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carico pressorio tra avampiede e retropiede si<br />

verifica solo negli stadi più avanzati del danno<br />

nervoso. Ciò supporta l’ipotesi che negli stadi<br />

finali della neuropatia diabetica si può sviluppare<br />

un piede equino, responsabile di un ipercarico<br />

dell’avampiede rispetto al retropiede.<br />

In sintesi nel diabetico possiamo assistere alla:<br />

• rettilineizzazione della linea del passo;<br />

• aumento dei tempi d’appoggio<br />

• riduzione della mobilità articolare della caviglia<br />

e della sua funzionalità;<br />

• passaggio da una strategia di caviglia ad una<br />

strategia d’anca;<br />

• ispessimento della fascia plantare e del tendine<br />

di achille;<br />

• tensione della fascia plantare;<br />

• Windlass effect per tutto il ciclo del passo (Caselli<br />

D’ambrogi, Giacomozzi);<br />

• sviluppo di un piede rigido poco adattabile al<br />

suolo.<br />

Dunque la causa centrale dello sviluppo di lesioni<br />

ulcerative nel piede neuropatico è lo stabilirsi di<br />

un elevato carico pressorio plantare.<br />

Tale ipercarico è legato:<br />

• alla neuropatia periferica per le modifiche morfologiche,<br />

funzionali e strutturali del piede;<br />

• alle alterazioni dei tessuti molli (non solo della<br />

cute) che contribuiscono a ridurne l’elasticità.<br />

In presenza di un piede diabetico, quindi di un<br />

piede di un soggetto diabetico con complicanze<br />

vascolari e/o neurologiche, l’approccio preventivo<br />

è applicare plantari di scarico a contatto totale su<br />

calco che abbiano la proprietà di scaricare le zone<br />

di ipercarico e di garantire un buon comfort con<br />

l’assoluta assenza di spine irritative nel contatto fra<br />

piede e suola e fra piede e scarpa. Questo approccio,<br />

associato ad un buon controllo glicometabolico<br />

ed alla terapia podologica permette l’abbattimento<br />

o il controllo dei fattori di rischio (EWMA 08). La<br />

scarpa inoltre deve essere di classe correlata al fattore<br />

di rischio ulcerazione: deve essere comoda, con<br />

buona calzata, allacciata (classe 0), fonda, termoformabile<br />

o con cappelletto in setaflex per ospitare<br />

senza microtraumi le deformità dei raggi (classe 1<br />

e 2) ed eventualmente extrafonda a suola rigida a<br />

barchetta per facilitare lo sviluppo del passo (classe<br />

3), senza gravare sulle articolazioni metatarsali<br />

(spesso rigide o sovra esposte a microtraumi).<br />

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