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Isola Nera 1/26 Febbraio 2006 - Il Dialogo

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E venne Shahrazàd.<br />

La esaminò con un'occhiata penetrante mentre le andava incontro e la invitava a sedere. Non male<br />

in generale, l'avvolgeva una certa quale aria di amarezza. Perfino il suo sguardo sorridente era<br />

venato di tristezza e di dolente maturità. Ma nel complesso non era male. Anzi era senz'altro<br />

attraente. Non era improbabile che la sua storia fosse vera. Però forse aveva mentito almeno a<br />

proposito della sua opinione sul matrimonio, perché non era possibile che lo detestasse. Ma era<br />

costretta a non esporsi pur di conquistare un'amicizia che desiderava con tutto il cuore.<br />

Ma cos'aveva a che fare lui con tutto questo? Quella non era una donna adatta a lui, né per<br />

l'aspetto né per la sostanza. La poveretta non aveva alcuna idea delle brillanti occasioni di cui lui<br />

poteva disporre. Perciò egli doveva nascondere la propria delusione e trattarla con serietà.<br />

- Salve, salve. La sua storia mi ha davvero commosso...<br />

Ella con un sospiro disse:<br />

- Le sono riconoscente signore.<br />

- Ma deve tenere saldo il suo coraggio per far fronte alla vita.<br />

- Ma...<br />

Egli la interruppe, mentre era preso dall'improvviso desiderio di concludere l'incontro il più presto<br />

possibile:<br />

- Mi dia retta. Lei è una donna straordinaria. A volte, spinto dalla necessità, l'essere umano diventa<br />

grande. Lei è straordinaria, ed è stata straordinaria perfino nei suoi errori passeggeri. Lei è grande<br />

nella sua solitudine e lo sarà ancor di più quando si sbarazzerà di questa solitudine con un atto di<br />

estremo coraggio. Cara signora, la nostra vita non ha prezzo e non ha senso né valore viverla se<br />

non abbiamo fede nel prossimo, malgrado le delusioni che questo ci può procurare e se non<br />

manteniamo una fede incrollabile in Dio Altissimo, qualunque sia il nostro destino!<br />

La guardò negli occhi, già pieni di lacrime per la delusione. Ella era pure intelligente, più di quanto<br />

l'avesse immaginata. Ed eccola sorridere, di un sorriso dolce, che gli fece provar vergogna. Poi la<br />

donna mormorò:<br />

- Io credo in Dio, signore...<br />

Egli agitò la mano con entusiasmo recitando:<br />

- Tutto, salvo Lui, è effimero. Che sia lodato e innalzato.<br />

Di Nagìb Mahfùz (<strong>Il</strong> Cairo 1911) anche il lettore italiano ha avuto modo di fare una buona conoscenza, in<br />

quanto, dopo l'attribuzione del Nobel 1988 per la letteratura, vari arabisti italiani si son dedicati a volgere<br />

molti dei suoi numerosi romanzi nella nostra lingua. Diamo anche noi qui il nostro piccolo contributo<br />

d'onore al grande narratore egiziano presentando un racconto, tratto dalla raccolta Khammàrat al-qitt alaswad<br />

(La taverna del gatto nero), <strong>Il</strong> Cairo 1969, in cui il Nostro dà un ennesimo saggio di profonda e amara<br />

critica verso l'ipocrisia, la doppiezza, l'arroganza più o meno camuffata, di vari campioni della società<br />

borghese, profittatori di ogni debole per soddisfare le loro piccole, basse voglie.<br />

Ndjock Ngana<br />

Africa<br />

Africa, Africa mia<br />

Africa fiera di guerrieri nelle ancestrali savane<br />

Africa che la mia ava canta<br />

In riva al fiume lontano<br />

Mai t’ho veduta<br />

Ma del sangue tuo colmo ho lo sguardo<br />

<strong>Il</strong> tuo bel sangue nero sui campi versato<br />

Sangue del tuo sudore<br />

Sudore del tuo lavoro<br />

Lavoro di schiavi<br />

Schiavitù dei tuoi figli<br />

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