioni formulate<br />

(con qualche pecca come abbiamo già visto nel<br />

paragrafo 6.1);<br />

-la classificazione delle raccomandazioni in base alla<br />

qualità delle prove scientifiche che le sostengono (con<br />

qualche eccezione rispetto ad altre Linee Guida anglosassoni<br />

come già visto nel paragrafo 6.1);<br />

-la multidisciplinarietà del gruppo responsabile della<br />

produzione della linea guida (con qualche neo).<br />

Il neo nella multidisciplinarietà sta nella mancanza dei<br />

chirurghi vascolari e degli ortopedici e delle loro associazioni,<br />

fra i membri del Gruppo Responsabile, e la<br />

presenza invece di colleghi delle professioni sanitarie<br />

senza specializzazione e competenza essendo dei generalisti<br />

(colleghi solo con laurea ed esperienza, ma senza<br />

master e quindi senza formazione post base).<br />

La mancanza di competenza da parte dei colleghi presenti<br />

nel Gruppo Responsabile NON ha permesso loro<br />

di contribuire alla scrittura del documento, ma solo di<br />

essere “trainati” dai medici leader.<br />

La mancanza dei vascolari nel Gruppo Responsabile<br />

invece è stata stigmatizzata da lavori di ricerca di<br />

recentissima pubblicazione sviluppati dalla “Society<br />

for Vascular Surgery” e dalla “American Podiatric<br />

Medical Association” (Sumpio, Sanders).<br />

In questi documenti infatti la Società di Chirurgia<br />

Vascolare e l’American Podiatric Medical Association<br />

(Apma) riconoscono l’impatto positivo di un approccio<br />

di team multidisciplinare per la cura dei pazienti con<br />

ischemia critica degli arti, in particolare nella popolazione<br />

diabetica. Come primo passo nell’individuazione<br />

dei problemi clinici e per trovare soluzioni condivise, le<br />

due organizzazioni hanno nominato un panel di Esperti<br />

per scrivere una dichiarazione congiunta, e sostenere<br />

l’importanza dell’approccio multidisciplinare.<br />

Approccio che evidentemente si ritieni solo dichiarato<br />

ma non implementato.<br />

Infatti ciò che è chiarito nei documenti di posizionamento<br />

e nelle linee guida citate in bibliografia, è che il problema<br />

per il paziente non è il diabete ma la prevenzione<br />

podologica ed il trattamento dei problemi vascolari.<br />

6.4 Scarsa attenzione all’appropriatezza ed all’efficacia<br />

dei presidi erogati a carico dal SSN<br />

Un problema che incide in maniera significativa sulla<br />

prevenzione <strong>prima</strong>ria e secondaria del piede complicato,<br />

sia sul processo di guarigione delle lesioni sia sul<br />

percorso riabilitativo del soggetto ulcerato o in fase di<br />

guarigione, è l’appropriatezza e l’efficacia dei presidi<br />

sanitari erogati (spesso a carico del SSN).<br />

Si tratta delle scrape predisposte (classe 0, 1, 2, 3),<br />

delle scarpe speciali (p.s. Talus, Ortop, classe 4), dei<br />

gambaletti in vetroresina (p.s. AirCast, classe 4), delle<br />

scarpe su misura, dei plantari, che dovrebbero affrontare<br />

il problema dello scarico della lesione ulcerosa o della<br />

lesione pre-ulcerativa o del deficit biomeccanico o di<br />

appoggio. Tutti presidi acquistati dal paziente o erogati<br />

dal SSN, nel caso in cui il paziente stesso disponga di<br />

una percentuale di handicap almeno del 34%.<br />

Troppo spesso questi presidi risultano inappropriati, mal<br />

progettati, inutilizzabili dal paziente e messi da parte se<br />

non addirittura presidi arrecanti disagi o peggiorativi<br />

delle condizioni cliniche. Questa malpractice non è da<br />

implicarsi necessariamente alla cattiva esecuzione dei<br />

presidi da parte del tecnico ortopedico. Molte più volte<br />

è la prescrizione del medico che può risultare imprecisa<br />

e/o disarticolata dalle reali esigenze del paziente.<br />

Solitamente infatti il medico prescrittore è un chirurgo<br />

poco interessato a guardare il piede o non ha dirette<br />

competenze in termini di calzature e di relative prescrizioni.<br />

Abbiamo infatti già suggerito l’importanza del<br />

podologo competente, nella fase di suggerimento del<br />

presidio più appropriato e nel collaudo.<br />

Infatti non ci sono controlli intrecciati, ovvero il medico<br />

prescrittore spesso non controlla la reale potenzialità<br />

terapeiutica del presidio effettuato e consegnato dal tecnico<br />

al paziente, la sua appropriatezza ed efficacia, ma<br />

semplicamente avalla il presidio con un collaudo non<br />

analitico e non critico in riscontro anche alle obiezioni<br />

del paziente. Al disagio si risponde “si deve abituare”.<br />

La potenzialità terapeutiche dei presidi di scarico,<br />

dimostrate da una vasta letteratura, e che motivano la<br />

larga prescrivibilità, è però funzione di una specifica<br />

corrispondenza fra presidio ed esigenza di scarico.<br />

Certamente c’è una continuità a volte imbarazzante fra<br />

medico prescrittore e le società erogatrici. Ciò si traduce<br />

non solo con un disagio per il paziente, ma anche<br />

nel fallimento dell’obiettivo di portare a guarigione<br />

una lesione o di prevenirne l’occorrenza, attraverso la<br />

soluzione dei deficit di appoggio. In sentesi ci si può<br />

imbattere nell’erogazione di scarpe su misura mentre<br />

potevano essere sufficienti scarpe predisposte e viceversa,<br />

scarpe con suola morbida date dove sarebbe stato<br />

più appropriato erogare scarpe con suola semirigida o<br />

rigida a barchetta e viceversa, plantari rigidi al posto di<br />

plantari morbidi e plantari semilavorati al posto di plantari<br />

a contatto totale su calco avvolgente e viceversa.

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