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Figure tratte da Frykberg<br />

6. Conclusioni<br />

Gaetano Di Stasio<br />

I<br />

l numero di pazienti le cui ulcere non guariscono<br />

resta altissimo ed in costante ascesa (WUWHS).<br />

Questo non vale solo per i diabetici, anche se il piede del<br />

diabetico resta il problema più importante e forse ancor<br />

oggi non affrontato in maniera adeguata.<br />

Nelle linee guida internazionali e nei documenti di<br />

posizionamento si sviluppa spesso il problema attraverso<br />

la declinazione di 4 questioni: 1. la mancanza nel<br />

SSN di un professionista che si occupi della prevenzione<br />

e del trattamento del piede, 2. la scarsa conoscenza delle<br />

metodiche avanzate di trattamento, 3. la visione spesso<br />

parziale di un problema complesso e multidisciplinare,<br />

4. la scarsa attenzione all’appropriatezza ed all’efficacia<br />

dei presidi erogati a carico del SSN.<br />

6.1. Il vuoto nel sistema sanitario<br />

Partendo dal diabete, i dati italiani ci mettono in risalto<br />

un leggero calo delle amputazioni maggiori ed un trend<br />

in netta crescita delle amputazioni minori operate sul<br />

piede diabetico (Standard Italiani).<br />

Il risultato fin qui ottenuto è senz’altro di valore ma<br />

non può bastarci pensare che si fanno più amputazioni<br />

minori per fare meno amputazioni maggiori.<br />

Infatti anche una piccola amputazione è (“è” e non<br />

“può essere”), una ipoteca sul futuro del paziente.<br />

Dai dati emerge che fra i diabetici amputati (anche di<br />

piccole amputazioni):<br />

• l’80% esitano l’amputazione da un’ulcera inveterata<br />

(non o mal trattata);<br />

• il 50% sviluppano ulcera all’arto controlaterale entro<br />

18 mesi;<br />

• il 58% vanno incontro ad amputazione più prossimale<br />

o controlaterale dopo 3-5 anni;<br />

• il 20-50% cessa di vivere dopo 3 anni dalla <strong>prima</strong><br />

amputazione (anche minore).<br />

Ed inoltre:<br />

• il piede diabetico assorbe la maggioranza della quota<br />

dell’8% del Fondo Sanitario stanziato per il diabete;<br />

• sono enormi anche i costi indiretti: per interruzione<br />

precoce o riduzione dell’attività lavorativa propria e<br />

dei familiari più vicini, per le menomazioni dovute alle<br />

complicanze (Standard Italiani).<br />

Una strategia che comprenda la prevenzione, l’educazione<br />

sanitaria del paziente e dello staff, il trattamento<br />

multifattoriale delle lesioni del piede e il loro stretto<br />

monitoraggio può ridurre il tasso delle amputazioni nei<br />

diabetici del 49–85% (Bakker, Sanders).<br />

La parola d’ordine dovrebbe essere prevenzione e trattamento<br />

tempestivo dei fattori di rischio.<br />

Ma chi dovrebbe farlo nella sanità pubblica italiana?<br />

Nessuno si occupa dell’educazione del paziente e dello<br />

“stretto monitoraggio” dell’arto inferiore. L’infermiere<br />

è oberato da un carico di lavoro immenso mentre il diabetologo<br />

dimostra di non volersi occupare del piede dei<br />

propri pazienti eludendo lo screening (Abu-Qamar).<br />

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