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62<br />

3.3. Principi di Wound Bed Preparation e TIME<br />

La Wound Bed Preparation (preparazione del letto della<br />

lesione) riunisce i principi di una gestione globale delle<br />

ferite e permette di accelerare il processo di guarigione<br />

spontanea o di facilitare l’efficacia delle misure terapeutiche<br />

volte a rimuovere le barriere alla guarigione.<br />

Tali principi vedono al centro il paziente attraverso una<br />

valutazione olistica e non riduzionistica della lesione<br />

stessa allo scopo di preparare al meglio il letto della<br />

ferita per innescare e sostenere i processi riparativi.<br />

La WBP racchiude il metodo sistematico per valutare ed<br />

affrontare, ed ancora valutare, tutti i momenti patogenetici<br />

fondamentali di una ferita che non guarisce, e per<br />

identificare le possibili cause del problema (EWMA).<br />

Le tre componenti nodali del metodo sono: il debridement,<br />

la gestione dell’essudato, il controllo dello<br />

squilibrio batterico. Per realizzare una ottima WBP la<br />

filosofia è racchiuso nell’acronimo TIME (vedi tabella<br />

<strong>pagina</strong> precedente e quella a pag. 67):<br />

T per Tessuto, che è necrotico o devitalizzato;<br />

I per Infezione o Infiammazione;<br />

M per Macerazione o secchezza;<br />

E per Epidermide.<br />

La T di TIME ci suggerisce come comportarci con il<br />

tessuto devitalizzato.<br />

Caso Clinico 13<br />

Uomo cinquantenne, diabetico da 10 anni, neuropatico.<br />

Sotto una ipercheratosi trascurata, dall’apparenza<br />

innocua situata in corrispondenza<br />

della III MF, appare una lesione ulcerativa di<br />

natura neuropatica, superficiale e non infetta.<br />

La lesione si presenta come un flittene con contenuto<br />

sieroso (malperforante plantare). L’ulcera<br />

viene detersa con soluzione fisiologica dopo il<br />

curettage podologico. Si nota il tessuto fibroso<br />

bianco perilesionale, classico nelle lesioni neuropatiche.<br />

La lesione va a guarigione nell’arco di una<br />

settimana ma necessita di trattamenti podologici<br />

La I ci suggerisce come comportarci in presenza di infezione.<br />

Lo vedremo nel prossimo capitolo.<br />

La M sta per macerazione: è la necessità di interventi<br />

mirati per ripristinare il bilancio dei fluidi sia in eccesso<br />

che in difetto (secchezza). Questo ci ricorda che l’ambiente<br />

umido (se ad umidità contollata) sostiene il processo<br />

di riparazione tissutale accelerandolo: il bilancio<br />

dell’umidità superficiale è dunque una parte strategica<br />

della preparazione del letto della ferita. Un ambiente<br />

(giustamente) umido favorisce fisiologicamente la<br />

migrazione epiteliale e la formazione della matrice e<br />

accelera la guarigione delle ferite promuovendo il debridement<br />

autolitico. Questo film liquido è l’ambiente favorevole<br />

per la crescita del tessuto di granulazione: le cellule<br />

migrano dagli spazi perivascolari, arrivano a contatto<br />

con l’essudato ricco di siero e di proteine, si moltiplicano<br />

per mitosi ed iniziano a sintetizzare i componenti della<br />

sostanza amorfa e del tessuto fibroso. La disidratazione<br />

dell’essudato può portare alla formazione dell’escara<br />

così come un eccesso di essudato può portare ad “un<br />

intrappolamento dei fattori di crescita” (EWMA 04).<br />

La E sta per epidermide con l’obiettivo di evitare che i<br />

margini avanzino sul letto della ferita rendendola sottominata,<br />

con margini epiteliali ipertrofici, cellule senescenti<br />

(di granulazione, fibroblasti) o ipergranulazione.<br />

programmati e scaglionati ogni 30gg per impedire<br />

all’ipercheratosi di generare danni.<br />

Il paziente già porta plantare a contatto totale in<br />

scarpa comoda, rifiutando infatti scarpe di classe<br />

superiore alla 0.<br />

L’origine della lesione è da ricercarsi nell’insufficienza<br />

del primo raggio.<br />

Per ottenere una maggiore autonomia si compensa<br />

il valgismo dell’alluce con ortoplastia in<br />

silicone (inizialmente in shore 20, poi in shore 30)<br />

simile a quella già proposta nel Caso Clinico 8.<br />

L’ortoplastia viene progettata inizialmente usando<br />

feltraggi, realizzata poi in silicone e sperimentata<br />

con cautela e follow up inizialmente ravvicinati.

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