SCARICA IL VOLUME SU LESIONI CUTANEE ... - prima pagina
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14<br />
Il piede complicato è per definizione un piede difficile,<br />
da studiare, mai banale, sempre ad alto rischio.<br />
Per tal motivo risulta essenziale un coordinamento<br />
fra le attività. La creazione di un gruppo di lavoro in<br />
cui ognuno si avvale delle competenze presenti nel<br />
team e di protocolli validati assicurando migliori risultati,<br />
un coordinamento delle attività e minori errori.<br />
Professionalmente dunque il podologo deve vedere il<br />
paziente portatore di una malattia cronica (ipertensione<br />
venosa, arteriopatia obliterante, neuropatia, diabete,<br />
etc.) come soggetto a rischio complicanze e deve per<br />
protocollo riferirsi al medico curante (generale o specialista)<br />
come ad un partner imprescindibile.<br />
Allo stesso modo il medico accoglie il podologo nel<br />
proprio gruppo di lavoro come un altro specialista a<br />
pari dignità, da coinvolgere nel trattamento preventivo,<br />
riabilitativo e curativo delle patologie dell’arto<br />
inferiore e della postura (altro tassello rilevante nelle<br />
turbe che possono condurre verso ulcere neuropatiche<br />
e venose, Caselli, D’Ambrogi, Giacomozzi, Kanade,<br />
Katoulis, Simka). Attraverso la cartella clinica, le<br />
refertazioni e le prescrizioni podologiche ci si avvale<br />
di un feed-back prezioso col medico e l’infermiere<br />
attraverso la valutazione della deformità, delle zone<br />
di ipercarico, dei deficit posturali e di appoggio, della<br />
valutazione delle lesioni preulcerative, delle eventuali<br />
lesioni ulcerative e della valutazione del grado di<br />
rischio ulcerazione.<br />
Si realizza così un percorso terapeutico, riabilitativo<br />
e preventivo che miri a velocizzare la guarigione ed a<br />
proteggere il paziente dalle complicanze e dalle recidive.<br />
Ciò avviene attraverso opportuni presidi sanitari,<br />
le indicazioni per l’igiene e la profilassi e rinforzando<br />
il messaggio che il benessere dell’arto inferiore parte<br />
dall’attenzione verso la terapia medica e si sviluppa<br />
con la terapia podologica. Ricordiamo che per la<br />
prevenzione è essenziale ribadire ad ogni visita quali<br />
siano i potenziali pericoli e le condizioni che possono<br />
favorire la comparsa di lesioni ed i relativi atteggiamenti<br />
cautelativi (Valk).<br />
I pazienti infatti tendono a dimenticare ed uno dei compiti<br />
del podologo, è rafforzare il messaggio preventivo<br />
che non ha mai fine, per tutta la vita del paziente e può<br />
essere portato a termine in maniera dignitosa nei 15-20<br />
minuti di una normale seduta podologica (Valk).<br />
Nella fase di terapia, prevenzione o riabilitazione,<br />
l’eventuale ortesi od ortoplastia deve sempre essere<br />
progettata con accuratezza, considerata sempre come<br />
strumento sanitario potenzialmente di grande utilità<br />
ma altrettanto pericoloso se trattato con superficialità<br />
o non usato correttamente o non ben eseguito.<br />
Tutti i presidi sanitari progettati e realizzati dal<br />
podologo devono essere realizzati nel rispetto della<br />
normativa vigente (consenso informato) e solo dopo<br />
attento studio ed eventuale simulazione con feltraggio<br />
temporaneo (foto pag 16, feltraggio in paziente con<br />
insufficienza primo raggio).<br />
Dopo la <strong>prima</strong> visita ed effettuato il feltraggio si rivedrà<br />
il paziente dopo 24/48 ore (Protocollo 1 punto 5;<br />
Protocollo 2 punto A, B). Alcuni colleghi in sede di<br />
miglioramento realizzano nuovo feltraggio che lasciano<br />
anche per 2 sett, con l’idea di mantenere (se possibile)<br />
le protezioni/scarichi adesivi, previo loro ancoraggio.<br />
Ciò può servire come conferma dei vantaggi o<br />
quando non è possibile applicare altro presidio (se il<br />
paziente non è seguito dai familiari, non è indipenden-<br />
1 Protocollo podologico al piede complicato<br />
(Brem, Bus, Cuzzell, Frykberg, Graham, Matwa,<br />
National, Steed, EWMA 04)<br />
1. Anamnesi podologica<br />
2. Esame obiettivo<br />
3. Valutazione della deformità, delle zone di<br />
ipercarico, delle lesioni preulcerative, delle eventuali<br />
lesioni ulcerative<br />
4. Valutazione fattori di rischio ulcerazione<br />
5. Trattamento podologico:<br />
- Curettage podologico, ungueale e delle ipercheratosi<br />
in lesioni preulcerative<br />
- Sbrigliamento, detersione e medicazione delle<br />
eventuali lesioni acute e ulcerative<br />
- In assenza di lesione ulcerativa, proteggere eventualmente<br />
le zone di ipercarico con feltraggio temporaneo<br />
da tenere in situ 24-48h come test per<br />
l’eventuale ortesi o ortoplastia in silicone (Protocollo<br />
2 per ortoplastia)<br />
- Consigli per eventuali indagini ulteriori e per la<br />
medicazione ideale, da porre all’attenzione medica<br />
- Consigli per prevenzione complicanze, igiene e profilassi,<br />
creme idratanti su cute integra<br />
- Consegna di una relazione sintetica con la terapia<br />
podologica/riabilitativa ed i consigli. Bisogna prevedere<br />
l’invio al medico dopo la <strong>prima</strong> visita se si<br />
ritengano necessarie indagini di approfondimento<br />
diagnostico, periodicamente per lo scambio di informazioni<br />
od ove si valutasse un peggioramento delle<br />
condizioni o la comparsa di nuove lesioni<br />
6. La valutazione del rischio dovrebbe inoltre avvalersi<br />
del giudizio clinico e non affidarsi esclusivamente allo<br />
strumento di identificazione dei fattori di rischio<br />
7. Rivalutazione del caso a distanza di una settimana,<br />
due settimane, un mese a partire dal punto<br />
quattro con l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio<br />
di pertinenza attraverso la terapia podologica<br />
8. Il rischio di ulcera dovrebbe essere rivalutato<br />
periodicamente a intervalli regolari<br />
9. All’acquisizione di ogni referto o diagnosi o alla<br />
comparsa di una nuova complicanza, ripetere lo<br />
screening podologico a partire dal punto quattro.