SCARICA IL VOLUME SU LESIONI CUTANEE ... - prima pagina
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(a gambe sollevate a livello del capo), compensazione<br />
dei deficit di natura posturale.<br />
La compressione va attuata in funzione del reflusso.<br />
La via chirurgica andrebbe prospettata solo dopo una<br />
accorta terapia compressiva e dopo il trattamento dei<br />
deficit di appoggio e di quelli posturali/funzionali<br />
attraverso ortoplastie, ortesi biomeccaniche o posturali<br />
e solo dopo aver esaurito il percorso podologico/riabilitativo<br />
(EWMA 08). Bisogna considerare comunque<br />
che le ulcere flebostatiche hanno spesso una patogenesi<br />
assiale (reflusso, occlusione) e la pompa plantare<br />
comporta un fattore peggiorativo, ma difficilmente<br />
patogenetico.<br />
La terapia compressiva è utile perché sostiene la<br />
naturale compressione della pompa muscolo-cutanea<br />
divenuta insufficiente. Si riduce o si evita la comparsa<br />
di edema, si attenua il sovraccarico del sistema venolinfatico<br />
superficiale, si incanala il flusso venoso in<br />
senso prossimale mediante la riduzione pressoria della<br />
periferia (compressione graduata, decrescente distoprossimale).<br />
2.5.2. Ulcera postflebitica<br />
L’ipertensione e la stasi venosa assumono una importanza<br />
maggiore nella sindrome postflebitica. Il disordine<br />
emodinamico dipende dall’ostruzione del circolo venoso<br />
e soprattutto dall’anarchia circolatoria conseguente<br />
alla ricanalizzazione ed all’insufficienza valvolare.<br />
L’ulcera postflebitica è solitamente più piccola, a stampo,<br />
a cicatrizzazione più lunga e difficile.<br />
2.5.3. Ruolo dell’impotenza dei muscoli della gamba<br />
Nel percorso preventivo è emersa di recente una correlazione<br />
importante fra ulcera venosa ed impotenza<br />
dei muscoli della gamba. Sorge dunque una domanda<br />
alla quale non è stata ancora data risposta: l’appoggio<br />
podalico quanto può migliorare la funzionalità della<br />
pompa valvulomuscolare ed il fattore rischio di ulcera<br />
venosa?<br />
Certamente la funzione del polpaccio ha un ruolo<br />
rilevante nella prevenzione delle ulcere venose. Infatti<br />
già nel 1994 Araki affermava che la riduzione della<br />
funzionalità del muscolo del polpaccio è significativa<br />
sul grado di severità delle ulcere venose, così come<br />
la riduzione del ROM articolare (range of motion)<br />
della tibioastragalica (Back). Più di recente, nel 2004,<br />
Padberg ha dimostrato, con un lavoro randomizzato<br />
controllato, che esercizi specifici del polpaccio incrementano<br />
la funzionalità della pompa venosa muscolare<br />
nei pazienti con insufficienza venosa cronica; mentre<br />
nel 2007, Davies, Abadi e Simka hanno suggerito<br />
la necessità di un programma di esercizi affidati al<br />
paziente per incrementare la mobilità (il ROM) della<br />
articolazione della caviglia e la potenza muscolare del<br />
polpaccio per prevenire le ulcere venose.<br />
Dunque sembra consolidato il ruolo della funzionalità<br />
e della qualità tonica della muscolatura del polpaccio<br />
nella prevenzione delle ulcere venose, ma in questo<br />
contesto nessuno mai si è soffermato a studiare la funzionalità<br />
del piede, per garantire la corretta funzionalità<br />
del polpaccio. In letteratura infatti non è stato mai<br />
studiato il contributo dei deficit di appoggio e delle<br />
algie podaliche nella malattia venosa in relazione al<br />
fattore di rischio ulcerazione o re-ulerazione o anche<br />
alla velocità nella guarigione delle lesioni.<br />
D’altro canto secondo alcuni Esperti (Bacci 1998,<br />
Scaramuzzino 1999), il miglioramento della deambulazione,<br />
l’assenza di sindromi algiche a livello podalico<br />
e la risoluzione dei deficit posturali incrementerebbero<br />
la frazione di eiezione (fino al 40%) migliorando<br />
il quadro vascolare sia venoso che linfatico e riducendo<br />
dunque il fattore di rischio.<br />
Indubbiamente già un alluce valgo può incidere negativamente<br />
sul ritorno venoso in quanto il varismo<br />
del primo metatarso non permette di esprimere la<br />
funzione di valvola sulla <strong>prima</strong> perforante del piede<br />
(avalvolata), incidendo negativamente sulla vis a<br />
tergo (vedi foto).<br />
Ricordando i meccanismi emocinetici, il sangue dagli<br />
arti inferiori è drenato da tre grandi sistemi:<br />
-un sistema sopra-aponeurotico o “superficiale”, formato<br />
principalmente dalle due vene safene (la interna<br />
o grande safena e la esterna o piccola safena), e dai<br />
loro affluenti;<br />
-un sistema “intermedio”, composto da un gran numero<br />
di vene comunicanti, che mettono in comunicazione<br />
il sistema superficiale col profondo;<br />
-un sistema sotto-aponeurotico o “profondo”, formato<br />
dai tronchi venosi satelliti delle principali arterie e<br />
che, raccogliendo il sangue dei due altri sistemi, crea<br />
un flusso duplice, orientato dal basso verso l’alto e<br />
dalla regione superficiale a quella profonda.<br />
Le vene sono dotate di un’innervazione propria che<br />
conferisce loro una notevole capacità di distendersi<br />
e contrarsi in maniera segmentaria. Sono dotate di<br />
valvole a “nido di rondine”, mobili nel lume venoso