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Sotto l’aspetto medico migliorare le condizioni di<br />

salute in generale (cardio respiratoria, renale, epatica,<br />

endocrinologica, etc.) permette di liberare energie per<br />

la fase riparativa e di porsi nelle condizioni necessarie<br />

per cui questa possa avvenire e svilupparsi.<br />

Migliorare le capacità funzionali vuol dire: attenuare<br />

o eliminare il dolore anche attraverso presidi terapeutici<br />

atti a compensare le deformità ed i microtraumi<br />

(p.e. presidi di scarico, scarpe, plantari ed ortoplastie,<br />

etc.); aumentare l’autonomia dell’individuo sia nel suo<br />

ambiente familiare e/o lavorativo, sia in termini terapeutici<br />

scegliendo soluzioni consone alle reali possibilità<br />

(in termini di mobilità/autonomia ed economiche).<br />

Migliorare il grado di collaborazione vuol dire: addestrare<br />

l’individuo ed i familiari periodicamente alla<br />

profilassi (per tutta la vita), aumentare la compliance;<br />

sensibilizzare sulle complicanze della patologia di cui<br />

soffre (dismetabolica, vascolare, neurologica, etc.).<br />

La guarigione di una lesione dipende principalmente da<br />

tre fattori: la riduzione dell’insulto, la “cura” della ferita<br />

e il buon apporto di nutrienti. Ipotizzando la riduzione o<br />

l’eliminazione dell’insulto (pressorio, microtraumatico,<br />

vascolare, etc.), la cura della ferita si suddivide in: rimozione<br />

del tessuto necrotico (sbrigliamento), detersione,<br />

uso di medicazioni adeguate (EWMA 04).<br />

3.1. La sbrigliamento dell’ulcera<br />

Le lesioni guariscono meglio e <strong>prima</strong> quando sono<br />

“pulite” perciò devono essere libere da tessuti non<br />

vitali come croste e necrosi, da eccessive secrezioni<br />

e da altri detriti. Se lo sbrigliamento (debridment) è<br />

inadeguato, la guarigione potrebbe rallentare o addirittura<br />

complicarsi con l’infezione. (Anderson 06,<br />

Ramundo 08, Walcott 09, Steed, EWMA 08)<br />

I metodi di sbrigliamento sono: a) chirurgici o parachirurgici,<br />

b) autolitici od enzimatici, c) meccanici.<br />

a) I metodi di pertinenza medico-chirurgici consistono<br />

nell’asportazione del materiale inerte, infetto<br />

o necrotico e nell’apertura dei tramiti fistolosi eventualmente<br />

presenti (vedi foto). I vantaggi di questa<br />

tecnica sono: rapidità di esecuzione, controllo diretto<br />

dell’operatore, versatilità nelle diverse localizzazioni<br />

anatomiche, basso costo. Inoltre stimola la perfusione<br />

locale e produce una lesione acuta al posto di una cronica.<br />

Gli svantaggi: può provocare dolore, non è selettivo,<br />

non è adatto in vascolarizzazione insufficiente,<br />

rischio di sanguinamento, espone alle “complicanze<br />

chirurgiche”. In ogni caso questa tecnica deve essere<br />

sempre eseguita in ambiente idoneo (preferibilmente<br />

in regime di ricovero, essendo il trattamento domiciliare<br />

una controindicazione relativa) e da personale<br />

medico esperto e podologo competente. Rientra in<br />

questo capitolo anche il curettage podologico delle<br />

ipercheratosi perilesionali (metodo para-chirurgico<br />

incruento) eseguito in autonomia dal podologo.<br />

b1) Il debridment autolitico si verifica spontaneamente<br />

ed è altamente selettivo, implica l’attivazione dei<br />

macrofagi e degli enzimi proteolitici endogeni (metalloproteasi,<br />

elastasi, collagenasi, desossiribonucleasi,<br />

fibrinolisina) che colliquano e separano in maniera<br />

fisiologica tessuto necrotico ed escara da tessuto sano<br />

sul quale non sono attivi (in specifici range di pH,<br />

umidità e temperatura). I materiali idonei per attivare<br />

o sostenere il debridment autolitico sono idrogels<br />

o poliacrilati che vengono coperti da medicazione<br />

semiocclusiva od occlusiva (p.e. film semipermeabili<br />

trasparenti). I vantaggi sono: la facilità d’esecuzione,<br />

l’assenza di algia, la possibilità di gestione diretta da<br />

parte del paziente o dai familiari in soggetti allettati.<br />

Gli svantaggi sono: il rischio infezione con bendaggio<br />

occlusivo, la macerazione del tessuto perilesionale<br />

che può essere protetto con idrocolloidi o preparati<br />

in crema, le limitazioni in pazienti deambulanti, la<br />

possibilità di sensibilizzazione nei confronti dei componenti,<br />

il costo.<br />

In caso di sovrapposizione infettiva si sostituisce il<br />

metodo autolitico con quello chirurgico per operare<br />

più rapidamente lo sbrigliamento.<br />

b2) Il debridment enzimatico è anch’esso altamente<br />

selettivo, si basa su enzimi esogeni applicati sull’escara<br />

idratata, perché gli enzimi non sono attivi su<br />

escara dura e secca (ma sono attivi in specifici range<br />

di pH, umidità e temperatura). Facilita il processo di<br />

granulazione e di riepitelizzazione, contrastando la<br />

contaminazione batterica, predispone le condizione<br />

per l’attecchimento di innesti e lembi cutanei. Non<br />

deve essere usato in contemporanea a detergenti ed<br />

antisettici. Fra i metodi enzimatici la collagenasi è<br />

quello più frequentemente usato.<br />

c) A questi metodi si aggiunge quello classico non<br />

selettivo di tipo meccanico wet-to-dry. Infatti viene<br />

applicata una garza inumidita che viene poi rimossa<br />

quando asciutta. Ciò comporta dolore e la rimozione<br />

insieme al tessuto necrotico anche di tessuto vitale.<br />

Ancor oggi utilizzato ma solo su lesione infetta.

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